giovedì, settembre 19, 2002

Il testo seguente e' una dichiarazione che il Superiore Provinciale dei Comboniani ha fatto alla conclusione della Carovana della Pace che ha attraversato dieci citta' di tutta la penisola ed e' terminata a Bologna domenica 15 settembre.


La Carovana della Pace 2002 riprende e rilancia i temi delle ingiustizie e dei divari lungo l'asse Nord-Sud del mondo, temi gia' denunciati dal Giubileo degli Oppressi 2000 che si era concluso con un forte appello dal titolo "Noi ci impegniamo".

Quegli impegni, per molte associazioni ecclesiali e laiche, sono stati una vera pista per costruire la pace tramite la difesa della dignita' dell'uomo, la denuncia delle ingiustizie, la promozione della nonviolenza attiva, la proposta di una vita sobria, la costituzione di piccole comunita' alternative...

Purtroppo in questi due anni non si e' arrestata una deriva politica e sociale che vede una crescente corsa alle armi (specialmente dopo l'11 settembre), la militarizzazione dell'economia, la frammentazione delle comunita' e l'isolamento delle persone. Una deriva che il sistema dei mass media - dedicato in gran parte ad intrattenere il consumatore piu' che a informare il cittadino - tenta, e spesso riesce, a mascherare.

Le migliaia di persone e le tante esperienze territoriali di base che questa Carovana della Pace ha incontrato, sono qui a dirci che in giro c'e' voglia e bisogno di mettersi in gioco per cambiare questo stato di cose. Per questo, raccogliendo le sollecitazioni delle diverse realta' locali incontrate, facciamo delle proposte orientative.

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1) Superare la logica della guerra e del nemico.

Dinanzi ad una logica di guerra ormai imperante, denunciamo che le guerre programmate hanno solo una finalita' economica, funzionale ai potenti della Terra.

Percio':

- Proponiamo di riflettere per far emergere tutte le possibili forme di resistenza - come l'obiezione di coscienza e l'obiezione fiscale - agli interventi armati.

- Incoraggiamo gli enti locali a dedicare parte delle loro risorse alla diffusione di una cultura di pace e di opposizione alla guerra.

- Chiediamo alla Conferenza Episcopale Italiana di solidalizzare con il Papa nel dichiarare, in modo inequivocabile, che "con la guerra tutto e' perduto". Riteniamo, infatti, che la comunita' cattolica e la stessa societa' civile abbiano bisogno di una direttiva magisteriale chiara, che condanni la guerra che sta per cominciare e la "logica di guerra" che la dichiara inevitabile. Noi questo bisogno lo sentiamo.

- Proponiamo a tutte le componenti della societa' civile che aspirano ad un mondo diverso di ritirare il proprio denaro dalle banche armate, colluse con le fabbriche che lavorano per la guerra, e di indirizzarsi verso realta' alternative di risparmio sociale.

- Proponiamo inoltre di boicottare tutti i prodotti delle aziende compromesse con operazioni ingiuste e lo sfruttamento dei paesi poveri e deboli.

- Proponiamo che la comunita' cattolica, in dialogo con la societa' civile, si impegni con maggior decisione per una legislazione sulla immigrazione che sia rispettosa delle persone e delle famiglie immigrate, e non accetti politiche discriminatorie nei confronti di nessuna persona che cerca condizioni di vita piu' umane. Chiediamo a questa societa' civile di non usare piu' la parola extracomunitario: serve a perpetuare logiche di esclusione e a creare nemici.

- Proclamiamo forte la eguale dignita' di ogni essere umano di cui nessuno puo' determinare il diritto di esserci o di non esserci.

- Richiamiamo alla memoria la Dichiarazione universale dei diritti umani.

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2) Recuperare il senso della comunita'

Come popolo in cammino, in cerca di pace e giustizia, sentiamo la necessita' di recuperare una spiritualita' profonda che ci riporti alle radici del nostro essere, e motivi e illumini la nostra azione, perche' sia azione di fratelli, figli dello stesso Padre. Una spiritualita' che si sviluppa nelle comunita' e nei gruppi e conduce al recupero delle relazioni tra le persone, con Dio e con l'ambiente.

Proponiamo, percio', che ognuno si ritagli nella giornata spazi di silenzio, di preghiera e di riflessione sulla situazione del paese e del mondo intero; che si costituiscano gruppi di spiritualita', riflessione e convivialita' per migliorare i rapporti e ridare gioia e fiducia alle persone.

Essere comunita' non e' un elemento accessorio, ma un carattere fondante di una societa' civile organizzata che sappia ridare senso e progetto ai tanti "dispersi" di oggi.

Proponiamo il dialogo come norma di comportamento con tutte le componenti della societa' civile e con tutti i gruppi religiosi. No ai fondamentalismi e agli arroccamenti sulle proprie verita'. No alle guerre di religione. Si' al confronto, magari con l'aiuto di un saluto e di un sorriso.

Proponiamo a tutte le associazioni che vogliono costruire una societa' fraterna e attenta agli ultimi, di incontrarsi, di condividere e di mettersi in rete per denunciare con piu' efficacia le ingiustizie e farsi sentire. Insieme si puo' di piu'.

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3) Prendersi cura dell'informazione e della formazione

Il sistema dei mass media e' sempre piu' una macchina che serve a mantenere l'opinione pubblica incatenata allo stile di vita e ai modelli di consumo occidentali. La tivu', in particolare, fa piu' intrattenimento che informazione. "Con questo tipo di televisione non puo' esserci nessuna democrazia" (K. Popper).

Proponiamo, percio', ai singoli, alle famiglie e alle associazioni di essere critici e dedicare tempo all'analisi e alla selezione dei mass media, cosi' da poter scegliere con cognizione le fonti informative cui attingere e da contrastare. Il digiuno televisivo, ad esempio, e' una delle forme di lotta piu' efficaci.

Incoraggiamo le associazioni e i gruppi ad incalzare i media del loro territorio, ad essere interlocutori delle redazioni dei giornali e delle tivu'.

Chiediamo ai giornalisti di non lasciarsi fuorviare dalle logiche del potere del denaro, ma di farsi invece guidare dalla ricerca della verita'.

Proponiamo che le scuole e le universita' siano luoghi di educazione alla pace, e cioe' alla legalita', alla giustizia, alla capacita' di vivere insieme nel rispetto delle differenze.

Chiediamo, percio', agli insegnanti e ai responsabili degli istituti scolastici di riflettere sulle loro responsabilita' e di non lasciarsi appiattire nei valori, accontentandosi semplicemente di servire il sistema del momento.

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Infine vogliamo ricordare:

- alla nostra Chiesa che Gesu' e' la vera pace e il suo vangelo non ammette la guerra;

- a tutta la societa' che la strada da seguire e' quella della nonviolenza impegnata, presente, attiva, lucida e informata.

Allora la fraternita' sara' piu' importante del guadagno.

Allora la pace non sara' piu' una utopia.


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