"Siamo operaaai, compagni braccianti/ e gente dei quartieri/ Siamo studenti, pastori saaardi/ divisi fino a ieriii...".
L'inno di Lotta Continua non si sentiva da un pezzo in Sicilia, piu' o meno dai tempi di Peppino Impastato. Ed e' proprio la lapide in memoria
di Peppino (ucciso dai mafiosi di Cinisi nel 1978, perche' denunciava i loro intrallazzi) che il sindaco di Isnello, un paesino mafioso vicino
Palermo, ha ordinato di togliere dopo tanti anni. Immediata la risposta dei compagni: Paolo Liguori, Gad Lerner, Marco Boato, Carlo Rossella,
Enrico Deaglio, Paolo Guzzanti e altri ancora, in tutto una sessantina di signori fra i cinquanta e i sessant'anni, un po' appesantiti ma
ancora ben decisi, hanno subito organizzato una manifestazione a Isnello e hanno rimesso a posto con le loro mani la lapide che il
sindaco aveva tolto. "Certo, la vita poi ci ha divisi - ha detto Straccio - ma noi di uno come Peppino non ci dimenticheremo mai".
"Saremmo degli stronzi se lasciassimo passare una cosa come questa - ha detto Gad - Peppino sapeva che noi compagni non l'avremmo lasciato mai
solo". "Lotta dura!" ha esclamato l'on.Guzzanti, prima di risalire sull'auto blu.
(Questa notizia e' completamente inventata. L'unica cosa vera e' che la lapide l'hanno tolta davvero. E, naturalmente, che Peppino e' ancora
morto).
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