venerdì, gennaio 24, 2003

Undici, ventotto e (soprattutto) novanta.
Undici. "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo."
Ventotto. "I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali,
civili e amministrative, dagli atti compiuti in violazione di diritti.
In tali casi la responsabilita' civile si estende allo Stato e agli enti pubblici."
Novanta. "Il Presidente della Repubblica non e' responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto
tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi e' messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri."
* * *
Sono tre articoli della Costituzione italiana: una legge, buona o sbagliata, ancora formalmente in vigore e dunque produttrice - almeno
quanto i regolamenti della Regione Lombardia - di effetti giuridici.
Chi viola la legge commette reato ed e' dunque punito con le pene previste dalla legge. I reati commessi dai presidenti della Repubblica
sono previsti con precisione: si chiamano attentato alla Costituzione.
Cioe' fare o permettere qualcosa che la Costituzione proibisce. Se guerra ci sara' - e sara' una guerra con morti, non un gioco - dopo la
guerra il governo nuovo per prima cosa dovra' chiamare chi l'ha permessa a rispondere delle sue responsabilita' penali, ai termini
della legge (in questo caso la Costituzione) che e' molto chiara. Non deve finire con un balletto politico: e questo si deve sapere gia' ora.
* * *
Ora, la Costituzione italiana non e' che vieti la guerra. Non la proibisce. Non dice che e' sbagliato farla. Non dice che bisogna
pensarci due volte. No: usa una parola selvaggia: la "ripudia". A fare una guerra, ordina formalmente la Costituzione, non ci dovete pensare
nemmeno. Non vi deve passare neanche per l'anticamera del cervello. Dovete provare schifo rabbia e disgusto alla sola idea di una guerra:
ripudiare significa esattamente questo. E la Costituzione e' tirannica: vuol essere ubbidita.
"Ripudia". Il povero contadino siciliano, all'epoca dei Savoia, fu preso dallo stato e mandato a conquistare la Libia. "Vai Brasi! Ammazza
quei mussulmani beduini!". Era l'alba del secolo: l'Europa viveva in pace, fra Belle Epoque e riforme. Ma degli stronzi maledetti, per
sentirsi un po' meno straccioni, scatenarono la prima guerra del secolo. Quegli stronzi eravamo noi italiani.
La guerra italo-libica, nel 1912 (l'Italia non guadagno' mai un cazzo dalla Libia: butto' milioni e miliardi, mentre a Caltanissetta l'acqua
arrivava una volta al mese) scateno' una dopo l'altra le quattro guerre balcaniche (croati e serbi hanno cominciato a scannarsi giusto li'). E
alla fine delle guerre balcaniche, e in diretta conseguenza di esse, arriva l'attentato di Sarajevo e la Grande Guerra.
Noi non abbiamo idea neanche lontanamente di che apocalisse sia stata quella guerra. Mio nonno ce la faceva appena a raccontare. La prima
guerra grossa dai tempi di Napoleone, la prima in cui tutti dovevano stare in trincea senza eccezioni: e questo in un mondo pacifico fino a
un istante prima. Immaginate una guerra a morte fra America ed Europa, una Croazia in tutt'Europa che duri cinque anni. L'Italia, fra tutti i
paesi europei, era l'unico che poteva evitare la guerra. Ma gli intellettuali italiani, gli Sgarbi e i Ferrara di allora, insorsero:
"La guerra e' bella! Viva il sangue rigeneratore! Viva la morte!". E vai, Brasi! Il re - il Parlamento non voleva - mando' la cartolina e il
contadino siciliano parti' un'altra volta. E sono due.
Dalla guerra i giovani - che erano partiti cristiani - tornarono inferociti. Ci fu il fascismo. L'impero! Non si poteva assolutamente
stare senza un impero (a Caltanissetta l'acqua continuava ad arrivare una volta al mese). Guerra fra selvaggi e civili, fra italiani e
abissini. I civili si difesero a colpi di lancia, i selvaggi buttarono gas velenosi sui villaggi. I selvaggi eravamo noi, gli italiani. Fra di
loro, per ordine del podesta' del paese, in prima fila marciava il contadino siciliano. "Vedrai, Brasi! Alla fine ti daremo la terra!". E
tre.
Poi i contadini votarono (ma lontano, in Ispagna: da noi era vietato) e cambiarono il governo. Chiedevano, pensa un po', di coltivare le terre.
E i padroni fremevano, perche' la legge e il governo non erano piu' loro. Allora, non sapendo che fare, chiamarono dei banditi: "Vi
pagheremo bene! Ma aiutateci ad ammazzare quei contadini". E i banditi arrivarono, e ci fu un massacro: un milione di morti, per lo piu'
fucilati. Chi erano quei banditi? Noi italiani. La Spagna fu la nostra quarta guerra (nessun altro, in Europa, ne aveva ancora fatte cosi'
tante). E Brasi, a due euri al giorno, sparava "volontario" contro gli altri contadini. E quattro.
Poi la Francia, la Grecia, l'Albania... Il conto delle guerre si perde.
Ha mandolini e chitarre, l'italiano, e poesie e statue antiche e chiese e cose belle dappertutto. Eppure questo popolo cosi' gentile fu quello
che fece piu' guerre. I suoi re, i suoi duci, i suoi generali, i suoi preti! "Vai Brasi!". E Brasi partiva ad ammazzare dappertutto: i greci
che difendevano le loro montagne, i francesi che gia' erano a terra e noi li accoltellavamo, gli inglesi ("Reclamo l'onore di bombardare
Londra!") che ci avevano aiutato a fare l'Italia e tutti gli altri.
Alla fine, poiche' l'odore del sangue fa sentire leoni pure gli sciacalli, eravamo in guerra con tutti quanti: i russi, gli americani,
i cinesi, i canadesi, i polacchi, persino il Brasile. Gli unici amici che avevamo erano i tedeschi feroci e neri, loro i padroni e noi i
servi.
Brasi, quando finalmente torno' al paese, non aveva piu' fucile. E mai piu' voleva vederne uno. E questo gli disse ai politici: a tutti i
politici, d'ogni tipo e partito. Allora, i partiti erano due: o la falcemmartello dei poveri, oppure la croce del Signore. E ciascuno
sceglieva. Ma una cosa era certa: nessuno dei due voleva guerra. Tutto potevano fare: rubare, fare intrallazzi, litigarsi gli avanzi. Ma
guerra no: perche' Brasi era vivo, e lui la guerra - fin troppo - la sapeva.
* * *
Adesso, in questo preciso momento, i nipoti di Brasi - chi veneto, chi siciliano, chi abruzzese: tutti belli puliti, ma ognuno con un nonno
soldato che sorride impacciato dalla foto ingiallita - stanno sbarcando dall'aeroplano della guerra. E questi sono i primi (gli alpini, come
sempre), ma tutto e' gia' preparato anche per gli altri. Sette guerre in un secolo non gli sono bastate, ai re e ai duci (che ora si chiamano
politici e manager, ma sono sempre la stessa razza). Vogliono battere il record, col secolo nuovo: siamo ancora allo zerotre', e loro gia'
sono pronti per la prima guerra.
Rubate, cacciate i giudici, promettete imbrogliando ponti e stretti, fate tutto quel che volete e magari ogni tanto (ma questo non c'e'
bisogno che ve lo diciamo noi) fate anche un po' i mafiosi: siamo uomini di mondo e non ci scandalizziamo. Una cosa sola, a qualunque
costo, non vi lasceremo fare: un'altra guerra.
(L'acqua a Caltanissetta, fra l'altro, d'estate arriva ancora una volta al mese).


Riccardo Orioles

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