venerdì, maggio 16, 2003

Mi raccontarono, quando ero bambino,
che un uomo buono
era risorto da morte,
frantumando il sepolcro,
in un'aurora di gloria.
Forse è vero e forse no,
quante volte ci ho ripensato.

Aveva lavorato con le sue mani,
giocato con i bambini,
sorriso alle donne disprezzate,
pranzato con i peccatori
rifacendoli nuovi.
Guarito corpi infetti e cuori doloranti.
Aveva chiesto libertà e giustizia
per i poveri, e amore; e ancora amore,
per tutti.
Appeso a un palo,
tutti i dolori del mondo
gli avevano fatto provare
ed era morto gridando.
Ma poi dal regno dei morti era risorto.
Forse è vero e forse no,
quante volte ci ho ripensato.

Non è una storia soltanto di chiesa,
piace a quelli che non accettano
la morte della storia,
credono nella dignità indistruttibile
dell'uomo, nella primavera che spacca
le zolle gelate, frantuma il cemento e l'asfalto
con le nuove impazienti radici.
Di primavera ci penso spesso:
forse è vero, forse no.

Quando guardo i miei amici morti
(la morte grandina accanto a noi vecchi)
sembrano di pietra o di cera,
penso che quella sia stata una favola,
ringrazio chi me l'ha raccontata,
ha reso più bella la mia vita,
ma i morti rimangono morti.

Se nei tramonti mi siedo
sulla panchina della mia vecchiaia
e vedendo il sole che pian piano
scivola dietro le nubi,
invece che al mio breve futuro
(come probabilmente dovrei fare),
penso al mio lungo passato,
mi dico che forse era vero
(che quell'uomo è risorto) o forse no.
Non riesco a crederci, non riesco
a gettare via una storia tanto bella.

Succede, a volte, che mi siedano accanto
care ombre: Tonino
Bello e Romero e Balducci e Turoldo,
quella panchina si affolla
cedo il mio posto e guardo da lontano
rispettosamente, in piedi.
Sono ombre, ma come sono vivi
quegli amici che ebbero lacrime e paure
ma andarono avanti, non si stancarono mai.
Loro credevano che fosse vera
la bella storia dell'uomo risorto.
Ci giocarono la vita,
scorsero angeli nelle tenebre
dispiegare un'alba mai vista,
bella come un sorriso senza fine.
(Forse è vero e forse no)

Le Pasque scivolano dietro le nubi
terrificanti della storia.
Nel parco dei miei tanti anni
comincia a fare freddo. Io continuo a pensare
forse era vero e forse no.
Vi sono giorni e notti in cui le guerre
frantumano i volti e gli amori
e le troppe miserie che ho imparato a conoscere
come cenciosi notai mi certificano
sulle carte bollate del Buonsenso:
non è vero, non è vero, non è…

Talvolta, invece, vi sono
piccole ore che trascorrono a passo di danza,
bambine che gridano: "Mamma,
lo sai? Era morto, è risorto".
Forse è vero e forse no.
Io continuo a pensarci.

Ma lentamente mi nasce dentro
un'idea giovanissima, un grido:
se siamo ancora vivi, perché mai non usciamo
dai sepolcri delle nostre paure,
dei lutti senza sorrisi, degli amori avarissimi,
delle nostre desolate pigrizie,
del girare a vuoto senza decidere,
dei coraggi dimenticati?
E' tornata la primavera. Perché,
perché mai non facciamo risorgere
almeno le nostre speranze?

(Potrebbe essere vero)



Ettore Masina

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