domenica, agosto 31, 2025

L'appuntamento della carità

 Cari bimbi mutilati,

mamma e papà ci hanno detto che voi soffrite tanto, ci hanno detto che c’è qualcuno nell’Ospizio che oltre ad essere mutilato delle braccia e delle gambe è anche mutilato dell’anima (così vi chiamano loro! perché ha perduto uno o tutt’e due i genitori; e tutto questo male ve l’hanno fatto gli uomini cattivi, i quali non hanno pietà dei piccoli e litigano fra loro per un po’ di mare e di terra senza pensare che ne vanno di mezzo anche gli innocenti).

Noi non siamo fra i colpiti, grazie al Signore, ma da quel giorno che abbiamo saputo che ci siete voi senza giocattoli e senza babbo e mamma, non abbiamo avuto più pace e non ci riesce a far andare il trenino.

Pensiamo a voi e ci guardiamo zitti, poi guardiamo il vecchio salvadanaio della nonna e oggi... patapunfete!... Carlo gli ha dato un calcio e l’ha rotto. Se lo sapesse povera nonna che non c’è più! Noi ce lo custodivamo da tanto tempo perché papà ci metteva dentro un po’ di ben di Dio che doveva un giorno servire a comprarci il triciclo; e non pensate che non ci costasse sacrificio; era il prezzo di tante paste sfoglia che vende il bar qui sotto. Ogni volta che il papà o la mamma ci volevano pagare una sfoglia che è più dolce del miele, per compensarci di essere stati buoni, noi guardavamo il salvadanaio... Da qualche tempo, pensando a voi, siamo diventati più buoni e il salvadanaio mancava poco che scoppiasse. Volevamo romperlo per la Befana, ma la somma ci sembrava troppo misera, finché Carlo non ha potuto più resistere. Peccato che non ci sia che carta moneta e non più quei bei soldoni d’argento del tempo della nonna.

Comunque vada, eccovi qua, mille duecentoventicinque lire le abbiamo tirate fuori e ce ne compravamo delle sfoglie! E poi non siamo mica ricchi, tutt’altro! Papà deve sgobbare tutto il giorno per darci da mangiare e la mamma non sta tanto bene in salute; ma noi ci abbiamo rinunciato volentieri e ve le mandiamo insieme a tanti auguri. Non ci dimenticate nelle preghiere della sera.

Gianna e Carlo Manenti

Anche noi in redazione ci siamo guardati negli occhi come Carlo e Gianna, e qualcuno li aveva umidi. Poi abbiamo pensato che se ogni bimbo benestante rinunciasse ogni tanto ad una pasta sfoglia, i piccoli mutilati di guerra raccolti da Don Carlo Gnocchi ad Arosio, potrebbero avere un poco più di pane e un poco più di panno. E non parliamo dei grandi! Fa miracoli Padre Gnocchi, ma i bimbi hanno fame e divorano e i moncherini teneri fanno una pena che il cuore non regge... E hanno bisogno di tante cure. Chi ha ancora occhi per vedere si guarda con una strana terrificante domanda: «Perché?». Fanno pensare alla «strage degli innocenti» i bimbi di Arosio; fanno pensare anche a Gesù che «cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era in Lui».

Crescono anch’essi, pieni della sapienza e della grazia che nascono dal dolore e si ricorderanno sempre di voi, Carlo e Gianna Manenti, di voi che rinunciaste a tante paste sfoglie per i piccoli infelici mutilati della carne e dell’anima.

BENIGNO

15 febbraio 1948

lunedì, agosto 25, 2025

A very strong critique of all forms of surrogacy from the UN

 


A new United Nations report is calling for the eradication of surrogacy in all its forms, arguing that the practice inherently harms both women and children. It also recommends punishing buyers, clinics and agencies. Ireland should pay attention. We have one of the most permissive surrogacy laws in Europe although it is awaiting commencement for reasons discussed below.

The report, authored by Reem Alsalem, UN Special Rapporteur on Violence against Women and Girls, will be formally presented at the General Assembly in October. Titled “The different manifestations of violence against women and girls in the context of surrogacy”, it constitutes the strongest condemnation of surrogacy ever made at the international institutional level and comes from a feminist perspective.

“The practice of surrogacy is characterised by exploitation and violence against women and children, including girls. It reinforces patriarchal norms by commodifying and objectifying women’s bodies and exposing surrogate mothers and children to serious human rights violations,” says the report.

The report recommends that commissioning parents, clinics, and agencies should be penalised, shifting responsibility away from the poor women who become surrogates and towards those profiting from or purchasing children through the practice.

Alsalem dismantles the distinction between commercial and altruistic surrogacy, arguing that, in reality, the line is blurred and illusory: “Particularly in jurisdictions where commercial surrogacy is formally prohibited but where reimbursement is so high that it effectively constitutes commercial payment”.

The report documents multiple forms of violence linked to surrogacy:

  • Economic violence, such as women being denied compensation or left in debt.
  • Psychological violence, including trauma from forced separation and so called “detachment therapies”, i.e. conditioning women to emotionally separate from the child during pregnancy so that handing the baby over will be “easier” afterwards.
  • Physical and reproductive violence, such as coerced abortions, unnecessary caesareans, and health risks from IVF drugs.
  • Trafficking and slavery-like conditions, where women are confined, transported across borders, or subjected to egg harvesting.

It also stresses the risks for children, who may be rendered stateless, abandoned, or even commissioned by sexual offenders, as background checks on intended parents are rarely carried out.

Compared with countries such as Italy, which in 2024 criminalised surrogacy even when carried out abroad, Ireland has placed itself at the opposite end of the spectrum, with what is possibly the most liberal surrogacy legislation in the world. The Assisted Human Reproduction Bill, passed in 2024, permits domestic “altruistic” surrogacy but also recognises foreign commercial surrogacy arrangements.

The law’s allowance for “reasonable expenses” effectively enables large payments to surrogate mother, which is commercial surrogacy in disguise. Ireland’s approach runs directly counter to the UN Special Rapporteur’s recommendations. By giving legal recognition to foreign commercial surrogacy, the Government risks entrenching exploitation abroad while normalising it at home.

Although the Assisted Human Reproduction Act 2024 has been signed into law, its surrogacy provisions have not yet been implemented, with the Government delaying commencement amid concerns about compliance with EU anti-trafficking rules.

This new UN report provides yet another reason to reconsider the law. If the international community is to take the protection of women and children seriously, countries such as Ireland must listen to Alsalem’s warning.

domenica, agosto 24, 2025

L’appuntamento della carità

Sono sempre anonimi, come si conviene ad ogni anima gentile; ed è sempre vigile la Carità perché è Dio stesso; «Dio è Carità».

Ricordate quel che scrisse il nostro «Puf» sotto il titolo «Questi poveri preti»? Un arciprete — ironia! — si doleva di non poter rinnovare l’abbonamento al settimanale per via di certe uscite (leggi tasse) che superavano di 10.000 lire le entrate; e terminava: «Sono per di più un sinistrato di guerra rimasto senza mobilio e dall’ottobre ’44 trascino la vita tra le macerie della distrutta canonica». E «Puf» concludeva: Chi dei lettori non approva l’abbonamento gratuito inviato in omaggio?

Questo povero prete, anzi arciprete, che s’aggira fra le rovine della sua canonica con la sua veste nera, che quando è lisa diventa verde e triste; questo ministro del Cristo, crocifisso ignudo al legno della nostra Redenzione, è l’immagine vivente di un esercito di soldati senz’armi, che combatte strenuamente, ininterrottamente contro il mondo e contro di sé. Sì, anche contro di sé perché — non bisogna mai dimenticarlo — è fatto di carne e sangue come noi: come noi che, dimentichi delle nostre cadute, dimentichi della nostra caparbia recidività nella colpa, osiamo accanirci quando uno di essi, uno di questo esercito, cade perché lo vorremmo santo.

Quanti, quanti di questo esercito armato di Fede, che immondi libelli vorrebbero far apparire come una raccolta di mestieranti e crapuloni, muoiono d’inedia ovunque, specie in certi paesini di montagna dove le poche anime — il gregge — si stringono attorno ai pastori cercando un po’ di luce! Quanti spezzano il poco pane con quelli che battono alla porta, esclusi dalla vita, e non hanno un desco, e non hanno — come il Figlio dell’Uomo — un cuscino dove posare il capo! Conosciamo nomi ed episodi degni della penna di papà Lisander.

Ci piace oggi, intanto, segnalare il gesto di un anonimo, che accompagna un’offerta con queste cristiane parole: «Ho letto sul n. 3 del 18 corrente della penosissima situazione del M. R. F. G. arciprete di X, ed approvo “tota corde” l’assegnazione dell’abbonamento gratuito al settimanale. Tuttavia il caso pietoso mi ha suggerito l’invio al degno Sacerdote di una modesta somma che vorrete far pervenire al Reverendo, pregandolo di accettare tale importo come elemosina per la celebrazione di una S. Messa. E ciò, beninteso, senza accennare a nomi. “Il Signore non ha bisogno di stato civile, e vede e provvede anche per gli anonimi”».

Evidentemente quest’anima sa che la preghiera è sterile, se non è accompagnata dalle opere, ed ha ascoltato una Voce: «La sinistra non sappia quel che fa la tua destra, ché se tu fai del bene e l’ostenti, hai già ricevuto il premio».

E sant’Agostino commenta: «No, non fare per amore della lode il bene che fai, ma cerca la lode di Colui che ti dà la grazia per farlo. Da te viene il far male, da Dio il far bene».

BENIGNO

1 febbraio 1948

giovedì, agosto 21, 2025

Deaths outnumbered births by 1.26m in the EU last year

 


Fresh figures from Eurostat, the European Union’s statistics office, show the scale of Europe’s demographic challenge. In 2024, there were about 4.82 million deaths across the EU but only 3.56 million births, a deficit of almost 1.3m. In other words, when you compare births with deaths alone, Europe’s population is shrinking.

So why is the EU’s population still increasing? The answer is immigration. The EU’s total population grew by around 1.1 million people last year. This was entirely thanks to newcomers arriving from outside the Union.

This is what statisticians call “net migration”: the difference between the number of people moving into the EU and the number leaving it. In 2024, there were about 2.3 million more people arriving than departing, and this more than made up for the shortfall of births.

By contrast, since 2012, “natural change” (births minus deaths) has been negative every single year, meaning deaths have always outnumbered births since then. Immigration is now the only reason why the EU population is still growing at all.

Ireland’s position in these statistics is striking. In 2024, it had one of the fastest-growing populations in the EU, increasing by 16.3 people per 1,000 residents. Only Malta grew faster (19.0 per 1,000), while Luxembourg came third (14.7). But Malta and Luxembourg both have populations below 1 million people.

Most of Ireland’s growth came from immigration. Its net migration rate was 12.8 per 1,000 people, far above the EU average.

But unlike most EU countries, Ireland also saw a “natural increase” in its population of just under 19,000. In fact, Ireland recorded the highest natural increase in the EU, showing the largest positive gap between births and deaths, relative to its population. But the Irish figure is still half what it was 10 years ago.

The reason for Ireland’s relative high rate of natural increase is because it has a younger population than most of Europe.  For decades, Ireland also had a higher fertility rate (average number of children per woman) than most EU countries. Even though Ireland’s fertility rate has declined in recent years (from about 2.0 in 2002 to 1.5 in 2023), it is still above the EU average (1.38 in 2023).

But because today’s Irish fertility rate is also below the replacement level of 2.1 children per woman, this natural increase cannot last indefinitely. The youthful age profile that Ireland still enjoys is a temporary demographic advantage that it is gradually fading. Unless fertility rises meaningfully, Ireland will face the same pattern seen across the rest of Europe, just a little later.

In fact, the CSO has predicted that in about 20 years deaths will outnumber births here also.

Altogether, only six EU countries (Ireland, France, Cyprus, Luxembourg, Malta and Sweden) had a natural population increase last year. Everywhere else, deaths outweighed births.

It is also worth noting that every EU country except Latvia gained people through immigration in 2024. But even in this picture, Ireland stands out for how much it relies on immigration to fuel its population growth.

Eurostat also tracks family trends. Across the EU, the marriage rate (number of marriages per 1,000 people) now stands at about 4.0. This is much lower than in past decades, reflecting a long-term decline.

Ireland’s figure is below the EU average, at 3.7 marriages per 1,000 adults, its lowest ever figure.

Therefore, both marriage and birth rates are declining together.

lunedì, agosto 18, 2025

Newman, il Dottore della Chiesa che si è “arreso” alla verità

 Diventerà Doctor Ecclesiae il grande santo che, da anglicano, si convertì al cattolicesimo. Intervista al professore Angelo Bottone: «Il suo pensiero è straordinariamente attuale»

Di Valerio Pece

18 Agosto 2025


Manca ancora la data ufficiale ma la notizia c’è: il Dicastero delle cause dei Santi proclamerà san John Henry Newman trentottesimo Dottore della Chiesa. Prima nelle vesti di presbitero anglicano, poi in quelle di cardinale cattolico, i suoi coraggiosi confronti pubblici con i più influenti filosofi e teologi dell’epoca vittoriana hanno fatto di Newman una delle figure più affascinanti del cristianesimo moderno. Dopo il suo passaggio alla Chiesa di Roma, tormentato quanto lucido e coerente, difendendo la coscienza con il solo ausilio della «luce gentile» della verità, l’oratoriano londinese ha saputo infatti esaltare il rapporto tra fede e ragione come pochissimi altri. Angelo Bottone, docente di Filosofia presso lo University College Dublin e la Dublin Business School, traduttore di Newman nonché autore di originali saggi sul nuovo Doctor Ecclesiae, spiega a Tempi la raffinata visione del mondo e della Chiesa di colui che il monsignore cattolico George Talbot additava come «l’uomo più pericoloso d’Inghilterra».

Professore, che significato ha il titolo di Dottore della Chiesa attribuito a John Henry Newman da papa Leone XIV?

Si tratta di un riconoscimento che la Chiesa riserva a figure eccezionali, il cui insegnamento si distingue per universalità e profondità teologica. Prima dei meriti dottrinali di Newman, se mi è concesso, vorrei concentrare l’attenzione su un aspetto meno centrale sul piano strettamente teologico, eppure ricco di implicazioni pastorali: quello linguistico.

Prego.

È significativo che Newman sia il primo Dottore della Chiesa ad aver scritto in lingua inglese, la stessa lingua madre di papa Leone XIV. Questo elemento ha un valore non secondario: la figura di Newman parla in modo diretto a quelle regioni del mondo in cui l’inglese è lingua ufficiale o dominante, compresi molti Paesi africani e asiatici anglofoni, dove oggi il cattolicesimo è in espansione. A questi si aggiungono naturalmente il Regno Unito, gli Stati Uniti, l’Irlanda, e altri Paesi di matrice anglofona. Il pensiero di Newman, soprattutto sulla coscienza, sul dinamismo dello sviluppo dottrinale, e sul rapporto tra fede e ragione, offre strumenti preziosi per vivere la fede cristiana in ambienti religiosamente pluralisti o culturalmente complessi, nei quali il cattolicesimo non ha una posizione storicamente dominante. Newman stesso visse e pensò da cristiano in minoranza: fu un apologeta moderno, capace di difendere e proporre con rigore e finezza intellettuale la fede cattolica, in un contesto spesso ostile o indifferente, come quello dell’Inghilterra vittoriana. Proprio per questo, la sua voce risulta oggi tanto più attuale. In questo senso, la sua proclamazione a Dottore della Chiesa assume una portata autenticamente universale.

Anche alla luce di quella «felicità ininterrotta» che Newman scriveva di aver trovato nel cattolicesimo, c’è chi sostiene che la sua proclamazione a Doctor Ecclesiae potrà avere ricadute culturali e spirituali anche sui fedeli della Chiesa anglicana. Qual è il suo pensiero in proposito?

La proclamazione di Newman a Dottore della Chiesa è certamente un evento rilevante non solo per i cattolici, ma anche per il mondo anglicano. Newman è una figura che, pur approdando alla piena comunione con Roma, ha lasciato un’impronta profonda nella tradizione intellettuale e spirituale anglicana. La sua statura morale e teologica è riconosciuta anche da molti al di fuori della Chiesa cattolica. Detto questo, non mi aspetto ricadute immediate o clamorose in termini ecclesiali. I rapporti tra la Chiesa cattolica e quella anglicana oggi sono improntati al dialogo e alla stima reciproca, e Newman non è mai stato minimamente percepito come figura divisiva in questo contesto. Anzi, è sempre più letto e apprezzato anche in ambito anglicano per la sua integrità, la sua profondità e il suo amore per la verità. Quella «felicità ininterrotta» che egli dichiarava di aver trovato nel cattolicesimo ha senz’altro un valore testimoniale forte, ma si tratta di una felicità radicata nella fedeltà alla propria coscienza e nella certezza di aver risposto a una chiamata personale.

Al di là del non trascurabile fatto che il “Papa dei protestanti” è stato convertito da un passionista viterbese trasferitosi in Inghilterra, tutti gli studiosi di Newman sottolineano l’enorme debito di questi verso la cultura italiana. A cosa si deve un innamoramento che ha spinto l’oratoriano a cercare di bussare finanche alla porta di Manzoni?

Newman si era formato sui classici greci e latini e questo lo rendeva naturalmente attratto dalla cultura italiana. Da giovane, durante un tour del Mediterraneo, visitò l’Italia, e proprio qui, in Sicilia, si ammalò gravemente di tifo. Fu un momento drammatico, da cui uscì miracolosamente salvo: proprio in quei giorni compose una delle sue poesie più note, Lead, Kindly Light (“Guidami, luce gentile”), che testimonia la sua profonda fiducia nella guida provvidenziale di Dio. Dopo la conversione al cattolicesimo, fu mandato a Roma a studiare teologia. Qui approfondì la conoscenza di san Filippo Neri, figura chiave per la sua spiritualità, tanto da decidere di entrare nella Congregazione dell’Oratorio e poi “esportarla” in Inghilterra, su indicazione di Pio IX. I suoi legami con l’Italia, insomma, furono profondi e continui: sia spirituali che culturali. Oltre a Manzoni, Newman si interessò anche a Rosmini. Già in vita fu letto, tradotto e apprezzato nel nostro Paese. Un dialogo, quindi, mai interrotto.

È un fatto che per l’Inghilterra del tempo la conversione di Newman fu uno shock. Cosa può insegnare al mondo contemporaneo il suo passaggio da una visione del Papa come “anticristo”, come pensava la Chiesa anglicana del tempo, all’essere prima canonizzato e poi addirittura proclamato Dottore della stessa Chiesa cattolica?

La conversione di Newman fu senza dubbio uno shock. Era un intellettuale di primo piano, stimato per la sua profondità teologica, e la sua scelta fu vissuta come una sorta di “tradimento” da parte del mondo anglicano. Ma è proprio qui che risiede la lezione per il nostro tempo: Newman non si è convertito per reazione, per delusione o per spirito polemico. Si è convertito per fedeltà alla verità. Il suo passaggio da una visione fortemente anticattolica del papato alla piena comunione con Roma è il frutto di una lunga e faticosa ricerca interiore, condotta nella preghiera e nello studio. In un’epoca segnata dal sospetto verso ogni forma di autorità, il suo percorso mostra che l’autorità autentica, come quella del Papa, può essere riconosciuta e accolta non come imposizione, ma come garanzia della verità ricevuta e trasmessa nella Chiesa.

Con il Movimento di Oxford, con cui cercò di riportare la Chiesa d’Inghilterra nel solco di una più autentica tradizione cristiana, Newman sviluppò la teoria della “Via media”. La sua tenace ricerca della verità, però, fece sì che l’allora pastore anglicano dovette gradualmente ammetterne l’inconsistenza, perché «la verità non si trova sempre nel mezzo». Nel tempo dei “cattolici adulti” o, come nell’attuale dibattito sull’eutanasia, quelli chiamati “del male minore”, non le pare che la conclusione a cui giunse il santo oratoriano sia ancora poco condivisa anche in casa cattolica?

L’esperienza della Via media è uno degli snodi più significativi della vita intellettuale e spirituale di Newman. Inizialmente, nel contesto del Movimento di Oxford, egli pensava che la Chiesa anglicana potesse mantenere una sorta di equilibrio tra protestantesimo e cattolicesimo romano. Ma con il tempo, particolarmente attraverso lo studio dei Padri della Chiesa, la riflessione teologica e l’onestà interiore, si rese conto che la verità non è una questione di compromesso o equilibri. Questa intuizione rimane attualissima. Newman ci ricorda che la coscienza deve obbedire alla verità, non alla convenienza. Certo, la verità va cercata con delicatezza e accompagnata con misericordia, ma non negoziata al ribasso. La sua conversione, d’altronde, è l’esempio di chi ha scelto la verità anche a costo della fama, delle amicizie e della posizione sociale. Una lezione scomoda ma necessaria. Detto ciò, è bene essere cauti nell’accostare dibattiti di alta teologia a problemi di natura politica che sono per loro natura segnati da compromessi, mediazioni e valutazioni pratiche. Il rigore dottrinale non sempre si traduce in una posizione politica univoca.

«Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro […] Insegna che tutte devono essere tollerate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso». Come far convivere l’attacco newmaniano al liberalismo religioso, così chiaramente esposto in questa sua citazione, con l’indispensabile dialogo interreligioso?

Newman parlava realmente di uno “sviluppo della dottrina”, ma in un senso ben preciso: non come mutamento, ma come maturazione organica di una verità già presente nella Rivelazione. In questo senso, è fuorviante utilizzare Newman per giustificare cambiamenti dottrinali arbitrari o rotture con la tradizione. Chi lo ha letto con serietà, sa che Newman era profondamente ortodosso, e tutt’altro che relativista. Quanto alla sua critica al liberalismo religioso, va compresa nel contesto del suo tempo ma resta sorprendentemente attuale. Newman temeva una religione ridotta a sentimento individuale, senza riferimento a una verità oggettiva. E su questo punto troviamo un’affinità forte con ciò che Benedetto XVI ha chiamato “dittatura del relativismo” e con l’“indifferentismo” denunciato da papa Francesco. Detto questo, dialogare non significa relativizzare. Newman non era contrario al dialogo con altri credenti, ma era convinto che il dialogo autentico parte dalla propria identità, non dal suo annacquamento. È solo chi crede davvero in ciò che professa che può incontrare l’altro con rispetto, ma anche con chiarezza. In altre parole, Newman ci aiuta a vedere che il pluralismo non si fonda sullo svuotamento della verità, ma su una convivenza tra persone che cercano secondo coscienza.

Il cardinal Newman, su incarico della Santa Sede, fu promotore e primo rettore dell’Università Cattolica di Dublino, con idee che segneranno buona parte dello sviluppo delle Università Cattoliche nei decenni successivi. Per citare il titolo dell’opera di Newman da lei tradotta, su cosa si fonda L’idea di Università del Dottore della Chiesa oratoriano?

Si fonda su alcuni principi chiave, ancora oggi straordinariamente attuali. Primo fra tutti, il rifiuto della separazione tra fede e ragione. Per Newman, l’università cattolica deve essere un luogo in cui tutte le discipline possono essere insegnate in dialogo con la visione cristiana del mondo, perché tutta la conoscenza è unitaria e ha origine in Dio. Non si tratta di imporre la teologia ovunque ma di evitare che il sapere diventi frammentato o ideologico. In secondo luogo, Newman insiste sulla formazione integrale della persona. L’università non è solo un luogo di trasmissione di competenze, ma di maturazione della coscienza, dello spirito critico, della responsabilità morale. Infine, c’è in Newman una grande attenzione alla libertà dell’intelligenza. Non una libertà anarchica ma una libertà ordinata alla verità, dove lo studente viene accompagnato a cercare, con rigore e apertura, ciò che ha valore permanente. In questo senso, Newman non ha pensato un’università clericale o “confessionale” nel senso più ristretto del termine, ma un’istituzione cattolica nel senso pieno e universale del termine: capace di parlare a tutti e di formare persone capaci di pensare profondamente e vivere rettamente.

Se è vero che negli spesso infuocati dibattiti pubblici gli “avversari” di Newman erano pensatori quali Locke, Hume, Gibbon, Bentham, John Stuart Mill, non dovremmo forse ammettere che dopo i casi di Charlie Gard, Alfie Evans, Indy Gregory, uccisi dalle leggi e dalla sanità inglesi, la mentalità “utilitarista”, coi suoi corollari eugenetici, nell’Inghilterra di Newman abbia finito per stravincere?

Newman ha affrontato con straordinaria lucidità le radici filosofiche della modernità, opponendosi apertamente al pensiero di autori come Locke, Hume, Bentham, Mill, i grandi rappresentanti dell’empirismo e dell’utilitarismo britannico. In particolare, contestava l’idea che la bontà di un’azione potesse essere misurata solo dalle sue conseguenze, come vuole l’etica utilitarista. Per Newman, il bene è legato alla verità, non all’efficienza o al risultato. A questa visione ha contrapposto una concezione morale centrata sulla coscienza retta e sul dovere oggettivo, dove la dignità della persona non può essere ridotta a un calcolo di costi e benefici. «La coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri», scrive nella Lettera al Duca di Norfolk (1875). La coscienza non è un’autonomia soggettiva arbitraria, ma è un dovere interiore verso la verità: ascoltarla e seguirla significa rispondere a un appello oggettivo, non semplicemente rivendicare libertà individuale. È evidente che il modo di sentire e ragionare oggi dominante, anche in ambito bioetico, è erede proprio di quei principi che Newman ha criticato. Penso, oltre all’utilitarismo, al principio di autonomia e autodeterminazione, che oggi è spesso considerato come assoluto, svincolato da ogni riferimento al bene comune, alla verità, o alla dipendenza relazionale. I casi drammatici da lei citati non sono incidenti ma frutti coerenti di una visione antropologica che ha smarrito il senso della persona come fine, non come mezzo. In questo senso, il pensiero di Newman è di straordinaria attualità: ci aiuta a leggere criticamente la cultura contemporanea, a riconoscerne le radici filosofiche, e a riscoprire il valore di una coscienza formata, capace di dire “no” anche quando il mondo dice “sì”.

«Non sono portato a fare il santo, è brutto dirlo. I santi non sono letterati, essi non amano i classici, non scrivono romanzi», così parlava di sé Newman, che continuava così: «Mi basta lucidare le scarpe ai santi, se san Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe». Se è vero che anche James Joyce di lui scrisse che era «il più grande prosatore inglese», è possibile azzardare l’idea che Newman abbia tracciato una quantomeno inconsueta via alla santità?

Newman aveva una concezione profonda e umile della santità. Non si pensava “portato” alla vita dei santi canonici, quelli dei grandi gesti, dei miracoli, della rinuncia spettacolare, ma a una santità nascosta, quotidiana, intellettuale, fatta di fedeltà alla coscienza e di amore alla verità. In questo senso, sì, possiamo dire che ha tracciato una via originale alla santità: quella del pensatore credente, dell’uomo che riflette, che dubita, che cerca ma che infine si arrende alla verità con lucidità e coraggio. La sua vita mostra che anche l’intelligenza può diventare luogo di santificazione, che la letteratura può esprimere la ricerca del divino, e che lo studio, se vissuto come servizio, diventa forma di carità. È significativo che uno scrittore come James Joyce, che pure si era allontanato dalla Chiesa, abbia riconosciuto in Newman «il più grande prosatore inglese». Significa che la sua scrittura, espressa non solo in trattati teologici ma anche in romanzi e poesie, ha lasciato un segno pure nella cultura laica, non solo in quella ecclesiale. La frase sul lucidare le scarpe ai santi è emblematica: non è falsa modestia ma l’ironia di chi sa che la santità vera non ha bisogno di essere vistosa. Newman ci insegna che si può essere santi anche nelle biblioteche, nei seminari, nei corridoi delle università. Una santità intellettuale, ma non intellettualistica.


Tempi.it

domenica, agosto 17, 2025

Il cammino dei gamberi

Ecco altri due drammoni, anzi tragedie, ma di quelle costruite proprio con fiocchi, rendendo pensoso omaggio alle tre unità aristoteliche, come si conviene ad ogni dramma che si rispetti. Scherzi al bando — e lo scherzo, mi si perdoni, ha una smorfia d’indicibile amarezza — i giornali carichi di cronaca nera e di crimini (titoli, come ognun sa, di periodici che vanno a ruba!) cominciano a bruciar nelle mani.

Mi riferisco alla tragedia — misteriosa, ma non troppo — di viale Giulio Cesare, vittima la giovane e bella moglie dell’avv. Giorgi, e al suicidio dei due amanti Amalia Miligi e Vincenzo Colasanti al Quadraro, delitti caratterizzati dal più freddo disprezzo della vita e della dignità umana.

A parte il fatto che le contraddizioni dell’avvocato Giorgi non persuadono (e fa bene l’autorità competente a non credere al colpo sfuggito alla vittima dopo un violento alterco, come non ha creduto alla prima deposizione), a parte il cinismo e l’egoismo dei due suicidi, che neppure il pensiero del teneri figli è riuscito a fermare nell’atto insano, sale da queste anime diseredate dalla valle di lacrime e di redenzione, un odore forte che somiglia al lezzo, qualcosa che fa pensare a un viluppo di corpi spasimanti nel fuoco delle incontrollate passioni. Sì, perché con tutto il rispetto dovuto alla solennità della morte, quel lezzo è il fiato dell’ambiente guasto in cui il fattaccio è nato: ambiente di aridità spirituale, di menzogna, di compromesso, di cedimento all’istinto dell’animale che sfoga all’angolo della strada la sua voglia. E quando della vita si battono le strade senza uscita, i vicoli ciechi che finiscono negli angoli occulti della sozzura clandestina, quando alla maestà e alla carità della legge divina si preferiscono l’inganno e la frode, il resto viene da sé: ai piedi dell’uomo si spalanca l’abisso e non c’è più forza umana che possa trattenerlo dal precipitarvi.

Rallentato così ogni vincolo, libera dal «soave giogo» romanità... progredisce.

A proposito di questa specie di follia... progressiva che ha preso alla gola in particolar modo la gioventù, un bellimbusto di quelli che giudicano ogni legge morale superata, concludeva una recente vivace discussione in merito col solito «slogan»: «Ma il mondo cammina, signor mio. Non vi siete accorto che tutto si rinnova? Provatevi a fermare la natura!». «Ehi, giovinotto — gli ho risposto — e Lei non s’è accorto che anche i gamberi s’illudono di camminare? Quanto alla natura, ch’io sappia, le stagioni son sempre quattro. Si provi, inoltre, a... liberarla dal sole, poi sentirà che maturar di nespole a primavera!».

Non so se abbia capito, ma l’ho visto allontanarsi fischiettando, tanto per darsi un contegno.

Ma che pena!

BENIGNO

14 marzo 1948

mercoledì, agosto 13, 2025

Ireland’s terrible combination: more abortions and fewer births

Since the 2018 referendum repealing the Eighth Amendment, the number of abortions in Ireland has continued to rise.  According to the annual report produced by the Department of Health recently the number rose to 10,852 in 2024 compared with 6,666 in 2019. This represents a 63pc increase.

Additionally, 201 Irish residents had abortions in England, based on the most recent UK statistics (referring to 2022), and 10 Irish residents had abortions in the Netherlands (in 2023).

The upward trend is clear. Abortion has become more socially accepted, and the legal framework introduced after the referendum has significantly increased requests.

One measurable outcome of this shift is the abortion ratio, i.e. the number of abortions compared to births. In 2024, there were 201 abortions for every 1,000 live births, meaning approximately 16.8pc of known pregnancies (excluding miscarriages and stillbirths) ended in abortion. To put this in context, let’s consider the figures from when abortion was legal in Ireland only to save the life of the mother.

In 2018, 2,879 Irish women had abortions in England, equivalent to 47 abortions per 1,000 live births, or 4.5pc of know pregnancies.

Pro-choice campaigners told the Oireachtas Committee on abortion in 2017 that around 5,000 Irish women were having abortions annually at that time, between women travelling to England, and women buying the abortion pill illegally. This would be an upper estimate of the total number.

This upper estimate means that at most there were about 82 abortions per 1,000 live births in 2018.

This means that since the repeal of the Eighth Amendment, the proportion of pregnancies ending in abortion increased hugely from 7.6pc (taking the pro-choice claim at face value) to 16.8pc. This sharp increase is one of the most striking consequences of the 2018 referendum.

Setting aside for a moment all moral considerations, let’s see how the growing number of abortions has an impact on the future population.

The current fertility rate in Ireland is just 1.5 children per woman, well below the replacement level of 2.1. At this rate, assuming no emigration or immigration, Ireland’s population would decline to around 3.05 million in 50 years-time from 5.3 today. Of course, there will surely be lots of net immigration, but we can still see what a low birth rate can do.

Fertility rates reflect only live births because they are calculated as the average number of children a woman would have in a lifetime, but if abortions are included in the calculation, the adjusted fertility rate for Ireland in 2024 would raise to approximately 1.78.

This is still below the replacement level, but significantly higher than the current rate.

A 1.78 rate means that, assuming no emigration or immigration, Ireland’s population would decline to around 4.04 million in 2075, a much smaller drop.

What is more concerning is that as the abortion rate is increasing, the impact on the future population is likely to be even more dramatic.

The figures outlined above make it clear that the abortion referendum in 2018 has brought about not only a legal and cultural shift, but also a significant demographic one. The significant rise of the abortion ratio within less than a decade is a measurable and consequential outcome. The broader societal implications, particularly in terms of declining fertility and long-term population reduction, should not be overlooked.

domenica, agosto 10, 2025

Partono i bastimenti

NAPOLI, gennaio.

Uno spettacolo senza precedenti ci si presenta lungo le strade che conducono al porto. Sono gli emigranti che arrivano su autocarri attrezzati alla bisogna, pronti a imbarcarsi sul «Santa Croce» che salperà per l’Argentina.

Il pensiero risale a tanti anni addietro, quando in lunghe miserabili teorie questa povera gente nostra affluiva dai più lontani paesi col sacco a spalla e il bordone del pellegrino: taluni scalzi, i più laceri, scarni, segnati dagli stenti e dal dolore. La fame li aveva stanati dai focolari spenti dove i più vecchi restavano ad attendere il tozzo di pane strappato in terra lontana da chi aveva ancora muscoli, sudore e sangue per arricchire lo straniero.

Come bestie, con lo stomaco stirato dai patimenti, giungevano qui a branchi, si sdraiavano stracchi sui moli, in attesa della prima carcassa che li imbarcasse, della prima ciurma che li gettasse in fondo ad una maleodorante stiva, donde taluno risaliva a stento per guardare allontanarsi quella terra che lo respingeva più con rancore che con nostalgia.

Non sapevano più piangere, non sapevano pregare più: aridi gli occhi, freddo il cuore. Erano i tempi della prima propaganda messianica: «La Patria è il mondo» avevano predicato i demagoghi col cappellaccio sulle ventitré e la cravatta a farfallone.

Così partivano disperati, sebbene non riuscissero a far tacere una voce che saliva dal profondo. C’era chi, per farla tacere del tutto quella voce, si metteva a cantare: «Me ne vogl’i all’America — che sta lontana assaje — me ne vogl’i addimane — nun voglio torna’ chiù…».

Molti, troppi non tornavano più davvero, rami verdi staccati dal tronco che pian piano intristiva…

Questo autocarro che mi sta dinnanzi, porta membri di famiglie diverse. Ogni individuo non è un numero, è un nome, e lo porta scritto sul bavero con un certo sussiego. Dal vestito all’atteggiamento, ai volti traspare un’aria che, se non è proprio di festa, certo è di raccoglimento, di tranquillità.

C’è, sì, uno sguardo pensoso di donna che pare attaccarsi con tutta l’anima alla terra che abbandona, ma quanto diversa è l’atmosfera in cui respirano questi bimbi incappottati, questi adulti che sanno dove e come troveranno lavoro e pane per i loro cari!

Si sentono attesi, protetti, assistiti, ecco; e non solo materialmente, chè c’è chi ha già pensato alla cura delle anime: troveranno di là dell’oceano lo stesso Cuore umano e divino.

E allora, anche se non rimpiangono troppo la Patria dilaniata dalle discordie intestine, sanno che laggiù costruiranno un avvenire migliore per i suoi figli e che la Patria risorgerà; la Patria non potrà morire finché ognuno, vicino o lontano, la porterà in cuore con la Fede dei padri.

 

BENIGNO

18 gennaio 1948

venerdì, agosto 08, 2025

The dangerous lesson from Switzerland’s assisted suicide regime

An Irish woman travelled to Switzerland to end her life through assisted suicide and her family only learned of her death afterwards, leaving them devastated. Such situations can occur in any jurisdiction where euthanasia or assisted suicide is legal, as there is generally no legal requirement to inform family members in advance. The decision is treated as a private matter between the individual and the providers.

The recent death of Maureen Slough, an Irish woman who travelled to Switzerland to end her life through assisted suicide, has reignited concerns about the country’s permissive approach to the practice, and the possibility of similar laws being introduced in Ireland.

Maureen’s family were left shocked and devastated after learning of her death only after the fact. The news came not from a relative or a doctor, but through a WhatsApp message from Pegasos, the Swiss assisted-suicide clinic where she died.

“It was one o’clock our time… I got the message saying my mum was gone,” her daughter, Megan Royal, recalled. The message stated that Maureen “passed away peacefully… embraced by a Pegasos nurse, an attendant, and a dog,” with Elvis gospel music and Amazing Grace playing.

Maureen was not terminally ill. According to her daughter, Megan Royal, she had endured years of chronic pain, bereavements, and two prior suicide attempts.

Switzerland is known for “suicide tourism” as it is relatively easy to access. It allows assisted suicide for any adult who has full mental capacity, is free from coercion, and can self-administer a lethal substance. There is no requirement for a terminal diagnosis or even illness. A doctor must confirm mental capacity and prescribe the means, but the person assisting does not have to be a medical professional.

Pegasos claims Maureen underwent psychiatric evaluation and provided documentation of “unbearable chronic pain”. Her daughter Megan disputes the process.

Critics say this amounts to “assisted suicide on demand,” and Pegasos openly states that it supports the right of any competent adult to choose death, regardless of nationality. The organisation has encouraged greater international acceptance so people “needn’t travel to Switzerland” to end their lives.

Last year, commenting on the report of the Oireachtas Committee on Assisted Dying, a spokesperson for the Swiss clinic said: “At Pegasos, we believe that adults capable of judgement should be allowed to exercise their right to a self-determined, dignified death. We hope that the social and individual acceptance of assisted dying, also in foreign countries, might improve in the future, so that people from abroad needn’t travel to Switzerland.”

The Swiss model was defended by Irish campaigner Tom Curran at the hearings of the Oireachtas Committee on Assisted Dying. He told them that he personally knew of eight Irish people who had ended their lives at Pegasos in 2023 alone. Many, he said, travelled via the UK or used a UK address to avoid detection from Irish authorities.

Curran is the director of Exit International, a group lobbying for highly permissive assisted suicide laws. He has helped draft proposals to legalise the practice in Ireland.

Another Swiss clinic, Dignitas, currently counts 123 Irish members and says it has assisted at least 13 Irish citizens to die since 1998.

What happened to Maureen could happen anywhere assisted suicide is legal. In Switzerland, or anywhere else where assisted suicide is permitted, there is no legal obligation for clinics to inform relatives beforehand. The decision is treated as a private arrangement between the individual and the provider.

Supporters of such laws argue that this protects personal autonomy. the belief that individuals should have the ultimate say over their own lives, including when and how they end. In such a framework, families may have no legal say in the decision, regardless of the emotional consequences. But critics warn it can isolate the person who wishes to die, and leave families blindsided and emotionally shattered.  In some cases, families might even have a vested interest, financial or otherwise, in approving, or at least not opposing, the death of a relative.

If Ireland were to legislate for assisted suicide, there is little to suggest that families would be informed in advance or have any legal say. This risks normalising death on demand and undermining protections for vulnerable people.

The Swiss approach is not a model to emulate. It should serve as a warning, not an example.

domenica, agosto 03, 2025

Bombe contro Dio?

Dopo i saggi di petardo-mania che gli eroi del «botto» hanno ostentato per le strade in occasione delle vacanze natalizie, abbiamo avuto veri e propri attentati nei templi in attesa del primo divino vagito e in qualche casa religiosa mentre le famiglie erano riunite intorno alle mense per il tradizionale cenone.

Tubi di gelatina collocati nella cattedrale di Favara (Sicilia) hanno causato danni all’edificio.

A Porto Maurizio venivano lanciate due bombe contro il maggior tempio affollatissimo, durante la celebrazione della Messa di mezzanotte, provocando danni di notevole entità.

Altro attentato del genere si è verificato a Cortenuova, nei pressi di Empoli.
Una formidabile deflagrazione ha terrorizzato gli abitanti di Albano nella stessa notte santa, causata dall’esplosione di una grossa carica di tritolo davanti al cancello del Giardino Murialdi, dove hanno sede i Padri Giuseppini.

Non è chi non veda in questi atti sacrileghi e simultanei l’esecuzione bestiale di ordini che partono da una «centrale» e vengono attuati da irresponsabili, tanto più che gli attentatori son giovinastri intorno ai vent’anni, i quali dal petardo innocuo possono passare al tritolo e alla bomba con una certa... fanciullesca disinvoltura.

Ma che si vuole ottenere con simili gesti criminali? Che le folle disertino gli altari dove le troppe miserie aggravate dalla discordia le chiamano con irresistibile voce?

Le genti sono avide di un dono immenso che i «grandi» della terra dimostrano con recidività impressionante di non saper dare, e si rivolgono a Colui che commise a Pietro la salvezza della sua eredità: «Vi lascio la pace, vi dono la mia pace!».

Si vuole impedire che Gesù manchi all’appuntamento nell’algida notte di Natale, e porti altrove il suo primo vagito, lontano dagli uomini di cattiva volontà?

Oppure «i fautori della negazione e della discordia, con tutta la schiera di profittatori che trascinano al loro seguito, vogliono così dimostrare il proprio giubilo, al pensiero o all’illusione che la loro ora è vicina?».

Certo, chi agisce con tanto livore, nell’ombra, è nemico acerrimo di Colui dalle cui labbra uscì un giorno il grido: «Veritas liberabit vos».          
«Questo grido — ha detto il Pontefice — non è mai risuonato più potente che oggi in un mondo che sente gravare su di sé il giogo della menzogna».

Dichiarino dunque i senza-Dio la loro guerra maledetta all’umanità tribolata. Il rigurgito d’odio potrà tutto travolgere e annientare: ma finché sulla terra resterà un solo uomo-immagine e somiglianza del Padre, l’Unigenito Figlio tornerà sempre a farsi crocifiggere per lui, a elargire a quell’uomo pace, verità, Amore.

 

BENIGNO

4 gennaio 1948

venerdì, agosto 01, 2025

Healthy three-parent babies: but does the end justify the means?


Recently, British media celebrated the birth of eight babies using a groundbreaking genetic technique designed to prevent the transmission of certain hereditary conditions. Headlines hailed it as an unqualified success: eight healthy children, spared the prospect of devastating illness. But this achievement comes at a profound moral cost, one that has been almost entirely absent from the public conversation: the new technique involves the destruction of human life.

The method, known as mitochondrial replacement therapy (MRT), uses genetic material from three people. In 2015, the UK became the first country to legalise it, with the stated aim of preventing maternal mitochondrial diseases, rare but potentially fatal disorders caused by faulty mitochondria.

Mitochondria are tiny structures in our cells that we inherit from our mothers. In MRT, scientists use two fertilised human eggs: one from the intending parents, which carries defective mitochondria, and one from a donor woman with healthy mitochondria. The nuclear DNA, which determines personal traits like appearance, personality, and height, is removed from the parents’ fertilised egg and transferred into the donor’s fertilised egg, after the donor egg’s own nucleus has been removed and destroyed. The resulting embryo has nuclear DNA from the mother and father, and a small amount (less than 1%) of mitochondrial DNA from the donor.

Although this might appear to be a compassionate use of science to prevent suffering, it involves practices that are gravely unethical.

First and foremost, the process requires the creation and destruction of multiple human embryos. Each embryo is a human being with inherent dignity and the right to life from the moment of conception. Discarding or experimenting upon embryos is, therefore, morally unacceptable.

Secondly, the technique entails altering the DNA in such a way that changes will be passed on to future generations (germline genetic modification). This raises profound moral questions. Once we begin to manipulate the genetic makeup of human beings at the embryonic level, where do we draw the line?

For this reason, mitochondrial replacement therapy is banned in countries such as the US, Germany, France, Italy. In Ireland, the Assisted Human Reproduction Act 2024 includes a clear ban on mitochondrial replacement, but the Act is not yet commenced.

Although the term “three-parent baby” is often used in the media, it is a bit inaccurate. Personal genetic characteristics like appearance, personality, height, eye colour, or intelligence are not passed on through mitochondria. Yet mitochondrial replacement therapy still introduces a third genetic contributor, raising complicated ethical and legal questions about parenthood.

Medical science must always serve the integral good of the human person, respecting both physical life and moral law. While the desire to prevent illness is good and understandable, not every technologically possible solution is morally permissible. The ends do not justify the means, especially when those means involve the destruction of human lives, however early in development.

Moreover, these new techniques reflect a worrying trend in modern biotechnology: reducing human beings to a set of biological components to be manipulated, optimised, or discarded. Such a view undermines the sanctity of life and the unique, irreplaceable value of each person.


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