domenica, novembre 16, 2025

L'appuntamento della carità

Un’anima buona mi scrive:

«Le segnalo un caso che forse potrebbe ispirarle uno scritto ed una opera di carità. Si tratta di questo: ho conosciuto per caso un povero uomo, disgraziato fisicamente, poverissimo, che tira avanti la vita lavorando da elettricista (ma è ostacolato dalle sue condizioni fisiche). Ebbene, quest’uomo è un musicista e musicologo appassionato; innamorato di Beethoven, scrive notturni e Ave Marie (ha fatto i voti di scriverne una se guarirà). È stato a Lourdes e può essere interessante ascoltarlo mentre parla del suo pellegrinaggio e della sua vocazione.

Mi pare che una segnalazione fatta con sentimento, potrebbe costituire, oltre ad un articolo interessante, un aiuto per un poveretto. Ove anch’Ella lo credesse, io Le potrei combinare un incontro.

W. V.»

L’appuntamento, anzi l’incontro, me lo sono procurato nella maniera più semplice e rapida, invitando cioè per telefono a casa mia il Sig. Bruno De Andreis, ricoverato all’Istituto dell’Immacolata (Via Monti di Creta, 4) anche perché non ho voluto farne oggetto di curiosità... gazzettiera.

Il primo incontro è forse sgradito per stomaci delicati (quando si tratta di carità. Santa Caterina aveva uno stomaco di ferro) ma poi la luce dell’anima risplende su quel volto piagato. Mentre Bruno parla si riesce a intravedere pian piano il volto del Crocifisso. Bisogna pensare a Cristo.

Adesso Bruno racconta:

Orfano in tenera età, un arresto di sangue gli procurò un «angioma» per cui fu sottoposto da una zia a cure di raggi, forse drastiche. Dopo tre anni peggiorò notevolmente. Rimasto con lo zio, si diede a coltivare la musica, ma da autodidatta, riuscendo in breve a comporre. Intanto si esercitava nel mestiere di elettricista.

A 18 anni, un grosso pezzo di lavagna staccatosi da un cornicione gli procurò la frattura della scatola cranica. Nel 1940, transitando in bicicletta, causa l’oscuramento, urtò violentemente contro un paracarro e si fratturò il femore, rimanendo anchilosato della gamba sinistra. Soffre atroci dolori per sopraggiunta sinovite. Intanto continuano le applicazioni di ogni genere nella pelle del viso, ma peggiora sempre finché i buoni frati dell’Immacolata non lo ricoverano, iniziando una cura speciale che già gli ha procurato giovamento. Guarirà.

Ho esposto freddamente il caso perché ognuno misuri quanto sia sciagurato questo giovane che tutto subisce con una rassegnazione che non esito a chiamare eroica.

Ora egli vorrebbe lavorare per aiutarsi a risalire l’abisso in cui è caduto e in cui lo respinge, soprattutto, la sua miseria fisica. Avrebbe inoltre bisogno di supernutrimento per affrontare seriamente una cura lunga e costosa. Non ha abiti, biancheria ecc. Le esigenze dell’Istituto che lo ospita sono molte: non si arriva coi mezzi scarsi di cui si dispone a lenire il male di tutti, che è grave, ostinato.

Chi non vorrà porgere una mano a questo infelice provato così duramente, procurandogli lavoro o inviandogli un’offerta che serva ad alleviare i suoi atroci patimenti fisici e morali?

Dare al povero è dare a Cristo, ma quando questo povero si chiama Bruno De Andreis? Si tratta di un puro di cuore.

Benigno

18 luglio 1948

 

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