L'11 settembre e il diritto internazionale, di Benjamin J. Urmston SJ
Presi parte alla II Guerra Mondiale nel Terzo Corpo d'Armata americano al comando del generale Patton. Uscii dalla guerra con la convinzione che ci dovessero essere modi migliori per fronteggiare le minacce alla nostra sicurezza. Scelsi la Compagnia di Gesù per unire la mia fede al desiderio di un mondo più giusto e pacifico. Cinquantasei anni dopo sono convinto che un diritto internazionale democratico sia un ingrediente essenziale della pace. Il primo atto della Rivoluzione statunitense risale al 1776. Penso che spetti a noi scrivere il secondo atto e metterlo in scena. "Come all'interno dei singoli Stati è giunto finalmente il tempo in cui il sistema della vendetta privata e della rappresaglia è stato sostituito dall'impero della legge, così è ora urgente che un simile progresso abbia luogo nella Comunità internazionale" (Giovanni Paolo II, Centesimus Annus, n. 52). Questo secondo atto porterebbe giustizia e libertà autentiche per tutti, per ogni persona creata a immagine e somiglianza di Dio. Il secondo atto dovrebbe essere non-violento, ma coraggioso, creativo, a largo raggio e conforme al diritto. Dopo l'11 settembre, usiamo il meglio del patriottismo americano per parlare a favore dei valori rivoluzionari di ogni persona creata da Dio con diritti inalienabili. Sulla base del discernimento spirituale di Sant'Ignazio, liberiamoci di questo enorme auto-inganno. Poniamo la nostra fiducia non nella strapotenza militare e nella limitazione delle nostre libertà civili, ma nel piano che Dio ha per noi: una pace globale con una giustizia globale attraverso il diritto globale. [HL20906]
L'autore è Direttore dei Programmi di Pace e Giustizia presso la Xavier University di Cincinnati, Ohio (USA). Per un approfondimento in inglese, vedi "Blueprint for Social Justice", Maggio 2002
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