sabato, settembre 18, 2004

La gaia vuotezza postcattolica dell'icona moana

Questo l'avrei voluto scrivere io ed invece è apparso su Farfintadiesseresani.
Aggiungo solo che io ricordo bene quel giorno anche perché morì Karl Popper. Lascio alla vostra fantasia stabilire cosa accomuna i due personaggi. ;)

Ieri cadeva il decimo anniversario della morte di Moana Pozzi. Impossibile non accorgersene. I media ne hanno parlato in ogni modo, ricordandola in modalità santino. Vanity Fair, per dire, da tre settimane non parla d'altro. Ovunque, Rai compresa, ci vengono rifilate interviste ai suoi famigliari, ai numerosi vip che l'hanno conosciuta di persona, a colleghi e colleghe del bel tempo che fu.
Ora: la notizia della morte di Moana Pozzi mi provocò un certo smarrimento, per il semplice fatto che morì giovane. E anche per un altro motivo, va detto: perché accostare l'idea stessa di morte al mondo dell'eros è cosa che turba, toccando un tasto umano, troppo umano. Mi fermo qui, senza citare pedantemente Freud. Spero si capisca ciò che intendo.
Ciò detto: punto.
Invece, si avverte nell'aria la tendenza a innalzare la povera morta a icona globale, meritevole di obbligatoria ammirazione (artistica, morale, di che genere?) anche da parte di chi, come il sottoscritto, sia un frequentatore alquanto episodico del genere che le diede fama.
In particolare, i commemoratori paiono essere tutti concordi su una cosa: era una donna straordinariamente intelligente. Sembra quasi, ad ascoltare le postume apologie, che raramente persone più nobili della commemorata abbiano calcato la polvere del bistrattato pianeta.
Posso dissociarmi dal coro? Posso ricordare che Moana Pozzi fece parte del "Partito dell'amore", e con questo ritenere detto molto, se non tutto? Posso far memoria del fatto che indulgeva spesso, nelle sue apparizioni pubbliche, ad atteggiamenti avvilenti per lei che li teneva e per chi ne ne infoiava? Posso anticipare l'obiezione e provare a spiegare che la sua consapevolezza in merito è da considerarsi aggravante, e non attenuante? Posso sospettare che dietro la mitizzazione postuma lavori un inconsapevole istinto a creare miti farlocchi (in questo caso, quello della "puttana suo malgrado") tanto consolatori quanto insensati, perfetti per compiacere la vacuità di questa risma di gente (che siamo poi noi) gaiamente postcattolica e tristemente irrazionale?

posted Thursday, 16 September 2004

1 commento:

Anonimo ha detto...

Direi che può essere anche un tentativo per sdoganare un mondo che piano piano sta ottenendo i suoi bei riconoscimenti. Penso a Eve henger nella Fattoria, o ad alcune apparizioni di Rocco Siffredi in programmi Rai.
Ciao