Un articolo di “Le Scienze” cerca di confondere il dibattito sulla procreazione assistita
La parola ad un neonatologo del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena
SIENA, domenica, 19 settembre 2004 (ZENIT.org).- La fecondazione assistita e la legge che la regola sono al centro di un intenso dibattito che coinvolge i campi della medicina, dell’etica e della politica.
Dal punto di vista scientifico la rivista “Le Scienze” nel numero di settembre pubblica, e annuncia in copertina, un articolo molto critico nei confronti della legge in vigore e favorevole al referendum che mira ad abrogarla (N. Frontali e F. Zucco, Sterili per legge, “Le Scienze”, settembre 2004, pp. 58-63).
Su questo articolo ZENIT ha chiesto un commento al dott. Carlo Bellieni neonatologo del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena.
Cosa ne pensa del dibattito attuale sulla procreazione assistita?
Carlo Bellieni: Il dibattito sulla fecondazione in vitro (FIV) assume nuove tinte. Inizialmente si cercava da parte dei fautori della FIV di lasciare campo libero al “mercato” e al desiderio della coppia riguardo a come e quando impiantare gli embrioni e in particolare a quanti impiantarli.
Ora è sempre più chiaro che questa posizione genera patologia in quanto tutta la ricerca scientifica testimonia senza dubbio che la gemellarità in sé è fattore di rischio per il danno cerebrale del bambino. Logica avrebbe voluto che si sospendesse il ricorso a queste tecniche almeno finché non fossero state dimostrate sicure, come si fa con qualunque tecnica medica.
Invece no. L’impianto di embrioni in donne che lo richiedono va avanti, con i conseguenti rischi di patologia per i bambini così concepiti.
La nuova svolta è che la nuova legge attualmente in vigore in Italia viene accusata di obbligare all’impianto di più embrioni e dunque di produrre questa patologia. Si dimentica ovviamente che questa legge è solo un argine al dilagare del rischio!
Cosa pensa dell’articolo pubblicato da “Le Scienze” sulla FIV?
Carlo Bellieni: E’ interessante e, se portasse alle conseguenze ovvie, dovrebbe far rabbrividire, visti i tassi di insuccesso, i rischi riportati per madre e figli.
Invece le conclusioni sono nel senso che abbiamo appena descritto: non la FIV è un rischio, ma la legge in quanto obbliga ad impiantare 3 embrioni (vedremo nel testo come per ora l’impianto di un singolo embrione, legge o non legge, non sembra ancora aver il successo sperato in termini di esito della gravidanza).
L’articolo contiene molte incongruenze, troppe per una rivista di questo tipo.
Cosa intende?
Carlo Bellieni: Le articoliste dicono che si è passati “forse un po’ troppo rapidamente” alla sperimentazione sull’uomo di questa tecnica. Questo è ben noto, basta leggere la raccomandazione della Commissione di Bioetica del Presidente degli Stati Uniti, appena edita, o il numero di aprile di “Nature” in cui viene detto a proposito di certe tecniche di PMA: “Trattiamo le donne come cavie da laboratorio”.
Il fatto stesso che si stia facendo questa corsa tralasciando talora i normali punti di sperimentazione di tecniche nuove è squalificante in sé, nonostante la buona fede dei ricercatori.
Normalmente ogni nuovo progresso scientifico si studia prima in vitro, poi su animali, poi su volontari e infine si commercializza. Qui le autrici ci spiegano che questo non sempre avviene. Non è confortante. E soprattutto è contraddittorio per un articolo che invece non stigmatizza queste tecniche.
Le articoliste dicono a pag. 60 che ad essere responsabili dell’insorgere degli handicap sono le gravidanze gemellari.
Carlo Bellieni: Questo infatti è vero. Purtroppo le articoliste hanno dimenticato cosa da loro stesse scritto poche righe prima, descrivendo il lavoro di Bo Stromberg: “Il rischio di handicap è risultato più alto nei ragazzi nati con FIVET, anche escludendo dall’analisi i gemelli”.
Dunque anche l’impianto di un singolo ovulo è a rischio. Esiste anche una letteratura più recente che conferma questo, con studi di review di più di 20 articoli scientifici. Vogliamo forse pensare che le patologie genetiche descritte nell’articolo derivino da gemellarità e non da un’alterazione dell’imprinting genomico?
Non sarebbe necessaria più cautela piuttosto che una legge più permissiva?
Carlo Bellieni: Proprio così. A pag. 36 dello stesso numero della rivista appare un bell’articolo di S Prusiner sulla cosiddetta “Mucca pazza”; a pag. 72 invece un interessantissimo articolo sugli OGM.
Come sappiamo per entrambi questi nuovi progressi sono state fissate serie regole di cautela. Strano come invece per sviluppi tecnici come la PMA queste cautele non vengano ricercate.
Significativamente non lontano da noi, in Francia, la “Defenseur des Enfants”, Claire Brisset, eletta dal Parlamento a quel ruolo e il Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica stanno invocando una tale cautela, richiedendo – la prima – anche una moratoria per la tecnica ICSI citata nel pezzo di Frontali e Zucco.
ZI04091903
Nessun commento:
Posta un commento