di Mario Adinolfi
Il
27 luglio il disegno di legge Zan-Boldrini arriverà in aula alla
Camera. Si tratta del passaggio parlamentare meno ostico per i
proponenti dell'inutile e pericolo disegno di legge sull'omotransfobia,
già superato nella scorsa legislatura dal del tutto simile ddl
Scalfarotto, poi messo nel cassetto per sopraggiunte convenienze
politiche d'altra natura e perché al Senato i numeri per la maggioranza
erano ballerini. Lo erano allora, lo sono oggi. Divertente che l'oggi
renziano Scalfarotto si sia ritratto dalla prima fila dei sostenitori
della legge Zan e poiché in politica ogni vuoto viene riempito, al posto
dell'allora piddino Ivan arriva l'oggi ridiventata piddina Laura
Boldrini, in un alternarsi di maschere sinistre che mescolano la
ridicola ansia di visibilità all'inquietante cinismo di ricercarla ad
ogni costi, anche calpestando la libertà d'espressione.
Sì,
il ddl Zan è esattamente questo, una legge che calpesta la libertà
d'espressione. Non è una legge che tutela gli omosessuali dalle
violenze, perché gli omosessuali sono persone e tutte le persone sono
tutelate dalla legge se subiscono violenze. Se poi si intende aggredire
un gay o una lesbica proprio per l'orientamento sessuale esistono le
aggravati previste dall'articolo 61 del codice penale, che aumentano la
pena per i "motivi abietti e futili" del gesto violento. Dunque, l'unica
intenzione dei proponenti è impedire il dissenso e la proposta
alternativa a quella dello stravolgimento dell'istituto matrimoniale,
della modifica conseguente del concetto stesso di famiglia come
costituzionalmente definito all'articolo 29 della Carta repubblicana,
dell'imposizione della cultura gender e della omogenitorialità da
praticarsi anche attraverso la pratica criminale dell'utero in affitto.
Vogliono che chi si oppone a questo programma politico sia
impossibilitato a esprimere le sue idee e tacciato come omofobo, se osa
alzare la voce finirà immediatamente catalogato come istigatore all'odio
e la pena potrà arrivare fino ai sei anni di carcere.
Ho
già avuto modo di dire che bisogna evitare assolutamente la
politicizzazione di questo conflitto, che è invece il conflitto dove un
intero popolo deve avere chiara che questa è solo la pretesa di una
lobby potente che si sta facendo sempre più prepotente. Se lo si
politicizza trasformandolo in braccio di ferro centrosinistra contro
centrodestra, per gli equilibri parlamentari attuali si rischia di
perdere. Se lo trasformeremo in una battaglia di popolo, questo
conflitto vedrà sconfitto il ddl Zan esattamente come fu sconfitto anche
dalla mobilitazione popolare il ddl Scalfarotto cinque anni fa.
Perché
possa esserci però battaglia di popolo, occorre un popolo mobilitante.
Credo che naturalmente l'avanguardia non possa che essere rappresentata
dai cattolici. Che però come al solito stanno avviando la pratica
tafazziana del martellarsi da soli i coglioni per arrivare alla
battaglia decisiva più sfiancati e divisi possibile. Dirò pane al pane e
vino al vino, con nomi e cognomi, perché tra cristiani si dovrebbe
sempre far così: vivere di sibili alle spalle è peccato grave, la
maldicenza è odiosa agli occhi di Dio, la subisco e non la pratico. Io
parlo sempre chiaro e in faccia, senza portare mai rancore. Se incontro
vecchi compagni di viaggio li abbraccio sempre con generosità, mi piace
ricordare di aver percorso un tratto di strada insieme. Non faccio
comunicati stampa impaurito da una foto che ci ritrae abbracciati. Anzi,
sarei lieto che ne vengano scattate di nuove.
Riccardo
Cascioli sulla Nuova Bussola Quotidiana qualche giorno fa ha scritto
secondo me a ragione che le divisioni tra i protagonisti dei Family Day
del 2015 e del 2016 rendono difficile immaginare una nuova mobilitazione
di piazza insieme. Ha di nuovo rimproverato al Popolo della Famiglia
l'ostinazione a voler esistere (senza nominarci, è ovvio, tra cattolici
si fa così, ah il vizio del sibilo), mentre a Massimo Gandolfini ha
spiegato che è stato inelegante a provare a fregarsi la visibilità della
mobilitazione dell'11 luglio organizzata dalle Sentinelle in Piedi,
annunciando una manifestazione addirittura a piazza del Popolo,
insostenibile per Gandolfini visto che nella sua associazione pro family
non riesce a convogliare neanche i familiari più stretti. Questo
viziaccio di prendersi il popolo organizzato da qualcun altro e
raccontarlo come proprio Gandolfini non vuole toglierselo. Nel 2015 e
2016 le piazze furono riempite da Kiko Arguello, senza di lui addio
piazza del Popolo. E poiché ancora qualcuno si ricorda lo sgarbo fatto
da Gandolfini a Kiko, escluso all'ultimo momento dal Circo Massimo,
piazza del Popolo per l'11 luglio è rimasta deserta e il neurochirurgo
bresciano dopo averla maestosamente convocata è dovuto ricorrere a un
comunicato goffo di rapida retromarcia. Meglio, le piazze delle
Sentinelle avranno la loro rilevanza senza furti con destrezza e
Cascioli ha fatto bene a sottolineare il ruolo svolto sempre con grande
dignità da quelle veglie silenziose. Ho già dato indicazione a tutti i
militanti e dirigenti del Popolo della Famiglia che lo desiderano di
partecipare alle veglie dell'11 luglio, senza indossare simboli di
partito, per rispetto verso l'organizzazione.
Dato
a Cascioli quel che è di Cascioli, fatemi litigare un po' anche con la
Nuova Bussola Quotidiana. Ma come si fa a scrivere che chi va in piazza
contro la legge Zan deve andarci sapendo che lo fa "contro la Chiesa
ufficiale"? Ma che colossale castroneria è questa? Ma perché ci vogliamo
così male Stefano? Stefano Fontana attacca sul sito di Cascioli un
pippotto moralistico spiegando che esistono tre morali cattoliche ormai,
e solo quella antecedente ad Amoris Laetitia permette di scendere in
piazza contro la legge Zan-Boldrini. Ora, a parte che secondo me contro
quella legge dovrebbero scendere in piazza tutti dai marxisti-leninisti
ai fascisti di Pisanò, perché noi cattolici coltiviamo sempre questa
ansia di farci del male? Cascioli in persona ha insistito chiedendo
"chiarezza" a Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, perché al
fondatore della Bussola non piacciono gli articoli di Avvenire, di
proprietà della Cei. E giù altre tonnellate di fiele in particolare
contro i pezzi di Luciano Moia.
Ora,
i pezzi di Moia non piacciono neanche a me (li chiamo “moiate", massì,
facciamoci un altro amico). Ma decidere che Moia possa mettere in ombra
una nota ufficiale della Conferenza episcopale italiana, chiedendo
chiarimenti che possono essere solo dannosi, è un altro luminoso esempio
di tafazzismo. Ricordo che il cardinale Bassetti a nome di tutta la Cei
rispetto al ddl Zan ha scritto in quella nota ufficiale: "Un esame
obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute
nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono
già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento
violento o persecutorio. Questa consapevolezza ci porta a guardare con
preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame
presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati
di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra
alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l'urgenza di
nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme
incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui –
più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire
l'espressione di una legittima opinione, come insegna l'esperienza degli
ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state
introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene
che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la
duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato
di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte
educative, il modo di pensare e di essere, l'esercizio di critica e di
dissenso". Ma che vuoi chiarire? Più chiaro di così!
Sono
stato chiamato in televisione a difendere più volte dall'aggressività
della nota lobby la posizione che vede nel ddl Zan-Boldrini una
operazione liberticida e tutte le volte mi sono fatto scudo con le
parole del cardinale Bassetti, chiarissime e perfettamente
condivisibili. Moia ha un atteggiamento più "dialogante"? Avvenire pare
essere più "morbido"? Vero. Rappresentano una sensibilità che nel mondo
cattolico è presente. Potete aggiungerci un purtroppo, se volete. Ma è
certamente molto presente.
Vengo
al punto. Il Popolo della Famiglia non piace a Cascioli, a Fontana, a
Gandolfini, a Moia e manco ad Avvenire. Io ho meno idiosincrasie e non
coltivo rancori, pensate che la presentazione del mio nuovo libro Il
Grido dei Penultimi la faccio l'11 luglio a Pomigliano d'Arco al fianco
di uno che è tornato nel PdF dopo aver scritto per anni che ero una
sorta di incrocio tra Gengis Kahn e Pol Pot. Ma a me piace davvero
tornare ad abbracciare i vecchi amici, appena le condizioni lo rendono
possibile. E allora diciamocelo chiaramente: solo una grande, poderosa e
nuova spinta unitaria anche tra persone che non si piacciono può
condurre a vincere questa partita politica complicata ma non
impossibile.
Lo ripeto,
io credo che contro il ddl Zan dovrebbero scendere in piazza proprio
tutti, di qualsiasi colore politico: comunisti, fascisti, ovviamente i
liberali e i democratici, leghisti, grillini, perché è chiaro che si
comincia con gli "omofobi" e poi se passa il precedente si potrà
allargare l'assalto ad ogni altra categoria scomoda. Infatti
dall'omofobia si sono subito allargati alla misoginia. Potrò continuare a
dire che mia cognata è una stronza? Chi lo sa, dipende dal giudice...
Di
certo, se non ci riuscirà di riunire l'intero Paese, devono riunirsi
tutti i cattolici, di qualsiasi casacca. Suggerimento di metodo:
diciamoci tutte le brutte cose in faccia, sfoghiamo 'sto cavolo di piano
personale del risentimento che frega sempre ed è anche profondamente
anticristiano. Poi ragioniamo politicamente. C'è una nota ufficiale
della Conferenza episcopale italiana. Apprendo proprio da una intervista
di Luciano Moia su Avvenire che il presidente emerito della Corte
Costituzionale è contrario al ddl Zan. Immagino che l'attuale presidente
della Corte Costituzionale la pensi alla stessa maniera. Ogni singolo
cattolico che pure militi nel Pd non può non sentirsi interrogato dalla
nota dei vescovi italiani suoi pastori e vorrei tanto che si sospendesse
la meravigliosa gara a tu non sei cattolico se non fai di tutto per
spaccare la Chiesa, augurando rapida morte a Papa Francesco e sperando
che si vada in piazza "contro la Chiesa ufficiale". Chiedo la moratoria
di tutte queste cazzate, sei mesi basteranno a far naufragare al Senato
la legge Zan, per sei mesi basta fregnacce tra bergogliani e
antibergogliani, il Papa è uno e dividersi è insensato. Ora serve
soprattutto unità.
Il
Popolo della Famiglia lavorerà a una prospettiva unitaria senza
rinunciare alla propria identità politica e senza chiedere l'analisi del
sangue a nessun cattolico: cattoleghista o cattodem, lettore della
Bussola o di Avvenire o de La Croce, cattomeloniano o cattoadinolfiano,
cattobergogliano o cattosocciano, per favore almeno tra noi adesso
basta. L'aggettivazione è diventata ormai insopportabile, in questa
battaglia torniamo il più possibile ad essere unitariamente "i
cattolici" senza che a nessuno sia chiesto di rinunciare alla propria
specifica sensibilità politica e ecclesiale.
Torniamo
tutti uniti per un progetto di libertà, un progetto di libertà che
riguarda l'Italia intera ma può essere splendidamente guidato da una
seppur temporanea unità tra cattolici. Per carità, poi qualcuno si
sfilerà anche, per opportunismo o per ideologia, ma sarebbe davvero
bello smettere di considerare inconcepibile il tornare a fare le cose
insieme nonostante i dissapori, perché solo facendole insieme quelle
imprese e quelle lotte hanno portato alla vittoria. Ci è riuscito con il
ddl Scalfarotto, ci riuscirà con il ddl Zan-Boldrini perché gli
italiani tengono ai valori della Costituzione e i cattolici hanno
combattuto troppo a lungo per la propria libertà per potervi rinunciare
oggi per la tracotanza di una lobby.
Uniti, senza chiedere abiure a nessuno e ognuno con la sua sensibilità, ce la faremo.
Mario Adinolfi
Nessun commento:
Posta un commento