martedì, marzo 15, 2005

Ma san Tommaso cosa pensava in realtà?

Ma san Tommaso cosa pensava in realtà?

di Inos Biffi (da impegnoreferendum)

Nell’attuale dibattito sullo statuto umano dell’embrione non manca da più parti il richiamo alla dottrina di Tommaso d’Aquino. Ma sull’argomento qual è esattamente il pensiero tomistico? Occorre, al riguardo, distinguere due questioni:
- La prima relativa al tempo dell’animazione umana dell’embrione;
- La seconda relativa al comportamento nei confronti dell’embrione umanamente animato.

Per quanto concerne l’animazione Tommaso segue la teoria aristotelica (Libro della generazione degli animali, II, III, 736a35), da lui espressamente citata (Summa Theologiae, III, 33, ob. 3), secondo la quale «in tempi successivi il corpo viene formato e preparato a ricevere l’anima». Per cui la materia del corpo viene umanamente animata - riceve cioè l’anima umana - non nell’istante della concezione, ma intorno al 40° giorno dalla concezione. Dapprima abbiamo la realtà vivente - il vivum -, poi la realtà animale - l’animal -, e infine la realtà umana - l’homo - (ivi), che "assorbe", include e "oltrepassa" le precedenti (ivi, I, 118, 2, 2m).
Nella Summa contra Gentiles (II, 89) Tommaso scrive: «Nella generazione dell’animale e dell’uomo, in cui la forma è perfettissima, molte sono le forme e le generazioni intermedie, e di conseguenza le corruzioni, poiché la generazione di una forma è la corruzione di un’altra. Perciò l’anima vegetativa (anima vegetabilis), che viene per prima, mentre l’embrione vive la vita della pianta, si corrompe e le succede un’anima più perfetta, che è insieme nutritiva e sensitiva (anima perfectior, nutritiva et sensitiva simul), e allora l’embrione vive la vita dell’animale (vita animalis); distrutta questa, le succede l’anima razionale che viene infusa dall’esterno (anima rationalis ab extrinseco immissa)», ossia «grazie alla creazione divina» (per creationem a Deo), o «da Dio immediatamente» (a Deo immediate) (Summa Theologiae, I, 90, 3, c.).

Secondo questa teoria, l’infusione dell’anima razionale preesige, come condizione, che il corpo sia "formato", ossia adeguatamente disposto a tale infusione: il corpo all’inizio riceve solo un’"anima imperfetta" - vegetale/animale -, e solo in un secondo tempo "l’anima perfetta", o "l’anima razionale".

Certo, se ci fosse un caso in cui lo stato di "formazione" fosse in atto già dalla concezione, l’animazione umana non avverrebbe successivamente ma immediatamente.
È il caso, eccezionale, di Gesù Cristo, il cui corpo ricevette l’animazione umana «nel primo istante della concezione». Domandandosi: «se il corpo di Cristo sia stato animato dal primo istante della concezione» (Summa Theologiae, III, 33, 2), Tommaso risponde in modo affermativo: il corpo di Cristo, assunto dal Verbo di Dio a partire dalla concezione, fu immediatamente animato dall’anima razionale. Quel corpo, infatti - grazie all’«infinita virtù dell’agente» che fu al principio del suo concepimento - ricevette subito la sua perfetta formazione; ecco perché, «nell’istante stesso in cui fu concepito, ebbe la forma perfetta, ossia l’anima razionale». A differenza degli altri uomini.

Come si vede, la teoria tomistico/aristotelica sul tempo dell’animazione umana è legata alla concezione scientifico/filosofica - più filosofica che scientifica - dell’epoca. Ma non appare più sostenibile.
Non si vede su quale fondamento si possa affermare che l’embrione «è semplicemente avviato» all’acquisizione del livello umano, e, dunque, «solo potenzialmente» uomo.

Se non fosse da subito «umanamente» strutturato e definito, e perciò «umanamente» animato; se, in altre parole, non possedesse già in sé gli "ingredienti" o i princìpi obiettivi che costituiscono formalmente l’essere umano, da dove, e per quale ragione, e quando precisamente essi gli potrebbero giungere?
Senza dire, che non sarebbe lecito "usare", nell’una o nell’altra forma, dell’embrione, quand’anche ci fosse solo l’eventualità del suo statuto umano.
Il secondo aspetto della dottrina di Tommaso riguarda il comportamento nei confronti dell’embrione umanamente animato.
Al riguardo, la posizione di Tommaso è netta: un aborto deliberato è un omicidio. «Chi percuote una donna incinta - egli scrive - compie un’opera illecita. Perciò, se ne segue la morte della donna o del bambino già formato, non può evitare la responsabilità dell’omicidio» (Summa Theologiae, II-II, 64, 8, 2m).
È come dire che il feto, in virtù dell’animazione razionale, è un essere o una persona umana, ed è quindi intangibile. Una sua soppressione equivarrebbe all’uccisione di un innocente, dichiarata assolutamente illecita: «In nessun modo è lecito uccidere un innocente» (ivi, 64, 6, c.). Nei termini inequivocabili di Tommaso, sarebbe un homicidii crimen; o, com’è detto nel Vaticano II, un nefandum crimen, un «abominevole delitto» (Gaudium et Spes, n. 51).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Angelo, non capisco perché non sarebbe 'più' sostenibile. Non capisco questo 'più'. Non lo capisco sulla base degli argomenti addotti da Biffi, che riporto:
"Non si vede su quale fondamento si possa affermare che l’embrione «è semplicemente avviato» all’acquisizione del livello umano, e, dunque, «solo potenzialmente» uomo.

Se non fosse da subito «umanamente» strutturato e definito, e perciò «umanamente» animato; se, in altre parole, non possedesse già in sé gli "ingredienti" o i princìpi obiettivi che costituiscono formalmente l’essere umano, da dove, e per quale ragione, e quando precisamente essi gli potrebbero giungere?".

Ti domando: Tommaso poteva capire questo genere di domande, o queste domande suppongo le acquisizioni della biologia moderna? Non mi pare. E allora perché quel 'non più sostenibile'? (azioneparallela)