domenica, novembre 10, 2002

Né sogni, né utopie
a cura di Patrizia Caiffa
inviata Sir a Firenze


"C'è una impressionante partecipazione agli incontri sulla non violenza" osserva don Tonio Dell'Olio, coordinatore di Pax Christi
Italia, che al Social Forum Europeo, in corso a Firenze fino al 10 novembre, promuove, insieme ad altre organizzazioni, numerosi seminari
sui temi della pace e del dialogo tra Chiese e religioni. "Il popolo di Porto Alegre - afferma Dell'Olio - non è solo un movimento
giovanile come poteva essere quello del '68, non distribuisce sogni e utopie, descrive percorsi e itinerari molto concreti". Dell'Olio,
affrontando una questione che preoccupa l'opinione pubblica, sottolinea che "l'uso della violenza si ritorce contro il movimento
stesso" perché "accetta lo stesso linguaggio di chi parla con la guerra.
Stare su questo terreno non paga, si è sconfitti già nei metodi prima ancora che nelle finalità".
E sui giovani cattolici presenti al Forum - a loro è stata assegnata la piazza S.Maria Novella, dove la Rete Lilliput e la Tavola della
pace hanno allestito una tenda, mentre nella chiesa saranno celebrate ogni giorno due messe (alle 8 e alle 17) - don Luca Niccheri,
fiorentino, coordinatore regionale dei centri missionari della Toscana, osserva che "è una presenza minoritaria dal punto di vista
delle sigle, ma se si va a vedere quanta gente vive il proprio impegno in movimenti, reti, gruppi in un ottica vocazionale, cioè come
chiamata di Dio ad impegnarsi in questo momento a lottare per la giustizia, la pace, i diritti, allora il numero e la qualità delle
persone aumenta". Don Niccheri, infine, rivendica, da parte dei missionari, "una primogenitura rispetto alla riflessione sui temi
della globalizzazione. Non condivido l'accusa di andare a rimorchio di altre culture, semmai siamo stati i primi a sollevare il problema".
Lo spazio di preghiera interconfessionale è proprio all'ingresso della Fortezza da Basso - il cuore del Social forum europeo, in corso in
questi giorni a Firenze - e tanti giovani di ogni nazionalità e religione si avvicinano curiosi ed entrano togliendosi le scarpe, in
"segno di umiltà, amicizia e condivisione con i popoli oppressi", come recita il cartello che li accoglie, insieme ad una bevanda "equa e
solidale" offerta dagli organizzatori. Come nella Chiesa di Boccadasse durante il G8 di Genova qui i missionari animano ininterrottamente la
preghiera davanti ad un altare allestito con teli indiani e simboli universali - un lume acceso con accanto dell'acqua e del cibo -,
mentre alle pareti c'è lo spazio per i messaggi o per mettere la propria firma su due bandiere con i colori della pace "che verranno
inviate a Bush e Sharon". Qui al Forum c'è tutto, tranne la violenza.
"Ho l'impressione che Genova sia stata una grandissima lezione per tutti - dice suor Patrizia Pasini, missionaria della Consolata,
promotrice dell'iniziativa -. Qui e in città è tutto diverso, anche le forze dell'ordine hanno cambiato atteggiamento. Dall'esperienza di
Boccadasse del digiuno e della preghiera abbiamo capito che questi modi profondi, alternativi, di riflessione e umanizzazione, sono un
grande richiamo per tutti. L'organizzazione è stata contenta della nostra proposta e ci hanno assegnato uno spazio molto bello, c'è
grande collaborazione. C'è una fiamma che rappresenta la luce, la speranza che ci accomuna tutti". Nella grande e colorata confusione
della Fortezza da Basso e del vicino Palaffari (i due luoghi dove si svolgono gran parte delle centinaia di convegni, seminari e workshop)
si incontrano capelli rasta, poncho messicani, treccine africane, ma anche qualche velo di suora. "Qui i cattolici sono a proprio agio e al
proprio posto" precisa suor Pasini. Anche una religiosa domenicana, alle prese con l'apparecchio per la traduzione simultanea, ascolta
attenta un dibattito su guerra e pace. "Siamo venute in cinque dalla nostra comunità - racconta suor Angela De Luca, di Prato -.
Semplicemente perché come italiane e come cristiane ci interessano i problemi della fame e della giustizia nel mondo e sentiamo la
necessità di informarci personalmente, anziché farci fuorviare dalle finte verità propinate dai mass media. Spesso siamo abituati a puntare
il dito contro le devianze dei giovani ma vedere qui tanta ricerca di ideali è una grande speranza".
"E' il momento opportuno perché l'Europa e le Chiese ascoltino i giovani, che stanno cercando un futuro migliore, vogliono un
cambiamento ed hanno idee nuove e una nuova visione dei problemi". Ad affermarlo è Rogate Mshane, luterano, membro della Commissione, pace e
salvaguardia del creato del Consiglio ecumenico delle Chiese, uno dei relatori al seminario su "Il contributo delle Chiese nella costruzione
della nuova Europa", promosso da diverse realtà tra cui Pax Christi, Sae, Agesci, Beati i costruttori di pace, Emmaus-Italia, Cipax,
Federazione Chiese evangeliche italiane, nell'ambito del Social Forum europeo in corso in questi giorni a Firenze e che vede riunite oltre
22.000 persone. "L'Europa ha una storia di colonialismo che deve rivisitare - afferma Mshane, originario della Tanzania -, riconoscendo
gli errori del passato per costruire un nuovo continente più pacifico, in cerca di giustizia. Ogni religione deve assumere ancora più
pienamente l'impegno per la pace e lavorare insieme per trovare le soluzioni per il futuro dell'Europa". Secondo Mshane "l'Europa deve
inserire i valori cristiani nella Costituzione", ma anche "cristianesimo e islam non devono essere in contrasto perché sono come
fratelli, figli dello stesso padre, Abramo. Appartengono alla stessa famiglia ed entrambe le religioni parlano di pace". Per Athanase
Hatzopoulos, vescovo ausiliare della Chiesa ortodossa di Atene e rappresentante della Chiesa ortodossa presso le istituzioni europee a
Bruxelles, la partecipazione al Social Forum "è importante per poter parlare della propria fede, apprezziamo molto questo sforzo degli
organizzatori. Ho parlato con i giovani e ho sentito di trovarmi al punto giusto perché è qui che la Chiesa deve parlare e ascoltare".
Anche Grazia Bellini, della presidenza Agesci, è convinta che "i giovani desiderano esserci ed essere ascoltati: in loro c'è
l'aspettativa di una responsabilità delle Chiese e di una presenza effettiva nella storia, che sappia riconiugare la fede con la vita
quotidiana". Bellini sottolinea il filo rosso che lega la partecipazione dei giovani cattolici alle Giornate mondiali della
gioventù alla presenza al Social Forum: "La Gmg è caratterizzata da un focus forte sulla figura del Papa - osserva -. Qui si vive più
l'esperienza del mettere in pratica quello che è stato detto anche dal Papa, privilegiando gli incontri e gli scambi. Sono entrambe occasioni
ricche e preziose ma non in alternativa".
"Non c'è una politica coerente nell'aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri. L'Europa finora non ha avuto il coraggio di fare granché,
perché gli interessi nazionali sono ancora prevalenti rispetto a quelli comuni che andrebbero portati avanti a livello di politica
unitaria europea". E' il parere di Rosario Lembo, presidente del Cipsi, uno dei tre coordinamenti italiani di organismi non governativi
che operano nei Paesi del Sud del mondo, presente al Social Forum europeo di Firenze soprattutto per sensibilizzare sul tema del diritto
all'acqua per tutti, già emerso con forza durante lo scorso vertice mondiale di Johannesburg. Secondo Lembo, l'Europa è ancora
politicamente "un po' debole" per riuscire a contrastare da sola le politiche neoliberiste. "Anche sul tema dell'acqua - spiega - l'Europa
risente delle pressioni multinazionali che la spingono verso politiche di privatizzazione. Di positivo c'è in parallelo la crescita della
società civile, che però deve ancora trasformarsi in progettualità politica". Il Social Forum, a suo avviso, "non ha ancora una azione
compatta. Si sta dando più importanza agli aspetti di rete e metodologici, piuttosto che a coordinare i contenuti per costruire
delle piattaforme per la difesa dei diritti presso le istituzioni europee. Ci si interessa ancora poco dei comportamenti europei e del ruolo che
l'Europa potrebbe avere nella difesa dei diritti. Si tratta di mettere a punto strategie a livello di politiche sociali, ambientalistiche, dei
diritti umani". Per questo il forum europeo, a suo avviso, è "solo una prima tappa, ce ne vorranno altri. Il suo valore è dato dal fatto che
non poteva essere sufficiente Porto Alegre, e che porterà a riflettere maggiormente sulle nostre responsabilità di europei nei confronti
del resto del pianeta".

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