Da Avvenire del 17 Novembre 2002
il bestemmiatore
Un giorno Abramo invitò un mendicante a mensa nella sua tenda. Mentre diceva la preghiera di ringraziamento, quell'ospite si mise a bestemmiare. Abramo, indignato, lo scacciò. A sera Dio gli apparve e gli disse: «Quell'uomo mi sta maledicendo da cinquant'anni, eppure io gli ho dato sempre da mangiare ogni giorno. E tu non sei stato capace di sopportarlo per un solo pranzo?».
Sorprendente questo apologo della tradizione ebraica, anche perché per essa la bestemmia del Nome divino è un delitto gravissimo. Conosco un religioso generoso ed esemplare per quanto fa a favore degli emarginati, ma che nega il cibo e qualsiasi altra cosa se sente il disgraziato bestemmiare. Ebbene, Dio è più generoso di quanto lo siamo noi con le pur comprensibili norme e riserve che introduciamo.
Chi non ricorda le parole di Cristo riguardo al Padre celeste che fa sorgere il sole e fa piovere sia sui buoni sia sui malvagi (Matteo 5, 45)? Bisogna saper condividere questa immensa generosità divina sia nel dare sia nel giudicare. Forse quell'uomo bestemmia perché ha avuto una vita di stenti, di prove e di amarezze e Dio riesce ad andare di là delle sue parole perché egli conosce la storia di ciascuno non solo nella superficie ma in profondità. È per questo che egli è misericordioso oltre che giusto perché, come si insegna nella Bibbia, la sua giustizia si stende fino alla terza e alla quarta generazione, ma la sua bontà fino alla millesima (Esodo 34, 7). Perciò, «siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro!» (Luca 6, 36).
Gianfranco Ravasi
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