Sono un militante pro-life per lo stesso motivo per cui sono pacifista: amo la vita.
Mi sto convincendo sempre più che non si può essere pacifisti senza essere pro-life e viceversa. Anche nel piccolo mondo pacifista italiano (che non è, per intenderci, solo quello dei teppisti del G8) si sta discutendo dei referendum e le posizioni sono diversificate. Poichè certe voci difficilmente raggiungono il grande pubblico, ho deciso di pubblicare 3 interventi di persone di un certo peso tra i nonviolenti italiani. Lo faccio per presentare prospettive inusuali e non scontate. Non necessariamente condivido quanto riportato.
Il primo intervento è di Enrico Peyretti.
Ripresento alcune domande morali, non religiose, sulla sostanza che conta, piu' che sulla legge:
1. Posso fidarmi, in generale, delle tecnoscienze oggi spesso tracotanti, condizionate e dirette piu' dal profitto del capitale che dall'interesse umanitario, che spesso guastano la natura invece di perfezionarla (producono armi distruttive di massa anzitutto a favore del privilegio dei ricchi, seminano pericolose scorie millenarie nella vita dei posteri, sequestrano il cibo dei poveri imponendo sementi sterili da comperare ogni anno, compromettono l'equilibrio dell'ambiente vitale), piu' di quanto mi possa fidare della natura stessa, la quale, nonostante tutto, al contrario di ieri, oggi pare meno pericolosa dell'intervento dell'uomo?
Sono perplesso e inclino a pensare di non potere fidarmi, in generale, delle tecnoscienze.
2. Posso fidarmi di una scienza oggi tanto celebrata, quasi fosse il massimo dei saperi, ma fortemente inquinata dai poteri economici, i quali, col dare-negare finanziamenti e istituzioni, indirizzano a forza sia la ricerca sia l'applicazione, nelle direzioni in cui pensano di trarre profitto, anche a scapito di inviolabili diritti umani di persone e popoli, e a danno della natura, mentre negano l'appoggio a direzioni di ricerca e applicazione medica, sanitaria, ecologica, cooperativa, alimentare, pacifica, solo perche' possono trarne minore profitto? Posso fidarmi abbastanza di una ricerca scientifica che non ha tutto il diritto, l'importanza e l'utilita' che le spetterebbe e avrebbe se il capitale fosse al suo servizio, invece di servirsene? Posso fidarmi di una scienza che, di fatto, non e' puramente scientifica, ma, nelle condizioni attuali di abbondante ignoranza e imprevedibilita' degli effetti, puo' anche essere criminale, perche' manca spesso di quella cautela scientifica che impone di evitare effetti forse irreversibili?
Posso fidarmi molto poco, e piuttosto diffidare e stare in guardia.
3. Posso fidarmi di una scienza e tecnica medica e farmaceutica che ha mille meriti, ma e' orientata in generale a stra-curare i ricchi e i loro desideri (fino a raddrizzare i nasi, gonfiare i seni, e far crescere i capelli ai calvi) tras-curando i poveri nei loro bisogni vitali primari e nella difesa dalle piu' semplici malattie, lasciati soffrire e morire perche' non pagano? Sono perplesso e inclino a dire che non stimo giusto l'orientamento complessivo di questa medicina e dell'industria farmaceutica.
4. Posso fidarmi di politiche e legislazioni che, mentre omettono largamente la costruzione della giustizia e della pace e restano disponibili alla guerra e all'ingiustizia mondiale, pur di acquistare il favore popolare amano andare incontro ad ogni desiderio, quelli legittimi (come avere un figlio), ma anche i piu' futili, come se fossero dei diritti, con conseguente crescente giuridicizzazione dei rapporti umani? E distribuiscono circenses ai frivoli piu' che panem ai deboli? E favoriscono i beni privati e individuali piu' dei beni comuni, necessari ai poveri? E privilegiano le possibilita' dei ricchi piu' dei bisogni dei poveri?
Sono molto perplesso e mi fido molto poco.
5. Posso fidarmi dell'ethos dominante nella societa', specialmente nelle espressioni piu' influenti (spettacoli, persone in vista, modelli compiacenti), che orienta la ricerca e la politica, ethos caratterizzato dal liberismo etico individualista, insofferente del limite dettato dal diritto di chi ha meno e puo' meno, insensibile al principio che non e' giusto per me quel che non e' giusto per tutti (o che almeno non cerchiamo di ottenere per tutti), e sordo, se non contrario, al principio per cui la giustizia e' misura della liberta', e non viceversa?
No, non mi fido di questo ethos, causa profonda di ingiustizie.
6. Posso fidarmi di una probabilita' morale, in campi delicati come il rispetto della vita umana, per cui pensiamo di non colpirne il diritto intervenendo su di essa dopo averne stabilito con sicurezza forse eccessiva il momento iniziale e finale? Posso pensare che quella probabilita' sia una certezza morale? Posso fidarmi di scelte, in questo campo inviolabile, dettate dall'audacia operativa, dalla passione del successo, e anche da interessi demagogici ed economici, piu' che da cura umana e da cautela scientifica?
Sono molto, molto perplesso.
7. Non mi piace la pratica in questione, ne' come la regola questa legge, non mi piace allargare la legge, ne' confermarla, ne' l'astensione. Forse, forse, forse, lo diro' votando quattro schede bianche.
3 commenti:
Bene, è un Peyretti sicuramente più gradevole di questo
http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=6907
luigipuddu
Se siete interessati agli articoli di Peyretti (e di noi altri "foglianti") cliccate www.ilfoglio.org.
Il pezzo riportato da Angelo e' figlio di una lunga discussione in seno alla redazione de "Il foglio".
NB non è quello di Ferrara.
Ciao!
Simona
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