Prendi il progresso laico e razionalista, svuotalo del suo contenuto umanista, piegalo al relativismo volgare, e ti potrà capitare di ritrovarti in condizioni di grassa maggioranza nelle élite e nei media ma di esigua minoranza tra i cittadini, donne e uomini, cattolici e laici, credenti e non credenti, praticanti e indifferenti. Prendi 100 testimonial dell’Espresso, trasforma una battaglia di cultura in una offensiva anticulturale fatta di immaginette profane spacciate come sacre e di santini sexy-scientifici, e ti potrà capitare di essere lasciato solo e civilmente abbandonato da tutti, compresi i libertini capaci di ridere delle vogliose pretese dell’Io che si crede postmoderno. Prendi il centro sinistra, depuralo della sua migliore tradizione liberale, del suo razionalismo laico, della sua storica attenzione alla cultura cattolica e alle radici cristiane, mettilo al servizio di una disperata e polverosa battaglia referendaria, e ti potrà capitare di ritrovarti debole e diviso, alla testa di un paese che non c’è. Prendi il centro destra, riduci parte della sua classe dirigente al silenzio o all’abiura della propria storia, riempilo di petulanze, piccoli carrierismi, tiepidezze moderate e pseudofemminismi molto più parrocchiali di qualsiasi parrocchia, e ti potrà capitare di imbatterti in una gigantesca vittoria in cui non hai creduto, che non ti appartiene, che ti travolge e ti umilia.
La sconfitta del “sì” è devastante, senza attenuanti, perfino sorprendente e senz’altro grottesca considerati i mezzi impiegati nella battaglia referendaria e l’appello corrivo alla difesa dell’Io e delle sue voglie, di un modo di vita appiattito sulle comodità del conformismo, dello shopping eugenetico promesso sottovoce e del ricatto emotivo propettato come sconfitta delle malattie e affermazione del benessere “moderno” fondato sull’idolo della Tecnica: idolo banale, ma pervasivo e persuasivo. Una classe dominante nel regno della cultura ideologica, ma non egemone nelle ragioni e nella passione della gente comune che abita questa repubblica, ha raggiunto – si contino anche i No – assai meno di un italiano su quattro con il suo messaggio di felicità per tutti, proposto con il ritorno alla provetta selvaggia e la liquidazione di una legge laica e di compromesso sulla fecondazione artificiale. Per consolarsi a poco prezzo questa classe di medici che non curano, di filosofi che non ragionano, di divi e divetti che ambiscono alla visibilità nel mercato politico, di ricercatori che non conoscono le regole della scienza, ora questa classe imputa la sua sconfitta allo “strumento referendario” difeso fino a ieri pomeriggio contro le critiche dei loro avversari astensionisti: penoso argomento da cattivi perdenti. Altri se la prendono con l’Italia arretrata, quella stessa che aveva appena finito di votare presidenti liberal in dodici regioni su quattro: penoso argomento da cattivi perdenti.
La verità è che a una percentuale nota di distratti cronici si è aggiunta una valanga di italiane e di italiani che ha guardato nel microscopio e ha visto l’embrione umano, la realtà non soggetta a interpretazioni semantiche, il “concepito” i cui diritti sono bilanciati nella legge 40 con quelli degli altri soggetti ed erano invece cancellati dai quesiti referendari, e hanno scelto. La pattuglia del dissenso laico, femminile e femminista si è limitata a dare una mano, a mettere a fuoco la lente microscopica, a spiegare e rispiegare che niente è peggio del secolarismo divenuto devozione conformista. La guerra culturale continua.
Giuliano Ferrara
4 commenti:
Equità vuole che rendiamo grazie anche agli "atei devoti", che un po' abbiamo snobbato come parenti poveri (quanto siamo stati clerical-chic!) e che invece hanno condotto la buona battaglia con pari dignità.
luigipuddu
grazie per la canzone adoro i six pence!!!!
Ovviamente non condivide nulla del tuo post, però non è questo: è che trovo stupefacente la tua "realtà senza interpretazioni semantiche". Non voglio qui dire che per me non c'è realtà extra interpretationem e aprire una disputa filosofica classica. Immagino però che per te quando piove, la pioggia è una realtà senza interpretazioni semantiche. Allora, se 25 e virgola di votanti son pochi (e i sì sono ancora di meno), quelli che votano sì è gente che quando vede piovere dice che non piove? Sono in malafede, o sono tutti traviati dall'ideologia della tecnica?
(Un po' come la mette Severino, nelle sue faccende).
Az. par.
Az. Par., il problema non è quello che gli altri votano ma quello che gli altri riescono a comprendere di questa complessa realtà. Più vi leggo e più capisco che non capite perché avete perso.
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