Riporto qui un estratto dell'intervista con la dottoressa Claudia Navarini, docente di bioetica, apparsa su zenit il 21 aprile. Il resto dell'intervista lo trovate qui.
Lei sostiene che la procreazione assistita, se non rigidamente regolata, può sfociare facilmente in pratiche eugenetiche. Ci spiega il perché?
Navarini: Come ha sostenuto il biologo della riproduzione Jacques Testart, uno dei pionieri della fecondazione artificiale, il fatto di avere l’embrione “esposto”, fuori dall’utero materno (cioè in provetta), e quindi “disponibile”, ha accresciuto la tentazione di “sceglierlo”.
L’embrione è un essere umano, come dimostrano la scienza e la riflessione intellettiva; tuttavia sempre più spesso viene percepito come il mero prodotto di una tecnica. E i prodotti, è ovvio, si scelgono, si confrontano, si comprano, si scartano se sono difettosi, quando non servono si buttano o si “riciclano”.
E così le coppie che si rivolgono alle tecnologie riproduttive, pur con buone intenzioni, si trovano coinvolte in questa logica aberrante, e non si accorgono di abbandonare la via del dono tipica della generazione umana per perseguire quella del “contratto” (soddisfatti o rimborsati).
Non si accorgono che le asettiche “valutazioni” proposte da alcuni centri per la riproduzione assistita e dai promotori dei referendum contengono principi ingiustamente discriminatori nei confronti dei bambini “imperfetti”, di quelli che non hanno tutti i requisiti ideali per accontentare la clientela, cioè per realizzare non solo il desiderio del bambino, ma il bambino del desiderio.
Che cosa c'è di male nel voler provare a produrre e scegliere le caratteristiche specifiche del nascituro?
Navarini: È naturale che un genitore abbia delle aspettative sui figli, e che desideri per i propri figli la salute, la serenità e molte altre caratteristiche: bontà, intelligenza, coraggio, bellezza, ottimismo, generosità. Queste qualità si promuovono nei figli durante la vita, cercando di trasmettere loro il meglio, nella speranza che siano sempre migliori. Fa parte dell’educazione.
È parimenti doveroso cercare di evitare complicazioni agli embrioni, ai feti, ai neonati con un comportamento responsabile prima e durante la gravidanza: si controlla attentamente l’assunzione di farmaci, si sconsiglia il fumo, si modera la fatica.
Questa si chiama prevenzione. Il quadro cambia completamente quando per avere un figlio sano (o intelligente o bello) si elimina quello malato (o ritardato o brutto). Perché di questo si tratta quando parliamo di “scegliere le caratteristiche del nascituro”: dell’eliminazione selettiva degli embrioni su base genetica o sanitaria, cioè dell’uccisione deliberata di esseri umani innocenti solo perché più sfortunati o più bisognosi di altri.
Quali secondo lei i meriti della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita?
Navarini: È senza dubbio una legge migliorativa rispetto alla precedente anarchia della “provetta selvaggia”, e ciò rappresenta già un pregio. Ponendo dei limiti all’utilizzo della procreazione assistita, ha consentito infatti di salvare parecchie vite umane che prima andavano distrutte.
Pur non rispettando realmente la legge naturale, in quanto ammette la fecondazione artificiale che comporta una inevitabile perdita di embrioni, riconosce l’embrione come soggetto di diritti. Lo riconosce per la prima volta come uno di noi, un membro del genere umano e dunque con piena dignità.
E introduce dei divieti che lo tutelano rispetto ad alcuni abusi possibili nelle tecniche di riproduzione assistita: il divieto di utilizzo degli embrioni a fini di ricerca, di crioconservazione, di selezione pre-impianto, di “distruzione”, di clonazione, di fecondazione artificiale eterologa, di riproduzione in menopausa o post mortem.
Sulla stessa linea, valorizza l’adozione, esige diagnosi di sterilità e infertilità accurate, richiede un consenso informato che espliciti tutti i rischi delle tecnologie riproduttive. Non è poca cosa per il mondo secolarizzato in cui viviamo. Speriamo che questi progressi non siano annullati dalla vittoria dei referendari. Dobbiamo continuare a lavorare con rinnovato vigore, dopo i referendum, a favore di una cultura sempre più rispettosa della vita umana e di un mondo più giusto.
4 commenti:
Caro Angelo, non condivido una riga. Ma questo ce lo siam già detti. Però e l'embrione è uno come noi, come me e come te, allora ha ragione Possenti: bisogna gridare al cielo che la crioconservazione è una barbarie, bisogna dire come dice Pssenti che gli embrioni sono discriminati come un tempo i negri o le donne,, con l'aggravanto (non l'attenuante) che non possono difendersi. Bisogna inorridire di fronte agli omicidi ogni giorno perpetuati. Bisogna salire sulle montagne, insomma. O almeno in collina, invece di fare i realisti, dire con leggerezza si poteva far meglio ma ci accontentiamo, ecc. ecc. Cosa vuoi accontentarti? Una legge che comporta l'uccisione legale anche di un solo uomo, figuriamoci di migliaia (perché ad esempio se impianto tre embrioni, il più delle volte un paio ne muiono, o no? E se li conservo è lo stesso)una legge simile è un abominio, e chi pensa che l'embrione è come me e come te deve dirlo forte e chiaro. Fortissimo e chiarissimo. Altro che migliorativa.
Azioneparallela
perpetrati
(e altri errori): az. par
Infatti su questo blog non abbiamo paura di dirlo forte e chiaro.
Fortissimo? Anche fortissimo quando ce n'è bisogno.
Angelo
Figurati, Angelo. Mi riferivo all'intervistata, che pensa che l'embrione sia un essere umano come me e come te, e poi si mette disinvoltamente a discutere dei pregi di una lgge che "comporta l'inevitabile perdita di vite umane". Se ti chiedessero quali sono i pregi di una legge che pur comportando la perdita di tutti i cittadini della Calabria salva il resto dell'Italia, altrimenti condannati pure loro beh: ci saranno pure i miglioramenti, ma prima di accettare questa logica ce ne dovrebbe correre per un cattolico, e non mi pare proprio il caso che difenda una legge simile.Azioneparallela
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