Riporto la parte finale dell'editoriale che Francesco Paolo Casavola ha scritto per Il Messaggero di oggi.
L'intero articolo lo trovate qui.
Ho rivisto il cardinale Ratzinger l'8 settembre dello scorso anno, nel Duomo di Napoli, quando presiedeva la consacrazione episcopale del teologo Bruno Forte, oggi arcivescovo di Chieti-Vasto. La sua omelia era costruita con la chiarezza di una lezione universitaria. In grado di far risuonare molte corde intellettuali ma anche suscitare una profonda commozione del cuore nella folla che lo ascoltava così eterogenea e perciò proprio così organica quale deve essere una comunità di credenti. Un pastore che le pecore riconoscono alla voce e da quella voce si sentono rassicurate e disposte ad essere docilmente condotte lungo le strade della vita. E tuttavia chi avrebbe potuto immaginarlo Papa? Ch'egli fosse profondamente legato a Giovanni Paolo II era noto, e l'omelia pronunciata nella prima messa del novemdiale vibrava della commozione per la perdita del padre e dell'amico. Ma deve essere stata la seconda omelia, quella della messa de eligendo pontifice , a persuadere il collegio cardinalizio a far convergere la scelta su di lui, come unico tra loro a poter raccogliere l'eredità di una Chiesa sollevata dalla straordinaria energia del Papa polacco al di sopra delle agitate vicende del mondo contemporaneo. Egli soltanto, così diverso nello stile e nel carattere da Karol Wojtyla, e pure così determinato e forte nel proseguire una strada aperta dalla convergenza di fede e ragione, è apparso come indicato dallo Spirito di Dio ai suoi elettori. Aveva dettato le meditazioni alla via Crucis del Colosseo in assenza del Papa immobile e muto nella sua stanza di morituro. Le sue parole non potevano non esprimere il pensiero del suo Papa, e quella medesimezza casuale di ruoli deve essere stata come una investitura di fatto, presagio di quella che sarebbe venuta poi dal Conclave.
I segni di Dio sono attorno a noi e non siamo allenati a scoprirli. Se vorremo seguire l'insegnamento del nuovo Papa dovremo educarci a vedere nella nostra esistenza, in quelle del nostro prossimo, nella storia del mondo i segni del Signore in cui crediamo. Altrimenti come potremmo dire sia fatta la tua volontà, non la mia? Perché il nuovo Papa si è dato il nome di Benedetto XVI, sarà domanda cui ci si eserciterà in questi giorni a dare molteplici risposte. Ma la pietà religiosa di Benedetto XV, l'aristocratico marchese Giacomo Della Chiesa, che passava lunghe notti nell'adorazione del S.S. Sacramento dopo il lavoro nella Segreteria di Stato, deve avere evocato un profilo di affinità elettiva con il nuovo Papa.
E poi la inesausta deplorazione di Benedetto XV della “inutile strage”, quando scoppiò il primo conflitto mondiale, la sua denuncia del nazionalismo, dell'odio di classe e di razza devono avere convinto, e chissà da quando, il tedesco cardinale Ratzinger a fare di quel Papa un suo ispiratore. E forse ricorderei per Benedetto XVI, con cui non oserei più avventurare una conversazione tra colleghi professori, un passaggio dell'enciclica Ad Beatissimi del suo omonimo predecessore: «Noi dovremo rivolgere una attenzione specialissima a sopire i dissensi e le discordie tra i cattolici quali esse siano, e ad impedire a non fare più uso di quegli appellativi di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici».
3 commenti:
Allora, il Papa viene o no, a Chieti, il 29. Che, se viene, a Vitiello lo accompagno volentieri!!!
Angeloooooooooooo! Antonella è nata lo stesso mio giorno dello stesso anno! E poi dicono le coincidenze!
Ma ti sei messo lo sfondo del VATICANO!!!!! Non ci posso credere, sei pazzo! Ma ti voglio bene così!
Ero io Annina nello scorso post!
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