"Luigi Pintor, un cosiddetto ateo, scrisse un giorno che non c'e' nella vita cosa piu' importante da fare che chinarsi perche' un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi. Cosi' e' per me. Nell'inginocchiarmi perche', stringendomi il collo, essi possano rialzarsi e riprendere il cammino, trovo pace e una carica fortissima".
Sono parole tratte dal diario di Annalena Tonelli, missionaria laica di sessant'anni, uccisa domenica sera a colpi di fucile nella sua abitazione a Borama, nel Somaliland, in circostanze non ancora ben definite. Mandanti ed esecutori dell'omicidio non sono ancora chiari, mentre le ipotesi spaziano dal furto alla strage per motivi religiosi. Eppure la Tonelli era un personaggio sui generis perche', pur professandosi cristiana, non era incasellata in nessuna organizzazione, ordine religioso o associazione di volontariato. Libera da qualsiasi etichetta, le risultava facile apprezzare personaggi come Gandhi, Schweitzer, Pintor, accomunati dalla "passione per l'umanita'".
Era un'umanita' povera, diseredata, reietta quella che la Tonelli si era chinata a soccorrere. Nata a Forli' sessanta anni fa, aveva sentito il bisogno di dedicarsi ai poveri, prima nel suo quartiere di nascita, poi nella scelta di vita per l'Africa, in Kenya e in Somalia. Viveva a Borama, nel Somaliland, provincia dichiaratasi indipendente dalla Somalia, dove aveva riattivato l'ospedale e l'ambulatorio locali per la cura e prevenzione della tubercolosi. Un'oasi di speranza per molti malati, un flusso di un migliaio al giorno, nonostante i 200 posti letto. Oltre a dispensare cure mediche, aveva organizzato anche scuole di alfabetizzazione per bambini e adulti tubercolotici, corsi di istruzione sanitaria al personale paramedico, una scuola per bambini sordomuti e minorati fisici.
Nella sua fragilita' fisica - magrissima, capelli grigi raccolti sulla nuca - aveva realizzato opere coraggiose che le sono valse premi di alto valore internazionale. Nell'aprile di una anno fa aveva ricevuto il "Nansen Refugee Award", assegnato dall'Alto commissario Onu per i rifugiati a quanti si distinguono nell'assistenza umanitaria ai profughi. Pur non essendo un medico di professione (era laureata in legge) aveva anche ottenuto un riconoscimento dall'Organizzazione mondiale della sanita': la Tonelli aveva ideato un progetto sanitario innovativo, la Directly Observed Therapy, cioe' l'attenta osservazione e cura dell'ammalato di tubercolosi appartenente a gruppi nomadi o seminomadi, avvalendosi di un sistema di monitoraggio e prevenzione estremamente dettagliato e tecnicamente aggiornato che serva a debellare il morbo. "Era una donna straordinaria e arrivo' in Africa quasi per sbaglio", ha detto il missionario comboniano Alex Zanotelli all'agenzia Misna, ricordando come la Tonelli sia giunta in Somalia dopo essere stata espulsa dal Kenya per le critiche al governo di Nairobi, al quale aveva rimproverato un tentativo di genocidio contro una tribu' di nomadi.
La Tonelli non e' la prima volontaria a perdere la vita in Somalia. Nel 1995, un'altra italiana, Graziella Fumagalli, era stata uccisa a Merca, dove dirigeva l'ospedale antitubercolare della Caritas italiana.
Nel Somaliland oggi regnano solo dolore, sgomento e indignazione. Il presidente Dahir Riyalew Kahin ha condannato il delitto definendo la dottoressa "grande eroina" e promettendo la cattura di esecutori e mandanti.
Il problema che si pone ora e' la prosecuzione del suo impegno. La salma verra' traslata in Kenya e poi tornera' a Forli', dove e' stato proclamato il lutto cittadino.
Mimmo De Cillis
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