lunedì, marzo 31, 2025

Fatevi il segno della Croce all’aria aperta, in una immensa pianura o in alto, su una torre, una finestra ultima, un albero trascolato alle prime luci del giorno. Vi sentirete partecipi del risveglio religioso della natura, gusterete il lento risorgere del fiore, del frutto, del filo d’erba, di tutti gli esseri creati — dall’insetto invisibile all’uomo — che cercano avidamente il sole.

Sentirete Iddio come non mai, protesi verso il Cielo dove Egli abita: e la sete divoratrice di vederLo, e lo sgomento che vi sia vietato di contemplarLo vi metterà le ali.
Fatevi il segno di Cristo all’alba, sotto un cielo aperto, azzurra cattedrale d’aria. Sentirete l’anelito a Dio più che nei templi dov’Egli attende il peccatore, prigioniero degli uomini, costretto nella Particola santa, cibo insostituibile della flagellata umanità.

* *

Il pino solitario. S’affaccia timido e triste fra due palazzi che lo celano alla vista, finché non t’appare davanti all’improvviso, nella via senza più sole. Sembra cresciuto in quella crepa, ma dev’essere invece stato libero un tempo, libero e pieno di nidi. Le case gli si sono fatte addosso a mano a mano che cresceva il quartiere. La strada è sempre in ombra, ma anche se ci passasse il sole, adesso non potrebbe sfiorarlo neppure. I suoi stenti rami si sono stancati a aspettarlo. Non verrà più il sole, nemmeno a primavera, nemmeno nella grande estate.

Qualche mattino chiaro la terra è così felice da far credere persino che gli uomini torneranno a volersi bene. E allora un passero sperduto, solitario come lui, si mette a cinguettare fra ramo e ramo. Appare al davanzale della finestra più alta, una figura di donna, angelicata.
Sembra che il pino s’inchini, scosso da un brivido lungo, dalle radici all’ultimo ramo.

29 dicembre 1946

domenica, marzo 30, 2025

Demographic Change in Northern Ireland: Projected Trends and Socioeconomic Implications


According to the latest 2022-based population projections published by the Northern Ireland Statistics and Research Agency (NISRA), the population of Northern Ireland is expected to reach a peak of approximately 1.95 million in 2033, followed by a gradual decline to 1.93 million by mid-2047. However, the most significant aspect of these projections is not the overall population trajectory but rather the profound demographic restructuring that is expected to unfold over the coming decades, particularly the ageing of the population.

By 2030, the number of individuals of pensionable age is projected to surpass the number of children aged 0–15. A more immediate demographic milestone will occur by mid-2027, when the population aged 65 and over will outnumber children for the first time in Northern Ireland’s recorded history. Moreover, the number of people aged 85 and over is expected to more than double by 2047. These trends highlight the growing demographic weight of older adults, with significant implications for policy planning and public service provision.

Unlike projections for younger age groups, estimates of the older population are relatively more robust, as they are less influenced by assumptions regarding future fertility or net migration. In contrast, projections concerning children and overall fertility are inherently more uncertain. NISRA's principal projection assumes a constant total fertility rate (TFR) of 1.65 throughout the projection period. However, evidence suggests a continuing downward trend: the Republic of Ireland, for example, has already recorded a TFR of 1.50. If such trends persist in Northern Ireland, the demographic ageing process may accelerate further.

Under NISRA’s low fertility variant, considered by many demographers to be a plausible scenario, the old-age dependency ratio could increase significantly. In 2022, there were approximately 261 individuals of pensionable age per 1,000 working-age individuals, equivalent to roughly one pensioner for every four people of working age. By 2072, this ratio could rise to 489 per 1,000, or nearly one pensioner for every two workers. This represents a dramatic increase in the dependency burden and poses substantial challenges for fiscal sustainability, labour market dynamics, and the structure of public services.

Scotland’s demographic outlook presents both parallels and contrasts. Over the same 25-year period (2022–2047), Scotland’s population is projected to grow by 6.2%, largely due to inward migration mitigating natural decline. The proportion of pensionable-age individuals in Scotland is projected to rise from 18.9% to 21.5% during this period, while the old-age dependency ratio is expected to increase from 318 to 396 per 1,000 working-age individuals. These figures suggest that, although Scotland also faces ageing pressures, the projected burden on its working-age population will be less severe than in Northern Ireland.

In contrast, Northern Ireland is projected to experience population growth of just 1.1% between 2022 and 2047. When coupled with the projected increase in the elderly population, this limited growth underscores the region’s heightened vulnerability to the socioeconomic impacts of demographic ageing.

The implications of these projections are wide-ranging. An ageing population will likely increase demand for healthcare services, age-related social care, and pension provision, while simultaneously constraining the size of the working-age labour force. Policymakers must therefore consider a range of strategic interventions, including initiatives to support higher fertility rates, immigration policy adjustments to augment the labour supply, and reforms to pension and care systems to ensure long-term sustainability.

In conclusion, the projected demographic changes in Northern Ireland represent a critical policy challenge. A comprehensive, forward-looking response is required to ensure that the region can maintain economic vitality and social cohesion in the context of an increasingly aged population.

 Iddio può perdonare sempre, la giustizia degli uomini no. Dura imperfezione umana che scaturisce dagli eventi di ogni giorno fino a diventare crudele necessità, nel nome augusto della Giustizia.

* *

La fede ha per posta il sacrificio. Chi nell’ora della prova è assalito dal dubbio, non ha creduto che in superficie, non è degno del nostro Credo.

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Se m’accade talvolta, nel clangore della vita, distrarmi dalla terra, la colpa è dell’anima, avventuriera divina.

Roma, sotto le stelle, con un po’ di luna, è fatta apposta per aiutare l’esodo. Che se poi le campane si mettono a chiamare, così evidente è la sensazione del volo, da toccarti le spalle per sentire l’attacco delle ali.

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Non straniarsi dalla vita: ecco il segreto della vera umiltà, anche e soprattutto se constati che taluni privilegiati dalla sorte sono talvolta i più carichi di miseria.

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Sulle cime dei pini, fra le nuvole dense, un po’ di celeste. Madonna appare, scompare: «È permesso?» — par che mormori un Angelo —. «Si sono forse dimenticati gli uomini che esistono ancora i cieli azzurri, i miti ulivi, i mari placati, le case infestate, i giardini fioriti?».

* *

Dio: il solo Amore che non si dimentica. Di tutte le creature amate, la polvere del tempo cancella nomi e sembianze.
«E il desiderio di vederti si fa insopportabile. Che sarà di questa anima quando gli occhi Ti avranno veduto?».

 

22 dicembre 1946

 

sabato, marzo 29, 2025

 Verso il tramonto, quando una impalpabile polvere grigia scende lentamente sulla città, ascolto le piante che tremano. Dai giardini sale un coro d’elegia. Il freddo proditorio ha ucciso i fiori in boccio. Con l’estate di San M artino le piante avevano messo su i nuovi germogli, le nuove fogliuzze, i bottoncini sparuti, illusi che le ali d’oltremare già battessero l’aria; ma è bastata una raffica di gelo. Un alito di morte ha fermato sul na­scere la vita.

Adesso l’anima delle piante singhiozza, sommessa.

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Comprendono i più cosa significa essere e, sopratutto, restare una fiamma? Ardere e trasmettere fuoco vuol dire rinunciare ai piccoli compro­messi, alle necessarie finzioni, a certi repugnanti, seppure utili rap­porti; significa, insomma, non venire a patti con sè, passare attraverso i gas venefici della vita e mantenere limpidi gli occhi, alta la fronte, la gola schiarita. E’ come entrare nel lutulento fiume e uscir­ne trasparenti: nulla consumare del meglio ch’è in noi, a contatto del peggio, ch’è in tutti noi.

« Vivere ardendo e non sentire il male». Se Gaspara Stampa non fosse stata giovane e bella e ricca, nessuno avrebbe creduto a questa sua altissima norma di vita, scru­polosamente osservata.

Gli atei odiano la solitudine per­chè nulla più del silenzio parla  di Dio.

Dire Roma è come dire Diritto, ossia Giustizia. Roma onde Cristo è romano, significa investire il Pa­dre stesso, che è giustìzia suprema, del più alto diritto di umana cit­tadinanza, così alto che può identificarsi col divino.

Ecco perchè Roma è Città di Dio, perchè impose la giustizia prima che sulla terra transitasse l’Uomo-Dio.

* *

Certi occhi hanno un colore in ­definibile, il colore di chi ha guar­dato a lungo nel mistero, nella di­sperazione, nella speranza, nella bellezza della morte e della vita; occhi colore d’anima.


15 dicembre 1946

venerdì, marzo 28, 2025

Da quella miniera di luce di dottrina di bellezza che è Dio e l’uomo di Pietro Parente, tolgo questo passo :

« Il dinamismo travolgente di questa civiltà superba delle sue conquiste ha fatto dimenticare all’uomo la sua condizione di povera creatura, soffocandogli la coscienza della colpa. Forse è questo il più grande delitto della civiltà moderna, che però in luogo della felicità ci ha regalato la guerra più infernale che registri la storia. È la guerra ha messo a nudo il trucco satanico della civiltà senza Dio, che ha subordinato la coscienza allo stomaco, ha sostituito la religione col feticismo dello Stato, ha calpestato i diritti della persona umana e della famiglia in nome della libertà, ha dissacrato il matrimonio col divorzio e con l’amore libertino autorizzato, ha oppresso il popolo in nome della democrazia con esose dittature, ha dato l’ostracismo al diritto di natura e al diritto delle genti, ha manomesso la morale proclamando lecito il libito, e  della scienza si è servita per distruggere e suicidarsi.

Ora è il vuoto pauroso dentro e fuori dell’uomo, che sente l’amarezza della sua solitudine e del suo smarrimento. Da ogni angolo si levano voci allettatrici...

I superficiali e gli opportunisti si illudono e plaudono, ma le anime pensose e oneste si raccolgono in se stesse, nauseate della gazzarra di oggi, eco della gazzarra di ieri, e sentono il disagio, l’inasprimento della ferita, il bisogno di guarire davvero, di respirare, di ascendere. Queste anime disilluse si orientano istintivamente verso Dio, si risentono creature sue, s’accorgono che il peccato è la radice dei mali individuali e sociali ed è la peggiore servitù, da cui bisogna liberarsi a qualunque costo. Queste anime hanno bisogno di Cristo, anche se non conoscono il suo Evangelo, perchè l’anima è naturalmente cristiana. Soltanto Cristo può rispondere al grido doloroso di queste anime moderne, come a quelle stanche del paganesimo, dischiudendo loro ancora una volta gli orizzonti della verità, della giustizia e della pace. Senza di Lui ogni tentativo di ricostruzione è vano ».

Mi sembra che il dramma attuale dell’umanità vi sia rappresentato in tutta la sua spaventosa realtà. Una di quelle opere che fanno sentire irresistibile l’anelito a Dio, unica e permanente salvezza nostra.

 

8 dicembre 1946

 

giovedì, marzo 27, 2025

Francesco Sapori; uno degli ultimi galantuomini nella vita e nell’arte; intendo galantuomini di quel vecchio stampo, cioè a dire « integrali », che va scomparendo, se già scomparso non è: nella pagina, nel gesto, nella parola: che son poi il riflesso della vita. Sobrietà, politezza, colore in­tenso, ma contenuto: un rispetto as­soluto, devoto della sovranità del l'Arte; un senso vigile della misura senza di che la materia in Arte non si trasforma.

D’Annunzio? Come dedizione al bello forse; ma con in più — e di personale — una signorilità che il pescarese — ed è tutto dire — non si sognava neppure Un amore del « bello » che non è tale se non è an­che « buono » Uno spasimo interiore che l’avverte solo chi lo conosce da tempo. Una smania della ricerca, un anelito alla perfezione che è solo del­ l’artista affinato dal cammino aspro, sempre in salita, col cielo e con l’abis­so a portata di mano. Un risoffrire gaudioso con l’artista che scopre e con la sua creatura.

Questo pensavo assistendo giorni or sono alla prolusione all’anno acca­demico tenuta al «

Beato Angelico ». A un certo momento, socchiudendo gli occhi, la voce calda e pastosa pareva modulasse un canto : si faceva quasi canora.

Volli così ringraziarlo di avermi sottratto, con un richiamo che mai delude, all’amarezza di « scendere e salir per l'altrui scale ». E m i sembrò persino — o m ’inganno? — di ritrovarci lieti, di camminare ancora insieme; ai margini di certa' settaria, non sempre confessabile, letteratura.

Ai margini? E’ la sorte di chi batte la via maestra, di chi tende a fare anche della propria vita un capolavoro, in senso morale, s’intende. Vero, Franco?

L’importante è vivere liberi: e non come oggi va intesa la libertà, ma perchè ricchi di solo spirito.

* *

Ricorda, fratello, che da giovani si può, talvolta si deve morire per una bandiera; ma verso l’approdo si deve saper morire per l’Uomo e con l’Uo­mo della Croce: perchè ha vinto la morte.

In un solo versetto del Genesi è riassunta la grandezza della vita cristiana di fronte al problema del bene e del male:

 « Vide Dio tutte le cose che aveva fatto, ed erano molto buo­ne ».

'* *

Anche il male, nell’ordine meravi­glioso dell’universo, è bene, perché è l’ombra che mette in evidenza la luce. La quale è quel bene che siamo chiamati ad esercitare come arma di combattimento.

 

24 novembre 1946

mercoledì, marzo 26, 2025

Ogni volta che mi viene di fermarmi estatico dinanzi alle cose create, penso alla bellezza del Creatore, che non può essere stato creato, tanto il suo splendore è inconcepibile a mente umana. Ne deriva un senso di smarrimento come quando ci fermiamo a considerare l'infinito.

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Diffida di quasi tutte le nostalgie, fuorché di una: la nostalgia del Cielo.

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Quando hai ben conosciuto e gustato il Libro, non cercare, 'non perdere tempo con altri libri: in quello troverai la soluzione di tutti i problemi dello spirito e placherai la tua sete.

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Dio si è degnato parlarci, e la sua Chiesa, fondata dal Figlio, è custode della sua parola. A noi non resta che credere senza troppo seguire le speculazioni dei filosofi.

Molti si sono perduti per questo.

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«E ritorni la polvere nella sua terra, donde proveniva, e lo spirito ritorni a Dio che lo donò ».

Quello che gli eretici ritengono apocrifo, fa risuonare alta e solenne la parola della Verità. Il corpo, infatti, è atto di creazione secondaria e deve tornare alla terra da cui fu tratto. Soltanto l'anima, creata a immagine e somiglianza di Dio, ritorna a Lui che la creò assetata di perfezione.

Distacco provvisorio, che sarà interrotto e colmato per sempre con la resurrezione della carne.

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« V’è un Dio: dunque infallibile giustizia; dunque tutto ciò che avviene è ordinato ad ottimo fine : dunque il patire dell'uomo sulla terra è pel bene dell’uomo ».

E’ di Silvio Pellico

 

17 novembre 1946

martedì, marzo 25, 2025

Quando assisti alla Messa, dinanzi al Calvario incruento del più grande Operaio, sii operaio tu stesso col celebrante. Con la preghiera tu puoi sempre lavorare  — e più che mai sull’altare  — nella Vigna fertile dove il Padrone dà la mercede secondo il lavoro, si, ma anche secondo il fervore dell'opera. Nè disperare se nella Vigna sei arrivato fra gli ultimi, se hai lavorato per poco.

Quel che conta è come avrai lavorato.

* *

La tua fede è la più luminosa perchè è la più vera, anzi, è la Verità. Tutte le altre dottrine sono spurie, cioè tributarie. C’è, in fondo, il malessere di chi cerca Dio, ma non lo trova, forse perchè non s’accorge di presumere troppo di se, come si vergognasse di abbandonarsi al « giogo soave ».

* *

Non è soltanto per il taglio delle ali che le bandiere sentono il volo. C’è un clima che si forma in torno a queste fiamme di stoffa, un’aria di fuoco racchiuso in un’urna.

E’, certo, il respiro dei Caduti, l’alito d’una passione che la morte ravviva e perpetua.

Nessuna morte è vana, se la vita fu consumata ardendo.

* *

Se la conoscenza del bene, che, pure, esiste sulla terra, si propalasse con la stessa rapidità del male, il genere umano ne trarrebbe gran giovamento.

* *

Soffrire quaggiù vuol dire risparmiarci il dolore eterno. E’ dogma dell’economia divina e segno infallibile di giustizia.

Guai ai gaudenti in perpetuo.

* *

« Uomini di poca fede, perché avete dubitato? ».

Nell’ora severa che la Patria attraversa, il grido di Cristo rinasce nel cuore dei credenti. E dentro, nel profondo, una voce più alta e più potente d’ogni altra si leva al di sopra dei rigurgiti di tutte le suburre: « Credo! ».

* *

Come le acque dei laghi che non vedono mai il sole sono gli occhi di certe creature: non partecipano della vita. Nei conventi, nelle isole dei pescatori, nelle case solitarie, quegli occhi hanno il colore di chi non vede passare tanta rissosa umanità: che vede più nubi e più stelle che non ascolti passi e parole.»

* *

L’anima dell’artista non appartiene neppure a sè stesso: è parte infinita dell’infinito.

 

10 novembre 1946

lunedì, marzo 24, 2025

Mi piace , nei giorni di festa, con­fondermi al popolo credente, sui banchi delle chiese umili. Don­nette operai impiegatucci bimbi sparuti. Odore di povertà sana, come ne testimonia il convegno di­nanzi l’altare di Dio. Non mi sento a disagio come nelle grandi chìese, alle Messe di mezzogiorno. Il silenzio è cosi alto che le parole del sacerdote trovano la via buona.

« Orate fratres ». Ci guardiamo e ci sentiamo davvero fratelli di lu­ce e di miseria in quest’isola pro­fumata d’anima, mentre fuori infu­ria la vita.

« Ecce Agnus Dei ». Ma come, come può toglierli tutti i peccati del mondo Gesù, se son più fitti dei fili d’erba a primavera?

Guardo le care donnette vestite di nero, che si accostano a Mensa, e mormoro dentro col celebrante: » Domine non sum dignus ». E allora vedo venirmi incontro il centurione che invitò a casa Gesù.

* *

L’uomo integrale, che non può non essere l’uomo cristiano, soffre di una sola nostalgia: il futuro. So­lo nel domani è per lui la perfe­zione. Il presente è sempre perfet­tibile.

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In qualunque vicenda, con l’ar­tista bisogna sapere afferrare l’at­timo. Domani è sempre troppo tar­di per chi misura il tempo col me­tro dell’infinito.

* *

Cattolico vuol dire romano. E ringrazia Iddio se ti ha fatto na­scere o patire, fremere o gioire in questa Roma onde Cristo è roma­no. Spesso ti accade di sentirti dentro un grumo di ribellione per qualche ingiustizia da sopportare? Ed è allora che più ti plachi la bellezza di offrire a Lui l’amarezza del sopportato sopruso. E’ giusto che chi crede in Lui  sconti la gioia della Fede.

Bisogna essere felici di soffrire per Lui.

* *

Pian dei Giullari. Leggere una pagina di Bargellini è come rin­frescarsi l’ugola in tempo di solleone con una di quelle bibite de­liziose che ti riconciliano subito con la strada e con la bottega. La lingua schiocca sul palato come se bevessi nettare in cantina, e ti senti invece in terrazza, in una di quelle cordiali terrazze a solatìo che guar­dano... toh, su Pian dei Giullari, donde il buon Piero, cercatore di scarso mangime pei suoi passerotti, sostava per riposarsi e scorgeva di lontano, fra ì vapori settembrini, le guglie della Certosa.

Uno di quegli autori —  giullari essi stessi degli uomini e di Dio   che, pur sforzandosi di restar ter­ra terra per farsi capire da tutti, ti trasportano in cielo: gente nata per gli alti voli, seppure innamora­ta, forse anche troppo, del suo cam­panile. Ma tutto si perdona quando il campanile si chiama Firenze.

Questa « Piccola storia della let­teratura italiana» — come voleva onestamente intitolarla Bargelli­ni  — sarà gustata in particolar mo­do dai maggiorenni, per non dire dai « grandi » aggettivo quanto mai logoro e un tantino equivoco.

3 novembre 1946

domenica, marzo 23, 2025

Petòfi. Quante volte mi è accaduto d’invidiarne il singolare destino! Balzare in sella e caricare alla testa d’un manipolo di valorosi, come vidi fare a un capitano senza nome, sul ponte di Pinzano, in un’ora triste della Patria. (Non ho più dimenticato il lampo di quegli occhi fra elmetto e sottogola, mentre scrosciava la pioggia e tempestavano le artiglierie).

Caricare, andare avanti, avanti, non tornare più indietro e sparire incontro a Dio. Quale poeta non ha mai invidiato questa ineguagliabile sorte? Non lasciar traccia del passaggio mortale sulla terra se non attraverso un ricordo di Poesia.

* *

Mi ferma talvolta a mezzo di una via o mi sorprende nel raccolto silenzio del mio studio un profumo denso di gigli. Poi m’accorgo che è il respiro dell’anima.

* *

Partenone: « Gli squilli si tramutano in colonne ». Un verso che mi salì dal profondo dinanzi ai marmi rosati, quasi trasparenti dell’Acropoli, mentre suonavano le trombe d’una fanfara sulla strada che vide le danze delle fanciulle greche.

Ricordo di un volo più alto.

* *

Sembra che gli occhi di certe creature abbiano guardato in altri pianeti; nostalgici come la luna, trepidi come le stelle verso l’alba.

* *

Gli imperi passano, si esauriscono, conchiudono un ciclo storico: quello di Roma, onde Cristo è romano, è eterno perchè voluto da Dio. Non è impero di territori, ma di anime; di leggi, non di arbitri; di fecondità, non di piacere.

L’impero spirituale di Roma è impero di volontà, non di pietre; di conquista, non di rapina; del lavoro, non dell’oro. E’ impero di Vita contro imperi di morte.

 

28 ottobre 1946

sabato, marzo 22, 2025

Come la terra dà fiori e frutti, attraverso il fermento delle stagio­ni, così l’uomo, frutto primordiale della terra, ha il dovere assoluto di riprodursi.

Guai ad opporsi a questa legge vitale: prima o poi il Creatore punisce chi osa tradire l’opera sua.

* *

C’è chi gode a fare del bene, c’è chi vive per fare il male. Incontri di tutti i giorni; ma la natura, an­che qui, si vendica. Li riconosci subito dagli occhi chiari o torbidi, dai lineamenti sereni o contratti, dal volto luminoso o scuro. Chi gode nel fare il male porta il marchio nell’anima: il più delle volte si tratta di aborti: fisici o morali.

* *

Aveva ragione quella creatura:« L’uomo, prima o poi, tradisce; il pino non tradisce ». E s’abbracciava all’albero di Roma, che sembra nato per respirare soltanto sotto il suo cielo, tutto a volte ampie e solenni come la voce delle cattedrali.

* *

Il vento e il poeta:

-          Si può mai possedere una stella? E tu hai scelto la più lontana...

-          Esistono forse stelle vicine?

-          Esistono.

-          Ma al poeta non interessano. Soltanto il pensiero che un volo alto potrebbe accostarla al suo re­spiro...

-          Si può mai amare quel che s’intravede appena, o s’indovina?

-          Non  ami forse di più nella tua corsa il polline che rapisci al fiore?

-          E’ vero.

-          Ed egli, il poeta, non può ama­re che un volto bello intravisto allo sportello di un treno in corsa o d’un velivolo che s’alza: un treno e un’ala che sì fermeranno lontano. La realtà del poeta è il ricordo.

* *

-        C’è un’ignoranza della quale ho imparato ad aver paura più di qualsiasi altra: l’ignoranza dello Spinto: perchè è incurabile.

13 ottobre 1946

venerdì, marzo 21, 2025

Signore,  fa  ch’io  possa  privarmi di  tutto, fuorché della preghiera!

* *

L’amore di Patria, come lo intendeva  Gesù,  non  è altro  che amore ai fratelli.

* *

Frusta  il  mio  amor  proprio.  Si­gnore! E’  il  solo mezzo perchè  l’uo­mo diventi sempre più umile, come te piace.

* *

Uno  sgomento  ineffabile,  uno smarrimento  soave  mi  tiene  quan­do  penso  che  in  me  coabita  Cristo Gesù.

* *

Il  giudizio  che  gli  uomini  danno del  proprio  simile  è  quasi  sempre legato  a un fatto personale.  Aspet­ta  perciò  di  giudicare il prossimo direttamente,  collocandoti  al  disopra delle umane miserie.

 Nessuna filosofìa è mai riuscita  a convincermi  quanto  la  voce  della coscienza. Non  c’è filosofia che ten­ga di fronte a quella che è la voce di Dio.

Non cercare più, non cercare più. Tu,  come  Agostino, hai interrogato le  cose create  ed  esse  ti  hanno  ri­sposto: Noi non  siamo  il  tuo  Dio; Egli ci  ha fatte ».

Non cercare più, riposati. Hai tro­vato  il tuo Dio.

* *

« Ogni  iniquità,  o  piccola  o gran­de  che  sia,  dev’essere  punita  o  col  pentimento  o  da  Dio  col  castigo ». Il   tuo  pentimento  è  la  punizione tua:  punisci  così  i  tuoi  peccati,  se vuoi  ottenere  da  Dio  misericordia. Non  c’è  via  di  mezzo:  o  punisci  tu o punisce  Dio ».

E’  del  figlio  di  Monica.


8 ottobre 1946


giovedì, marzo 20, 2025

 

Non amare il poeta, sorella, e neppure il color di cielo dei suoi occhi, ma la Poesia ch’è in lui, dono ineffabile di Dio: questa è eterna, tutto il resto è perituro.

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Confondersi agli uomini e sentire disomigliare a nessuno. Tristezza im m ensa, senso infinito di solitudine.

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Guai all’artista, al poeta il giorno che più non arde. Segno che ha consumato tutto il fuoco interiore. E’ morta in lui la Poesia. Ogni giorno, ogni ora, uomini e paesaggio assumono un aspetto nuovo. Con l’obiettivo noi ci illudiamo di fermare quell’attimo che più ci è piaciuto e non facciamo che accrescere la testimonianza della caducità delle cose terrene. Domani ci accorgeremo di avere amato il volto di « quel » giorno, il paesaggio di « quel » momento e scenderà sull’anima il velo della sera. Il volto non avrà mai più « quella » luce, il paesaggio avrà perduto per sempre l’aspetto che determinò « quello » stato d’animo. Solo Dio non sarà mai illusione.

* *

Giaufredo Rudel non è morto: finché sulla terra spirerà un alito di fiore e l’ombra di Melisenda ascolterà il suo poeta: « Che è il sogno, che è la morte? Vane parole. Sol nell’amore è il vero». Ma il vero amore è quello non del tutto goduto: saziarlo è distruggerlo. E’ come pretendere d’imprigionare, di possedere l’infinito, rendere transitorio l’eterno. Fu per questo che la contessa di Tripoli strinse Rudel al cuore soltanto sul letto di morte.

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Dinanzi alla tomba di San Francesco in Assisi. Penso al mio posto definitivo nel camposanto dell’Urbe, in un riquadro gremito di morti ignoti. Tutta una vita di battaglie e di dolori per finire tra folle anonime.

29 settembre 1946

 

mercoledì, marzo 19, 2025

Non meravigliarti se il mondo tiodia senza ragione. Una ragione c’è: sente il mondo di vivere nelle tenebre, sente che tu hai avuto un dono immenso: la luce della fede, senza di che la vita è un deserto.

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Davanti alla piccola nicchia alta sulla strada dove infuria la vita, la povera donna prega, congiunte le mani. E’ mal vestita, sciupata dal lungo cammino, ma il gesto soave, lo sguardo supplice fanno pensare a un angelo senz’ali. Passano acanto a lei i superbi i sapienti: uno ho visto alzare appenalo sguardo e ritrarlo con una smorfia di compatimento. Dio di misericordia, che neghi la fede a chi presume troppo dell’intelletto che gli hai dato! Costui s’è scordato di Socrate il quale dopo aver interrogato i libri per tutta la vita era finalmente arrivato a comprendere quanto fosse ignorante.

* *

C è un egoismo che bisogna considerare santo, anche se ci possiede verso la fine dell’esilio. Tutta lavita siamo stati gelosi per tante piccole cose; verso il declino diventiamo gelosi dei presentiti beni eterni, preparandoci scrupolosamente al gran passo. Non vogliamo perdere nessuno dei privilegi nel Regno che il Padre ci ha preparato. Egoismo benedetto.

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Ho notato che la politica più temeraria è spesso praticata da gente che porta rancore alla vita, gente che non è nata per il volo, mala starnazzata.

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Assisi.

Un respiro, un anelito saliva dalle anime distonti, convenute sulla roccia accessibile. Tu, morto nella luce dell’alba eterna, luce che nel cuore dei secoli risplende più viva, tu vivo fra noi pacifici moribondi...

 

22 settembre 1946

martedì, marzo 18, 2025

C'è un solo mezzo per mortificare la pervicace superbia di certi« arrivati »: ignorarli, se diventano potenti, porger loro una mano se decadono. Strano, infatti, che i più siano così poco intelligenti da non saper distinguere, perchè accecati dall’orgoglio, se e quando valga la pena di metter su arie e quando, invece, è semplicemente cretino. Non capiscono, insomma, raggiunti i vertici delle gerarchie esteriori, che l’umanità per camminare ha bisogno della luce delle gerarchie interiori.

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Vivere in pace per il cristianonon ha niente a che vedere conl’adattamento e la rassegnazione: significa avere semplicemente la coscienza a posto.

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La volubilità non è una gioia, è un dolore: non è un dono, è un castigo. Dover rinunciare a ciò che si vorrebbe amare per tutta la vita è tormento indicibile: dà più profondo il senso della morte.

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C’è dunque una scala di vaiori esteriore ed una scala di valori interiore. Quando s’ identificano nella stessa persona l’umanità ne trae grande vantaggio: se no, si verifica fra le due una sorda ostilità perchè la prima, che è transitoria. non riconosce, o finne d’ignorare e disprezza, la seconda, che è duratura.

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Gli atei odiano la solitudine perchè nulla più del silenzio parla di Dio.

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Che ne sanno, che ne sa il mondo della vita dei poeti? Passano riempiendosi gli occhi e l’anima di azzurro, riempiono d’azzurro il mondo e scompaiono. Come avviene per la morte dei santi, ecco che il mondo è meno bello: forse è più bello il Paradiso.

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In un campo fecondato i contadini al lavoro sembrano inginocchiati per la preghiera.


15 settembre 1946

lunedì, marzo 17, 2025

« Cristo dorme dentro di te se ti dimentichi dei patimenti di Cristo; Cristo veglia dentro di te se ti ricordi dei patimenti di Cristo ». Signore, fa ch’io abbia sempre presente la tua Croce!

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Non affannarti troppo a leggere, a interpretare i discorsi degli uomini. Passano gli uomini, passano le loro parole come fossero scritte sull’acqua; ma un solo discorso non passerà mai: quello della Montagna. Cercalo, imprimilo nella mente e nel cuore: di esso nutrisciti fino a che diventi sangue del tuo sangue, Verbo che si fa carne. E non temere più il mondo. E non donare più margheritine ai porci.

* *

Queste dei porci e delle margheritine può sembrare un atto di superbia, ma non lo non è. Usi tu lo stesso linguaggio con chicchessia? Al tuo superiore, al tuo Maestro non puoi usare le stesse parole che rivolgi al compagno. Immagina poi se con i bari, i prodighi, i simoniaci, i sensuali, gli avari, i malati di mondo, insomma, puoi parlare di cose eterne o fare intendere la Poesia. E’ fatica sprecata.

Ecco cosa significa non dare ai porci margheritine.

Preghiera.

«Io non ti chiedo, Signore, il benessere, ma il pane; non ti chiedo di fare crescere in me l’amore per le cose o per le creature, ma il desiderio di Te, l’ardore di Te: che mi scuota dentro, che mi bruci dentro, che non mi dia tregua fino a quando, libero da questo corpo di morte, riposi interamente in Te ».

* *

« Prima che io esistessi, Tu pensasti a me; chè, se tu non avessi pensato a me, io sarei mai esistito. Pensasti a me prima della mia esistenza per farmi esistere; ed ora che esisto e son qui e vivo e ti servo, mi metterai con disprezzo in non cale? »

È di Sant’Agostino.

 

9 settembre 1946

 

  

domenica, marzo 16, 2025

Preghiera:

« Signore, so che la più difficile delle morti è morire a se stessi, cioè guarire dei sette peccati capitali di cui siamo tutti ben carichi, chi più chi meno. Ma tu che tutto puoi, tu che sai come questa morte io desideri, aiutami a conseguirla!».

* *

M assale a volte il timore di non fare in tempo a scoprire tutte le bellezze dei libri eterni, miniere inesauribili di Vita. E mi affanno a strappare qualche ora alla mia dura giornata spesa nell’ansiosa ricerca di un pane conteso.

* *

»Nel battesimo hai deposto i peccati, ma la concupiscenza è innata ». E’ una mala pianta che bisogna estirpare con tutte le nostre forze; e le forze non basteranno, se non ci porgerà una mano Gesù. Cerchiamole dunque nell’Eucaristia. Combattere con Lui è vincere. Senza di Lui è sciupare le forze in una lotta impari.

* *

Ricordiamoci sempre che fuggire di fronte alle tentazioni è eroismo.

* *

Preghiera:

» Signore, non m’abbandonare! Per quante delusioni mi danno gli uomini, fa ch’io ritrovi sempre in te la carità di cui essi parlano a sproposito! ».

* *

» Tommaso, tu credi perchè hai veduto. Beati quelli che non vedono e crederanno». Io credo, in te credo, o Signore! Anche se le ali non mi bastano, dammi una mano per arrivare alla beatitudine promessa.

* *

M’è parso stamane quando ti ho ricevuto nell’Ostia benedetta che il mio cuore battesse sul Tuo, o Signore! Fa ch’io mangi spesso di questo Pane perchè ho tanta sete del Tuo Sangue.

 

1 settembre 1946

 

sabato, marzo 15, 2025

Dona fratello, al tuo fratello più povero: diventerai nientemeno creditore di Cristo.

* *

Non farti adescare dai maneggioni che insozzano il loro cuore per trarne gioie esclusivamente

mondane. E’ più gustoso un tozzo di pane mangiato in purità di cuore che una ricca mensa consumata nel peccato.

* *

Considera con orrore il tempo. Vivere è servire qualcuno: o servi con le buone — e servi Iddio —  o servi con le cattive e ti ribelli, cioè a Dio? Salvarti o perderti?

* *

Da troppi anni m'è avvenuto di occuparmi e preoccuparmi della patria terrena. A che pro? È tempo di occuparmi e preoccuparmi della Patria celeste.

* *

Preghiera.

« Signore, per tuo merito mi sento buono. Se un giogo debbo portare, il che è inevitabile, liberami da quello della concupiscenza e imponimi il giogo della carità. Soave, si, è il tuo giogo, o Signore, e il tuo carico è leggero ».

* *

« Io ti dò terra e tu mi dai Cielo »: così penserò ogni volta che darò a un povero, che visiterò un infermo, o un carcerato, che vestirò un ignudo, che alloggerò un pellegrino. E sarà per me consolazione grande aver tolto a me stesso un’ora una veste una moneta un benessere.

* *

Ritorna ogni tanto nel ricordo, luce infallibile dell’infanzia lontana, la preparazione alla prima Comunione nel ritiro delle Cappellette di S. Luigi, a fianco della basilica di Santa Maria Maggiore: Santa Maria ad Nives. Chi mi ridarà quel profumo di purità diffuso dapertutto, che imbiancava l’anima? I gigli dell’orto concluso a gara con la neve che segnò i limiti del tempio.

Mi pare di sentire ancora il battito candido dei colombi in quell’alba insonne, che stavo per abbandonarmi a Gesù. Ogni volta che passo di lì è un colpo d’ale aperte al Cielo.

 

18 agosto 1946

venerdì, marzo 14, 2025

Do Irish Mothers Have a Real Choice?

Outdated Clause or Vital Protection?

In March 2024, Ireland held a referendum on removing the Constitution’s reference to a woman’s “duties in the home.” Article 41.2 of the 1937 Constitution famously states that “The State shall… endeavour to ensure that mothers shall not be obliged by economic necessity to engage in labour to the neglect of their duties in the home” (Referendums on Family and Care - Electoral Commission). The government proposed deleting this language – widely seen as sexist and outdated – and replacing it with a gender-neutral clause recognising the importance of care provided by all family members (2024 Irish constitutional referendums - Wikipedia). All major political parties and many civil society groups campaigned Yes to amend the text (2024 Irish constitutional referendums - Wikipedia), arguing it was a symbolic step toward equality.

However, the public response was stark. Voters overwhelmingly rejected the change: nearly 74% voted No to scrapping the “women in the home” clause (2024 Irish constitutional referendums - Wikipedia). This landslide result – one of the highest No votes in Irish referendum history – meant the constitutional commitment to protect mothers from economic pressure remains intact. For many, the outcome signaled that while the wording may be old-fashioned, the underlying principle of supporting mothers at home still resonates strongly with the electorate.

Dramatic Decline in Stay-at-Home Mothers

The referendum’s context is a society where women’s roles have shifted significantly. New figures from the Central Statistics Office (CSO) reveal a 60% plunge in the number of women describing themselves as full-time homemakers. In 2010, about 520,500 women reported their status as “engaged in home duties.” By 2024, that figure had fallen to just 208,200 (Key Findings Women in the Labour Market 2023-2024 - Central Statistics Office). This marks a dramatic decline in stay-at-home mothers over little more than a decade.

Over the same period, female employment has climbed to record levels. The CSO report notes that even in the last five years alone (2019–2024), the number of married women in paid employment jumped by 21.5% (Key Findings Women in the Labour Market 2023-2024 - Central Statistics Office). In other words, far more Irish women – including mothers – are now in the workforce, and far fewer remain exclusively in the home. Economists cite multiple reasons for this shift, from the rising cost of living necessitating dual incomes, to changing social norms and greater career opportunities for women. Whatever the cause, the trend is clear: the traditional stay-at-home mother has become far less common in Ireland today than a generation ago.

What Irish Mothers Say They Want

Despite the move toward paid work, many Irish mothers express a strong preference for being at home with their children – if only it were financially feasible. A 2024 Amárach Research poll (commissioned by the Iona Institute) found that 69% of mothers with children under 18 would choose to stay at home to raise their kids if they could afford to do so (Vast majority of mothers want to be at home not work says new poll | The Iona Institute). This suggests that for a large majority of women, employment is often a financial necessity rather than a preferred choice during their children’s early years.

The survey illuminated mothers’ feelings about the trade-offs between work and home life:

These findings, consistent with similar polls in recent years, underscore a notable gap between mothers’ personal aspirations and their economic reality. “A woman’s place is wherever she wants it to be,” Children’s Minister Roderic O’Gorman has said – encapsulating the ideal that mothers should be free to choose either career or home without judgment. But the poll results indicate many mothers don’t feel they genuinely have that choice. Instead, they often feel pressure to earn income, and they perceive that the role of a full-time mother is culturally undervalued in modern Ireland.

Policy vs. Promise: Is the State Supporting Choice?

The Irish Constitution’s promise not to force mothers into work by economic necessity is a high bar for policymakers to meet. In practice, government policies have largely focused on enabling mothers to join the workforce – arguably more than enabling them to remain at home. Successive governments have introduced measures like improved parental leave and universal child benefit, but the most significant investments have been in childcare.

Public spending on daycare and early education has soared in recent budgets. For example, Budget 2023 injected an extra €121 million into the new National Childcare Scheme, allowing childcare fees for parents to be cut by about 25% on average (Republic of Ireland Budget 2023 announces increased funding for childcare - Employers For Childcare). The annual state budget for childcare reached €1 billion in 2023 – five years ahead of government targets (Republic of Ireland Budget 2023 announces increased funding for childcare - Employers For Childcare) – reflecting a massive financial commitment to subsidising day-care and crèche facilities. The aim of this spending is to make it easier for parents, especially mothers, to afford childcare and therefore to take up paid employment. Indeed, affordable childcare is often cited by policymakers as key to increasing female labour force participation and giving women “choice” to work.

Critics, however, point out a contradiction: by concentrating support on helping mothers work, the state may be neglecting the Constitution’s call to support those who choose home-making. Apart from a modest tax credit for stay-at-home parents, Ireland offers little direct financial support to mothers (or fathers) who opt to care full-time for their children at home. Professor Patricia Casey of the Iona Institute argues that the State has “failed to live up to the promise of the Constitution” in this regard (Vast majority of mothers want to be at home not work says new poll | The Iona Institute). Despite Article 41.2’s guarantee, she says, government policy has “made it almost impossible for most mothers to stay at home with their children if that is what they want” (Vast majority of mothers want to be at home not work says new poll | The Iona Institute). In her view, the push for moms to enter the workforce – driven by economic policy and a booming jobs market – leaves those who would prefer home-making without adequate support or real choice.

Childcare Investment Yields Limited Gains

Interestingly, even on its own terms, the state’s heavy investment in childcare has so far produced only modest increases in mothers’ workforce participation. A recent analysis by the Economic and Social Research Institute (ESRI) examined the effects of Ireland’s childcare subsidy schemes on maternal employment. It found that the introduction of generous subsidies in 2019 led to only a slight uptick – about 0.5 of a percentage point – in labour force participation among mothers (Will childcare subsidies increase the labour supply of mothers in Ireland? | ESRI). Most women who wanted to work were likely already doing so, and many others still chose not to enter the workforce despite childcare becoming a bit more affordable.

Even after the major expansion of subsidies in 2023, the ESRI study projects only a minimal impact: roughly a further 1 percentage point increase in mothers joining the labour market (Will childcare subsidies increase the labour supply of mothers in Ireland? | ESRI). By contrast, the subsidies did significantly change how children are cared for – with many families switching from informal care (such as grandparents or unlicensed childminders) to formal childcare centres when fees dropped (Will childcare subsidies increase the labour supply of mothers in Ireland? | ESRI). In short, the state’s spending spree on childcare has eased the cost burden and shifted childcare arrangements, but it has not triggered a large influx of stay-at-home mothers into paid employment. This limited effect suggests that many mothers’ decisions about working or not working hinge on personal and financial factors beyond just childcare costs.

Conclusion: Do Mothers Have a Real Choice?

The fallout from the referendum and the latest data highlight a central question for Irish society: Are mothers truly free to choose between staying at home and pursuing paid work? The constitutional clause protecting mothers at home remains in place – backed by a public vote – but its spirit seems at odds with economic trends. A huge decline in stay-at-home parenting and surveys of mothers themselves both point to finances being a decisive factor in whether women work outside the home. If nearly seven in ten mothers would prefer the home over the workplace given the choice (Vast majority of mothers want to be at home not work says new poll | The Iona Institute), the reality that most of them are now in paid employment suggests that, for many, it isn’t really a free choice at all – it’s a necessity.

Government officials maintain that their policies aim to give women options, by removing barriers to employment and promoting equality. There is no doubt that opportunities for women in the labour market have expanded, and those who want or need to work are being supported through childcare subsidies and other measures. But the flip side is whether equal support is extended to those who would choose full-time caregiving. The evidence so far indicates a mismatch: society extols choice in theory, yet economic and policy realities push mothers in a particular direction. The state’s constitutional duty to ensure no mother is “obliged” to work for economic reasons (Referendums on Family and Care - Electoral Commission) is difficult to reconcile with a system that provides far greater aid for entering the workforce than for opting out of it.

As Ireland digests the referendum result, there are growing calls for a more balanced approach – one that truly values the work of caring for children, whether done for pay or in the home. That could mean new policies, from direct financial supports for stay-at-home parents to workplace flexibility for those balancing both roles. The central outcome of the recent debate is a heightened awareness that mothers want a real choice, not an imposed one. The Constitution may uphold that ideal, but the challenge ahead is turning it into reality, so that “a woman’s place” can indeed be “wherever she wants it to be.”

Se vuoi stare col fratello che ami, se vuoi fargli un dono inestimabile, accostati a Gesù, prendi Gesù nell’Ostia consacrata. Se Gesù è con te, sarà anche con lui. 

* *

A molti, a troppi pastori dovrebbe credere il popolo; e i pastori, come ognun sa, abbisognano di un qualsiasi gregge. Se non vuoi diventare gregge del primo e più furbo che capiti alla ribalta, segui, fratello, il Pastore: solo allora sarai, si, gregge, ma del Cristo. 

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Quante volte, partito per stringermi al cuore un fratello, son rimasto con le braccia aperte a mezz’aria! Ma perchè tanto gelo fra le membra dello stesso Corpo? Non per questo chiuderò le braccia, Signore!

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Prendi Gesù, fratello, prendi Gesù: e quando l’avrai in te, carne della tua carne, sangue del tuo sangue, non temere pit nulla. Qualunque cosa t'accada, nessuno riuscirà più a toglierti il suo dolce giogo. 

* *

Sorridi, fratello, quando, alludendo alla tua tristezza, insinuano che tu non ami la vita. Noi adoriamo la Vita vera di cui questo non è che il preludio o l'esilio. E proprio questione di maiuscole! 

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Se pensassimo a quale interesse ci sarà restituito quel che diamo ai poveri, divideremmo ogni giorno con loro anche il poco pane mal distribuito: dal cieco egoismo degli uomini.

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« Signore, se tu mi dicessi: ” Dà a me, e io serberò per te nel Cielo” non esiterei a dare, mio buon Maestro. Invece. tu dici: ” Dai ai poveri”. Così io so che chi riceve non è colui del quale veggo le mani, ma tu, che mi hai comandato di dare ». Non sono io che parlo: è un Atleta di Cristo.


11 agosto 1946

giovedì, marzo 13, 2025

 « Ama il tuo nemico». Lo so, pesa amare chi ci odia, fare del bene a chi ci fa male, ma ricoria Gesù sulla Croce: « Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno! ». 

Pensa: dopo averlo inchiodato sul legno, lo schernivano. Ed egli pregava il Padre di perdonarli! 

Questo non vuol dire — come pretenderebbero i più — insegnare la vigliaccheria, ma il vero eroismo, e sopra tutto, ’ Amore: chè se lo applicasse ognuno per il proprio nemico, quanti malanni sarebbero risparmiati genere! L'eroismo, infatti, non è soltanto quello di andare all’assalto, ma di combattere e superare noi stessi. 

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« Ama il tuo nemico ». Che ti costa amare chi ti ama? E’ cosa naturale; ma non lo è ama re chi non t'ama perchè significa vincere il tuo istinto, la tua natura. L’odio è di Satana, l’Amore è di Cristo; anzi, è Cristo stesso.

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« Andate dunque, al sole radioso d'Italia, di questa vostra Patria di cui conoscete le native splendenti bellezze e della quale volete essere campioni degni ed intrepidi. Andate, o prodi corridori della corsa terrena e della corsa eterna ». Non vi sembra di ascoltare voce del Cristo? E del suo Vica-rio, che siede oggi sulla cattedra di Pietro.

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Non è l'immoralità conseguenza della guerra, ma è la guerra conseguenza dell'immoralità

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Quando diciamo: «Nulla potrà accadermi perchè Iddio è in me» non dobbiamo escludere il danno transitorio di questo mondo. Sarebbe troppo comodo: vorrebbe dire che vogliamo raggiungere il Regno del Padre senza portare la Croce del Figlio. Dobbiamo invece pensare che qualunque cosa ci accada, Dio non ci abbandonerà. 

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Fratello, gli uomini non possono darti che delusioni: Dio non ti darà che luminose speranze, gaudiose certezze.


4 agosto 1946

mercoledì, marzo 12, 2025

 Anche dì questo titolo, fratello, debbo fare ammenda. È ambizioso. T’è forse sembrato che il volo non sempre è alto? Avverti talvolta la «starnazzata»? E così, ma è umano. Vorrei avere le ali dell’aquila o della rondine, e invece mi scopro animale da cortile. Ma tu comprendi che non è possibile sollevarci troppo da terra senza rischiare di perderne i contorni. E, compatendomi, compatisci te stesso.

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Se a chi ti sollecita di intervenire a un certo avvenimento di portata storica, tu rispondi che non hai tempo perché devi pregare; se ad un appuntamento con i tuoi simili tu preferisci l’appuntamento con Gesù, passi perlomeno per maniaco. Esultare! Il mondo non ha ancora capito che quando s’è battuto a tutte le porte e percorso invano ogni via, la porta di Dio, la strada di Dio sono le sole che rimangono aperte. È beato chi sa trovarle.

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C’è un solo modo di perdere tempo: allontanarsi da Dio col peccato. Considerato sotto questo aspetto il tempo è assai più che danaro, ma danaro che non ha niente a che fare con la moneta sonante o sordida mesa in circolazione dagli uomini di cattiva volontà.

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 Io non so, Signore, se nel considerare la tua Mensa, sia più forte in me il desiderio o la pigrizia di tanto volo.

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A momenti mi pento di aver troppo amato la patria terrena: tempo perduto. Un solo Amore è tempo guadagnato: quello per la Patria celeste.

 

28 luglio 1946

 

martedì, marzo 11, 2025

Ogni volta che fai del bene, fratello, rivolgiti umilmente a Gesù: « Questo tuo ” manovale” ti ringrazia, o Signore. Senza di te non avrei potuto operare il bene e, comunque, la mia opera non sarebbe stata proficua ».

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« Molta la mésse e pochi gli operai: pregate dunque il Padrone della mèsse che mandi operai alla sua messe» . Ma il mondo non vuole e spesso odia gli operai. della mèsse (i sacerdoti del Cristo) perché con la loro sola presenza gli ricordano che tutto è caduco.

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Oggi tutto è moda: persino la poesia, persino la politica. Ecco perché vale la pena di interessarsi di cose più alte: l’infinito, l’eterno. Quando diventeranno moda anche queste, l’umanita s'avvierà forse verso la salvezza.

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Dirò al mio nemico con Sant’Agostino: « Per quanto mi porti odio, per quanto ti accanisca a detestarmi, sei mio fratello. Riconosco in te l’immagine del Padre mio. Cattivo fratello, ma fratello mi sei. Dici anche tu infatti, al par di me: Padre nostro che sei nei Cieli ».

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« Bussate e vi sarà aperto ». Ma non lo speri chi ricorre a Dio quando gli fa comodo, cioè per egoismo. Bisogna vivere nel suo timore e nella sua legge; altrimenti è inutile bussare. Quella porta rimarrà inesorabilmente sbarrata.

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«Ruit hora »: ma senza più spavento quando siamo sulla strada del Signore. L’ora scorre sul quadrante della vita con la certezza di abbreviare la prova.

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Amiamo, si, il mondo e tutte le cose belle create: cielo mare stelle fiori monti sole luna, ma di più, infinitamente di più, amiamo e adoriamo il Creatore: avidi di bellezze create, ma innamorati di Lui, bellezza infinita.

 

21 luglio 1946

lunedì, marzo 10, 2025

 In questa tragica svolta della storia, l'Italia, più che ieri, più che sempre, dev'essere per gl’italiani un’Idea: e specialmente per gli uomini di parte.

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Trasfigurazione. «Un candore di neve si diffuse sulle vesti, che diventarono risplendenti e candidissime così che nessun tintore della terra saprebbe farle tanto candide ». C’è da tramortire quando si pensi che il solo candore dei gigli riesce a farci tremare di dolcezza, a sentirci struggere da un desiderio ineffabile d'innocenza.

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Quanto s'affanna la gente di studio alla ricerca dei « precursori »! Ma a noi credenti, uno interessa: il Precursore, figlio di Zaccaria e di Elisabetta.

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Realtà dell'Eucaristia: «Se Cristo è dentro di noi, chi sarà contro di noi? ».

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Mi domando e mi ripeto a quale mai pagina di bellezza, di conforto, di elevazione, di nutrimento può aspirare un cristiano, anche e soprattutto se artista, dopo aver conosciuto tre libri: il « Vangelo», l’« Imitazione di Cristo», « Vita Cristiana» di Sant’ Agostino. Da quando li ho ritrovati non rimpiango più i vuoti della mia biblioteca. Sento che tutte le biblioteche più illustri non mi darebbero il senso di ricchezza di questo possesso inestimabile.

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Ascolta, fratello, quel che ci dice Iddio per bocca di un Atleta della sua Chiesa: « Ecco, ti ho fatto conoscere il tenore della sentenza, ma non l’ho ancora emanata: l’ho preparata, non pubblicata. Perché sgomentarti dal momento che ti ho detto: — Se tu cambi, verrà cambiata anch’essa? Cambiatosi l’imputato, è cambiata pure la mia sentenza. Ed è la mia sentenza quella che si muta, non la mia giustizia ».

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« Son disceso dal Cielo a fare, non la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato». Quale esempio di umiltà ci viene da Gesù, Maestro di perfezione!

 

14 luglio 1946

domenica, marzo 09, 2025

 

Perché chiamare penitenza la preghiera che segue la confessione della colpa? Il cristiano dovrebbe considerarla un refrigerio dell’anima. Un solo rammarico: non poter dedicare più tempo a questa comunione di vita, assillati come siamo dalla ricerca del pane quotidiano.

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A tante cose belle e alte aspiravo una volta: all’amore, alla poesia, alla gloria. Adesso (e che Iddio mi perdoni lo sconsolato orgoglio) mi avviene spesso di aspirare con tutte le forze alle santità.

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Ogni volta che vedo fratelli accostarsi all’Altare, li invidio. Il cibo di quella Mensa è troppo prelibato. E dire che il coperto è sempre pronto per tutti!

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Vorrei saper esprimere questo concetto: che cioè se la povertà la castità e l’obbedienza sono necessarie all’anima, indispensabile è il timor di Dio, che talvolta manca persino a chi osserva strettamente la Regola.

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Vegliamo, fratelli, perché la lampada del Signore resti sempre accesa dentro di noi. Che l'Angelo prevalga sempre sulla bestia in agguato: non c’è vittoria più alta.

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Mi avviene di trovarmi adesso nello stato d’animo dei Discepoli i quali — salito al Cielo Gesù — rimasero soli in faccia al mondo che nulla credeva di ciò che essi credevano, perplessi dinanzi alle verità che avevano toccato con mano e si accingevano a predicare al gregge incredulo e ignaro. M’accorgo allora quanto sia insopportabile l’esilio e verace il grido che uscì dall’anima di un grande Santo: « Non ne posso più di morire per essere in Cristo!».

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Preghiera: « Gesù, io t’amo, ma il mio cuore non è capace di contenere tutto l’amore che tanti, troppi uomini non ti portano. Prestami per un attimo il tuo Cuore! ».


7 luglio 1946


sabato, marzo 08, 2025

 

Questi « voli» non sono inspirati da un atto di orgoglio, ma dal desiderio di staccarmi dalla terra, di respirare là dove tutti vorremmo approdare. L’atto di umiltà che lo allontani, anche per un istante, da questo desiderio struggente di affrancarsi dalla schiavitù del corpo, non deve esistere per un cristiano.

* *

Chiuderò io sempre la porta dietro di me quando devo pregare il Padre nostro che è nei Cieli?  Si, ma quando mi sarà possibile, pregherò con il mio fratello, memore di quanto disse Gesù: «Se due di voi si accorderanno sulla terra a domandar qualsiasi cosa, sarà loro concessa dal Padre mio. Infatto, dove son due o tre persone congregate nel mio nome, ci sono io in mezzo ad esse».

 * *

Vorrei fermare il fratello che cammina al mio fianco, sulla via, verso la perdizione e gridargli: «Fermati, fermati un attimo e ascolta. Non è questo il tuo itinerario. Angusta è la porta e stretta lo via che conduce alla Vita. E son pochi quei che la trovano! ». Ma nell’impossibilita di farlo, mi accontento di dirlo a me stesso.

* *

Non è superfluo ricordare che vivere bene, per il cristiano significa vivere in ordine, cioè aver fatto la pace con sé e coi fratelli. Se ricercassimo il pane degli Angeli con lo stesso impegno col quale ci affanniamo alla ricerca del pane quotidiano, quanti si avvierebbero alla santità!

* *

I più si sentono cristiani soltanto dinanzi al confessionale o all’ Altare. Passata la festa, credono in diritto, se non proprio in dovere, di ridiventare lupi, perché — dicono — bisogna sapersi difendere dagli altri lupi. Ma l’Agnello di Dio non ci ha insegnato a vivere fra i lupi?

 

30/6/1946

venerdì, marzo 07, 2025

 

Ho iniziato questa ripresa dopo un lungo silenzio. Con me ho avuto colloqui in sordina, come chi tema d’interrogarsi a fondo: e se mi rivolgevo domande, chi rispondeva era un tale che si somigliava solo di profilo. Anche gli occhi erano di un altro: guardavano dietro un velo, attraverso una luce d’acquario. Da quando l’anima è tornata chiara, limpida come i cieli sui cipressi, a primavera? Mi guardo adesso dentro, stupito. A chi ho appartenuto fino ad ieri?

* *

A mano a mano che procedo (e son già sull'altro versante da un pezzo) mi convinco sempre meglio che l’uomo odia nel proprio simile lo spirito, non già la persona mortale. Anche se non dai il medesimo fastidio a chicchessia, neppure con la presenza fisica, è severamente proibito ardere. La fiamma abbaglia ed è un’accusa perenne per chi transita ai margini, incapace di vivere di luce propria. Chi si sente opaco e sordido non può credere alla trasparenza perché dovrebbe confessare la propria miseria. Costoro son come le nottole: hanno una tremenda paura del sole ed escono a vespro basso, per i bassi voli. Diceva Cristo: «Il tempo mio non è ancor giunto: il tempo vostro, invece, è pronto sempre. Il mondo non può odiar voi, ma odia me perché fo vedere che le opere sue sono malvagie ». Son passati quasi duemila anni, ma nessuna parola è più attuale perché eterna.

* *

Dopo le violette la gaggia. E la fanciulla che la portava era così leggera che sembrava sfiorare la terra. Il peso del gran fascio d'oro piegava impercettibilmente la persona sottile. Aveva fretta. Angelo ad ali chiuse, doveva annunciare a qualcuno, con un dono innegabile, che la primavera era arrivata.

* *

Le prime rondini son come le prime viole. Queste ti spuntano fra i piedi ai margini delle strade di campagna, quando le percorri col cuore sospeso, presentendo il miracolo. Quelle ti si avventano contro, forando la seta azzurra del cielo mattutino, che è l’occhio di Dio. Allora è una gara di offerte invisibili ai più: privilegio assoluto di chi crede. Ad ogni viola che spunta una rondine saetta, e quando son tutte arrivate, i giardini d'Italia appaiono così fioriti che le rondini impazzano, inebriate. Si dice che le rondini sono gelose delle viole, che sentono in anticipo la primavera: e sognano, come le sorelle dei boschi, di restare con le alucce aperte. Ma in fondo si vogliono bene. Ai primi germogli corrispondono le prime partenze oltremare: solo che le alate sorelle devono attraversare oceani e continenti e arrivano un po’ in ritardo; ma in compenso si portano fra le ali stanche un brivido lungo, un profumo indefinibile di altri mondi, di spazi divorati. Perché le rondini sono i fiori che sbocciano dall’infinito.

 

16/6/1946

giovedì, marzo 06, 2025

Impenitente Don Stefano dal cuore d'oro! Non comprendi che i naufraghi bisogna curarli come convalescenti d’una grave malattia. Se m'hai accolto come un naufrago, parlami del Regno dei Cieli, il solo del quale ci sentiamo cittadini senza riserve. Nella tua cantoria si respira aria di Paradiso. Lasciami accanto all’organo che mi trasporta lassù. — Non lo coccolate mica troppo Gesù: lo abituate male! E poi non ho mica tempo io! Caro don Stefano, forse non t’accorgevi di parlare col cuore confidente dei Santi.

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Ricominciare: è la tua legge Quante volte abbiamo dovuto ricominciare per rifarci la vita. Così sarà anche questa volta: fino a quando non ricominceremo più. Ma allora sarà la volta buona perché avremo dato la scalata al Cielo. Dio di misericordia, perdonaci il sogno ambizioso cui deve tendere ogni anima che T’appartiene!

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Della verità. E’ risaputo: ognuno ha la sua che pretende imporre agli altri. Ma c’é una sola verità sulla terra, e si possiede solo quando si operi in funzione della Verità eterna: Dio.

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In fondo, chi è più furbo? Chi si dedica a Satana o chi si dedica a Dio? Questione di gusti. Chi s'illude di godere al massimo un secolo e chi vuol godere in eterno.

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L’accusa di ignoranza con la quale i moderni coltissimi gratificano le folle dei credenti non c’impressiona. Non siamo ignoranti abbastanza da ignorare che lassù non ci sarà domandato cosa sappiamo, ma ciò che abbiamo fatto. E allora? Vale la pena di erudirsi troppo? Sì, ma attingendo a quell’oceano senza sponde che è la dottrina di Cristo.

 

9 giugno 1946 

mercoledì, marzo 05, 2025

Durante la quaresima, a partire da oggi, ci faranno compagnia le meditazioni di Benigno (Auro d'Alba).


È repugnante ricorrere a Dio solo nei giorni del dolore.  È vero che Dio è il conforto degli afflitti, ma il cuore non di sola consolazione si nutre, ma di espiazione. E di questo dobbiamo ringraziarlo. Chiedere a Dio di evitarci il dolore è profondamente umano, ma significa anche mercanteggiare la fede. Il cristiano non dovrebbe mai chiedere a Dio che beni eterni.

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Amo la sinfonia dell’organo dopo la benedizione, quando la folla sciama. È un finale di gioia che investe l’anima. Le canne son tante gole d’angelo osannanti. Cristo rimane solo, prigioniero nel suo piccolo guscio d’oro, e par che spii se qualche fedele sosti un momento a guardarlo con l’ultimo sguardo d’ Amore.

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Mi guardo intorno. Dio, Dio di misericordia e di consolazione, gli uomini osano persino mettere in dubbio la Tua esistenza! Che sarebbe di noi senza di Te? Un mondo di disperati. Gli è che la vera libertà risiede nella Tua legge.

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Più si procede nella vita, più ci si convince che importa, sì, la stima degli altri, ma importa sopra tutto la stima di sé.

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Dall’« Omo Salvatico »: «Il Poeta e il Santo rimangono tutta la vita simili a quei fanciulli che Gesù cercava e per i quali è fatto il Regno dei Cieli ». Se è vero, come han detto tanti e ribadito Giuliotti, che nel tuo Spirito è la divina Poesia, di che devi temere?

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Qui tutto è alto, tutto aspira al volo: la strada, le torri, le scale, il verde, i bronzi, l’acqua, l’azzurro. Il gran pino che mi saluta al mattino, s'agita s'agita nelle giornate di vento, e apre le braccia quando squillano le campane, invocando il Cielo perché lo liberi dalla servitù della terra. Tutto tende a sollevarsi. Persino la fonte, nel giardino pensile, dopo essersi lanciata a volo, ricade delusa, in uno scroscio di pianto, a due passi dagli uomini seduti sulle dominanti panchine. Tutto tende all’alto: tutto, fuorché gli uomini affannati, che salgono a testa bassa, come sentissero — e sarebbe già molto — il peso della propria miseria.

2 giugno 1946