Durante la quaresima, a partire da oggi, ci faranno compagnia le meditazioni di Benigno (Auro d'Alba).
È repugnante ricorrere a Dio solo nei giorni del dolore. È vero che Dio è il conforto degli afflitti,
ma il cuore non di sola consolazione si nutre, ma di espiazione. E di questo
dobbiamo ringraziarlo. Chiedere a Dio di evitarci il dolore è profondamente
umano, ma significa anche mercanteggiare la fede. Il cristiano non dovrebbe mai
chiedere a Dio che beni eterni.
* *
Amo la sinfonia dell’organo dopo la benedizione, quando la
folla sciama. È un finale di gioia che investe l’anima. Le canne son tante gole
d’angelo osannanti. Cristo rimane solo, prigioniero nel suo piccolo guscio
d’oro, e par che spii se qualche fedele sosti un momento a guardarlo con l’ultimo
sguardo d’ Amore.
* *
Mi guardo intorno. Dio, Dio di misericordia e di
consolazione, gli uomini osano persino mettere in dubbio la Tua esistenza! Che
sarebbe di noi senza di Te? Un mondo di disperati. Gli è che la vera libertà
risiede nella Tua legge.
* *
Più si procede nella vita, più ci si convince che importa, sì,
la stima degli altri, ma importa sopra tutto la stima di sé.
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Dall’« Omo Salvatico »: «Il Poeta e il Santo rimangono tutta
la vita simili a quei fanciulli che Gesù cercava e per i quali è fatto il Regno
dei Cieli ». Se è vero, come han detto tanti e ribadito Giuliotti, che nel tuo
Spirito è la divina Poesia, di che devi temere?
Qui tutto è alto, tutto aspira al volo: la strada, le torri,
le scale, il verde, i bronzi, l’acqua, l’azzurro. Il gran pino che mi saluta al
mattino, s'agita s'agita nelle giornate di vento, e apre le braccia quando
squillano le campane, invocando il Cielo perché lo liberi dalla servitù della
terra. Tutto tende a sollevarsi. Persino la fonte, nel giardino pensile, dopo
essersi lanciata a volo, ricade delusa, in uno scroscio di pianto, a due passi
dagli uomini seduti sulle dominanti panchine. Tutto tende all’alto: tutto, fuorché
gli uomini affannati, che salgono a testa bassa, come sentissero — e sarebbe
già molto — il peso della propria miseria.
2 giugno 1946
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