Fatevi il segno della Croce all’aria aperta, in una immensa pianura o in alto, su una torre, una finestra ultima, un albero trascolato alle prime luci del giorno. Vi sentirete partecipi del risveglio religioso della natura, gusterete il lento risorgere del fiore, del frutto, del filo d’erba, di tutti gli esseri creati — dall’insetto invisibile all’uomo — che cercano avidamente il sole.
Sentirete Iddio come non mai, protesi verso il Cielo dove Egli abita: e la sete
divoratrice di vederLo, e lo sgomento che vi sia vietato di contemplarLo vi
metterà le ali.
Fatevi il segno di Cristo all’alba, sotto un cielo aperto, azzurra cattedrale
d’aria. Sentirete l’anelito a Dio più che nei templi dov’Egli attende il
peccatore, prigioniero degli uomini, costretto nella Particola santa, cibo insostituibile
della flagellata umanità.
* *
Il pino solitario. S’affaccia timido e triste fra due
palazzi che lo celano alla vista, finché non t’appare davanti all’improvviso,
nella via senza più sole. Sembra cresciuto in quella crepa, ma dev’essere
invece stato libero un tempo, libero e pieno di nidi. Le case gli si sono fatte
addosso a mano a mano che cresceva il quartiere. La strada è sempre in ombra,
ma anche se ci passasse il sole, adesso non potrebbe sfiorarlo neppure. I suoi
stenti rami si sono stancati a aspettarlo. Non verrà più il sole, nemmeno a
primavera, nemmeno nella grande estate.
Qualche mattino chiaro la terra è così felice da far credere
persino che gli uomini torneranno a volersi bene. E allora un passero sperduto,
solitario come lui, si mette a cinguettare fra ramo e ramo. Appare al davanzale
della finestra più alta, una figura di donna, angelicata.
Sembra che il pino s’inchini, scosso da un brivido lungo, dalle radici
all’ultimo ramo.
29 dicembre 1946
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