Mi piace , nei giorni di festa, confondermi al popolo credente, sui banchi delle chiese umili. Donnette operai impiegatucci bimbi sparuti. Odore di povertà sana, come ne testimonia il convegno dinanzi l’altare di Dio. Non mi sento a disagio come nelle grandi chìese, alle Messe di mezzogiorno. Il silenzio è cosi alto che le parole del sacerdote trovano la via buona.
« Orate fratres ». Ci guardiamo e ci sentiamo davvero fratelli
di luce e di miseria in quest’isola profumata d’anima, mentre fuori infuria la
vita.
« Ecce Agnus Dei ». Ma come, come può toglierli tutti i peccati
del mondo Gesù, se son più fitti dei fili d’erba a primavera?
Guardo le care donnette vestite di nero, che si accostano a Mensa,
e mormoro dentro col celebrante: » Domine non sum dignus ». E allora vedo venirmi
incontro il centurione che invitò a casa Gesù.
* *
L’uomo integrale, che non può non essere l’uomo cristiano, soffre
di una sola nostalgia: il futuro. Solo nel domani è per lui la perfezione. Il
presente è sempre perfettibile.
* *
In qualunque vicenda, con l’artista bisogna sapere afferrare
l’attimo. Domani è sempre troppo tardi per chi misura il tempo col metro dell’infinito.
* *
Cattolico vuol dire romano. E ringrazia Iddio se ti ha fatto
nascere o patire, fremere o gioire in questa Roma onde Cristo è romano. Spesso
ti accade di sentirti dentro un grumo di ribellione per qualche ingiustizia da sopportare?
Ed è allora che più ti plachi la bellezza di offrire a Lui l’amarezza del sopportato
sopruso. E’ giusto che chi crede in Lui sconti
la gioia della Fede.
Bisogna essere felici di soffrire per Lui.
* *
Pian dei Giullari. Leggere una pagina di Bargellini è come rinfrescarsi
l’ugola in tempo di solleone con una di quelle bibite deliziose che ti riconciliano
subito con la strada e con la bottega. La lingua schiocca sul palato come se bevessi
nettare in cantina, e ti senti invece in terrazza, in una di quelle cordiali
terrazze a solatìo che guardano... toh, su Pian dei Giullari, donde il buon Piero,
cercatore di scarso mangime pei suoi passerotti, sostava per riposarsi e scorgeva
di lontano, fra ì vapori settembrini, le guglie della Certosa.
Uno di quegli autori — giullari essi stessi degli uomini e di Dio — che, pur
sforzandosi di restar terra terra per farsi capire da tutti, ti trasportano in
cielo: gente nata per gli alti voli, seppure innamorata, forse anche troppo, del
suo campanile. Ma tutto si perdona quando il campanile si chiama Firenze.
Questa « Piccola storia della letteratura italiana» — come voleva
onestamente intitolarla Bargellini — sarà
gustata in particolar modo dai maggiorenni, per non dire dai « grandi » aggettivo
quanto mai logoro e un tantino equivoco.
3 novembre 1946
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