domenica, marzo 23, 2025

Petòfi. Quante volte mi è accaduto d’invidiarne il singolare destino! Balzare in sella e caricare alla testa d’un manipolo di valorosi, come vidi fare a un capitano senza nome, sul ponte di Pinzano, in un’ora triste della Patria. (Non ho più dimenticato il lampo di quegli occhi fra elmetto e sottogola, mentre scrosciava la pioggia e tempestavano le artiglierie).

Caricare, andare avanti, avanti, non tornare più indietro e sparire incontro a Dio. Quale poeta non ha mai invidiato questa ineguagliabile sorte? Non lasciar traccia del passaggio mortale sulla terra se non attraverso un ricordo di Poesia.

* *

Mi ferma talvolta a mezzo di una via o mi sorprende nel raccolto silenzio del mio studio un profumo denso di gigli. Poi m’accorgo che è il respiro dell’anima.

* *

Partenone: « Gli squilli si tramutano in colonne ». Un verso che mi salì dal profondo dinanzi ai marmi rosati, quasi trasparenti dell’Acropoli, mentre suonavano le trombe d’una fanfara sulla strada che vide le danze delle fanciulle greche.

Ricordo di un volo più alto.

* *

Sembra che gli occhi di certe creature abbiano guardato in altri pianeti; nostalgici come la luna, trepidi come le stelle verso l’alba.

* *

Gli imperi passano, si esauriscono, conchiudono un ciclo storico: quello di Roma, onde Cristo è romano, è eterno perchè voluto da Dio. Non è impero di territori, ma di anime; di leggi, non di arbitri; di fecondità, non di piacere.

L’impero spirituale di Roma è impero di volontà, non di pietre; di conquista, non di rapina; del lavoro, non dell’oro. E’ impero di Vita contro imperi di morte.

 

28 ottobre 1946

Nessun commento: