Quando assisti alla Messa, dinanzi al Calvario incruento del più grande Operaio, sii operaio tu stesso col celebrante. Con la preghiera tu puoi sempre lavorare — e più che mai sull’altare — nella Vigna fertile dove il Padrone dà la mercede secondo il lavoro, si, ma anche secondo il fervore dell'opera. Nè disperare se nella Vigna sei arrivato fra gli ultimi, se hai lavorato per poco.
Quel che conta è come avrai lavorato.
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La tua fede è la più luminosa perchè è la più vera, anzi, è la
Verità. Tutte le altre dottrine sono spurie, cioè tributarie. C’è, in fondo, il
malessere di chi cerca Dio, ma non lo trova, forse perchè non s’accorge di
presumere troppo di se, come si vergognasse di abbandonarsi al « giogo soave ».
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Non è soltanto per il taglio delle ali che le bandiere sentono
il volo. C’è un clima che si forma in torno a queste fiamme di stoffa, un’aria di
fuoco racchiuso in un’urna.
E’, certo, il respiro dei Caduti, l’alito d’una passione che
la morte ravviva e perpetua.
Nessuna morte è vana, se la vita fu consumata ardendo.
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Se la conoscenza del bene, che, pure, esiste sulla terra, si
propalasse con la stessa rapidità del male, il genere umano ne trarrebbe gran giovamento.
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Soffrire quaggiù vuol dire risparmiarci il dolore eterno. E’
dogma dell’economia divina e segno infallibile di giustizia.
Guai ai gaudenti in perpetuo.
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« Uomini di poca fede, perché avete dubitato? ».
Nell’ora severa che la Patria attraversa, il grido di Cristo
rinasce nel cuore dei credenti. E dentro, nel profondo, una voce più alta e più
potente d’ogni altra si leva al di sopra dei rigurgiti di tutte le suburre: « Credo!
».
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Come le acque dei laghi che non vedono mai il sole sono gli occhi
di certe creature: non partecipano della vita. Nei conventi, nelle isole dei pescatori,
nelle case solitarie, quegli occhi hanno il colore di chi non vede passare tanta
rissosa umanità: che vede più nubi e più stelle che non ascolti passi e parole.»
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L’anima dell’artista non appartiene neppure a sè stesso: è parte
infinita dell’infinito.
10 novembre 1946
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