Molto simpatica questa lettera che ho trovato su Il Foglio di oggi.
Al direttore - A chi presume che l’embrione sia solo un insieme di cellule, e non “vita”, e in quanto tale ritiene lecito bloccarne lo sviluppo, congelarlo e utilizzarlo come strumento per il miglioramento e la cura della vita umana, vorrei rivolgere un quesito (magari da sottoporre a referendum). “Volete voi costruire un immenso istituto di ricerca medica su una superficie appena cosparsa di semi per la riforestazione di un’area disboscata al fine di migliorare e curare la vita di milioni di esseri umani?”. Presumo un coro di no e una fiumana di Pecorari Scani che scendono in piazza con le bandierine: urlerebbero “fatelo, e anche più grande, ma da un’altra parte: quest’area è stata già seminata e tra qualche decennio qui ci sarà un folto bosco rigoglioso dove potranno tranquillamente cinguettare milioni di piccoli uccellini”. Chi potrebbe eccepire? Nessuno, anche se poi i semi non sono mica alberi (o forse lo sono ma “in potenza”) e quindi non staremmo mica segando tronchi, o sbaglio? Fatti i doverosi distinguo di carattere etico e scientifico, a chi vuole aiutare la vita mozzandone un’altra una risposta ce l’avrei: noi l’istituto lo facciamo da un’altra parte ma voi i mini-Frankenstein da laboratorio andateveli a vedere al cinema. Con stima
Andrea Castellini, via Internet
Risposta del Direttore
Altro argomento forte e vivo, logico e sensibile. I lettori del Foglio se ne stanno sotto la tenda del circo, ma non perplessi.
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