Ausculta, o fili. Obedientiam sine mora. Ora et labora.
I tre motti di San Benedetto si incontrano all’inizio del viale che conduce
alla celebre clausura. Intorno, uno stormire di alberi giganti, una sinfonia
solenne di venti, come un’orchestra al passaggio dell’Apostolo delle genti, che
qui subì il martirio.
Salutato il principe degli Apostoli sulla via Ostiense con l’ultimo abbraccio
fraterno, Paolo saliva quassù per essere decapitato. Pietro, invece, si avviava
al Gianicolo, per affrontarvi la crocifissione.
Se ad Assisi spira un’aria francescana, qui si respira
chiaramente aria paolina e petrina, che si effonde per tutta l’Urbe e pare
conferire austerità alle sue mura.
Come fossi attratto lungo la via Laurentina, fino alle Acque
Salvie, me lo chiesi leggendo i molti benedettini. E mi rispose un passo delle
celebri Lettere di Celestino VI, là dove — questo Papa di fuoco —
rivolgendosi ai monaci e ai frati, li chiama: «Avanguardie di arietatori e
pionieri dell’Armata di Dio; falangi spartane e macedoni della Chiesa; ora
lance spezzate, ora opliti, ora cavalieri catafratti, ora fantaccini eroici
nella gigantesca battaglia contro l’Avversario».
Ma tutto ciò riguarda il passato.
«Il monachesimo — continua Celestino VI — fu, in origine,
fuga dal mondo; oggi appare, per molti aspetti, fuga dalle regole accettate e
dalle responsabilità liberamente assunte. Negli Ordini che posero come obbligo
il lavoro delle mani, non si lavora quasi più, o appena si rassetta un
orticello poco più grande d’una tovaglia d’altare.»
— Vede questo cuoio? — mi dice padre Bernardino, mostrandomi
la cinghia che gli cinge i fianchi — Spesso si è bagnato di sudore.
— E come, padre?
— Lavorando nei campi — e me li indica, distesi a perdita
d’occhio — zappare, seminare, potare, mietere, vendemmiare.
— Stretta osservanza?
— Sveglia alle due; fino alle cinque in chiesa per
l’Ufficio, la Messa, la meditazione. Poi venti minuti di intervallo. Di nuovo
in chiesa per l’Ufficio di «prima», poi lettura di un capitolo della Regola o
del «capitolo delle colpe».
Mezz’ora di libertà, da dedicare alla lettura. Poi Messa cantata. Non meno di
tre ore di lavoro sulla terra. Ancora Ufficio, quindi pranzo.
— In cosa consiste?
— Una minestra e una porzione: abolita la carne, il pesce,
le uova.
Hai capito, Celestino? Poco pane e poco vino, come alle
origini. E il pane guadagnato sulla dura zolla che i cisterciensi bonificarono
anche con il sacrificio della vita. Silenzio ermetico.
La giornata si chiude tra preghiera e lavoro, con un cantuccio di pane e una
mela. È la cena dei trappisti.
Comprendo allora perché Pio IX, quando volle restituire
splendore alle Tre Fontane — ricordando che i cisterciensi avevano retto con
onore l’abbazia per sette secoli e che san Bernardo, con la visione di Scala
Coeli, ne aveva assicurato loro il possesso — vi stabilì proprio i trappisti, i
monaci taciturni e dissodatori, autentici eredi di quelle avanguardie care
anche a Giovanni Papini.
Padre Bernardino si è congedato per correre in chiesa. Non
mi resta che incamminarmi, da solo, giù per il viale che porta alla Chiesa
delle Tre Fontane, sorta sul luogo dove Paolo fu decollato.
S. Paulus Apostolus – Martyrii locus – Ubi tres fontes - Mirabiliter
eruperunt.
La bella testa, spiccata dal busto sulla mozza colonna
miliare, sprizzò sangue e latte, in segno di grazia. E ad ogni balzo scaturì
dalla terra una fonte d’acqua viva.
Il fariseo crudele, il rastrellatore inesorabile di
cristiani, ora mi è dinanzi, crollato dal suo cavallo bianco sulla via di
Damasco. Gesù gli grida:
«Saulo, perché mi perseguiti?»
Perseguitava il suo Corpo Mistico e non sapeva di essere già
strumento eletto, per portare il Suo nome davanti ai Gentili, ai re e ai figli
d’Israele.
— Signore, che vuoi ch’io faccia? — risponde Paolo,
tramortito d’amore. — Alzati ed entra in città: ti sarà detto.
I suoi compagni di viaggio rimasero attoniti: udirono la
voce, ma non videro nessuno. Un’eco di quella voce è rimasta tra bosco e
abbazia, vivificata nei secoli dalla luce del martirio.
Benigno
27 aprile 1947
Nessun commento:
Posta un commento