sabato, dicembre 31, 2011

lunedì, dicembre 26, 2011

New book: Translation and Philosophy

New book: Translation and Philosophy:

Foran, Lisa (ed.)

Translation and Philosophy

Series: Intercultural Studies and Foreign Language Learning - Volume 11

Year of Publication: 2012

Oxford, Bern, Berlin, Bruxelles, Frankfurt am Main, New York, Wien, 2012. VIII, 188 pp., num. tables

ISBN 978-3-0343-0794-9 pb.


Book synopsis


To what extent is philosophy reliant on translation and how does this practice impact on philosophy itself? How should philosophical texts be translated? Is translation inherently philosophical? Can philosophy be described as a 'type of translation'? The essays in this collection seek to respond to these intriguing and provocative questions. Exploring a wide range of issues, from the complexities of translating ambiguous philosophical terms to the role of language in concepts of identity and society, each essay highlights the manner in which the two disciplines rely on (and intersect with) each other. Drawing the collection together is an understanding of both translation and philosophy as practices which seek for meaning in our complex relationship with language and the world.

Contents

Contents: Theo Harden: The Awful German Language, or, Is 'Die Geistige Entwicklung' 'The Mental Development'? - David Charlston: Translating Hegel's Ambiguity: A Culture of Humor and Witz - Daphna Erdinast-Vulcan: Reading Oneself in Quotation Marks: At the Crossing of Disciplines - Andrew Whitehead: Moonless Moons and a Pretty Girl: Translating Ikkyu Sojun - Angelo Bottone: Translation and Justice in Paul Ricoeur - Lisa Foran: Translation as a Path to the Other: Derrida and Ricoeur - Elad Lapidot: What is the Reason for Translating Philosophy? I. Undoing Babel - Alena Dvorakova: Pleasure in Translation: Translating Mill's 'Utilitarianism' from English into Czech - Veronica O'Neill: The Underlying Role of Translation: A Discussion of Walter Benjamin's 'Kinship' - Sergey Tyulenev: Systemics and Lifeworld of Translation - Feargus Denman: Translation, Philosophy and Language: What Counts?

About the author(s)/editor(s)

Lisa Foran is a tutor and doctoral candidate in the School of Philosophy at University College Dublin and a visiting graduate student at the Archives Husserl (ÉNS) Paris. Her research, funded by the Irish Research Council for the Humanities and Social Sciences, focuses on the relationship between translation and the Other in the work of Jacques Derrida.

sabato, dicembre 24, 2011

Non c'è più, dopo l'Incarnazione, un messianismo cristiano: nessun altro nome è stato dato agli uomini o sarà loro dato per la loro salvezza - e tuttavia c'è una escatologia cristiana: una fine, un cominciamento di tutte le cose, una aspettazione, una attesa, una speranza. E' meno l'aspettazione del peccatore che invoca salvezza e teme l'inevitabile condanna, meno la speranza di uno schiavo che sospira il suo affrancamento, che l'aspettazione ansiosa piena di desiderio e di amore della sposa che attende colui che già conosce e che ama e dal quale sa di essere amata. Tutta la nostra vita, tutta la vita della Chiesa, è desiderio e speranza: una speranza certissima, ferma: una speranza che ha come caparra dell'eredità, lo Spirito stesso di Dio; una speranza che è l'unica gioia, una speranza più certa delle nostre certezze: perché è l'unica sicurezza dell'anima ed è insieme il suo più profondo tormento: .
Sembra che Dio non ci abbia voluto dare subito il pieno possesso, perché il desiderio dilatasse l'anima a ricevere più grande il suo dono.

Divo Barsotti

venerdì, dicembre 23, 2011

Blessed John Henry Newman on Vatican stamp:
A special Vatican City postage stamp depicting Blessed John Henry Newman and Westminster Abbey with Pope Benedict is included in a new set issued to mark the Apostolic Journeys made by Pope Benedict XVI during 2010.

The Union Jack is also included in the bottom left-hand corner of the Euro 1.60 value in the set of five stamps released during November 2011.

Pope Benedict XVI made five Apostolic Journeys outside Italy during 2010. The fourth being the remarkable historic State Visit to the United Kingdom, the first by a Pope, 16-19 September.

The exterior of Westminster Abbey, shown on the Vatican City stamp, is steeped in more than a thousand years of British history. Benedictine monks first settled on the site in the middle of the 10th century and the monastery of St Peter established.

Pope Benedict took part in Evening Prayer in Westminster Abbey together with the Archbishop of Canterbury, Dr Rowan Williams, on Friday, 17 September 2010.

One of the highlights and the purpose of this particular Apostolic Journey made by Pope Benedict XVI was the beatification of Cardinal John Henry Newman which took place during a special Mass in Cofton Park, Birmingham, on Sunday, 19 September 2010.

Blessed John Henry Newman 1801-1890, a former Oxford don and Anglican priest, was received into the Catholic Church at Littlemore, near Oxford, on 9 October 1845. He moved into his newly built Oratory House in Edgbaston during February 1852. He was created a Cardinal by Pope Leo XIII in 1879, and died in his room in Birmingham on Monday, 11 August 1890, aged 89.

The Most Reverend Vincent Nichols, Archbishop of Westminster, and President of the Catholic Bishops’ Conference of England and Wales said: "The Papal Visit to the UK remains a moment of great importance and a vivid memory. This stamp helps many people to reflect further on the role of faith today."

Archbishop Nichols added: "The depiction of Blessed John Henry Newman alongside Pope Benedict XVI signals an affinity of mind and an encouragement in our study and proclamation of our faith."

Cardinal Newman was first depicted on a stamp issued by the Republic of Ireland in July 1954. This was followed by Jersey in September 1983. Isle of Man Stamp & Coins issued a special miniature sheet on 11 August 2010, to mark the State Visit of Pope Benedict XVI and the Beatification of Blessed John Henry Newman.

For the record the other Apostolic Journeys of Pope Benedict XVI during 2011 were to Malta in April for the 1950th anniversary of shipwreck of Paul of Tarsus; to Portugal in May; to Cyprus in June; to Spain in November.

The Vatican City stamps were designed by artist Giorgio Borghesani, and printed using the offset process, in sheets of 10 stamps by BDT (Ireland).

The total printing was 200,000 complete sets.

The stamps, only available in sets (price Euro 6.35), will be bought not only by stamp collectors but by visitors and pilgrims to Rome and the Vatican.

giovedì, dicembre 15, 2011

domenica, dicembre 11, 2011

mercoledì, dicembre 07, 2011

LA VERGOGNA DELL’ICI - Avvenire

LA VERGOGNA DELL’ICI

MARCO TARQUINIO

C’ è un fantasma che s’aggira per l’Italia. Il fantasma dell’Ici «non pagata» dalla Chiesa cattolica sulle attività a fini di lucro che si svolgono all’ombra dei campanili. Il fantasma che sarebbe figlio di un’ingiusta esenzione di legge.

I fantasmi non esistono, e questo in particolare è una pura invenzione. Nessuna legge stabilisce un simile «privilegio». Le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa sono tenute a pagare l’Ici sugli immobili che le ospitano e tutte le altre imposte previste esattamente come ogni attività commerciale. Gli immobili di proprietà di enti religiosi dati in affitto sono assoggettati all’Ici e alle altre forme di tassazione come qualunque altro immobile dato in affitto. L’abbiamo scritto un’infinità di volte, e un’infinità di volte l’abbiamo dimostrato con le nostre inchieste giornalistiche: citando la norma, illustrando casi, fornendo dati, pubblicando i bollettini dei pagamenti di presunti evasori indicati (con clamore e nessuna verifica) su altri mass media... Un’infinità di volte abbiamo spiegato che se qualcuno cercasse di non pagare il dovuto su attività a fini di lucro riconducibili alla Chiesa, violerebbe la legge e meriterebbe di esser sanzionato: i Comuni hanno i mezzi per farlo. Un’infinità di volte abbiamo chiarito che le esenzioni previste per le attività solidali e culturali svolte senza l’obiettivo di guadagnarci riguardano non solo la Chiesa cattolica, ma ogni altra religione che abbia intese con lo Stato italiano e ogni altra attività non profit di qualunque ispirazione, laica o religiosa.

Chi dice il contrario mente sapendo di mentire. E chi riaccende ciclicamente la campagna di mistificazione sull’«Ici non pagata» non lo fa per caso, ma perché intende creare confusione e, nella confusione, colpire e sfregiare un doppio bersaglio: la Chiesa e l’intero mondo del non profit. Non sopportano l’idea che ci sia un «altro modo» di usare strumenti e beni. Vorrebbero riuscire a tassare anche la solidarietà, facendo passare l’idea che sia un business, un losco affare, una vergogna. E vogliono farlo nel momento in cui la crisi fa più male ai poveri, ai deboli, agli emarginati, alle persone comunque in difficoltà. Sono militanti del Partito radicale e politicanti male ispirati e peggio intenzionati. Battono e ribattono sullo stesso falso tasto, convinti che così una menzogna diventi verità. E purtroppo trovano anche eco. Ma una menzogna è solo una menzogna. È questa la «vergogna dell’Ici».

Avvenire
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domenica, dicembre 04, 2011

Il caso Brievik: la società “perfetta” dove gli assassini non sono colpevoli

Sono passati poco più di quattro mesi da quel 22 luglio in cui l’estremista xenofobo Anders Brievik piazzò un’autobomba nel centro di Oslo facendo 8 morti e si recò sull’isola di Utoya, dove si teneva il campo estivo dei giovani laburisti, dove aprì il fuoco sulla folla uccidendo altre 69 persone.
Ebbene, a quanto si apprende, Brievik non può essere considerato responsabile della duplice strage, in quanto è stato giudicato incapace di intendere e di volere dai due psichiatri incaricati dalla corte distrettuale di Oslo di valutare il suo stato mentale. Per quanto sconcertante possa essere, questa sentenza risponde a una logica tipica dei regimi socialdemocratici scandinavi nei quali nulla vi è normale al di fuori di ciò che stabilisce lo Stato per mezzo dei suoi sommi burocrati, come dimostra il caso della Svezia, che tra il 1935 e il 1976 attuò un vasto programma di sterilizzazione forzata sui minori, con ben 60000 bambini resi sterili, in quanto troppo vivaci o con qualche difetto fisico di troppo. Il caso Brievik mi ricorda un romanzo del 1973 dal titolo L’uomo che voleva essere colpevole dello scrittore e cineasta danese Henrik Stangerup, pubblicato in Italia da Iperborea. Il romanzo è proiettato in un futuro orwelliano, dove lo Stato si prende cura del “bene comune dalla culla alla tomba” trasformandosi in una gabbia di conformismo in cui tutto è pianificato e obbligatorio, compresa la felicità. Torben, il protagonista del romanzo, è uno scrittore. Sessantottino pentito e affetto da manie di persecuzione, che in un momento di rabbia uccide la moglie. Solo che la società ha messo al bando concetti come colpa e responsabilità individuale, così che gli psichiatri dichiarano l’uccisione puramente accidentale. E alla fine, si trova relegato nel cosiddetto Parco della Felicità (un reparto chiuso di un ospedale psichiatrico), intento a scrivere quei romanzi che fuori nessuno aveva voluto pubblicare perché privi di sfondo sociale.

Continua qui.

sabato, dicembre 03, 2011

Libertarianism at Its Best

Libertarianism at Its Best:

can be found in this sensible and humane piece by Steven Greenhut, on the ridiculous police state tactics deployed by campus security thugs against peaceful protestors at UC Davis (and the lies unsuccessfully deployed to try to excuse those tactics).

His critique of the growing love of fascist violence by the Thing that Used to Be Conservatism is particularly pointed. Also striking is the repeated and persistent use of the word “animals” by alleged conservatives (many of them no doubt Christian) to describe people who were doing nobody any harm, but whose tribal affiliation and dumb ideas place them on the wrong side of an ideological divide from the alleged champions of limited government and the Judeo-Christian tradition. As Greenhut nicely sums things up:

What’s really disgusting is the natural instinct of so many conservatives to stick up for the police. They don’t like the Occupy protesters, so they willingly back brutality against them, without considering the possibility that conservatives at some point might be on the receiving end of this aggression. Then again, this common, vulgar form of modern conservatism almost always sides with the state, even as it champions the empty words of limited government.

In a rapidly dechristianizing society, you’d think that conservatives and Christians would have the modest foresight necessary to ask themselves, “Gee, what if the state and its militarized police decide that we are menaces who deserve to be treated like lawless rioters when we are just sitting there posing no threat and exercising the right to peaceably assemble? Suppose they blinded me with pepper spray or took the advice of more fascist minded ‘conservatives’ and started beating me or fracturing skulls with rubber bullets all while lying that I was a ‘threat’?” But, as the huge ‘conservative’ support for torture has demonstrated, the Thing that Used to be Conservatism seems to be dominated by an awful lot of people want to live in a police state and who seem to have no conception that a post-Christian police state will not keep them safe.

I see basically no difference between these tactics:

and those of Bull Connor:

Does this mean I agree with the OWSers confused and their mixed up goals? Generally, no. Greenhut speaks for me pretty well:

I disagree with most of what the Occupy protesters are saying, quite obviously, but when I see lines of riot-gear-clad officials standing in front of these unbathed wretches, my heart goes out to the wretches. They need a lesson in economics and politics. The policies they advocate – to the degree that many of them have any well-defined grievances – range from the silly to the disastrous. They are inconsistent, foolish and hypocritical. Many of them are lazy freeloaders. Such is life. They do create filth and chaos in public parks, but if one cannot protest in a public park, there are not many places to have a protest. It’s in everyone’s best interest for the authorities to provide as much latitude as possible for protesters of any political persuasion. We still do pretend to live in a free society, right?

As a matter of common sense, I think it wiser for a Catholic in a rapidly dechristianizing culture to be more worried about vast concentrations of power and wealth in an unaccountable pagan crony capitalist state ruled by a God King who grants himself the power to kill any American citizen he chooses. I think it more sensible to be concerned about the intensely incestuous relationship between Big Caesar and Big Mammon. I think it more sane to keep an eye on legislators from two parties who are about the amassing of vast personal wealth as they contemplate how to force veterans to sacrifice more. I am much more concerned about militarized police who have power to casually pepper spray unresisting protestors and lie that they were a “threat” than I am about a few disorganized people living in tents and playing drums, who are open to reading Chesterton and hearing some Catholic social teaching (as many of them are). Are OWSers sinless victims? Of course not. We all know the stories of the smelly hippies, nuts, creeps and criminals among them (sort of like the smelly hippies, nuts, creeps and criminals who occupy the pews–and sometimes the altars–of the Catholic Church). Arrest ‘em if they break the law. But do be sure to arrest them for actual lawbreaking and not merely for being annoying or standing next to a smelly hippy, nut, creep, or criminal. Otherwise the jails fill up and the state has to figure out something else to do, like ask itself if the whole crony capitalism thing is really panning out as planned, when its manifold and manifest failures are generating this much unrest, not only among OWSers but Tea Partiers as well).

But unless there is a real threat, this police state crap must go. Like James Madison, I am generally of the opinion that we have more to fear from the state than from a bunch of people peaceably assembling. There used to be a time the Thing That Used to Be Conservatism knew that too.

venerdì, novembre 11, 2011

Hiroshi Yoshida (update)

Hiroshi Yoshida

Early 20th Century painter and printmaker Hiroshi Yoshida is known in his native Japan as a Western style artist, and his work is very much in demand.


Having trained in Western style painting, he carried those influences with him when he moved into traditional Japanese woodblock printmaking, also taking inspiration in subjects from his travels in the U.S. and Europe, as well as India and other parts of the world.


Yoshida is considered one of the foremost proponents of the shin hanga (or “new prints”) style, but combined some of that style’s return to the collaborative printmaking of the ukiyo-e system, in which the artist worked with a carver and block printer, with the personal involvement more common to the sosaku hanga (“creative prints”) style emerging at the time.


His depictions of the Swiss Alps, U.S. national parks and related landmarks, as well as scenes in Japan and elsewhere, resonate with superb drawing and beautifully chosen color.


In addition to returning to favorite themes, like scenes of landscape reflected in water, sailing boats, mountains and clouds, Yoshida often would print the same block in different color schemes, producing dramatically different atmospheric and emotional effects.


(See also this other previous post on Hiroshi Yoshida.)

sabato, novembre 05, 2011

Guareschi e la sovrappopolazione

Sul n.36 di Candido del 1952, Guareschi veniva sollecitato da un lettore a prendere posizione sull’attacco del Corriere della Sera contro la sovrappopolazione. L’attualità di quel pensatore scomodo al sistema è ancora oggi impressionante, al punto da mettere il dito nella piaga dei catastrofisti odierni.

Non accettiamo di polemizzare nè di discutere sull’opportunità o meno della limitazione delle nascite non per spirito di intolleranza, ma con lo stesso spirito col quale ci rifiutiamo di discutere sull’esistenza di Dio. Per noi Dio esiste.
Con lo stesso spirito noi rispondiamo, a chi ci interpella in proposito, che il problema dell’eccesso delle nascite non esiste. In quanto poi a coloro che negano l’esistenza di Dio e, quindi, delle Leggi divine, in quanto a coloro cioè che sono ancorati alla terra dal più rigoroso materialismo, noi rispondiamo che parlare della “necessità di controllare e limitare le nascite”, è prima ancora che una bestemmia contro Dio, una bestemmia contro la natura.
Quando noi pensiamo che il mare, l’immenso sconfinato mare, prima che un uomo pensasse a dar la caccia ai pesci, è rimasto per esempio alcuni miliardi di anni (centinaia di miliardi, miliardi di miliardi, chi lo sa?) in completo e incontrollato potere dei pesci, e quando pensiamo che, pur essendo dotati di una prolificità eccezionale, i pesci non sono mai riusciti a sovrappopolare il mare, ci vien da sorridere davanti alle preoccupazioni del Corriere della Sera e di chi la pensa come quelli del Corriere della Sera. Il problema della superpopolazione non esiste: regole inflessibili, matematiche, esistono invece, sulle quali si basa il funzionamento di tutte le cose dell’universo. Il Padreterno, prima di creare l’universo, non ha aspettato di leggere il Corriere della Sera. Aveva già delle idee sue. E a chi ci obbiettasse che questo è un discorso da umile parroco di campagna, noi risponderemo meravigliandoci che un giornale come il Corriere della Sera (non è il solo giornale, purtroppo) affronti una faccenda del genere con tanta faciloneria.
Senza cioè spiegare quali sono le cause che hanno portato la popolazione italiana dai 35 milioni di cinquacinque anni fa ai 46 milioni di oggi. Perché, se ci si fosse preoccupati di questo, si sarebbe concluso che, per eliminare le cause del “preoccupante aumento di popolazione”, si dovrebbe prima ancora di “controllare le nascite”:
1. Incrementare la mortalità infantile. Mortalità infantile che, mezzo secolo fa, era spaventosamente alta e che oggi il progresso scientifico e sociale hanno ridotto straordinariamente.
2. Incrementare la mortalità degli adulti: trent’anni fa una polmonite, una bronchite, una appendicite equivalevano novanta volte su cento a una condanna a morte. La TBC portava sicuramente alla tomba. Per non parlar del resto.
3. Quindi: ripristinare la facilità estrema di prendersi un’infezione e di morire sotto i ferri del chirurgo. Eliminare la penicillina, la streptomicina, eccetera. Eliminare il DDT e prodotti similari in modo da poter ripristinare faccende come il tifo petecchiale eccetera.
4. Incrementare i decessi collettivi, vietando quelle norme igieniche e quei medicamenti che hanno fatto sparire dal nostro Paese le epidemie di tifo, di colera. Riportare l’Italia al tempo della peste di Milano.
5. Eliminare quel controllo sanitario che in cinquant’anni ha reso praticamente impossibile la messa in commercio di carne marcia et similia.
6. Eliminare il servizio d’acqua potabile: ciò permetterebbe di tornare ai decessi per ingerimento di acqua inquinata.
7. Incrementare quelle che sono state definite le calamità nazionali. La storia ci racconta che fino a meno di cinquant’anni fa città intere come Messina potevano venir distrutte da scosse di terremoto che oggi – pure essendo della stessa intensità – riescono al massimo a far crepare i muri di qualche vecchia casa. Quindi: proibire le costruzioni di cemento armato, le costruzioni antisismiche, in modo che popolazioni di interi grossi centri urbani possano essere eliminate dai terremoti.
8. Incrementare gli incendi, le inondazioni, eliminando i pompieri e gli argini.
9. Eliminare ogni assistenza ai lavoratori in modo che i poveri non possano curarsi e debbano morire anche quando potrebbero guarire.
10. Incrementare la mortalità senile in modo da accorciare la media della vita umana.
E via discorrendo. Perché queste sono le cause dell’aumento della popolazione: in cinquant’anni se ne è fatta di strada e la chirurgia, addirittura, trapianta gli occhi. E allora? Chiameremo nemico dell’umanità chi ha scoperto la vaccinazione antivaiolosa, o la puntura contro il tifo e la difterite? Chi ha trovato i raggi X? Chi, insomma, ha trovato il sistema di guarire malattie che fino a cinquant’anni fa erano sicuramente mortali? Non credo che il Corriere della Sera pensi a questo. Il Corriere vi risponderà invece che le conquiste della scienza medica e dell’assistenza sociale dovranno essere potenziate al massimo, sì che tutti ne possano godere. Risponderà, con una logica veramente straordinaria, che chi nasce dovrà essere tutelato in modo da poter rimanere il più possibile vivo.
Invece, per controbattere questo aumento di popolazione originato dalla diminuzione della mortalità infantile, dei cataclismi, delle epidemi eccetera, basterà limitare il numero delle nascite.
Semplice e supremamente sciocco, se mi permettete l’espressione poco educata. Perchè nasce chi nasce, e ognuno nasce come nasce. E non basta che la mamma e il papà siano sani e intelligenti perchè nascano dei figli sani e intelligenti. Da genitori sani e intelligenti possono nascere figli malati e cretini. O viceversa. (…) Tutto è combinato secondo precise e inviolabili leggi della natura. E il Padreterno ha organizzato le cose in modo che queste regole non possano venir violate da chi voglia vivere da giusto. Noi, quindi, siamo decisamente contro l’eutanasia. Noi affermiamo che nessuno al mondo può sentirsi autorizzato a dire: questo uomo non può guarire e morirà tra un anno o dieci anni e sempre soffrirà, perciò aiutiamolo uccidendolo noi. Se pure un uomo fosse ridotto a una polpetta, fin che il suo cuore batte è vivo a tutti gli effetti e, fino all’ultimo battito di questo cuore, pur se una cosa del genere non è mai successa, quest’uomo può guarire. Chi non è in grado di dare la vita a un morto, non ha il diritto di toglierla a un vivo.
Nessuno sa cosa succederà tra un minuto, perchè nessuno al mondo conosce il segreto dell’armonia divina che regola tutte le cose dell’universo.
Se per tremila miliardi d’anni tutto ha funzionato come funziona oggi, non è detto che fra un minuto debba essere ancora così.
Perché fra un minuto potrebbe essere finita la prima parte di un Grande Ciclo e cominciarne una nuova… I figli danno fastidio: ecco la morale. Danno fastidio specialmente a chi non ha figli e non ne può avere. Vecchia storia.
Vecchia, triste storia. Le statistiche degli studiosi non servono a niente. Sono vuota letteratura a sfondo aritmetico, fine a se stessa.

GIOVANNI GUARESCHI

giovedì, novembre 03, 2011

E poi dice che non c’è l’Anticristo. L’ultima nuova da Occidenteland è il lifting per i cani. Non più dunque solo gli umani ma anche i quadrupedi passano attraverso la liposuzione, la rinoplastica e, dulcis in fundo, il posizionamento di finti testicoli in silicone per garantire loro un soddisfacente standard di autostima. Evidentemente le vie della decadenza sono innumerevoli e se la perfezione estetica deve essere riferita anche ai cani non si capisce perché ancora non sia esplosa una più coerente moda rispetto alla modernità, sposarli. Ma forse già qualcuno lo fa, magari – chissà – in Texas tra un Tea Party e l’altro. Quando si dice i valori della famiglia.

di Pietrangelo Buttafuoco
© - FOGLIO QUOTIDIANO

domenica, ottobre 23, 2011

De vobis fabula narratur

«Sic transit gloria mundi», ha commentato il Cavaliere con frivolezza sinistra l’orribile eccidio di Gheddafi, con cui aveva stilato un trattato di pace, tradito per mancanza di carattere, di autorità, di intelligenza. Forse con sollievo da anima callosa: la questione è chiusa, il «grande amico» non c’è più a minacciare vendette....

«De te fabula narratur», vien voglia di replicargli. Che Berlusconi non si renda conto che sta sulla china che porta qualcosa di simile a piazzale Loreto, e che gli converrebbe riparare nelle innumerevoli ville di Antigua finchè è in tempo, è una delle tante cose che lo rendono paurosamente somigliante al Colonnello.

Capisce o no che il suo tempo è passato, e stare al governo un minuto di più è pericoloso soprattutto per lui? Sa o non sa che la classe attualmente al governo non sopravviverà all’implosione di tipo greco a cui guida ciecamente l’Italia con tanta ottusa superficialità? Che sarà spazzata via dalle estreme condizioni in cui ridurrà tutti quanti?

Provvedimenti durissimi, impopolarissimi, devono essere presi: fare un passo indietro onde associare l’opposizione al governo e condivider con essa l’impopolarità, sarebbe il normale consiglio di una normale intelligenza. Questa proposta è sul tavolo. Lui non l’accetta.

Ciò che mi ha più colpito nelle convulse, sgranate immagini degli ultimi istanti del Colonnello, è la somiglianza col Cavaliere. Somiglianza perfino fisica, dovuta ai capelli tinti per fingere una perenne giovinezza, alla dentiera, ad anni di cerone copri-rughe. Finzione spietatamente smentita negli ultimi istanti, la dentiera messa fuori posto dalle percosse e ridotta a una grinta protrusa e sanguinolenta, i capelli tinti raggrumati di sangue, la gracile spalla da vecchietto del cadavere rotolato a terra, denudata del presuntuoso paludamento pseudo-beduino.



La faccia, soprattutto. Spogliata di colpo di decenni di alterigia, di alta inconcussa soddisfazione di sè e certezza della propria grandezza immaginaria; la faccia finalmente autentica, finalmente umana, di un povero vecchio che di colpo sa che lo ammazzano, senza rispetto, senza difesa alcuna. Di uomo che – finalmente – vede la realtà da cui si è esentato, a cui l’hanno risparmiato quattro decenni di vita nella cerchia interna, nel cerchio magico che un autocrate si crea attorno.

Lo sbalordimento di un uomo spogliato del suo delirio di comando e ridotto ai minimi termini: a sè, alla sua carne. A quel sè stesso che lui per primo non conosceva, avendolo coperto di divise di fantasia che passava giornate intere a disegnare di persona, avendolo protetto con amazzoni procaci, schiave o devote.



Sparite le amazzoni, svanite le uniformi da circo equestre, non ci sei che tu: tu che tremi, che sei in balia di teppisti da cui mai ti saresti fatto toccare, e che – ecco il punto – che vuoi vivere ancora un po’. Magari, nello sbarlordimento, una folla di pensieri: facevo meglio a riparare in Niger, in Mali, ho sbagliato qui, ho sbagliato là... troppo tardi. Ora ha il dominio la realtà: dominio totale e tremendo.

«Sic transit gloria mundi»: quel che rivela, e che agghiaccia in questo stolido latinetto, è l’incapacità di Berlusconi di immaginarsi al posto di quella faccia. Di vedere il proprio transitus: incpacità infantile ed egocentrica.


Berlusconi, si sa, ha lo stesso problema con la realtà, ha perso (se mai l’ha avuto) il senso del reale. Coltiva senza il minimo dubbio un’immagine di sè ridicolmente grandiosa, grande imprenditore, il miglior statista, il grande lavoratore, grande scopatore, il fortunatissmo, quello a cui riesce tutto quello che intraprende – tutti sintomi di un disturbo psichico ben noto, la sindrome maniacale – e la comunica euforicamente ad una popolazione che lo vede per quel che è – un inconcludente furbastro, uno che paga le prostitute, uno che è fuori dai giochi europei a cui non viene invitato, uno che non sa fare nè realizzare ciò di cui c’è bisogno – ed è sempre più insofferente delle sue vanterie, ha sempre meno voglia di ridere alle sue barzellette stantie ed oscene. La rabbia sorda che cresce, il Cavaliere, non la sente. Se ne è protetto narcisisticamente, per la sua rovina.

Gheddafi non capiva, non voleva sapere, che 42 anni di potere sono troppi persino se ottimi, e un normale senso di autoconservazione consigliava di fare un passo indietro, magari dietro le quinte, quando ancora si poteva gestire il potere manipolandolo da dietro. A forza di comandare in quel modo, circondandosi di cerchi magici di yes-men, si finisce per assumere la propria nazione come proprietà privata, da passare ai figli, su cui sperimentare qualunque cosa.

Gheddafi ha preteso di sopravvivere politicamente alla propria epoca, di quand’era un giovane colonnello nasseriano – il fondamento della sua legittimazione – senza voler riconoscere il fatto che la schiacciante maggioranza dei libici d’oggi non l’hanno visto in quella veste, essendo nati nel quarantennio. Ha voluto sopravvivere al proprio progetto (la Jahmahiriyya, l’immaginario «potere delle masse»), finzione a cui per metà continuava a credere e che per metà simulava con accordi e favori alle tribù. Il fatto che si occupasse a tempo pieno alla sua pompa e alle sue stranezze, amazzoni, tende beduine nei viaggi all’estero, uniformi di fantasia per ogni occasione pubblica, che concepiva di persona, bus pieni di ragazze italiane pagate per la sua allocuzione – dice chiaramente una cosa: non aveva più nulla da fare, perdeva tempo, forse si annoiava. E tuttavia, voleva trasmettere il potere ai figli, ragazzotti viziati con orribili vizi e spocchie intollerabili, incivili: Trote, si può dire.

Il soprannome non viene a mente a caso. Oltre che a Berlusconi, Gheddafi somiglia immensamente a Bossi, avete notato? Un lungo più che trentennio di potere totalitario sulla Lega, completo culto del Capo, bagni di folle fanatiche di microcefali a Pontida, religione inventata (l’Ampolla del Po) e progetto di dominio assoluto sul un Paese immaginario, la Padania. La pretesa di sopravvivere a un progetto politico fallito, secessione o federalismo, che si è mostrato comprovatamente incapace di realizzare (al punto che senza Bossi, forse, il Nord avrebbe avuto prima l’una o l’altro), a forza di pompe vuote sostitutive (i «ministeri» finti a Monza) e di vanterie da dittatorello della Val Trompia («Berlusconi resta al potere finchè lo dico io», e simili). Anche lui difeso dal cerchio magico di fedelissimi, e familiari stretti che lo guidano – il dittatorello – per il naso. Anche lui che trasmette il potere al figlio Trota – perchè la moglie, siciliana, gli ripete che è preoccupata che i nemici interni vogliano soffiare il partito alla famiglia, che bisogna pensare al futuro del Trota che non ha studiato.

Ovviamente, anche qui tutto finisce: nel ridicolo, dato che l’Italia, peggio della Libia, è vocata ineluttabilmente alla tragicommedia. Contro il Trota circolano, in sede leghista, battute tremende. (http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Renzo_Bossi)

Nella Lega cova la rivolta. Il Capo rincoglionito se ne accorge solo a tratti – come nell’ultimo pratone di Pontida, quando è stato sbalordito dal grido «secessione!», e dallo striscione con la scritta «Maroni presidente!» – e allora barbuglia qualcosa di sconnesso, e la sua faccia, per un attimo, assume l’espressione di Gheddafi negli ultimi minuti: la Realtà esiste! E non mi ubbidisce!


Poi, misericordiosa, torna la cecità: Capo, sei tutti noi! Il Nord ti adora!, gli giurano moglie, autista, Reguzzoni e Trota. E lui si acquieta nel suo mondo fantastico, dove ci sono i Celti, i depositi di proiettili i Val Brembana, il Nord che non aspira ad altro che a farsi comandare dalla famiglia di Neanderthal...

E non ditemi che in Italia non può succedere la macelleria libica, perchè da noi c’è la demokrazia, l’alternanza, la polizia... Certo, ci sono le guardie del corpo pagate, e sono queste che salvano i Bossi e i Berlusconi dal linciaggio. Ma quanto dureranno? Le amazzoni che dovevano proteggere il Colonnello sono svaporate. E così i battaglioni M che avevano giurato di proteggere il Duce fino alla morte.

Non ditemi che qui, i nostri gheddafini non hanno il potere assoluto, anzi che nessuno obbedisce loro già fin d’ora. E’ vero, ma loro esercitano il potere totalitario su un angolino, quello che si sono creati con yes men, olgettine-ministre e «cerchi magici». Come Gheddafi, hanno da tre o quattro decenni il potere sul loro partito, se ne pretendono guide uniche e perenni, non accettano la minima critica; come il Rais, hanno della loro creatura politica un’idea proprietaria; come lui, pretendono di sopravvivere ai loro tempi e al loro progetto. Il fatto che il loro totalitarismo si eserciti su realtà microscopiche, aggiunge ridicolo, ma non fa venir meno la somiglianza.

E non sono solo Berlusconi, nè solo Bossi. Di Pietro ha la stessa idea proprietaria del partito suo. E Fini, idem. Che dico? Guardate – al microscopio – il potere di Marco Pannella sul suo partitino radicale. D’accordo, è un partito del due, del tre per cento: ma perché Pannella a volerlo così, perchè su un partito più grosso non riuscirebbe a d esercitare il controllo totalitario e delirante che impone ai suoi fedelissimi.

Ho detto spesso che noi cattolici dovremmo ringraziare Pannella, perchè appena morto lui, il Partito Radicale salirà al 10, al 15, al 30 per cento. L’edonismo, l’abortismo, la secolarizzazione, l’eutanasia, il permissivismo sono infatti l’ideologia italiana corrente; solo che gli italiani, pur pensandola come Pannella, non vogliono essere comandati da Pannella. I secolarizzati non vogliono un gran-sacerdote della secolarizzazione, un mistico religioso dell’irreligione illuminista, un profeta del «fate quel che volete» che li irreggimenta a fare quel che vuole lui, per obbligo metafisico. Temono i suoi discorsi deliranti di dodici ore, di cui ci inonderebbe se fosse presidente, e che per ora impone alla sua (e pagata da noi) Radio Radicale. Temono di essere comandati a bacchetta in nome della libertà.

Scorgono, dietro le fattezze del Pannella, il Gheddafi del permissivismo. E non hanno torto: Pannella ha superato Gheddafi nella durata al potere – ha fondato il Partito Radicale nel 1955, ossia 56 anni fa, e lo guida praticamente da allora. E’ sopravvissuto ai progetti suoi, e ai suoi tempi – quelli di quando l’aborto era delitto, i transessuali non erano invitati in tv, e l’eutanasia era un tabù. Ha la stessa idea proprietaria del partito e persino dell’ideologia radicale. E lo comanda – il suo cerchio magico, che è riuscito a infiltrare un po’ in tutti i partiti veri e grossi – come un ipnotizzatore comanda ai suoi ipnotizzati.

Giorni fa i suoi deputati eletti «nella sinistra», su suo ordine hanno sabotato il tentativo delle sinistre di far mancare il numero legale al voto di fiducia per Bertlusconi; due sere dopo, è andato a cena con Berlusconi a trattare la compravendita.

Si aspettava, Pannella, obbedienza assoluta, totale, da tutti. Anche fuori del suo cerchio magico adoratore, piccin-picciò, pretendeva che nessuno eccepisse sui suoi voltagabbanismi, sul suo narcisismo entristico.

Il 15 ottobre, ignaro della realtà, ha voluto partecipare al corte degli «indignati»: è stato sputacchaito e insultato, e per un attimo ha avuto stampata sul volto l’espressione stessa di Gheddafi negli ultimi minuti. Poi, si capisce, è passato,ed è tornato nel sogno e nel delirio. Esistono dittatori anche dei partitini del 2 per cento, è la ridicolaggine terminale italiota.

De vobis fabula narratur.

Transit la gloria mundi, figuratevi se non passano i senza-gloria.


Maurizio Blondet

martedì, settembre 20, 2011

Premio Capri San Michele

Al mio volume sugli scritti dublinesi di Newman è stato attribuito il premio Graham Greene nell'ambito della XXVIII edizione del premio Capri San Michele. La premiazione avverrà sabato 24 ad Anacapri.

Questo l'elenco completo dei vincitori.


Premio Capri San Michele, XXVIII Edizione

OPERA VINCITRICE:Cattolici dal potere al silenzio di Beppe Del Colle e Pasquale Pellegrini, San Paolo.

PREMIO SPECIALE: Dialoghi nel cortile dei gentili di Lorenzo Fazzini, Edizioni Messaggero Padova.


Opere vincitrici di Sezione:

SEZIONE FILOSOFIA
I testimoni del tempo di Aniello Montano, Bibliopolis.

SEZIONE PAESAGGIO
Roberto Pane tra storia e restauro di AA. VV., Marsilio.

SEZIONE ATTUALITÀ
L’unità d’Italia di Giacomo Biffi, Cantagalli.

SEZIONE GIOVANI
Abitanti della rete a cura di Chiara Giaccardi, Vita e Pensiero.
Conta dove arrivi di Oscar Pistorius, Marcianum Press.


PREMIO GRAHAM GREENE
John Henry Newman di Lina Callegari, Ares.
John Henry Newman e l’abito mentale filosofico di Angelo Bottone, Studium.

PREMIO ANTONIO ZAMA
Chiesa e democrazia di Agostino Giovagnoli, Il Mulino.

PREMIO CARLO SERENA
Dizionario storico delle Diocesi - Campania diretto da Sergio Tanzarella, L’Epos.

PREMIO RAFFAELE PELLECCHIA
Non gettiamo questa vita di Anna Maria Gargiulo, Edizioni Cento autori.

PREMIO ALL’EDITORE
Armando

PREMIO INTERCULTURA
A Vittorio Volpi per Il visitatore.

PREMIO GROTTA AZZURRA
Cardinale Crescenzio Sepe per Questioni di fede in conversazione con Francesco De Simone, San Paolo

PREMIO TIBERIO
Giancarlo Lombardi

PREMIO DI VARIA UMANITÀ
Mons. Vincenzo Paglia

PREMIO GIORNALISTICO ITALO DE FEO
Emeroteca Tucci

PREMIO AXEL MUNTHE
Ulla Gudmundson

lunedì, settembre 05, 2011

CCL lectures

CENTRAL CATHOLIC LIBRARY
74 Merrion Square
Dublin 2

Autumn Lecture Programme
2011

All talks at 6.30 pm in the library

Tuesday 20th September
Declan O’Keeffe
“From Atlantis to New Ireland: Fr. Thomas Finlay SJ and the Origins of Studies.”

Tuesday 11th October
Fr. Jim Caffrey
“Blessed Columba Marmion: Poet and Prophet”


Tuesday 1st November
Dr. Eamon Maher
“Where to Now for the Catholic Novel?”


Tuesday 22nd November
John F. Deane
“Ecce Homo: of Revolution and of Poetry”


Further details: catholiclibrary@imagine.ie or 01-676 1264

lunedì, agosto 08, 2011

Google +

Chi vuole iscriversi a Google + può utilizzare questo collegamento.

lunedì, agosto 01, 2011

David Norris not for president

Un nuovo scandalo sessuale ha sconvolto l'Irlanda. Questa volta riguarda il senatore David Norris, la figura più popolare del mondo gay e, almeno fino a qualche giorno fa, il favorito secondo i sondaggi nelle elezioni di ottobre per il Presidente della Repubblica.
Amatissimo dai media, in questi giorni stava raccogliendo tra i senatori e deputati irlandesi il supporto necessario per candidarsi alla presidenza quando improvvisamente alcuni membri del suo comitato elettorale si sono dimessi senza dare spiegazioni.
Nel giro di qualche ora è emerso che un ex partner di Norris, l'israeliano Ezra Nawi, nel 1992 era stato condannato nel suo paese per aver avuto rapporti sessuali con un quindicenne. Nawi è un attivista politico pro-Palestina e ha subito successivamente altre condanne per droga e atti osceni. Nel 1997 Norris ha scritto, in qualità di senatore e membro del comitato per gli affari esteri, una dettagliata lettera rivolta ai giudici di appello, in favore del proprio partner.
La lettera è diventata pubblica solo in questi giorni e qualcuno vi ha visto la mano dei servizi israelani.
Già in passato Norris aveva suscitato scalpore perché in un'intervista aveva difeso i rapporti tra adulti e ragazzi, sostenendo successivamente che si trattava di una discussione accademica con riferimenti alla Grecia antica.
Ormai il consenso popolare è sceso e alcuni parlamentari hanno ritirato il proprio appoggio alla candidatura di Norris il quale però non si dà per vinto. Alcuni avversari ne hanno chiesto le dimissioni da senatore, altri hanno sottolineato la linea morbida adottata dai media che invece in passato sono stati spietati quando scandali simili hanno riguardato dei religiosi.
Con il passare delle ore comunque appare sempre più chiaro che la figura di Norris sta diventando un imbarazzo per lo stesso movimento gay che ne aveva fatto il proprio paladino.
Nessuno nell'Irlanda di oggi vuole essere associato a chi difende uno stupratore di minorenni, tanto più se questo è il suo partner.

PS. Norris è ritirato la propria candidatura ma è ancora senatore.




giovedì, luglio 28, 2011

L'Irlanda contro il Papa

Ottimo articolo di Introvigne sulla tensione diplomatica tra Irlanda e Santa Sede.

martedì, luglio 26, 2011

Intervista a Marshall McLuhan

Intervista a Marshall McLuhan sulla Australian Broadcast Corporation.

lunedì, luglio 18, 2011

Madrid




Questa bella foto me l'hanno scattata a Madrid, la scorsa settimana, in occasione della scuola estiva dedicata a Stanley Jaki.

sabato, luglio 09, 2011

martedì, luglio 05, 2011

Studies

Il mio libro su Newman è stato recensito sull'ultimo numero di Studies, rivista dei Gesuiti irlandese.
(Purtroppo solo l'indice è disponibile in linea.)

domenica, luglio 03, 2011

sabato, luglio 02, 2011

The Plans of His Heart...

The Plans of His Heart...: "I wish I had the time to write the posting - well, the book - that deserves to be written about today's feast, the Solemnity of the Sacred Heart of Jesus. It would give many reference to Father Jaki, but would also contain material from books which it appears he (like so many priests and bishops) never examined - books on developmental anatomy. These texts ought to be sources for truly deep and powerful meditations upon the mystery of the God-Man, Jesus - and, naturally, upon the mystery of Man the species, to which we belong.

Jesus was still an embryo of perhaps a month old - probably Mary had been with Elizabeth for three weeks by now - when His Heart began to beat. This needs to be considered at length... Unfortunately, I don't have time to go into it at any length today, so if you have a library at hand, please go hunt for a book on developmental anatomy (the one I have is by Arey) and check it out.

But perhaps you are wondering about that title. Well, that's from the Psalms, rather from the Divine Office, also called the Liturgy of the Hours. That version (whatever translation it may be) gives it as Psalm 33:
He frustrates the designs of the nations,
He defeats the plans of the peoples.
His own designs shall stand for ever,
The plans of His heart from age to age.
[from Ps 33 Morning Prayer, Tuesday of Week I]
Why is that relevant to us, to scientists? Because those plans include matters of science, not only theology or philosophy. This is not a mere truism about the formation of the cardiac structures and hemopoiesis (that is the Making of Blood). It was told us by St. Paul:
That their hearts may be comforted, being instructed in charity and unto all riches of fulness of understanding, unto the knowledge of the mystery of God the Father and of Christ Jesus: In whom are hid all the treasures of wisdom and knowledge. [Col 2:2-3]
In Jaki's wonderful little volume on the LItany of the Sacred heart, you will find a good starting point - no, it won't have lots of footnotes to medieval or modern scientific works, but it has something even more important. It reveals some very interesting matters about the devotion to the Sacred Heart, matters which deserve a fuller treatment by our Society, since they concern thinking men of faith and reason, for anyone who is interested in the foundations of Science Writ Large - and also who may be concerned with the state of our sad and fallen world. This devotion to the Incarnate Love of God offers much hope, which we need very badly, and gives us many seeds for growing new gardens, no, new orchards of fruitful produce, not only in the direction of spirituality, but also in more confident science and more robust and effective engineering...
Hardly more than a hundred years old as approved for public use, the Litany of the Sacred Heart has, of course, a much older history. In the Introduction that history is traced out as it developed from a Litany of seventeen invocations to one with twenty-seven, and finally to our Litany with thirty-three invocations. While this development is not without importance of its own, attention is best focused on the spiritual factors and efforts that lie behind it. Especially noteworthy should seem the connection of the approval of the Litany for public use with events that prompted Pope Leo XIII to decide on the consecration of the entire world to the Sacred Heart, which took place on June 10,1899. This act Leo XIII called 'the greatest act of his pontificate.'
[SLJ The Litany of the Sacred Heart introduction]
Indeed. the greatest of more than 25 years of serious, difficult work! (Another day we shall examine the parallels between Leo XIII and John Paul II - they are striking.)

God will not be frustrated. He is worth our trust, or we could not reason about anything, be it ontology or automata, stars or quarks or turtles or halogens...

Let us remember, and add this line to our Great Epigrams:
the Plans of His Heart shall stand forever...
"

lunedì, giugno 20, 2011

Un preziosissimo dono dal nostro caro amico Angelo Bottone da Dublino ed anche dal presidente della Central Catholic Library!

Un preziosissimo dono dal nostro caro amico Angelo Bottone da Dublino ed anche dal presidente della Central Catholic Library!: "

















'Caro presidente,

in allegato trovi un po di foto che ho fatto ieri. Oltre al sottoscritto, che stava scattando le foto, mancano altre due persone che sono andate vie presto.Ho portato i tuoi saluti, ovviamente, ed ho parlato della SCI.


Tra le foto della mostra c'è la sorpresa che ti avevo promesso. Peter Costello, il direttore della Central Catholic Library, ha scoperto che Chesterton ha visitato la biblioteca il 10 agosto 1924 e ha parlato ad un pubblico qualificato. Tra i presenti cera William Cosgrave, il presidente dell'Irish Free State. In quel periodo la biblioteca si trovava in un altro edificio, non in quello che hai visitato.


Come puoi capire dalle foto, la mostra comprende cimeli, foto e libri del nostro amato, alcuni dei quali in prima edizione. Insomma, ci sono tanti motivi per visitare la biblioteca in questo periodo.


Buon Chesterton Day!
Ci sentiamo quando sono in Italia.


Angelo'.


E che deve dire, il povero presidente, se non GRAZIE?
Sono un amante dell'Irlanda, un ammiratore della Central Catholic Library di Dublino (che ho avuto la fortuna di visitare, e che dico ai lettori di visitare! Ne abbiamo parlato in un post dello scorso Marzo, andatelo a vedere! Ci sono anche le foto) ed ora che so che il nostro Gilbert è stato pure da loro non posso che essere lieto e commosso.
Tra le foto trovate, per la cronaca, la trascrizione a stampa di una lettera inviata da Chesterton al rettore dell'Università Nazionale Irlandese come ringraziamento per avergli comunicato la volontà dell'istituzione università di conferirgli la laurea honoris causa. Se ingrandite la foto, potete vedere che essa fu spedita nel Novembre 1929 dall'Hotel Hassler di Roma... Dall'Italia! I casi non esistono.
Il gathering della Società Chestertoniana Irlandese si è tenuto sabato, ed avevo pregato Angelo, che ci si sarebbe recato, di portare i saluti miei e di tutti i chestertoniani d'Italia. Angelo mi aveva preannunciato una sorpresa, ed è stata grande!
Chesterton con William Cosgrave, presidente dell'Irish Free State (Saorstat, in gaelico). Chesterton che scrive agli irlandesi dall'Italia.
Grazie, Angelo, grazie, presidente Peter Costello!
Spero di poter rendere in qualche modo la sorpresa, ed intanto vi invito tutti a venire in Italia per un bell'incontro chestertoniano! Noi vi aspettiamo!



"

mercoledì, giugno 08, 2011

The secret world of doing nothing


La mia ultima recensione scritta per Metapsychology online.


What people do what they are apparently doing nothing? Billy Ehn and Orvar Löfgren, two ethnologists from Sweden, explore the infra-ordinary, i.e. those moments in daily life that are taken for granted and therefore do not attract much attention. The familiar everyday that surrounds us is full of empty activities, wasted time and lost moments. This volume explores the secret world of doing nothing not from a psychological but from a cultural point of view.

Continua qui.

venerdì, giugno 03, 2011

The Politics of Well-Being: PoW: On revolutionary Aristotelianism

The Politics of Well-Being: PoW: On revolutionary Aristotelianism: "One of the most influential modern philosophers is the Neo-Aristotelian Alasdair MacIntyre, who helped kick-start the revival of virtue et..."

mercoledì, maggio 25, 2011

Le quattro volte


Un incredibile piano sequenza da Le quattro volte, un bel film sulla Calabria.




















Scarica l'ultima versione di Flash per vedere questo video.



giovedì, maggio 19, 2011

Analisi riflessiva






Lester Embree

ANALISI RIFLESSIVA
Una prima introduzione allʼinvestigazione fenomenologica


Presentazione di Angela Ales Bello
Traduzione di Angelo Bottone

Edizioni Studium
pp. 168, € 11,50
ISBN 978-88-382-4071-3

La fenomenologia, teorizzata da Husserl alla fine dellʼOttocento, rappresenta una corrente fondamentale nella filosofia contemporanea. Nel corso dei decenni si è progressivamente diffusa in tutti i continenti, influenzando discipline non filosofiche: dapprima la psicologia e la psichiatria, per poi coinvolgere il teatro, la letteratura, lʼarchitettura, la medicina, le scienze infermieristiche, la psicologia sociale, lʼecologia.
Il volume propone unʼintroduzione alla fenomenologia intesa come analisi riflessiva. Essa viene affrontata non in senso storico, attraverso la presentazione di temi o autori appartenenti a questo filone teoretico, ma come metodo applicabile a qualsiasi ambito di esperienza, sia diretta che indiretta. Lʼautore distingue due stili filosofici: lʼargomentazione, prevalente nella filosofia analitica contemporanea, e lʼanalisi riflessiva che, a suo giudizio, è propria della fenomenologia. Scopo di questo lavoro è familiarizzare con il metodo fenomenologico e quindi migliorare le proprie abilità riflessive e teoretiche.
Il testo, già tradotto in diverse lingue e qui presentato per la prima volta in traduzione italiana, ha un intento pedagogico – ogni capitolo si conclude con degli esercizi – ma non è orientato limitatamente ad un pubblico di studenti, bensì a chiunque voglia imparare ad analizzare e a riflettere. La prima metà del lavoro presenta gli strumenti del metodo fenomenologico mentre i capitoli finali si concentrano su alcuni ambiti particolari dellʼesperienza quali il credere, il valutare ed il volere.
Lester Embree è William F. Dietrich Eminent Scholar in Philosophy presso la Florida Atlantic University. Ha studiato presso la New School for Social Research con Dorion Cairns e Aron Gurwitsch, discepoli di Edmund Husserl. Ha insegnato presso la Northern Illinois University (1969-1974) e la Duquesne University (1974-1990). Autore di oltre 200 pubblicazioni, ha diretto per ventʼanni il Center for Advanced Research in Phenomenology e curato la Encyclopedia of Phenomenology (Kluwer 1997). È fondatore della Organization of Phenomenological Organizations (OPO), che raccoglie 160 organizzazioni filosofiche di ispirazione fenomenologica.

domenica, maggio 15, 2011

domenica, aprile 17, 2011

... in all knowledge, insofar as knowledge is not a mere conceptual analysis (if not plain logic chopping), it is the external reality, nay the reality of the universe, that makes possible the intellecutal act which is to know things and without which there can be no knowledge about knowledge, not even a knowledge about one's very self. To know this is the beginning of that wisdom whose love is philosophy. To never forget this is the hallmark of the philosopher who is a lover of wisdom before he tries, by criticism, to refine and deepen his love for it.

S. L. Jaki

martedì, marzo 29, 2011

Karla Poewe's Blog: German Elections in Baden-Württemberg and Rheinlan...

Interessante commento sulle recenti elezioni in Baden- Württemberg. Dietro la vittoria dei verdi c'è il voto cattolico.

Karla Poewe's Blog: German Elections in Baden-Württemberg and Rheinlan...: "This time I disagree with Uwe Siemon-Netto’s analysis. It is not ANGST but REASON that caused the change in the election results of Baden-Wü..."

I miei lavori

Ho aggiornato il blog con la lista delle mie pubblicazioni.

giovedì, marzo 17, 2011

Nuclear disaster




Where are we? What the hell is going on?
The dust has only just begun to fall,
Crop circles in the carpet, sinking, feeling.
Spin me round again and rub my eyes.
This can't be happening.
When busy streets a mess with people
would stop to hold their heads heavy.

Hide and seek.
Trains and sewing machines.
All those years they were here first.

Oily marks appear on walls
Where pleasure moments hung before.
The takeover, the sweeping insensitivity of this
still life.
Hide and seek.
Trains and sewing machines. (Oh, you won't catch me around here)
Blood and tears,
They were here first.

Mmm, what you say?
Mm, that you only meant well? Well, of course you did.
Mmm, what you say?
Mm, that it's all for the best? Because it is.
Mmm, what you say?
Mm, that it's just what we need? And you decided this.
Mmm what you say?
What did she say?


martedì, marzo 15, 2011

ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI, SAPERE GIURIDICO E SCIENZA DELLA TRADUZIONE

Questo volume, da poco pubblicato, contiene un mio contributo su 'Traduzione e giustizia in Paul Ricoeur".


ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI, SAPERE GIURIDICO E SCIENZA DELLA TRADUZIONE
FAIOLI MICHELE
Categoria: Scienze giuridiche

I QLS sono promossi nell’ambito delle iniziative del Seminario permanente “Lionello R. Levi Sandri”, il quale è istituito, in forma congiunta, presso il Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali (Facoltà di Scienze Umanistiche - Sapienza Università di Roma), il Dipartimento di Diritto ed Economia delle Attvità Produttive (Facoltà di Economia - Sapienza Università di Roma) e il Dipartimento di Diritto e Procedura Civile (Facoltà di Giurisprudenza - Università Tor Vergata). Di questa iniziativa i Dipartimenti promotori avvertono una indifferibile necessità, anche su posizioni di avanguardia culturale ed accademica, in ragione del sistema di interazione tra modelli giuridici di aree linguistiche e culturali diverse, con i conseguenti riflessi che ne derivano in termini di correlazione con gli impianti economici del nostro tempo. Si tratta di una necessità condivisa anche dagli operatori del mercato globale, dai quali viene forte la domanda di disegnare un assetto culturale, prima ancora che ordinamentale e normativo, in cui collegare efficacemente lingua, sapere giuridico ed attività commerciali trans-nazionali. I Dipartimenti promotori hanno deliberato di costituire, pertanto, un gruppo interdisciplinare di linguisti, giuristi ed economisti che sia motore dell’analisi del rapporto tra lingua e sapere giuridico. Si pone in questo modo il fondamento del rapporto tra plurilinguismo giuridico e diritto delle attività transnazionali al fine di studiare la necessità di una terminologia giuridica uniforme e il relativo impatto sull’effettività dell’esercizio dei diritti. L’iniziativa è intitolata a Lionello R. Levi Sandri per collegare il suo insegnamento di diritto del lavoro e della previdenza sociale nella Facoltà di Economia (Sapienza Università di Roma) al suo contributo alla costruzione di un diritto sociale “uniforme” o “armonizzato” a rilevanza europea, in qualità di Commissario europeo.

Caratteristiche tecniche
Anno: 2011
Pagine: 462
Formato: 17X24
ISBN: 9788861344556
Colore: B/N

domenica, marzo 06, 2011

da "Avvenire" di oggi

L’ultimo uditore laico del Concilio



C
aro direttore, nei giorni scorsi, sulla soglia dei 100 anni, è morto Ramon Sugranyes de Franch, esule catalano durante la dittatura, voluto da Paolo VI come uditore laico al Concilio, forse l’ultimo che era rimasto in vita, in ogni caso l’ultimo tra i più conosciuti.

Ha amato molto il nostro Paese, dove è venuto molto spesso per la Fuci, il Meic, l’istituto Maritain. I suoi rapporti sono stati strettissimi, sin dagli anni Quaranta, soprattutto con Giovanni Battista Montini, che poi da Papa lo volle uditore ben sapendo quali sarebbero state le reazioni di Francisco Franco. Paolo VI preparava scientemente, anche tramite lui e in raccordo col cardinal Benelli e col nunzio Dadaglio, l’evoluzione democratica spagnola. Stretti i rapporti anche con molti altri italiani, Vittorino Veronese, monsignor Guano, monsignor Bernareggi, con Guido Gonella. Il libro-intervista col monaco benedettino di Montserrat Hilari Raguer edito da Rubbettino,
Dalla guerra di Spagna al Concilio ci racconta episodi avvincenti del secolo breve, tra vita civile ed ecclesiale, che meriterebbero di essere più conosciuti. Come laico impegnato da decenni nell’associazionismo internazionale tramite Pax Romana, insieme a Rosemary Goldie, anche lei da poco scomparsa, aveva ben sperimentato il metodo di lavoro utilizzato in Concilio, tra diverse lingue e culture, che per molti fu una novità. Almeno due gli episodi in cui i suoi interventi furono decisivi in Concilio: uno per superare un primo testo troppo rigido e dettagliato sulla paternità e maternità responsabile e l’altro per adottare criteri più restrittivi sull’armamento nucleare. Questo secondo, che amava spesso ricordare, fu caratterizzato da un dialogo col cardinale Ottaviani, ormai quasi cieco, che aveva fatto un primo intervento possibilista sull’uso delle armi nucleari, predisponendo la redazione del paragrafo 81 della 'Gaudium et Spes'.

Sugranyes domandò la parola, Ottaviani gli chiese in latino «
Et tu qui es? », avendogli risposto che era il responsabile internazionale di Pax Romana, movimento internazionale di laici, Ottaviani rispose favorevolmente « Agitur de pace, loquere ».

L’argomento di Sugranyes fu che l’uso delle armi nucleari era di per sé incompatibile con uno dei criteri cardine della tradizionale dottrina della 'guerra giusta', quello della proporzionalità tra bene che si vuol difendere e male che si arreca difendendosi. Non che Sugranyes, per quanto esule che aveva rifiutato di schierarsi tra i due opposti campi della Guerra Civile, fosse un pacifista assoluto, era anzi un sostenitore ante litteram del diritto di ingerenza umanitaria e ricorda infatti nel libro che molti esuli democratici avevano sperato per la Spagna in un intervento militare di Francia e Inghilterra che li salvasse da Franco senza cadere nelle mani dell’Urss. L’argomento sulla proporzionalità convinse anche Ottaviani e si arrivò così alla condanna espressa nei paragrafi 80 e 81 della 'Gaudium et spes'. Gli uditori, nonostante il nome, il cui significato era stato chiarito da Paolo VI in termini estensivi « Auditores atque locutores » hanno ampiamente fatto valere il loro ruolo. Anche questo era un segno dei tempi.

Stefano Ceccanti

giovedì, febbraio 24, 2011

Galileo in Pittsburgh

Su Metapsychology on line una mia recensione di Galileo in Pittsburgh, un volume di Clark Glymour.

lunedì, febbraio 14, 2011

sabato, febbraio 12, 2011

Misura, decoro, rispetto: modelli per le nuove generazioni

Rifles­sione dell’Azione Cat­to­lica Ita­liana su alcune tema­ti­che edu­ca­tive e cul­tu­rali che atten­gono anche all’attualità della vita poli­tica del nostro Paese.

Ci tro­viamo, come Azione cat­to­lica ita­liana, nell’ambito del XXXI Con­ve­gno Bache­let, a riflet­tere sui 150 anni dell’unità d’Italia, un appun­ta­mento che ci vede, come cat­to­lici, par­ti­co­lar­mente par­te­cipi per­ché parte inte­grante della nostra nazione. La stessa asso­cia­zione è stata, infatti, tra le pri­mis­sime realtà dello Stato uni­ta­rio ad avere una con­no­ta­zione nazio­nale. Un’attenzione che è squi­si­ta­mente nello stile dell’associazione chia­mata e impe­gnata a for­mare le coscienze, capace di offrire alle per­sone di ogni età e con­di­zione di vita un cam­mino di atten­zione all’altro e al bene comune. Pro­prio Vit­to­rio Bache­let, appro­fon­dendo il legame tra edu­ca­zione e bene comune, sot­to­li­neava: «Edu­care al senso del bene comune vuol dire for­mare a un retto e vigo­roso ideale, aiu­tando l’uomo a impa­dro­nir­sene con l’intelligenza e ad ade­guarvi la sua for­ma­zione spi­ri­tuale morale tec­nica. Vuol dire for­mare l’uomo a una lineare ade­renza agli essen­ziali immu­ta­bili prin­cipi della con­vi­venza umana e in pari tempo al senso sto­rico, alla capa­cità cioè di cogliere il modo nel quale quei prin­cipi pos­sono deb­bono tro­vare appli­ca­zione fra gli uomini del suo tempo; vuol dire altresì ren­dere con­sa­pe­vole l’uomo della neces­sità di attrez­zarsi spi­ri­tual­mente, intel­let­tual­mente, moral­mente, tec­ni­ca­mente per dive­nire capace di attuare con­cre­ta­mente quei prin­cipi nella con­creta con­vi­venza umana in cui è chia­mato a vivere».
È per que­sto che la nostra rifles­sione, che parte dal cam­mino uni­ta­rio nazio­nale, oggi si ferma a guar­dare alle vicende del Paese e a sot­to­li­neare alcune riper­cus­sioni di natura edu­ca­tiva, forse sinora sot­to­va­lu­tate. Bene ha fatto il car­di­nale Angelo Bagna­sco, nella recente pro­lu­sione ad Ancona al Con­si­glio per­ma­nente della Con­fe­renza epi­sco­pale ita­liana, a evi­den­ziare il disa­stro antro­po­lo­gico che si com­pie a danno dei gio­vani e di quanti sono nell’età in cui si fanno le scelte defi­ni­tive per il futuro della pro­pria esi­stenza. C’è una rap­pre­sen­ta­zione fasulla dell’esistenza, c’è un ten­ta­tivo di met­tere in primo piano il suc­cesso basato «sull’artificiosità, la sca­lata furba, il gua­da­gno facile, l’ostentazione e il mer­ci­mo­nio di sé». Il rischio è che le recenti vicende, che tro­vano ampio spa­zio nei media, fac­ciano emer­gere la desi­de­ra­bi­lità di stili di vita per i quali «il potere può tutto». È per que­sto motivo che tor­niamo a dire una parola non sui risvolti poli­tici, ma su quelli, appunto, edu­ca­tivi.
NON È EDUCATIVA l’immagine della donna emersa in nume­rosi rac­conti giu­di­ziari e media­tici. Ne è stata ripe­tu­ta­mente e insi­sten­te­mente vio­lata l’intangibile dignità, libertà, ugua­glianza. NON È EDUCATIVA, allo stesso tempo e con la stessa inten­sità, l’immagine dell’uomo inca­pace di rico­no­scere nel corpo della donna, e nel pro­prio, un dono straor­di­na­rio, cer­ta­mente non fina­liz­zato ad appa­gare un desi­de­rio egoi­stico di pos­sesso. È, invece, EDUCATIVO, a nostro avviso, ridire con forza, con parole con­di­vi­si­bili da tutti, la bel­lezza vera di ogni età e di ogni sog­get­ti­vità, il senso pro­fondo dell’essere uomo e dell’essere donna. Per que­sto chie­diamo al mondo dei media un modo diverso di comu­ni­care senza ammic­ca­menti e senza ridurre la donna e l’uomo solo a corpo da guar­dare, da pos­se­dere, da sfrut­tare.
NON È EDUCATIVA l’idea che i gio­vani e gli ado­le­scenti, per rea­liz­zarsi, deb­bano met­tere da parte i pro­pri talenti, seguendo tri­sti scor­cia­toie. È dif­fi­cile costruire un mondo diverso e migliore se l’unico inse­gna­mento tra­smesso alle nuove gene­ra­zioni è quello di cer­care osti­na­ta­mente i favori del potente. È EDUCATIVO, ed impor­tante, valo­riz­zare e dare sem­pre più spa­zio ai gio­vani talenti dello stu­dio, della ricerca, dei mestieri e delle pro­fes­sioni, ai gio­vani del volon­ta­riato e del ser­vi­zio gra­tuito agli altri. Sce­gliamo con con­sa­pe­vo­lezza quali modelli cul­tu­rali offrire a tutti, senza, ovvia­mente, cadere nel mora­li­smo di fac­ciata.
NON È EDUCATIVA la per­ce­zione che il riserbo delle inchie­ste giu­di­zia­rie sia costan­te­mente minato da inte­ressi poli­tici e gior­na­li­stici, e che sul sistema della giu­sti­zia si addensi l’ombra della mani­po­la­zione di parte. Allo stesso tempo,DISEDUCA al valore dell’informazione assi­stere sui media ad una guerra fron­tale, carat­te­riz­zata anche da “dos­sie­raggi” e “kil­le­raggi” con­tro i pro­pri “nemici”, che siano poli­tici della parte avversa o magi­strati o uomini della cul­tura e dell’informazione. Vor­remmo sot­to­li­neare che non è casuale la con­tem­po­ra­nea per­dita di cre­dito, tra gli ita­liani, e della poli­tica e della giu­sti­zia e dei media, i tre attori di un cir­colo che sta diven­tando oltre­modo vizioso. È EDUCATIVO, al con­tra­rio, riaf­fer­mare il senso della deon­to­lo­gia e dell’imparzialità in pro­fes­sioni, ruoli e respon­sa­bi­lità pub­blici ad alto valore civile, fon­da­men­tali per la tenuta della demo­cra­zia.
NON È EDUCATIVO coin­vol­gere nei con­flitti giu­di­ziari, media­tici e poli­tici le isti­tu­zioni della Repub­blica. Siamo ad un passo da un bara­tro che por­te­rebbe i cit­ta­dini a rite­nere le isti­tu­zioni come parte in causa dei con­flitti tra per­sone e gruppi di potere, e non più come luo­ghi di tutela. È EDUCATIVO, al con­tra­rio, pro­muo­vere un intenso sforzo: tenere le isti­tu­zioni fuori dalla bagarre, resti­tuirle alla loro cre­di­bi­lità pub­blica e alla loro fun­zione di ser­vi­zio, facendo in modo che in que­ste vicende pos­sano essere punti di rife­ri­mento saldi, e non parti in gioco.
NON È EDUCATIVA la pas­si­vità dell’opinione pub­blica. È, invece, EDUCATIVO l’esercizio di una cit­ta­di­nanza attiva e respon­sa­bile.
È dun­que EDUCATIVO valo­riz­zare il tanto che di buono, ope­roso, lun­gi­mi­rante, con­creto offre ancora oggi il nostro Paese. Ci sono realtà, civili e eccle­siali, che ogni giorno si sfor­zano di vei­co­lare que­ste idee per costruire dav­vero un tes­suto di valori posi­tivi e con­di­visi. Ci sono agen­zie edu­ca­tive, come la scuola, in cui tra mille dif­fi­coltà si cerca di for­mare anche ad una vita civile con­sa­pe­vole. E ci sono fami­glie – le quali costi­tui­scono ancora il car­dine della nostra società – che, pur fra inne­ga­bili dif­fi­coltà, cer­cano di dare una cor­nice di rife­ri­mento etica ai loro figli. Forse in que­sto momento tutto ciò può sem­brare di secon­da­ria impor­tanza. Ma chi crede nel futuro sa che non è così. Ed è per que­sto che ci appel­liamo a tutti i pro­ta­go­ni­sti delle attuali vicende per­ché recu­pe­rino urgen­te­mente, per il bene del Paese, il senso della misura, del decoro, del rispetto. L’Italia neces­sita di gio­vani sereni, coscien­ziosi e ope­rosi; di adulti sobri, respon­sa­bili e aperti. Su ita­liani come que­sti si può costruire un domani migliore.
Roma, 12 feb­braio 2011