giovedì, aprile 29, 2021

Lanciata la prima istanza invidious italiana: tubo.peertube.uno

 Lanciata la prima istanza italiana di invidious, ecco a voi “il tubo”:

https://tubo.peertube.uno

invidious è un servizio utilissimo, è un frontend alternativo a youtube, che permette di vedere, condividere e scaricare tutti i video di youtube senza il fastidio dei cookies, pubblicità,o script di profilazione che possono insinuarsi anche su altri siti se il video è “embedded”, queste sono le sue caratteristiche principali:

  • Software libero con copyleft (licenza AGPLv3+)
  • Leggero (la homepage è ~4 KB compressa)
  • Nessuna pubblicità
  • Nessun tracciamento
  • Javascript è 100% opzionale
  • Strumenti per gestire le sottoscrizioni:
    • Mostra solo i video non visti
    • Mostra solo gli ultimi video (o gli ultimi non visti) di ogni canale
    • Invia notifiche da tutti i canali sottoscritti
    • Reindirizza automaticamente la homepage al feed
    • Importa le sottoscrizioni da YouTube
  • Modalità solo audio e nessuna necessità di tenere la finestra aperta su smartphone!
  • Modalità scura
  • Supporto embed
  • Impostazione delle opzioni predefinite del lettore (velocità, qualità, autoplay, loop)
  • Supporto per i commenti di Reddit al posto di quelli di YouTube
  • Importazione/esportazione di abbonamenti, cronologia, preferenze
  • API per sviluppatori
  • Non usa nessuna delle API ufficiali di YouTube
  • Non è necessario creare un account Google per salvare le sottoscrizioni
  • Nessun codice di condotta
  • Nessun accordo di licenza del collaboratore
  • Disponibile in molte lingue, grazie a Weblate

Purtroppo le istanze invidious sono spesso sovraccariche e inutilizzabili, questa è la prima istanza che viene lanciata in italia sui server devol ed attualmente sta girando molto veloce e senza problemi!

L’utilizzo di invidious è essenziale per evitare che script spioni si infilino anche all’interno di social etici come mastodon.

Con peertube abbiamo iniziato un progetto per creare un hub con tutti i servizi video etici, ad esempio c’è già https://alltubedownload.peertube.uno/ per poter scaricare nel proprio PC o Smartphone i video da quasi tutte le piattaforme online.

in realtà tubo.peertube.uno semplifica di molto le operazioni di download, è possibile cercare il video senza andare su youtube e scaricarlo direttamente senza uscire dal sito. Il video scaricato lo si può quindi modificare e caricare sul proprio canale peertube.

lunedì, aprile 26, 2021

Irish abortion doctors reporting little disapproval from colleagues


It is now more than one year since a very liberal abortion law was introduced in Ireland. Only a minority of GPs are willing to prescribe the abortion pill, and in hospitals, a much smaller number perform abortions. But what kind of reaction do they get from other health workers? According to a new paper some experience ‘stigma’, but it is not at the level doctors encounter in the US, on average.

The  paper is published in the journal, ‘Contraception’, and reveals that the 156 abortion providers, mostly GPs (66.7pc), who were surveyed for it seem to encounter the levels of social disapproval they might expect to find in a very liberal American State like Massachusetts. But overall, they reported fewer issues talking about their involvement in carrying out abortions, and fewer experiences of judgement and ‘discrimination’. Only 15pc experienced a verbal threat or attack related to their abortion work.

The level of disapproval was measured using a proper scale called APSS.  Those working in hospitals scored higher on the APSS scale than the GPs (they encountered more disapproval). Those doctors carrying out only surgical abortions scored higher than those who offer the abortion pills, or a combination of both (pills and surgical).

The higher score for those working in hospital, and for those performing surgical abortions, is probably due to the level of direct involvement in the procedure. GPs in Ireland offer abortion pills at an earlier stage of the pregnancy and they are not directly physically killing the baby, as the procedure is completed at home. Instead, hospital staff are actively participating in the procedure and, as the study euphemistically says, “must encounter the fetal remains. This increases the moral and physical taint ascribed to abortion work, which in turn increase stigma”.

The study also revealed that, even if the termination method of dilation and evacuation is not offered in Ireland, “senior trainees are undergoing international training in the procedure with a view of offering it in the future”. This is quite concerning. Dilation and evacuation is a procedure used in late-term abortions and, the study acknowledges, it is “highly stigmatising”. It is a horrific method that removes the baby, who is fully developed, piece by piece from the mother’s body.

At present what appears to be happening in cases of late-term abortions is that the babies are delivered alive and then left to die.

The study is significant as it is the first one addressing the specific issue of the reaction abortion-providers attract from their colleagues. Moreover, the study is based on voluntary self-reporting and the sample is quite small: 156 respondents, 67pc of which were GPs and 18pc Obstetricians/Gynecologists.

What are to make of the findings? It is actually disappointing that the doctors do not encounter more disapproval from their colleagues. Direct abortion, like euthanasia, is the antithesis of real medicine. It kills a patient, when doctors should only ever offer care. Doctors above all should defend the true purpose and nature of medicine. Those who provide abortion should encounter disapproval.

mercoledì, aprile 14, 2021

Eutanasia, il Quarto Reich dei Paesi Bassi




La pratica odierna dell’eutanasia nei Paesi Bassi è paragonabile a quanto avveniva nella Germania nazista: si sta infatti ricreando la categoria degli “indegni di vivere”. Così la pensa la dott.ssa Diane E. Meier, geriatra nella Icahn School of Medicine di New York, che lo scrive sul prestigioso periodico JAMA Internal Medicine dell’American Medical Association.

Per la Meier, sia l’aumento nel novero delle categorie di persone che possono accedere all’eutanasia, avvenuto nel corso degli anni, sia il fallimento dei limiti posti inizialmente a tale pratica per contenerla a un numero ridotto di casi, mostrano i danni sociali causati dalla legge. La legge evoca del resto l’eco del passato, perché consolida a livello sociale l’idea che alcune vite meritino più cura e investimenti di altre.

La specialista lo scrive commentando uno studio, pubblicato in dicembre sul medesimo periodico, che riguarda i pazienti neerlandesi con difficoltà geriatriche multiple che hanno fatto richiesta di eutanasia. Ora, dall’analisi è emerso che la sofferenza di quelle persone non era semplicemente fisica, bensì incentrata sul timore di subire un declino delle proprie condizioni di salute tale da costringerli a dipendere da altri o comunque a perdere il pieno controllo di sé. Nessuno dei pazienti si trovava del resto di condizioni potenzialmente letali, eppure hanno tutti richiesto e tutti ottenuto la morte indotta.

Nei Paesi Bassi i casi di eutanasia performata su pazienti affetti da demenza, malattie psichiatriche, o comunque in difficoltà geriatriche multiple sono aumentati, e questo, secondo la Meier, dovrebbe allarmare tutti. «Una volta legalizzata la morte assistita», scrive la dottoressa, «quand’è che un diritto diventa un obbligo, specialmente se le famiglie sono poste sotto pressione e la società nega ai pazienti e alle loro famiglie le risorse necessarie per cure sicure e affidabili?».

Se poi l’eutanasia diventa «la conferma sociale, supportata da scelte politiche, dell’idea che alcune vite non valgono più dell’investimento necessario per preservarle», «l’affermazione implicita è che sia l’individuo sia la società starebbero meglio se il paziente fosse morto». È qui che per la Meier scatta il paragone con le leggi naziste su eutanasia, eugenica e sterilizzazione forzata di quanti venivano considerati inadatti a procreare.

Com’era prevedibile, il paragone è stato giudicato inappropriato da due lettere firmate da alcuni medici neerlandesi, che il periodico ha subito pubblicato. Ma la geriatra ha replicato che la storia insegna che agire partendo dal presupposto che alcune vite non siano degne di essere vissute non è un evento unico ed irripetibile. «Occorre cautela estrema quando si dà ai medici il potere di uccidere».

lunedì, aprile 12, 2021

Yet another report downgrades the natural ties


In a new report for the Government, the Special Rapporteur on Child Protection has recommended legal recognition of domestic surrogacy arrangements even where the commissioning couple have no genetic connection the child. This gives the natural ties short shrift indeed.

The recommendation would allow a given couple to use the sperm of one donor, the egg of another, and then place the resultant child in the womb of the surrogate mother. At the end of all this, they would then take possession of the child. Incredibly, this proposal is defended and promoted under the general heading of the child’s ‘best interests’.

The recommendation is to be found in a new document commissioned by the Government and written by Professor Conor O’Mahony, who is Special Rapporteur on Child Protection. It is among 27 recommendations he makes in relation to future legislation regarding surrogacy, artificial reproduction using so-called donors, and recognition of parentage.

The overall philosophy of the report makes ‘intentional parents’ more important than biological parents, which is already very much the general thrust of Irish law. Some of O’Mahony’s recommendations would reinforce this trend, in particular the one mentioned above.

‘intentional parents’ are individuals who wish to use the sperm and/or eggs of other people to have children of their own. The biological parent in these scenarios is more or less excised from the picture. Intent, or choice, trumps the natural ties. It is another manifestation of pro-choice ideology in its broader sense.

A general scheme of a “Assisted Human Reproduction Bill regulating those issues was drafted by Simon Harris in 2017 when he was still Health Minister, but it remains under scrutiny due to the legal and moral complexity of these matters.

The document by Prof. O’Mahony is often critical of the 2017 Bill and offers alternatives to some of the problems but, as with the Bill, the recommendations continue to downgrade the importance of natural ties and fails to properly protect children’s true best interests, despite its intentions.

This is ironic given that the intention of the report is to defend a child’s ‘best interests’.

How is it in the best interests of children to be deliberately separated from their genetic mother and father, but also from possible siblings, and other significant relations? The painful experience of adopted people who try to reconnect with their genetic parents proves that the natural ties matter, even when children are brought up in loving families.

Professor O’Mahony urges us to “accept the reality of surrogacy as an international phenomenon” (p. 6) and regulate it rather than reject it, otherwise the commissioning couples, or even singles, would rely on the black market.

Accepting the reality of surrogacy, and then regulating it as effectively we can, is how we can defend a child’s ‘best interests’, seems to be his general line of reasoning.

But, in footnote (n. 3), the Report acknowledges that surrogacy arrangements are permitted only in nine out of 43 European countries while it is prohibited in 24. In another nine it is unregulated.

Clearly, most of Europe views a child’s ‘best interests’ differently than Professor O’Mahony and they are not as defeatist about existence an Assisted Human Reproduction black market.

A debate on what form of legal recognition is more appropriate for children who are already born as a result of surrogacy arrangements is necessary, but it should only happen after we have clearly prohibited such arrangements, as it is the case in most of Europe. Prohibition, even if imperfect, is a form of deterrence.

However, in one respect at least, the report does point in the right directions. Recommendations 14-20 mirror those listed by the Iona Institute in its submission to the Oireachtas on the 2017 Bill.

In the Bill, those conceived through donation would only have access to information about their donor mother or father when they turn 18. The Report recommends lowering this to 12 years, and it also recommends some arrangements that would make easier for the parents to access details about the donor, soon after the birth of the child.

This, at least, gives the natural ties some bit of due, even if the report overall does not.

giovedì, aprile 08, 2021

Londra impone l’aborto a Stormont Il governo Conservatore viola accordi e devolution per instaurare un nuovo regime abortista

 


Il governo Conservatore viola accordi e devolution per instaurare un nuovo regime abortista

Il governo Conservatore britannico ha imposto l’aborto nell’Irlanda del Nord, sorpassando sia l’assemblea legislativa sia l’esecutivo locali. Lo ha fatto concedendo il potere al ministro per l’Irlanda del Nord, Brandon Lewis, di imporre alle autorità sanitarie nordirlandesi un regime abortivo estremamente permissivo.

Nel 2016 una chiara maggioranza nell’Assemblea dell’Irlanda del Nord aveva confermato la legge allora esistente, che consentiva l’aborto solo nel caso di pericolo per la salute fisica o mentale della madre. Poi, nel 2019, la Camera dei Comuni del parlamento britannico ha introdotto un nuovo regime che liberalizza l’aborto. Questa imposizione da parte di Londra venne giustificata con il fatto che in Irlanda del Nord in quel periodo non vi era esecutivo in funzione. Infatti uno stallo nelle negoziazioni fra i diversi partiti ha rinviato la formazione del governo locale fino a gennaio 2020.

Il nuovo regime imposto da Londra è entrato in vigore nel marzo 2020, ma senza il supporto del governo locale e dell’Assemblea di Stormont. Ora il governo di Londra, tramite il ministro per l’Irlanda del Nord, costringe di fatto il Servizio sanitario locale a seguire la legislazione imposta da Londra, anche se questa, secondo gli accordi di pace, è materia di competenza locale.

Con il nuovo regime l’aborto è consentito fino alla nascita per ogni genere di disabilità e fino a 24 settimane se la gravidanza comporta più rischi dell’aborto per la salute fisica e mentale della madre. In pratica si tratta di aborto a richiesta fino alla ventiquattresima settimana. L’aborto viene inoltre depenalizzato completamente, a differenza del resto del Regno Unito e della Repubblica d’Irlanda dove rimane un reato se effettuato al di fuori dei limiti di legge.

Alban Maginness, stimato politico locale ed ex sindaco di Belfast, ha commentato: «In questo modo Lewis dà priorità all’aborto rispetto ad altri servizi sanitari, come la cura del cancro, che in questo momento sono rinviati a causa della pandemia. Inoltre si fa beffa degli accordi sul decentramento. […] L’aborto è una questione divisiva, controversa, che richiede l’accordo del nostro esecutivo decentrato. E, come in altri casi, su una questione così delicata l’esecutivo non ha ancora raggiunto il consenso»

Contro la decisione del governo britannico si sono schierate tutte le Chiese. La Chiesa presbiteriana ha espresso «grave preoccupazione», definendo la scelta un indebolimento del processo di devolution e un’interferenza diretta del centro sul governo locale. I presbiteriani hanno persino chiesto che vengano ritirati i nuovi poteri al ministro Lewis.

Per la Chiesa metodista, la scelta usurpa il ruolo dell’esecutivo nordirlandese e il vescovo anglicano di Armagh, John McDowell, ha affermato che la proposta rivela mancanza di democrazia.

Dal canto proprio i vescovi cattolici giudicano la decisione del governo di Londra di sorpassare strutture decentralizzate che sono il frutto di accordi internazionali di pace come un’imposizione invisa alla popolazione, che mina smaccatamente il diritto alla vita dei bambini non ancora nati.

Ma non ci sono solo notizie cattive. L’Assemblea di Stormont ha infatti quasi contemporaneamente votato favorevolmente per la proibizione dell’aborto in caso di disabilità non letali e ora la proposta è passata al vaglio della Commissione competente. Sostenuta da diversi partiti, la proposta di legge ha buone possibilità di essere approvata. Pur dichiarandosi contrario, il Sinn Fein, il maggior partito repubblicano, si è astenuto al momento del voto. Ovvia e giustificata l’esultanza del mondo pro life. Certo, se la legge passasse sarebbe una piccola vittoria nella battaglia più ampia per contrastare l’imposizione del nuovo regime abortista, ma nessuno si sogna di denigrarla.

mercoledì, aprile 07, 2021

Dutch euthanasia law is deciding some lives are more worthy than others

 

The practice of euthanasia in the Netherlands bares a disturbing comparison with the Nazi era in Germany because it is recreating the category of life ‘deemed unworthy of life’. This is a opinion of a writer in a leading medical journal, especially as the Netherlands allows people who are not dying to avail of assisted suicide and euthanasia.

Writing for the JAMAL Internal Medicine journal in the US, geriatrician Dr Diane E. Meier, says that the extension of ‘Physician-Assisted-Death’ (PAD) to those who are sick, but are not terminally ill, carries definite echoes of the past because it ‘socially validates’ the idea that some lives are more worthy of the investment required to preserve them than others.

Dr Meier was commenting on a study about patients with multiple geriatric conditions in the Netherlands, published in December last year in the same Journal. The study found that their suffering wasn’t simply physical, but that these elderly patients feared further decline and didn’t want to become dependent or lose control over their situation. None of the patients suffered life-threatening conditions but they all requested, and obtained, death by assisted suicide or euthanasia.

In the Netherlands, there has been an increase in euthanasia performed on patients with dementia, psychiatric disorders or multiple geriatric conditions in recent years.

This should cause alarm, according to Dr Meier. She writes: “Once access to PAD becomes legal, when does a right becomes an obligation, especially when families are strained and society denies patients and families the resources needed to receive safe and reliable care?”

She warns that access to euthanasia comes close to “social validation, supported by policy, that some lives are no longer worth the investment required to preserve them – the implicit belief that both the individual and society would be better off if the patient were dead”

Predictably enough, her comparison with the Nazi era has been criticised as inappropriate by two letters to the journal signed by a number of Dutch doctors, but Dr Meier replied that history teaches us that acting on the belief that some lives are unworthy of life is not a one-time-only event. “Extreme caution is necessary when we empower physicians to take life”.

In addition, while we must be very slow to compare any situation with Nazi Germany, there cannot be a complete bar on comparisons except when the situation is exactly as bad as in the Nazi era.

The fact is that we are back to deciding that some lives are less worthy of life than others, even when that is a self-evaluation.

Dr Meier highlighted that in the Netherlands doctors must follow only vague criteria before administering euthanasia and only 75% of cases are reported, as non-reporting is rarely punished. Moreover, euthanasia in “children, people with mental illness, and dementia further illustrates the impossibility of limiting the practice and safeguarding vulnerable patients once it is permissible”

The Netherlands is often presented as a model for public policies but evidence proves instead that we should not repeat their mistakes.

This is the case not only for euthanasia but also for abortion.

Abortion rates there are still low by comparison with Sweden and the UK, but they continue to grow, according to a new report. The abortion rate (number of abortions per woman) and ratio (number per pregnancy) have never been so high.

 

The report also showed that 17 Irish women had an abortion in the Netherlands in 2019. There were 18 in 2018. This means that there was no significant difference in numbers after the referendum and the introduction of abortion in Ireland.

lunedì, aprile 05, 2021

Cancellare l'Antichità dalla nostra cultura significa rinnegare l'umanesimo

Appello, pubblicato sul Figaro, di professori universitari francesi e italiani, ellenisti, latinisti, storici e filosofi.


 Lo studio dell’Antichità è nocivo. E’ quanto affermano oggi alcuni professori di storia antica, di latino e di greco in varie università americane. Un movimento partito da Stanford sta mettendo in discussione l’esistenza di queste discipline (gli ‘studi classici’) nei campus universitari, sostenendo che imporrebbero nell’istruzione un “suprematismo bianco di ispirazione neocoloniale” (come ha scritto Raphaël Doan sul Figaro Vox lo scorso 11 marzo). A tutto ciò, in Francia, si è aggiunto un dibattito sull’abbandono da parte dei musei nazionali dei numeri romani in alcuni cartelli espositivi, perché il pubblico non saprebbe più leggerli. Invece di imparare i numeri romani, cancelliamoli! Gli autori greci e latini, schiavisti e ostili ai barbari, erano dunque razzisti, conservatori, guerrieri, imperialisti e misogini? Non è totalmente falso, ma sono lungi dall’essere gli unici nella storia, e ciò non giustifica assolutamente la loro cancellazione senza uno sforzo di contestualizzazione e di analisi delle loro posizioni nel quadro della epoca in cui vissero, e non nel nostro. In Omero, Achille è un sanguinario, ma il poeta gli mette in bocca una riflessione toccante sul senso della vita. Anche Ettore trucida allegramente i suoi nemici, ma sembra più umano perché è una vittima. Se l’imperatore Augusto è un autocrate, Cicerone è morto per avergli rimproverato, quando ancora si chiamava soltanto Ottavio, la sua complicità con Antonio. Sant’Agostino non ha messo sotto accusa la schiavitù, ma ha contribuito alla nostra concezione di umanesimo moderno, e lo ha fatto in un’epoca in cui la ricchissima cristiana Melania la giovane affrancava in massa i suoi schiavi.

 

Cancellare Atene e Roma dalla storia degli uomini, significa ostracizzare la Ragione (il logos greco) e mettere al bando la Legge (i Codici giuridici romani). Significa uccidere Platone e calpestare la nozione di equità, inventata da Roma. Per ora teniamo da parte la questione della fede (Gerusalemme), se è possibile farlo, cosa di cui dubitiamo. Ciò che ci sembra più importante è che la martellatura dell’Antichità, cancellata dalle memorie come l’effigie dei proscritti a Roma, sia un tragico embargo sulla memoria e un rifiuto della speranza, una negazione pura e semplice del futuro. L’adoperarsi con ogni mezzo per organizzare l’amnesia del passato elimina qualsiasi speranza per il domani. Virgilio racconta nell’“Eneide” il modo in cui Enea è fuggito da Troia in fiamme, portando il suo anziano padre sulle spalle. Disegnando questa immagine in alcuni versi magnifici, il poeta non parla solo di Enea, di Anchise, di Troia e di Roma, ma anche di noi, oggi. Ecco il verso più bello nel racconto dello stesso Enea, che riporta le condizioni della sua fuga: “Cessi, et sublato montes genitore petivi (Mi rassegnai e sollevato il padre mi diressi sui monti)”, (Eneide II, 804). C’è tutto in queste parole: il passato e la sconfitta (Troia abbandonata), il peso della tradizione (il genitore che la pietas filiale impone di salvare), il futuro che si intravede in lontananza, così difficile da descrivere (i monti all’orizzonte). André Gide, commentando questo verso straordinario, che chiude lo splendido canto II dell’“Eneide”, notava laconicamente, ma con giustezza: “Spettacolo dell’umanità”. Gli iconoclasti contemporanei dell’Antichità rifiutano di assistere allo spettacolo della nostra imperfetta umanità, sia per odio di sé, sia per volontà mortifera di autodistruzione o di convenienza politica, sia per paura. Si allontanano da loro stessi, si tradiscono e tradiscono l’umanesimo che – non ne sono nemmeno consapevoli – trascende la loro piccola persona così come l’umanità trascende il destino di Enea. Non lasciamoci andare al decadentismo ad ogni costo, mille ragioni ci trattengono dal farlo. Ma come si può non pensare a Cioran quando scriveva che una “civiltà marcescente scende a patti con il suo male?”. Una società malata, aggiungeva, “ama il virus che la consuma, non si rispetta più”. Essa non osa più affrontare la sua immagine autentica nello specchio della letteratura, bensì indietreggia dinanzi all’oscurità della sua anima come la storia la rivela. Dovrebbe invece farne il suo studio preferito, per capire meglio sé stessa ed esorcizzare i suoi peggiori demoni (…) Per lo storico, cancellare il passato equivale a un’epurazione; non serve a nulla cancellarlo, e conoscerlo meglio è un’ardente pratica di consapevolezza.

La traduzione è di Mauro Zanon



Londra impone l’aborto a Stormont

 Il governo Conservatore britannico ha imposto l’aborto nell’Irlanda del Nord, sorpassando sia l’assemblea legislativa sia l’esecutivo locali. Lo ha fatto concedendo il potere al ministro per l’Irlanda del Nord, Brandon Lewis, di imporre alle autorità sanitarie nordirlandesi un regime abortivo estremamente permissivo.

Nel 2016 una chiara maggioranza nell’Assemblea dell’Irlanda del Nord aveva confermato la legge allora esistente, che consentiva l’aborto solo nel caso di pericolo per la salute fisica o mentale della madre. Poi, nel 2019, la Camera dei Comuni del parlamento britannico ha introdotto un nuovo regime che liberalizza l’aborto. Questa imposizione da parte di Londra venne giustificata con il fatto che in Irlanda del Nord in quel periodo non vi era esecutivo in funzione. Infatti uno stallo nelle negoziazioni fra i diversi partiti ha rinviato la formazione del governo locale fino a gennaio 2020.

Il nuovo regime imposto da Londra è entrato in vigore nel marzo 2020, ma senza il supporto del governo locale e dell’Assemblea di Stormont. Ora il governo di Londra, tramite il ministro per l’Irlanda del Nord, costringe di fatto il Servizio sanitario locale a seguire la legislazione imposta da Londra, anche se questa, secondo gli accordi di pace, è materia di competenza locale.

Con il nuovo regime l’aborto è consentito fino alla nascita per ogni genere di disabilità e fino a 24 settimane se la gravidanza comporta più rischi dell’aborto per la salute fisica e mentale della madre. In pratica si tratta di aborto a richiesta fino alla ventiquattresima settimana. L’aborto viene inoltre depenalizzato completamente, a differenza del resto del Regno Unito e della Repubblica d’Irlanda dove rimane un reato se effettuato al di fuori dei limiti di legge.

Alban Maginness, stimato politico locale ed ex sindaco di Belfast, ha commentato: «In questo modo Lewis dà priorità all’aborto rispetto ad altri servizi sanitari, come la cura del cancro, che in questo momento sono rinviati a causa della pandemia. Inoltre si fa beffa degli accordi sul decentramento. […] L’aborto è una questione divisiva, controversa, che richiede l’accordo del nostro esecutivo decentrato. E, come in altri casi, su una questione così delicata l’esecutivo non ha ancora raggiunto il consenso»

Contro la decisione del governo britannico si sono schierate tutte le Chiese. La Chiesa presbiteriana ha espresso «grave preoccupazione», definendo la scelta un indebolimento del processo di devolution e un’interferenza diretta del centro sul governo locale. I presbiteriani hanno persino chiesto che vengano ritirati i nuovi poteri al ministro Lewis.

Per la Chiesa metodista, la scelta usurpa il ruolo dell’esecutivo nordirlandese e il vescovo anglicano di Armagh, John McDowell, ha affermato che la proposta rivela mancanza di democrazia.

Dal canto proprio i vescovi cattolici giudicano la decisione del governo di Londra di sorpassare strutture decentralizzate che sono il frutto di accordi internazionali di pace come un’imposizione invisa alla popolazione, che mina smaccatamente il diritto alla vita dei bambini non ancora nati.

Ma non ci sono solo notizie cattive. L’Assemblea di Stormont ha infatti quasi contemporaneamente votato favorevolmente per la proibizione dell’aborto in caso di disabilità non letali e ora la proposta è passata al vaglio della Commissione competente. Sostenuta da diversi partiti, la proposta di legge ha buone possibilità di essere approvata. Pur dichiarandosi contrario, il Sinn Fein, il maggior partito repubblicano, si è astenuto al momento del voto. Ovvia e giustificata l’esultanza del mondo pro life. Certo, se la legge passasse sarebbe una piccola vittoria nella battaglia più ampia per contrastare l’imposizione del nuovo regime abortista, ma nessuno si sogna di denigrarla.

venerdì, aprile 02, 2021

An update on public worship restrictions around Europe

 

Public worship is currently banned in Ireland. For the second year, there will be no Easter celebrations due to the ban imposed by the Government. This is exceptional in Europe, where public worship is allowed in almost every country, albeit with various safety measures. (See details below)

Since the beginning of the Covid-19 crisis last March, public worship in Ireland has been banned for 37 weeks (39 weeks in Dublin and Donegal).  No other country in Europe, and probably in the world, has kept this ban for such a long time.

All other European countries closed their churches for a much shorter period, mostly during the first lockdown last year: England 14 weeks, France 9, Germany and Belgium 6, Italy 5.

Slovakia has had a 31 week ban and Slovenia, 24 weeks. But Ireland beats even them.

Here is an updated list of what is happening in a range of European countries, based on the official EU website Re-open EU.

Public indoor worship restrictions 

Banned: Ireland, Slovakia and Slovenia. In Estonia, religious ceremonies are permitted only outdoor, with a limit of 10 participants.

No specific limits on numbers but worshippers must be socially distanced: Austria, Croatia, Finland, France, Germany, Hungary, Italy, Latvia, Liechtenstein, Lithuania, Luxembourg, Malta, Netherlands, Norway, Poland, Romania, Switzerland.

Limits vary by region:  Greece, Spain and Portugal.

Max 500 participants depending on size of building: Denmark.

Max 50 participants: Cyprus, Iceland.

Max 15 participants: Belgium, Bulgaria, Czechia.

Max 8 participants: Sweden.