domenica, novembre 23, 2008

Ortodossia

Ho ricevuto questa proposta e vi invito caldamente a partecipare all'iniziativa. Ortodossia e' un libro stupendo, regalatela a Natale ad amici e parenti.



Carissimo, sono fra Roberto Brunelli, un frate francescano della Marche. Oltre a essere viceparroco a Pesaro mi interesso di editoria religiosa e ho pubblicato per il nostro Centro Missionario Francescano alcune vite di santi e altri libri di spiritualità cristiana.
Quest'anno mi è prepotentemente balzata in testa l'idea di ripubblicare in edizione economicissima, a 100 anni di distanza dalla sua prima uscita (Londra 1908) , lo straordinario volume Ortodossia di Chesterton.
Saltando case editrici e distribuzioni varie (avendo un amico tipografo che mi pubblica a stracciato), sto cercando 50 Chestertoniani di ferro che acquistino 50 copie del volume ad un prezzo vertiginosamente basso: solo 2 euro l'uno!
L’altra cosa simpatica è che i nomi di chi ha promosso questa edizione saranno stampati sul libro, a perenne memoria della sana passione verso GKC.
Il testo sarà accompagnato da illustrazioni dello stesso Chesterton, uscite sul volume The coloured lands, mai pubblicato in Italia.
Le copie ordinate vi saranno consegnate per posta entro il 15 dicembre, giusto in tempo per essere depositate sotto l’albero di Natale dei vostri amici.
Se la cosa vi garba inviate la vostra adesione al progetto, entro il 20 novembre, scrivendo alla mia email: laperlapreziosa@libero.it

Il Signore vi dia la Pace!
fra Roberto Brunelli

lunedì, novembre 17, 2008

Funny Kids
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sabato, novembre 15, 2008

Avallata l'eutanasia senza il coraggio di chiamarla per nome

Ci sarà modo nei prossimi giorni di approfondi­re la valenza propriamente giuridica della sen­tenza della Cassazione sul ‘caso Eluana’. Avremo modo di verificare se l’agonia cui Eluana appare or­mai irrimediabilmente condannata sarà paragona­bile a quella, atroce per la sua lunghezza, di Terry Schiavo. Per ora limitiamoci a richiamare le obiet­tive ricadute biogiuridiche e soprattutto bioetiche di questa sentenza. Ribadisco: bioetiche e non teo­logiche, non dogmatiche, non spirituali, non reli­giose. Non perché queste ricadute non ci siano (an­zi, sono le più importanti), ma perché prima di ap­prodare al piano della teologia e della spiritualità abbiamo il dovere, come cittadini di una società lai­ca e pluralista, di soffermarci e di ragionare pacata­mente sul piano della comune ragione umana, quel piano che tutti ci accomuna, credenti e non cre­denti, quel piano che i magistrati di Cassazione han­no obiettivamente offeso. A seguito dell’iter processuale cui questa sentenza sembra aver posto fine è stato introdotto in Italia un principio che non solo non appartiene alla nostra tra­dizione giuridica, ma che ripugna alla logica stessa del diritto: quello della disponibilità della vita uma­na e soprattutto della vita umana malata. In poche parole, i magistrati hanno avallato l’eutanasia, sen­za avere il coraggio di chiamarla con il suo nome. Non è vero che il caso Eluana sia riconducibile al legitti­mo rifiuto di un trattamento sanitario: alimentare un malato non è sottoporlo a un ‘trattamento’, ma prendersi cura di lui, in una forma simbolica ben più alta di quella stessa della medicina. E comunque, il solo fatto che esista l’opinione diffusa, anche tra autorevoli medici e scienziati, secondo cui alimen­tare e idratare un malato in stato vegetativo è una forma primaria di sostegno vitale e non una terapia in senso stretto, avrebbe dovuto indurre tutti (e i giu­dici di Cassazione in primo luogo) ad adottare un cri­terio interpretativo restrittivo e non estensivo del­l’articolo 32, 2° comma, della Costituzione, che ri­conosce sì al paziente, come ormai a tutti è noto, il diritto di rifiutare trattamenti sanitari coercitivi, ma non gli dà il diritto di disporre della propria vita.


Continueremo a sentirci ripetere che con questa sentenza si è reso omaggio alla volontà di Eluana. A parte il fatto che la Cassazione ha ritenuto accet­tabili, per fornire la prova di tale volontà, testimo­nianze e indicazioni sullo stile di vita della povera ragazza che sarebbero ritenute risibili ove si doves­se accertare una volontà testamentaria di tipo pa­trimoniale (ma la vita non conta più del denaro?), si deve instancabilmente ribadire che l’autodeter­minazione non può avere rilievo quando si concre­tizza per una scelta irreversibile come quella della morte. È la vita, infatti, e non la morte l’orizzonte nel quale si colloca il diritto. Se diciamo no alla pena ca­pitale, non è perché riteniamo che non sia possibi­le che esistano criminali che la meritino, ma perché è atroce che attraverso una condanna giudiziaria il diritto si faccia strumento di morte. La Cassazione, probabilmente con serena inconsapevolezza, a tan­to invece è giunta. E ancora. Confermando che al padre di Eluana va riconosciuto il potere di ordinare la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione della figlia, la Cassazione ha alterato irrimediabilmente la figura del tutore, cioè di colui cui il diritto affida il compi­to di tutelare soggetti fragili, deboli, incapaci, ina­bilitati, interdetti, alla condizione però di agire sem­pre e comunque nel loro esclusivo interesse. Con­dannandola a morire di inedia, il tutore non solo sottrae a Eluana il bene della vita, ma soffoca ogni sia pur minima speranza di poter fuoriuscire da u­no stato, come quello vegetativo, che non a caso la scienza definisce ‘permanente’, non ‘irreversibile’. Né va sottaciuto il fatto che, con la sua decisione, la Cassazione ha contribuito a offuscare il concetto, già in sé estremamente complesso, di accanimento te­rapeutico, inducendo l’opinione pubblica a ritene­re ciò che non è, cioè che l’assistenza prestata a E­luana, per consentirle di sopravvivere, fosse futile, sproporzionata, indebitamente invasiva, caratte­rizzata dall’uso di tecnologie sofisticate. Non è co­sì che si rende omaggio alla verità. Ma forse l’esito più devastante di questa sentenza sarà quello simbolico: essa avallerà l’opinione a­berrante secondo la quale la sospensione dell’ali­mentazione sarebbe giustificata dal fatto che, in quanto preda di uno stato vegetativo persistente, Eluana avrebbe perso la propria dignità. È un mes­saggio devastante, oltre che colpevolmente umi­liante per i tanti altri malati in stato vegetativo (e per le loro famiglie). Nessuna malattia, nemmeno la più grave, può erodere la dignità dell’uomo, né so­spendere i suoi diritti fondamentali o incrinare il suo diritto alla vita. Che il signor Englaro, e con lui i magistrati che hanno avallato le sue richieste, ab­biano perso questa nobile e antica consapevolezza, prima che suscitare critiche o sdegno suscita un profondo dolore.

Francesco D'Agostino
Avvenire, 14/11/2008

lunedì, novembre 10, 2008

domenica, novembre 09, 2008

Barack Obama è il quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti. Il primo afroamericano che entra nella Casa Bianca. Molti parlano già di un evento che segna la storia. In realtà, da molti mesi, la vittoria del candidato democratico era data per scontata, indipendentemente dalla personalità del candidato stesso.
Dopo sei anni di guerra in Irak e Afghanistan ed una crisi finanziaria che sta facendo sparire investimenti e risparmi, l’eventualità di una vittoria repubblicana era diventata sempre più “mission impossible”. C’è stato un solo momento in cui i sondaggi hanno dato qualche chance al canditato John McCain, quando ha presentato la vicepresidente Sarah Palin, la quale però non poteva da sola ribaltare le sorti già segnate della campagna elettorale. C’è curiosità nel vedere come Obama affronterà la crisi finanziaria, sicuramente il dollaro tornerà a crescere ed i prezzi delle merci americane aumenteranno. Non si prevedono grandi cambiamenti in politica estera né nella politica dei commerci internazionali. Quello che veramente cambierà, rispetto all’amministrazione Bush, sarà la politica relativa alla difesa della vita nascente. Obama infatti è un convinto sostenitore dell’aborto. Già nel 2007 Barack Obama annunciò che se eletto presidente, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata quella di firmare il Freedom of Choice Act, la legge sull’aborto. Essa permetterà a tutte le donne di abortire in ogni momento della gravidanza, in qualsiasi Stato e ad ogni età, anche al di sotto dei 18 anni. Inoltre verrebbe eliminata la legge sull’aborto a nascita parziale, che definisce un reato partorire un bambino vivo e ucciderlo alla nascita e la possibilità ai medici di appellarsi all’obiezione di coscienza per rifiutarsi di eseguire aborti. In merito alla legge che regola l’aborto negli Stati Uniti (Supreme Court Roe v. Wade), Obama ha più volte dichiarato, e lo ha scritto anche nelle pagine del sito del Partito democratico di Chicago, che “è la legge più importante per difendere il diritto alla donna di scegliere”. “In tutta la mia carriera - ha sottolineato Obama- sono stato un convinto sostenitore della ‘giustizia riproduttiva’ insieme all’associazione Planned Parenthood e alla NARAL Pro-Choice America”. La Planned Parenthood è la più diffusa e radicale sostenitrice degli aborti e delle politiche antivita negli USA e nel mondo. La NARAL Pro-Choice è l’associazione che ha promosso e sostenuto tutte le battaglie politiche per il libero accesso all’aborto negli Stati Uniti. ”Quando nel South Dakota è passata la legge che impedisce l’aborto – ha spiegato Obama – sono stato l’unico candidato presidenziale ad oppormi”. “Quando le organizzazioni pro-vita hanno cercato di opporsi all’apertura di una clinica per aborti della Planned Parenthood in Illinois, - ha precisato il neo Presidente - sono stato l’unico candidato presidenziale a difendere la Planned Parenthood”. Obama ha ribadito il suo impegno a firmare la legge per il libero aborto “Freedom of Choice Act” ed ha sostenuto vivacemente tutte le campagne di controllo delle nascite, propagandando la diffusione di ogni tipo di contraccettivo. Secondo l’U. S. Census Bureau, l’eventuale attuazione della Freedom of Choice Act” incrementereà il numero di aborti di almeno 125. 000 per anno. Attualmente negli Stati Uniti gli aborti sono 1, 3 milioni ogni anno. Anche dal punto di vista internazionale le politiche antivita di Obama, preoccupano assai. Con la maggioranza democratica sia la Senato che alla Camera, il neo presidente ricomincerà a fornire ingenti fondi alle associazioni che praticano, aborti, sterilizzazioni e controllo demografico nel mondo. Fondi che l’amministrazione Bush aveva tagliato. La presidenza Obama cambierà anche i rapporti di forza all’interno delle Nazioni Unite. Negli ultimi otto anni l’amministrazione Bush si era opposta a politiche anti-vita solidarizzando con la Santa Sede. Con Obama, le forze a favore della vita e della famiglia, avranno un avversario in più. Inoltre Obama sosterrà l’Internazionale Socialista impegnata in più Paesi del mondo per legalizzare l’aborto.


Antonio Gasparri, da “Sì alla vita” (11/2008)

venerdì, novembre 07, 2008

Altezza (Dizionario dell'Omo Salvatico)

Altezza

Parola riservata unicamente ai geometri e agli ingegneri dal giorno in cui l’altezza d’animo è diventata un ricordo, l’altezza dell’ingegno un’illusione e le Altezze Reali hanno dato posto a molte bassezze ancora più reali.
La sola altezza che incuta rispetto alla plebe colta e incolta è quella della Torre Eiffel.

giovedì, novembre 06, 2008

Viva il neonatologo che considera i bambini non persone!

Perché vi scandalizzate? Perché affettate sofferenza e offesa quando un neonatologo italiano di nome Gianfranco Vazzoler dice in un rispettabile convegno che “i feti, i neonati, gli infanti, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in uno stato vegetativo permanente costituiscono esempi di non-persone umane”? Che cosa c’è di così strano se un tecnico sanitario figlio di questa cultura, con il bollino progressista della Consulta di bioetica, afferma che “tali entità fanno parte della specie umana ma non sono persone”? Come mai trovate grave affermare che “il neonato non è una persona, perché persona è chi ha autocoscienza, senso morale e razionalità”? In base a quale principio o circostanza pratica vi permettete di indignarvi quando il neonatologo conclude che “per i malformati gravi può essere ragionevole praticare l’eutanasia come in Olanda” e come fu fatto sistematicamente nel Terzo Reich?

Certe volte l’ipocrisia è spregevole. Abbiamo ricordato per mesi alcune elementari verità di fatto. Che nel mondo ogni anno cinquanta milioni di feti, che noi chiamiamo bambini non nati, vengono abortiti volontariamente per cause materiali o per altre cause rimuovibili con politiche pubbliche di difesa e promozione della natalità e della maternità. Che la deriva eugenetica dell’aborto selettivo ha cambiato la natura del fenomeno, incorporandolo nella serialità determinata da un uso ideologico e nullista delle tecniche di indagine prenatale, alimentando folli e insane paure che hanno clinicizzato la gravidanza riducendola a malattia sociale. Che a trent’anni dal varo di leggi che dovevano in teoria tutelare la salute delle donne e la loro autodeterminazione, affermando la non punibilità dell’aborto ma non la sua legittimità in quanto diritto di libertà, sul corpo e sull’anima delle donne e dei bambini concepiti si pratica la più feroce violenza sistematica, in un clima di indifferenza morale collettiva mascherata da rispetto per i diritti umani delle donne.

Che milioni di bambine vengono scartate in Asia e ne è impedito l’accesso alla vita, con aborto seriale e selettivo incentivato e talora forzato, per il solo fatto di essere bambine (il che è forse l’unico crimine paragonabile, come diceva Giovanni Paolo II, alla shoah ovvero allo sterminio razziale degli ebrei d’Europa, selezionati e uccisi in quanto ebrei). Abbiamo cercato di spiegare che bisogna cambiare la dichiarazione universale dei diritti umani, ratificata dall’Onu sessanta anni fa, e inserire dopo la parola “vita” la frase, “dal concepimento alla fine naturale”. Che se non si fa questo la moratoria della pena di morte è solo un atto di viltà ideologica. Siamo in occidente, cioè in quella parte di mondo in cui sta per essere eletto presidente degli Stati Uniti un maschio di quaratasette anni che ha definito “una questione al di là delle mie competenze” la domanda su dove abbia inizio la vita della persona. E ha anche detto di non augurarsi che, per un errore nella gestione della loro sessualità, le sue figlie fossero “punite con la nascita di un bambino”. E ha anche votato contro l’obbligo di rianimare e curare i feti nati da un aborto terapeutico o in altre circostanze neonatali.

Le giovani scrittrici fanno inchieste combattive e molto applaudite a onorare il diritto d’aborto violato. Volano uova, pomodori, sedie in ferro battuto, bombe carta e fuomogeni contro i comizi di una minuscola lista elettorale che non vuole la tolleranza verso l’aborto, senza chiedere l’abrogazione delle leggi che lo depenalizzano, senza pensare nemmeno alla possibilità di un obbligo di partorire sanzionato penalmente. Ci si mobilita per difendere il diritto alla privacy di una giovane partoriente che ha abortito, con autorizzazione e certificato clinico irresponsabile e automatico, un bambino affetto da sindrome di Klinefelter, malattia controllabile e diffusa, e non grave malformazione; e non ci si accorge del fatto che un bambino viene ucciso perché malato. Da alcuni mesi opera un governo eticamente anarchico, epperò ricco di buone intenzioni e di personalità che si dicono impegnate sul terreno bioetico, ma nulla è stato fatto e probabilmente nulla si farà per rovesciare la neutralità dei pubblici poteri rispetto all’aborto moralmente indifferente, e per difendere le donne, l’intera società e i bambini non nati dalla mostruosa fabbrica di centotrentacinquemila aborti l’anno.

E in questa situazione materiale, politica, civile e morale; in un paese in cui si discute con accanimento filosofico di testamento biologico e di eutanasia; in questa cultura in cui tutti portano fiori al concetto di autodeterminazione della persona come decisione per la morte; di questi tempi e da queste parti ora voi dite di soffrire perché un neonatologo ha detto quel che è il risvolto naturale di mezzo secolo di deriva antinatalista? Ma andate a farvi fottere.


Il Foglio, 3 novembre 2008.

mercoledì, novembre 05, 2008

Master Enrico Mattei

Dal 27 ottobre al 19 dicembre 2009, un ciclo di conferenze di introduzione
al Master Enrico Mattei in Vicino e Medio Oriente, edizione 2008-2009

VICINO E MEDIO ORIENTE: STORIA E MEMORIA FRA OCCULTAMENTO E RIMOZIONE

Lunedì 27 ottobre, ore 16,30, Piazza Adriana 3
La straordinaria vicenda Mattei
fra oblio e occultamento

Gerardo Agostini (Ass. Nazionale Partigiani Cristiani)
Enzo Calia (Pubblico Ministero)
Claudio Moffa (Università di Teramo)
Nico Perrone (Università di Bari)

Quest’anno il master si inaugura nella sede dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, fondata da Mattei e oggi presieduta dall’on. Agostini. Enzo Calia è il Pubblico ministero che dopo lunga inchiesta ha stabilito che la morte di Mattei fu dovuta non a incidente, ma a attentato. Claudio Moffa, Università di Teramo, e Nico Perrone, Università di Bari, sono autori di libri, saggi e trasmissioni televisive e radiofoniche su Mattei.



Ogni venerdì dal 31 ottobre al 19 dicembre nella “Sala blu” di Lungotevere de Cenci 5


Venerdì 31 ottobre – ore 17

Saluti
Federico Bardanzellu (XIV Dipartimento del Comune di Roma)

Il Medio Oriente in Italia: il “caso Moro”,
una memoria travisata
Giovanni Fasanella (Giornalista di Panorama e scrittore)
Rosario Priore (Giudice)

Tante celebrazioni, ma pochi approfondiscono la verità del “caso Moro”, continuatore della politica estera euromediterranea di cui, con Gronchi e La Pira, era stato protagonista anche Enrico Mattei. Giovanni Fasanella è giornalista di Panorama e coautore fra l’altro, assieme all’ex presidente della Commissione stragi Giovanni Pellegrino. de La guerra civile. Rosario Priore è il giudice che più di altri ha indagato sul caso Moro.




Venerdì 7 novembre – ore 17,30

Le “armi di distruzione di massa” di Saddam e il caso Hezbollah: disinformazioni ‘perfette’ per due tragiche guerre.

Ferdinando Pellegrini (Inviato del GR RAI )

Attraverso gli esempi delle guerre d’Iraq e del Libano, Pellegrini, inviato storico del GR-RAI in Medio Oriente, spiega “dall’interno” i meccanismi “segreti” che presiedono alla propaganda di guerra del secolo XXI.



Venerdì 14 novembre – ore 17,30

Introduzione al corso di lingua araba
Hassan Raad (docente di lingua araba)

La conoscenza dell’arabo è strumento fondamentale per lavorare in o sul Medio Oriente, o a contatto con l’immigrazione. Il prof. Hassan Raad introdurrà il suo corso con riferimenti agli aspetti storici e culturali della lingua araba, e illustrando i suoi primi rudimenti.


Venerdì 21 novembre – ore 17,30

Il “genocidio armeno”: non solo una questione lessicale e quantitativa
Maurizio Blondet (Giornalista e scrittore)

Al di là della vexata questio della sua esistenza o “invenzione”, un altro aspetto importante del “genocidio armeno”: la vera matrice e natura del movimento dei Giovani Turchi, protagonisti dei massacri anticristiani durante la prima guerra mondiale. Ad opera di chi, come e perché nasce il nazionalismo panturco? Chi era Mustafà Kemal?


Venerdì 28 novembre – ore 17

Il Medio Oriente in Italia:
la bella favola dell’immigrazione

Umberto Melotti (Università di Roma “La Sapienza”)
Claudio Moffa (Università di Teramo)

Oltre la “favola”, la funzione storica e sociale delle ondate immigratorie in Italia è stata quella dicolpire i livelli salariali e la sicurezza nel lavoro conquistati dai sindacati italiani in mezzo secolo di lotte. Un monito per politici e sociologi dell’ “immigrazione facile”. Melotti è uno dei principali esperti di immigrazione in Italia, Claudio Moffa è autore de La favola multietnica. Per una critica dell’ “immigrazione facile”.



Venerdì 5 dicembre – ore 17,30

Libia 1942, l’ “olocausto nascosto” degli ebrei
Eric Salerno (Inviato de Il Messaggero)

Febbraio 1942, la tragica vicenda dei circa 600 ebrei di Libia morti nel campo di concentramento fascista di Giado. Una pagina di storia riesumata dalla paziente ricerca di Salerno, autore del libro Uccideteli tutti. La storia nascosta dell’olocausto degli ebrei libici, il Saggiatore 2008, e che rimette in discussione molte letture correnti sulla II guerra mondiale, a cominciare dai rapporti fra fascismo e nazismo.



Venerdì 12 dicembre – ore 17

Storie del sionismo
Mauro Manno (Storico del sionismo),
Giancarlo Paciello (Storico del conflitto israelo-palestinese)


Due pagine poco conosciute della storia del sionismo: I rapporti fra sionismo e nazismo e La creazione dell’Haganah e dell’Irgun, le due organizzazioni terroristiche ebraiche protagoniste degli attentati e violenze che alla metà degli anni Quaranta spianarono la strada alla fondazione dello stato di Israele.



Venerdì 19 dicembre – ore 17

L’incontro di civiltà: lingua e cultura italiana in Egitto e lingua e cultura egiziana in Italia
Rabie Salama (Italianista)
Vincenzo Strika (Arabista)


Sconfiggere lo “scontro di civiltà” perseguito dagli estremismi del nuovo secolo vuol dire anche costruire una rete di scambio culturale e linguistico capace di fare prevalere il dialogo fra Europa e paesi arabi: due insigni esperti illustrano fatti e problemi dell’interscambio culturale arabo-italiano.


COSTO DEL CICLO 150 €: scalabile dalla tassa di iscrizione al master, dà diritto ad un Attestato di frequenza. Sono possibili inviti ad personam e ad diem, contattando i numeri di telefono sul sito o scrivendo a info@mastermatteimedioriente.it

Si ringraziano per l’ospitalità il Comune di Roma e l’A.N.P.C.