mercoledì, dicembre 31, 2003

Fine anno, tempo di bilanci.

Bisogna sempre desiderare il meglio ma se il 2004 sarà per me come il 2003 non potrò lamentarmi.
Il giorno del mio compleanno un amico mi ha scritto: 30 anni, inizia la vita inizia! Verissimo.


Delle mie letture ho già parlato, per quanto riguarda il cinema poteva andare meglio ma non sono un cinefilo. Ho visto meno di dieci di film sul grande schermo, e altrettanti in TV.
La mia scelta va quindi a Gangs of New York, ma non c'era molto concorrenza.

Parliamo invece di musica.

Il DVD dell'anno è sicuramente Home Slane degli U2, ma vorrei ricordare il live dei Kansas e quello di Sting.

Per quanto riguarda la musica più commerciale i miei personaggi dell'anno sono sicuramente Beyoncé e Sean Paul, due grandi, lei ha una grande voce e già con le Destiny's Child mi esaltava, lui personalità e originalità.
I LinkinPark hanno fatto un bell'album, si salva anche Lost Dogs dei Pearl Jam, anche se riciclato.
Un menzione speciale per i The Darkness, ma solo per la loro simpatia, perché, lo ripeto, musicalmente non aggiungono nulla al panorama.

In Italia non mi pare ci sia stato granchè, si salvano forse gli ultimi di Articolo 31 ed Elisa ma aspettiamo tempi migliori.

In Irlanda invece sicuramente meglio. Intanto i The Thrills, una delle band più interessanti dell'anno in assoluto e poi i nuovi di Paddy Casey e The Revs.
(Damien Rice non conta perché anche se è esploso quest'anno, lo conoscevamo già lo scorso anno).


Io, si sa, ho i miei personalissimi gusti.
Queste le nuove canzoni che più mi hanno tenuto compagnia, alcune magari erano uscite nel 2002 ma io le ho scoperte solo recentemente.

O.A.R. Hey girl
Smile Empty Soul Bottom of a bottle
Jimmy Eat World Sweetness
Marron 5 Hard to breath
LMNT Juliet
Simple Plan Addicted
Trapt Headstrong
P.O.D. Will you
Jason Mraz You and I both
Gavin DeGraw Follow Through
Bowling for soup Punk song 101
A.F.I. Girl's not grey
Sugarcult Bounchin off the walls
The Ataris Boys of summer
Juliet Turner Take the money and run
Tegan and Sara Monday, monday
John Mayer Your body is a wonderland
Badly Drawn Boy You were right
Hilary Duff So yesterday (Sì, mi piace Hilary Duff, anche se ha 16 anni)


E per la categoria Christian Music gli album di Stacie Orrico e Chevelle e poi Switchfoot Meant to live e Downhere What it's like.

Concerti? Mah, niente di eccezionale. Ricorderò Tuck and Patty a Napoli, The Revs allo student Bar e gli U2 a Croke Park per l'apertura degli Special Olympics (io non ero a Croke Park bensì a Temple Bar ma l'emozione è stata ugualmente grande).

Per quanto riguarda il 2004, attendiamo i nuovi U2, Ani DiFranco (che ho già ascoltato in anteprima e mi piace) e Lisa Hannigan (la vocalist di Damien Rice).


lunedì, dicembre 29, 2003

Cerco di tenere un diario delle mie letture, specialmente quelle accademiche. Dai miei appunti risulta che quest’anno ho letto 52 libri, non tutti per intero a dire la verità, ma alcuni di questi li ho letti più di una volta.
Inoltre ho preso nota di almeno 80 articoli di interesse accademico, ma ne ho letti sicuramente molti di più.
38 libri erano in inglese, i restanti 13 in italiano, (l’ultimo di Eco l’ho letto sia in italiano che in inglese) più uno in francese. Solo 4 erano romanzi, troppo pochi tenuto conto che ne ho finito solo uno, altre 3 erano raccolte di poesie.
I libri che più apprezzato sono due classici che avevo già letto in italiano, After Virtue di MacIntyre e After Babel di Steiner. I titoli sono molto simili
Il primo, del 1981, è una pietra miliare della filosofia morale del Novecento, che ha segnato la rinascita dell’interesse per l’etica delle virtù. Il secondo, pubblicato nel 1975 e poi in seconda edizione nel 1992 invece è un testo di critica letteraria e di filosofia del linguaggio, con una particolare attenzione al problema della traduzione.
L’articolo più bello che ho letto è anch’esso un classico: Modern Moral Philosophy di Elisabeth Anscombe.

martedì, dicembre 23, 2003

Stamattina ci siamo svegliati con la neve. Per terra, sui tetti, per aria, ovunque, perfetto clima natalizio. E pensare che domenica a Napoli ho visto un uomo bagnarsi nelle acque di Posillipo, era una splendida giornata. Quest’è l’Italia, mari e monti; i miei compagni irlandesi non riescono a crederci, abituati alla loro misera pioggia quotidiana. Always complaining about the weather…

Mancavo da Napoli da diversi mesi, l’ho trovata poco cambiata, caotica e sporca. (Com’è che ogni volta che passo in Università ci trovo le stesse persone?)

I libri a Napoli sono incredibilmente poco costosi, basta girare un po’ dalle parti di Port’Alba per trovare offerte vantaggiosissime, rimanenze, seconde scelte, usati. Direi che generalmente in tutta Italia i libri, specialmente quelli accademici, non costano molto rispetto al mercato inglese e americano. Per fortuna ora con l’euro forte sul dollaro gli acquisti su Amazon stanno diventando un po’ più ragionevoli. Se qualcuno vuol farmi un regalo questa è la mia wishlist.

sabato, dicembre 20, 2003

Il Rugby Club del Trinity College Dublin ha festeggiato 150 anni di ininterrotta attività, sembra sia il più antico club in assoluto.
Per celebrare si è svolta una partita contro la squadra dello University College Dublin. Purtroppo abbiamo vinto noi, 20 a 13. Cento di questi giorni trinnies!

mercoledì, dicembre 17, 2003

Sul Sunday Tribune di domenica scorsa c'era quasi una pagina intera dedicata all'Abruzzo.
Ottimi cuochi, gente perbene (il più basso tasso di criminalità in Italia), aria pura, parco nazionale, ecc.
Il miglior posto dove passare le vacanze, specilmente per chi, come me, ci è nato e ci ha genitori, parenti e amici.
Insomma, ho seguito il consiglio del Sunday Tribune e son partito, sarò qui fino al 5 gennaio.
Sapete dove spedirmi i biglietti di auguri

domenica, dicembre 14, 2003

Non so perché ma il mio indirizzo di posta elettronica ....@student.ucd.ie non funziona, quindi invito gli amici a scrivermi al vecchio ...@interfree.it


sabato, dicembre 13, 2003

Quest'uomo è veramente simpatico, bisognerebbe rispedirlo su qualche nave da crociera a fare il cabarettista.

Da Repubblica di oggi

Nonostante tutto, il premier non ha perso il suo senso dell'umorismo. La riunione plenaria, infatti, è iniziata con battute e barzellette a raffica. "Per alleggerire il clima - ha esordito - parliamo di donne e calcio". Gelo. Al tavolo erano presenti sei ministre degli esteri: la spagnola De Palacio, la lussemburghese Polfer, l'austriaca Ferrero-Waldner, la finlandese Tuomioja, la portoghese Gouveia e la svedese Freivalds.

Il Cavaliere non si è perso d'animo e rivolgendosi al Cancelliere tedesco ha chiesto sorridendo: "Gerhard, tu che hai esperienza di mogli, dacci qualche consiglio su come trattare le donne". Nessuna risposta. A quel punto ha risfoderato la barzelletta dell'elicottero: "Sorvolo Napoli con mia moglie Veronica. La gente sotto chiede soldi. Io tiro un euro, poi 5, poi 100, poi mille. Ma mia moglie mi dice: "per farli contenti tutti dovresti buttarti tu"". Risate ma anche un po' di imbarazzo. Il premier polacco Miller, infatti, si è presentato al vertice europeo sulla sedia a rotelle proprio a causa di un incidente in elicottero.

Non pregare per avere vita facile, prega per essere forte. Non pregare perché il tuo compito sia pari alle tue forze, prega perché le tue forze siano pari al tuo compito. Allora l'opera tua non sarà un miracolo ma tu stesso sarai un miracolo. E ogni giorno ti meraviglierai di te stesso e della grande energia che è entrata in te.
«Prego spesso, ma le mie preghiere non sono mai sistematiche, nel senso che non le recito come un'abitudine fissa, in momenti prestabiliti… Per esempio, interrompo il lavoro per recitare una preghiera, anche quelle scritte sulle immagini dei santi. Qualcuna aiuta e fortifica, come questa di sant'Emilio». Così Giancarla Mursia, la nota responsabile dell'omonima casa editrice milanese, parlava della sua preghiera in un'intervista del volume Perché credo (ed. San Paolo). Non so chi sia questo sant'Emilio, ma le parole della sua orazione che ho trascritto sopra mi sembrano da riproporre.
Troppo spesso, infatti, la nostra invocazione a Dio ha una finalità che potremmo definire come "sostitutiva". Si chiede a Dio di fare lui quello che crediamo di non essere in grado di compiere. Il teologo Dietrich Bonhoeffer parlava, a questo riguardo, del "Dio tappabuchi", una sorta di pronto intervento al nostro servizio. E, invece, la vera richiesta che dovremmo rivolgergli è quella di renderci capaci di affrontare con coraggio la vita, di avere sapienza nel decidere, intelligenza nel giudicare, forza nel combattere. Non dovremmo dare le dimissioni per investire il Signore dei nostri problemi e delle nostre difficoltà, ma chiedere a lui luce e consiglio, fortezza e tenacia nel risolverli. Più che domandare grazie dovremmo chiedere la grazia, ossia il dono della sua presenza in noi e accanto a noi per essere capaci di camminare coi nostri piedi sulla strada della vita.


Gianfranco Ravasi

venerdì, dicembre 12, 2003

Consideriamo importante tenere alta l'attenzione e aggiornata l'informazione su cio' che avviene negli Stati Uniti per la chiusura della "Scuola delle Americhe", ribattezzata "Istituto dell'emisfero occidentale per la cooperazione alla sicurezza", che ha formato molti dei piu' sanguinari militari dell'America Latina, accusati di atroci violazioni dei diritti umani.
In questi giorni ricorre l'anniversario (16 novembre 1989) dell'assassinio dei sei preti gesuiti, della loro collaboratrice e della figlia adolescente in El Salvador. Il gruppo di lavoro del Congresso americano ha stabilito che i responsabili dell'eccidio sono usciti dalla Scuola delle Americhe. Questo e' solo uno degli episodi scritti nella storia delle violazioni ai diritti umani in America Latina per mano dei "diplomati" alla "Scuola delle
Americhe".
Come tutti gli anni, anche in questi giorni molte realta', religiose e non, si incontreranno ai cancelli di Fort Benning in Georgia (Usa) per un'azione di protesta per la chiusura incondizionata della Scuola degli Assassini, come e' stata piu' volte definita. Queste azioni nonviolente portano annualmente in carcere diverse persone, ricordiamo suor Kathy Long che con altri attivisti dei diritti umani ha scontato diversi mesi di prigione. E' a disposizione un dossier con le sue lettere dal carcere.
La Famiglia Domenicana e' molto coinvolta in questa lotta, come scrivono nel loro invito una parte delle congregazioni religiose e associazioni impegnate: "A migliaia si aggiungeranno nei giorni dal 21 al 23 novembre 2003 ai cancelli di Fort Benning per manifestare in solidarieta' con tanti fratelli e sorelle dell'America Latina. Vi preghiamo di accompagnarci con lo spirito e ricordarci nelle vostre preghiere".
In parallelo a queste azioni si sta promuovendo una campagna di pressione sul Congresso americano per far approvare il Decreto HR 1258 per la chiusura definitiva della Scuola delle Americhe. Il decreto e' appoggiato da circa 110 congressisti di appartenenza partitica trasversale.

Per maggiori informazioni potete visitare il sito:
http://go.sojo.net/campaign/close_the_SOA/8udxii2ajn56dd

Principio di precauzione e scappatoie illustri

Scienza, metafisica,diritto, religione... ci hanno propinato lezioni proprio su tutto

Maurizio Blondet

In questi giorni di discussione sui bambini in provetta, come cattolici abbiamo ricevuto varie e interessanti lezioni: di scienza, di metafisica, di diritto, di religione. Abbiamo letto veramente di tutto. L'editore del maggior giornale progressista ci ha informato che i comandamenti di Mosé e il Vangelo di Cristo "nulla dispongono" in materia di fecondazione artificiale. L'editorialista del più grande quotidiano moderato ha voluto aggiornarci sull'anima: non viene insufflata nel corpo fin dal primo istante (come secondo lui noi crediamo), ma solo dal momento in cui si forma il sistema nervoso. Insomma: laici patentati, neoborghesi radicali e atei convinti, che però non sono scienziati né studiosi del delicato tema, hanno sentito il dovere di illuminarci sui reali contenuti della nostra religione. E di spiegarci che la scienza ha fatto grandi progressi dai secoli aristotelici in cui (secondo loro) noi cattolici l'avevamo lasciata; insomma si sono sforzati di chiarirci le idee usando - alquanto malagevolmente - il linguaggio che secondo loro noi siamo in grado di intendere, quello delle disputationes metaphysicae tardo-medievali, della Scolastica, della Bibbia. Quando l'anima entra nel corpo? Quando la materia diventa forma? Jahvé non ha dato ad Adamo il dominio sulla Natura?
Grazie. Ma le nostre obiezioni erano, se solo le aveste ascoltate, d'altro tipo. Non ci preoccupa qui il momento in cui l'anima è insufflata nel corpo fetale, ma la percentuale eccessiva di bambini malformati che la fecondazione artificiale tende a produrre. Non invochiamo nella legge le tavole di Mosé, ma la raccomandazione del Parlamento europeo del 1989, che invita a considerare i diritti del bambino, e persino dell'embrione. Non sottovalutiamo il potere di Adamo sugli animali nell'Eden, ma ci chiediamo se esso giustifichi quel business miliardario, che si sviluppa attorno alle donne in menopausa assetate di prole, al punto che terapie fertilizzanti efficaci, ma meno lucrose, sono spesso ta ciute alle pazienti, per dirottarle ignare verso le tecniche di fecondazione artificiale più costose. Non ci parlate del Vangelo, che non è il vostro campo; rispondeteci sulle fatture fiscali di lorsignori "scienziati", sulle percentuali di insuccessi, sui rischi genetici. Non vi additiamo la Dannazione Eterna, ma le statistiche sugli esiti di pratiche "scientifiche" spesso rovinose. Su questo, prego, illuminateci.
Strano che non abbiate ascoltato né risposto su questi temi, diciamo così, moderni. E adesso scrivete che con la legge approvata al Senato "hanno vinto i cattolici", quando ha vinto, semmai, il moderno razionale principio di precauzione: che, se va applicato all'ecologia, non si vede perché possa essere violato quando si tratta di produrre esseri umani. Non viviamo, credeteci, con la testa all'indietro; siamo, come voi, appena usciti dal XX secolo, e abbiamo visto quello che questo secolo, le sue ideologie "scientifiche" e "biologiche" hanno fatto alla carne dell'uomo. E, scusate, ci pare molto moderno, molto razionale, che una legge perfettibile provi a mettere qualche limite all'arbitrio di una scienza guidata dal profitto, come agli illimitati desideri della clientela femminile, egotista-consumista di quegli "scienziati", che la illudono della propria onnipotenza.

mercoledì, dicembre 10, 2003

Cry if you want to
I won't tell you not to
I won’t try to cheer you up
I'll just be here if you want me

It’s no use in keeping a stiff upper lip
You can weep you can sleep you can loosen your grip
You can frown you can drown and go down with the ship
You cry if you want to
Don’t ever apologize venting your pain
It's something to me you don’t need to explain
I don’t need to know why
I don’t think it’s insane
You can cry if you want to

The windows are closed
The neighbors aren’t home
If it’s better with me than to do it alone
I'll draw all the curtains and unplug the phone
You can cry if you want to

You can stare at the ceiling and tear at your hair
Swallow your feelings and stager and swear
You could show things and throw things and I wouldn’t care
You can cry if you want to

I won’t make fun of you
I won’t tell any one
I won’t analyze what you do or you should have done
I won’t advise you to go and have fun
You can cry if you want to

Well it’s empty and ugly and terribly sad
I can’t feel what you feel but I know it feels bad
I know that its real and it makes you so mad
You could cry

Cry if you want to I won’t tell you not to
I won’t try and cheer you up
I'll just be here if you want me; to be
Near you



Il Natale dei pagani: regali, nastrini, palline, lucette.

Ma che c'è da festeggiare?

Sabato all'insegna di acquisti musicali.
Avevo trovato per 8 euro un promo dell'ultimo dei Pearl Jam, una vera chicca; appena se ne sono accorti non me l'hanno voluto più vendere.
Ho comprato un po' di sorprese per la mia sorellina e quindi non posso parlarne, dico solo che sono sicuro che sarà l'unica in Italia ad averle.

Ho anche trovato Wonder what's next, degli Chevelle a 5 euro.
Billboard li ha candidati per la categorica Modern Rock Artist of the Year, insieme a Audioslave, Foo Fighters e Linkin Park.
Condivido, condivido.

Segnalo infine Juliet Turner, giovane cantautrice irlandese, ed in particolare Take the Money and Run, un brano simpaticissimo.
Peccato sia una trinnie.
E sotto la Quercia rispuntò il monolitismo


Il varo, lungamente atteso, di una legge che ponga fine all’era di "provetta selvaggia" sta avvenendo in un clima che induce a qualche considerazione. Chssià perché, infatti, ancora una volta – e da più parti – si insiste nel convincere l’opinione pubblica italiana che il serissimo dibattito sul tema delle regole da porre alle pratiche di procreazione medicalmente assistita sia in realtà una sorta di guerra tra laici e cattolici. Con i primi, i laici, dipinti come guardiani delle libertà e paladini della scienza e i secondi, i cattolici, raccontati come chiusi in una trincea da protettori della vita e difensori della morale.
Una contrapposizione che potrà anche apparire polemicamente utile, e che invece resta profondamente insensata e notevolmente rischiosa. Si basa, infatti, sulla pretesa di scindere totalmente ciò che totalmente scindibile non è. A meno che non si sia disposti a teorizzare un diritto assoluto del potere scientifico o, per converso, una intrinseca e irrimediabile immoralità (o amoralità) della scienza. O – ancora – a meno che si sia decisi a pianificare la costruzione di un folle ordine nuovo in cui le libertà individuali (le singole volontà di potenza) possano ope legis disincarnarsi progressivamente dal primo dei valori civili e comunitari: la cura e il rispetto della vita umana, di ogni vita umana e, soprattutto, di quella in condizione di debolezza e di bisogno.
È proprio per questo che, nel concreto, al di là e al di sopra di alcuni studiati strepiti propagandistici, la complessa vicenda parlamentare della legge sulla fecondazione assistita si sta sviluppando fuori dai consueti schemi di schieramento e di partito. All’insegna, cioè, di una trasversalità di posizioni e contributi che, in questa legislatura (come già nella precedente), è il risultato di riflessioni assai ponderate e voti secondo coscienza. Scelte, è bene ricordarlo un po’ a tutti, che dovrebbero tener conto sia delle più che scoperte implicazioni commerciali della materia sia delle appena dissimulate mire eugenetiche di alcuni strenui fautori di una disciplina leggera fin quasi al limite dell’evanescenza se non addirittura di una perpetuazione normativa dell’attuale deregulation.
Risalta, perciò, con particolarissima forza l’assenza di distinzioni "di coscienza" rispetto alla linea ufficiale (contraria alla legge) che si registra nei Ds, partito che per sua stessa natura – è nato dall’innesto sul tronco della Quercia di diverse correnti politico-ideali della sinistra – dovrebbe essere tutt’altro che monolitico. Un fatto reso ancor più clamoroso dalle asfissianti pressioni di dirigenti e portavoce diessini sugli alleati della Margherita, altro partito nato dall’incontro fra tradizioni diverse, che invece a fronte di una linea ufficiale (favorevole alla legge) assicura libertà di coscienza ai propri parlamentari.
Quello della Quercia è un atteggiamento che ha indotto convinti compagni di strada dei Ds a parlare di «unanimismo ideologicamente connotato». Contro il quale, però, si levano anche voci della sinistra intellettuale. Come quella del filosofo del diritto Pietro Barcellona che ricorda a tutti che qualunque «progetto di libertà non può mai significare assoluta assenza di vincoli e norme». E laicamente avverte: «Nessuno può reclamare, argomentando filosoficamente dall’assenza di leggi eterne e dall’assenza di significati e senso trascendenti, la disponibilità individuale/singolare dei processi che coinvolgono l’esistenza di tutti, (...) specie del processo di procreazione di altri esseri umani che di per sé coinvolge i rapporti fra le generazioni e lo stesso modo in cui ciascuno si rappresenta come figlio di altri uomini». Le coscienze si fanno sentire, con lucida serenità. Ovunque e comunque.


Marco Tarquinio, Avvenire 9/12/2003


martedì, dicembre 09, 2003

Tabu'. "Tanto se li vendono lo stesso e non si riesce a impedirlo: tanto vale legalizzare la compravendita, cosi' almeno si rende tutto regolare".
E' ufficialmente partito il dibattito politico-culturale sulla privatizzazione del traffico degli organi umani, e probabilmente non e' casuale che esso sia cominciato (ai massimi livelli e addirittura nelle associazioni mediche) in Inghilterra. "La societa' non esiste", disse la signora Thatcher una volta. E tutti la guardarono stupiti perche', nel paese piu' socializzato d'Europa, sembrava inimmaginabile un mondo in cui ognuno potesse contare solo su se stesso. Ma aveva ragione lei.
Anno dopo anno, in Inghilterra, l'idea di "societa'" e' stata sistematicamente demolita nei piu' vari settori, dalla scuola
umanistica ai contratti di lavoro, dall'assistenza medica al non morire per strada. "Via quest'altro tabu'!" proclamava, di volta in volta, l'imbonitore. E infatti. Tabu' dopo tabu', sono arrivati al penultimo, il traffico di carne umana. L'ultimo, che senza dubbio seguira', sara' quello affrontato da Swift nella sua "Modesta Proposta" dublinese: che, se fosse avanzata oggi, verrebbe certo presa sul serio e senz'altro messa in atto.

Riccardo Orioles

Aggiungo io che un'altra manifestazione di questo aberrante spirito di mercificazione umana è tutto quel che gira intorno alla fecondazione artificiale, 'donazioni' di seme, uteri 'in affitto', selezione prenatale, ecc. La legge in discussione in Italia sembra ponga qualche ragionevole limite.
Speriamo.


sabato, dicembre 06, 2003

The lady in pink

Ora, non per vantarmi, ma sapete dove studia la signorina qui riprodotta, Rosanna Davison, appena eletta Miss World?
Nel mio college ed in particolare nella mia facoltà! Studia archeologia, sociologia e storia dell'arte.
Non la conosco di persona e neppure me la ricordo ma il motivo è semplice, di ragazze così ce ne sono molte (per fortuna).
Bionde, ricche e vestite di rosa (questa in particolare deve essere particolarmente ricca, visto che è la figlia di Chris de Burgh), le chiamano D4, dal codice postale di questa zona.


Rosanna Davison, Miss World from UCD

Finite le lezioni, ieri il campus s'è trasformato in una grande festa, all'ora di pranzo c'erano già ubriachi in giro.
Ho conosciuto più persone ieri che in tutto il mese scorso.

Due le desideravo conoscere da tempo: Ruth, che subito mi ha promesso i suoi piccoli boccoli biondi per il mio trapianto del cuoio capelluto e Seamus, un vero e proprio personaggio, che ha ricoperto vari ruoli nelle rappresentanze studentesche e tiene una rubrica sul College Observer nella quale racconta le sue avventure a caccia di ragazzi.
Non posso evitare di menzionare una studentessa di scienze (forgot her name, damn!) in cerca di italiani che voleva sposarmi domani ma poi abbiamo deciso di rimandare a gennaio e Rosa che appena ha saputo dei miei studi ha cominciato con domande esistenziali:
Ma secondo te è il destino che decide quello che ci accade o siamo liberi?
Beh, secondo me a farti incontrare certe persone non è il Fato, è la Sfortuna.

L'unico vero viaggio
L'unico bagno di giovinezza
Sarebbe vedere l'universo
Con gli occhi di un altro.


Marcel Proust

venerdì, dicembre 05, 2003

Ma che c’entra con la legge sulla fecondazione assistita l’autonomia dello Stato dalla Chiesa (Miriam Mafai)? Che c’entra la natura liberale dello Stato (Piero Ostellino)? Che c’entra l’uso a scopo terapeutico di “embrioni sovrannumerari” (bella espressione: dice tutto)? Il problema è uno solo: autorizzare o non autorizzare un trattamento selettivo e intrinsecamente demoniaco degli embrioni, autorizzare o non autorizzare la famiglia artificiale. Da questo punto di vista, più sorvegliata e severa è la legge, meglio è. E non c’entrano nemmeno le pulsioni trasversali dei credenti cattolici, c’entra la libera valutazione della coscienza umana, una roba che riguarda tutti e che è un po’ più importante del bipolarismo e della lista unica dell’Ulivo. La deputata di sinistra Gloria Buffo ha detto ieri che bisogna difendere “uno dei diritti umani fondamentali, la possibilità di avere un figlio o meno”. Altrimenti la legge è “crudele”. Chiunque, in qualunque condizione si trovi, ha diritto di avere un figlio e di averlo sano, con l’aiuto della scienza biomedica; e chiunque ha il diritto di rifiutarlo. Ma siamo matti? Bisogna essere considerati bigotti, baciapile, servi del Vaticano e nemici delle donne per pensare che i figli non sono un diritto, l’abrogazione dei figli non è un diritto, i figli non sono cose esigibili per legge o fabbricabili a piacimento, sono natura e civiltà indissolubilmente connesse, sono una possibilità dell’amore e non una nevrosi familiare da curare medicalmente con dosi massicce di disprezzo per il diritto, quello sì un diritto, alla vita? Fecondazione eterologa, sperpero degli embrioni, diagnosi pre impianto, diritto all’aborto di un embrione impiantato, famiglia single o omosessuale e tante altre combinazioni artificiali, fino alla produzione di figli on demand e alla clonazione (perché no?): è questa la salute della donna che dite di difendere? Ma sapete che cos’è la salute? In quale società volete portare questa salute, questa fitness, questa distratta adeguatezza alla più sbadata e conformista delle modernità? Non è in questione la religione, che pure ha diritto di esistere e di farsi sentire. E’ in questione una elementare riflessione civile sul mondo e sull’umanità nell’epoca della scienza dispiegata. Pensate di avere spiegato bene, a voi stessi e agli altri, le conseguenze dell’abolizione biomedica, nel crogiuolo confuso della famiglia artificiale, di concetti come la paternità, la maternità, la fraternità? Pensate di potere abolire senza spiegazioni etiche la sorprendente casualità dell’esistenza? Dove sta la salute se la vita è cosa, progetto di laboratorio socialmente impazzito, catalogo e classificazione delle opzioni per un consumo e una produzione di figli à la carte? E’ vero che quasi tutto sta già succedendo, che un pezzo del mondo è già immerso nel caos della sindrome da spermatite, ma non è una buona ragione per obbedire a quel che succede, per essere conformisti quando si fanno le leggi. Ragionate. Interrogatevi. Disobbedite. Siate laici.

Giuliano Ferrara
Sono mancato un po' da questi schermi ma a fine semestre la vita studentesca e' totalizzante.

Oltre ai soliti impegni, questo e' stato il mio calendario prenatalizio:
Martedi': Christmas Party della Life Soc., incontro della Legion of Mary, nuovamente Christmas Party della Life Soc. e poi Christmas Party delle Spanish, French e Italian Societies al Turk's Head in Temple Bar.
Mercoledi':Coffee morning settimanale della Italian Society, pizza vino e proiezione di Ladri di Biciclette, incontro con le catalane al Meez e poi al Q-Bar.
Giovedi': conferenza su Hume e la casualita', Christmas party del Dipartimento di Filosofia, Romeo and Juliet realizzati dalla Drama Society e Student Night al Red Box.
Venerdi': Christmas party degli European Studies, festa di addio ad Helena all'O'Reillys.
Sabato: riposo.

E meno male che la prossima settimana e' reading week, ossia tutti studiano, altrimenti collassavo.

martedì, dicembre 02, 2003

lunedì, dicembre 01, 2003

Christmas time, don't let the bells end. è il nuovo singolo dei Darkness.

Sembra proprio di ascoltare i Queen.

domenica, novembre 30, 2003

L'onore non c'entra quando gli uni decidono senza rischi e gli altri muoiono in nome dell'obbedienza. E se la guerra non puo' rappresentare per nessuno una tutela dell'onore, bisogna anche trarre la conclusione che nessuna pace e' vergognosa, quali che ne siano le condizioni.

Simone Weil

Ieri sera ho visto Decalage Horaire (in originale sottotitolato in inglese) una simpatica commedia sentimentale con Juliette Binoche e Jean Reno, che credo in Italia sia uscita con il titolo di Jet Lag.
Due storie di amori falliti si incrociano e si intrecciano tra un aereoporto e una camera d'albergo.
Un tema che conosco bene, la solitudine dei luoghi affollati, e una situazione ricorrente: incontri casuali con persone che forse non rivedrai mai più.

Erano mesi che non andavo al cinema, e mai all'Irish Film Centre. Ho capito perché il cinema non mi attira particolarmente, la (mia) vita vera è più emozionante di quella rappresentata.
Oggi ad esempio, facendo visita agli anziani dell'ospizio, ho ascoltato per un'ora e mezza la storia di uno degli ospiti.
Una persona dal volto completamente rovinato per ustioni, senza un occhio e quasi senza naso. Mi raccontava di quanto da giovane ha lottato con il padre per avere una sua fattoria. In realtà capivo ben poco di quello che mi diceva, era senza denti parlava molto male, ma leggevo le emozioni sul volto devastato.
Frequentare un ospizio è un'esperienza scabrosa, vi trovi l'esatto opposto dell'uomo televisivo, ideale cosumatore giovane bello ricco di successo.
E' abitato da un'umanità fragile, bisognosa, assopita e sofferente, persone che aspettano (oggi inizia l'Avvento, tempo di attesa) che qualcuno li visiti prima che ci pensi la morte.
Eppure c'era serenità, perché c'è fede, lo capisci dal sorriso delle suore.
Dopo aver parlato delle nostre imminenti vacanze abbiamo chiesto cosa avrebbe fatto a Natale: ci ha risposto che lavorerà il doppio per far felici gli anziani senza parenti.
Questo è il senso vero del Natale, Dio che viene a farci compagnia.

Non faranno film sull'ospizio di Roebuck, non c'è nessuno scandalo su cui lucrare, non sono mica le Magdalene Sisters.
Qui c'è solo la vita semplice, quella vissuta.
46664 era il numero di prigionia di Nelson Mandela per 18 anni, ora non è più un numero, è il simbolo della lotta contro l'AIDS in Africa.

Ho visto un po' del concerto dal Sudafrica ieri, molto toccante. Il problema AIDS in Africa è sconvolgente, ci sono paesi dove un abitante su tre è infetto!
Se dal punto di vista della prevenzione il problema è legato all'igiene e ai comportamenti a rischio, quella della cura è soprattutto una questione politica, legata all'accesso ai farmaci, troppo costosi per questi paesi.

Qui in Irlanda in un anno le malattie trasmesse sessualmente, tra le quali c'è anche l'AIDS, sono aumentate del 20% in un anno! Questo dato, insieme a quello dell'aumento di suicidi e divorzi, è una naturale conseguenza della secolarizzazione e dell'abbandono dell'etica cattolica che è sicuramente il migliore stile di vita per prevenire il contagio.

venerdì, novembre 28, 2003

Non so se la notizia è arrivata in Italia ma secondo la BBC il papa tifa per il Liverpool.

Beh, non è che sia una notizia rilevante, ma mi ha colpito forse perchè semplicemente rispecchia il clima scaxxato che si respira oggi nel mio campus.
Sono infatti iniziate le prime feste. Oggi era giornata di scadenza per alcuni (anche per me) e quindi, consegnato il lavoro, si festeggia. Il top ci sarà giovedì, tant'è che lo student bar rimarrà eccezionalmente aperto fino alle 2 e suoneranno gli Aslan.
Quella entrante è l'ultima settimana di lezioni, poi ce n'è una di vacanze e poi cominciano gli esami, non per me che il 16 torno in patria. Le date più importanti dell'anno, dal punto di vista goliardico, sono appunto i due giovedì dell'ultima settimana di lezioni. Questi irlandesi in realtà non sono molto fantasiosi, festeggiare significa bere fino ad ubriacarsi e niente più. Agli astemi come me non resta che godersi lo spettacolo, non sempre edificante.



giovedì, novembre 27, 2003



I'm Livin' in the Land of
Saints and Sinners and
lovin' every second ...


lunedì, novembre 24, 2003

Il Governo ha tagliato i fondi all'istruzione ed il mio college ha ridotto di conseguenza le ore di apertura della biblioteca. Di tutta risposta gli studenti hanno pensato di occupare la biblioteca ma non la solita banale occupazione casciarola e cannarola ma un'occupazione notturna, precisamente all'orario di chiusura, durante la quale si studia. E da questa settimana si raddoppia, non una ma due ore, e cosi', progressivamente, fino al miglioramento della situazione.
Mercoledi' quindi dalle 22 alle 24. Peccato che coincida con il concerto di Paddy Casey allo student bar.
Venerdi' consegnero' l'ultima versione prenatalizia del capitolo della tesi e quindi questa settimana probabilmente mi perdero' un bel po' di iniziative.
La Film Soc proietta Vacanze romane, Colazione da Tiffany e Sabrina. L'Italian Society invece Ladri di biciclette.
Sempre mercoledi' poi c'e' una conferenza su femminismo e prolife.
Giovedi' sarebbe il Thanksgiving americano ma non credo festeggeremo l'unica yankee in casa.

Notizia della settimana: la Coca Cola company e' definitivamente bandita! Il referendum abrogativo non e' passato per 600 voti, una vera e propria vittoria. La partecipazione e' stata massiva e siamo il primo college a prendere una cosi' drastica decisione, altri ci seguiranno.


(E' una tortura trattenersi dal ballare questa grandiosa Diana Ross mentre scrivo, ma non vorrei farmi espellere dalla biblioteca)

I'm coming out

I want the world to know

Got to let it show.
I'm coming out

I want the world to know

Got to let it show.

There's a new me coming out
And I just have to live

And I wanna give.
I'm completely positive

I think this time around

I am gonna do it like
You never knew it
oh.
I'll make it through -
The time has come for me
To break out of this shell.
I have to shout that
I am coming out.

I'm coming out
. . .

I'm coming out
. . .

I've got to show the world
AII that I want to be
And all my abilities.
There's so much more to me

Somehow I'll have to make them
Just understand.
I got it well in hand
And
oh
how I've planned.
I'm spreadin' love.
There's no need to fear
And I just feel so good
Ev'rytime I hear.

I'm coming out
. . .
"E' stato dimostrato a Milano che a Roma c'erano giudici che vendevano la proprio indipendenza e da anni stiamo qui a discutere dell'indipendenza dei magistrati di Milano che l'hanno svelato e non di quei giudici di Roma che, la loro indipendenza, se la sono venduta. La corruzione dei giudici dovrebbe imporre un confronto sulle correzioni da applicare al sistema giudiziario, al suo ordinamento, ma quelle riforme sembra siano anche nelle mani di chi ha corrotto quei giudici. Non trova che siano spassosi, i paradossi italiani?" .

Ilda Bocassini
Manette in Egitto per 22 convertiti


di Camille Eid

Almeno 22 egiziani convertiti dall’islam al cristianesimo sono stati incarcerati dalla polizia di Alessandria, mentre altri 80 sono tuttora ricercati. Ne dà notizia l’agenzia AsiaNews citando un’associazione copta americana. Gli arresti sono cominciati il 20 ottobre scorso con la detenzione di una coppia, Youssef e Mariam, che viveva di nascosto la nuova fede.
La Costituzione egiziana proclama la libertà religiosa, ma ogni pratica che sia in contrasto con la legge coranica (l’islam è religione di Stato e principale fonte della legislazione) è proibita. Il governo accoglie perciò le conversioni dal cristianesimo all’islam ma non riconosce quelle in senso opposto. L’islam non ammette infatti l’idea della conversione, considerandola apostasia. Per coloro che sono “apostati” è previsto il disprezzo della comunità, la perdita dell’eredità e della posizione sociale, e in alcuni Stati perfino la morte.
La coppia è stata arrestata dall’Unità investigativa criminale, che fa capo al dipartimento per gli Affari civili della polizia. Alcuni avvocati che hanno visitato i due coniugi in prigione hanno denunciato percosse e abusi sessuali a danno di Mariam. La coppia è stata trasferita in seguito al commissariato di al-Muski del Cairo dove è stata aperta un’inchiesta sugli abusi. La polizia ha pure fermato alcune persone che avevano aiutato la coppia a procurarsi nuovi documenti di identità, con nomi cristiani e nuova professione di fede. I documenti egiziani hanno, infatti, l’obbligo di riportare la religione di appartenenza. L’Associazione dei copti americani, che ha denunciato gli arresti e lancerà una campagna perché il Congresso Usa denunci le ripetute violazioni ai diritti ed alla libertà religiosa da parte del governo egiziano, afferma che la polizia, torturando gli arrestati, è riuscita a far confessare i nomi di altri 100 convertiti al cristianesimo arrestandone almeno altre 20 persone nella sola città di Alessandria. Ufficialmente, i detenuti sono accusati di “falsi ficazione di documenti di identità”.
Su una popolazione di circa 68 milioni, l’Egitto conta almeno sei milioni di cristiani, la maggior parte dei quali sono copti ortodossi cui si aggiungono altre piccole comunità cattoliche e protestanti. Le autorità del Cairo negano decisamente «la presunta discriminazione governativa dei copti», ma è saputo che i cristiani scontino una tenace estromissione dalla vita politica egiziana e una sostanziale emarginazione sociale. Solo alle ultime elezioni del 2000 si è potuto assistere alla vittoria di tre deputati cristiani sui 450 che conta il Parlamento. Dagli anni Cinquanta, i rappresentanti cristiani venivano solitamente nominati dal capo dello Stato, in base a una prerogativa presidenziale, a causa della loro esclusione dalle liste elettorali.
Ma sono le difficoltà incontrate nella costruzione o ristrutturazione delle chiese a destare le maggiori preoccupazioni dei cristiani in riva al Nilo. Il lungo e complicato iter burocratico va dalla pubblica sicurezza fino al presidente della Repubblica. Una volta accertato il rispetto di tutte le condizioni (tra cui una distanza minima dalla moschea più vicina), viene emanato un apposito decreto presidenziale. Sebbene Mubarak si sia vantato di averne rilasciati 250, molto spesso l’iter è bloccato a metà strada non appena qualche gruppo integralista pone le basi di una nuova moschea nell’area prescelta per la costruzione della chiesa, costringendo i cristiani a costruire senza autorizzazione.

Avvenire, 22 Novembre

Gavin DeGraw e' un giovane cantautore newyorkese.
Piuttosto easy listening, mi ricorda i Counting Crows.
Non credo sia distribuito in Italia ma sarebbe uno di quei CD da regalare a Natale.

domenica, novembre 23, 2003

La bilancia napoletana, inserite peso ed altezza e avrete una dieta personalizzata.

A me ha consigliato:
Si propte nu panzarott! Magn sul na vota 'o juorn e aiza 'o cul a copp 'a seggia!

Called you on the phone
Said I'm coming through
Hope you're all alone
'Cause I got plans for you
We could stay at home or dance and hand all night
As long as I'm with you
It doesn't matter what we do
Don't ask me where I've been
Or what I'm gonna do
Just know that I'm here with you
Don't try to understand
Baby, there's no mystery
Cause you know how I am

I'm real, what you get is what you see
What you trying to do to me
You want to say your mine
Be with me all the time
You're falling so in love
Say you just can't get enough
You're telling all your friends

You like the way I dress
The way I wear my hair
Show me off to all your friends
Baby, I don't care
Just as long as you tell them who I am
Tell them I'm the one that made you give a damn
Don't ask where I've been
Or what I'm gonna do
Just know that I'm here with you
Don't try to understand
Baby, there's no mystery
Cause you know how I am

I'm real, what you get is what you see
What you trying to do to me
You want to say your mine
Be with me all the time
You're falling so in love
Say you just can't get enough
You're telling all your friends


Dedicata a doter, con affetto catartico.


sabato, novembre 22, 2003

Senza figli non c'è futuro. Se i figli sono pochi, in una società di adulti e anziani, il futuro svanisce. A chi consegniamo ciò che siamo, ciò che a loro volta ci hanno consegnato i nostri genitori? È vero anche il contrario: senza futuro non ci sono figli. Quando l'orizzonte si fa incerto o rischioso, si avverte sempre meno il desiderio di donare la vita, il coraggio di generare dei figli.
Alla «crisi delle nascite, al declino demografico e all'invecchiamento della popolazione» si riferiva anche il Santo Padre nel suo discorso al parlamento italiano del 14 novembre 2002, invitando «a un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza». Per riuscirci, occorre aver presenti le cause della crisi, che sono più d'una e di varia natura. Il Papa parlava di «problemi umani, sociali ed economici», assieme.
È un problema l'uomo. Siamo sempre più concentrati su noi stessi, preoccupati della nostra realizzazione personale. Ciò non è negativo; lo diventa se degenera nell'unico obiettivo che divora tutto il resto. Un gigantesco "io" stritola un fragile "noi". Perché allora lottare per tenere insieme la propria famiglia? Perché partecipare alla vita amministrativa e politica per rendere migliore la propria città e il proprio Paese? Una soggettività esagerata non concede spazio a nessuno, certo non a un figlio, a meno che non serva anch'egli a gratificare l'io.
È un problema la società. Viviamo nella "modernità liquida", in cui nulla dev'essere solido, duraturo, permanente, per sempre. I valori di ieri erano la stabilità e la fedeltà. Oggi sono il movimento e il cambiamento. Si dice che bisogna essere flessibili, senza un terreno su cui mettere radici; che solo il presente è un valore; non lo sono né il passato né il futuro. Il tempo si riduce così a una sequ enza di attimi presenti, senza un prima né un dopo. Se questo è il contesto culturale, i figli non possono rientrare nel progetto della modernità. I figli infatti sono per sempre, richiedono una famiglia solida per poter crescere, genitori che diano loro amore per tutta la vita, stabilmente. I figli, inoltre, catalizzano energie che invece - viene suggerito - è bene dedicare alla carriera, al successo, al potere. I figli dunque non appartengono all'orizzonte di questa modernità, di questa cultura.
Sono un problema anche le risorse economiche. Non si possono monetizzare i figli, ma è evidente che costano molto e l'organizzazione della nostra società li fa costare sempre di più. È la cruda realtà con cui devono misurarsi i genitori, i quali possono contare su aiuti economici e sgravi fiscali, che però non incidono ancora in modo determinante nella soluzione dei problemi quotidiani e che comunque restano distanti dai livelli di altri paesi europei. Un contributo una tantum alle coppie che generano un figlio è senz'altro una forma di incoraggiamento, ma non risolve tutti questi problemi se poi il contesto rimane immutato; se cioè il part-time, soluzione ideale per molte madri con figli piccoli, è spesso una chimera; se gli asili nido sono ampiamente insufficienti; se le donne che dedicano alcuni anni della loro vita - quelli in genere più proficui per la carriera - ai figli, quando rientrano nella loro azienda, vengono considerate professionalmente superate e non abbastanza amanti del lavoro; se un padre che sceglie il congedo è fatto oggetto d'ironia, più che d'ammirazione; se una giovane coppia vede svanire nell'affitto di un bilocale, inadatto a famiglie con tanti figli, metà del proprio reddito.
Senza figli non c'è futuro. Ma anche senza genitori non c'è futuro. Un'intera cultura dominante ha scordato il valore della paternità e della maternità, anche spirituali. Mancano i figli e mancano i genitori. Ma mancano anche gli educatori e i maestri. Parlando dei figli che mancano nel nostro Paese non dobbiamo dimenticare i figli che - numerosi - un futuro l'avrebbero se non se lo vedessero rubato dalla denutrizione, dalla malattia, dalla guerra; per non dire di quelli che un futuro non lo potranno mai avere perché viene loro radicalmente sottratto dalla persistente pratica dell'aborto.
Occorre quindi lavorare su più fronti.
Sulla famiglia, per vincere la tenaglia dell'egoismo che spinge a considerare la generosità, la comunione e la fraternità i vizi dei perdenti, quando invece la storia dice che alla lunga sono le virtù dei vincenti.
Sulla società, sul mercato del lavoro, nel dibattito culturale a partire dai mass-media, per proporre immagini positive di genitori uniti, responsabili e felici.
Sulla politica, perché consideri davvero la famiglia quello che è: il primo nucleo della società italiana, e attorno alla famiglia costruisca un progetto di Italia futura, investendo con convinzione sui figli, nostro futuro.
Per affrontare questi impegni non mancano le risorse di tanti uomini e donne che credono nella vita. Credono anche quando le condizioni di disabilità lasciano intravedere un futuro difficile e lottano per renderlo il migliore possibile. Testimoni ad un tempo di amore alla vita e di speranza per il futuro.
Benedica e avvalori questi intendimenti il Dio della vita.

venerdì, novembre 21, 2003

"Ogni persona innocente che viene uccisa deve essere aggiunta e non sottratta all'orrendo bilancio dei civili morti a New York e Washington.
La gente raramente vince le guerre, i governi raramente le perdono. La gente viene uccisa. I governi si trasformano e si ricompongono come teste di idra.
Usano la bandiera prima per cellofanare la mente della gente e soffocare il pensiero, e poi come sudario cerimoniale per avvolgere i cadaveri straziati dei loro morti volonterosi. Quando Bush ha annunciato gli attacchi aerei ha detto: 'Noi siamo un paese pacifico'. L'ambasciatore preferito di Washington, Tony Blair, gli ha fatto eco: 'Noi siamo un popolo pacifico'. E
cosi' ora lo sappiamo. I maiali sono cavalli, le bambine sono maschiette, la guerra e' pace"

Arundhati Roy

Nel novembre 2001, a poche settimane dai tragici attentati terroristici dell'11 settembre, un gruppo di cristiani di svariate confessioni (cattolici, evangelici, ortodossi), responsabili di ordini missionari, islamologi, intellettuali e educatori idearono un appello ecumenico affinche' quanto era purtroppo accaduto non mettesse in discussione le iniziative di partnership fra cristiani e musulmani in corso. Con un obiettivo concreto, e controcorrente nei confronti del clima socioculturale imperante nell'Europa di quei mesi: la proclamazione di una Giornata da dedicare espressamente al dialogo interreligioso, e soprattutto al dialogo cristianoislamico. Senza negare le oggettive difficolta', decisamente in
aumento. L'esito fu consolante, a parere di chi, come me, era tra i promotori della cosa: oltre un centinaio di iniziative lungo tutta la penisola, l'operazione "moschee aperte", piu' di mille adesioni raccolte, e - soprattutto - la sensazione che la strada intrapresa fosse inevitabile quanto corretta.
Ecco perche' abbiamo deciso di riproporre quell'esperienza, puntando ad una seconda Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico, il 21 novembre 2003 e nei giorni successivi, di nuovo in coincidenza dell'ultimo venerdi' di Ramadan dell'anno islamico 1424 (per ulteriori informazioni si veda il sito: www.ildialogo.org), a imitazione dell'invito di Giovanni Paolo II per il 14 dicembre 2001.
*
Certo, non sarebbe realistico nascondermi e nasconderci che l'obiettivo e', oggi piu' di ieri, quotidianamente messo in discussione, dalla cronaca nazionale di costume (se cosi' vogliamo chiamare, ad esempio, la triste vicenda del crocifisso di Ofena) a quella nera, con attentati sempre piu' crudeli che si ripetono ora dopo ora, con lo scopo lampante di scoraggiare quanti - e sono tanti, nonostante tutto - non si lasciano piegare alla logica dello scontro di civilta', della guerra infinita, delle chiusure identitarie e fondamentalistiche.
La paura e' grande, senza dubbio: ma farsi intimidire e smettere la pur difficile pratica del dialogo, e qui in particolare del dialogo cristianoislamico, equivarrebbe di fatto a dar ragione ai terroristi, a chi usa le bombe al posto dell'accoglienza e del confronto, a chi strumentalizza le parole religiose e lo stesso nome di Dio profanando radicalmente le une e l'altro. Ecco perche', proprio in una situazione come quella attuale, nella Giornata ecumenica e' necessario gridare che occorre piu' coraggio e piu' dialogo, non meno coraggio e meno dialogo. Anzi, che occorre un autentico salto di qualita' nel dialogo interreligioso, che non puo' piu' essere considerato un ambito per specialisti o per pochi, non un generico verbo buonista o un invito al semplicistico "volemose bene", ma un caso serio e un
tema decisivo per le varie comunita' di fede: sul quale investire con fatica la propria vita, studiando, discutendo, pregando, chiedendo a Dio di illuminarci e di illuminare la terra, in questa tremenda ora della prova.
Il cammino e' tutto in salita. A me, cattolico laico, confortano la prassi evangelica di Gesu' e la memoria del Concilio, la pedagogia dei gesti di Giovanni Paolo II e la firma della "Charta Oecumenica" europea.
Mi pare significativo, del resto, che questa nostra iniziativa, che prevede decine di appuntamenti in tutte le principali citta' del nostro Paese, non riesca a "bucare" il mondo dell'informazione (salvo benemerite eccezioni, che confermano la regola). E' qui contraddetta, infatti, la regola aurea dell'uomo che morde il cane: in una fase che viene sempre piu' percepita come un'anteprima di uno scontro finale tra occidente cristiano e islam, dovrebbe pure far notizia il fatto che, spontaneamente e senza particolari benedizioni dall'alto, una piccola tradizione, quella della Giornata
ecumenica del dialogo, abbia gia' messo radici, dimostrando il bisogno diffuso del dialogo. Che, in questi giorni, molte moschee e centri islamici vengano aperti a chiunque per la cerimonia della rottura del digiuno. Che si facciano dibattiti e incontri tra cristiani e musulmani. Che centinaia di donne e uomini continuino a sottoscrivere l'appello al dialogo, nonostante la nostra struttura di organizzatori sia quanto mai povera e priva di mezzi.
Credo che tutto cio' dovrebbe incuriosire...
A quanti, domani, donne e uomini di buona volonta', parteciperanno alle varie iniziative pubbliche, a quanti digiuneranno e devolveranno il denaro risparmiato a opere di solidarieta', ai monasteri e alle parrocchie e ai
centri islamici che pregheranno per la pace tra le fedi, grazie di cuore e buon cammino. Non facciamoci scoraggiare.
*

Personalmente, tra le intenzioni della mia preghiera e del mio digiuno ho inserito la prossimita' profonda alle comunita' ebraiche d'Italia, di Israele e di tutta la diaspora, in modo speciale dopo gli attentati alle sinagoghe di Istanbul, perche' chi si impegna nel dialogo interreligioso e' chiamato a farlo a tutto campo: il mio 21 novembre 2003, ultimo venerdi' di
Ramadan 1424, e' anche una Giornata per la liberta' di religione e contro ogni forma di antisemitismo, di islamofobia e di razzismo. Con la fiducia e la speranza che contraddistinguono ogni figlia e ogni figlio di Dio, un cordiale abbraccio di pace - shalom - salaam.
Brunetto Salvarani

mercoledì, novembre 19, 2003

Gli stavaganti amici miei si sono sposati.
Ora anche le foto!!!




Non è che mi manchi la TV italiana, però, sai com'è ... ogni tanto qualche risata.
Grazie a sinistrefigure che ha messo on line la prima e forse ultima puntata del programma della Guzzanti.



Perplessi davanti alle scelte antimafia del governo e insoddisfatti davanti alle alternative proposte dall'opposizione. Gli studenti della Fuci, la Federazione degli universitari cattolici, tornano a Palermo per riflettere su "Mafia e mafiosità: testimoni di un'alternativa possibile".
Un'occasione per confrontarsi sull'impegno della Chiesa contro la mafia e ricordando don Pino Puglisi, assistente della Fuci di Palermo, il parroco di Brancaccio assassinato da Cosa Nostra proprio dieci anni fa. Dopo quell'omicidio, spiega Antonio Di Liberto, vicepresidente del centro Padre Nostro fondato da don Puglisi, «la Fuci a Palermo si sciolse. Questo ritorno è un segnale importante per un nuovo impegno antimafia».
In un documento, gli universitari della Fuci denunciano che il tema delle mafie è ormai relegato «a discussioni marginali e dai toni spesso qualunquisti: inquietano - dice la presidenza nazionale - i passi indietro fatti nel contrasto alla mafia dal punto di vista politico e culturale». La Fuci rileva i «segnali preoccupanti che l'attuale maggioranza di governo dà nella sua (mancanza di) politica antimafia», e ricorda alcuni provvedimenti: «La rimozione di Tano Grasso da commissario antiracket, l'approvazione di leggi come quella sulle rogatorie ed il falso in bilancio, affermazioni di ministri che tradiscono un'interpretazione delle mafie come un fenomeno endemico con il quale convivere, la nomina di Taormina, avvocato difensore di molti boss, nella Commissione antimafia». Ma gli universitari cattolici criticano anche il «fronte dell'opposizione, che non ha proposto una seria alternativa antimafia: la demonizzazione dell'avversario - rilevano gli universitari cattolici - ha spesso prevalso su una critica costruttiva, che la rilevanza e delicatezza del tema richiederebbero». Il riferimento è alle accuse di Violante a Berlusconi, ritenute «il segno di una perdita di lucidità che non giova a nessuno. Occorre - sostiene la Fuci - che il dibattito si muova sui binari di un reciproco riconoscimento tra gli schieramenti e che nessuna parte faccia dell'antimafia una bandiera. Le mafie traggono beneficio dalle divisioni». Infine un appello all'unità: «È compito della classe politica farsi trovare unita nel contrasto ad un fenomeno che è sempre stato e sempre sarà un ostacolo allo sviluppo pieno del Paese».
Parole dure, che fanno eco a quelle del cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo, che nella parrocchia di Brancaccio ha detto agli studenti: «La mafia è in antitesi netta con il Vangelo, questo il messaggio che ci ha lasciato don Pino Puglisi. La mafia è un cancro pestifero che i siciliani debelleranno, hanno la forza morale per farlo».

Avvenire, 16 novembre




Saints & Sinners


Anyone can loose it all
Anyone can loose it all
If you don't heed your warnings call
Anyone can loose it all

Anyone can make a mess
Anyone can make a mess
Just take so much and make it less
Anyone can make a mess

When you got time and streets making saints & sinners
Ink on sheets makin' losers and winners
Well it's not what your dreams should be

Anyone can be a saint
Well anyone can be a saint
Well you just forget that you ain't
Well we can go and be a saint

Anyone can be a star
Well anyone can be a star
We'll just get in your car
And we can go and be a star

When you got time and streets making saints & sinners
Ink on sheets makin' losers and winners
Well it's not what your dreams should be

You know I wish we had more time
You know I wish we had more time
You know I think it was a crime
The things we waste trying to not waste our time

When you got time and streets making ends for beginners
Shuffling feets on these losers and winners
Well it's not what your dreams should be


(Paddy Casey)
La vita studentesca qui in campus è piena di occasioni e mi capita spesso di dover rinunciare a qualche evento perchè coincide con un altro impegno.
Domani però credo ci sarà il mio record personale.
Mi perdo: proiezione della Dolce Vita a cura della Italian Society, primo (e forse ultimo) incontro organizzativo della Saint Vincent de Paul, fiaccolata presso il lago a sostegno delle leggi sull'immigrazione, riunione di Youth 2000. E non ho considerato gli eventi che non mi interessano.
Ho optato invece per la riunione mensile della Newman Association of Ireland, in centro. E quindi probabilmente mi perderò anche l'occupazione della biblioteca prevista dalle 22 alle 23 per protestare contro i tagli al budget.. (Da notare l'ora, per non disturbare gli altri studenti.)

Oggi e domani intanto si svolge il referendum sul boicottaggio della Coca Cola. Un primo referendum è già passato, questo invece vorrebbe abrogarne gli effetti. Il dibattito si sta allargando a tutte le università irlandesi.

lunedì, novembre 17, 2003

All that glitters has a high refractive index.
Il concerto di Damien Rice del 15 dicembre è già andato sold out. DAMN!
Oggi intanto esce U2 Go Home: LIVE FROM SLANE.
La fidanzata del dottore Nastasi - che allora non era ancora dottore ma studente in veterinaria - era fascista fanatica, Giovane Italiana, e in continuazione lo rimproverava perche' non s'era ancora arruolato. Il povero Nastasi resiste' per un po', alla fine "Ma insomma? Veterinario! - penso' fra se' e se' - Che gli possono fare a un veterinario? Mica lo mandano alla baionetta". E infatti. Il tempo di fare il corso e ricevere le stellette, ed ecco il sottotenente Nastasi, volontario universitario classe ventuno, che arranca sulla neve dalle parti dell'Ucraina, veterinario di muli, divisione Julia. Ruvolo e Alfano, invece, erano stati in Grecia e in Albania e dopo in Africa, entrambi in fanteria ed entrambi feriti; poi c'era mio padre; e infine l'altro Nastasi, l'unico fascista - ma brav'uomo - dei cinque amici, che erano gli unici cinque sopravvissuti - nel piccolo paesino siciliano da cui venivano - di quelli che avevano sedici anni nel trentasei. "Mangia! -
faceva mia nonna - E non fare i capricci! Tempo di guerra, anche le bucce di patata bisognava mangiare!". Poi c'erano le grotte in collina in cui noi bambini giocavamo a nascondino e che - spiegava la zia Alba - erano quelle in cui dieci anni fa si nascondeva la gente sotto i bombardamenti.
Poi c'era la zia Carmelina che a volte improvvisamente scoppiava in lacrime ed era, dicevano, per suo figlio - mio cugino in seconda - che io non ho mai conosciuto. Poi c'era - in fondo a un cassetto - la foto di tutti i colleghi del battaglione di mio padre, accosciati o in piedi come una squadra di calcio, i piu' con grandi baffi tipo l'esercito di Saddam; spavaldi e un po' impacciati sorridevano, e accando a quasi ognuno di loro c'era una crocetta a penna con una parola sbiadita: Al Qattara, Alamein, Bir-El-Gobi. Poi... C'erano un sacco di cose cosi', a quei tempi. La guerra era ancora vicina e tutti la conoscevano di persona. Quella generazione, che ormai sta chiusa in casa e ha ottant'anni, parlo' l'ultima volta dieci anni fa, quando scoppio' la prima guerra iraqena e improvvisamente, da tutti i supermercati d'Italia, sparirono tutte le lattine di carne e le scatolette. "C'e' la guerra!".
Ed era una guerra lontana, da televisione; ma essi istintivamente sapevano che la guerra non si sa mai quanto cresce e dove para, e percio' provvedevano in tempo a presidiare la casa con caffe', carne in scatola, zucchero e tutto il resto.
* * *
Sono pochissime, le parole serie, in tempo di guerra. "Signor tenente", "in licenza", "imboscato", "colpito a morte". La guerra e' l'unica cosa che non viene valutata e decisa - a lungo andare - dai generali e dai capi, ma dal semplice soldato. E' lui, e non quelli che parlano, che alla fine da' il giudizio. La guerra di mio padre, che lui e i suoi amici si fecero con dignita' e senza paura, rimase una guerra sbagliata: non sono gli storici a dirlo, sono quelli che l'hanno fatta. I tedeschi erano bestie, gl'inglesi non ci avevano fatto niente, Mussolini era un buffone e i russi povera gente. Ciascuna di queste frasi non viene dai bei discorsi, ma da infiniti passi sulla neve, da su e giu' per le piste, da raccogliere morti e da silenzi cupi. Alla fine, la sentenza era quella, e non comportava disprezzo per i "fessi" (anzi) ne' minore orgoglio per i propri compagni (anzi) e per il dovere che s'era fatto.
Significava semplicemente "Mussolini era un buffone", lui e tutti quelli che gli avevano dato mano, che avevano preso dei giovani e li avevano portati a morire perche' lui si facesse bello con l'alleato, per conquistare greci, francesi e russi che non ci avevano fatto niente.
* * *
Cosi', ci e' davvero difficile, oggi, scrivere di *questa* guerra. L'unica cosa certa, e' che e' una guerra; non e' un'altra cosa. Non e' una cosa in cui le parole dei politici, e persino dei predicatori come me, contino molto. Qui, l'unica parola che conta e' quella di chi davvero la paga: il soldato, la sua famiglia, il "nemico" - russo o iraqeno - del soldato.
Se vale la pena o no, lo sanno soltanto loro. I giovani di quella guerra, in Russia e in Africa, crebbero molto. Impararono la cosa piu' amara e piu' difficile, non fidarsi dei "grandi" che ti sorridono e fanno grandi parole ma poi in realta' hanno in testa altre cose.
Impararono a giudicare con la propria testa, perche' non c'era nessun altro che lo facesse al posto loro. Sei tu, e nessun altro, che devi decidere se quell'inglese era veramente tuo nemico, se quel tedesco era veramente tuo alleato. E questa non e' politica, ma semplicemente la vita.
* * *
Non so che altro dire. Le parole di questi giorni, quasi tutte, sono parole politiche. Lo sono quelle che ricordano via Tolemaide (che qui, nella vita d'ora, non c'entra affatto), e lo sono quelle di chi parla di orgoglio e dice "non siamo piu' il paese delle mamme". I politici, in questi giorni, si sono contenuti abbastanza. Si sono sforzati di non dir cose troppo stridenti, di non gridar troppo forte, sentendo - istintivamente - che c'era dell'altro di piu' importante. E' stata una
cosa buona; ma non puo' durare. Prima o poi, anche questi giorni di guerra verranno riafferrati dai politici e reinseriti nella macchina, nel solito meccanismo decisionale di vip, di presidenti, di politici - per lo piu' in buona fede - di entrambe le parti. Invece questo e' un punto di svolta, il punto in cui c'e' da decidere che cosa, oggi nel duemila, e' bene e che cosa e' male, che cosa considereremo bene o male per le prossime due o tre generazioni. Non e' una decisione delegabile.
Non puoi affidarla a nessun altro che a te stesso.

Riccardo Orioles

sabato, novembre 15, 2003

From the very first moment I saw you
That's when I knew
All the dreams I held in my heart
Had suddenly come true
Knock me over stone cold sober
Not a think I could say or do
'Cos baby when I'm walking with you now
My eyes are so wide
Like you reached right into my head
And turned on the light inside
Turning on the light
Inside my mind hey

Come on baby it's all right
Sunday Monday day or night
Written blue on white it's plain to see
That rainy shiny night or day
What's the difference anyway
Honey till your heart belongs to me

If I had some influence girl
With the powers that be
I'd have them fire that arrow at you
Like they fired it right at me
And maybe when your heart and soul are burning
You might see
That everytime I'm talking with you
It's always over too soon
That everyday feels so incomplete
Till you walk into the room
Say the word now girl
I'll jump that moon hey

Come on baby it's OK
Rainy shiny night or day
There's nothing in the way now
Don't you see
Winter summer day or night
Centigrade of Fahrenheit
Baby till your heart belongs to me
Thursday Friday short or long
When you got a love so strong
How can it be wrong now mercy me
Jumpin' Jesus holy cow!
What's the difference anyhow
Baby till your heart belongs to me


Dedicata a questa commovente città, stasera ancora più affascinante.

giovedì, novembre 13, 2003

L'Italia è in lutto ma da queste parti, in Irlanda, non se n'è accorto nessuno, troppo lontana.

La guerra in Iraq fa morti ogni giorno ma fino a ieri non ce n'eravamo accorti, troppo lontana.

L'Italia ripudia la guerra, gli italiani hanno rifiutato massicciamente questa guerra, migliaia di splendide bandiere arcobaleno, ancora più sorprendenti per chi come me tornava dall'estero, hanno espresso in primavera un grande anelito di pace eppure, con i soliti stratagemmi di questo governuccio, ci siamo dentro senza volerlo.

E' ora di restituire l'Iraq agli iracheni, attraverso un ampio coinvolgimento della comunità internazionale.




martedì, novembre 11, 2003

Oh refuge of my hardened heart
Oh fast pursuing lover come
As angels dance 'round Your throne
My life by captured fare You own

Not silhouette of trodden faith
Nor death shall not my steps be guide
I'll pirouette upon mine grave
For in Your path I'll run and hide

Oh gaze of love so melt my pride
That I may in Your house but kneel
And in my brokenness to cry
Spring worship unto Thee

When beauty breaks the spell of pain
The bludgeoned heart shall burst in vain
But not when love be pointed king
And truth shall Thee forever reign

Sweet Jesus carry me away
From cold of night, and dust of day
In ragged hour or salt worn eye
Be my desire, my well sprung lye


Gran parte delle mie frequentazioni in rete sono in lingua inglese e, pur trovando spesso siti interessanti, cerco sempre di evitare di collegarli qui, visto che i miei lettori sono più che altro italiani.
Ho scoperto ultimamente Legal Theory Blog, che con i suoi annessi ed il suo lessico è semplicemente eccezionale. Puntuale, chiaro, di ampie vedute, risulta interessante anche per chi non è direttamente impegnato in filosofia del diritto.

Sempre a proposito di filosofia, nei mesi scorsi ho raccolto la bibliografia di alcune centinaia di articoli apparsi negli ultimi 10 anni su riviste in lingua inglese.
Lo scopo era molto semplice, capire quali sono gli autori e le opere più citate per poi leggerli. Il mio lavoro non soddisfa certamente criteri scientifici e rispecchia gli ambiti di mio interesse: gnoseologia, etica e metafisica. Se a qualcuno interessa ho raccolto i risultati in questo file. Sono interessanti perché mancano i classici, a parte Hume e Bentham ma mancano anche alcuni grandi nomi contemporanei.

Per la serie l'immaginazione non ha fine, a Leuven stanno organizzando un convegno sulla filosofia del cricket mentre proprio oggi mi è arrivato un avviso dalla Open Court Press, che ha già pubblicato The Simpsons and Philosophy, The Matrix and Philosophy, e The Sopranos and Philosophy, Buffy the Vampire Slayer and Philosophy.
Ora stanno raccogliendo i contributi sulla filosofia di Bob Dylan e di Woody Allen!
(D'altronde Umberto Eco non aveva scritto qualche decennio fa la Fenomenologia di Mike Bongiorno?)

lunedì, novembre 10, 2003

Stasera c'è una bellissima luna piena ed andiamo a festeggiare la laurea di Nirvana.
Nirvana è la mia flatmate preferita (spero che le altre non mi leggano) ma su una cosa non andiamo proprio d'accordo: il cibo.
Ho riportato del prosciutto crudo dall'Italia, ottimo, di produzione artigianale e sia lei che Derek, il suo ragazzo, sono rimasti impressionati, disgustati direi, perché mangiavo il prosciutto crudo. All'inizio credevo scherzassero anche se sembravano sinceri, poi sono andato a controllare al supermercato ed effettivamente il prosciutto crudo non fa parte della cucina irlandese a meno che non sia affumicato.
E' incredibile come il gusto sia profondamente influenzato dalla cultura di appartenenza; per loro era inconcepibile, barbaro, che io mangiassi il maiale crudo! Così pure non capiscono perché continuo a sbucciare le pere e le mele.

domenica, novembre 09, 2003

Venerdì cena (fuori) di appartamento. Le ragazze hanno atteso impazientemente per giorni questo momento arrivando persino a scegliere i vestiti dei maschietti.
Siamo stati a Captain American, Grafton St., un tempio del consumismo. Il cibo è accettabile ma i prezzi esagerati. Da visitare solamente per i cimeli musicali appesi alle pareti. (U2, David Bowie, molti artisti irlandesi).
Dopo, capatina all'A.K.A.. Molto elegante ma piuttosto stretto. Pare che le notevoli ragazze che lo frequentano siano le dipendenti del Brown Thomas di fronte. Manca di uno spazio adeguato per ballare. Da aperitivo.
Ed infatti ci siamo spostati al Turk's Head, alla fine di Temple Bar.
C'ero entrato soltanto una volta, di sfuggita. E' molto ampio, due piani più sottoscala buio e senza luci psichedeliche usato come pista. Frequentazione internazionale, architettura con accenni orientaleggianti, prezzi vergognosi ma tanto io non bevo.
Particolarità: una doppia serie di bagni, a poca distanza gli uni dagli altri.
Momento topico della serata quando vedo un giovane seguire una giovane nel bagno delle donne; dopo un quarto d'ora di attività varie, nascosti in uno dei box, arriva la sicurezza e li caccia entrambi sotto gli sguardi stupiti degli astanti.
(A questo proposito, la nota abitudine femminile di andare al bagno in coppia è esplicitamente vietata nei locali gay di Dublino.)

Sarò monotono ma il mio locale preferito rimane il Q-BAR.

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Giovedì allo student bar c'erano gli Alphastates (ex Babelfish). Da evitare, si salvava solo la voce della ragazza. Un concerto pietoso, con gran parte dei presenti del tutto indifferente.

Segnalo invece il nuovo singolo di Paddy Casey, Saints & Sinners.
Saints and sinners, la Dublino di questi giorni.
Calcolate la vostra posizione politica e fatemi sapere.

I miei risultati:
Economic Left/Right: -7.12
Libertarian/Authoritarian: -0.92

sabato, novembre 08, 2003

In tempi di Blogaward io non ho dubbi: per il secondo anno consecutivo il miglior blog è quello della mia sorellina.


Per fatto personale.
Nando Dalla Chiesa

Per fatto personale il parlamento ha fatto la discussione piu' politica dell'intera legislatura. In ventiquattro ore ha dibattuto della mafia e dello Stato, della politica e dei processi, delle impunita' e delle persecuzioni, di tangentopoli e dell'onore dei partiti. Il teatro della democrazia che manda in scena tanto spesso interrogazioni di quartiere e
leggine di favore si e' come sollevato, facendo uscire dalle sue viscere terrene la storia e la memoria. E ha provato a riscrivere la prima e la seconda. Con le cose vere e con le cose false. Con gli applausi e i silenzi, le facce contrite e le risate beffarde (stampate su qualche viso, ci credereste?, anche al termine dell'elenco dei morti ammazzati di mafia).
Fatto personale di Luciano Violante. Fatto personale di Giulio Andreotti. E fatti personali di tanti deputati e senatori per i quali anche la vita in un partito e' - giustamente - un fatto personale, anche la rivincita sui censori di tempi lontani lo e'; e anche quell'ossessionante rapporto di potere tra partiti e giudici, cambiato in un amen nei vortici dei primi anni novanta.
*
Forse per questo ieri la rappresentazione che al Senato dava di se' una intera classe di governo (antica e nuova) sembrava quella di una signora o di un signore assai sformati che incontrino, per miracolo, lo specchio dei loro sogni; lo specchio magico che restituisce a tutti snellezza e armonie.
Come si guardavano - e con quale compiacimento - in quello specchio magico, ossia nella assoluzione di Giulio Andreotti, i tanti titolari dei corpi sformati di partito. Lo applaudivano e intanto "si" applaudivano. Sempre piu' forte, passando dallo specchio a se medesimi. Per dire che la mafia non ha rapporti con la politica, che la vendemmia tangentizia non c'e' mai
stata, che e' finita la stagione delle colpe e delle vergogne. Non perche' esse siano state abiurate. Semplicemente perche' non ci sono mai state. Solo favole raccontate da pifferai malvagi scesi un di' dai boschi e messi finalmente in fuga. Assolto, assoluzione, lo avevamo sempre detto, l'uso politico della magistratura, la cultura giacobina dello Stato.
Fatto personale. Ha parlato, Giulio Andreotti. E ha raccontato la sua versione. Gerardo Chiaromonte piu' signore e corretto di Violante, come presidente dell'Antimafia, benche' pure lui comunista. Falcone, Ayala e la diffidenza per certi pentiti, come quel Pellegriti che aveva cercato di mettere di mezzo lui e Salvo Lima e che venne incriminato subito per falsa testimonianza. Salvo Lima, certo: non una parola su di lui, se non che la sua amicizia, testualmente, non gli "sconsiglio'" a cavallo degli anni novanta di produrre una legislazione assai severa verso i mafiosi; anzi, tanto severa che a una parte di essa anche Violante si oppose per ragione di lese garanzie.
*
Esemplare, recitavano in molti. Lei e' un esempio, si complimentavano compunti con Andreotti. L'Italia che si guardava in quello specchio si trovava perfetta. Perfetta perche' assolta in tribunale. Anzi., piu' che perfetta: esemplare.
Certo: Andreotti esempio di senatore a vita che, a differenza dell'amico Cossiga, sta in aula, ascolta, prende appunti e interviene. Andreotti esempio di imputato che, a differenza di Berlusconi e Previti, non si fa le leggi a sua misura, non si sottrae ai processi e si difende in tribunale.
*
Pero', come cambia il senso delle parole.
Ricordo l'esempio di Giorgio Ambrosoli, l'avvocato scelto dalla Banca d'Italia a difendere gli interessi dei risparmiatori di fronte alla potenza mafiosa finanziaria e piduista di Michele Sindona, l'uomo che lo avrebbe fatto assassinare. Si', proprio quel Sindona definito da Andreotti "salvatore della lira" e poi rimasto in contatto con il suo protettore, presidente del consiglio, mentre era latitante in America, inseguito dalla giustizia italiana. Ebbe la medaglia d'oro al valor civile, Giorgio
Ambrosoli. Oggi sono esemplari tutti e due. L'amico di Sindona e la vittima di Sindona. Pari opportunita', please.
Medaglie d'oro e anche funerali: una fila sconvolgente, perche' magistrati e forze dell'ordine (non tutti, ma molti si') il loro dovere lo hanno veramente fatto. Per uno scherzo del destino, una coincidenza inaspettata anzi, ieri mattina il dibattito sul terrorismo era piu' volte sfociato proprio nell'invito appassionato a non dimenticare le vittime del dovere dopo qualche tempo.
Ecco fatto. Tre ore, quattro ore erano trascorse in quella stessa aula e gia' l'esempio non erano piu' loro che si erano battuti - i donchisciotte, i guasconi, i protagonisti - contro la mafia. Esempio era diventato il referente politico di chi prendeva per certo, ossia stando alle sentenze, i voti della mafia. Colui che per certo, ossia secondo sentenza, aveva avuto rapporti diretti con gli uomini di Cosa nostra. Non basta dire che non era reato. Bisogna dire di piu' ormai: esemplare. Perche' sia specchio di un paese senza piu' debiti con la sua coscienza.
*
Per fatto personale. L'ho sentita, l'ho sentita anch'io, la voce di Andreotti incrinarsi quando, parlando infine del "doppio macigno di infamanti accuse", ha ringraziato i colleghi deputati e senatori che "non mi hanno mai fatto sentire solo". E poiche' in ciascuno di noi vi e' (per fortuna, direi) una irriducibile riserva di amore verso il prossimo, di pietas che mai si inaridisce, ho avvertito in me (non mi vergogno a dirlo) un inizio di compassione.
Poi e' stato come se la memoria mi tirasse in pieno viso uno schiaffo da far male. Mi sono rivisto ventun anni fa inginocchiato accanto a un telefono alla notizia che avevano ucciso il prefetto di Palermo. E ho pensato ad altro, ho riavuto altra compassione. Mi sono rivisto mentre ascoltavo e mentre leggevo, prima e dopo la morte. Ho rivisto le frasi, la grafia minuta, il diario. "Gli andreottiani ci sono dentro fino al collo". "La famiglia politica piu' inquinata del luogo", scritto su tanto di carta intestata al presidente del Consiglio Spadolini, con riferimento proprio a quella corrente andreottiana che lo andava pubblicamente ostacolando. Una lettera disperata. E il passo sconvolgente del suo diario sul suo incontro (primi di aprile dell'82) con il leader democristiano, che al processo ribattera', irridente, "Mi avra' confuso con qualcun altro". E poi lo scrupolo politico e morale, etico e civile, del leader massimo della corrente di Salvo Lima e dei cugini Nino e Ignazio Salvo (mai conosciuti, per carita') dopo l'assassinio del prefetto. Se e' vero, come si e' detto ieri parlando di terrorismo, che le parole sono pietre e addirittura, a volte, possono essere pallottole, ecco le parole di Andreotti ai suoi uomini in Sicilia dopo il delitto: "Voi democristiani siciliani siete forti e per questo dicono male di voi. Se foste deboli nessuno si curerebbe di voi.
Respingiamo il falso moralismo di chi ha la bava alla bocca mentre rafforzate le vostre posizioni ad ogni elezione". Applausi, un uragano di applausi. Durante il quale il leader venuto da Roma invito' anche i presenti a "smitizzare" Dalla Chiesa.
*
Per fatto personale. Parlava ieri, Andreotti, e citava il delitto e il processo Dalla Chiesa. Ma tutto questo - immagini, parole, ambienti, dolore - in cio' che lui diceva non c'entrava neanche di striscio. Questi erano ricordi esclusivamente miei, di me che mi stavo anche commuovendo per lui sotto l'incalzare della buriana che tutto rovescia, tutto travolge,
pretendendo di riscrivere la storia. Avrei voluto allora parlare anch'io per fatto personale.
Mai, venti anni fa, quando accusai Andreotti - politicamente, culturalmente, si intende, e un decennio prima delle procure -, mai avrei immaginato di vivere questi momenti in parlamento. Non io che gridavo le mie ragioni, ma lui che rivendicava la sua innocenza, anche politica, nel mio assoluto silenzio regolamentare.
Gia', formalmente nessuno mi aveva offeso, quale fatto personale potevo invocare? Ne' potevo parlare a nome della Margherita, trattandosi per l'appunto... di un fatto personale.
Esemplare, il vecchio leader. Lo so, lo so: almeno da un certo punto in poi, non ha commesso reati. Eppure io ricordo quell'intervista fattagli alla festa dell'Amicizia da Giampaolo Pansa pochi giorni dopo il delitto. Ma lei, gli chiese Pansa, non prova come dirigente storico di un partito di governo, "anche un senso di colpa" (non di piu', badate!) di fronte all'Italia di
Sindona e delle morti di Pecorelli, di Ambrosoli, di Calvi, di Moro, di Dalla Chiesa? Andreotti, l'Andreotti che (giustamente) ci ha chiesto di distinguere responsabilita' penale da responsabilita' politica, rispose brutalmente: "Nemmeno un poco". E quando Pansa gli accenno' ai troppi funerali di morti ammazzati in Sicilia, non rammento ora se chiedendogli anche perche' lui non fosse andato ai funerali del prefetto di Palermo, il leader democristiano rispose cosi': "Preferisco andare ai battesimi". Il pubblico rideva e applaudiva. Applaudiva lo specchio di un'Italia senza colpe e senza vergogne dove pero' gli uomini dello Stato cadevano come birilli.
Scusatemi, scusatemi davvero se ve l'ho raccontato.
Anch'io, lo ammetto, per fatto personale.

venerdì, novembre 07, 2003

UN PEZZETTO DI CIELO

Si deve essere capaci di vivere senza libri e senza niente. Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare, e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani in una preghiera.

Così scriveva il 14 luglio 1942 Etty Hillesum, giovane ebrea olandese, un anno prima della sua eliminazione avvenuta nel lager nazista di Auschwitz il 30 settembre 1943. Abbiamo già attinto altre volte in passato al suo Diario 1941-43 (ed. Adelphi), ricco di pagine di lotta e di amore, di mistica e di silenzio. Forse è proprio perché abbiamo attorno a noi tante cose e tante presenze, che noi abbiamo perso quel «pezzetto di cielo» necessario per «congiungere le mani in una preghiera». Non siamo più capaci di creare uno spazio minimo di quiete e pace, simile a un'oasi, ove ritirarci per incontrare la nostra anima e il nostro Dio.
La vera esperienza di fede non è, però, isolamento e reclusione dal mondo. Mi rinchiudo in me stesso e nella mia camera per poi uscirne ed essere segno per gli altri nella quotidianità delle scelte. È ancora Etty (cioè Ester) a guidarci e a suggerirci una preghiera che ci aiuti a vivere la frammentarietà e l'esteriorità della giornata illuminandola e valorizzandola. Scriveva ancora in quel Diario: «M'inginocchio sul ruvido tappeto di cocco, con le mani che coprono il viso, e prego: Signore, fammi vivere di un unico, grande sentimento. Fa' che io compia amorevolmente le mille piccole azioni di ogni giorno, e insieme riconduci tutte queste piccole azioni a un unico centro, a un profondo sentimento di disponibilità e di amore…». Ecco, questa è «la sola cosa di cui c'è bisogno», come diceva Gesù a Marta: trovare, attraverso la preghiera, il nodo d'amore che tenga insieme tutte le "piccole azioni".


Gianfranco Ravasi
Mi servono 2 milioni di sterline.
E' stato messo in vendita The Bird and the Baby, il pub di Tolkien e C. S. Lewis, il mio preferito ad Oxford.

giovedì, novembre 06, 2003

Il mio intervento al Work in Progress Seminar sarà sulla traduzione e l'etica. Sto leggendo un po' di lavori specialistici ma anche esperienze di traduttori. Questa è una breve intervista a Beatrice Masini, traduttrice italiana di Harry Potter.

Certe notti per dormire mi metto a leggere,
e invece avrei bisogno di attimi di silenzio.
Certe volte anche con te, e sai che ti voglio bene,
mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca;
mi innervosiscono i semafori e gli stop,
e la sera ritorno con malesseri speciali.
Non servono tranquillanti o terapie
ci vuole un'altra vita.
Su divani, abbandonati a telecomandi in mano
storie di sottofondo Dallas e i Ricchi Piangono.
Sulle strade la terza linea del metrò che avanza,
e macchine parcheggiate in tripla fila,
e la sera ritorno con la noia e la stanchezza.
Non servono più eccitanti o ideologie
ci vuole un'altra vita.


Curiosità.
Doglaw, un sito che raccoglie le leggi riguardanti i cani.

martedì, novembre 04, 2003

Il College Tribune di questo mese, uno dei tre giornali studenteschi, presenta i risultati di alcuni sondaggi effettuati in campus.
Questi i risultati che più mi hanno colpito.
L'economia irlandese va alla grande ed infatti l'87% degli studenti è estremamente (31%) o ragionevolemente (56%) fiducioso di trovare un lavoro significativo dopo la laurea.
L'85% ritiene che l'Irlanda oggi sia più pericolosa di 10 anni fa.
Il 70% trova il college accogliente e l'83% è soddisfatto della scelta del proprio corso di studi.
Il 78% approva il divieto di fumare in bar e ristoranti che entrerà in vigore dal prossimo 26 gennaio.
Il 42% spende più di 30 euro a settimana in alcolici, ed il 36% tra 10 e 30 euro. Il 10% ha problemi di alcolismo. (Il 2% non è maggiorenne e quindi non può consumare alcolici.)

Stasera ho approfondito la conoscenza di tre ragazze che frequentano il mio gruppo di preghiera.
Vengono dalla Malesia e studiano medicina. C'è un accordo tra il mio college e qualche università malese per cui vengon qui per due o cinque anni e poi continuano gli studi in patria. Credo i malesi siano il gruppo di stranieri più numeroso, dopo gli statunitensi. Comunque, sapevo della loro provenienza ma oggi ho scoperto che sono di etnia cinese. E' un po' difficile distinguere gli asiatici e queste tre hanno tratti somatici differenti, evidentemente anche tra i cinesi ci sono differenze notevoli.

La cosa più sorprendente che ho scoperto, se ho ben capito, è che in Malesia ci sono 9 re ed ognuno di questi regna per un periodo di 5 anni secondo un sistema di rotazione!
Ho chiesto un loro giudizio sul primo ministro che qualche settimana fa aveva accusato gli ebrei di controllare il mondo. Mi hanno spiegato che dopo venti anni di governo, da venerdì non è più in carica. In ogni modo il loro giudizio era estremamente positivo!

La maggioranza dei loro compatrioti è di religione musulmana mentre loro sono cattoliche. Sono in Europa da pochi mesi e non hanno ancora ben chiara la nostra geografia. Una mi ha chiesto se Roma fosse in Italia. Ho mostrato loro l'Italia. "Ah, lo stivale!!" Esattamente.

Ma voi sapete qual è la capitale della Malesia?
Io no, forse Mompracen? (Sandokan non era la tigre di Mompracen o qualcosa di simile?)
Glie lo chiederò la prossima volta.
Let's talk about music.

Questa settimana segnalo i Marron5.

L'hit del momento è sicuramente I believe in a thing called love dei The Darkness.
Musicalmente è un ibrido: vecchio riff, assolo tardi anni '80, cantato Seventies. Però ti prende. Secondo me il merito è del cantante, Justin Hawkins è veramente un personaggio.
Quando l'ho visto la prima volta in video, con quella faccia da capra e un turbante di fiori in testa, mi sono impaurito.
Qualcuno ha scritto che è un incrocio tra il peggior Steven Tyler e gli Stryper. Vero, devono piacergli molto gli Stryper anche perché indossa spesso una loro maglietta, anche su Heat di questa settimana. (Heat è il Novella 2000 inglese).
Qui un po' di mp3 live.

L'ho già scritto in passato, ballare Sean Paul è difficilissimo, ma finalmente ho trovato una ragazza, nigeriana, che conosce i passi che si vedono in video. Domani chiedo anche a Gozie, anche lei nigeriana.

A fine novembre c'è David Lee Roth a Vicar Street, vorrei andarci ma 45 euro mi sembrano un po' troppi. Ci fossero almeno i Van Halen.

lunedì, novembre 03, 2003

Dovevamo andare a Cork, poi a Killkenny, alla fine siamo finiti a Naas, il capoluogo della contea di Kildare.
Dev'essere un bel posto ma non abbiamo visto quasi nulla: siamo arrivati il tardo pomeriggio che pioveva a dirotto e abiamo passato tutto il tempo in un ex-convento in campagna ed in un night bar.
Stamattina poi, fatta la nostra performance musicale, siamo ripartiti.
Noi chi? Ma il Trinity College Folk Group, del quale faccio ufficialmente parte da ieri pomeriggio!

La storia è semplice: la mia amica Bernie ha creato dal nulla questo fantomatico gruppo, ci ha riunito al Trinity, abbiamo provato quattro canzoni e siamo partiti.

Pensate sia difficile far credere ad una cinquantina di universitari della SVP (che non è la Südtiroler Volkspartei ma la Saint Vincent de Paul Society) che un gruppo folk irlandese possa essere composto da quattro musicisti dei quali uno, il sottoscritto è italiano e due sono asiatici (malesi credo)?

Ci siamo riusciti. Come? Semplice, intanto io c'ho una faccia che potrei spacciarmi irlandese, basta che non apro bocca. (Qualche volta, l'altra sera con due spagnole ad esempio, ci riesco anche aprendo bocca). I due asiatici, si sono presentati esattamente 5 minuti prima dell'esibizione e, cosa più rilevante, abbiamo suonato soltanto durante la messa, finita la quale tutti avevano fretta di ripartire, dopo tre giorni di training e sbevazzamenti pre e post halloweeniani.

Quindi nessuna canzona folk, sarà per la prossima volta. :)

domenica, novembre 02, 2003

"Il martire che aveva coscienza di morire per Cristo ha inaugurato il regno dei figli di Dio e dei veri uomini liberi; il soldato che muore, senza sapere perché muore, porta al colmo il regno dei servi".

don Primo Mazzolari

sabato, novembre 01, 2003

E' passato anche Halloween.
Era la prima volta che lo festeggiavo in Irlanda, quello che mi ha emozionato di più sono stati i fuochi d'artificio che si vedevano un po' dovunque. Sono iniziati appena il sole è tramontato, per poi durare diverse ore.
Per il resto è esattamente come carnevale.
Il premio del vestito più originale va ad un tipo visto al Q-Bar che trasportava sulle spalle un tavolino apparecchiato con tanto di candele accese.
Il top della serata è stato quando il tavolino è riuscito a baciare una Obelix!!

Oggi e domani sarò a Kilkenny, quindi niente aggiornamenti.

Il curriculum giudiziario completo del Cavaliere Berlusconi.

venerdì, ottobre 31, 2003

Si festeggia oggi la notte di Halloween, ossia la vigilia della festa di Ognissanti.
Già da alcuni giorni si vedono simpatiche zucche e teschi dietro i vetri delle case (Le zucche in Irlanda non si trovano, sono un'importazione americana).
La festa ha perso ormai la sua connotazione religiosa ed è, almeno qui in Irlanda più o meno quello che per noi italiani è il carnevale.
Prevale il tema horror ma a dire la verità i travestimenti sono i più vari; l'anno scorso il mio compagno d'appartamento Sebastian era un distributore di Coca Cola!

Uscire di sera travestiti non è così inusuale. Basta andare a Temple Bar ed in qualsiasi periodo dell'anno si trovano gruppi di ragazze vesite da conigliette, crocerossine, diavolette, hawaiane.
Una volta ho visto un turista che chiedeva stupito se era carnevale, non sapendo che qui il carnevale non esiste.
Di solito sono ragazze che festeggiano l'addio al nubilato. Dublino è la meta più ambita in Europa per questo tipo di festeggiamenti, ce ne sono mediamente 600 ogni finesettimana e molti arrivano dall'Inghilterra, attraverso agenzie specializzate.

Tornando ai travestimenti, qualche settimana fa ho visto in campus un gruppo di ragazzi che imitavano i rapper americani. Erano due gang, east coast contro west coast, con tanto di pistole.
Sono anche diffusi i balli a tema. Lo scorso mese ad esempio c'è stato il Beach Ball, obbligatorio un abbigliamento da spiaggia.

Cosa metterò io stasera? Non ho ancora deciso, ma vorrei valorizzare il pizzetto che ho coltivato nei giorni scorsi e il cortissimo taglio di capelli fatto appena l'altro ieri.

"Se un uomo apre la porta dell'auto alla moglie, o è nuova l'auto o è nuova la moglie."
Filippo di Edimburgo

giovedì, ottobre 30, 2003

Da Il Riformista del 25 ottobre.


Il pranzo del presidente del Consiglio Berlusconi coi neo-cardinali italiani in cui il premier, vantando i risultati del voto della Camera sul divorzio, avrebbe sostenuto che «il matrimonio è una cosa sacra» segna la solenne affermazione di una nuova soggettività politica, il «clericalismo ateo». Era certo un'anomalia, rispetto agli altri sistemi politici europei, anche la regola passata per cui nella Dc i dirigenti politici in situazione familiare «irregolare» non potessero ambire alle cariche più elevate (per ultimo ne fu colpito Silvio Lega, a inizio anni '90). Ma dietro quella convenzione sbagliata si nascondeva comunque un'intuizione giusta: come può essere credibile nel proporre norme obbliganti per gli altri chi non testimonia liberamente quei valori nelle proprie scelte personali? Il proibizionismo legislativo può essere più o meno giusto, ma non può credibilmente accompagnarsi a comportamenti personali di segno opposto. Sta qui il vulnus profondo che introduce il «clericalismo ateo» nel rapporto tra coscienza civile e coscienza religiosa. Berlusconi non è il Gabrio Lombardi del referendum sul divorzio né il Carlo Casini di quello sull'aborto. Qualche ecclesiastico molto pragmatico potrebbe certo replicare che, pur moralmente criticabile rispetto alla coerenza di Lombardi e Casini, il clericalismo ateo porta però dei risultati positivi. E' però un'illusione ottica: sul medio periodo si tratta di una tigre di carta, non sposta nulla nel paese reale che non può essere convinto da una schizofrenia di tal genere e prima o poi in democrazia i voti si contano. La logica concordataria di vertice con governanti autoritari (a cui la Chiesa ricorreva anche per ridurre i danni) era un'altra cosa: alla fine i cittadini non votavano. Nessuna spregiudicatezza lobbystica di vertice in una società democratica può affermarsi sul lungo periodo contro il senso comune dei cittadini, anche di quelli cattolici. La dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa ha un inizio chiarissimo che oggi è consapevolezza diffusa: «Nell'epoca attuale gli uomini divengono sempre più consapevoli della dignità della persona umana e cresce il numero di coloro che esigono di agire di loro iniziativa, esercitando la propria responsabile libertà, guidati dalla coscienza del dovere e non oppressi da misure coercitive». E ancor prima Jacques Maritain ne L'Uomo e lo Stato, a partire da alcune citazioni modernissime di San Tommaso, aveva posto le premesse di quel nuovo atteggiamento, sottolineando che la cura del bene comune in una società democratica porta con sé «da un lato un rispetto particolare per il mondo interiore e la coscienza del soggetto umano, e dall'altro una cura particolare di non imporsi, con forza di legge, regole troppo pesanti per la capacità morale di larghi gruppi della popolazione».
Questa è la «saggezza politica del legislatore» che tutto può fare tranne imporre agli altri ciò che lui in prima persona non è in grado di decidere. L'autorità politica è credibile nell'indirizzare verso il bene comune se lo fa «non in forma meccanica o dispotica, ma prima di tutto come forza morale che si appoggia sulla libertà e sulla coscienza del dovere e del compito assunto», come ricorda un altro documento conciliare, la Gaudium et Spes che invita poi specificamente i cattolici impegnati in politica ad avere «attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero», assumendo però «la propria responsabilità» senza richiedere ai pastori la «soluzione concreta» ai vari problemi. Ma che cosa si può sensatamente opporre oggi in positivo al clericalismo ateo, per far capire sin d'ora che si tratta di una tigre di carta? L'Ulivo, al di là delle recriminazioni, rischia di avere simultaneamente due reazioni entrambe sbagliate e subalterne: da un lato tra i cattolici voti in dissenso a supporto del clericalismo ateo (nel peggiore dei casi solo per la preoccupazione di essere additato come cattolico incoerente, nel migliore perché espressione di generazioni anziane che non hanno colto la reale profondità di alcuni mutamenti culturali), dall'altro tra i laici fughe in avanti personali di cultura radicale, scindendo libertà e responsabilità. L'Ulivo dovrebbe anche essere più spesso, in modo regolato, incontro tra laici non laicisti e cattolici non clericali fino a renderli indistinguibili nel loro ruolo di legislatori perché in grado di proporre sintesi condivise e di alto profilo. Finché non ci arriviamo in modo sistematico il clericalismo ateo può almeno sul breve periodo sembrare ad alcuni, compresi forse i neo-cardinali, il male minore.

Stefano Ceccanti