venerdì, marzo 22, 2013

Le donne sono


pompon di pompompere... cancan di cangaceire...

Io ne ho avuta
una ch'era un guaio più delle cambiali (Brasil... la la la...)
e piangeva alle feste e rideva ai funerali (fusil...)
marinai (maliarde son...)

questi uomini (le gattoparde...)
e le femmine sono lontani (occhi di spia...)
oceani... (negri e zumbon nella malia della passion...)

Io con una
mi ricordo il primo bacio che le detti (miomao...)
attento a dove il naso va
e lei rimase tutto il tempo a denti stretti (cacao...)
i cow boys
che sparano (là nell'alcova...)
tappi e stesse cazzate e all'occhiello (quanti languor...)
un sedano... (su quel visin finto candor di porcellin...)

Le donne sono qualche cosa
di allegro e 1930
voci a colori pelle di mimosa
ombrosità di ascelle
cuori nella tormenta...
le donne sgambano odorose
ed hanno sogni dentro un frullatore
insolite insolute insalate capricciose
si tolgono i peccati con lo smacchiatore...

Io di un'altra
che fu al buio gridolini e friggi friggi (che pall...)
quando accesi l'abat-jour
le scoprii l'orsetto con i baffi grigi (oval...)
naufraghi (e cellophan...)
su un tavolo (lucido e teso...)
che galleggia nel vino uomo in mare (stringono al sen...)
salvatelo... (quel fior del mal il cui velen ci fu fatal...)

Le donne sono streghe e fate
silenzio di occhi vento di ginestra
tutte le stesse gambe accavallate
bambine di cortile
direttrici d'orchestra...
le donne fanno l'improvviso
e uomo tu non potrai mai sapermi
e sono Eve e uve e male e mele in Paradiso
e noi chi siamo noi
i serpenti o i vermi... (i vermi...)

Le pattinatrici girano nella TV
tagliando un'aria di ghiaccio
saltano su appese a un braccio
e piccoli studiati gesti
e piroette nei costumi celesti
e le melette nelle guance
prendono fiato
e prenderanno un dì marito
e con la stessa grazia
ripiegheranno le ali giù...

(o buie baiadere... o belle caballere...)
O belle o brutte
le donne sono proprio tante
e se si potesse farne una sola (o quante figlie madama dorè...)
di tutte
ma anche quella sola no (non c'è...)
e sai che c'è (che c'è...)
che beviamo cantiamo saltiamo...

Alla faccia
alla faccia delle loro belle facce...
alla faccia
alla faccia delle loro belle facce...
alla faccia loro
alla faccia delle loro belle facce...

Bimbe solinghe strambe meringhe
bionde rambe stanghe fiamminghe
gambe ambre penombre lusinghe
lingue iraconde lunghe gioconde
limbi sponde onde profonde
linde fronde lavande ghirlande
bande carambe trombe marimbe
rumbe sambe mambi milonghe
conghe tumbe birimbe birambe
bambi colombe sgombri anaconde
aringhe oranghe dumbe bagonghe
grembi lombi rotonde culandre
ghiande caliende bombe ecatombe
lande tundre giungle feconde
ombre zombi calimbe macumbe
fionde pitonghe sghembe malandre
blande jumbe simbe mocambe
strombe rande nefande valanghe
monde mutande bumbe goganghe
umbre malombre langhe strapiombe
coimbre mustanghe burunde malinde...
danga que romba la coiomba...
aridanga que romba la coiomba...

venerdì, marzo 15, 2013

L'eterna giovinezza della Chiesa 'poverella'


La Chiesa non cessa di sorprendere: come diceva uno dei grandi Padri della fede dei primi secoli, San Giovanni Crisostomo, «essa è più alta del cielo e più grande della terra, e non invecchia mai: la sua giovinezza è eterna». Così ha dimostrato di essere ancora una volta, in questo sorprendente Conclave: la pluralità delle ipotesi fatte, i diversi giochi mediatici del "toto-Papa", facevano pensare a un Collegio cardinalizio piuttosto disorientato, perfino diviso. E invece, in appena una giornata, ecco il nuovo Papa. 
Un segno forte di unità, un messaggio lanciato al "villaggio globale" dall'unica realtà che lo abita dappertutto, sapendo coniugare universalità e identità locali, globalizzazione e presenza fedele fra la gente di tutte le latitudini e di tutte le lingue e culture: la Chiesa cattolica. Peraltro, l'attesa del mondo intero, rappresentato dalle migliaia di operatori dei "media" accreditati in Vaticano, che hanno fatto partecipi in tempo reale donne e uomini di ogni angolo della terra di ciò che accadeva nella Cappella Sistina e sulla Loggia delle benedizioni, e le immagini eloquenti più di ogni parola della folla in attesa in Piazza San Pietro e del nuovo Papa affacciato con semplicità e stupore su Roma e sul mondo, fanno comprendere come ciò che è avvenuto ha un significato che va al di là della comunità cattolica e dello stesso popolo dei credenti. Proverò allora a guardare al nuovo Successore di Pietro muovendo da diversi angoli visuali, lasciando che la profondità del cuore di chi è stato chiamato si riveli con i giorni che verranno.
Il primo sguardo non può che essere quello della fede: Francesco I, Jorge Mario Bergoglio, è il prescelto da Dio! Il nome stesso che ha voluto - lui, gesuita, ha scelto il nome del Poverello di Assisi - è un programma, quello che ha ispirato lo stile di vita dell'arcivescovo di Buenos Aires eletto Papa.
Un uomo dallo stile di vita povero, austero, vicino ai poveri, amato dalla sua gente e comunque rispettato anche da chi ne temeva la libertà evangelica. Un Pastore che parla con semplicità e immediatezza, e chiede che il popolo preghi su di lui, prima di dare lui, il Vescovo di Roma, la benedizione "urbi et orbi". Nella fede, Papa Bergoglio si presenta per quello che dal punto di vista teologicamente più corretto è anzitutto diventato: il pastore della Chiesa di Roma, che per disegno divino presiede nella carità a tutte le Chiese del mondo. Bellissimo e perfino toccante questo suo insistere sul rapporto con la concreta Chiesa locale di cui Dio lo ha voluto vescovo! Non di meno e inseparabile da questo è lo sguardo che viene su di lui dal mondo: è il primo Successore di Pietro che viene dall'America Latina, il continente col più alto numero di cattolici, ma anche con situazioni drammatiche di povertà e di disuguaglianza. Se, come ha detto, "i fratelli Cardinali sono andati a prendere il nuovo Vescovo di Roma alla fine del mondo", non c'è dubbio che questo fatto lancia un messaggio di luce e di speranza a tutti i poveri della terra, a tutte le situazioni che attendono svolte di giustizia e attenzione nuova.
Francesco sarà il Vescovo della povera gente, il servitore degli umili, l'amico dei piccoli, che proprio così saprà contagiare pace e speranza vera a tutti. È il Papa che aiuterà la Chiesa a dare risposta alle domande decisive che un teologo latino americano, di grande profondità spirituale e a lui ben noto, così poneva: "In che modo parlare di un Dio che si rivela come amore in una realtà marcata dalla povertà e dall'oppressione? come annunciare il Dio della vita a persone che soffrono una morte prematura e ingiusta? come riconoscere il dono gratuito del suo amore e della sua giustizia a partire dalla sofferenza dell'innocente? con quale linguaggio dire a quanti non sono considerati persone che essi sono figli e figlie di Dio?" (Gustavo Gutierrez). Papa Francesco risponde col suo sorriso e la semplicità dei suoi gesti a queste domande, ricordandoci che Dio raggiunge tutti i cuori e parla tutte le lingue ed è vicino a ogni dolore perché la Sua è la lingua dell'amore!
Lo sguardo che su questo Papa verrà dagli altri cristiani, poi, non potrà che essere di grande fiducia: come è stato chiaro sin dalle sue prime parole, egli non si vuol presentare che come un fratello, il vescovo della Chiesa che presiede nell'amore, deciso a evangelizzare con nuovo slancio anzitutto il popolo della città di Roma, e proprio così a offrire un servizio di testimonianza e di carità a tutte le Chiese. Era quanto da anni il dialogo ecumenico e l'ecclesiologia del Vaticano II erano andati chiedendo nel pensare a un ministero universale di unità per tutti i discepoli di Cristo: proprio così, un'alba di luce e di speranza per chi vive la passione dell'unità fra i cristiani. Anche i credenti di altre religioni potranno guardare a Papa Francesco con fiducia: egli - lo ha detto dalla loggia delle benedizioni - vuole servire la "fiducia fra noi", la "fratellanza" fra tutti.
La Sua franchezza, il suo profondo senso di Dio toccherà tanti cuori e aprirà la strada a dialoghi e incontri veramente inediti. Anche chi non crede potrà trovare nei gesti e nelle parole di questo testimone di Gesù amico degli uomini, di questo Vescovo di Roma servo dei servi di Dio, un messaggio per la propria vita: sono certo che da lui tutti si sentiranno rispettati e accolti, capiti e amati. La Chiesa e il mondo avevano bisogno di un uomo così!
Bruno Forte

martedì, marzo 12, 2013




If I stand

There's more that rises in the morning than the sun
And more that shines in the night than just the moon
There's more than just this fire here that keeps me warm
In a shelter that is larger than this room

And there's a loyalty that's deeper than mere sentiments
And a music higher than the songs that I can sing
Stuff of Earth competes for the allegiance
I owe only to the Giver of all good things

So if I stand let me stand on the promise that you will pull me through
And if I can't, let me fall on the grace that first brought me to You
So if I sing let me sing for the joy that has born in me these songs
And if I weep let it be as a man who is longing for his home

And there's more that dances on the prairies than the wind
And more that pulses in the ocean than the tide
There's a love that's fiercer than the love between friends
More gentle than a mother's when her baby's at her side

And there's a loyalty that's deeper than mere sentiments
And a music higher than the songs that I can sing
The stuff of Earth competes for the allegence
I owe only to the Giver of all good things

So if I stand let me stand on the promise that You will pull me through
And if I can't let me fall on the grace that first brought me to You
And if I sing let me sing for the joy that has born in me these songs
And if I weep let it be as a man who is longing for his home

So if I stand let me stand on the promise You will pull me through
And if I can't let me fall on the grace that first brought me to You
And if I sing let me sing for the joy that has born in me these songs
And if I weep let it be as a man who is longing for his home

And if I weep let it be as a man who is longing for home