lunedì, maggio 31, 2004

domenica, maggio 30, 2004

Eredità

Da Il Riformista del 29 Maggio 2004

EREDITA'. UN ESEMPIO DI DISEGUAGLIANZA NECESSARIA
Senza cognome, che ne sarà dei padri?

La libertà di scelta porterebbe al caos e le madri sarebbero ancora più sole con i figli

Non si può certo negare che se il cognome dei nuovi nati è obbligatoriamente quello del padre (quando c'è) questo fatto costituisce un'evidente contraddizione nei confronti dell'uguaglianza dei sessi, ormai raggiunta in ogni ambito della vita sociale, ma anche dello stato di fatto: i figli sono sempre più delle madri - spesso sole, separate e comunque le uniche veramente responsabili della loro sorte - e i padri sempre meno presenti, sempre più marginali. Proprio per questo, però, la possibile scelta del nome della madre costituisce un problema: ha senso eliminare questo ultimo legame fra il padre e i figli? Viene il sospetto che, liberati anche del peso simbolico del nome, i padri spariscano del tutto, o al massimo siano relegati in ruoli sempre più deboli e precari nell'educazione dei figli.
Questa situazione ci offre allora l'occasione per una riflessione più complessiva sulla famiglia, o meglio sulla grave crisi in cui versa l'istituto familiare anche nel nostro paese. A ogni indagine statistica, in effetti, la famiglia appare sempre più incrinata e indebolita, fra coppie di fatto, separazioni, scelte di vita single. Sappiamo bene che la famiglia non è una struttura naturale, ma dipende dalla cultura, e che come tale può essere cambiata, ma ogni cambiamento in questa componente portante della società - quella che gli antropologi chiamano struttura della parentela e che, come ha scoperto Claude Lévi-Strauss, mette in atto una particolare visione del mondo - è di fondamentale importanza e coinvolge per intero una cultura.
Modificare questa struttura, quindi, significa cambiare in modo determinante la nostra cultura. Ma quali conseguenze può portare questa trasformazione al nostro senso d'identità? È questa una domanda che non ci poniamo, poiché ci sembra che rimuovere limiti sia sempre e comunque positivo. E positivo lo è effettivamente stato per molti aspetti: a esempio per lo status degli illegittimi o la possibilità, per le donne, di non assumere il cognome del marito. Siamo però proprio sicuri che si tratti della stessa cosa per il cognome materno?
La definizione del cognome, che segna l'appartenenza del nuovo nato a un lignaggio, è sempre avvenuta - anche nelle società primitive - secondo un sistema codificato di regole. Sistema che si fonda su una esigenza comune, quella di organizzare la continuità del gruppo sociale definendo al tempo stesso la legittimità dell'appartenenza al gruppo. Ogni sistema di filiazione deve fare i conti con queste due condizioni di base, perché il nome - segnando la filiazione e l'integrazione nel gruppo - costituisce l'elemento fondamentale che fa della persona un essere sociale.
Il nostro sistema parentale, come spiega l'antropologa Françoise Héritier, è quello “bilaterale”: noi siamo cioè imparentati allo stesso modo con nostro padre e con nostra madre, quindi non siamo in una società rigidamente patrilineare. Si potrebbe, se proprio vogliamo, capovolgere le regole, e prendere tutti il nome della madre, mantenendo il sistema così com'è, bilaterale. In questo caso, però, gli uomini perderebbero ogni possibilità di controllo sulla propria discendenza, e il potere riproduttivo femminile ne risulterebbe ingigantito. Si creerebbe così un chiaro scompenso, aumentato dal fatto che oggi i figli sono sempre più sentiti come proprietà delle madri. I progetti di legge avanzati non propongono tuttavia un capovolgimento della situazione, ma una possibilità di libera scelta che risulterebbe ancora più lesiva del nostro sistema parentale. Se tutti possono scegliere il nome che preferiscono - e magari anche cambiare nome nel corso della vita - la nostra cultura viene infatti privata di un aspetto fondamentale, cioè del sistema di filiazione, sostituito da un disordine nel quale domina il caos. L'identità degli italiani del futuro, quindi, rischia di essere sempre più fragile. Nonostante l'apparente coerenza con l'illusione pericolosa, e tipica della modernità, di potere determinare tutto nella nostra vita.

sabato, maggio 29, 2004

Vittore Branca

È morto ieri l'italianista Vittore Branca. Aveva 91 anni. Ex fucino, grande esperto di Boccaccio, era stato amico di Montini e De Gasperi.

Da cattolico disse no al fascismo
Roberto Cicala
Dalla sua abitazione veneziana, vicino al ponte dell'Accademia, accanto agli oltre trentamila volumi, teneva cara la medaglia d'oro del Cln della Toscana e le copie della "Nazione del Popolo" firmate come direttore, testimonianze indelebile del suo impegno di partigiano e di cattolico. Anche se Vittore Branca è più conosciuto per gli studi di letteratura, non occorre cercare nella passione anche spirituale di certe sue intuizioni dedicate alle opere di Francesco d'Assisi o di Manzoni il suo forte radicamento religioso. È infatti un seme che, piantato in famiglia, germoglia e s'irrobustisce negli
anni della formazione, soprattutto quando il giovane diciottenne savonese varca la soglia della Scuola Normale Superiore di Pisa. È il 1931 e accanto a lui iniziano a frequentare la prestigiosa classe di Lettere e Filosofia - con maestri come Momigliano e Casella - anche Walter Binni e Fabrizio Donadoni, andando a rinfoltire i cenacolo dei "gaudisti", come i vecchi e nuovi amici del più grande Aldo Capitini venivano definiti nei rapporti della polizia storpiandolo il nome "ghandisti". Lì ebbe luogo l'incontro-scontro con il direttore della Scuola Giovanni Gentile, filosofo ufficiale e impersonificazione del regime, quando il candidato Branca si presentò davanti alla commissione d'esame con il distintivo dell'Azione Cattolica all'occhiello della giacca, in un gesto ostentatamente polemico verso il regime che aveva da poco fatto chiudere i circoli dell'associazione. E per eccesso di zelo uno degli esaminatori gli chiese che cosa avesse letto di Gentile: «Nulla», ammise; e il filosofo, sorridendo, non ci fece caso dicendo che era meglio continuare l'esame. «Ma Gentile fu sempre comprensivo e generoso, indipendentemente dalle ideologie, anche se mi diceva: "Non sei idealista, sei cattolico, sei antifascista... ma so che studi bene e poi cerchi la verità"»: così dichiarò Branca in un'intervista ad Armando Torno.
Quando i nazisti occuparono Firenze Branca c'era, con sua moglie Olga, e furono molte le occasioni rischiose di lotta, come quando i miliziani fascisti scoprirono un sacco e frugarono dentro trovando solo piselli e portandosene via qualche manciata. «Stia tranquilla, non glieli portiamo via tutti», dissero a Olga, non accorgendosi che sul fondo c'era un pacchetto di volantini contro il duce. Ma la decisione per l'impegno venne qualche tempo prima grazie a monsignor Montini, che era stato assistente della Fuci quando Branca era stato vicepresidente nazionale. Fu futuro Paolo VI a invitare Branca a conoscere Alcide De Gasperi con cui entrò nella Resistenza, recandosi da lui alla Biblioteca vaticana cercando un tale monsignor Legamini, secondo la firma che aveva letto nella lettera d'invito. Ma si trattava di De Gasperi che aveva scritto con calligrafia poco comprensibile la lettera e che rise di fronte al giovane studioso. Così Branca si trovò a dover stampare un giornale clandestino con Firenze occupata e con il tipografo che, senza più corrente, collegò la macchina tipografica piana a un'auto Balilla da cui uscirono le 20.000 copie del primo giornale toscano antifascista, l'11 agosto '44. Ma sempre amàòdire: «Non eravamo coraggiosi: eravamo incoscienti. E avevamo fede».



venerdì, maggio 28, 2004

Questioni di civiltà

Dalla parte dei più deboli
Marco Doldi


Ha suscitato molto scalpore la vicenda di una coppia catanese, entrambi portatori sani della talassemia. Dopo aver fatto ricorso alla fecondazione artificiale per creare alcuni embrioni, hanno espressamente domandato che fossero impiantati nel grembo della donna solo quelli che risultavano non a rischio di malattia.
La domanda è finita sul tavolo di un giudice, che ha risposto negativamente, perché la legge sull'interruzione della gravidanza non permette di compiere l'aborto come strumento selettivo.
Questa decisione ha alzato un gran polverone e una miriade di accuse volte alla recente legge sulla procreazione medicalmente assistita. Su questo avvenimento è necessario fare uno sforzo di grande chiarezza, anche se i mass-media, presentando la notizia non hanno aiutato molto, perché hanno tralasciato alcuni elementi importanti ed hanno calcato la dimensione emozionale della vicenda.
E per essere certi di raggiungere il proprio scopo e non avere sensi di colpa per avere messo al mondo un figlio malato, molti genitori si rivolgono alla tecnica medica.
Con la diagnosi prenatale è possibile vedere, non senza rischio di errore, lo stato di salute del figlio e decidere se proseguire o meno la gravidanza, confortati dalla legge 194. Ma da tempo la tecnica medica è divenuta più precisa e permette, dopo la fecondazione in vitro, di monitorare la salute dell'embrione ed eventualmente scegliere quello sano per procedere all'impianto in utero.
Questa si chiama selezione embrionale e comporta la distruzione degli embrioni malati. Ora, al di là della forte emotività con la quale si è presentato il caso della coppia catanese, bisogna guardare alle cose nella loro realtà. Questi coniugi, consapevoli del rischio di concepire un figlio talassemico, hanno scelto la fecondazione assistita.
È stata una scelta buona? Eticamente abbiamo già risposto. Occorre aggiungere che, secondo la recente legge, possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita solo coloro che risultano chiaramente sterili. Lo sono i coniugi catanesi?
Questo non è stato detto. La legge stabilisce che durante tutto l'iter per giungere alla fecondazione artificiale, vista la gravosità dell'intervento, la coppia possa recedere e ritirare il proprio consenso. Non dopo il concepimento, perché siamo davanti a una o più vite umane nella fase iniziale del loro sviluppo e questa verità scientifica chiama a responsabilità.
Se questi sono i requisiti della legge, perché la coppia ha voluto che si eseguisse l'esame del Dna prima dell'impianto? Probabilmente per evitare di iniziare una gravidanza, che avrebbe dovuto essere monitorata continuamente e, nel caso il figlio fosse risultato talassemico, evitare di sottoporsi a un aborto. Una scelta per non "perdere" tempo con una gravidanza di qualità dubbia e togliersi una preoccupazione. Un altro aspetto della vicenda che non è stato riportato dai giornali, è il ruolo che ha avuto nella vicenda l'èquipe medica; se la questione è finita sul tavolo di un giudice significa che qualche medico, per motivi etici o professionali, si è rifiutato di compiere la selezione embrionale. Cioè ha ritenuto di non essere al servizio totale dei pazienti e di avere una propria coscienza, davanti alla quale confrontarsi.
Perché non ci si occupa mai dei non pochi medici, che ritengono loro preciso dovere porsi dalla parte dei più deboli, come appunto sono gli embrioni? Probabilmente perché è un comportamento scomodo per chi vuol sollevare disonesti polveroni.
E qui arriviamo all'ultimo punto: è ormai documentata l'iniziativa di talune forze politiche, forse alla ricerca di voti, di far saltare la legge sulla procreazione medicalmente assistita, perché riconoscendo il diritto alla vita del figlio violerebbe la libertà di scelta assoluta della madre.
Ma siamo sicuri che tutte le donne italiane siano di questo parere? In questi ultimi decenni è maturata una forte sensibilità verso la vita prenatale, anche grazie alle nuove conoscenze scientifiche.


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Dopo aver riportato 3 articoli sul tema, dico la mia senza aver paura di darci dentro, come dice farfintadiesseresani

La produzione artificiale di esseri umani è di per se un concetto estremamente problematico, se poi aggiungiamo la selezione eugenetica tocchiamo il fondo della barbarie.

La signora in questione ha concepito artificialmente tre figli, già perché stiamo parlando di esseri umani, non di ovuli animali. Due dei tre ovuli fecondati, ossia due dei tre figli della coppia, sono morti prima dell'impianto. E' sopravvisuto uno solo, non per molto, giusto il tempo per permettere ai genitori di chiedere l'autorizzazione per una analisi pre-impianto. Volevano sapere se era malato. Era sano, ma portatore di betatalassemia, nessun pericolo per la salute della madre.
Anche se fosse stato talassemico il giudice, seguendo la legge, avrebbe obbligato l'impianto dell'embrione. Il criterio che sta dietro la sentenza è molto semplice: non si può sopprimere un essere umano solo perché è malato.
Il rispetto per i più deboli è un principio fondamentale di civiltà.

C'è una bella differenza tra volere che il proprio figlio sia sano e non volere il proprio figlio che è malato.

Nell'intervista su Repubblica la signora afferma: "L'alternativa sarebbe stata mettere al mondo un figlio che mi avrebbe rinfacciato l'egoismo della scelta. Io sono una insegnante di sostegno, vivo ogni giorno a contatto con l'handicap, so quanto spesso si viva male".

Un'insegnante di sostegno che pensa che un figlio handicappato possa rinfacciare ai genitori di averlo fatto nascere per soddisfare il proprio egoismo!! Io non ho mai incontrato in vita mia un solo handicappato che non sia contento di essere in vita.

I primi mesi che ero a Dublino mi stupivo perché nel mio college ci sono molti studenti in carrozzina o con evidenti malformazioni della colonna vertebrale.
Al piano terra del mio residence c'è un appartamento speciale per portatori di handicap; quest'anno ci vive Clare, una studentessa americana di Film Studies, affetta da nanismo.
Tutto il campus ha servizi per disabili, c'è un dipartimento specializzato che se ne occupa.
Dicevo, i primi mesi mi stupivo, non tanto per i servizi ma per il fatto che avevo l'impressione che qui ci fossero più studenti handicappati rispetto all'Italia.
Avevo ragione e solo con il tempo ho capito il motivo: da noi molti li stroncano prima della nascita mentre qui l'aborto volontario è reato.
Questioni di civiltà.

giovedì, maggio 27, 2004

Incompatibili

Un seggio al Parlamento Europeo è incompatibile con altri impegni istituzionali.
Le ACLI hanno chiesto di esplicitare le proprie intenzioni a tutti i candidati che se eletti si troverebbero a dover scegliere.
Qui le risposte.
Pensiamoci prima di votare.

E visto che si parla di elezioni annuncio, con una certa emozione, che eserciterò il mio diritto di voto in ambasciata qui a Dublino.




Another day

Lie to me say that you need me
That's what I wanna hear
That is what what makes me happy
Hoping you'll be near

All this time how could I know
Within these walls I can feel you

Another day goes by
Will never know just wonder why
You made me feel good
Made me smile
I see it now and I
Can say it's gone that would be a lie
Cannot control this
This thing called love

You must think how can this be
You don't really know me
I can't tell this ain't the time
You'll never be mine

What can I say something 'bout my life
I just lost again

Another day goes by
Will never know just wonder why
You made me feel good
Made me smile
I see it now and I
Can say it's gone that would be a lie
Cannot control this
This thing called love

Always have to move on to leave it all behind
Go along with time

Another day goes by
Will never know just wonder why
You made me feel good
Made me smile
I see it now and I
Can say it's gone that would be a lie
Cannot control this
This thing called love

mercoledì, maggio 26, 2004

misteri della chimica

Oggi dot è talmente esilarante che vale la pena citarla integralmente, senza neanche averle chiesto il permesso.


h.10.15 cinquantenne anonimo esprime de facto suo desiderio di continuare il trasporto urbano a mezzo R2 con la mano sul mio culo.
[...]
h.10.40 scooter sottratto a legittimi proprietari si accosta alla mia andatura spedita per affermare il concetto "complimenti".
[...]
h.14.00 piccolo fan conosciuto dopo 4 anni di *ticonosco-nonticonosco* mi incrocia casualmente prima del mio ingresso in *tavola calda adiacente facoltà* e si propone come compagno di tavolo a scopo contemplativo della mia attività rumino-deglutoria.
[...]
h.14.35 trentenne rampante ingiacchettato ma momentaneamente sprovvisto di cilindrata notevole cedemi suo il posto su tram nonostante la mia inettitudine al benché minimo contributo costruttivo al mondo della moda e del fitness estremo.
[...]
è decisamente una giornata impegnativa, questa.


Commento:

quello della strafiga è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo, mia caga
Posted 5/26/2004 at 1:53 PM by madsun



AGGIORNAMENTO

Friday, May 28, 2004

speechless chemistry.
nel post *misteri della chimica* mi sono dimenticata che quello stesso giorno, prima di entrare nella tavola_calda_adiacente_facoltà, mi ha fermata un volontario della crocerossa.
v: "prego.."
d: "prego cosa?"
v: "è un prontosoccorso. contiene cerotti, garze e cose utili per la coppia"
d: "cose utili per la coppia??"
v: "sì."
d: "le cose utili per la coppia al momento non mi sarebbero di grande utilità.."
v: "allora mi dai un bacio?"
d: "!!!"
v: "eddaieddaieddai!"
d: "..."

ma come li reclutano questi?!

L'essenza vitale

Che l'intima essenza vitale dell'uomo venga dall'amore chiunque riflette è in grado di capirlo: dalla sua presenza viene il caldo, dalla sua assenza il freddo e dalla sua privazione la morte di tutto. Si deve sapere che la vita di ognuno è in relazione all'amore che possiede.

Ho imparato a conoscere la letteratura dei Paesi nordici per merito dell'editrice milanese Iperborea e delle sue traduzioni - sempre limpide - di romanzi scritti in lingue alla maggioranza di noi tutti impervie. Così, nell'intenso e originale romanzo Uomini famosi che sono stati a Sunne dello scrittore svedese Göran Tunström (1937-2000) m'imbatto nel paragrafo che sopra citavo. Senza amore si piomba in un inverno gelido, anzi, si procede lentamente verso la morte interiore. Già s. Paolo non esitava ad affermare: «Se avessi il dono della profezia, conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e possedessi la pienezza della fede da trasportare le montagne, ma non avessi l'amore, non sarei che un nulla» (1 Corinzi 13,2).
Scrive ancora Tunström in un'altra pagina del suo romanzo: «L'amore consiste nello scambiarsi mondi. Nell'avere un territorio sconosciuto da cui trarre esperienze e racconti, fonti segrete da cui attingere l'acqua fresca della conoscenza». E' vero: quando si ama, ci si scambia quel mondo interiore che è l'anima di ognuno e si scoprono in sé capacità inattese e segrete, vere e proprie sorgenti di conoscenza e di azione. Certe cose che per nessuna ragione avremmo voluto o saremmo stati in grado di attuare, vengono fatte con lievità, facilità e gioia solo per amore.

Gianfranco Ravasi

martedì, maggio 25, 2004

Sto cambiando il template e facendo un po' di pulizie di primavera. Qualcosa è scomparsa ma è cresciuto l'Archivio.

Mi dite se funzionano i commenti?

Un po' di pazienza, stiamo lavorando (anche) per voi.

:)

Contro ogni legge della scaramanzia, annuncio che la mia prossima nuova ragazza si chiama Blathnaid. Questione di ore ormai .....

lunedì, maggio 24, 2004

Da qualche giorno Interner Explorer continuava a fare i capricci e così sono passato a Mozilla.

Non me ne sono pentito.

Microsoft sucks!

E, visto che ci siamo, anche Splinder sucks! Il più delle volte che cerco di collegarmi a qualche blog ospitato da Splider c'è qualcosa che non va.

Leggendo l'articolo sui giovani e la politica di Marco Damilano su l'Espresso di questa settimana ho appreso della morte di Walter Schepis, un dirigente nazionale della Sinistra Giovanile, 28 anni.
Subito mi è tornato alla memoria il suo volto.
Devo averci parlato qualche volta, durante le riunioni al Ministero del Lavoro o nella sede nazionale della Sinistra Giovanile.
Lo ricordo come una brava persona, uno di quei giovani sinceramente appassionati della politica, senza estremismi.
Mi spiace.



venerdì, maggio 21, 2004

BERLUSGOOGLE

Recentemente mi hanno detto che assomiglio a Moby. ...



Una cosa è sicura, anche a lui piacciono gli Shins.

giovedì, maggio 20, 2004

I feel it's changing, I stay the same
I'm... a solo cello outside a chor-us
I've got a secret,
It's time for me to tell that you've been keeping me warm

Just sweet beginnings and bitter en-dings
In coffee city, we borrowed hea-ven
Don't give it back, I've never felt so wanted
Are you taking me home?

You tell me you have to go...


In the heat of summer sunshine
I miss you like nobody else
In the heat of summer sunshine
I kiss you, and nobody needs to know

Now that you've left me, there's no retur-ning
I keep comparing, you're always win-ning
I try to be strong but you'll never be more wanted
Will you make me at home?

Don't tell me you have to go...


In the heat of summer sunshine
I miss you like nobody else
In the heat of summer sunshine
I kiss you, and nobody needs to know

Ya da... ya da... ya da

To sweet beginnings and bitter en-dings
In coffee city, we borrowed hea-ven
Don't give it back
Winter is coming and I need to stay warm

The heat.....


In the heat of summer sunshine
I miss you like nobody else
In the heat of summer sunshine
I kiss you, and nobody knows


In the heat of summer sunshine
I miss you like nobody else
In the heat of summer sunshine
I kiss you, and nobody needs to know




Questa la dedichiamo alle 6 irlandesi che ho conosciuto negli ultimi 3 giorni: Eileen, Maire, Jean, Siobhaine, Blàthnaid e Helena. Meravigliose.
Al di là di questa [...] vita oscura [...], io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. [...] Qui tu troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra, e più di questo: la morte. Per il divino paradosso che solo il presagio della morte, che fa terminare la vita e pretende da tutti la resa, può conservare e donare realtà ed eterna durata alle relazioni su questa terra che tu cerchi (amore, fedeltà, gioia), e che ogni uomo nel suo cuore desidera.

John Ronald Reuel Tolkien, da una lettera a Michael Tolkien (6-8 marzo 1941)

mercoledì, maggio 19, 2004

Oggi in biblioteca ho visto un ragazzo cinese che leggeva Empire di Toni Negri e Michael Hardt.
Mi ha colpito la faccia, a dir poco perplessa.
Ci credo io, a differenza dei due cattedratici il poverino il comunismo l'aveva provato sulla sua pelle. Per questo è fuggito, per rifugiarsi nell'impero capitalista occidentale dove, fino a prova contraria, si sta decisamente meglio.

Azioneparallela è uno dei blog che leggo ogni mattina.
L'unico, a mia conoscenza, scritto in italiano da un docente di filosofia.
Nei giorni scorsi Massimo Adinolfi di azioneparallela mi ha cortesemente citato e collegato, lo ringrazio, anche perché i miei 15 lettori giornalieri sono diventati finalmente 25.
Solo una precisazione, l'attività che sto cercando di metter su non è counseling filosofico.
Per due motivi, il primo è che per esercitare ci vuole un minimo di preparazione specifica, che non ho, ed il secondo motivo è perché il counseling non è quello che intendo fare, almeno per ora, anche se non lo escludo in futuro magari dopo aver frequentato un corso di formazione.

(Per chi vuol capire un po' meglio cos'è il counseling filosofico può leggere un articolo che ho messo oggi su articolifilosofici.)

Un semplice esempio illustrare la differenza.

Oggi ho incontrato per la prima volta una nuova cliente, la chiamerò Sandra, visto che ha un nome gaelico impronunciabile.
Sandra è un'analista finanziaria per una famosa banca, trentacinquenne, due figli ed
è malata. Ha un cancro al polmone e vuole studiare filosofia perché il medico le ha prescritto di tenere la mente impegnata.
Ha studiato economia e sociologia, quindi ha già qualche base, da rinfrescare.
Abbiamo deciso di cominciare con un modulo di 5 lezioni sulle principali teorie morali.

Se facessi counseling lo scopo dei nostri incontri sarebbe cercare di capire come la filosofia potrebbe aiutarla ad affrontare la sua situazione esistenziale, nel mio caso invece faccio lezioni, vere e proprie lezioni, personalizzate secondo gli interessi e le capacità dell'allievo, che in questi casi è un adulto, con una cultura ed esperienze lavorative da valorizzare.

Niente di nuovo forse ma non conosco nessun altro che lo faccia già.

sabato, maggio 15, 2004

I giusti fra noi, non più nè meno numerosi che in qualsiasi altro gruppo umano, hanno provato rimorso, vergogna, dolore insomma, per la colpa che altri e non loro avevano commessa, ed in cui si sono sentiti coinvolti, perché sentivano che quanto era avvenuto intorno a loro, ed in loro presenza, e in loro, era irrevocabile. Non avrebbe potuto essere lavato mai più; avrebbe dimostrato che l'uomo, il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore e' la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica.
Basta non vedere, non ascoltare, non fare.

Primo Levi

venerdì, maggio 14, 2004

Grazie a Mu, non posso fare a meno di segnalare la nascita del mozzarella bar.

Ah, quanto mi manca la cucina italiana ....

Il mio laptop è tornato in piena forma dopo 10 giorni di stato vegetativo.
Sono riuscito a recuperare praticamente tutti i dati tranne i messaggi di posta elettronica e la rubrica degli indirizzi.
Invito quindi amici e conoscenti a scrivermi di nuovo e magari mandarmi anche gli indirizzi di amici comuni, così potro compilare una nuova rubrica.

Grazie

giovedì, maggio 13, 2004

Nel mondo accademico di lingua inglese ci sono periodiche valutazioni sulla qualita' della ricerca e dell'insegnamento.
Dall'ultima statistica, riguardante la Nuova Zelanda, risulta che la disciplina che ha migliori risultati, in termini di produttivita' scientifica, e' la filosofia.
L'avreste mai detto?
Andremo a studiare Platone down under.

Io intanto, dopo opportune indagini di mercato eseguite con l'aiuto di Maryrose, ho trovato un promettente sbocco professionale.
Si tratta praticamente di insegnare la filosofia al di fuori dell'universita' e delle scuole.
Il target primario sono professionisti, in particolare uomini di affari, per il semplice motivo che sono gli unici che possono permettersi di pagare 50 euro all'ora per una chiacchierata filosofica. La lezione, strettamente personalizzata, si svolge a domicilio o nei loro stessi uffici.
La cosa puo' avere molto piu' successo da queste parti rispetto all'Europa continentale per il semplice motivo che la filosofia qui viene insegnata solamente in ambito universitario. Pertanto ci sono avvocati, medici, manager che mancano di qualsiasi conoscenza filosofica, anche di quella basilare che da noi permette a chiunque abbia frequentato un liceo di leggere un testo di Nietzsche.

Per ora siamo alla fase di sperimentazione, si comincia con amici e conoscenti per poi passare alla pubblicita' ad ampio raggio. Dublino e' abbastanza grande da poter puntare su una diecina di clienti al mese. Sarebbe gia' un successo.
Si cerca di soddisfare gli interessi dei clienti ma naturalmente abbiamo una vasta proposta di argomenti accattivanti: l'amore platonico, la storia dell'infinito, l'esistenza di Dio, ecc.
Rispetto all'insegnamento tradizionale c'e' il vantaggio che questi studenti/clienti sono seriamente interessati, non sono motivati da nessun obbligo o necessita' di superare esami ma semplicemente dal piacere di conoscere.

Stasera spieghero' il famoso studio di Geertz sul combattimento dei galli nell'isola di Bali ad un'operatrice delle American Airlines. L'antropologia culturale e' una delle aree piu' richeste, specialmente per chi ama viaggiare.
Quando ho consigliato ad un'amica appena tornata dall'Australia di leggersi Levi-Strauss mi ha risposto: chi quello dei jeans?

Su EBay ormai si trova l'impensabile.

The clothesline of cold eyes
is washing away the face before
Now tell me what's wrong you see everyone's gone
You gotta do your best to decorate this dying' day
This dying' day
All over a bowl of bitter beans
All over a bowl of bitter beans

And outside way, way up high I got a quarter moon mist
hanging' over me
And now, I want that rocking chair outta there
Cause he's no longer living here
It's no longer needed here

All over a bowl of bitter beans
All over a bowl of bitter beans

And I got a corner store and that's all the more
For me to praise upon the holidays
And now I'll close my eyes really, really tight
and make you all go away,
I'll make you all go all go away

And I'll pull the trigger and make it all go away
And I'll make it all go away, I'll make it all go away

martedì, maggio 11, 2004

Finalmente stamattina 7 dei miei studenti hanno fatto l'esame di logica. Quelli che ho sentito sembravano soddisfatti.
Ieri ho fatto 6 ore di ripetizioni, intervallate solo dal pranzo. Devastante. Ormai faccio dimostrazioni tramite deduzione naturale senza neanche metterle per iscritto, mi sbasta un'occhiata.

Gli esami si svolgono quasi tutti in un padiglione fieristico, chiamato RDS, dove sono collocati tre o quattromila tavolini. In contemporanea migliaia di studenti di ogni facolta' compilano i loro questionari e rispondono alle domande.
Guai a copiare, due studenti di medicina che sono stati sorpresi ora dovranno ripetere l'anno. Bocciati all'istante in utte le materie!

Tra le frasi da commentare date agli studenti di italiano del secondo anno ce n'era una di Berlusconi: c'e' merito senza successo ma non c'e' successo senza merito!
Se lo dice lui....

Sto utilizzando la nuova piattaforma di Blogger, la trovo molto funzionale, dalla grafica accattivante, con nuove utili opzioni.
Il mio computer e' ancora in coma profondo.

mercoledì, maggio 05, 2004

REQUIEM

Ieri mattina e' ufficialmente morto il mio laptop. Temo di averlo ucciso io stesso ma attendo l'esame autoptico.
Ho perso centinaia di articoli, documenti, mp3, messaggi di posta elettronica, foto. Tutto insomma.
Si sono salvati solo la tesi che sto scrivendo (altrimenti mi sarei sparato anch'io) e qualche file che avevo salvato altrove.

Non fiori ma opere di bene.

sabato, maggio 01, 2004

LA GENESI DI QUESTO GIORNO NEL GRIDO «NON ABBIATE PAURA»


Lech Walesa

L'Europa era lontana, lontanissima, quando iniziai a lottare contro il comunismo. È stato un viaggio molto lungo ma il traguardo che oggi viene tagliato dalla Polonia e da altri Paesi dell'ex blocco sovietico l'avevo ben individuato già allora: l'Europa è una sola, un'unica grande famiglia da cui ci avevano strappato via con forza senza però riuscire a cancellare il senso della nostra comune appartenenza. Era il mio sogno, il sogno di tutta la mia vita che finalmente si realizza. A questo volevamo arrivare quando a Danzica io e i miei compagni abbiamo iniziato la nostra lotta.
Adesso sono tanti coloro che si vantano di essere gli artefici di questo storico processo e si presentano a testa alta nell'Unione Europea come i paladini della riunificazione. Ma dobbiamo guardare un po' indietro per scoprire chi è davvero il padre della nuova Europa. Negli anni Ottanta quasi tutti si rendevano conto che il comunismo sovietico era ormai agli sgoccioli. Lo dicevano i politici occidentali, l'ammettevano perfino gli stessi comunisti. Ma nessuno sapeva cosa fare, che direzione prendere. Avevano paura. Poi è arrivato il nostro Papa, il Papa polacco, e tutto è cambiato. Mi sono chiesto spesso come mai, ogni volta che organizzavo uno sciopero nei cantieri navali, mi ritrovavo attorno non più di dieci persone e poi, d'improvviso, nel 1980 furono dieci milioni. Io facevo sempre le stesse cose, gli stessi discorsi. Ma la gente era cambiata. Il grido «Non abbiate paura!» lanciato da Giovanni Paolo II aveva fatto breccia nei cuori e nelle menti. Forse il comunismo prima o poi sarebbe crollato, forse un giorno saremmo arrivati comunque all'Europa unita. Ma senza Papa Wojtyla ci sarebbe voluto molto più tempo, e magari chissà quante ulteriori violenze e tragedie. Quel che celebriamo oggi è merito per oltre il 50% del nostro Papa, per il 30% di Solidarnosc e per il resto di Reagan, Kohl ed anche un po' di Gorbaciov.
L'ingresso nell'Unione Europea è una grande occasione storica, un'opportunità per il futuro. Ma, ad essere sincero, non sono soddisfatto di come si presenta oggi. Da noi l'Occidente non ha mostrato una bella faccia. Il capitalismo e l'economia di mercato funzionavano meglio quando il mondo era diviso in due blocchi. Dopo la caduta del Muro ci voleva uno sforzo innovativo. L'Unione Europea avrebbe dovuto lanciare una sorta di Piano Marshall per aiutare le neonate democrazie dell'Est. Invece il 60% della nostra produzione è stato distrutto, molta gente ha perso il lavoro, i giovani inseguono modelli e stili di vita che difficilmente potranno realizzare. Ma noi non abbiamo combattuto il comunismo per sostituirlo con un altro tipo di materialismo, privo di riferimenti morali. È uno scandalo che nella Carta fondamentale dell'Unione non ci sia posto per Dio e per le radici cristiane del nostro continente. Mi chiedo: a quali valori, a quali rotte intende affidarsi l'Europa?
È inquietante che la Ue non sappia parlare con una sola voce, nemmeno quando è in gioco il destino del mondo. Di fronte alla guerra in Iraq i leaders politici europei dovevano chiudersi in riunione fino a quando non avessero trovato una posizione comune. Solo così l'America ci avrebbe preso sul serio.
La nuova Europa deve riscoprire antiche saggezze se vuole essere un'istituzione forte e rispettata da tutti. Altrimenti sarà solo un grande mercato, uno spazio di libertà senza contenuti se non quelli economici. Sappiatelo cari amici: chi ha lottato per l'Europa unita non può accontentarsi di questo.

Mi correggo, il nuovo degli Incubus non è poi così male, nonostante il video di Megalomaniac.

Intanto da queste parti sono iniziati i festeggiamenti per l'entrata dei nuovi membri nell'Unione Europea.
Stasera grandiosi fuochi d'artificio.

Domani, 1 maggio, io lavorerò, quindi mi sa tanto che al corteo in centro non ci sarò. Conoscerò però personalmente Maryrose, la giovane donna in carriera che racconta su un bel blog l'andamento dei suoi affari.
Se tutto va bene da domani nel mondo dei filosofi si affaccerà una inedita figura professionale.
Scaramanticamente non aggiungo particolari.