mercoledì, luglio 28, 2004

He Wishes for the Cloths of Heaven

He Wishes for the Cloths of Heaven

Had I the heaven's embroidered cloths,
Enwrought with golden and silver light,
The blue and the dim and the dark cloths
Of night and light and the half-light,

I would spread the cloths under your feet:
But I, being poor, have only my dreams;
I have spread my dreams under your feet;
Tread softly because you tread on my dreams.

William Butler Yeats

lunedì, luglio 26, 2004

Blog filosofici

Sto raccogliendo gli indirizzi di blog in italiano di interesse filosofico.
Volete aiutarmi segnalandomi quelli di vostra conoscenza? Grazie.



sabato, luglio 24, 2004

Brevi comunicazioni

Tutto bene da queste parti. Ci si riposa un po' e si studia, caldo permettendo. Stranamente mi e' passata la voglia di scrivere su questo blog, ma non voglio perdere i miei 25 lettori.

Sto passando uno dei periodi piu' felici della mia vita e quasi me ne vergogno.

Faro' una capatina a Dublino verso la meta' di agosto. Il mio intervento ad Oxford, Somerville College, in occasione della Newman International Conference ¨ previsto il 16 agosto alle 17.30.

E' di ieri la notizia che presentero' una breve relazione su Ricoeur e la traduzione alla conferenza 'Politics, Plurilingualism and Linguistic Identity' che si terrà presso la Dublin City University nel prossimo novembre. La DCU e'¨ la terza universita' piu' grande di Dublino, dopo le due storiche, il Trinity e la mia UCD. Situata nella parte nord, sta crescendo moltissimo in questi anni e ha un'ottima scuola di Translation Studies sotto la guida di Michael Cronin, uno dei miei autori preferiti.

Un articolo su Capitini e la dialettica hegeliana, che ho scritto nel '98 a quattro mani con Tonino Drago, e' stato pubblicato su palabre , un sito pacifista ricco di documenti. Grazie ad Antonio Vigilante.

venerdì, luglio 23, 2004

I DS e il liberismo etico

Marco Olivetti, «Europa», 21 Luglio

I DS E IL LIBERISMO ETICO
La decisione dei Democratici di sinistra di sottoscrivere la richiesta di
referendum abrogativo della legge sulla procreazione assistita è un atto
politico di notevole rilevanza per ciò che presuppone in termini di cultura
politica e di visione antropologica, ma anche per il volto futuro
dell'alleanza di centrosinistra e dell'Ulivo che ne costituisce il cuore. In
un'era, poi, in cui è molto trendy fra i discendenti del Partito comunista
qualificare come incostituzionale qualsiasi soluzione legislativa adottata
secondo procedure democratiche che non corrisponda alla propria visione del
mondo, la scelta di optare per un istituto democratico (e non garantista)
come il referendum deve essere giudicata positivamente per la qualità della
nostra democrazia. Scegliendo di aderire ad una richiesta di referendum, di
farlo formalmente come forza politica e di farlo quando la legge che si
vuole abrogare è in vigore da appena alcuni mesi, i Democratici di sinistra
hanno scelto la posizione più netta: la contrapposizione frontale, senza
mediazioni, del tipo, per intenderci, di quella scelta dall'on. Di Pietro
nei confronti del "lodo Berlusconi" (un'opzione referendaria criticata non a
caso con argomenti politici dai Ds). Se ci si interroga sul perché di questa
scelta, emergono interrogativi invero molto preoccupanti. L'appiattimento
dei Ds su posizioni pannelliane segna infatti un consolidamento della loro
evoluzione verso il modello del partito radicale di massa. Ma la logica per
cui nelle questioni che attengono alla vita e alla sfera sessuale l'unico
principio regolatore è quello dell'autodeterminazione individuale, con
totale cecità su ogni altro interesse in gioco, con la conseguenza che ogni
desiderio dotato di un minimo di diffusione sociale viene automaticamente
qualificato come "diritto" (magari fondamentale), è una singolare
riproduzione su terreni diversi del sostrato culturale del berlusconismo. Ã?
a questo punto che va collocata la domanda politica sulle conseguenze del
liberismo etico diessino all'interno dell'Ulivo, e in particolare nei
rapporti con la Margherita, la maggioranza dei cui elettori ed aderenti non
condividono l'opzione dei Ds. Il centrosinistra italiano, infatti, per
necessità o per virtù, non è omologabile alle sinistre europee. In esso si
riconoscono fasce consistenti (ed organizzate) di elettori che talora
credono in un'ispirazione cristiana della politica laica, talaltra
semplicemente appartengono a correnti culturali non omologabili al
darwinismo etico. Se, dunque, le concezioni antropologiche presenti nei Ds
diventano la bandiera di quel partito, ciò non può non avere riflessi sulla
solidità della coalizione. Nel momento in cui uno dei partner di essa elegge
a proprio vessillo identificativo - e non solo come componente delle proprie
preferenze politiche, com'è legittimo - un set di temi inaccettabili per
l'altro partner principale, il dubbio sulla vitalità della coalizione è più
che legittimo. Su questo, in fondo, riemerge la grande tentazione diessina,
che ha percorso come un fiume carsico il decennio di strada percorsa assieme
dagli eredi del cattolicesimo democratico e da quelli del Pci: quella degli
"indipendenti di sinistra". Ã? un modo di pensare molto radicato, che vede
negli alleati dei simpatici compagni di strada, magari talora un po'
bislacchi (e le cui idee "originali" vanno tollerate con un'alzata di
spalle), ma che devono essere subordinate alle grandi strategie del
"partito", solo luogo ove si pensa e si elabora la politica, inclusa quella
culturale.
Se solo fosse servita a far emergere queste contraddizioni e a riflettere su
certi cromosomi culturali e su certi modi di pensare politicamente, allora
la decisione diessina di sostenere i referendum sulla procreazione
assistita - decisione in sé scellerata - potrebbe almeno servire a qualcosa.



giovedì, luglio 22, 2004

Calmi e felici, basta un futuro in pillole?

Secondo alcuni la componente più importante dell'essere umano è la gamma delle emozioni che ciascuno di noi può provare e di cui ha coscienza. Sono infatti le emozioni che danno senso al nostro essere e agire, che generano scopi e progetti, che sono alla base dei nostri valori e della nostra vita di relazione con gli altri e con noi stessi. Sono le emozioni che fanno scaturire il flusso ininterrotto delle nostre narrazioni, anche scientifiche. Da dove vengano o come funzionino queste emozioni non sappiamo, né sappiamo come operi la coscienza o perchè sia nata nel corso
dell'evoluzione. Cominciamo però a capire che emozioni, razionalità , memoria e insomma tutte le nostre facoltà psicologiche e cognitive sono strettamente intrecciate tra loro e non si possono separare se non a patto di compiere una brutale semplificazione.
La nostra tecnoscienza ha acquisito un'enorme capacità conoscitiva e manipolativa, ma quando interviene sull'uomo tende a ridurne la complessità, cioè, appunto, a semplificare. Per esempio oggi, con i farmaci, siamo in grado di sopprimere le emozioni "dannose" e di preservare quelle "utili", in base a una distinzione che una volta si applicava agli insetti e alle piante. Ma dannose e utili per chi o per che cosa? Per il funzionamento ordinato ed efficiente della società, credo. Non sarebbe bello avere a che fare con persone più socievoli, più obbedienti, meno depresse e meno
riottose di quelle che ci troviamo intorno?
Non sono fantasie: il Ritalin viene prescritto a milioni di bambini in tutto il mondo per curare i disturbi di attenzione e l'iperattività (con acronimo inglese ADHD). Non si tratta di una malattia, bensì di un comportamento fastidioso, che può giungere anche al parossismo, ma il bambino iperattivo viene trasformato in "paziente" ADHD e il Ritalin viene prescritto anche in casi in cui sarebbe più indicato dedicare ai piccoli più attenzione oppure offrire loro alternative interessanti. Si tratta di una tecnologia di controllo sociale, che allevia la fatica di genitori e insegnanti e toglie
ai "malati" di ADHD la responsabilità della loro condotta. E' una scorciatoia per plasmare il carattere: ma quali conseguenze può avere questa scorciatoia? All'altro estremo troviamo il Prozac, un farmaco usato per "curare" i depressi e per rafforzare l'autostima: un tempo chi lavorava sodo si sentiva soddisfatto contemplando i risultati del proprio sforzo, oggi invece l'autostima è somministrata in pillole.
C'è un'interessante simmetria tra Ritalin e Prozac: il primo è usato per calmare i maschietti turbolenti e il secondo è quasi sempre prescritto a donne depresse. I due sessi sono così spinti verso una plumbea sonnolenza androgina che ben si adatta alle società moderne tanto sollecite del politicamente corretto.
Eliminando da una parte l'iperattività e dall'altra la depressione si restringe la gamma delle emozioni umane. Poi si elimineranno anche quei variegati sentimenti di disagio, infelicità e insoddisfazione che spesso alimentano la creatività, lo stupore e il desiderio di migliorare sé e il
mondo.
Perché sopprimere questi sentimenti "negativi"? Perché sbarazzarsi di paura, gelosia, imbarazzo, nostalgia? Queste emozioni fanno parte della nostra natura così com'è stata foggiata dall'evoluzione. La loro soppressione potrebbe creare dei vuoti difficili da colmare in quella complessa unità olistica che è l'essere umano.

Giuseppe O. Longo


(E che dire allora della pillola per eccellenza, quella per la quale la fertilità diventata una malattia da evitare? Tempi moderni ...)



giovedì, luglio 15, 2004

Mare

Io non ho mai avuto una portaerei, il presidente Ciampi nemmeno, pero' a
differenza di me lui non ne puo' fare a meno (da piccolo andava al varo
degli incrociatori), cosi' ora gli stanno facendo una portaerei, si
chiamera' Cavour e rendera' impossibile a qualunque nemico uno sbarco
improvviso a Rimini o a Milazzo (la tattica moderna prevede che per impedire
al nemico di sbarcare a Milazzo devi andare a bombardarlo almeno fino a
Shangai).
Con tutto il rispetto per il Capo dello Stato, che mi ha procurato dei bei
momenti da giovane (quando, raramente, il ventisette mi arrivavano quei
foglietti di carta con la sua firma: il Governatore Ciampi), mi permetto di
fargli osservare che forse stavolta non ha del tutto ragione. Intanto, la
portaerei non si chiamera' affatto ne' Cavour ne' Garibaldi e nemmeno
Spigolatrice di Sapri. Il motivo e' - a lui non lo dicono perche' e'
vecchio, ma io ho le mie fonti - che sono nomi
inutili e obsoleti. La prossima portaerei si chiamera' Telecom e quella
subito dopo Bancodiroma. In America, ormai da tempo, l'esercito e'
privatizzato: c'e' qualche marine si', per esigenze politiche, ma buona
parte dei militi - e i piu' feroci - sono di societa' per azioni. Li armano,
li schierano, li giocano in borsa, se li scambiano l'una con l'altra come le
figurine e alla fine, quando non servono piu', li seppelliscono nel cortile
aziendale alla chetichella.
In America privatizzano: e noi che siamo, scemi? Privatizziamo pure noi.
Siccome poi c'e' da far cassa, e in fondo certi pudori noi non li abbiamo,
facciamolo fino in fondo e guadagnamoci qualcosa. La portaerei Telecom
(scafo a scacchi rossi e blu) e' interamente finanziata dai telefonini,
cinque centesimi la telefonata. La Bancoroma (blu e arancio) sara' armata
coi soldi che prima andavano a Tanzi. E via via fino al supermercato Despar
di Ravanusa, i cui colori sponsorizzeranno il MVAC (Motoscafo Veloce Anti
Clandestini) "Don Toto'", con base a Vigata.
L'altro motivo per cui non sono d'accordo col Presidente e' che mi ricordo
benissimo a che serve la flotta: a "far rispettare la bandiera nel mondo",
si diceva una volta. La Vespucci che arriva a Montevideo, la gente che si
affolla a vederla attraccare, i marinai che fanno manovra, le ragazze che
sorridono, gli italiani che spiegano: "No es bandera mexicana, es Italia!
Paolo Rossi, Pertini, Garibaldi!" (ai vecchi di Montevideo nessuno ha mai
spiegato che ora ci sono Totti e Berlusconi, per carita' di patria). La
banda suona il Tricolore, l'inno di Mameli sventola fieramente sul pennone,
nessuno si fa male e tutti sono contenti. Italiani brava gente.
Degli italiani in mare, d'altronde, non si parlava fino a poco tempo fa
troppo male. Noi siamo quelli (Regia Marina, cap. corv. Carlo Fecia di
Cossato) che fermavano il sommergibile in pieno Atlantico per raccogliere i
naufraghi delle navi silurate, e se li trascinavano dietro per giorni e
giorni finche' non li sbarcavano al sicuro, noncuranti dei rischi. Ma
adesso? Adesso, il nostro mare e' gremito, sul fondo, da ossa e rottami
disonorevoli, perche' non li ha mandati laggiu' il mare. Sono i resti di
navi e creature di cui noi italiani siamo colpevoli, avendo - con leggi
barbare - ordinato che dovessero andare a fondo. Esseri di nulla colpevoli,
ma poveri lavoratori, ma "clandestini". E l'ultima cosa di cui costoro hanno
avuto paura, prima di finire in acqua a ingoiare il mare, e' stata la nostra
bandiera e le nostre navi. Con questa visione negli occhi sono affondati. Il
mare di Sicilia ne custodisce a decine.
* * *
C'e' stata, qualche anno fa, la Pasqua in cui una nave di queste - una nave
emigrante, una delle tante - e' stata urtata e affondata da una delle
nostre. Gli italiani allora quasi non se ne accorsero, fra una notizia e
l'altra dei tiggi'. Ma io sono superstiziosamente convinto che tutte le
nostre disgrazie attuali fanno data da quel momento. Ho davanti quel viso di
superstite, un attimo prima che lo portassero incolonnato verso gli autobus,
che guarda dentro la telecamera, scuote
un pugno impotente e fa: "Assassini!".
Noi avremmo dovuto impiegare ognuno di quei millecinquecento giorni da quel
giorno per farci perdonare. Dagli emigranti e marinai nostri, di quando
ancora eravamo popolo umano. Dagli emigranti nuovi, che non tramandassero ai
loro figli quella parola. Dalla nostra bandiera, che quella vergogna non la
meritava. Dalle nostre navi, che sono la Marina Italiana e non i vigilantes
del supermercato. Ma no: nulla di tutto questo. Abbiamo rimosso tutto.
Ed ora, fra un governo balneare e un altro, ci ritroviamo bambini grandi a
giocare con le portaerei e le corazzate. Noi non ne abbiamo bisogno,
ovviamente. Siamo una penisola, siamo in un mare chiuso, possiamo difenderci
benissimo senza portaerei dentro questo mare e al difuori di esso non
abbiamo bisogno di andare. Ma abbiamo speculazioni da difendere, carriere da
coltivare, padroni da servire e soprattutto una ricrescente e puerile
vanita' nazionale che ci fa irrigidire commossi al sentire l'inno ma non ci
fa minimamente percepire la vergogna, l'umiliazione, l'indegnita' collettiva
dell'essere quel
popolo che tiene per tre settimane in mare aperto una nave di profughi, la
Cap Anamur. In spregio di ogni usanza marinaresca e di ogni legge civile, e
dello stesso nostro codice di navigazione, semplicemente perche' non
vogliamo "creare il precedente" di accoglierli in un porto.
Per una cosa cosi', in un paese normale, dovrebbero riempirsi le piazze e
suonare le campane. Ma noi neanche ce ne accorgiamo, rincretiniti come siamo
da vent'anni di martellamento tv e politico che aveva il preciso scopo di
ridurci esattamente a questo punto.

Riccardo Orioles


Chiesa, socialismo, radici cristiane. Senti, senti...

Il Sole 24 Ore - 9 luglio 2004

Angelo M. Petroni
LE RADICI, LA CHIESA E IL SOCIALISMO

La questione del mancato ri­ferimento alle radici cristia­ne o anche alle
radici giudaico-cristiane dell'Europa nel te­sto finalmente adottato come
Trattato costituzionale dell'Unio­ne europea, continua a rappresen­tare un
tema di discussione di primaria rilevanza. Vi sono due ragioni per questo.
La prima ragione è che l'even­to è stato oggettivamente così importante da
indurre sia la Chie­sa cattolica, sia numerosi intellet­tuali e politici, a
esprimersi al riguardo. Chiaramente, vi era una differenza grandissima tra
il riferimento alle radici cristiane, e norme di organizzazione dei poteri
dell'Unione reputate da molti fondamenta­li, ma che anch'esse non hanno
trovato spa­zio nel testo finale. La differenza è che quest'ultima
esclusio­ne è avvenuta in base alla logica del compro­messo degli interessi,
mentre il mancato rife­rimento alle radici cri­stiane non è stato og­getto
di alcun bilancia­mento. Esso è stato il risultato dell'opposi­zione senza
negoziato possibile da parte di alcuni Paesi.
La seconda ragione è che la Costituzione europea è meno un singolo atto di
volontà che non un processo, iniziato con il Trat­tato di Roma, e destinato
a rima­nere aperto, in quanto l'assetto istituzionale e il sistema dei
dirit­ti richiederanno di venire periodi­camente rivisti alla luce della
mu­tata realtà dell'integrazione dei Paesi dell'Unione. E� molto pro­babile
che il tema del riconosci­mento delle radici cristiane torne­rà a porsi con
forza, proprio per­ché esso non riguarda interessi o assetti transeunti, ma
l'identità stessa dell'Europa.
Non vi è bisogno di essere credenti per riconoscere il fatto storico e
culturale che il cristiane­simo è stato ed è uno dei fondamenti della
coscienza europea. La dimensio­ne non solo trascen­dente, ma anche
sem­plicemente morale del Cristianesimo, non può venire dissol­ta in una
"religiosità" senza qualificazioni, che è la sola dimen­sione che è stata
infi­ne accettata nel Trat­tato costituzionale. Questo macigno di verità e
di storia non può venire vanificato da conside­razioni che sono di mera
convenienza politi­ca, come quella per cui un rife­rimento al Cristianesi­mo
rende­rebbe im­possibile l'ingresso della Turchia nell'Unione europea. E�
davvero curioso che si ri­chieda a un testo costituzionale non di
ri­conoscere un'identità che esiste, ma di cre­arne una ad hoc attra­verso
la rimozione di una parte fondamenta­le della storia e della identità.
Come è noto, l'opposizione al riconoscimento del­le radici cristiane ha
avuto due componenti. La prima è stata quella del giacobinismo, che ha
ancora una volta dimostrato di essere la sola e vera anima della nazione
francese, e della culturalmente subalterna nazione belga. La seconda
componente è stata rappresentata dai governi domi­nati dai partiti
socialisti in tutte le loro origini e diversificazioni. Se la prima
componente non de­sta particolare sorpresa, e non induce a considerazioni
che non siano note da più di due secoli, la seconda componente è invero di
straordinaria importanza.
� almeno dal Concilio Vatica­no Il che la Chiesa cattolica ha teorizzato e
praticato la concezio­ne della irrilevanza della contrap­posizione tra
conservatori e so­cialisti relativamente alla affer­mazione dei valori
cristiani nella vita civile, politica ed economica. Nella realtà degli
ultimi trent'anni sempre di più il magi­stero della Chiesa ha mostrato di
favorire una visione della persona e della società senz'altro più vicina
alle concezioni dei partiti socialisti che non a quelle dei partiti
conserva­tori. L'esaltazione dei siste­mi di welfare come sola scelta di
politica pubblica moralmente legittima; la ri­chiesta di politiche
forte­mente redistributive come modo quasi esclusivo di da­re realtà al
precetto della carità verso il prossimo; l'adesione a un terzomondi­smo
che Â? proprio come il modello originario socialista Â? attribuisce la
po­vertà del mondo non sviluppato allo sviluppo del mondo ricco; la critica
del mo­dello "consumi­stico" tipico del capitalismo avanzato, e
l'esaltazione del modello di un consumo limita­to e comunque socializzato:
ba­sterebbero que­sti quattro ele­menti per evidenziare il fenomeno.
La visione e la pratica della Chiesa post-concilia­re hanno dunque portato a
una oggettiva convergenza con i movimenti e i partiti socialisti. Ma nel
momento decisivo in cui la Chiesa cattolica ha chiesto al socia­lismo
europeo di veder rico­nosciuto il cristianesimo nella nuova entità statuale
destinata a succedere agli Stati nazionali ottocenteschi di origine
laicistica, il socialismo europeo ha rifiutato la richiesta come
ana­cronistica e persino fastidiosa.
Il fatto può apparire straordinario e inspiegabile, ma tale non è affatto.
Che il socialismo euro­peo si sia rifiutato di riconosce­re le radici
cristiane dell'Europa può sorprendere soltanto chi ab­bia dimenticato il
fatto che l'in­tera ideologia socialista è consu­stanziale al rifiuto della
storia e della tradizione, è consustanzia­le a una antropologia che si
im­maginava un "uomo nuovo" e una "nuova civiltà". L'utopismo del
diciannovesimo secolo può ben essere scomparso, ma non è scomparsa affatto
la fondamenta­le negazione della storia e della tradizione. Per l'Europa il
cri­stianesimo è la gran parte di que­sta storia e di questa tradizione: e
il socialismo europeo, per creare la pro­pria "nuova" Europa, non ha
alternative ri­spetto al negare le ra­dici cristiane.
La sovrapposizione tra magistero e pratica della Chiesa cattolica e le
visioni socialiste è oramai così forte da far ritenere molto dif­ficile che
potranno es­servi cambiamenti importanti nei prossimi decenni. Ma una parte
della Chiesa potrebbe forse essere indotta a chiedersi se le vicen­de del
mancato riconoscimento ­delle radici cristiane dell'Europa non dimostrino
co­me la visione e la pratica della Chiesa post-conciliare si siano basate
su presupposti largamente erronei. E potrebbe forse essere indotta a
chiedersi se non sia vero che il suo stesso ruolo Â? non limitato a un
complemento dell'assistenza sociale pubblica � può trovare un
riconoscimen­to e una corrispondenza soltanto da parte di quei movimenti e
par­titi che in Europa affermano la storia e la tradizione come mo­mento
fondante dei valori, della società, della politica, e della stessa ragione
umana.


Chi inizia ad amare il cristianesimo più della verità continuerà amando la propria setta o la propria chiesa più del Cristianesimo e finirà amando se stesso più di tutte le altre cose.

Samuel Taylor Coleridge


mercoledì, luglio 14, 2004

Great news

Questo blog si sta prendendo un po' troppe vacanze ultimamente (anche articolifilosofici a dire la verità).
Come giustificazione posso addurre che sono stato un po' in giro ultimamente, senza connessione, e purtroppo il servizio di aggiornamento di Blogger via email non funziona.

Riassumo le ultime settimane.
Giornate napoletane. Non si respirava; è chiaro che con un clima così la voglia di lavorare ti passa ben prima di alzarti dal letto. Great news: la sorellina ha superato diritto commerciale, incubo di ogni giurisprudentino, e ora l'attende solo la meritata laurea.
La fatiscenza dei trasporti pubblici napoletani è ben nota ma almeno delle metropolitane non ci può lamentare.
Da appassionato di treni ho visitato la nuova, nuova per me, linea di metropolitana. Carina, la stazione di Materdei in particolare, con un bel po' di arte alle pareti.
Sulle nuove carrozze c'è addirittura l'aria condizionata!! Cose mai viste.
Faccio notare, con orgoglio meridionale, che nella metro napoletana c'è campo per il telefonino.

Ho fatto un po' di esami, tutti promossi naturalmente. Voto medio 27.

Avere una sorella giornalista musicale ha i suoi innumerevoli vantaggi e così ho approfittato per vedere Peter Gabriel 'a scrocco', con tanto di pass MEDIA. Uno spettacolo suggestivo, anche per chi come me non è un appassionato. Sorpreso dall'età avanzata del pubblico, abbondavano gli over 40. Stessa sorpresa quando su MTV pochi giorni fa ho visto uno special sui festival di gruppi heavy metal anni 80, quelli che ascoltavo quando andavo a scuola. Alice Cooper sembra mio nonno, i Motorhead dei pensionati senza voce. Ecco gli esiti nefasti di sex, drugs and Rock & Roll: invecchi a velocità avanzata.
Chi sa come sarà Cristina Aguileira a 60 anni ... (spero che almeno le tette finte durino).

Piccola sortita romana, riabbracciato un po' di amici. Great news n.2: terrò un breve corso sulla traduzione, 10 ore, in una prestigiosa università. Quando? Nella primavera del 2006!! Sarebbe, a meno che trovi qualcosa prima, il mio primo incarico di insegnamento retribuito.

Domani verrà in Italia per qualche giorno Bláthnaid (la mia lei, per chi s'è perso le ultime puntate).

Che altro?
Beh, un caro saluto a Stefania Revs di Genova, Annina che non sento da un po', Patrizia e Tanino.

domenica, luglio 11, 2004

Ho messo tra le cose da salvare

i quadri di Picasso e di Van Gogh

cent'anni di solitudine, il vecchio e il mare

la voce di Frank Sinatra e Nat King Cole

le note di Michelle e Yesterday

i pugni che tirava Cassius Clay

e quella notte davanti alla TV

un astronave e un uomo che scendeva giu'.



Ho messo tra le cose da salvare

i goal in bianco e in nero di Pele'

l'Italia del 25 Aprile

Benigni che tiene in braccio Berlinguer

l'armonica di Blowin' in the Wind

il sogno di Martin Luther King.

Ho messo tra le cose da salvare

un vecchio giradischi che non va

una valigia di parole nuove

la nostra voglia la nostra voglia di libertà ... di libertà.



Ho messo tra le cose da salvare

'La dolce vita' e 'Singin' in the rain'

Pertini e la sua pipa da mondiale

gli assoli di Jimi Hendrix e John Coltrane

i guai di Paperino e Charlie Brown

'La Carica dei 101' e 'Peter Pan'

la mia chitarra i miei stivali da rodeo

e quel sedere che porti in giro come un trofeo.



Ho messo tra le cose da salvare

i baffi ed il bastone di Charlot

i tuoi sorrisi da fotografare

i film di Alberto Sordi e di Toto'

ho messo tra le cose da salvare

la nostra Vespa che non muore mai

e tutti quanti i baci che mi hai dato

e tutti quelli che ancora mi darai ... che mi darai ... che mi darai



Ho messo tra le cose da salvare

un vecchio giradischi che non va

una valigia di parole nuove

i nostri viaggi la nostra voglia di libertà ... di libertà ... di libertà


venerdì, luglio 09, 2004

La ricerca ha dignità pari alla preghiera perchè ha come meta la verità che è Dio.

Henri Bremond


E io aggiungerei che c'è anche altro che ci accomuna ai monaci: la povertà.


sabato, luglio 03, 2004

Filosofia

Sull'edizione locale del Il Tempo di ieri leggo una sensazionale notizia: la pubblicazione di un volume di filosofia dal titolo: Parmenide profeta della globalizzazione?
Secondo il recensore "Leggendo questo testo non soltanto si riesce a capire che cos'è l'essere di Parmenide, ma si riesce per la prima volta a 'vederlo' davanti a sè esattamente come lo 'vide' il filosofo eleate nella sua originalissima intuizione".
Finalmente! Qualcuno avvisi Emanuele Severino!

Parlando invece di cose più serie, volevo segnalare l'ultimo numero della rivista Humanitas dedicato a Perdono e giustizia nelle religioni. Raccoglie diversi interventi, tra i quali spiccano Habermas su I fondamenti morali prepolitici dello Stato liberale e Luciano Eusebi su L'antitesi religiosa alla giustizia intesa come reciprocità.
Eusebi insegna Diritto Penale a Piacenza e ho avuto modo di ascoltarlo qualche volta, lo trovo straordinario. Ha studiato in particolare le questioni della colpa e della pena da un punto di vista legale e morale.
Chiaro, pieno di idee, merita di essere letto e meditato.

giovedì, luglio 01, 2004

News

Sono stato assente da questi schermi per un po' di giorni e me ne scuso con
i miei affezionati lettori. (Nessuno si è lamentato a dire la verità)

Cominciamo con le notizie dal mondo.
La più importante è che ieri, dopo 45 anni, il tram è tornato a Dublino. E'
stata inaugurata la linea LUAS. Io sono un appassionato di treni, tram,
metropolitane e non vedo l'ora di tornare in Irlanda, a metà agosto, per
provare il viaggio su rotaia da St. Stephen's Green a Milltown.

Sono, si fa per dire, in vacanza. Oggi prima giornata di mare, domani
montagna. In realtà passo le mie giornate studiando, molto, e scrivendo,
poco.

Per quanto riguarda il lavoro accademico, ho messo insieme i vari pezzi
della tesi e a vederla tutta intera mi sono emozionato. Siamo a 30.000
parole, più o meno a metà, ora viene il bello.
Ho dovuto revisionare una voce per un'enciclopedia e ridurla da 18.000 a
6.000 caratteri, un lavoro penoso.
Più tagliavo e meno aveva senso. Alla fine è venuta fuori una cosina
striminzita, striminzita come il compenso che mi daranno. Che vita magra
quella dello studioso di filosofia. :(
L'articolo che avevo scritto per la Edinburgh Review è stato rifiutato; lo
utilizzerò, se me l'accettano, come intervento ad un convegno che si terrà
alla Dublin City University a novembre.
Per il 30 giugno dovevo scrivere un altro articolo su Husserl ed il
linguaggio, insieme a Biagio, ma siamo in alto mare.
La cosa mi preoccupa: dedico gran parte del mio tempo allo studio e produco
ben poco. E quando avrò moglie, figli e lezioni da preparare, riunioni e
altri obblighi accademici?