sabato, aprile 30, 2005

Università

Oggi parliamo di università.

La Voce riporta i risultati di una ricerca riguardante gli effetti dell'università di provenienza sul successo economico dei laureati.

Sempre in tema di istruzione universitaria, qualche giorno fa la FUCI ha organizzato un convegno di due giorni a Cosenza che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, politici, rappresentanti degli studenti ed esperti.
Le registrazioni audio degli interventi si trovano sul sito della FUCI di Cosenza.

Per approfondire la questione segnalo questi articoli apparsi negli ultimi mesi sui quodiani italiani:

Salvatore Settis, Atenei chiusi ai giovani talenti , Sole 24 ore, 1 marzo.
Attilio Bolzoni, L'università di famigliopoli, Repubblica, 5 marzo.
Alessandro Figà Talamanca, Alla nostra università serve un timone, Il riformista, 1 aprile.
Giovanni Cocconi, Due modelli: di massa o d'élite?, Europa, 9 aprile.
Ernsto Galli della Loggia, La Conferenza dei Rettori è come l'ONU, Il riformista, 6 aprile.
Luciano Modica, Lavoriamo insieme per (ri)dare voce all'Università, Il riformista, 14 aprile.

venerdì, aprile 29, 2005

"Gesù esiste", prete querelato

Don Luigi Righi parroco di un paese del Viterbese comparirà davanti al gip di Viterbo per aver scritto della certezza dell'esistenza di Gesù. Il prelato dovrà comparire in tribunale in seguito alla querela presentata dall'autore di un libro Luigi Cxxxxx (evitiamo di fare pubblicità gratuita), il quale dice di aver dimostrato il contrario. Il gip dovrà decidere se rinviarlo a giudizio per i reati di abuso di credulità popolare e sostituzione di persona.

Don Enrico Righi parroco di Bagnoregio è stato infatti iscritto nel registro degli Indagati per i reati di abuso della credulità popolare (art. 661 CP) e sostituzione di persona (art. 494 CP).

Tra i documenti depositati come prova in tribunale è anche il libro-denuncia scritto da Cxxxxx nel quale sostiene che Gesù Cristo non è mai esistito.

Le indagini hanno preso avvìo dall'accusa che il denunciante Luigi Cxxxxx ha mosso contro don Enrico Righi indicando, nelle memorie riportate al tribunale di Viterbo, come "il medesimo don Enrico Righi, volontariamente, induca in errore taluni del popolo mediante l'impostura dell'inconfutabilità di Gesù di Nazaret. Al contrario e secondo molte autorevoli fonti storiche e scientifiche, le vicende umane attribuite a
Cristo sono - come denuncia lo stesso Luigi Cxxxxx rimodellate sulla storia di un personaggio reale: un certo Giovanni di Gamala; altro e diverso dal Gesù dei vangeli; che, di conseguenza, è l'elaborazione letteraria sorta dalla ricostruzione del celebrativo ritratto traslato di costui che si ricompone facendo la tara degli originali suoi sembianti di guerrigliero indigeno antiromano. A riprova che don Enrico Righi sia solito persuadere la gente cui rivolge i propri scritti dando
per reale l'UOMO Gesù, è stato allegato il foglio del Bollettino della Parrocchia di S. Bonaventura in Bagnoregio n.245 del marzo- aprile 2002 nella denuncia".

Alle confutazioni del Luigi Cxxxxx sulla derivazione della figura di Gesù dei vangeli dalla storia di tale Giovanni figlio di Giuda, don Enrico Righi, che pure conosce il libro di Cxxxxx, ha risposto "sfidandolo, con nell'affermare nel citato bollettino e rivolgendosi a chiunque legga come sia da intendere, come da lui vi è narrato, un
essere senz'altro reale l'uomo GESU'.

Alla luce di queste argomentazioni ecco cosa Cxxxxx chiede nella sua querela:"Con il presente esposto non si vuole contestare la libertà dei cristiani di professare la propria fede , sancita dall'art. 19 della costituzione, ma si vuole stigmatizzare l'abuso che la Chiesa Cattolica commette, avvalendosi del proprio prestigio, per inculcare come fatti reali e storici, quelle che non sono altro che invenzioni. Dal punto di vista penalistico, tali falsificazioni storiche possono integrare le
fattispecie di due reati: l'abuso della credulità popolare e la sostituzione di persona (nel caso di Gesù Cristo).

giovedì, aprile 28, 2005

Procreazione assistita o eugenetica?

Riporto qui un estratto dell'intervista con la dottoressa Claudia Navarini, docente di bioetica, apparsa su zenit il 21 aprile. Il resto dell'intervista lo trovate qui.



Lei sostiene che la procreazione assistita, se non rigidamente regolata, può sfociare facilmente in pratiche eugenetiche. Ci spiega il perché?


Navarini: Come ha sostenuto il biologo della riproduzione Jacques Testart, uno dei pionieri della fecondazione artificiale, il fatto di avere l’embrione “esposto”, fuori dall’utero materno (cioè in provetta), e quindi “disponibile”, ha accresciuto la tentazione di “sceglierlo”.

L’embrione è un essere umano, come dimostrano la scienza e la riflessione intellettiva; tuttavia sempre più spesso viene percepito come il mero prodotto di una tecnica. E i prodotti, è ovvio, si scelgono, si confrontano, si comprano, si scartano se sono difettosi, quando non servono si buttano o si “riciclano”.

E così le coppie che si rivolgono alle tecnologie riproduttive, pur con buone intenzioni, si trovano coinvolte in questa logica aberrante, e non si accorgono di abbandonare la via del dono tipica della generazione umana per perseguire quella del “contratto” (soddisfatti o rimborsati).

Non si accorgono che le asettiche “valutazioni” proposte da alcuni centri per la riproduzione assistita e dai promotori dei referendum contengono principi ingiustamente discriminatori nei confronti dei bambini “imperfetti”, di quelli che non hanno tutti i requisiti ideali per accontentare la clientela, cioè per realizzare non solo il desiderio del bambino, ma il bambino del desiderio.

Che cosa c'è di male nel voler provare a produrre e scegliere le caratteristiche specifiche del nascituro?


Navarini: È naturale che un genitore abbia delle aspettative sui figli, e che desideri per i propri figli la salute, la serenità e molte altre caratteristiche: bontà, intelligenza, coraggio, bellezza, ottimismo, generosità. Queste qualità si promuovono nei figli durante la vita, cercando di trasmettere loro il meglio, nella speranza che siano sempre migliori. Fa parte dell’educazione.

È parimenti doveroso cercare di evitare complicazioni agli embrioni, ai feti, ai neonati con un comportamento responsabile prima e durante la gravidanza: si controlla attentamente l’assunzione di farmaci, si sconsiglia il fumo, si modera la fatica.

Questa si chiama prevenzione. Il quadro cambia completamente quando per avere un figlio sano (o intelligente o bello) si elimina quello malato (o ritardato o brutto). Perché di questo si tratta quando parliamo di “scegliere le caratteristiche del nascituro”: dell’eliminazione selettiva degli embrioni su base genetica o sanitaria, cioè dell’uccisione deliberata di esseri umani innocenti solo perché più sfortunati o più bisognosi di altri.

Quali secondo lei i meriti della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita?

Navarini: È senza dubbio una legge migliorativa rispetto alla precedente anarchia della “provetta selvaggia”, e ciò rappresenta già un pregio. Ponendo dei limiti all’utilizzo della procreazione assistita, ha consentito infatti di salvare parecchie vite umane che prima andavano distrutte.

Pur non rispettando realmente la legge naturale, in quanto ammette la fecondazione artificiale che comporta una inevitabile perdita di embrioni, riconosce l’embrione come soggetto di diritti. Lo riconosce per la prima volta come uno di noi, un membro del genere umano e dunque con piena dignità.

E introduce dei divieti che lo tutelano rispetto ad alcuni abusi possibili nelle tecniche di riproduzione assistita: il divieto di utilizzo degli embrioni a fini di ricerca, di crioconservazione, di selezione pre-impianto, di “distruzione”, di clonazione, di fecondazione artificiale eterologa, di riproduzione in menopausa o post mortem.

Sulla stessa linea, valorizza l’adozione, esige diagnosi di sterilità e infertilità accurate, richiede un consenso informato che espliciti tutti i rischi delle tecnologie riproduttive. Non è poca cosa per il mondo secolarizzato in cui viviamo. Speriamo che questi progressi non siano annullati dalla vittoria dei referendari. Dobbiamo continuare a lavorare con rinnovato vigore, dopo i referendum, a favore di una cultura sempre più rispettosa della vita umana e di un mondo più giusto.

mercoledì, aprile 27, 2005

Google Print

Google Print, permette di fare ricerche all'interno dei libri.
E' come in casa avere una biblioteca indicizzata elettronicamente, quello che generazioni di studiosi hanno sempre sognato.

Saldi di inizio stagione

Voi che siete ancora in Italia, mi dite più o meno quanto verrebbe a costare un pezzetto di spiaggia? Diciamo un 10 metri per 10?
Grazie

martedì, aprile 26, 2005

Dio: la ricerca e la fede

Come prevedibile, il neoPapa ed il sindaco di Venezia non ci saranno.

Arcidiocesi di Chieti-Vasto
Università degli Studi "Gabriele D'Annunzio"

Dialogo su "Dio: la ricerca e la fede"

Intervengono:
Bruno Forte
Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto
Vincenzo Vitiello
Università degli Studi di Salerno

Giovedì 28 aprile 2005 - ore 17.30
Aula Magna
Università "Gabriele D'Annunzio", Chieti

lunedì, aprile 25, 2005

Dimenticavo ...

Buon 25 aprile.

benedictsixtinth

Mentre su benedettosedicesimo.blogspot.com continuo a raccogliere i migliori articoli riguardanti Benedetto XVI, ho creato un blog simile, ma in inglese: benedictsixtinth.blogspot.com/
Making of America è una biblioteca virtuale contenente circa 8.500 libri e 50.000 articoli dell'Ottocento, tutti interamente scaricabili. Una risorsa incredibile per chi è interessato alla storia sociale degli Stati Uniti.

La collezione è particolarmente rilevante per quel che riguarda istruzione, psicologia, storia americana, sociologia, religione, scienza e tecnologia.

I 'regimi comunisti' scomparsi nelle traduzioni del Rogito

A proposito di traduzioni, ho trovato questo su ACNEws.


Il giorno 8 aprile 2005, dopo la celebrazione della Messa esequiale, la salma del Santo Padre Giovanni Paolo II, di venerata memoria, è stata deposta nella bara, poi tumulata nelle Grotte Vaticane. Prima della chiusura della bara, "l'Arcivescovo Pietro Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche - così si legge nella cronaca pubblicata ne L'Osservatore Romano del 9 aprile a pagina 4 - dava lettura del "Rogito" i cui esemplari venivano sottoscritti dai presenti. Un testo in lingua latina degno del grande evento funebre che descriveva tutte le tappe dell'intensa vita di Giovanni Paolo II dalla nascita alla morte beata". Poi - continua la stessa cronaca -, prima della chiusura, "il Maestro deponeva nella bara le monete coniate durante il Pontificato e il tubo con il "Rogito" dopo averlo sigillato". A pagina 5 dello stesso numero del quotidiano vaticano compare il testo latino del Rogito, quindi - a fianco - la traduzione italiana, e testo latino e traduzione italiana si possono trovare anche sul sito www.vatican.va insieme a quelle francese, inglese e portoghese, mentre non sono presenti traduzioni in spagnolo, tedesco né polacco. Ma la "notizia" non sta nell'assenza delle traduzioni spagnola, tedesca e polacca, o - piuttosto - nel loro verosimile ritardo, bensì nel tenore delle traduzioni pubblicate su carta e sul sito. Infatti in esse scompare il riferimento esplicito alla disgregazione dei regimi comunisti presente nel testo latino, "sintetizzati" - o, piuttosto, sostituiti -, di volta in volta, in "taluni regimi", "plusieurs régimes", "several regimes" e "certos regimes". Leggere per credere. E, dopo la lettura e la valutazione della materia dell'impossibile errore - che, quindi, si presenta chiaramente come una manipolazione -, diventa superfluo ogni commento. Per permettere la necessaria lettura sinottica presentiamo il testo originale latino del periodo in questione e le diverse traduzioni offerte da L'Osservatore Romano e dal sito vaticano, mentre, conclusivamente, proponiamo una nostra traduzione letterale del periodo stesso.



Il testo latino:

Pontificatus Ioannis Pauli II unus ex longissimis in Ecclesiae historia exstitit. Hoc temporis spatio multa sunt commutata variis in provinciis. In his communistarum quarundam nationum regiminum dissolutiones annumerantur, ad quam rem multum contulit ipse Summus Pontifex. Evangelii nuntiandi causa innumera quoque itinera varias in nationes suscepit.



La traduzione italiana de L'Osservatore Romano, che compare anche in www.vatican.va:

Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa. In tale periodo, sotto vari aspetti, si sono visti molti mutamenti. Si annovera la caduta di taluni regimi, alla quale egli stesso contribuì. Allo scopo di annunciare il Vangelo compì molti viaggi in varie nazioni.



La traduzione francese, che compare in www.vatican.va:

Le Pontificat de Jean-Paul II a été l'un des plus longs de l'histoire de l'Eglise. Durant cette période, sous divers aspects, on a vu de nombreux changements. On compte la chute de plusieurs régimes, à laquelle il contribua lui-même. Dans le but d'annoncer l'Evangile, il accomplit de nombreux voyages dans divers pays.



La traduzione inglese, che compare in www.vatican.va:

John Paul II's Pontificate was one of the longest in the history of the Church. In this period we have seen many changes, in many aspects. The list includes the fall of several regimes to which he himself contributed; and in order to proclaim the Gospel he travelled to various nations.



La traduzione portoghese, che compare in www.vatican.va:

O pontificado de João Paulo II foi um dos mais longos da história da Igreja. Nesse período, sob vários aspectos, verificaram-se muitas mudanças. Conta-se a queda de certos regimes, para a qual ele mesmo contribuiu. A fim de anunciar o Evangelho realizou muitas viagens, em várias nações.



Traduzione redazionale di ACNews:

Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa. Durante questo periodo vi sono stati molti mutamenti in diversi paesi. Fra questi si contano la disgregazione dei regimi comunisti di alcune nazioni, alla quale ha molto contribuito lo stesso Sommo Pontefice. Per annunciare il Vangelo ha pure intrapreso numerosi viaggi presso diverse nazioni.

domenica, aprile 24, 2005

L'ultimo bacio di Zach Braff

Zach Braff, regista di Scrubs e di Garden State, sta preparando la versione americana de L'ultimo Bacio di Muccino.
Qui maggiori dettagli.

sabato, aprile 23, 2005

--- Luca ***** wrote:
> Secondo me viviamo in uno strano mondo, da una
> parte, c'è un mondo in cui si hanno molti figli e
> non si sa come sfamarli, da un'altra parte un mondo
> in cui la voglia di maternità è talmente grande che
> si spendono cifre enormi per riuscire ad avere un
> figlio. Se dovessi esprimere un giudizio morale,
> direi ke è tutto un po' assurdo, però, può lo stato
> intervenire sulle libertà dei cittadini? Per me no,
> perchè lo stato deve intervenire sulle libertà del
> cittadino solo qualora le azioni dello stesso ne
> danneggino un altro. E avere un figlio con la
> fecondazione assistita non danneggia nessuno. A
> tutto ciò premetto la mia avversione morale a questa
> pratica, che mostra in modo esasperato le disparità
> della nostra civiltà. Ma il giudizio morale non può
> interferire con la libertà degli altri (è sacra).
> Con questo rispetto la sua idea, anche se non ho
> colto in pieno le motivazioni che la portano a non
> volere questa legge sulla FIV. Mi piacerebbe avere
> una sua risposta.
> Ciao Luca


Caro Luca, grazie per l'interesse mostrato nei confronti delle mie opinioni.
Io non ho mai scritto di non volere questa legge, perché non lo penso.
Ho scritto, senza praltro argomentare molto, che sono contrario alle tecniche di fecondazione artificiale. Giustamente lei mi ricorda che ad una condanna morale non corrisponde automaticamente un divieto imposto per legge. Non tutto ciò che è moralmente illecito dev'essere vietato per legge ed uno dei criteri perché un'azione sia illegale è che rechi danno ad un altro soggetto. Vero, vero, anche se non è l'unico criterio. (Il matrimonio poligamico ad esempio non reca danni eppure è vietato nel nostro ordinamento).

La ragione per cui sono contrario alla FA è che comporta un alto numero di perdite di vite umane, gravi sofferenze per la donna, e snatura l'atto coniugale. La questione poi si complica ulteriormente se prendiamo in cosiderazione questioni come seme donato, uteri in affitto, congelamenti, selezione eugenetica, ecc.
La legge ha il merito di aver regolamentato la situazione esistente ed aver maggiormente tutelato il nascituro.

In realtà la legge permette una pratica che comporta una percentuale di morti o malati gravi molto più alta di quanto avviene con la fecondazione naturale. Reca quindi danno ai soggetti coinvolti? Sì e questo potrebbe essere un buon motivo per bandirla completamente. Il problema è il legislatore deve tener conto non solo dei principi (e delle conoscenze scientifiche) ma anche della misura in cui questi sono accettati socialmente. E poichè questo consenso non c'è, si deve trovare un equilibrio che salvaguardi da un lato i principi e dall'altro le diverse opinioni. La legge 40 è il risultato di questo equilibrio e pertanto la difendo. Nello stesso tempo mi impegno a farne conoscere anche i limiti, nella speranza che si diffonda una sensibilità diversa per quanto riguarda i temi legati alla vita.

Cordialmente
Angelo

giovedì, aprile 21, 2005

Relativismo e solitudine

Ogni grande quotidiano in occasione dell'elezione di Benedetto XVI ha sfornato le proprie migliori firme e tanti sono i pezzi degni di nota. Ho cercato di farne una selezione, qui.
Devo dire che quelli che più mi sono piaciuti sono apparsi su Il Mattino di Napoli, a firma di Bruno Forte, Aldo Masullo ed Eugenio Mazzarella, tutte persone alle quali per vari motivi sono legato.

Metterò su questo blog solo l'intervento di Masullo, filosofo laico che ho avuto la fortuna di avere come insegnante.
Tutti gli altri su benedettosedicesimo.blogspot.com


Relativismo e solitudine

di Aldo Masullo

C'è sempre nella vita dell'uomo qualche momento in cui un'irreparabile perdita morale lo carica di una disperazione così profonda e così «interna» da richiedere il conforto di un ascolto autentico capace, magari con l'amoroso silenzio, di lasciarne defluire la terribile piena riducendone la distruttività. E spesso allora l'uomo si chiede smarrito, senza risposta: «A chi lo dico?». Questo - l'insuperabile solitudine - nell'esistenza umana è il punto limite della sofferenza. Esso segna la condizione non soltanto dell'individuo ma della specie umana. Allora lo scienziato, che pensa nei termini di una ragione rigorosamente contenuta nei limiti dell'esperienza, alla fine non può non lasciare che le sue conclusioni vibrino di una trattenuta angoscia.
Jacques Monod scrisse in un celebre libro sulla biologia contemporanea: «L'uomo finalmente sa di essere solo nell'immensità indifferente dell'universo da cui è emerso per caso. Il suo dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo». Joseph Ratzinger, oggi papa Benedetto XVI, fin dai suoi esordi teologici colse nella situazione esistenziale dell'epoca della «scienza» la drammatica provocazione della sua ricerca religiosa. Nella Introduzione al Cristianesimo, del 1968, citava la scena di apertura di un dramma di Paul Claudel, in cui un missionario gesuita, naufrago alla deriva nelle acque ribollenti dell'oceano, grida al Dio della sua fede: «Sono davvero confitto in croce, ma la croce da cui pendo, non è più attaccata a nulla. Essa va alla deriva sul mare». E in Fede e futuro del 1970, ancora ripeteva: «Anche tra i credenti si diffonde sempre più un sentimento, quale può gravare tra i compagni di viaggio di una nave che affonda. Essi si domandano, se la fede cristiana abbia ancora un futuro, o se, invece, non si renda sempre più palese come essa sia semplicemente superata dal progesso intellettuale». Ratzinger è il teologo del naufragio e della solitudine. Con la morte di Dio, che caratterizza l'età della scienza come dominio della ragione nei limiti dell'esperienza, l'uomo resta orfano e solo, non ha più nessuno «a cui dirlo» il suo male, crudelmente insanabile poiché alla fine non v'è che il nulla. La solitudine è murata nel nichilismo. Sembra allora che l'ancor giovane Ratzinger trovasse la spinta propulsiva della sua ricerca teologica nella «pietà», tanto nel significato, originario, di devozione a Dio, quanto nell'altro, derivato, di compassione per l'uomo. Religioso è il pensiero dunque che, per compassione dell'uomo, per salvarlo dalla disperazione della solitudine, gli offre attraverso la fede in Dio il punto archimedeo su cui sollevarsi per non essere travolto. Il giovane teologo, ancora nella Introduzione al Cristianesimo, dichiarava che lo scopo della sua opera è di «aiutare a far comprendere in maniera nuova la fede, presentandola come agevolazione all'autentico vivere umano nel mondo odierno, spiegandola e interpretandola, senza d'altra parte degradarne la consistenza ad un vacuo chiacchierio che stenta faticosamente a mascherare un totale vuoto spirituale». Credo che qui, insieme con la motivazione esistenziale della pietà per l'altrimenti irreparabile solitudine dell'uomo, si trovi strettamente connesso il programma in nuce di un intero pontificato. Alla luce di queste considerazioni, io stesso credo di comprendere il frontale attacco dell'omelia dell'altro ieri contro i «venti di dottrina», le «correnti ideologiche», le «mode del pensiero», mentre in un medesimo cestino da svuotare viene ammucchiata anche una seria e severa filosofia qual è, nonostante tutto, il «relativismo». Certo, se il «relativismo» fosse «il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina"», cioè se fosse non propriamente un pensiero, ma al contrario una debolezza mentale, la macanza di coerenza intellettuale e di fermezza morale, allora sì sarebbe lo stolido nemico non solo della fede ma pure della ragione. Che sarebbe una ragione senza coerenza, un «logos» che non fosse capace, come invece comporta l'etimologia stessa della parola, di raccogliere la varietà vissuta dell'esperienza nell'ordine di un concetto unitario, sempre pronto peraltro ad aprirsi a investigazioni e discorsi critici, e perciò non solo resistente ma pure fecondo? Ma il «relativismo» seriamente filosofico è il presupposto implicito nella possibilità stessa che il teologo ha di parlare con me, e con qualsiasi altro uomo. Se fossimo pietre o alberi, non ci sarebbe «relazione» tra noi, non saremmo l'uno «relativo» all'altro. Se ognuno di noi fosse «assoluto», cioè chiuso nel suo isolamento, barricato nella sua presunzione tutto sommato narcisistica, non potrebbe esservi scienza, che è collaborante confronto e controllo dialogico, ma non potrebbe esservi neppure religione, che prima d'ogni altra cosa è comunicazione della rivelazione divina e propagazione persuasiva. Se d'altra parte non vi fossero altrettanti punti di vista quanti siamo noi, e la loro relativa assolutezza (onde nessun punto di vista può essere confuso o barattato con un altro, e qui è il fondamento dell'assoluta dignità della persona!), se dunque non vi fosse l'assoluta relatività della relazione tra le assolute (e perciò inviolabili) coscienze individuali, allora non vi sarebbe né comunicazione né comunione tra gli uomini, non vi sarebbe la parola ma, questa volta sì, non la solitudine, che è ancora un parlare con se stessi, ma l'insensato isolamento dell'afasia. Se in ciò è l'essenza del relativismo filosofico, sono sicuro che un uomo della levatura intellettuale di Joseph Ratzinger non questo intende ma la inconsistente banalità e frivolezza del vivere senza ideali. Resta che la personalità del nuovo Pontefice è certamente animata da una emozione morale, umanissima: la pietà per la solitudine dell'uomo, ad alleviare la quale a uno spirito religioso non basta, come al razionalista, il pensiero confortante della solidale comunità degli uomini, ma occorre ciò che solo la fede può dare, il sentimento di non essere orfani.

Movimenti

Sarà Benedetto XVI a venire a Chieti o S.E. Bruno Forte ad andare a Roma?

Il Papa vuole a Roma il suo Forte “delfino”
L’arcivescovo di Chieti-Vasto verso la guida della Congregazione per la Dottrina della Fede

Il Messaggero.

Sul sito della Diocesi gli auguri ufficiali del Vescovo.

(Io comunque sono sempre a Dublino, non in Abruzzo).

mercoledì, aprile 20, 2005

Sopire i dissensi e le discordie

Riporto la parte finale dell'editoriale che Francesco Paolo Casavola ha scritto per Il Messaggero di oggi.
L'intero articolo lo trovate qui.

Ho rivisto il cardinale Ratzinger l'8 settembre dello scorso anno, nel Duomo di Napoli, quando presiedeva la consacrazione episcopale del teologo Bruno Forte, oggi arcivescovo di Chieti-Vasto. La sua omelia era costruita con la chiarezza di una lezione universitaria. In grado di far risuonare molte corde intellettuali ma anche suscitare una profonda commozione del cuore nella folla che lo ascoltava così eterogenea e perciò proprio così organica quale deve essere una comunità di credenti. Un pastore che le pecore riconoscono alla voce e da quella voce si sentono rassicurate e disposte ad essere docilmente condotte lungo le strade della vita. E tuttavia chi avrebbe potuto immaginarlo Papa? Ch'egli fosse profondamente legato a Giovanni Paolo II era noto, e l'omelia pronunciata nella prima messa del novemdiale vibrava della commozione per la perdita del padre e dell'amico. Ma deve essere stata la seconda omelia, quella della messa de eligendo pontifice , a persuadere il collegio cardinalizio a far convergere la scelta su di lui, come unico tra loro a poter raccogliere l'eredità di una Chiesa sollevata dalla straordinaria energia del Papa polacco al di sopra delle agitate vicende del mondo contemporaneo. Egli soltanto, così diverso nello stile e nel carattere da Karol Wojtyla, e pure così determinato e forte nel proseguire una strada aperta dalla convergenza di fede e ragione, è apparso come indicato dallo Spirito di Dio ai suoi elettori. Aveva dettato le meditazioni alla via Crucis del Colosseo in assenza del Papa immobile e muto nella sua stanza di morituro. Le sue parole non potevano non esprimere il pensiero del suo Papa, e quella medesimezza casuale di ruoli deve essere stata come una investitura di fatto, presagio di quella che sarebbe venuta poi dal Conclave.
I segni di Dio sono attorno a noi e non siamo allenati a scoprirli. Se vorremo seguire l'insegnamento del nuovo Papa dovremo educarci a vedere nella nostra esistenza, in quelle del nostro prossimo, nella storia del mondo i segni del Signore in cui crediamo. Altrimenti come potremmo dire sia fatta la tua volontà, non la mia? Perché il nuovo Papa si è dato il nome di Benedetto XVI, sarà domanda cui ci si eserciterà in questi giorni a dare molteplici risposte. Ma la pietà religiosa di Benedetto XV, l'aristocratico marchese Giacomo Della Chiesa, che passava lunghe notti nell'adorazione del S.S. Sacramento dopo il lavoro nella Segreteria di Stato, deve avere evocato un profilo di affinità elettiva con il nuovo Papa.
E poi la inesausta deplorazione di Benedetto XV della “inutile strage”, quando scoppiò il primo conflitto mondiale, la sua denuncia del nazionalismo, dell'odio di classe e di razza devono avere convinto, e chissà da quando, il tedesco cardinale Ratzinger a fare di quel Papa un suo ispiratore. E forse ricorderei per Benedetto XVI, con cui non oserei più avventurare una conversazione tra colleghi professori, un passaggio dell'enciclica Ad Beatissimi del suo omonimo predecessore: «Noi dovremo rivolgere una attenzione specialissima a sopire i dissensi e le discordie tra i cattolici quali esse siano, e ad impedire a non fare più uso di quegli appellativi di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici».

papabenedettoxvi.ilcannocchiale.it

Neanche l'hanno eletto e già ha aperto un blog!
E c'è pure il suo primo discorso.

Mi piace, mi piace questo Papa tecnologico.

martedì, aprile 19, 2005

Benedetto

The Holy See

HABEMVS PAPAM


BENEDICTVM XVI






E che Dio lo benedica.

domenica, aprile 17, 2005

Irish Pope?

Domani inizia il conclave, potevamo noi mancare al chiacchiericcio mediatico?
Giammai.
Contribuiremo naturalmente da una prospettiva particolare, quella irlandese.

Tra i votanti ce n'è solo un vescovo irlandese, Desmond Connell, arcivescovo emerito di Dublino ed ex Primate of Ireland.
Si tratta del primo arcivescovo di Dublino che partecipa ad un conclave.
Di formazione filosofica, ha insegnato per oltre 30 anni nel mio dipartimento, a UCD. Avrà doti di studioso ma dal punto di vista pastorale non ha certo brillato, ricevendo molte critiche per come ha gestito alcuni scandali legati a preti pedofili.
Il suo successore invece, Dairmuid Martin, Primate of Ireland, promette bene ma non è un cardinale.

L'altro cardinale irlandese è Cahal Daly, arcivescovo emerito di Armagh e ex Primate of All Ireland, che però per ragioni di età non partecipa al conclave.
Neppure Seán Brady, l'attuale Primate of All Ireland, è un cardinale e pertanto non sarà a Roma.
(Sulla differenza tra Primate of Ireland e Primate of All Ireland si veda qui).

E' quindi da escludere completamente l'ipotesi di un papa irlandese?
Forse no, anche se è piuttosto improbabile. In realtà Desmond Connell non è l'unico 'irlandese' che prenderà parte al conclave. Anche non tenendo conto degli americani di origine irlandese, non possiamo dimenticare Keith Michael Patrick O'Brien Arcivescovo di Saint Andrews e Edinburgh, nato a Ballycastle nell'Irlanda del Nord, e Cormac Murphy-O'Connor, Arcivescovo di Westminster, successore del compianto cardinale Basil Hume.
Ad esser precisi Murphy-O'Connor è nato a Reading ma ha evidenti origini irlandesi.
Il suo nome è comparso tra i papabili anche sulla stampa italiana anche se con scarse probabilità ma si sa quanto è difficile fare previsioni in questi casi.



Cormac Murphy-O'Connor, primate di Inghilterra e Galles e vicepresidente del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee) ha un passato di giocatore di rugby.
E' considerato di orientamento progressista, per quel che questi termini possano valere in campo ecclesiale, ha buoni rapporti con l'Opus Dei, e le sue recenti dichiarazioni sull'aborto lo hanno ingiustamente accusato di appoggiare il partito conservatore inglese. (La revisione della legge sull'aborto è un tema di grande attualità nei dibatti riguardanti le prossime elezioni nel Regno Unito).


Il cardinale Murphy-O'Connor è un uomo di una simpatia eccezionale. L'ho conosciuto a Lille lo scorso settembre in occasione delle settimane sociali francesi quando una sera alla piccola delegazione irlandese (5 più il sottoscritto irlandese di adozione) che andava in cerca di un locale dove spassarserla si è unita la delegazione inglese, cardinale compreso.
Che irlandesi ed inglesi possano bere insieme insieme è un miracolo dello Spirito. ;)
Cormac Murphy-O'Connor mi sedeva dinnanzi per cui abbiamo chiacchierato tutto il tempo, anche in italiano, che conosce bene essendo vissuto diversi anni a Roma, prima come studente e poi in quanto direttore dell'English College.
A fianco a lui c'era un prete sposato, un ex pastore anglicano che è stato accolto nella Chiesa Cattolica con la moglie e successivamente ordinato presbitero. (Indimenticabile il racconto della sua conversione, così simile a quello del mio amato Newman.)
Del cardinale ricordo l'affabilità e la semplicità. Nei giorni successivi avrebbe dovuto parlare ad un'assemblea di intellettuali non cattolici e ci confidò che la cosa lo preoccupava. Tra una birra e l'altra volle un parere da noi giovani che gli sedevamo attorno. Un grande.

Domani iniziano le votazioni, auguri Cormac!

sabato, aprile 16, 2005

Perchè sono contrario alla FIV?

Perchè sono contrario alla Fecondazione In Vitro in ogni caso?
Leggete un po' cosa ho trovato su lacittadella.

Il ricorso alla FIV comporta un aumento del numero di bambini con basso peso alla nascita in quanto la FIV è associata ad alto tasso di gemellarità (fino al 40% dei parti trigemini associati a FIV negli USA). I bambini che hanno basso peso alla nascita sono a maggior rischio per disabilità e morte ed è stato anche dimostrato che ci sono più bambini con basso peso alla nascita per via della FIV che nelle gravidanze normali. (Schieve LA et al: Low and very low birth weight in infants conceived with use of assisted reproductive technology. N Engl J Medicine 2002).

I bambini nati da FIV evidenziano un accresciuto rischio di sviluppare patologie cerebrali. (Stromberg B et al: Neurological sequelae in children born after in-vitro fertilisation: a population-based study. Lancet 2002;359:461-5).

I bambini concepiti con ricorso ad ICSI o FIV, hanno un rischio raddoppiato di soffrire per un qualche deficit maggiore alla nascita rispetto a quanto si osserva comunemente nella popolazione generale. (Hansen M et al: The risk of major birth defects after intracytoplasmic sperm injection and in vitro fertilisation. N Engl J Medicine 2002;346(10):725-30)

I bambini nati da FIV hanno più frequentemente bisogno dei servizi dei centri di riabilitazione rispetto alla popolazione generale ed il loro rischio di paralisi cerebrale risulta triplicato. In uno studio australiano ben l'8.6% dei bambini nati da FIV aveva deficit maggiori alla nascita, il doppio che nei controlli. (Koren G: Adverse effects of assisted reproductive technology Pediatr Res 2002).

Il rischio di avere un bambino portatore di handicap è dell’ 11% dopo FIV contro il 5% dopo un concepimento naturale. (Neurological sequelae and major birth defects in children born after in-vitro fertilization or intra-cytoplasmic sperm injection. Eur J Pediatr 2003;162:64).

La mortalità perinatale è più alta del 40% nelle gravidanze gemellari da FIV rispetto alle normali. (F.M. Helmerhorst et al: Perinatal outcome of singletons and twins after assisted conception: a systematic review of controlled studies. British Medical J 2004; 328:261).

Feinberg e DeBaun (John Hopkins University) hanno osservato che il 4.6% dei pazienti con sindrome di Wideman-Beckwitt erano stati concepiti con FIV (malattia altrimenti riscontrabile solo in 1 caso su 15.000). Cinque bambini olandesi concepiti con FIV hanno poi presentato retino-blastoma, un cancro infantile della retina che si osserva altrimenti solo in 1 caso su 17.000. (Powell K: Seeds of doubt. Nature 2003;422:656-9).

Un libro pubblicato dal Prof. Benoît Bayle dal titolo “L'embryon sur le divan. Psychopathologie de la conception humaine” (Parigi, 2003), evidenzia rischi a lungo termine per la salute psichica dei bambini nati da fecondazione in vitro: Bayle parla di “sindrome del sopravvissuto” per molti bambini nati da FIV. Questo disturbo, analogo a quello già descritto in relazione a soggetti sopravvissuti ai campi di concentramento, si manifesta con sensi di colpa (altri sono morti per farmi vivere) e/o di onnipotenza (io ce l'ho fatta perché sono indistruttibile).

Nella permissiva Inghilterra, dal marzo 2005, alle donne con meno di 40 anni che accedono alla fecondazione in vitro potranno essere impiantati due soli embrioni per ogni ciclo di trattamento. È la nuova indicazione restrittiva approvata dalla Human Fertilisation & Embryology Authority (HFEA) del Regno Unito, per limitare il numero di gravidanze multiple da FIV che mettono a rischio la salute dei bambini e delle mamme. A questo proposito titolava il Corriere della Sera del 21/04/2004: “Muore dopo la fecondazione assistita la casalinga di Sciacca che si era sottoposta a iperstimolazione ovarica”.

La Legge 40/2004 vieta la diagnosi pre-impianto allo scopo di evitare qualsiasi tipo di selezione eugenetica, una pratica odiosa che, dopo la fine della II Guerra Mondiale, era stata proibita, con opportune modifiche costituzionali, in diversi paesi d’Europa (Austria, Germania e Svizzera) in conseguenza del passato nazista di alcuni di questi. Ma la legge vieta la diagnosi pre-impianto anche perchè è una procedura tutt'altro che priva di rischi per il nascituro e con possibilità di errore fino al 10%. Da un embrione di sole otto cellule, previa perforazione della membrana, ne vengono sottratte ben due. L'embrione che ha subito questa biopsia è un embrione ferito, che in un numero non irrilevante di casi muore già prima del trasferimento in utero. Se poi arriva allo stadio di sviluppo successivo anche le sue possibilità di impianto sono comunque minori.

venerdì, aprile 15, 2005

Ratzinger boys

Su splinder un gruppo di bontemponi ha messo su un uno pseudo blog per sostenere la candidatura al papato di Ratzinger.
Che fosse un falso non ci voleva molto a capirlo, peccato che ci siano cascati prima Repubblica e poi Il Riformista, il Corriere della Sera e Libero. Che vergogna il giornalismo nostrano.

Non mi scandalizzo, la blogsfera pullula di false identità, cloni satirici, pseudoepigrafi. Mi sorprende solo l'incapacità della stampa nel discernere ciò che è autentico da quel che è vile imitazione, in questo caso evidentissima.

Almeno Luigi Castaldi (Malvino) anche quando scrive sotto altro nome sa quel che dice e lo dice anche bene. Questi no e dopo due righe ti stufi.
Bravi comunque, se non altro avete mostrato il limite di certi vaticanisti che in questi giorni rincorrono qualsiasi parvenza di notizia.

Sempre a proposito di cloni satirici, per chi gradiva il 'papa' che scriveva su PersonalitàConfusa, questo suo ultimo saluto è eccezionale.

ps.
Malvino ne ha combinata un'altra delle sue. Ha creato il blog dei Tettamanziboys su splinder ma non si è accorto che era loggato e così ha bruciato Parola di Carne, uno dei suoi pseudoblog cattolici.

giovedì, aprile 14, 2005

Brand New Colony


I'll be the grapes fermented,
Bottled and served with the table set in my finest suit
Like a perfect gentlemen
I'll be the fire escape that's bolted to the ancient brick
Where you will sit and contemplate your day

I'll be the waterwings that save you if you start drowning
In an open tab when your judgement's on the brink
I'll be the phonograph that plays your favorite
Albums back as your lying there drifting off to sleep...
I'll be the platform shoes and undo what heredity's done to you...
You won't have to strain to look into my eyes
I'll be your winter coat buttoned and zippedstraight to the throat
With the collar up so you won't catch a cold

I want to take you far from the cynics in this town
And kiss you on the mouth
We'll cut out bodies free from the tethers of this scene,
Start a brand new colony
Where everything will change,
We'll give ourselves new names (identities erased)
The sun will heat the grounds
Under our bare feet in this brand new colony
Everything will change, oOo oOo...

Scienza e Vita



Il sito Comitato Scienza e Vita ha una nuova, elegante veste.

Le piccole bugie del grande Amato

In un saggio pubblicato ieri 11 Aprile sul "Corriere della Sera", Giuliano Amato accusa di dogmatismo i difensori della legge n. 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Secondo l’ex premier coloro che si oppongono ai referendum rifiutano il dialogo arroccandosi in una difesa dogmatica, che trascurerebbe dati di evidenza scientifica dai quali si dovrebbe desumere che nei primi giorni successivi all’unione dei gameti maschile e femminile non si ha ancora un embrione, cioè una vita umana, ma solo un fenomeno diverso (ovocita, ootide, ecc.), su cui sarebbe pertanto legittimo sperimentare.

A questo autorevole intervento si possono opporre almeno tre obiezioni.
In primo luogo l’accusa di dogmatismo e di scarsa disponibilità al dialogo, rivolta ai difensori della legge n. 40, sembra davvero un po’ fuori dal mondo, in quanto tralascia del tutto di prendere posizione sugli argomenti utilizzati dai promotori dei referendum. Purtroppo per mesi abbiamo assistito a strilli e cinguettii dei radicali e delle femministe diessine che hanno usato i seguenti epiteti nei confronti della legge n. 40: "oscurantista", "crudele" ("cruel and unusual", per i più colti), "nemica delle donne", "clericale", per citare solamente i primi che vengono alla mente. Solo per le leggi razziali si sono usati epiteti più accesi. E questo non solo nel linguaggio di politici di ben nota profondità argomentativa come Alfonso Pecoraro Scanio e Alessandra Mussolini, ma anche in letteratura pseudoscientifica (ha letto l’onorevole Amato gli articoli di Paolo Veronesi su "Quaderni costituzionali" e di Michela Manetti su "Politica del Diritto"?).
Dunque, anche ammesso che da parte dei difensori della legge vi siano talvolta toni fermi o netti, ciò dipende in primo luogo dai termini in cui la questione è stata (da altri) impostata e in secondo luogo dal ricorso allo strumento referendario, il quale, come è noto, non favorisce certo le mediazioni ed irrigidisce le contrapposizioni. Non è questa, purtroppo, l’ora della problematicità, ma quella delle scelte. E proprio l’astensione nel referendum è la via più indicata da un lato per dire un fermo no al modo poco civile in cui i promotori hanno impostato la campagna referendaria e dall’altro per non chiudere la porta ad una prosecuzione della riflessione sulla legge, se il quorum non scatterà ed essa resterà in vigore.

Detto ciò sul metodo del confronto, è bene passare al merito. Amato evoca una letteratura americana dalla quale si desumerebbe una discontinuità nel processo di formazione dell’embrione, cui conseguirebbe l’esigenza di un trattamento differenziato del cosiddetto preembrione. Su questo punto è bene ripetere quanto si è già detto, anche perchè Amato non supera l’argomentazione già proposta. E’ sicuramente controverso dal punto di vista scientifico se il processo di formazione dell’embrione sia continuo o meno e ciò è argomento di discussione fra gli scienziati. Tuttavia non sembra si possa affermare che sulla "discontinuità" nell’evoluzione dell’ovulo fecondato vi sia nella comunità scientifica quell’accordo unanime o quantomeno quella larga maggioranza che renderebbe legittimo il paragone con il caso Galileo, incautamente proposto da Amato. Ove tale dimostrazione vi fosse, occorrerebbe - è il suo ragionamento - rivedere la tesi della intangibilità del "prodotto del concepimento" sin dall’inizio. Ma in un ordinamento ispirato al favor vitae spetta ai sostenitori della discontinuità fornire tale prova al di là di ogni ragionevole dubbio. Mentre il dubbio permane - e questa è oggi l’unica certezza, niente affatto dogmatica, però - è più ragionevole optare per la tutela di quella che appare vita umana. Tanto più che il valore da limitare - la libertà di ricerca - non può essere inteso come assoluto, anche considerato che i vantaggi dell’utilizzazione delle cellule staminali embrionali non sono del tutto certi, né paiono mancare le alternative.

Su un punto, poi, l’articolo di Amato contiene addirittura un errore. Nella foga di criticare una delle disposizioni più controverse della legge (quella che limita a tre il numero massimo di embrioni da produrre e da impiantare in ciascun ciclo di fecondazione assistita), l’ex premier intende il numero di tre come un numero "rigido" vincolante in ogni caso per il medico. Ebbene tale rigidità esiste nel massimo (e ciò desta qualche perplessità, per il vincolo eccessivo rispetto alle esigenze del caso singolo e all’autonomia del medico), ma non nel minimo, come Amato sembra credere.
Ancora una volta si imputa ad una legge non certo perfetta un difetto che non presenta. Dovremo abituarci a questa e ad altre piccole menzogne, da qui al 12 giugno...

Marco Olivetti

Il primo viaggio del Papa?

Il mio Vescovo ha organizzato un incontro teologico a Chieti, per il 29 aprile, invitando Ratzinger, Cacciari e Vitiello.
Cose mai viste in terra teatina!
Purtroppo il Cardinale potrebbe essere impegnato in conclave e Cacciari con il ballottaggio. (Vitiello immagino non stia correndo per nessun incarico così prestigioso)

Rimandato tutto? No, anzi, a sentire il Vescovo, "il Cardinale mi ha confermato la disponibilità a venire a Chieti, se sarà ultimato il Conclave nel quale potrebbe anche essere eletto Papa. Chissà che non venga a Chieti ugualmente, anche come Pontefice, ci affidiamo alla Divina Provvidenza"

Avete capito insomma per chi tifiamo dalle nostre parti, e chissà che il nuovo Papa non venga a farci visita molto presto.

mercoledì, aprile 13, 2005

Dopo Dio e l'idraulico c'è il traduttore

Dopo Dio e l'idraulico c'è il traduttore

Intervista a Delfina Vezzoli, traduttrice di DeLillo, Pirsig, Nin, Rhys, Ginsberg, Golding, Brodkey, Vonnegut, McGrath, Theroux, Ballard, Leavitt.

martedì, aprile 12, 2005

Cattolico democratico, scelgo di astenermi

Non si può negare una sensazione di disagio che la scelta del "non voto", in vista del prossimo referendum sulla procreazione assistita, determina in alcune componenti della cattolicità italiana, ed in particolare in quelle che si richiamano alla tradizione del cattolicesimo democratico. Per la prima volta nella storia della Repubblica, i cattolici – e la stessa Chiesa italiana nella sua espressione più ufficiale, la Conferenza episcopale italiana – si pronunziano per l’astensione, sia pure un’astensione seriamente motivata e proposta come indiretta scelta di voto, piuttosto che come pura e semplice "rinunzia al voto". E dunque – si pensa e si scrive da talune parti – i cattolici negherebbero il valore di quel supremo "appello al popolo" che i Costituenti (anche i Costituenti cattolici) hanno voluto per evitare sempre possibili prevaricazioni del Parlamento sulla reale volontà del Paese.
L’argomento avrebbe la sua forza se si fossero verificate, e si verificassero, tre precise condizioni.
La prima di queste condizioni è un reale appello alla coscienza dei cittadini contro ogni tentativo di manipolazione esterna. Ma già all’indomani della decisione della Corte uno dei più autorevoli quotidiani italiani ha "ufficialmente", e dichiaratamente, preso posizione per il "sì" ai quattro quesiti, senza interrogarsi minimamente circa il reale sentire dei propri lettori. Analogamente hanno fatto pressoché tutti i partiti e i movimenti che contro quella legge si erano schierati, giungendo sino all’intimidazione degli eventuali (e reali, ma quasi sempre silenziosi) dissenzienti.
La seconda di questa condizioni è un effettivo e schietto dibattito che punti ad un reale equilibrio fra le parti in causa. Ma chi segua anche superficialmente i grandi mezzi di comunicazione di massa sa benissimo che così non è e che vi è un’immensa sproporzione fra i fragorosi altoparlanti dei fautori di una procreazione assistita senza limiti e senza freni e le flebili voci che si levano in segno contrario. L’"isolamento" – ma, a giusto titolo, "splendido" – di <+corsivo_bandiera>Avvenire <+tondo_bandiera>è, al riguardo, emblematico.
La terza di queste condizioni è che si sia di fronte ad una scelta comprensibile alle donne e agli uomini comuni, al di là di complesse valutazioni scientifiche che chiamano in causa la genetica, la medicina, la biologia: perché è su tematiche accessibili a tutti che ha senso l’"appello al popolo", un popolo che si presume possa essere chiaramente informato della posta in gioco. Ma ogni onesto osservatore della realtà deve constatare che non è così e che, ancora una volta, si tratterà di un voto essenzialmente ideologico (da una parte, occorre pur dirlo, ma talora anche dall’altra).
In questo contesto la dolorosa scelta dell’astensione è non solo legittima, ma democraticamente giustificata. E’ una scelta eccezionale di fronte ad una problematica eccezionalmente complessa. Quando l’istituto del referendum sarà stato ricondotto alla sua logica originaria, anche i cattolici democratici faranno sino in fondo, come sempre, il loro dovere.

Giorgio Campanini

Da www.impegnoreferendum.it

RadioSéverine

RadioSéverine, la prima radio per non udenti.

lunedì, aprile 11, 2005

Cazzate



Leggevo stamattina sul Wall Street Journal una bella recensione dell'ultimo lavoro di Harry Frankfurt.

Frankfurt è un famoso professore di filosofia che ha insegnato a Yale e Princeton. Membro della American Academy of Arts and Sciences, è conosciuto nella comunità accademica più che altro per i suoi lavori sulla libertà.
Ormai in pensione, si è divertito a scrivere un libricino di 80 pagine che è diventato un bestseller, grazie in particolare al titolo: On Bullshit, che in italiano corrisponde più o meno a cazzata.

La tesi di Frankfurt è molto semplice: "Una delle più salienti caratteristiche della nostra cultura è che è piena di cazzate. Tutti lo sanno. Ognuno contribuisce a diffonderle ma tendiamo a considerare la situazione scontata. Molti sono convinti di essere capaci di riconoscere una cazzata e di saper evitare di esserne coinvolti, per cui il fenomeno non ha destato molta preoccupazione. Non abbiamo una chiara comprensione di cosa sia una cazzata, perchè ce ne siano così tante e quale sia la loro funzione. Ci manca insomma una teoria della cazzata."

Spero di avere tra le mani quanto prima il lavoro di Frankfurt, che viste le dimensioni si legge in un giorno. Non posso però trattenermi dal confidarvi che scorrendo le righe di presentazione sul sito della Princeton University Press ho pensato a quante bullshit ho sentito durante gli ultimi giorni. Il premio però per la più grande cazzata dell'anno va indubbiamente a Dario Fo che sul Corriere ha chiamato Giovanni Paolo II 'l'unico comunista rimasto in Italia'. Un po' come dire che il rabino capo di Varsavia era l'ultimo dei nazisti.

C'è sempre qualcuno che non ha niente da dire e lo vuole ribadire continuamente.

MozBlogBar

Se utilizzate Mozilla e volete gestire ottimamente i collegamenti ai vostri blog preferiti, questa barra fa per voi:

mozBlogBar

Redemption Songs

I Jars of Clay sono tornati con il loro nuovo settimo album: Redempion Songs.
Si tratta questa volta non di brani originali ma di una raccolta di inni classici, ascoltabile interamente sul loro sito ufficiale.



Track Listing
1. God Be Merciful To Me
2. I Need Thee Every Hour
3. God Will Lift Up Your Head
4. I'll Fly Away
5. Nothing But the Blood
6. Let Us Love and Sing and Wonder
7. O Come and Mourn With Me Awhile
8. Hiding Place
9. Jesus, I Lift My Eyes
10. It is Well With My Soul
11. On Jordan's Stormy Banks I Stand
12. Thy Lovely Source of True Delight
13. They Will Know we are Christians by our love

Qui un po' di dettagli sulle singole tracce.

La gaffe della BBC.

La stampa di tutto il mondo commenta una recente gaffe della Bbc

L'autorevole emittente britannica ha richiesto la partecipazione in carne e ossa della leggenda del reggae Bob Marley per la realizzazione di un documentario sulla sua canzone No woman no cry.

"Ma non crediamo che sarà disponibile", commenta lo statunitense Oc Register, visto che il cantante è morto ventiquattro anni fa.

"In un'email indirizzata alla Bob Marley foundation la Bbc ha chiesto di fare un'intervista al cantante giamaicano, che avrebbe dovuto passare uno o due giorni al massimo insieme alla troupe. Il documentario non sarebbe stato altrettanto interessante senza la partecipazione di Bob Marley in persona...", riferisce il britannico Mirror.

"Una persona molto vicina alla famiglia del defunto ha commentato che l'email è stata uno shock, tenuto conto anche del prestigio internazionale di cui gode la Bbc. Ma soprattutto gli è sembrato incredibile che qualcuno ancora ignorasse che il grande cantante reggae è morto nel lontano 1981".

"Una Bbc rossa dalla vergogna ha dovuto scusarsi per aver chiesto di intervistare Bob Marley", scrive l'australiano Melbourne Herald Sun. "La direzione dell'emittente ha ammesso di essere terribilmente imbarazzata", riferisce lo Scotsman.

E ha dovuto perfino ribadirlo, visto che questa notizia è uscita proprio il primo aprile e in molti hanno creduto che si trattasse di un pesce d'aprile di cattivo gusto.
Camilla Desideri

Ritorno

Giovanni Paolo II ha rappresentato tanto, tantissimo, per me e la mia generazione.
Di fronte allo spreco di parole ed immagini ho voluto onorare la sua morte con il silenzio e la preghiera.
Avrò modo di tornare sull'argomento nei prossimi giorni, senza fretta.
Per ora questo mio piccolo blog continua nella sua normale attività.

venerdì, aprile 08, 2005

Amen




Deus, qui inter summos Sacerdotes famulum tuum Johannem Paulum ineffabili tua dispositione connumerari voluisti: praesta, quaesumus; ut, qui Unigeniti Filii tui vices in terris gerebat, sanctorum tuorum Pontificum consortio perpetuo aggregetur.

Suscipe, Domine, quaesumus, pro anima famuli tui Johannis Pauli Summi Pontificis, quas offerimus hostias: ut cui in hoc saeculo pontificale donasti meritum, in caelesti regno Sanctorum tuorum jubeas jungi consortio.

Prosit, quaesumus, Domine, animae famuli tui Johannis Pauli Summi Pontificis, misericordiae tuae implorata clementia: ut ejus, in quo speravit et credidit, aeternum capiat, te miserante, consortium.

Amen

sabato, aprile 02, 2005

venerdì, aprile 01, 2005

Eliminare chi ci fa soffrire, una pietà bugiarda.

Eliminare chi ci fa soffrire, una pietà bugiarda.

Pietro De Marco

E' da tempo che l’antropologia dell’Occidente ha ceduto sulla intangibilità dell’individuo umano; per essa l’inguaribilmente malato e l’incompletamente umano ormai coincidono. Non appena si tocca la condizione malata data per irreversibile, una coerente tendenza contemporanea – cui i giudici danno meccanica quanto impietosa attuazione – guarda alla soppressione dell’individuo carente come ammissibile. E questo vale nell’arco dell’intera nostra esistenza temporale: dallo zigote al bambino, all’adulto malato terminale, all’anziano in condizione "vegetativa". Il profilo è netto: l’individuo immaturo o malato è al servizio "altruistico" della volontà di salute degli altri individui. Gli esseri umani carenti, nella vita intra o extrauterina, appaiono così destinati alla soppressione. Si badi: non destinati per se stessi, poiché in linea di principio il pubblico ethos e le legislazioni dei paesi "evoluti" ne favorirebbero la tutela, e la parità con i sani, eppure suscettibili d’essere soccombenti non appena il loro diritto sia messo tecnicamente a confronto col bene-essere dei sani o dei risanabili. Tra le molte cause invocate per questa deriva, dal dominio della Tecnica che imporrebbe le proprie potenzialità come obiettivo umano valido, a quello della Biopolitica, non dobbiamo ignorare la rimozione della sofferenza empatica da parte di una soggettività degradata a sensorio della sola epidermide, com’è quella di noi moderni. Romano Guardini, nelle lezioni di Monaco sull’etica, formulava una diagnosi cattolica sulla modernità: l’uomo è stato condotto a «considerare la volontà di non ubbidire come un segno di superiore eticità. Vi è in questo un inganno ontologico che va riconosciuto». Fa parte di questo inganno ontologico anche l’uso "emancipatorio" dell’empatia, ossia dell’esperienza del dolore dell’altro nel proprio e come proprio, insomma del corpo dell’altro come corpo proprio. Il con-soffrire diviene motivo dominante dell’agire, anzi dell’agire in propria difesa. Nell’inganno ontologico la vulnerabilità empatica alla sofferenza dell’altro si risolve, infatti, nella pratica della soppressione "pietosa" della fonte stessa della nostra sofferenza. Gli amici di Giobbe non si chinarono su di lui pensando di praticargli una dolce morte; si interrogarono con lui sulla Legge, videro (inadeguatamente) peccato e retribuzione; aprirono comunque, come fu loro possibile, lo sguardo alla trascendenza che appariva sul letto di strame. Giobbe non volle sottrarli alla responsabilità dell’interrogazione sul male, né al fetore delle sue proprie piaghe. Ma la vita di Giobbe verrebbe oggi considerata "non dignitosa" in sé (Giobbe, invece, contende con Dio sulla giustizia, non sulla dignità della propria condizione) e gli amici vorrebbero comportarsi "umanamente". In un testo assai noto (del lontano 1965, Moralility and Emotions) Bernard Williams si chiedeva, contro Kant, se non si dovesse «ragionevolmente caldeggiare la proposta di non mirare più alla formazione di persone morali (…) bensì alla formazione di persone che, pur con molte incoerenze, compiano un gesto umano»; l’auspicio del filosofo (recentemente scomparso) ha evidentemente trovato seguito e Terri Schiavo sta già sperimentando il nuovo canone etico dell’"emozionalità creativa".

Avvenire, 26 marzo 2005