venerdì, marzo 31, 2006

La mia scelta di credente

Vi invito a leggere i commenti alla lettera di Bobba e Binetti. Io vorrei aggiungere qualche considerazione personale.
Una premessa: non mi interessa difendere l'Unione o la Margherita. Non sono iscritto al partito e se questa volta ha meritato il mio voto è solo per come si è comportato durante la scorsa legislatura e per le prospettive avanzate durante la campagna elettorale. La prossima volta, vedremo.

Piuttosto mi sta a cuore la libertà dei credenti, libertà che si esprime anche nella pluralità dell'impegno in politica e che, leggendo quanti hanno attaccato Bobba e Binetti, sembra così difficile da accettare.
Possibile non riuscite a cogliere che dietro certe candidature c'è l'assenso della CEI, in particolare del suo presidente, che sta conducendo una strategia bipartisan?
Premesso che la dottrina sociale non si lascia automanticamente tradurre in un unico progetto politico, altrimenti ci sarebbe il 'partito cattolico italiano', e visto che i cattolici italiani militano legittimamente, e sottolineo LEGITTIMAMENTE, in entrambi gli schieramenti attuali, si tratta di essere lievito, come giustamente ricorda Simona, nei vari partiti perché si realizzi il bene comune, non gli interessi dei cattolici.
Questo non significa che tutti i partiti siano uguali, alcuni sono più vicini alle priorità dei credenti, altri meno, ma la scelta dello schieramento non è obbligata, anzi.

Io ho maturato la mia decisione avendo considerato alcune questioni che mi sembravano importanti, senza aver escluso neppure l'ipotesi di votare per uno schieramento al Senato e l'altro alla Camera. Ho ritenuto che il centro-destra non meritasse il mio voto per come ha trattato questioni quali la guerra, gli immigrati, l'amnestia, le leggi ad personam, le spese militari, il debito dei paesi poveri, la lotta alla mafia. Capisco però chi ha scelto l'altro schieramento perché anche io nutro molte perplessità nei confronti del centrosinistra. Accetto la pluralità delle scelte dei credenti laici nelle gestione delle realtà temporali, non considero un cattolico che voti centrodestra un traditore della fede e tantomeno mi sento meno cattolico per le mie scelte.

Nei toni dei certi blog cattolici, ed anche nei commenti lasciati qui, trovo non solo mancanza di rispetto per la coscienza altrui ma l'incapacità di far proprie le legittime perplessità che nel mondo ecclesiale sono sorte verso lo schieramento di centro-destra, a cominciare da organismi della CEI quali la Caritas.

C'è un altro elemento spesso dimenticato. Vi è chi ritiene che una politica cristianamente ispirata venga realizzata meglio nei partiti di tradizione liberale, chi in una prospettiva riformista, chi in quella socialdemocratica o nei partiti di stampo conservatore. L'impegno dei credenti, non solo in Italia, mostra una realtà variegata di esperienze.
Una sola cosa è inaccettabile: un'esperienza ecclesiale che mi dica per chi votare. Mi sta a cuore, lo ripeto la libertà dei credenti, anche nella Chiesa. I vescovi hanno mantenuto la dovuta distanza dai partiti, alcune realtà ecclesiali putroppo no. Peccato.

martedì, marzo 28, 2006

La nostra scelta di credenti

Due personalità del mondo cattolico che stimo si candidano alle prossime elezioni, purtroppo non nella mia circoscrizione. Si tratta di Paola Binetti e Luigi Bobba.
Paola Binetti, numeraria dell'Opus Dei, medico e docente universitario, era la presidente dell’Associazione Scienza e Vita, quella che ha combattutto contro il referendum sulla legge 40. Luigi Bobba, è stato Presidente nazionale delle ACLI.
Hanno scritto una lettera agli elettori che vale la pena di leggere.

LA NOSTRA SCELTA DI CREDENTI
CANDIDATI NELLA MARGHERITA


Gentile Amica, caro Amico

siamo due persone – Paola Binetti e Luigi Bobba – che hanno deciso di mettersi in gioco il 9-10 aprile, accettando la candidatura al Senato nelle liste della Margherita.
E’ la prima volta che ci candidiamo e in questa scelta porteremo tutta intera la nostra storia personale, professionale e associativa; ma porteremo soprattutto la responsabilità di chi vuole promuovere il bene comune e vuole contribuire a realizzare “la giustizia come banco di prova della democrazia”. Ci ispiriamo a queste parole di Benedetto XVI, perché come cattolici non possiamo sottrarci a questa responsabilità.
Non dimentichiamo però che la giustizia è importante ma non basta; c’è bisogno di una carità che arrivi dove anche la politica più giusta non può spingersi. Per questo vogliamo lavorare insieme a tante altre associazioni ed organizzazioni che garantiscono contributi insostituibili alla costruzione di un Paese più giusto, dove tutti si possa vivere meglio.
Vorremmo trovare le ragioni per incoraggiare tutti i cattolici a mettere in gioco i propri talenti, come hanno fatto prima di noi i tanti che hanno segnato la storia, il costume e le istituzioni di questo Paese. Crediamo che possa ancora esistere una nuova idealità della politica e vogliamo provare a contaminarla di quei valori, di quelle proposte, di quei progetti che abbiamo cercato di incarnare nelle nostre precedenti responsabilità professionali e associative.
Abbiamo fatto questa scelta come cittadini e come credenti perché:
· ci sta a cuore la tutela della vita di ogni persona, dal concepimento fino al termine della morte naturale;
· ci sta a cuore la famiglia secondo il dettato dell’articolo 29 della Costituzione, sempre meno tutelata e sempre più sola nel far crescere i bambini e nel curare i più anziani;
· ci sta a cuore uno stato sociale che non lasci indietro nessuno, che ricominci ad includere i più poveri ed i più esclusi: i nuovi poveri e i nuovi esclusi;
· ci sta a cuore la promozione dei talenti, delle persone, dell’Italia che lavora e che fa impresa: puntiamo ad una innovazione tecnologica che sia vero fattore di sviluppo personale e sociale;
· ci sta a cuore una scuola che rispetti la libertà di scelta delle famiglie e che consenta a tutti, anche a chi ha meno possibilità di reddito, di conseguire una solida formazione umana e professionale;
· ci sta a cuore un sistema socio-sanitario integrato, che metta al centro la persona e non scarichi sulle famiglie i problemi più spinosi: un sistema pienamente umano ed efficiente;
· ci sta a cuore l’Europa come grande orizzonte di futuro, sogno intuito da Alcide De Gasperi, scenario effettivo per la vita e per i progetti di tutti i nostri giovani;
· ci sta a cuore una nuova e grande missione del nostro Paese verso il Sud del mondo, verso l’Africa, per cercare di ridurre disuguaglianze inaccettabili e promuovere lavoro e sviluppo.

Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di metterci in gioco con la Margherita. Abbiamo trovato in questa forza politica consonanze forti con i nostri valori ed i nostri intenti e ci siamo uniti a Francesco Rutelli per aiutarlo a creare intorno alla Margherita il consenso necessario per svolgere un ruolo di equilibrio nella coalizione di centrosinistra, collaborando con tutti per dare una forte spinta innovativa per il Governo del Paese.
Riteniamo che la Margherita possa rappresentare adeguatamente le attese e le speranze di tante persone che vogliono attingere alle proprie radici cristiane per costruire una politica autenticamente riformatrice, che sono laiche ma rifuggono dalle tentazioni laiciste, che sono rispettose dell’autonomia delle realtà sociali e che guardano all’Europa come forza di pace in modo convinto.
Impegnati per la giustizia e animati da una concezione della politica come carità sociale, ti chiediamo di sostenerci con il tuo affetto e con il tuo voto.
Puoi stare certo che il nostro impegno sarà eguale alla nostra passione di sempre.



Paola Binetti e Luigi Bobba

venerdì, marzo 24, 2006

La squadra di governo

Oh, ho appena scoperto di essere stato nominato Ministro per gli Italiani nel Mondo!

giovedì, marzo 23, 2006

Artistica




Su wxre e piccolo zaccheo si è sviluppata negli ultimi giorni una discussione molto interessante sull'arte contemporanea, da leggere con attenzione. (PS. Guardate anche Aftermidnight)

Proprio a questa discussione pensavo domenica scorsa quando io e Blathnaid, la mia dolce compagna che vedete nella foto, abbiamo visitato la Butler Gallery, all'interno del castello di Kilkenny.

C'è da premettere che Blathnaid è ingegnere e pertanto di arte non capisce molto. (Sono sempre stato dell'idea che gli ingegneri siano architetti senza gusto artistico ma è meglio chiudere subito questa parentesi altrimenti i miei lettori ingegneri mi si mangiano) Dicevo, Bla ha un gusto medio, non raffinato da letture di estetica o da frequentazioni di artisti contemporanei. Insomma è ancora legata, come me d'altra parte, a questa superatissima concezione dell'arte come espressione di bellezza.
La galleria in questione ospitava l'esposizione The Breathing Factory, di un tale Mark Curran, consistente in 7 o 8 fotografie, simili a quelle che vedete qui sotto, ed un video di 12 minuti, più delle registrazioni di suoni in sottofondo.
Le foto rappresentavano i lavoratori e gli stabilimenti della Hewlett-Packard di Leixlip. (Leixlip è un paesino della periferia di Dublino, confinante con Lucan, dove vive Blathnaid)
Come spiega la descrizione della mostra, "throughout the exhibition, Curran's critical documentary approach seeks to unfurl some of the issues surrounding globalization and its highly politicized effects on the transformed social and economic environments."

A me la visita non ha provocato alcuna reazione emotiva, né tantomeno estetica e non ho colto gli 'highly politicized effects'. Ha invece mandato su tutte le furie la mia deliziosa compagna, che tra l'altro per motivi di lavoro aveva visitato la fabbrica in questione. Non riusciva a capire cosa ci fosse di artistico in tutta quella messa in scena. E siccome quando Blathnaid s'arrabbia non scherza, ha lasciato una diecina di righe di commento sul libro degli ospiti. Righe non proprio lusinghiere. Io stavo morendo dal ridere.
La cosa che più l'ha infastidita è che le foto originali di questa mostra 'antiglobalization' erano in vendita. Quella che vedete, ad esempio, costa 2200 euro. DUEMILADUECENTOEURO!

Ora, miei cari lettori, se doveste scegliere tra la foto del signor Curran, 2200 euro, e quella fatta da me con macchinetta automatica, 2 euro spese di spedizione incluse, ditemi: quale trovate più artistica?


martedì, marzo 21, 2006

Io sono lì

Ci sono in rete almeno due siti che permettono di appurare il proprio posizionamento politico rispondendo ad alcuni quesiti sui temi importanti in questa campagna elettorale.

Il primo sito non vale neanche la pena di nominarlo, visto che mi ha dato dei risultati sballati. Il secondo è voisietequi. A causa della popolarità non sempre è raggiungibile, in ogni caso, almeno per quel che mi riguarda, mi pare dia risultati verosimili.



Diciamo che mi ritrovo nel grafico, in particolare per il fatto di essere lontanissimo dalla Rosa nel Pugno. Pugnettari, Dio ce ne scampi e liberi.

lunedì, marzo 20, 2006

‘Ho comperato il kit’

Dalla newsletter di Stefano Borselli.


Che Corrado Augias informi i suoi lettori (La Repubblica 10.3.2006) dell'acquisto di un kit per l'eutanasia non fa specie; siamo abituati a confessioni-sfida sul darsi la morte (non remoto l'intervento di Franco Debenedetti sul Riformista del 8.10.2005). Gli argomenti di Augias vogliono comunque un commento.
La loro sequenza è quella consueta. Dal trauma della "infamia di una morte [altrui] troppo a lungo rimandata", alla richiesta per se stesso di morire con "dignità". Dall'esortazione a non temere la morte (purché non "lenta"), all'istanza duplice (e consuntiva) "di restare padroni di sé, di congedarsi dalla vita senza doversi vergognare". Partiamo dall'ultima notazione. Ha ricordato Martha Nussbaum nel bel saggio Nascondere l'umanità che stigmatizzazione e vergogna, nel loro legame con imbarazzo e umiliazione, convergono. Augias evidentemente pensa che la condizione di un malato devastato dal suo male porti in sé uno stigma. Quale? Certo, numerose culture hanno segnato la malattia come colpa. Ma non l'Occidente cristiano. Chi, anche solo "non potendo non dirsi cristiano", si china sulle piaghe altrui non intende rimuovere nell'altro la vergogna, ma si oppone a quel male e scruta nel soffrire, e nella deformazione patologica, l'altro per eccellenza e il mistero. Sempre. Anche il professionista ospedaliero più sperimentato e incallito.
In ogni malato può esservi vergogna per la propria dipendenza, per il proprio aspetto, per il peso ch'egli fa gravare sugli altri. Ma questo è vero per ogni condizione carente e patologica, e sappiamo di dover contrastare tale autostigmatizzazione. O forniremo un kit per l'eutanasia ad ogni essere umano che si "vergognerà" della propria impotenza?
La padronanza di sé c'entra poi veramente? In realtà colui che non è padrone di sé non si "vergognerà" del proprio stato e non avrà ragione di darsi la morte, né potrebbe. Il paradosso è che a predisporre gli strumenti della propria morte deve essere chi è (ancora) padrone di sé, per una fragile ragione: egli suppone che si vergognerà quando non lo sarà più. Ma o si darà la morte quando è ancora padrone di sé ? senza ragione dunque ? o assegnerà questo compito ad un altro. E l'altro ucciderà in lui un uomo che non prova "vergogna" per ciò che ha.
E che c'entra la morte la morte "veloce e imprevista"? Quella morte che molti si auspicano, Augias compreso, non esalta la padronanza di sé, semplicemente vi pone fine. Né potrò esibire alcuna padronanza di me dopo. Senza contare che alcune morti improvvise (molti desiderano di essere colti nel sonno) non sono per definizione un morire "nella padronanza" di se stessi. Contro l'opinione di Augias sta qui la vera paura della morte, nella speranza che morire della "morte meno attesa" ci impedirà di pensare alla morte e di prepararci a morire, come avviene quando la morte assume corpo e imminenza.
Ma non sono in gioco solo fallacie logiche. La condizione di prolungata sofferenza e di non padronanza di sé appare in Augias (e in ogni altra argomentazione simile) motivo di vergogna di e per quel sofferente, perché egli soffrirebbe "senza dignità". La dignità è associata così all'umanità integra, e quest'ultima non sarebbe altro che "il controllo di sé (…), la possibilità di comunicare con i nostri simili, quell'attività cerebrale anche minima (…)". Non so se Augias si renda conto di cosa afferma veramente. In sede civile egli certamente milita per la dignità e la vita di ogni essere umano non integro; eppure dichiara di non voler per sé la condizione senza dignità di un tale essere.
È in buona compagnia in questa contraddizione, ed è fatto sintomatico. La tutela pubblica dei carenti e dei sofferenti attraverso le leggi è, in effetti, una vernice che facilmente si scrosta quando ricopre esseri senza speranza o senza difesa; sotto il PC (il politicamente corretto, la sigla è di Eco) la vera concezione del patologico, quella conforme alla modernità pragmatista e sensista, è quella di una meno o non umanità. Non vorrei mai questo per me e mi premunisco, allora, di un kit da circa cento euro. Ma finirò col non volerlo neppure per gli altri, e non perché la loro dignità mi preoccupi (altrimenti la garantirei in quel vivente e non la proietterei, invano, in lui non più vivo), ma perché gli altri irreversibilmente sofferenti anticipano empaticamente in me l’Infermità. Le biopolitiche di tutela della salute sono infestate dalla buona morte. Ho scritto qualcosa 'sul far morire per limitare la nostra sofferenza' (attuale, di sani). Il titolo va integrato così: e sul preparare la nostra eutanasia per esorcizzare la paura; che, in profondità, è la paura dell'altro chino su di noi.
Curare la "vergogna" del malato con la sua morte è affidare la dignità alla “liquidità” di una condizione integra di rischiosa definizione. Non si dica che il kit sana l'irreparabile; nell'orizzonte senza criteri che si intravede dalle poche righe di Augias la soglia dell'irreparabile è alla nostra mercé. Il buon Samaritano viaggia qui sempre con il kit per l'eutanasia. Questo ossimoro, caro a chi si pensa "compassionevole", è l'icona della distruzione dei fondamenti (cristiani) della dignità. Per fortuna dell'uomo, non è cosa che siamo disposti ad accettare che avvenga.

Pietro De Marco

venerdì, marzo 17, 2006

Happy St. Patrick's Day

Oggi festa di San Patrizio, l'evangelizzatore dell'Irlanda.

Il tempo è pessimo qui a Dublino, ieri è nevicato anche se per terra non è rimasto nulla. San Patrizio con la neve sarebbe certamente una novità. Tra i miei programmi della giornata prevedevo un salto in centro per vedere la sfilata ma se è così meglio stare in casa.

Quest'anno San Patrizio coincide con il venerdì di Quaresima ma negli USA, dove ci sono più irlandesi che in Irlanda, ben 80 vescovi su 197 hanno concesso ai loro fedeli la sospensione dell'obbligo dall'astinenza dalle carni. Qui la lista completa.

Per chi vuole approfondire il significato della festa, Pronunciation Key offre molte informazioni. E se volete unirvi anche voi alle celebrazioni, ecco le indicazioni sui festeggiamenti in Italia.

Un caro saluto a Patriza M., nostra affezionata lettrice, e al mio caro cugino Boccetta, che a quest'ora sarà già ubriaco.

giovedì, marzo 16, 2006

Update

Francesco dice che se il blog non ti mangia almeno un po' di tempo utile non sei un vero blogger. E siccome il sottoscritto ci tiene ad essere un vero blogger, eccomi qui a perdere un po' di tempo sottratto allo studio.

Dove eravamo rimasti? Neppure lo ricordo. Comunque per la gioia degli affezionati lettori e per chi passa da queste parti del tutto casualmente, ecco le ultime novità riguardanti il sottoscritto.
Quella più importante è che la tesi è quasi finita. 'Quasi' in che senso? Beh, diciamo che è questione di giorni. Sto scrivendo l'ultimo capitolo e sono fiducioso che, con il beneplacito del supervisore, potrei concludere prima di Pasqua. Passerà qualche mese prima della discussione, infatti la tesi dovrà essere letta da due esaminatori esterni. Uno dei due esaminatori che ho proposto si è trasferito negli USA e quindi probabilmente mi toccherà trovarne un altro. Forse lui? Ci sto pensando.

Altra novità è che mi hanno aumentato il carico di ore di tutoraggio, per cui ora ho dodici classi, otto di Antropologia Filosofica e quattro di Etica, tutte del primo anno BA. (Qui i programmi.) A queste si aggiunge una classe serale di adulti, la mia preferita, dove faccio tutoraggio in entrambe le materie.
Durante il semestre incontro ogni classe quattro volte. Durante l'ora di tutoraggio gli studenti devono discutere delle letture assegnate loro in precedenza e a fine semestre devono produrre un elaborato di 1200 parole potendo scegliere tra due titoli.
Io assegno un voto per la partecipazione ed un voto riguardante l'elaborato. Questi voti, sommati a quelli degli esami scritti, contribuiscono alla votazione finale.
Il voto va da 0.0 a 4.2, la sufficienza è 2.0.

Diversi amici vedendo il cambio di indirizzo di posta elettronica hanno presunto un cambiamento anche della mia condizione lavorativa. Purtroppo si trattava, come ha scritto Vincze, solo di una razionalizzazione dei domini.
Io continuo a spedire domande ma senza grandi aspettative, almeno finchè non ho finito il dottorato. Ogni tanto mi chiedo chi abbia poi avuto il posto. Tempo fa, ad esempio, ho spedito una domanda all'Università di Leeds e la scorsa settimana ho scoperto che i vincitori sono questi due brillanti giovani filosofi. Lui è nato il mio stesso giorno ma nel 1980! La cosa curiosa è che sono marito e moglie. Qui trovate le foto del matrimonio. Entrambi portavano la gonna. Auguri.


Continuo a tradurre. Un lavoro fatto qualche mese fa è apparso nella raccolta On the Future of Phenomenology. Un articolo simile apparirà sull'antologia Critical Concepts: Translation Studies (Routledge) curata da Mona Baker. In questi due casi si tratta di traduzioni di articoli sulla traduzione. ;)

Per quanto riguarda il versante conferenze, mi sono un po' fermato per dedicarmi alla tesi. Il mio prossimo intervento pubblico sarà presso l'Università di Durham, il 6 luglio, in occasione della Interdisciplinary Nineteenth Century Studies Conference 2006.


E' tutto per quanto riguarda gli aggiornamenti.
Ovviamente non ho risposto alla domanda più ricorrente di questi tempi: Sì, ma quando ti sposi?

mercoledì, marzo 15, 2006

Successfully and regularly

Dot è tornata a scrivere sul suo blog con una certa regolarità.
Ora tocca a me. Appena ho un attimo di tempo libero. Promesso.

lunedì, marzo 13, 2006

Whose side are you on?

Pick a place. You're disappearing disappearing
Into that familiar box you're always retreating to
Yeah, you're a ghost when something bigger something bigger
demands an answer that means thought outside your living room

What's your line?
Black or white?
It's so easy when it's simplified

Whose side are you on?

Look away, the sky is cloudy sky is cloudy
Well, not to worry, just snap that premade view in place
Because the TV's waiting just for you with the simple things you crave
watching sitcoms in color, but life without shades of gray

What's your line?
Black or white?
It's so easy when it's simplified

Whose side are you on?

Every problem has just one solution
And subtleties just mess things up for everyone
'cause there's just one wrong
and there's just one right
and you can only win by
taking taking taking taking sides

Whose side are you on?

venerdì, marzo 10, 2006

Thank You South Dakota

Ha vinto la vita. Da qualche giorno l'aborto volontario è reato in South Dakota. Ed è solo l'inizio! Proposte simili sono in discussione in Mississippi, Georgia, Indiana, Missouri, Ohio, Kentucky e Tennessee.
Secondo i sondaggi in almeno 11 Stati la maggioranza della popolazione è a favore della vita e se fosse chiamata a decidere abrogherebbe l'attuale legislazione pro-choice.
Il problema è proprio questo, l'aborto negli USA è stato introdotto non per volontà popolare ma con una sentenza della Corte Suprema e, con molta probabilità, prima o poi la Corte sarà nuovamente chiamata ad esprimersi. Chi vincerà?

Dottorato al Trinity

Se qualcuno vuol venire a studiare filosofia a Dublino questa mi pare un'ottima opportunità:

Studentships: Department of Philosophy,
School of Social Sciences and Philosophy
Trinity College Dublin

The department of Philosophy at Trinity College Dublin invites applications for a number of prestigious international PhD studentships in Philosophy, to begin in September 2006.

Preference will be given to students whose proposed projects fall into one of the following areas of specialisation:

• Ancient Philosophy especially Plato and Aristotle (also in association with the Dublin Centre for the study of the Platonic Tradition)
• Aporia and Inquiry (in both ancient and modern philosophy including Kant, Hegel and Wittgenstein)
• Berkeley and Irish Philosophy
• Epistemology
• History of analytic philosophy (including Frege, Russell, Wittgenstein, Carnap, Quine, and Davidson)
• Kant and Transcendental Philosophy
• Logic and Philosophy (including modality and paradoxes)
• Mental Images
• Phenomenology especially Husserl and Heidegger
• Philosophy of Literature
• Philosophy of Religion in particular Aquinas
• Political Philosophy (especially contemporary issues, e.g. global justice, and authors, e.g. Rawls)
• Psychoanalysis

We offer studentships for three years valued at Euro 12,000 per annum. Initially they will be for one year, subject to students' performance in the first year, they will be renewable for the two additional years. Fees will also be covered for the period of the studentship.

In order to be put forward for the studentship, applicants must also apply for College grants (if eligible). Information about Trinity Research Awards can be found at: http://www.tcd.ie/Graduate_Studies/g-admisn.htm#Grants

For informal enquiries please contact Dr. Lilian Alweiss Email: alweissl@tcd.ie

Details of how to apply for postgraduate studies in philosophy at Trinity can be found at:
http://www.tcd.ie/Philosophy/teaching/postgrad.htm

Alternatively you can contact:
The Secretary, Graduate Studies Office, Trinity College, Dublin 2, Ireland, Tel. -353-1-608 2010, Fax. -353-1-671 2821
URL: http://www.tcd.ie/Graduate_Studies/index.html/

Applications should be received no later than Friday, 28 April 2006.

martedì, marzo 07, 2006

Avviso ai naviganti.

Il mio indirizzo angelo.bottone.2@student.ucd.ie da domani non sarà più in funzione.
Il nuovo indirizzo lo trovate nei commenti, visto che se lo lascio qui mi ritroverei una montagna di posta indesiderata.

lunedì, marzo 06, 2006

È tempo di disinnescare la bomba demografica

È tempo di disinnescare la bomba demografica
Preoccupazioni ora per la riduzione della popolazione

SOFIA (Bulgaria), sabato, 28 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Alcuni Paesi hanno pubblicato i dati sui tassi di natalità, da cui emerge una situazione preoccupante. Il 9 gennaio, un rapporto dell’Accademia di scienze della Bulgaria stima che la popolazione nazionale subirà una diminuzione, passando dagli 8 milioni del 2001 ai 7 milioni nel 2020, secondo quanto riportato da Agence France-Presse.

Se poi l’attuale tasso di natalità, che si aggira sull’1,2 - 1,3 figli per donna, dovesse essere mantenuto, nei prossimi decenni la popolazione bulgara potrebbe calare persino a 4,5 milioni nel 2050. Alcuni Paesi europei hanno visto aumentare i propri tassi di natalità. Ma altri come Spagna ed Italia stanno allo stesso livello della Bulgaria.

In Italia si è registrato un leggero incremento nel corso degli ultimi anni, ma la situazione permane grave. Secondo dati ufficiali riportati dal Corriere della Sera lo scorso 21 ottobre, l’età media in cui gli uomini hanno il primo figlio è oggi di 33 anni. Mentre in Spagna e in Francia è tra i 30 e i 31 anni.

Inoltre, il 40% degli uomini italiani tra i 30 e i 40 anni ancora vive a casa con la mamma. Mentre per le donne la percentuale è del 20%.

Gli effetti sulla struttura anagrafica della popolazione italiana stanno diventando sempre più evidenti. Il 4 novembre la Reuters ha rivelato che il rapporto tra gli ultra sessantacinquenni e i minori di 15 anni ha raggiunto i 137,7 per 100 nel 2004. Anche altri Paesi europei come Germania, Spagna, Portogallo e Grecia hanno più anziani che giovani, ma lo squilibrio non è così forte.

Anche la Russia risulta avere grossi problemi. Secondo il quotidiano britannico |Guardian del 20 dicembre, la popolazione russa è calata di quasi il 7% negli ultimi 15 anni, a causa di una combinazione di fattori come l’alto tasso di mortalità (soprattutto degli uomini), molti aborti e poche nascite. Nei prossimi due decenni la popolazione russa, attualmente di 143 milioni, dovrebbe diminuire di circa 20 milioni.

Il Guardian cita un rapporto elaborato da Delovaya Rossiya, una organizzazione di lobby, secondo cui il Paese rischia di perdere fino a 400 miliardi di dollari (325,5 miliardi di duro) nei prossimi 20 anni se non riuscirà a fronteggiare l’implosione demografica.

“La carenza di manodopera è già evidente”, ha affermato Andrei Korovkin, esperto di risorse umane. “Anche ipotizzando uno scenario di scarsa crescita economica, nel 2010 la carenza di lavoratori sarà il maggiore fattore di contenimento dello sviluppo industriale russo”.

Il Giappone si riduce

Poco prima di Natale il Giappone ha annunciato che, per la prima volta in assoluto, la sua popolazione è diminuita. Un sondaggio del Ministero della sanità dimostra che, nel 2005, le morti hanno superato le nascite di 10.000 unità, secondo quanto riferito dall’Associated Press il 21 dicembre. Anche l’attuale tasso di natalità medio di 1,29 è ai minimi storici.

Poco prima della pubblicazione delle statistiche demografiche, un rapporto del Governo ha avvertito che la popolazione del Giappone potrebbe ridursi della metà entro la fine del secolo, secondo la Reuters del 16 dicembre.

“Rispetto alle nazioni che hanno recentemente aumentato i loro tassi di natalità, come Francia e Svezia, non possiamo dire che le nostre politiche nazionali possano essere effettivamente sufficienti”, ha affermato il rapporto.

Anche in Corea del Sud, il Governo è preoccupato della carenza di bambini. Infatti, dopo decenni di controllo delle nascite, la Corea del Sud e altri Paesi asiatici stanno ora tentando di persuadere i genitori a fare più bambini, secondo quanto riportato dal New York Times del 21 agosto.

“Nei prossimi due o tre anni, i tassi di natalità sono destinati a non aumentare”, ha affermato Park Ha Jeong, un direttore generale del Ministero della sanità. “Ma dobbiamo fermare il declino prima che sia troppo tardi”.

Il numero medio di bambini per donna in Corea del Sud è crollato ad 1,19. Ma in Taiwan la situazione non è molto migliore, con un tasso dell’1,22.

Solo l’anno scorso il Governo sudcoreano si è impegnato ad aumentare la natalità. “Avremmo dovuto avviare queste politiche alla fine degli anni ‘90”, ha affermato Park, “il problema è che per 40 anni ci siamo impegnati a contenere la crescita demografica ed è stato difficile cambiare direzione”. Resta da vedere i risultati che il Governo otterrà nell’invertire la tendenza dei tassi di natalità.

L’invecchiamento

La popolazione sta invecchiando rapidamente anche in Canada, ha annunciato l’ente ufficiale Statistics Canada. Il numero degli ultra sessantacinquenni è destinato a superare i minori di 15 anni entro il 2015, ha riferito il quotidiano Globe and Mail del 15 dicembre.

Entro il 2031, il numero degli anziani è stimato tra gli 8,9 e i 9,4 milioni; quasi il 25% dell’intera popolazione, rispetto all’attuale 13%. Il numero dei bambini, per contro, si dovrebbe attestare tra i 4,8 milioni e i 6,6 milioni. Allo stesso tempo, il numero delle persone in età lavorativa (dai 15 ai 64 anni) è destinato a calare dall’attuale 70%, a circa il 60%, dopo il 2030.

Anche negli Stati Uniti la popolazione sta invecchiando. Secondo un servizio del Washington Times del 26 dicembre, i primi dei 78,2 milioni di figli del baby boom, ovvero quelli nati dal 1946 al 1964, stanno raggiungendo l’età di 60 anni. E nel corso dei prossimi 25 anni, l’intero Paese inizierà ad avere una struttura demografica simile a quella della Florida, in cui il 20% della popolazione ha più di 65 anni.

Questo cambiamento porta con sé pesanti problemi per il sistema assistenziale e il bilancio pubblico. Il numero delle persone coperte dalla Social Security o da Medicare crescerà di 27 milioni di unità nei prossimi due anni, mentre i contribuenti che pagano le tasse usate per finanziare tali servizi, crescerà di soli 18 milioni.

L’impatto economico

“Se continua l’attuale tendenza”, ha affermato David Walker, capo dell'agenzia federale Government Accountability Office, “o si dovranno effettuare cambiamenti drastici nei servizi pubblici, o dovranno intervenire ingenti aumenti nel prelievo fiscale per poter coprire le spese”.

In effetti, nell’arco dei prossimi cinquant’anni, i servizi sanitari e assistenziali potrebbero raggiungere un livello totale di circa il 24% del prodotto interno lordo, che è grosso modo equivalente all’intera spesa federale attuale.

I costi dell’invecchiamento sono stati esaminati di recente anche dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Lo studio dell’OCSE avverte che la crescita economica è destinata a rallentare fino all’1,7% l’anno nel corso dei prossimi decenni, secondo quanto riportato dal Financial Times l’11 ottobre. Si tratta di un tasso di crescita che rappresenta un calo del 30% rispetto ai decenni scorsi, che non potrà essere evitato a meno che i lavoratori non siano indotti a lavorare più a lungo per controbilanciare la minore natalità.

Entro il 2050, nelle economie sviluppate, vi sarà una media di più di 7 anziani improduttivi, sostenuti da solo 10 lavoratori attivi, rispetto ad un rapporto di 4 a 10 del 2000. In Europa questo rapporto sarà di 1 a 1.

Di fronte a queste situazioni, alcuni sostenitori della pianificazione familiare hanno ammesso i propri errori. Adam Werbach, ex presidente nazionale di Sierra Club negli Stati Uniti, ha pubblicato un articolo il 5 ottobre sul sito Internet “American Prospect Online”, in cui ammette che le politiche di controllo demografico sono state un errore.

Negli ultimi anni un gruppo interno al Sierra Club ha tentato di adottare politiche contro l’immigrazione, un’iniziativa che è stata fermata con successo da Werbach ed altri. “Secondo i sostenitori del controllo demografico, il numero delle persone e la loro distribuzione sul pianeta rappresenta il problema fondamentale da risolvere”, ha spiegato.

Ma - prosegue Werbach - questo non è il vero problema. Egli ha fatto appello agli “attivisti demografici” perché cambino direzione e si concentrino piuttosto sui miglioramenti da ottenere nella condizione della donna, nell’istruzione e nella sanità. Anziché lavorare per un controllo demografico, dobbiamo riuscire a liberare il potenziale umano, spiega Werbach. Una lezione che molti Paesi stanno iniziando ad imparare solo ora che affrontano il calo demografico.