martedì, ottobre 29, 2002

Non aggiornero´questo blog nei prossimi tre giorni.
I am flying home.

Have fun

bye

AB

lunedì, ottobre 28, 2002

RAGNATELE

Le leggi sono come ragnatele, che rimangono salde quando vi urta qualcosa di molle e leggero, mentre una cosa grossa le sfonda e fugge.
Lo storico e filosofo greco Plutarco (I-II sec. d.C.) nelle sue Vite parallele attribuisce questa frase a Solone che di leggi s'intendeva, essendo considerato il supremo legislatore dell'Atene del VII-VI sec. a.C. Secoli dopo, in uno dei suoi tanti romanzi - per la precisione nella Casa Nucingen - lo scrittore francese ottocentesco Honoré de Balzac riprendeva l'idea così: «Le leggi sono ragnatele che le mosche grosse sfondano, mentre le piccole vi restano impigliate». È, questo, un tema di perenne attualità. Esso può suscitare uno sdegno temporaneo; ma la realtà, ben più resistente, permane. Capita talora che tra coloro che più berciano denunciando la violazione del diritto vi sia chi si prodiga ad abbatterlo a colpi d'ascia col proprio potere, la propria influenza segreta o pubblica, l'intangibilità della propria situazione.
Già i profeti biblici protestavano contro «i decreti iniqui… che negano la giustizia ai miseri e frodano del diritto i poveri» (Isaia 10, 1-2). Io, però, vorrei mettere l'accento sull'immagine della ragnatela. Nel nostro Paese in particolare, le leggi sono talmente tante da far sì che non sia più necessario sfondarle per violarle: è sufficiente che ci si aggiri con passo felpato in quel labirinto che sono i codici, per uscirne in modo indenne. Il grande Tacito nei suoi Annali già ci ammoniva: «Nella somma corruzione dello Stato, infinito è il numero delle leggi» (III, 27).


Gianfranco Ravasi

Avvenire 25 ottobre

domenica, ottobre 27, 2002

Ho comprato la versione inglese di Luce di Elisa, che e' appena uscita qui.

Molto meglio l'originale.
Non vorrei sembrare polemico ma aggiorno questo blog quotidianamente eppure non risulto mai sulla classifica di Bloggando.
Ma come li controllano gli aggiornamenti?
Domani qui a Dublino si corre la maratona.
Stamattina ho conosciuto uno dei 4 cappellani cattolici del Trinity College, correra' anche lui, per beneficenza, per Pax Christi.
Ha una serie di sponsor che lo pagheranno in base ai chilometri percorsi.
The more you run the more you get.
Che si deve fare per guadagnare un po' di grana!


From first to last
The peak is never passed
Something always fires the light that gets in your eyes
One moment's high, and glory rolls on by
Like a streak of lightening
That flashes and fades in the summer sky
Lo's
Un altro simpatico blog.
Ho aggiunto metaradio, un'idea simpatica.
(Anche perche' e' l'unico modo per me per ascoltare un po' di musica italiana senza perder tempo.)

E che sia anche di augurio a doter. :)
Oggi grande U2 tour.
Prima al Clarence Hotel, di proprieta' di Bono. (The kitchen e' ormai chiuso)
Poi ai Windmill Studios: non si vede un granche' ma ci sono tantissime scritte lasciate dai fans.
Molte in italiano. Leggendo ti rendi conto quanto rappresenti la musica nella vita di un giovane.
(E quanto gli U2 hanno rappresentato nella mia vita)
Poi al Docker's pub.
Quindi con Lucie siamo andati a pranzare a The Nude, di proprieta' del fratello di Bono, proprio a fianco al Cafe' 20, che una volta era il Tosca.
E poi agli studi di Cecilia Street.

A sort of homecoming.

venerdì, ottobre 25, 2002

Sleep comes like a drug
In God's country

Sad eyes
Crooked crosses
In God's country
Sono felice, molto felice.
Spesso mi alzo la mattina con un grande sorriso, contento del giorno che mi aspetta.

Qualcuno potrebbe dire che non mi manca nulla, il che e' vero, ma la felicita' non e' una questione di possesso o di soddisfazioni. Basta guardarsi intorno per capirlo: il mondo e' triste, tremendamente triste.

Piu' ci penso e piu' credo che la mia felicita' dipenda dalla mia fede cristiana.
Gesu' Cristo, salvatore del mondo, rende la vita bella.

Il sentimento fondamentale che guida un'esistenza felice e' la necessita' di ringraziare perche' quello che hai e che sei supera qualsiasi merito o desiderio.
Vivere la vita come dono e mistero e' esattamente il contrario della mentalita' dominante che da un lato pretende risposte, senza trovarle, e dall'altro non puo' che affermare il nonsenso della vita (senza Dio).


I try to sing this song
I... I try to get in
But I can't find the door
The door is open
You're standing there
You let me in

Gloria... in te domine
Gloria... exultate
Oh Lord, if I had anything
Anything at all
I'd give it to you
I'd give it to you
Lunedi' qui e' festa quindi oggi e' iniziato un lungo ponte.
Il Ceili di ieri e' stato un po' confuso ma molto divertente. Molti erano vestiti in stile Halloween e fa un certo effetto ballare con una fata o con una streghetta.

Domani passero' tutta la giornata in centro.
Tra le altre cose e' prevista una visita ai luoghi sacri degli U2.
La scorsa settimana Bono era qui nel campus, a 100 metri dalla mia camera, ma l'ho saputo troppo tardi.


40

I waited patiently for the Lord
He inclined and heard my cry
He brought me up out of the pit
Out of the mire and clay

I will sing, sing a new song
I will sing, sing a new song

How long to sing this song
How long to sing this song
How long... how long... how long
How long... to sing this song

He set my feet upon a rock
And made my footsteps firm
Many will see
Many will see and fear

I will sing, sing a new song
I will sing, sing a new song
I will sing, sing a new song
I will sing, sing a new song

How long to sing this song
How long to sing this song
How long... how long... how long
How long... to sing this song

Pur di far passare questa schifosa legge Cirami hanno dovuto falsificare la votazione.

Lucio Malan (Forza Italia) VERGOGNATI!
Mauro Cutrufo (UdC) VERGOGNATI!
Gianfranco Tunis VERGOGNATI!
Salvatore Varano (Forza Italia) VERGOGNATI!
Laura Bianconi (Forza Italia) VERGOGNATI!
Francesco Bevilacqua (Alleanza Nazionale) VERGOGNATI!
Michele Forte (UdC) VERGOGNATI!
Ugo Bergamo (UdC) VERGOGNATI!
Gaetano Fasolino (Forza Italia) VERGOGNATI!
Giuseppe Consolo (Alleanza Nazionale)VERGOGNATI!
Corrado Danzi (UdC) VERGOGNATI!
Lodovico Pace (Alleanza Nazionale) VERGOGNATI!
Luigi Scotti (Forza Italia) VERGOGNATI!

VERGOGNATEVI!

giovedì, ottobre 24, 2002

Stasera in casa non c'e' nessuno. Ma dove saranno andati? Ad una delle solite feste organizzate dagli spagnoli?
Oppure al Ceili? Non penso.
Non piove ma e' freddissimo.

Un caloroso saluto ad Annina, che mi legge spesso.
:)

mercoledì, ottobre 23, 2002

Réporters sans frontières ha stilato la prima classifica mondiale della libertà di stampa.
L'Italia e' quarantesima. Come mai?

The 15 member-countries of the European Union (EU) all score well except for Italy (40th), where news diversity is under serious threat. Prime minister Silvio Berlusconi is turning up the pressure on the state-owned television stations, has named his henchmen to help run them and continues to combine his job as head of government with being boss of a privately-owned media group. The imprisonment of journalist Stefano Surace, convicted of press offences from 30 years ago, as well as the monitoring of journalists, searches, unjustified legal summonses and confiscation of equipment, are all responsible for the country's low ranking.
Riprendo questo articolo da Avvenire di mercoledi' 23 ottobre.
Mia madre, ortonese, ricorda bene questi avvenimenti.


Il fronte di Ortona
di Gianni Santamaria


Non c'era la steppa, ma il mare Adriatico. A difendersi casa per casa stavolta non erano i soldati con la stella rossa sul colbacco, ma i tedeschi. Eppure in quel dicembre del 1943 il «generale inverno» unito a una certa approssimazione degli Alleati - che credevano di trovare in Abruzzo un clima «mediterraneo» - e la ferrea volontà dei tedeschi di lasciare avanzare i nemici solo "al centimetro" con perdite gravose, fecero sì che la battaglia di Ortona si trasformasse in un misto di fango e sangue: in una Stalingrado d'Italia. Così si intitola il volume di Marco Patricelli (Utet, pagine 228, euro 15,50) che riporta l'attenzione sull'unica "battaglia urbana" della campagna d'Italia. «E non ci sarà niente di simile sul fronte occidentale», scrive l'autore, che ha già dedicato un volume a vicende "abruzzesi" della Seconda Guerra Mondiale, quello sulla liberazione del Duce al Gran Sasso (Mondadori). Ortona è un episodi o dimenticato, ma nel quale ci furono migliaia di morti per una cittadina che era "strategica" quasi solo per la propaganda, come mostra Patricelli. Il quale utilizza anche le testimonianze diaristiche e in viva voce dei protagonisti. Sia ortonesi - trovano spazio le testimonianze dei civili presi in trappola e le vicende del paese distrutto, come ad esempio quella della chiesa di San Tommaso apostolo, ridotta a uno scheletro - che reduci tedeschi e canadesi. Il Natale di sangue iniziò quando le avanguardie della compagnia D del reggimento Edmonton raggiunsero la periferia di Ortona il 20 dicembre. Dopo una lotta casa per casa - con i tedeschi asserragliati in punti strategici dopo aver minato molti punti - arrivarono in città. Negli stretti cunicoli che un tempo erano strade i carri armati passavano a fatica. E risultò subito chiaro agli occhi dei canadesi ciò che uno storico militare, Roch Legault, ha teori zzato della battaglia urbana: «Un combattimento destinato a degenerare e al di fuori di ogni controllo [...] costosissimo in termini di vite umane». «Tutto ciò che è successo prima di Ortona era una favola per bambini», scriverà il generale alleato Chris Vokes. Infatti, l'avanzata delle truppe di Montgomery, l'eroe di El Alamein, con la sua VIII Armata era stata indolore fino in Abruzzo, dove i tedeschi di Kesselring avevano iniziato una strenua resistenza, mettendo in campo le loro unità migliori, i paracadutisti: la Zentimeterkrieg, la guerra per difendere ogni centimetro. Gli Alleati, poi, avevano compiuto errori strategici (Montgomery era prudente al contrario del sanguigno Patton): non avevano sferrato il colpo quando i tedeschi erano vulnerabili. Petricelli ricostruisce tutte le tappe di avvicinamento: dalla battaglia sul fiume Moro, alla presa di Casa Berardi, un casino di caccia che fungeva da punto di controllo (i canadesi pagaro no un alto prezzo per conquistarlo), fino alla battaglia urbana vera e propria. Che si concluse con la ritirata dei tedeschi il 28 dicembre. L'obiettivo vero, Roma, sarebbe però stato raggiunto sfondando a Occidente dopo un altro tragico capitolo della Campagna d'Italia: Montecassino. Nelle sue memorie intitolate Da El Alamein alla battaglia del Sangro Montgomery sembra dimenticarsi di Ortona. Perché? Sia che si consideri Ortona come esito finale della battaglia del Sangro (inframmezzata da quella del Moro) sia come episodio a sé, il generale inglese non ne andò fiero, perché per lui «non rappresentava una battaglia vera». E, conclude Patricelli, neanche necessaria. Solo una "utile" prova di forza. Da una parte gli Alleati sbandieravano una facile presa di Roma (il vero obiettivo) tutt'altro che scontata; dall'altra i tedeschi volevano mostrare di poter resistere sulla linea Gustav. E si infi larono così in un vicolo cieco per un braccio di ferro costato troppe vite.

Il Presidente del Consiglio in carica Berlusconi e l'ex Presidente del Consiglio D'Alema (l'uno espressione del centro-destra e l'altro espressione
del centro-sinistra), hanno espresso, quasi in simultanea sintonia, la necessita' secondo loro di rivedere l'articolo 11 della Costituzione (quello
che "ripudia" la guerra), perche' di ostacolo al ruolo che l'Italia, fedele alleata degli Stati Uniti e della Nato, deve svolgere nello scacchiere
internazionale. Insomma le varie guerre "umanitarie", "preventive" e la "lotta senza quartiere al terrorismo internazionale", vanno fatte con le
mani libere, senza lacci e lacciuoli di una Costituzione che e' figlia del suo tempo.
Ora siamo in piena attuazione del Nuovo Modello di Difesa che ha come caposaldo la "difesa" degli interessi nazionali ovunque siano minacciati,
in ogni parte del mondo; quindi il concetto di confini della patria non sta piu' in piedi.
Molti autorevoli esponenti del movimento pacifista sono insorti. Hanno visto in tale richiesta di revisione costituzionale una minaccia di golpe, alla
quale si puo' rispondere solo chiamando il 113 e facendo arrestare i golpisti.
E se guardassimo la cosa da un altro punto di vista?
Mi spiego. L'articolo 11 della Costituzione e' stato palesemente violato dal giorno stesso in cui venne approvato. Lo Stato ha dichiarato sulla Carta di
voler rifiutare la guerra, ma non ha mai smesso di prepararla. Anno dopo anno si sono votati bilanci militari sempre piu' pesanti, si sono costruite
armi sempre piu' micidiali, ci si e' dotati di un'industria bellica persino da esportazione, e si sono ospitate basi militari americane dotate
addirittura di armi nucleari. L'esercito italiano e' stato organizzato ed addestrato non solo per la difesa, ma anche per l'attacco, con l'attiva
partecipazione all'alleanza atlantica. Insomma, l'articolo 11 (uno dei piu' belli di tutte le Costituzioni del mondo, con l'uso di quel verbo assoluto
"ripudiare") e' sempre stato inattuato. Una menzogna. L'Italia non ha mai ripudiato la guerra. E negli ultimi dieci anni, caduti tutti i tabu', la
guerra e' stata esplicitata e attuata anche con voto formale del Parlamento.
Dunque, abolire quell'articolo non sarebbe poi cosi' scandaloso. Potrebbe essere un modo per non lasciarlo abbandonato alla pura retorica, per non
farlo cadere nel ridicolo, per non proseguire nella mistificazione.
Non credo che nelle intenzioni di Berlusconi e D'Alema ci fosse un'esigenza di questo tipo, ma noi possiamo invece richiamarci al principio capitiniano
della nonmenzogna. Abolire l'articolo 11 potrebbe essere un modo per avvicinare la parola alla realta'. Un tentativo di tutelare almeno la
coerenza. Un piccolo passo verso una verita' spiacevole, una verita' che non avremmo mai voluto sentire, ma che ci si mostra in tutta la sua crudezza:
"l'Italia prepara la guerra come risoluzione delle controversie internazionali".
Se non siamo capaci, noi popolo italiano, di attuare l'articolo 11, davvero "meritiamo" che esso venga abolito.

Mao Valpiana
Il generale presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati nel chiedere piu' quattrini per gli aspiranti uccisori in divisa e
stellette, e nel definire en passant il punto di vista di chi difende la legalita' costituzionale (quella Costituzione alla quale il generale
dovrebbe pur aver giurato fedelta') come "mentalita' stupidamente pacifista", ha dichiarato, riferisce l'agenzia di stampa Asca in una nota
del 22 ottobre che ''se domani dovessimo partecipare ad un'azione con un piu' alto attrito noi non saremmo onestamente in condizione''.
Con l'algido eufemismo "attrito" intende forse quelle azioni chiamate di guerra in cui esseri umani innocenti vengono assassinati a mucchi?
Interessante eufemismo. Da fare il paio con altri non meno eleganti: "effetti collaterali" o "soluzione finale", per esempio.

Peppe Sini
Peppino Impastato.
Da non dimenticare.

Da qualche giorno ho un nuovo numero (irlandese):
087 7486997

martedì, ottobre 22, 2002

Mi hanno spiegato che riguardo il tempo a Dublino una sola cosa e' certa, cambiera'.
Ed infatti se la mattina piove il pomeriggio non lo fara'.
Intanto si cominciano a vedere le prime luci di Natale.

The boys of the NYPD choir
Were singing "Galway Bay"
And the bells were ringing out
For Christmas day
Segnalo alle mie fans (sorema e cgein'ma) che giovedi' ci sara' un altro grande Ceili in campus, dove avro' la possibilita' di provare i passi che ho imparato.
Per la Guinness non c'e' fretta.
Saluti.

lunedì, ottobre 21, 2002

Odiate la graffetta di Microsoft Office?
Vendicatevi con Clippy
Non vorrei sembrare polemico ma aggiorno questo blog quotidianamente eppure non risulto mai sulla classifica di Bloggando.
Ma come li controllano gli aggiornamenti?

Alzate un piede, piegatevi in avanti, guardate la macchinetta e sorridete.
Phoons
"Another reason for trying continually to make some progress is that it is certain that if we are no better today than we were yesterday, then we are worse" - St. Vincent de Paul, 1657.

domenica, ottobre 20, 2002

"Hap"

by Thomas Hardy

If but some vengeful god would call to me
From up the sky, and laugh: "Thou suffering thing,
Know that thy sorrow is my ecstacy,
That thy love's loss is my hate's profiting!"
Then would I bear it, clench myself, and die,
Steeled by the sense of ire unmerited;
Half-eased in that a Powerfuller than I
Had willed and meted me the tears I shed.

But not so. How arrives it joy lies slain,
And why unblooms the best hope ever sown?
--Crass Casualty obstructs the sun and rain,
And dicing Time for gladness casts a moan. . . .
These publind Doomsters had as readily strown
Blisses about my pilgrimage as pain.
Fairtale of Newyork

It was Christmas Eve babe
In the drunk tank
An old man said to me, won't see another one
And then he sang a song
The Rare Old Mountain Dew
I turned my face away
And dreamed about you

Got on a lucky one
Came in eighteen to one
I've got a feeling
This year's for me and you
So happy Christmas
I love you baby
I can see a better time
When all our dreams come true

They've got cars big as bars
They've got rivers of gold
But the wind goes right through you
It's no place for the old
When you first took my hand
On a cold Christmas Eve
You promised me
Broadway was waiting for me

You were handsome
You were pretty
Queen of New York City
When the band finished playing
They howled out for more
Sinatra was swinging,
All the drunks they were singing
We kissed on a corner
Then danced through the night

The boys of the NYPD choir
Were singing "Galway Bay"
And the bells were ringing out
For Christmas day

You're a bum
You're a punk
You're an old slut on junk
Lying there almost dead on a drip in that bed
You scumbag, you maggot
You cheap lousy faggot
Happy Christmas your arse
I pray God it's our last

I could have been someone
Well so could anyone
You took my dreams from me
When I first found you
I kept them with me babe
I put them with my own
Can't make it all alone
I've built my dreams around you

Dopo il fantastico Ceili di ieri sto imparando i passi fondamentali delle danze irlandesi.

sabato, ottobre 19, 2002

Soldati. Esattamente un anno fa e' stato definitivamente archiviato il caso di Emanuele Scieri, il giovane paracadutista siciliano morto in
circostanze misteriose in caserma, forse per nonnismo. Il giudice ha espresso il suo rammarico per non aver potuto scoprire la verita': "Non
credo che la morte di Scieri sia accidentale". L'inchiesta, ha aggiunto il magistrato, e' stata fermata da "oggettive carenze investigative che
non ci consentono di pronunciarci in un modo o nell'altro". Fra i commilitoni di Scieri l'omerta' e' stata praticamente totale. E' una
"piccola" storia, che i giornali hanno dimenticato da tempo. Noi invece abbiamo il dovere di ricordare.
* * *
E' auspicabile che le operazioni cui dovranno partecipare le forze armate italiane abbiano sempre un carattere di polizia coloniale e non
di vera e propria guerra fra eserciti pari, e che le nostre forze armate debbano affrontare limitate resistenze locali e non offensive e
controffensive su vasta scala. E' auspicabile anche (e soprattutto) che tutte queste operazioni si svolgano sempre in paesi lontani, con
l'integrita' del Paese non direttamente correlata al successo delle operazioni militari.
Tutto cio' auspicato, c'e' da dire che si tratta di auspici molto fragili. Non e' affatto da escludere che prima o poi una guerra
convenzionale possa scoppiare anche nella nostra parte di mondo. E in questo caso alle nostre forze armate verrebbe richieste non l'azione
brillante e "professionale" a cui sono orientate oggi ma la guerra di fango e logoramento contro un nemico piu' o meno pari. La guerra vera,
insomma.
Sono le nostre forze armate preparate oggi ad affrontare una situazione del genere? Sull'aspetto tecnico non mi pronuncio. Su quello
psicologico ho i miei dubbi. Gli episodi di indisciplina, spesso ai danni di civili, fra le truppe italiane all'estero non sono stati pochi
in questi anni. Somalia, Mozambico, Macedonia - tanti piccoli casi limitati e "individuali", spesso legati al tempo libero dei militari,
che nel complesso dimostrano pero' una cosa precisa: nell'esercito italiano, in un certo numero di situazioni, c'e' uno scarso controllo
della truppa da parte degli ufficiali. Nelle "operazioni di polizia" cio' non ha importanza. In una guerra vera metterebbe in pericolo il
Paese.
* * *
L'esercito italiano non ha mai brillato per la qualita' dei generali (vedi l'otto settembre), ma puo' vantare episodi di tenuta saldissima
da parte della truppa. Gli alpini nella ritirata di Russia, i fanti di Cefalonia, i granatieri a Porta San Paolo, sono tutti esempi di questa
tenuta: in condizioni disperate, malissimo armati, con le comunicazioni e la catena di comando in pezzi, i nostri militari sono rimasti
aggregati, hanno costituito centri di resistenza e hanno tenuto duro.
Questo spirito di resistenza individuale e' stato tipico (insieme al ribrezzo per le atrocita') del soldato italiano; e possiamo esserne
orgogliosi, almeno per il passato.
Quanto alla Folgore, che adesso e' un corpo - come si dice - d'elite e molto propagandato, non era affatto d'elite quand'era la Folgore vera.
La Folgore, nel Quarantadue, era un reparto arruolato in fretta (mio padre, sorridendo: "Qualcuno veniva dai riformatori"), addestrato alla
meglio e spedito nel deserto senza armi pesanti, teoricamente come paracadutisti ma in pratica come fanteria.
Laggiu', questi ragazzi non fecero molti alzabandiera, grida di "Folgore!" e scenografia truculenta (quella si fa in tempo di pace, al
sicuro). Fecero quel che ha sempre fatto tutta la buona fanteria di questo mondo, e cioe' si schierarono sulle posizioni assegnate e si
prepararono a difenderla con i mezzi che avevano. In particolare, mancando quasi del tutto i cannoni anticarro, usarono bottiglie molotov
per contenere gli attacchi dei corazzati nemici. Ad Alamein si sacrificarono fin quasi all'ultimo, senza tante parole e senza eroiche
canzoni. Furono comandati di tenere una posizione espostissima, mandati consapevolmente come carne da cannone (il comando tedesco di solito
affidava questo ruolo alla fanteria italiana) ad assorbire per qualche tempo l'attacco dell'avversario; essi non solo lo contennero ma
addirittura, nel loro settore, lo respinsero del tutto anche se alla fine solo un velo di uomini vivi difendeva ancora la linea italiana.
Churchill, alla Camera dei Comuni, rese omaggio al loro valore.
La Folgore di oggi e' un'altra cosa. Si e' parlato di scioglierla, in passato, a seguito di vari episodi. Io non vorrei affatto che fosse
sciolta. Vorrei semplicemente che le fosse cambiato il nome, per rispetto alla Folgore vera. Non per le torture in Somalia o
quell'imbecille libretto del colonnello: quelle sono cose cui si poteva ovviare con una buona pulizia (che non e' stata fatta). Ma proprio per
la storia di Scieri. In guerra, il primo comandamento di un soldato e' di non lasciar mai abbandonato un compagno ferito. Ma in quella
caserma, Emanuele Scieri ha agonizzato da solo.

Riccardo Orioles

Orisinal
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Full of games and much more.
CENTOTRENTUNO PARLAMENTARI ITALIANI: NON VOTEREMO PER LA GUERRA

Questo documento sottoscritto da 131 parlamentari italiani, al quale gli stessi hanno allegato l'intervento tenuto da Oscar Luigi Scalfaro in Senato
durante il dibattito sulla crisi del Golfo.

Noi, deputati e senatori contrari ad un attacco armato all'Iraq, rivolgiamo un appello a tutti i rappresentanti del popolo che siedono in parlamento:
fermiamo la macchina di questa guerra.
Noi non vediamo il collegamento con la indispensabile lotta al terrorismo internazionale, che costituisce una minaccia per l'umanita'.
Noi temiamo piuttosto il piano inclinato di uno scontro tra civilta', destinato ad alimentare il fondamentalismo islamico e a rendere sempre piu'
ingovernabile il mondo.
Noi avvertiamo i rischi immanenti per la sicurezza del nostro e di ogni altro paese, in particolare quelli dell'area del Mediterraneo.
Ora molte contrarieta' e dubbi, tra gli stati membri delle Nazioni Unite e dello stesso Consiglio di sicurezza, sembrano contrastare le certezze di un
conflitto inevitabile.
Siamo convinti che le Nazioni Unite debbano agire in piena autonomia e non subire l'imposizione di una risoluzione che accolga il principio della
"guerra preventiva", contrastante con la loro Carta fondativa: - perche' un tale deliberato di autorizzazione alla guerra non potrebbe
trasformare una scelta sbagliata in una scelta giusta; - perche', lungi dal rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite potrebbe essere
causa della loro delegittimazione agli occhi della gran maggioranza dell'opinione pubblica mondiale.
Per questo i nostri sforzi vogliono essere orientati: - ad esigere dall'Iraq di accettare le ispezioni sugli armamenti e in tutti
i siti; - ad evitare la guerra, rappresentando in questo modo gli orientamenti maggioritari dell'opinione pubblica europea e di una parte importante di
quella degli Stati Uniti; - a proporre che l'Onu avvii un processo negoziale sul disarmo, relativo agli armamenti nucleari e chimico-batteriologici, in tutta l'area medio
orientale, anche nel quadro della soluzione del conflitto israeliano-palestinese.
Sono queste le posizioni che sosterremo nel parlamento e nel paese, riaffermando il valore e l'efficacia, nell'era della globalizzazione,
dell'articolo 11 della Costituzione italiana. Noi non voteremo per la guerra all'Iraq.
C. Acciarini, M. Agostini, E. Baio Dossi, F. Bandoli, F. Baratella, G. Battaglia, T. Bedin, K. Bellillo, G. Bellini, F. Bertinotti, G. Bianchi, V.
Bielli, F. Bimbi, R. Bindi, S. Boco, M. Bonavita, D. Bonfietti, P. Brutti, G. Buffo, M. Bulgarelli, G. Burtone, V. Calzolaio, F. Carboni, F. Carella,
P. Castellani, M. Cavallaro, A. Cennamo, P. Cento, M. Cialente, L. Cima, F. Cortiana, A. Cossutta, M. Cossutta, F. Crucianelli, G. D'Andrea, N. Dalla
Chiesa, S. Dameri, S. De Franciscis, E. Deiana, F. De Martino, L. De Petris, T. De Simone, T. De Zulueta, O. Diliberto, O. Di Serio D'Antona, P. Di
Siena, A. Donati, E. Duca, L. Duilio, A. Falomi, E. Fassone, G. Fioroni, A. Flammia, A. Fluvi, P. Folena, G. Frigato, M. Fumagalli, A. Gaglione, P.
Gasperoni, L. Giacco, A. Gianni, P. Giaretta, F. Giordano, G. Giulietti, A. Grandi, G. Grignaffini, F. Grillini, R. Innocenti, A. Iovene, G. Kessler, C.
Leoni, M. Lion, G. Lolli, A. Longhi, M. Magistrelli, L. Malabarba, G. Malentacchi, R. Mantovani, L. Marcora, L. Marino, F. Martone, G. Mascia, G.
Melandri, L. Meduri, A. Monticone, G. Morgando, D. Mosella, F. Mussi, A. Muzio, N. Nesi, A. Occhetto, G. Pagliarulo, G. Panattoni, A. Pecoraro
Scanio, L. Pennacchi, G. Petrella, R. Pinotti, S. Pisa, G. Pisapia, G. Pistone, A. Pizzinato, E. Realacci, G. Reduzzi, N. Ripamonti, M. Rizzo, A.
Rotondo, R. Ruggeri, A. Rusconi, G. Russo Spena, S. Sabattini, C. Salvi, G. Santagata, R. Sciacca, C. Sgobio, A. Soda, T. Sodano, A. Soliani, A. Sasso,
P. Toia, L. Trupia, S. Turroni, T. Valpiana, S. Vertone, N. Vendola, F. Vigni, M. Villone, W. Vitali, D. Volpini, G. Zancan, L. Zanella, K. Zanotti

venerdì, ottobre 18, 2002

Strano ma almeno due persone sono arrivate su questo sito cercando Vomiting Bug!!
Un'altra cercava vodka della lituania e un'altra ancora Smirnoff Ice.

Che ci sia un collegamento in tutto questo?
Sarebbe troppo semplice affermare che i tre lemmi appartengono all'universo semantico del bere e delle sue conseguenze.
Quel che piu' mi sorpende e' che i motori di ricerca indirizzino questi ubriaconi verso il blog di un astemio.
;)
Comincia a fare freddo. Molto freddo.
Stasera serata di balli irlandesi, in centro, con gli amici di Youth 2000 e Power to Change.
Neanche questa mi sembra male.
Questo appello e' stato pubblicato come annuncio a pagamento sui giornali in Israele, con le firme di 494 soldati e ufficiali.


Lunedi scorso: "Nell'operazione di Tzahal a Khan Yunis sono state uccise 15 persone, tra cui una donna e un bambino". Tre giorni dopo: "Un terrorista suicida esplode all'incrocio Bar Ilan. Uccisa una donna. Decine di feriti". Abbiamo trascorso parecchie settimane senza attentati, e ancora piu' settimane senza attentati dalla striscia di Gaza. Il governo israeliano sta sfruttando i militari israeliani e li sta mettendo a repentaglio allo scopo di alimentare la spirale del terrorismo. Il governo di Israele manda i suoi figli a portare a termine obiettivi politici che nulla hanno a che fare con la sicurezza nazionale di Israele.

Noi, circa 500 ufficiali e combattenti del Tzahal dichiariamo di nuovo: Non combatteremo in una guerra politica volta a perpetuare l'occupazione e l'esistenza delle colonie. Non combatteremo contro i valori fondamentali dello Stato di Israele e contro i valori morali dell'ebraismo sui quali si fonda la nostra educazione.

Senza morale, senza giustizia, e senza una leadership che ci tiri fuori dal fango dei territori, il nostro stato, lo stato di Israele, non ha speranza.

giovedì, ottobre 17, 2002

Da Avvenire

17 Ottobre 2002
MATTUTINO
prossimo o lontano?

«Debbo confessarti una cosa», cominciò Ivan, «non ho mai capito come sia possibile amare il prossimo. Proprio il prossimo mi sembra impossibile da amare, a differenza forse di chi sta lontano… Perché l'uomo si faccia amare, deve restare nascosto: appena ti mostra il viso, l'amore è finito».
È tratta da uno dei capolavori della letteratura mondiale questa frase. Dostoevskij nei Fratelli Karamazov, il celebre romanzo composto nel 1879-80, punta l'attenzione su un dato scontato eppur disatteso. Quanti, cristiani e no, si dichiarano aperti al prossimo, filantropi in senso generale. Deprecano la vergogna della fame nel mondo, detestano il razzismo, rigettano la guerra, rabbrividiscono per le torture. Poi, però, quando hanno di fronte la questione degli immigrati che invadono i loro quartieri, quando s'imbattono con uomini e donne di colore che s'attaccano a loro per vendere qualcosa, quando devono affittare un locale a uno straniero, quando hanno di fronte una persona in carne e ossa, coi suoi limiti e le sue miserie reali, allora diventano esosi e fiscali, protestano evocando lo spettro dei barbari, rifiutano ogni comprensione e sostegno.
Questa incoerenza tra la teoria e la pratica vale ovviamente anche per le relazioni quotidiane. È facile riconoscere la dignità della persona umana in senso universale. Ma è ben più arduo evitare la calunnia contro il proprio vicino, amare un parente, rispettare chi è diverso da noi. Il monito biblico: «Ama il prossimo tuo come te stesso» rimane, così, sospeso nel limbo della domenica, non entra nella terra dei sei giorni feriali.


Gianfranco Ravasi

Pitas
Promette bene.

Sentite questa

Milano, 11:48
Scivola e si incastra nel water, liberato dai pompieri

Uno scivolone nel bagno di prima mattina, dopo la doccia, è costato a un uomo d'affari ospite di un hotel milanese una curiosa e fastidiosa avventura. Parandosi nella caduta, l'uomo si è trovato incastrato con un braccio nel water: in suo aiuto sono intervenuti i pompieri, che hanno spaccato la toilette e gli hanno reso la libertà.
E' stato il portiere a sentire le urla del malcapitato e a chiamare i soccorsi. Una volta liberato, l'uomo è stato portato al San Raffaele per una sospetta incrinatura delle costole. (Red)

Oggi giornata di riposo.

Ieri avevo scoperto un sito dove ti pagano per ogni visita del tuo blog.
In realta' e' un imbroglio, visto che bisogna pagare una quota mensile per registrarsi.

E poi a me chi mi leggerebbe?


Dal Corriere della Sera di oggi


Il leader degli U2

SONO CAMBIATO MA RESTO UN PACIFISTA
di BONO*

Caro direttore, le scrivo in risposta all’articolo di Giuliano Zincone («Le armi di Bono», 15 ottobre) che faceva riferimento ad alcune mie dichiarazioni sulla pace e sulla guerra. Ho rilasciato un'intervista al giornale irlandese Hot Press subito dopo l'11 settembre 2001, parti della quale sono state ora ristampate dalla rivista Rockstar .
Le mie affermazioni sono state cambiate, portate fuori contesto e, cosa ancor più sconcertante, abbinate a domande nuove. E' pazzesco insinuare che starei aiutando a mobilitare il nostro pubblico a favore di una guerra contro l'Iraq perché sono amico degli americani: l'Iraq non era neppure un argomento di discussione all'epoca in cui rilasciai quell'intervista. Sono d’accordo con la maggior parte dell’opinione pubblica convinta che si dovrebbe far sì che Saddam Hussein consenta agli ispettori Onu di tornare e che a questi venga garantito accesso completo ai siti da controllare. Se non ha nulla da nascondere, Saddam non dovrebbe sottrarsi a questa richiesta. Se ha qualcosa da nascondere, allora l'Onu dovrebbe permettere che gli Stati Uniti lo inducano a obbedire. Tutte le armi per la distruzione di massa mi fanno orrore, comprese quelle di cui gli stessi Stati Uniti sono in possesso.
E' vero, ritenevo che la campagna contro i talebani in Afghanistan si stesse svolgendo con una certa moderazione che forse non ci si attendeva da un’America ancora impegnata a cercare i suoi morti tra le macerie delle Torri Gemelle. Nell'intervista originale per Hot Press avevo puntualizzato che «qualsiasi vittima civile è inaccettabile». Questa riga è stata tagliata da Rockstar . E' pure scorretto suggerire che io abbia in qualche modo cambiato idea riguardo alla «rappresaglia» che seguì l’11 settembre... E’ vero che non sono un pacifista in senso letterale, così come ero negli anni Ottanta.
*Musicista,
Il mio cambiamento interiore si deve a un’incapacità personale di vivere la vita secondo le aspirazioni più alte e si deve anche, in verità, avendo oggi dei figli, alla responsabilità e alla volontà di proteggerli.
Infine, la cosa che più mi ha irritato nell’articolo pubblicato su Rockstar non è stata l’idea, palesemente scellerata, che io sia diventato un sostenitore della guerra, ma l’insinuazione che io veda i miei bambini per «due settimane ogni tanto»: mi ha fatto davvero male. Questa è una citazione a sproposito: le mie parole erano legate al tour, in cui eravamo impegnati un anno fa, quando ci rifiutammo di bloccare i concerti già prenotati per andare a casa e vedere le nostre famiglie. Ma questo non è affatto il mio modo di vivere.
Mi spiace occupare spazio sui giornali per spiegare queste piccole cose, ma queste piccole cose hanno per me grosse implicazioni. Le mie energie trovano un impiego assai migliore in un altro tipo di guerra: la guerra contro la povertà globale e l’Aids. Dovremmo essere molto preoccupati di vivere in un mondo nel quale 2 milioni e mezzo d’africani moriranno l’anno prossimo, benché ci siano i farmaci che potrebbero salvarli. Un mondo dove la gente muore di fame, benché il pianeta sia ricco di cibo per sfamarli. La guerra contro il terrore può dominare i mass media, sì, ma non potrà essere vinta senza vincere anche la guerra contro la povertà.

(traduzione di Laura Toschi)


Da un po' anche la mia doter ha il suo blog.
(piu' trafficato del mio!!)
Tornero' in Italia il 30, per pochissimi giorni.
A dire la verita' non mi manca molto, sono pero' curioso di ascoltare la radio, sentire i nuovi successi, in particolare Carmen Consoli ed Elisa.
E di vedere Luca Sofri in TV.


Wikipedia, a collaborative project to produce a complete encyclopedia in every language.

mercoledì, ottobre 16, 2002

Negli ultimi giorni blogger continua a fare i capricci.

Ieri sono andato al seminario Work in Progress, dove i professori e gli studenti postgraduate del dipartimento presentano e discutono un lavoro non ancora concluso. E' un modo per condividere gli interessi e le ricerche.
Dopo il seminario siamo andati nella Common Room, una sorta di ritrovo per docenti, che non avevo mai visto.
E' piuttosto elegante, con poltroncine e luci soffuse. Si puo' mangiare, ci sono riviste e giornali locali e stranieri.
Si puo' accedere solo se accompagnati da un docente. Eravamo io e un altro studente del primo anno MLitt e poi tutti i piu' giovani professori del dipartimento. Teresa, che e' terza nella gerarchia interna, non c'era.
A differenza dell'Italia dove ci sono ordinari, associati e ricercatori, qui la gerarchia prevede una decina di posizioni, dal Tutor all'Assistant, al Lecturer fino al Professor, ma ognuna di queste figure ha poi delle ulteriori diversificazioni (junior lecturer, senior lecturer, ecc.)

Alla fine si e' fatto tardi e quindi non sono andato alla conferenza del Trinity College.
Oggi ho il pomeriggio pieno.
Prima lezione dalle 14 alle 15.30 poi incontro con Teresa, poi alle 18.30 abbiamo la riunione della Newman Society of Ireland in centro e poi ci sarebbe un concerto di un coro russo nella University Church, ma non mi interessa particolarmente.

lunedì, ottobre 14, 2002

On October 14, 1644, William Penn was born in London into an established Anglican family. An independent thinker from an
early age, Penn became intrigued by the Quaker religion while a teenager. He studied briefly at Oxford, but was expelled at age
18 for rejecting Anglicanism. Formally joining the Society of Friends in Ireland at age 22, he alienated both Roman Catholic and Anglican
authorities, serving time in prison four separate times for his unorthodox religious beliefs. Espousing a combination of Puritan self-denial and
Quaker social reform, he wrote 42 books and pamphlets before age 30 (his 1669 book "No Cross, No Crown," written while he was imprisoned
in the Tower of London, is one of the world's finest examples of prison literature). Unable to find religious freedom in British Isles, Penn emigrated
to the American colonies in 1681, landing in New Jersey. Later that year, he received a vast province on the West bank of the Delaware River
(named Pennsylvania after his father, Admiral William Penn), as repayment for a debt that Charles II owed his father. Known to history
as "the founder of Pennsylvania," Penn's goal was to provide a refuge for Quakers and other religious groups seeking religious freedom. His
original 1682 constitution for Pennsylvania, called "The Frame of Government," wisely included an amending clause, the first in any
written constitution. In 1696 he drafted the first formal plan for a future union of the American colonies, a document that presaged the U. S.
Constitution. He authored two neat chiastic quotes:

"The truest end of life
is to know that life never ends."

"Governments rather depend upon men,
than men upon governments."

And one spectacular paradoxical one:

"Truth often suffers more by the heat of its defenders
than from the arguments of its opposers."

"Oggi si ha l'aria di considerare la vita come una speculazione, ma essa non è una speculazione: è un sacramento; il suo ideale è l'amore, la sua purificazione il sacrificio."

Oscar Wilde
Facciamo i conti. A settembre la Rai ha perso il 2,78 per cento dei telespettatori, mentre Mediaset ha guadagnato il 2,02 per cento. Ogni
punto percentuale, in termini di mercato, vale circa trentacinque milioni di euro, settanta miliardi di lire. In un mese, gli
amministratori della Rai hanno fatto dunque guadagnare quasi centocinquanta miliardi a Berlusconi, e hanno fatto perdere circa
duecento miliardi alla Rai. In un anno fa una bella cifra: io personalmente avro' regalato a Berlusconi una quarantina di milalire,
mentre tutti i proprietari della Rai messi insieme (cioe' tutti i cittadini italiani) gli avremo regalato quasi duemila miliardi. Chi ce
li torna, questi soldi? Io, le mie quarantamila le voglio indietro personalmente da Baldassarre.

Riccardo Orioles

sabato, ottobre 12, 2002

Le storie dei convertiti mi hanno sempre affascinato.
Sentite questa:

Two years ago, the wife of Rear Admiral John Pointdexter - who was President Reagan´s national security adviser - ended her 13 years as an Episcopal priest.
She became Catholic.
Ho scoperto altri due weblog carini

indue

almenocredo

«La Seconda Repubblica è un feto abortivo, custodito in incubatrice per non far cadere in depressione la mamma».

Sempre lui, Francesco Cossiga

Cossiga e' uno spasso, un po' arterosclerotico ma alquanto impertente.
Ecco alcuni brani dall'intervista apparsa ieri su La Stampa

Quale sarebbe stato il ruolo politico di La Russa nella Dc di Moro?
«Ho troppo rispetto per La Russa, giovane fascista che con grande sforzo ha accettato la democrazia come necessità e la condanna dell´antisemitismo come opportunità, per pensarlo nella Dc di Moro».

Mettiamola così: quale ruolo gli avrebbe valso la sua intelligenza politica?
«Sarebbe stato un discreto consigliere circoscrizionale del Comune di Milano».

Nel governo Berlusconi ci sono però ministri che nella Dc di Moro contavano: ad esempio Pisanu, cui la legano terra e corrente d´origine, oltre immagino a stima e affetto. Come avrà reagito il ministro dell´Interno alle parole di La Russa?
«Era distratto. Assorto su come riuscire non dico a far riconoscere la sua autorità, ma almeno a farsi fare il saluto dagli ufficiali dei carabinieri; i quali salutano anche me, che pure conto un po´ meno di lui».

Crede che Berlusconi sia più debole di un premier della Prima Repubblica?
«No; ma non vuole usare la forza che ha. Non l´ha capita. Ha debolezze tipo farsi sbaffettare da Buttiglione, che blocca la nomina del ministro degli Esteri per difendere il sottosegretario Tassone, cui voglio bene, ma che l´elettore comune è convinto sia un grosso tasso. Io, che non ho alle spalle Forza Italia ma 3 o 4 amici, Buttiglione l´ho cacciato dal mio ufficio a pedate nel culo».

Come avrebbe reagito se le avessero fatto un girotondo sotto il Quirinale?
«Avrei fatto sgomberare la piazza con i reparti mobili della polizia e dei carabinieri. Ma per Moretti e per il marchese Flores D´Arcais, discendente di avi reazionari dalle mani ancora grondanti il sangue dei patrioti giacobini sardi, basterebbero i vigili urbani».


venerdì, ottobre 11, 2002

Lo sceicco bianco. La settimana scorsa Paolo Mieli, sul Corriere, ha dedicato un bel corsivo alla "trasmissione ereditaria del potere" nei Paesi arabi.

Un ottimo pezzo, ben documentato: Gheddafi e il figlio Saadi, Mubarak e il figlio Gamal, Assad e il figlio Bashar e naturalmente Saddam e il figlio Qusay; per non parlare delle monarchie assolute vere e proprie, in Arabia, in Kuwait, in Marocco e negli altri paesi "moderati".

Conclusione: i Paesi arabi masticano poco di democrazia: il potere ormai la' si trasmette (come nel nostro medioevo) per dinastie.

Giusto. Ma il presidente Bush, di chi e' figlio? E che parentela ha col governatore della Florida, che di fatto l'ha eletto?

Agli sceicchi arabi ormai ci siamo (razzisticamente) abituati. Il guaio e' che qui si cominciano a vedere sceicchi anche in occidente: dove la via dinastica comincia pericolosamente a prendere piede, e non solo (come prima) alla testa delle grandi multinazionali ma direttamente al governo degli stati. Strano che di una faccenda del genere, che attiene al nucleo intimo della democrazia liberale, si debba occupare un communista come me, mentre un liberale doc come Mieli o non se ne accorge o fa finta di niente.

Riccardo Orioles

giovedì, ottobre 10, 2002

Deputati della maggioranza, avete promesso agli italiani il paese del Bengodi. Avete promesso più libertà. Gli state dando la Cirami. Può un Parlamento libero approvare una legge così vergognosa? Solo per proteggere Cesare Previti.

Può un Parlamento libero scrivere un capitolo senza precedenti nella storia repubblicana? Solo per proteggere Cesare Previti.

Può un Parlamento libero autorizzare un'ingiustizia così grave? Solo per proteggere Cesare Previti.

Può un Parlamento libero fare carta straccia dei principi della nostra Costituzione? Solo per proteggere Cesare Previti.

A questo nostro Paese che attraversa un momento così difficile, che ha bisogno di riforme coraggiose voi dite che la cosa più importante oggi è proteggere Cesare Previti.

Voi state dicendo agli italiani che la giustizia non è uguale per tutti. Solo per proteggere Cesare Previti.

Può un Parlamento libero consegnare ai nostri figli una pagina così buia? Fermatevi, fermiamoci.

(10 ottobre 2002)

Sto trascurando un po ' questo blog perche' domani ho uno scritto di greco e quindi sto studiando seriamente.
Comunque oggi e' una giornata bellissima e nel campus, che ho scoperto risulta essere il piu' grande d'Europa, ci sara' The Freshers' Ball, ossia un mega concerto.
Suoneranno:
The Complete Stone Roses
Aslan
Artful Dodger
Mark McCabe
Shane MacGowan and The Popes

30 euro!

mercoledì, ottobre 09, 2002

Oggi ho avuto un'idea sul saggio finale per il corso di filosofia della storia: una lettura di Order and History di Voegelin attraverso le categorie ricoeuriane di Tempo e Racconto vol. 1 (le tre mimesis).
Potrei inoltre presentare il passaggio mito-epica-filosofia come una forma di traduzione intersemiotica.
Intanto ho cominciato l'opera di decostruzione (detta anche taglia ed incolla) dell'Idea of a University di Newman.


"Se è vero che ad ogni rinuncia corrisponde una contropartita considerevole
privarsi dell'anima comporterebbe una lauta ricompensa"

C. Consoli
Our deeds still travel with us from afar.
And what we have been makes us what we are.
- George Eliot, Motto to Middlemarch (ch. LXX)
Molti arrivano su questo sito tramite i principali motori di ricerca. E cosa cercavano?
Ecco la classifica:

1. sgarbi 22
2. ferrara 16
3. urbani 13
4. sofri 5
5. giuliano 5
6. vittorio 4
7. consulta 4
8. gasparri 4
9. la 3
10. regno 3

martedì, ottobre 08, 2002

If a man's education is finished, he is finished.

-- Edward Filene

No man is rich enough to buy back his past.

-- Oscar Wilde

lunedì, ottobre 07, 2002

L'abolizione del cielo toglie forza alla vita


E' il male più taciuto, quello di cui parlano due pagine del Rapporto sulla Violenza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: l'enorme numero di suicidi nei Paesi dell'Est. Sul suicidio si tace in genere, sia per censura sia perché quel male che lo induce non ha nome. Nelle nazioni che furono comuniste, è un enigma tragico. L'Italia ha 8,4 suicidi su 100 mila abitanti. Nella Federazione russa la cifra si quintuplica (43,1) e così in Bielorussia (41,5). In Lituania la percentuale sale a 51,6, in Lettonia a 36,5, in Ungheria a 36, in Estonia a 37,9 in Kazakistan - fatto inaudito in un paese di tradizione islamica - 37,4. In confronto il Giappone, luogo dove il darsi la morte gode di una triste prestigiosa tradizione culturale, è un Paese felice, coi suoi 19 suicidi ogni 100 mila abitanti.
Perché? Certo, quelli sono Paesi del gelo e dei giorni brevi e bui (il Mediterraneo grazia le popolazioni che vi si affacciano: in Grecia il tasso è solo di 4,2, in Israele è uguale all'italiano); sono i luoghi dell'alcolismo alla vodka, sintomo e insieme aggravante delle depressione maggiore, prima causa clinica del darsi la morte. Ma ciò non spiega tutto: là, finché durò il socialismo, il tasso fu minore.
Forse è un effetto collaterale maligno della libertà - nella versione occidentale - che quei nostri vicini dell'est non hanno conquistato, ma in cui sono stati gettati, come il naufrago è gettato nelle onde della tempesta? Lo sospettiamo. Già per noi che ci siamo nati, questa libertà è dura da sopportare. Non è con la libertà politica che ce l'abbiamo; ma con quella post-moderna libertà individualista e relativista, fondata sulla finzione che ciascuno sia capace di darsi da sé il motivo per vivere, al difuori da ogni fede, da ogni compito comune. Questa liber tà equivale a un vuoto che, per esempio, i nostri giovani tragicamente sentono e non raramente riempiono di atti autodistruttivi. Figurarsi i maldestri apprendisti dell'Est, investiti dall'industria del desiderio che prima ignoravano, dalla pubblicità che nell'Ovest sostituisce la produzione di significato: il senso che i più non sanno darsi, viene riempito (illusoriamente) dalle "scelte" fra merci infinite e dozzinali, o fra stili di vita preconfezionati dai media. Da noi, essere liberi quasi equivale, ormai, ad essere vuoti: e chi è nuovo a quest'esperienza, di vuoto può morire.
Oppure l'aumento dei suicidi all'Est sarà uno strascico durevole di quell'immensa patologia sociale che fu il comunismo? Decenni di abitudine a tacere o a celare le proprie convinzioni, la vita consumata fra il razionamento di piccoli bisogni e le meschine certezze delle procedure burocratiche, possono aver formato uomini debilitati, incapaci di reggere l'aria asp ra della libertà, dove ciascuno deve decidere di sé, e imparare quel che vuole.
Chissà. Crediamo, in fondo, che nell'un caso e nell'altro sia decisiva - per togliere la voglia di vivere - l'abolizione del Cielo. La libertà nella versione occidentale (l'unica disponibile oggi) e il socialismo "reale" hanno in comune questo: che chiudono l'uomo nell'aldiqua. Non può essere un caso che i Paesi musulmani, e quelli cattolici, abbiano i tassi di suicidi minori: nessuna disperazione è irrimediabile, per chi sa ancora chiedere aiuto al Cielo. Forse, la rieducazione alla preghiera - questa "tecnica" respiratoria dell'anima, la cui aria è la speranza - potrebbe migliorare le orribili statistiche.

Maurizio Blondet Avvenire, 5 ottobre 2002
On October 7, Edgar Allan Poe died in Baltimore, Maryland at age 40. Born in Boston to an American actor and an English-born
actress, Poe's mother died when he was two. Raised by his godfather in Richmond, Virginia, Poe showed early academic promise, but didn't
fare well in college, dropping out of both the University of Virginia and West Point. Influenced by England's great Romantic poets, Poe
began writing poetry, eventually writing some of America's most famous poems, like "The Raven" and "Annabel Lee." While editing and writing
stories for monthly magazines in Philadelphia and New York City, he became interested in the supernatural and the occult. He went on to
write some of the world's great horror tales, "The Tell-Tale Heart," "The Pit and the Pendulum," and "The Fall of the House of Usher." Further
demonstrating his versatility, he wrote the first true detective story, "Murders of the Rue Morgue." In "The Purloined Letter" (1844), he
offered a paradoxical insight:

"The best place to hide anything
is in plain view."

Poe could also make penetrating observations on the events of everyday life. In an 1843 article, he made an observation that
seems applicable to life in modern-day organizations, where meetings often seem to last forever without getting anywhere:

"In one case out of a hundred a point
is excessively discussed because it is obscure;
in the ninety-nine remaining
it is obscure because it is excessively discussed."

L'11 settembre e il diritto internazionale, di Benjamin J. Urmston SJ

Presi parte alla II Guerra Mondiale nel Terzo Corpo d'Armata americano al comando del generale Patton. Uscii dalla guerra con la convinzione che ci dovessero essere modi migliori per fronteggiare le minacce alla nostra sicurezza. Scelsi la Compagnia di Gesù per unire la mia fede al desiderio di un mondo più giusto e pacifico. Cinquantasei anni dopo sono convinto che un diritto internazionale democratico sia un ingrediente essenziale della pace. Il primo atto della Rivoluzione statunitense risale al 1776. Penso che spetti a noi scrivere il secondo atto e metterlo in scena. "Come all'interno dei singoli Stati è giunto finalmente il tempo in cui il sistema della vendetta privata e della rappresaglia è stato sostituito dall'impero della legge, così è ora urgente che un simile progresso abbia luogo nella Comunità internazionale" (Giovanni Paolo II, Centesimus Annus, n. 52). Questo secondo atto porterebbe giustizia e libertà autentiche per tutti, per ogni persona creata a immagine e somiglianza di Dio. Il secondo atto dovrebbe essere non-violento, ma coraggioso, creativo, a largo raggio e conforme al diritto. Dopo l'11 settembre, usiamo il meglio del patriottismo americano per parlare a favore dei valori rivoluzionari di ogni persona creata da Dio con diritti inalienabili. Sulla base del discernimento spirituale di Sant'Ignazio, liberiamoci di questo enorme auto-inganno. Poniamo la nostra fiducia non nella strapotenza militare e nella limitazione delle nostre libertà civili, ma nel piano che Dio ha per noi: una pace globale con una giustizia globale attraverso il diritto globale. [HL20906]
L'autore è Direttore dei Programmi di Pace e Giustizia presso la Xavier University di Cincinnati, Ohio (USA). Per un approfondimento in inglese, vedi "Blueprint for Social Justice", Maggio 2002

Il Consiglio nazionale di Pax Christi esprime tutto il suo sostegno alla decisione del sindaco di Bolzano, Giovanni Salghetti Drioli e alla sua giunta, di cambiare il nome della piazza tanto contesa passando da Vittoria a Pace. Ci sembra un atto di apertura ad un orizzonte di convivialita' delle differenze, come direbbe don Tonino Bello, oltre che un messaggio di armonia in un momento storico che vive nel terrore della guerra preventiva e permanente.

Sappiamo bene cosa significa quella piazza per i cittadini di lingua tedesca dell'Alto Adige, che hanno vissuto il dramma della "sconfitta" nella grande guerra e la perdita del territorio. E poi, ancora, sotto il nazifascismo, hanno dovuto subire la pressione dell'Italia da una parte con l'arroganza di un sistema che avrebbe voluto togliere i vincoli culturali e linguistici delle popolazioni sudtirolesi e dall'altra con la prepotenza aggressiva del Terzo Reich che rivendicava spazi per il suo folle progetto di costruire una Grande Germania (pensiamo quali lacerazioni produsse l'accordo di Berlino del '39 con le relative opzioni).

Per troppo tempo il nome della Vittoria ha diviso le popolazioni dell'Alto Adige-Sudtirolo tant'e' che quella piazza venne conosciuta in tutto il mondo come la piazza dello scontro etnico fra italiani e tedeschi, e il monumento come il simbolo dell'italianita' antagonista al mondo tedesco (la scritta latina ne e' la testimonianza).

E dunque bene ha fatto il sindaco Salghetti a mettere fine ad un periodo cosi' lungo di divisione per trovare una parola (pace) che sintetizzi gli sforzi di quanti, in Alto Adige, hanno lavorato con passione e speranza affinche' si aprisse un capitolo nuovo nella storia della terra "laboratorio di convivenza".

La testimonianza degli obiettori al nazismo Josef Mayr-Nusser e Franz Thaler, la passione civile di Alexander Langer, gli sforzi politici di tutti coloro che hanno voluto ricucire vecchi rancori e vecchie lacerazioni, sono sintetizzati in questo passaggio dalla vittoria alla pace.

Tanto piu' oggi, all'inizio del terzo millennio, in un mondo in cui l'interazione fra i gruppi umani e' sempre piu' la regola della vita, superare un concetto come "vittoria" rappresenta una conquista culturale importante per tutta la comunita' europea. A questo proposito ci sembrano davvero fuori luogo le dichiarazioni di quanti da una parte esaltano la novita' Europa unita e dall'altra premono su antichi "valori" della nostra storia passata.

Come cristiani, dunque, e come uomini di pace ci sentiamo in dovere di invitare i cittadini di Bolzano a dare concretamente un segno di pace il prossimo 6 ottobre, giorno del referendum sulla piazza, affinche' davvero non vincano battaglie di retroguardia culturale e politica, ma avanzi la convivenza e l'armonia fra le differenze che rende cosi' ricco e interessante l'Alto Adige-Sudtirolo.


Almeno 14 persone negli ultimi due giorni sono arrivate in questo sito cercando Sgarbi, Ferrara o Urbani.
Non l'avrei mai detto ....



venerdì, ottobre 04, 2002

Ieri mattina ho visitato il Trinity College con Lucie, la ragazza francese che viene da Oxford. (Fa il dottorato ad Oxford ma siccome studia un mito irlandese fara' un anno di ricerche a Dublino).
Il Trinity si trova proprio al centro di Dublino, e' una piccola citta' nella citta'.
Questa e' la settimana delle matricole, come da noi la scorsa, e quindi c'erano i banchetti delle varie associazioni che cercavano iscritti. Un po' meno che da noi, perche' hanno meno studenti.
Mi sono iscritto alla Metaphysical Society che e' l'associazione ufficiale del dipartimento di Filosofia.

Nel passato era l'universita' dei protestanti e dei liberali e siccome i cattolici non potevano frequentare fu chiesto a Newman di fondare l'Universita' Cattolica d'Irlanda, che poi e' diventata UCD.
Oggi la differenza non e' piu' evidente, anzi ho notato che hanno 2 cappellani cattolici e solo uno presbiteriano/metodista e uno anglicano.
Nella biblioteca e' custodito the Book of Kells, un'antica copia miniata dei Vangeli, dell'800.
Non l'ho visto perche' c'erano troppi turisti, ci tornero'.

Domani andremo al Milltown Institute, che e' l'universita' dei Gesuiti, per una conferenza su Hopkins.
Gerard Manley Hopkins e' un'importante poeta inglese.
Dopo aver studiato ad Oxford fu accolto da Newman nella Chiesa Cattolica, per un po' di anni insegno' nell'oratorio di Birmingham, poi divenne gesuita e quindi venne ad Dublino ad insegnare Greco nell'universita' fondata da Newman.
Mori' poco piu' che quarantenne di tifo.

giovedì, ottobre 03, 2002

Sono stato alla riunione della S. Vincenzo, che è una delle maggiori associazioni di volontariato cattolico.
C’erano una cinquantina di studenti ma gli iscritti sono molto di più. Lo scorso anno solo nella mia università erano 400!
I responsabili di vari gruppi sparsi sul territorio hanno presentato le diverse attività.
E’ incredibile quante cose organizzino: assistenza a famiglie bisognose, aiuto ai senza casa, animazione con i bambini nei quartieri poveri, ripetizioni gratuite.

Ho ascoltato ammirato le storie spesso commoventi, a volte anche simpatiche. Ad esempio c’è un gruppo di suore specializzato nel gioco del poker che a quanto pare piace molto ai vecchietti senza famiglia.
C’era con me anche Arianna, la ragazza di Roma, che mi ha raccontato la sua esperienza in una mensa per i senza fissa dimora a Londra.
Non so se riuscirò a partecipare anche io, più che altro perché per me sarebbe difficile comunicare.
Per ora mi sono segnato ad un’iniziativa che chiamano Angelo per un giorno e consiste nell’incontrare bambini di famiglie disagiate, far scrivere loro una lettera a Babbo Natale cercando poi di realizzare i loro sogni. Il primo dicembre infatti Santa Claus andrà nelle loro case e distribuira' regali.

Mentre li ascoltavo stupito pensavo che nessuno farà un film su queste esperienze, e anche se ci fosse non vincerebbe mai il Festival di Venezia (naturalmente mi riferisco al film Magdalene Sisters che narra la storia di abusi avvenuti in alcuni centri di recupero gestiti da suore proprio in Irlanda).
Il bene non fa notizia ma sostiene il mondo. Ci sono migliaia di persone che dedicano la propria vita per alleviare le sofferenze altrui, senza pubblicità, per il semplice desiderio di fare il bene.
Pensavo a quanto sia falsa la rappresentazione del mondo che ci danno TV e cinema, interessati innanzitutto all’audience, al successo.
Per fortuna vedo pochissima TV ed ho un occhio sempre più disincantato e scettico suoi modelli di vita proposti dalle produzioni artistiche contemporanee.
L’importante non è confondere la realtà con l’arte e, nonostante certe infamanti accuse (penso al regista Mullan e con lui quei giornali italiani che hanno paragonato la Chiesa Cattolica ai talebani) per me l’Irlanda cattolica continua ad essere un grandioso esempio di civiltà.

mercoledì, ottobre 02, 2002

Leave Your Fingerprint

Artisti digitali contro le impronte.

Tra poco andro' alla riunione della San Vincenzo.
Domani mattina visitero' il Trinity College con Lucie. Nel pomeriggio c'e' una conferenza di Van Der Veken un professore di Lovanio, che avevo seguito a suo
tempo. Ogni giovedi' c'e' una conferenza obbligatoria per gli studenti postgraduate.

A pranzo ho mangiato un grande piatto di patate fritte, tagliate a pezzi molto grandi, mentre stasera ho mangiato due grandi fette di tacchino
con piselli, carote e patate a pezzettini (7 euro). Per darvi un'idea dei prezzi mezzo chilo di pasta Barilla costa 2.95, ma e' pasta di prima
qualita'. Un quotidiano costa 0.95. Il biglietto per andare in centro 1,60. Una scheda con 24 fotocopie 2 euro.

martedì, ottobre 01, 2002

Non vedo la TV italiana e non me ne lamento eppure ieri mi sarei divertito, come sempre, nell'ascoltare l'incontenibile Sgarbi.


Dal Corriere della Sera di oggi

Sgarbi in tv contro Urbani: io fatto fuori per una questione erotica

MILANO - Resta tranquillo per una decina di minuti. Parla dell’Afghanistan e della crisi internazionale, ma quando Giuliano Ferrara e Luca Sofri, i due conduttori di Otto e mezzo , trasmissione de La 7 , gli chiedono dei suoi rapporti con il centrodestra, Vittorio Sgarbi esplode. Sembra non aspettare altro il sottosegretario «licenziato», il critico-onorevole messo alla porta dal governo per sparare contro tutto e tutti. Se la prende con Maurizio Gasparri («Un vile») e il suo ex consigliere Alain Elkann («Un cameriere»), con Previti per la sua vicenda giudiziaria, e Micciché per la storia della cocaina. Ma soprattutto prende di mira Giuliano Urbani, il ministro-nemico che lo ha escluso, lo scorso giugno, dal dicastero dei Beni culturali: «Il nostro rapporto - dice in diretta, in prima serata - è stato rovinato da una questione erotica». «In senso metaforico?», domanda Ferrara. «No, in senso reale», risponde Sgarbi. E parte: «Urbani si è fatto un’amante». Arriva a fare il nome di un’attrice, il cui ultimo film sarebbe stato imposto all’ultima Mostra di Venezia. Scivola nella volgarità: «Stava accovacciata ai suoi piedi, e quando alzava la testa gli diceva che io ero più visibile di lui, che un sottosegretario contava più di un ministro. Lo ha sollecitato nell’amor proprio e lui ha cominciato a nutrire odio nei miei confronti». Parole e giudizi pesanti, di cui Sgarbi non si pente a trasmissione finita. «Ho dimostrato che non sono un servo, così come ho criticato il rapporto stretto tra la sinistra e la magistratura, adesso rivendico le mie idee - ribadisce al telefono - Io credo che i principi siano più importanti delle persone. Se sei contro la droga, se nel governo c’è gente come la Moratti, Fini o Berlusconi non è opportuno che si tenga un viceministro come Micciché su cui grava il pesante sospetto di aver ricevuto della cocaina». Gasparri? «Mi aveva detto: "Urbani non vale niente, tu sei più competente di lui". Ma quando il Consiglio dei ministri ha deciso di togliermi le deleghe lui non ha nemmeno alzato la mano per difendermi. Almeno una volta la destra aveva il senso dell’onore...».
Non si pente nemmeno di quelle dichiarazioni che toccano la vita privata (eventuale) di un ministro. «C’è stato l’episodio del film imposto a Venezia. A questo punto l’interesse privato di un amore personale diventa un fatto pubblico».
Sembra la fine, secondo lo stile Sgarbi, del suo rapporto con il centrodestra, anche se ne ha pure per la minoranza. «Non sono di sinistra perché lì c’è la Melandri».
I conduttori in diretta riescono a fare poco contro questa piena di parole. In chiusura di trasmissione Ferrara può solo scusarsi con i telespettatori. «Sono molto dispiaciuto - aggiunge dopo il direttore del Foglio - È stato un intervento ignobile, di una grande villania. Purtroppo non c’è modo di fronteggiare avvenimenti di questo genere».

Riccardo Bruno