sabato, febbraio 28, 2009

Channellman's Weblog

Ho aggiunto ai miei siti preferiti, nella colonna a destra, Channelman's Weblog il blog di Alessandro Canelli. Alessandro e' un ex fucino bolognese, appartenente ad una generazione precedente alla mia. Il suo blog e' ogni giorno piu' interessante.

venerdì, febbraio 27, 2009

giovedì, febbraio 26, 2009

Philosophical Gourmet Report

E' stato pubblicato nei giorni scorsi il 2009 Philosophical Gourmet Report, ossia la classifica dei dipartimenti di filosofia di lingua inglese.

Questi i migliori venti:

1 New York University
2 Oxford University
3 Rutgers University , New Brunswick
4 Princeton University
5 University of Pittsburgh
6 University of Michigan , Ann Arbor
7 Harvard University
Massachusetts Institute of Technology
9 Yale University
10 Stanford University
University of California, Berkeley
University of California, Los Angeles
University of North Carolina, Chapel Hill
14 Australian National University
Columbia University
University of Arizona
17 City University of New York Graduate Center
University of Notre Dame
University of St. Andrews/University of Stirling Joint Program
University of Toronto


Il mio dipartimento a UCD compare tra i migliori dieci per la categoria '20th Century Continental Philosophy', davanti a prestigiose universita' quali Harvard, Oxford e Stanford. Una bella soddisfazione.


Group 1 (1-3)

Georgetown University
University of California, Riverside
University of Chicago

Group 2 (4-10)

Cambridge University
Columbia University
University at Stony Brook, State University of New York
University College Dublin
University of Essex
University of Notre Dame
University of Warwick

mercoledì, febbraio 25, 2009

Antropomorfo (Dizionario dell'Omo Salvatico)

Antropomorfo

La gran disgrazia dell’uomo è d’essere soltanto antropomorfo – cioè d’aver dell’uomo soltanto la forma e l’apparenza. Se l’uomo vorrà ascendere davvero all’umanità –grado insopprimibile per salire a Dio- dovrà diventare risolutamente teomorfo, seguendo l’esempio dei santi, e ricordando che non tocca il segno chi non mira più in là.

lunedì, febbraio 23, 2009

Powerpoint

Sabato scorso ho partecipato, come relatore, a questo workshop organizzato dalla residenza universitaria femminile Glenard.

Ho parlato dello sviluppo personale in università, prendendo libero spunto dall'ultimo capitolo de La Vita Intellettuale di Sertillanges. Qui trovate la presentazione in Powerpoint che ho usato per l'occasione. Dalle immagini capirete ben poco di quanto ho sostenuto ma vi invito a scaricarle perchè sono veramente belle.

Una commedia di bari e impostori con padre dolente

In confronto Goebbels era un fanciullino. L’insieme di retoriche azionate a comando e vittoriosamente nel caso della ragazza presa di forza per sentenza giudiziaria e messa a morte senza moratoria si fondava sull’alone tragico del dolore di un padre. Sfida morale azzardata ma a suo modo grandiosa. L’agorà e la vita pubblica di un paese e delle sue istituzioni al servizio di una grande storia privata. Beppino ci aveva sempre assicurato di questo che solo contava per lui: offro la mia voce di padre a una bella ragazza, mia figlia, che mai avrebbe voluto vivere così, e basta. Invece niente basta. Beppino dava voce a se stesso, e perfino ai suoi ricordi ideologico-politici rispolverati a nemmeno due settimane dall’esecuzione pubblica di sua figlia, e dunque dava voce alla coorte dei suoi consiglieri e medici e specialisti e politici che hanno aspettato il giorno della morte di Eluana per scatenarsi e dire finalmente in pubblico la verità: è stata una nuova Porta Pia, un avanzamento nella eterna lotta dello spirito umano contro l’oscurantismo della chiesa. Loris Fortuna, il divorzio, l’aborto e poi, perché no?, l’eutanasia.

La famiglia Andreatta ha accudito nove anni il congiunto. Ha aspettato che arrivasse la sua ora senza violare il mistero, anche scientifico, di quel sonno. Ha fatto in tempo ad accompagnare Giorgio Napolitano, in visita a Bologna, al suo capezzale. Segno che Beniamino Andreatta era tanto vivo da potersi permettere una visita del capo dello stato, capace di firmare il registro degli ospiti ma non il decreto del governo per la ragazza. Non c’è stato chiasso, c’è stato rispetto intorno a quel letto. Un lungo silenzio di nove anni ha scandito un tempo di vita così particolare, dolori così particolari e privati. Nel caso in questione, invece, c’è stata una continua richiesta di silenzio, il silenzio come silenziamento delle ragioni degli altri, e un grande chiasso. E una continua richiesta di rispetto, ma nessun rispetto. Chi come alcuni di noi voleva lasciare Eluana Englaro alle suore che la accudivano ha espresso le sue idee con le corde vocali tarate sul dogma fuori discussione della sua libertà, espressa dalla voce del padre che parlava a nome della figlia. Eluana voleva evadere da quella prigione della carità cristiana, voleva essere “liberata”. Ma no, illusione, in un paese di bari come il nostro era chiaro quello che si poteva sospettare ma non si doveva dire: la voce non era quella di Eluana, era quella di Loris Fortuna e del suo devoto papà Beppino, pronto al comizio e al talk show, naturalmente per dare voce a tutti gli altri dopo Eluana.

E’ dunque acclarato che è stata compiuta una gigantesca operazione politica, giurisdizionale, ideologica e religiosa brandendo come strumento il corpo di una ragazza e un padre chino nell’ascolto della sua voce giovanile. Eppure, ecco perché dico che Goebbels al loro confronto era un fanciullino, sono riusciti a diffondere l’idea che fossero i preti e lo stato e altri orrendi devoti, nella figura di un papa tedesco e di un premier caudillo, ad accanirsi sul corpo di una ragazza e a violare un dolore privato. Bestiale. Chi accudiva quel corpo e desiderava rifornirlo di cibo e di acqua; chi non sarebbe mai uscito dal silenzio rispettoso che lo circondava, alla Andreatta, è stato imputato di estremismo chiassoso, di strumentalismo politico bieco, di uso di un corpo di donna a scopi ideologici. Chi ha messo in piedi il grande circo mediatico giudiziario, chi ha perseguito per la ragazza il destino dell’eutanasia passiva o, se preferite fidarvi di un baro, “l’omicidio del consenziente”; chi ha mentito dall’inizio alla fine, scambiando in una tragicommedia di imposture la propria flebile voce con la possente e simbolica voce di lei, passa o dovrebbe passare per rispettoso curatore e tutore della libertà di coscienza. Non ho mai provato un simile schifo in vita mia.

venerdì, febbraio 20, 2009

giovedì, febbraio 19, 2009

Il Rettore: "Università pronta a salvare il festival"

Modena, 18 febbraio 2009. «L’Università è pronta a fare la sua parte per tenere vivo il Festival filosofia. Ed è in grado di agire su tutti i fronti, a 360 gradi». Chi parla è il rettore dell’università di Modena Aldo Tomasi, che ha colto al volo gli inviti che gli sono arrivati sia dal sindaco Giorgio Pighi, che ha dichiarato di vedere con interesse un ruolo attivo dell’ateneo nel festival, sia dall’ex rettore Giancarlo Pellacani, che addirittura auspica una guida della manifestazione integralmente universitaria. Il tutto dopo lo scambio di lettere al veleno tra il Comitato scientifico della Fondazione San Carlo e la Fondazione stessa, chiamate ora, insieme al comitato promotore, a rimettere in piedi la kermesse dopo che la direttrice Michelina Borsari era stata prima «non rinnovata» poi richiamata al suo posto.

«Quando è nata la crisi del Festival filosofia — ha detto il rettore Tomasi — ci siamo subito resi disponibili per dare il nostro contributo. Ci tenevamo, con il nostro aiuto, a risolvere una vicenda che a volte rasenta l’incomprensibilità». Ente autonomo o università pronta a sobbarcarsi anche tutta la kermesse? Il rettore non esclude nulla: «Questo ente autonomo che è stato proposto deve ancora essere precisato nei termini — ha detto Tomasi — Noi siamo pronti a 360 gradi, sia dal punto di vista delle intelligenze, sia come macchina organizzativa. Presso la nostra università ci sono docenti di grande valore che possono benissimo sostenere l’organizzazione della manifestazione. La Fondazione ha contribuito alla nascita del Festival, ma noi, come università, siamo sempre rimasti fuori. Di questo ho parlato con il direttore della Fondazione San Carlo Roberto Franchini, ribadendogli la nostra dispobilità a dare un contributo a due condizioni: che il Festival resti a Modena e sia garantita l’alta qualità».

Per quanto riguarda l’incontro auspicato dal sindaco Giorgio Pighi, tra Fondazione San Carlo, Comitato promotore e Comitato scientifico, pare che si stia lavorando per concordare una data, quella del 26 febbraio. In questo modo sarebbero presenti i due filosofi Tullio Gregory e Giovanni Filoramo (quest’ultimo in questi giorni sarebbe stato impegnato), membri rappresentanti del comitato scientifico.

di ROBERTO GRIMALDI

mercoledì, febbraio 18, 2009

martedì, febbraio 17, 2009

Il sindaco: "In settimana gli incontri decisivi"

Continua la tormentata vicenda del Festival filosofia. Stamattina, nel palazzo Comunale di Modena, si sono incontrati i rappresentanti degli enti pubblici che fanno parte del comitato promotore del Festival: i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Provincia e la Fondazione Cassa di risparmio di Modena.

Come informa una nota del Comune, si è trattato di un incontro di approfondimento rispetto alla possibile esigenza di costituire sotto forma di associazione il soggetto che si occupi della promozione e della gestione del festival. Sono state valutate le compatibilità economiche e si è ragionato sui termini di un eventuale statuto. "Una discussione costruttiva, volta a creare le condizioni, anche pratiche, per proseguire l’esperienza di un evento culturale rilevante e di grande importanza per il territorio modenese", aggiunge il comunicato.

Il Comune ricorda che il confronto di oggi ha evidenziato, ancora una volta, come la volonta’ degli enti modenesi debba trovare un punto di equilibrio tra le esigenze della Fondazione Collegio San Carlo, che ha sempre gestito il Festival, e le richieste presentate dal Comitato scientifico dimissionario. Per questo sono stati attivati i contatti affinche’, nei prossimi giorni, possa svolgersi un incontro tra gli enti promotori ed i rappresentanti del Comitato scientifico, magari in coincidenza dell’analogo appuntamento che dovrebbe vedere protagonisti la Fondazione e lo stesso Comitato scientifico.

In serata, incontrando gli organi di stampa, il sindaco di Modena Giorgio Pighi, torna sull’argomento e ricorda che “le ultime vicende hanno evidenziato come ci sia stato continuamente bisogno dell’impulso del sindaco”, ora però “è giunta l’ora che i protagonisti giochino la loro partita e vadano a un confronto definitivo”. Insomma la questione deve finalmente risolversi e a tale proposito Pighi annuncia che “questa settimana si dovrebbero tenere gli incontri decisivi”.

In merito alle diverse posizioni e ai diversi soggetti coinvolti nel caso nato dalle "dimissioni "di Michelina Borsari il primo cittadino modenese ritiene che “sono personalmente molto interessato alla possibilita’ di un coinvolgimento dell’Università come soggetto che abbia un ruolo attivo”. Mentre entrando nel vivo della questione “penso - afferma Pighi - che il comitato organizzatore del Festival debba contare di più nella costruzione dell’evento, da un lato, e il collegio S.Carlo debba avere, dall’altro, la propria autonomia riconosciuta”.

Il Comitato: "Sindaco e San Carlo, ora servono risposte concrete"

Prosegue il 'botta e risposta' tra il San Carlo e l'ex Comitato Scientifico. Oggi i docenti dimissionari - dopo la che il Cda della Fondazione è sceso in campo l'altroieri in difesa dell'autonomia staturia dell'ente e del ruolo del neoeletto direttore Carlo Altini - hanno fatto sentire nuovamente la loro voce.

Nella nota divulgata questa mattina il Comitato dichiara che, "pur avendo dato la propria disponibilità a un incontro civile e senza scelte pregiudiziali con il Presidente e il Consiglio di Amministrazione della Fondazione San Carlo, allo scopo di mettere fine alle polemiche dei giorni scorsi e rassicurare gli studenti della Scuola (e i cittadini di Modena), non ha trovato fin qui alcuna concreta risposta da parte della Fondazione San Carlo che si è limitata, nel comunicato dell’11 febbraio, a rivendicare la propria autonomia statutaria, come se questa fosse stata messa in discussione".

"Peraltro - continuano i docenti con una punta di amarezza - pur non essendo direttamente coinvolto nei problemi del festival di filosofia, ma data la situazione che si è venuta a creare, il Comitato non può non rilevare che alle parole del Sindaco di Modena relative alla creazione di una struttura autonoma per la gestione del festival, non ha fatto seguito alcun impegno scritto, né alcuna iniziativa per costituire un Ente cui affidare la direzione scientifica e organizzativa dell’evento. E’ stata semplicemente ventilata la possibilità che fossero messi a disposizione dei locali presso il Palazzo Comunale, senza alcuna definizione di organico, di bilancio, di compiti.
A questo punto - conclude il comitato dimissionario - il CdA della Fondazione San Carlo e le autorità locali si assumano tutte le responsabilità che conseguono alle loro posizioni".
Modena, 13 febbraio 2009.

La lettera dei docenti dimissionari "Siamo disponibili a un colloquio"

"Prendiamo atto del gesto di apertura e siamo disponibili a un colloquio, che fin qui non c'è stato". Questo in sintesi il messaggio lanciato dai membri dimissionari del comitato scientifico del San Carlo e del Festival Filosofia. Remo Bodei (nella foto), Giovanni Filoramo, Tullio Gregory, Francisco Jarauta, Maurice Olender e Wolfgang Schluchter esprimono all'unanimità preoccupazione per la credibilità istituzionale della Scuola di Alti Studi e ribadiscono la necessità di un tavolo di incontro tra lo stesso Comitato, il Presidente e il Cda.

"Il prolungarsi delle trattative locali - si legge nella lettera aperta del Comitato - tutte incentrate sul destino del festival di filosofia, e mentre la Scuola restava priva della garanzia scientifica del Comitato, ha iniziato a minarne la credibilità istituzionale, provocando l’abbandono dei docenti che avevano assicurato i Corsi per l’anno accademico, mettendo a rischio le collaborazioni storiche della Scuola con docenti e Istituzioni italiane e straniere, pregiudicando seriamente il suo compito istituzionale di fronte agli allievi".

"In questa situazione compromessa -proseguono i sei professori - il presidente della Fondazione San Carlo ha ritenuto opportuno, in un comunicato stampa, invitare i membri del comitato scientifico al rientro delle dimissioni, tutte divenute intanto definitive. I membri del comitato si augurano che tale invito parta dalla consapevolezza che la crisi istituzionale della Scuola necessita di azioni forti e responsabili, prive di preclusioni, capaci di riprendere in esame l’intera questione ai soli fini di mettere in grado la Scuola di continuare ad operare al meglio".

"Su questa base - concludono i membri del comitato dimissionario - con senso di responsabilità, i membri dimissionari del comitato scientifico, sono disponibili ad aprire un colloquio, che fin qui non c’è stato, con il presidente e il consiglio di amministrazione, al fine di garantire alla Scuola un futuro degno della sua storia".

La lettera porta le firme dei professori: Prof. Remo Bodei, University of California, Los Angeles, Giovanni Filoramo, Università di Torino, Tullio Gregory, Accademia dei Lincei, Francisco Jarauta, Universidad Murcia, Maurice Olender, Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris, Wolfgang Schluchter, Universität Heidelberg

Modena, 9 febbraio 2009.

Il Cda del San Carlo al Comitato:

Sarà un weekend di attese condite da qualche timore, quello che aspetta i protagonisti della «guerra della filosofia» scoppiata nei giorni scorsi. Il sindaco Giorgio Pighi ha riofferto la direzione del Festival Filosofia a Michelina Borsari, a cui il presidente della Fondazione San Carlo, Roberto Franchini, non aveva rinnovato il contratto. Il Comune, proponendo di scorporare il Festival dalla fondazione, in pratica ha riconsegnato le chiavi alla Borsari, che a sua volta ha però chiesto l’aiuto del comitato scientifico che nelle precedenti edizioni l’aveva sempre coadiuvata. Su questo aspetto la trattativa si è arenata: «Il comitato scientifico faceva parte della Fondazione San Carlo — le ha fatto capire il sindaco — la Borsari si rivolga a loro». In attesa che la situazione si sblocchi, dai corridoi di palazzo comunale affiorano le prime paure per il futuro.

Innanzitutto il tempo gioca a sfavore dell’edizione 2009 del Festival. Più passano i giorni e le settimane, più la professoressa Michelina Borsari potrebbe diventare oggetto di lusinghe da parte di altre città, magari a guida politica di centrodestra. Immaginiamo lo scenario: un sindaco del Pdl vede che la direttrice del festival entra in contrasto con un’amministrazione a guida Pd. Chiama la Borsari e le offre di fare il Festival della sua città. Risultato: il sindaco fa bella figura con i leader del centrodestra, fa passare la «rossa» Modena per città insensibile alla cultura e scippando il Festival ottiene una tripla vittoria: sotto il profilo politico, di immagine e di business. Del resto Roma (quando era sindaco Veltroni) aveva già provato ad organizzare un festival filosofico. Se ci provasse ancora, ora che sindaco è Alemanno, magari chiamando la Borsari? Le possibilità ci sono e in Comune le temono, perché l’eventualità costituirebbe uno smacco.

Ma il caso festival ha aperto un altro problema: chi valutava l’assessorato alla Cultura come una poltrona di scambio in vista delle alleanze si sbagliava. Non è un mistero che il Pd stia trattando con l’Idv e altre forze politiche per una coalizione allargata. Il Pd poteva pensare di concedere l’assessorato alla cultura in cambio delle fedeltà dei dipietristi. Ma questo assessorato, con all’orizzonte una grana come il Festival della filosofia all’orizzonte, non si può più concedere con leggerezza.

Ultimo capitolo, che rischia di rendere ancora più difficili le future trattative tra Comune e Michelina Borsari. Roberto Franchini, l’uomo che in fin dei conti ha dimostrato di pensare di poter fare a meno della direttrice, resta al suo posto. E secondo voci di corridoio, la Borsari e buona parte dei componenti del comitato scientifico, con Franchini sono entrati in contrasto e preferirebbero non averci più a che fare. Ma Franchini per motivi politici è inamovibile. Un’altra strada tortuosa da percorrere, che potrebbe portare a un vicolo cieco.

di ROBERTO GRIMALDI

Modena, 7 febbraio 2009.




LE TRATTATIVE

di STEFANO MARCHETTI.

Tacciono i comunicati stampa, tacciono i proclami e le lettere. Sul futuro del Festival filosofia è il tempo delle diplomazie e delle tattiche. In questo senso, il fine settimana si annuncia fittissimo di telefonate ed e mail. «Il momento è delicato, ora preferisco non parlare», risponde cortese da Los Angeles il professor Remo Bodei. Anche se il docente non lo dice e non lo conferma, sappiamo che il presidente della Fondazione San Carlo Roberto Franchini si è messo in contatto con lui: da Modena è partita una e mail che ha annunciato al professore una successiva telefonata. Di sicuro, è importante che finalmente si sia riaperta una strada.

L’altra sera, in maniera informale, il presidente del San Carlo ha riunito il consiglio di amministrazione della Fondazione, più che altro per informare tutti sulla proposta del sindaco Giorgio Pighi — fatta propria dal comitato promotore del festival — di ‘staccare’ la kermesse filosofica dal San Carlo. Occorre cercare di riprendere i contatti con il comitato scientifico dimissionario, e anche il sindaco avrebbe consigliato a Roberto Franchini di fare un passo. Il consiglio d’amministrazione, per quanto si apprende, avrebbe fatto altrettanto. Quindi il presidente del San Carlo dovrà riallacciare le relazioni col comitato, che risultano interrotte dall’inizio di gennaio, da quando cioè i professori impararono che il cda del San Carlo aveva nominato un nuovo direttore senza averli consultati.

Sul tavolo, si sa, c’è la proposta del sindaco, ma anche la richiesta di Michelina Borsari e di Remo Bodei di non separare il festival dalla Scuola di alti studi del San Carlo. E questo potrebbe appunto essere il ‘nodo’ più intricato da sciogliere. Secondo una ipotesi, appresa dal Carlino, anche all’interno del cda circola una proposta: il comitato scientifico (con Bodei, Gregory, Olender, e gli altri docenti) potrebbe rientrare in toto al San Carlo, e potrebbe essere gradualmente esteso da sei a nove componenti, come era alle sue origini, con l’inserimento di altri docenti di prestigio. Il comitato sovrintenderebbe alla Scuola di alti studi del San Carlo, e il professor Bodei sarebbe il trait d’union fra la Scuola e il festival, di cui sarebbe ancora supervisore, come è stato fino a ora. Ma alla direzione scientifica del San Carlo, sempre secondo questa ipotesi, dovrebbe restare il professor Carlo Altini (designato il 23 gennaio), mentre la guida del festival, nella nuova versione ‘autonoma’, dovrebbe essere assunta da Michelina Borsari, come proposto dal sindaco. La trattativa potrebbe incagliarsi proprio su questo punto: occorrerà vedere fino a che punto i docenti del comitato scientifico accettino che Scuola e festival abbiano due direzioni diverse. Michelina Borsari dirigeva entrambi.

lunedì, febbraio 16, 2009

Una Sancta Catholica et Apostolica

Ad aprile uscira' questo volume al quale ho contribuito.






In der Festschrift zum 75. Geburtstag (am 6. Mai 2009) des Luxemburger Erzbischofs Fernand Franck richtet sich der Fokus auf das Selbstverständnis des Katholischen. In großen Kapiteln referieren 30 Autoren, darunter eine Reihe höchster kirchlicher Würdenträger, über katholisches Schriftverständnis, Eucharistie, Ekklesiologie, Katholizität und Welt, Katholizismus und Bildung.


Verlag Herder
Format: 15,1 x 22,7 cm, ca. 656 Seiten, Gebunden mit Schutzumschlag
ISBN 978-3-451-32275-4

domenica, febbraio 15, 2009

Cari amici, ecco una prova tecnica (e un po’ matta) di testamento biologico

Carissimi parenti amorosi, affini curiosi, eredi ansiosi, amici premurosi, medici pietosi, cronisti scrupolosi, rappresentanti del popolo, magistrati d’ogni ordine e grado, gerarchie cattoliche, istituzioni repubblicane, opinionisti comici & comici opinionisti, udite! Vi consegno il mio Testamento biologico, che dovrà essere integralmente rispettato.


Primo. Qualunque sia la mia condizione (coma irreversibile, stato vegetativo persistente, malattia incurabile, eccetera) non voglio subire dolori e/o patimenti d’alcun genere. Pretendo che la terapia palliativa raggiunga la perfezione. Esigo che chiunque (stato, regione, ospedale) trascuri di alleviare/eliminare le sofferenze degli ammalati sia processato per crimini contro l’umanità. Con questo semplice e sacrosanto provvedimento si cancellerebbero le ipocrisie dei superstiti, ansiosi e lieti di liberarsi del relitto umano: “Beato lui, ha smesso di soffrire”. No. Sarò pure un relitto, ma nessuno deve indurmi a preferire la morte al dolore. Perché il dolore deve e può essere eliminato dalla faccia della terra. E innanzitutto dal mio corpo: proximus incipit ab ego.

Secondo. Un ammalato terminale, un individuo ridotto a vegetare, rappresenta un costo notevole per la comunità e infligge parecchie angosce alla sua famiglia. Tralascerei la questione dei vegetali: gli stessi intellettuali che s’indignano quando s’abbatte un pino secolare, festeggiano come un loro successo l’estinzione eutanasica d’un essere umano. Per quel che mi riguarda, capisco perfettamente che una mia esagerata agonia infliggerebbe molte spese al popolo italiano e molti fastidi ai miei congiunti. Quindi ogni benpensante affermerà che la mia vita mutilatissima non ha senso e che non merita d’essere vissuta. Perché, la tua vita ha parecchio senso, cortese opinionista? E la tua merita d’essere vissuta, illustre yes man di Montecitorio? Certo, nel mio lettino risulterei drasticamente improduttivo e dunque da eliminare, come accadeva nel “Mondo nuovo” del profetico Aldous Huxley. Però ho pagato le tasse per tutta la vita, anche allo scopo d’esser mantenuto in vita. Giù la maschera: voi m’intimate di morire con dignità, perché pensate che la dignità consista nel togliere il disturbo. No, grazie. “Non siate un peso per la vostra famiglia”, esortava una funebre pubblicità negli anni Settanta. Contemporaneamente, una ragazza texana incapsulava il cadavere del padre dentro l’azoto liquido, nella speranza disperata che una qualche invenzione medica lo resuscitasse. Da una parte l’essere umano come opprimente fardello, dall’altra una folle utopia. Da quale parte abita l’amore?

Terzo. Chi mi ama non deve ammazzarmi e, soprattutto, non deve pigolare che l’ha fatto per amore. Nessuno deve prendermi sul serio se una volta ho detto “Se mi lasci preferisco crepare”, oppure “Se fossi cieco mi butterei dalla finestra”. Qualche anno fa, a Cambridge, passava uno scarabocchio umano, Stephen Hawking (quello dei buchi neri), un genio accartocciato in carrozzella. Uno studente sospirò: “Meglio la morte che vivere come quello”. Ma sul serio, idiota? Si dicono tante sciocchezze, poi uno ci ripensa. Prenderle alla lettera è superficiale. E poi il mio coma sarebbe diverso da tutti gli altri. Se mantenessi l’udito, mi basterebbero i Beatles. Per il gusto, un cucchiaio di miele. Per la vista, un pettirosso e un gatto (non insieme, però!). Per l’olfatto, un gelsomino e/o una rosa cicciona. Per il tatto, un ventilatore. E se non sentissi proprio niente? Saranno fatti miei, mica vostri.
Quarto. Il guaio principale abita nel dolore/angoscia/rimorso della famiglia, per la quale l’agonizzante rappresenta un affanno intollerabile. Perché sembra obbligatorio accudirlo e soprattutto perché sarebbe imbarazzante andare allo stadio per vedere Lazio- Lecce, mentre il babbo/nonno è in quelle condizioni. Giusto? No. Il mio testamento è molto semplice. Risparmiatemi la vostra sollecitudine. Vi autorizzo a dimenticarmi. Cancellate ogni scrupolo, vivete come se fossi già morto. Affidatemi alle suore Misericordine e godetevi la partita, lo scopone, il Grande fratello, il panettone. E insisto: non osate mai bofonchiare che mi avete ucciso per amore. Se lo farete vi morderò i piedi nelle notti d’inverno, quando diventerò fantasma.
In fede,

di Giuliano Zincone

sabato, febbraio 14, 2009

John Finnis

Vi segnalo l'uscita di questo volume dedicato a John Finnis, filosofo di Oxford sotto la cui guida il mio amico Paul B. sta facendo il dottorato.






Quarta di copertina


«Tra i filosofi contemporanei, John Finnis occupa un posto di estremo rilievo: è riuscito – cosa che fa di lui un vero e proprio caposcuola – a reintrodurre […] una serie di buone ragioni a partire dalle quali è – o meglio, ritorna – possibile potersi proclamare giusnaturalista […]

«In Italia, il nome di Finnis è ancora relativamente poco conosciuto, anche nel contesto ristretto degli studiosi di filosofia del diritto: di qui la lodevole iniziativa di Fulvio Di Blasi (conoscitore come pochi del suo pensiero) di scrivere un’introduzione a Finnis: un’introduzione esauriente, puntuale, priva di qualsiasi reverenza preconcetta […]

«L’approccio ottimale alle pagine di Di Blasi, a mio avviso, è quello di chi ama la filosofia […] Di Blasi – attraverso il costante e rigoroso riferimento a Finnis – fa e vuole fare soltanto filosofia: ritenendo, come l’autore che egli studia, che esista una verità sull’uomo, egli pensa che questa verità acquisti una sua dimensione normativa, cioè che meriti (e debba perciò) essere perseguita; che questa verità possa essere perseguita con il solo strumento che l’uomo ha a sua disposizione, quello della sua ragione, una ragione debole, fallibile, facilmente mistificabile, ma pur sempre capace di avvicinarsi alla verità delle cose e in qualche modo di scoprirla».

Francesco D’Agostino

Indice
Introduzione di Francesco D’Agostino

Premessa

I. Finnis: l’uomo, l’opera e le fonti

II. Finnis e la analytical jurisprudence

1. La distinzione dei punti di vista
2. Oltre la descrizione dell’attività e oltre il linguaggio
3. La sociologia descrittiva del sistema giuridico
4. La critica di Hart alla teoria imperativistica
5. Il punto di vista interno

III. I valori fondamentali

1. I valori come princìpi pratici
2. I valori fondamentali come princìpi pratici fondamentali
3. Conoscenza e riconoscimento dei valori
3.1. Conoscenza interna e conoscenza esterna
3.2. Il riconoscimento
4. I principali tratti formali dei basic values
4.1. Fondamentalità (irriducibilità e apertura)
4.2. Premoralità
4.2.1. Premoralità e fondamentalità
4.3. Pluralità
5. Incommensurabilità e mancanza di gerarchia
6. Pluralità, libertà e proporzionalismo
7. Il numero e l’identificazione esatta come aspetti secondari

IV. Princìpi intermedi

1. I due livelli di riflessione
1.1. Livello di riflessione premorale
1.2. Livello di riflessione morale
2. Perché “intermedi”?
2.1. Il problema del numero
2.2. Princìpi intermedi e primo principio morale
3. I princìpi intermedi e Tommaso d’Aquino
4. «Esigenze fondamentali della ragionevolezza pratica»

V. Il Primo principio dell’agire morale

1. L’avvento del primo principio morale
2. L’antecedente: la settima esigenza della ragionevolezza pratica
2.1. L’atto che di per sé non fa nient’altro che
2.2. Il problema degli effetti collaterali
2.3. Il contrasto tra sentimenti e ragione
2.4. Intenzionalità e materialità dell’atto umano
3. Natura contro ragion pratica?
4. La prigione della premoralità
5. Una conferma: Practical Principles, Moral Truth, and Ultimate Ends

VI. Aquinas: Moral, Political, and Legal Theory

1. Il libro su Tommaso d’Aquino
2. La struttura del discorso di Finnis
3. Evoluzione del primo principio morale
4. Politica e teoria giuridica

Bibliografia

Indice


Blog ufficiale del libro: http://diblasifinnis.blogspot.com/

venerdì, febbraio 13, 2009

Compleanno

Oggi questo blog compie 7 anni.
7 anni!! Credo che sia uno dei piu' vecchi blog italiani ancora attivi.

mercoledì, febbraio 11, 2009

Sharing

Vi ricordo che la colonna qui sulla destra, aggiornata quotidianamente, contiene il meglio di quanto trovo nella blogofera.

martedì, febbraio 10, 2009

Yale Courses


Se capite un po' di inglese spegnete la televisione per un paio di settimane e seguite le lezioni di Donald Kagan sulla storia dell'antica Grecia. Una goduria intellettuale. (Grazie all'Università di Yale)

sabato, febbraio 07, 2009

Quella tosse squassa le prime coscienze

Mettiamoci nei suoi panni: un viaggio allucinato e allucinante. Di notte, su un’ambulanza, lui e lei da soli, costretti dallo spazio angusto a una vicinanza che non era mai avvenuta prima, per ore uno in compagnia dell’altro, muti in due silen­zi diversi. Vicini, terribilmente vicini. Si so­no incontrati così, Eluana e il dottor Ama­to De Monte, e lui ne è uscito «devastato»: per l’aspetto di Eluana – si è detto e ha fat­to intuire lui stesso, ma senza spiegarsi mai troppo, lasciando vaghi i contorni della sua «devastazione» – o forse per qualcos’altro che in quel viaggio gli ha ingombrato l’a­nima come un fastidio sottile e insistente, che lui ha voluto scacciare ma ogni tanto ancora gli torna? Va, l’ambulanza, incrocia gocce di acqua e neve e i fari di altre vite viaggianti nella notte, ignare di quel carico di vita tra­sportato a morire, mentre Eluana dorme, perché questo fa di notte, da molti anni. Avrà vegliato, invece, il dottor De Monte, e quante volte avrà guardato quel sonno forse un po’ agitato dalla mancanza di un letto, sempre lo stesso da quindici anni, del tepore di una stanza, dei rumori e de­gli odori sempre uguali e rassicuranti, del­la carezza frequente di una suora? Poi è arrivata l’alba e un cancello si è inghiotti­to Eluana, nessuno l’ha più vista se non i volontari e il medico, ancora lui, tacitur­no con i giornalisti, scuro in volto, sempre frettoloso, anche la sera quando si allon­tana pedalando sulla bicicletta per le stra­de di Udine.

«Eluana è morta diciassette anni fa», ave­va detto in quell’alba di martedì scorso, la­sciando con sollievo l’ambulanza e quella strana compagna di viaggio che l’aveva de­vastato, lui, medico anestesista e rianima­tore che chissà quante ne deve aver viste in vita sua... Ma dopo una notte ne segue sempre un’altra, e un altro confronto con Eluana, che morta non è e quindi si agita... Passa la prima notte, la seconda andrà me­glio – si dice il medico – ma così non è, per­ché Eluana non pare più la stessa, poche ore fuori casa e qualcosa è già cambiato. Tossisce, Eluana. Tossisce?

Sì, tossisce, e di una tosse che squassa i suoi (forti) polmoni ma forse di più l’udito e le coscienze di chi l’ascolta e non sa che fare. Tossisce, si scuo­te, quasi si strozza e intanto, proprio come farebbe ciascuno di noi, tende e tirarsi su, cerca aria, solleva le spalle ma non riesce. Dove sono quelle mani che a Lecco sape­vano sempre cosa fare? Perché non accor­re chi immediatamente compiva quel pic­colo gesto che dava sollievo? Eluana tossi­sce sempre più, una tosse che accenna ad essere ribellione di un corpo, che è richie­sta, che è grido. Una tosse che, beffarda, sembra fare il verso a chi dice 'Eluana è morta diciassette anni fa': no, un morto non si agita nel letto sconosciuto. Gli infermieri-volontari provano di tutto, ma appartengono all’équipe di De Monte, conoscono a memoria il protocollo per far­la morire, che ne sanno ora dei piccoli ge­sti che sono propri di una vita, di quella vita? Come si gestisce una «morta» che fa i capricci e nel solo modo che conosce pe­sta i piedi? Dovevano essere devastati an­che loro, l’altra notte, se alla fine si deci­dono a fare il fatidico numero di Lecco e con nuova umiltà chiedono al medico cu­rante di Eluana: come facevate a farla sta­re bene?

Il dottore deve aver provato a spie­gare come mai in quindici anni non era stato necessario aspirare il catarro (l’incu­bo dei disabili come lei), avrà indicato al collega le mosse da fare, ma il resto non poteva spiegarlo: accarezzatela, osservate il suo respiro e ascoltate il battito del suo cuore – si erano tanto raccomandati da Lecco quella notte lasciandola partire per Udine –, sono i tre elementi che vi porte­ranno ad amarla... Ma questo nel proto­collo non sta scritto e nessuno lo può in­segnare. Questo raccontano tra i sussurri dalla «Quiete», la casa di riposo in cui la notte è passata agitata un po’ per tutti. Inutile invece chiedere conferme alla cli­nica di Lecco: medici e suore hanno giu­rato silenzio e quella è gente che ha una so­la parola. Tacciono e pregano. Ma a Udine avevano giurato sul protocollo di morte, mentre quella tosse di vita «devasta» già le prime coscienze.

Lucia Bellaspiga

venerdì, febbraio 06, 2009

How to grade

Come valutare la partecipazione degli studenti alle attività di tutoraggio? Ecco alcuni consigli che ho ricevuto da un collega.


Re the grading from 1 to 10, here are a few guidlines, which you may choose to ignore.
1: Responds to sensory stimulation (pokes or shouts)
2: Has brought tutorial materials
3: Knows they have brought tutorials materials
4: Knows what is in tutorial material (pass grade).
5: Answers intelligible questions (3rd Hons)
6: Answers intelligent questions (2nd Hons II) [an Archbishop Desmond (ie a Tutu)]
7: Asks intelligent questions (2nd Hons I)
8: Has command of topic, answers and asks questions intelligibly and intelligently. (1st Hons)
9: Should be giving the tutorial.
10: The next Heidegger, Putnam, or Socrates.

giovedì, febbraio 05, 2009

Heidegger a Modena

Heidegger a Modena

La rivolta dei filosofi mostra la vera faccia del Festival, gita enogastronomica con rimorchio

I filosofi in rivolta che annunciano le dimissioni dal Festival di Modena sembrano tante modelle capricciose che fanno le bizze prima di una sfilata. In realtà le modelle sono molto disciplinate e non oserebbero mandare all’aria un défilé, che è una cosa assai seria. Invece Massimo Cacciari, Umberto Galimberti, Fernando Savater, Giancarlo Marramao, Piergiorgio Odifreddi, Enrico Ghezzi e molti altri, tutti chiamati filosofi come nella canzone di Ivano Fossati (“Oggi chiamano filosofi se stessi/ gli insegnanti di filosofia”) hanno pensato di sabotare il Festival di Filosofia, di non sfilare pensosi in passerella avvolti in qualche filosofica sciarpa, con le sudate carte dentro una shopping bag di stoffa con la scritta: Festival, di cui vengono omaggiati anche i turisti. E’ la protesta contro il cambio della responsabile scientifica: la faccenda è anche politica e riguarda il Partito democratico, la cultura, le spese pazze (i filosofi evidentemente costano e, come Madonna, pretendono petali di rosa sul pavimento della suite, latte di soia sempre fresco, nessuna illuminazione dall’alto e divani bianchi per concentrarsi meglio). Ma un festival non può essere una cosa così super seria (Festival di Sanremo, Festival della Porchetta, Festival della Biodiversità, Festival della Chitarra, Festival della Canzone Sarda), i filosofi da festival dovrebbero saperlo: si va, si chiacchiera, si mangia, se si ha un libro da presentare è meglio, le studentesse fanno le hostess della fiera, le signore anziane chiedono di Kant e vogliono un autografo di Cacciari e di Galimberti, i tortelli alle erbette diventano cucina filosofica e lo gnocco fritto si trasforma nell’immaginario enciclopedico, gli alberghi organizzano visite guidate alle acetaie dove viene prodotto il famosissimo aceto balsamico di Modena, per quattro euro l’organizzazione offre un pasto “sobrio e filosofico” detto razione.

I festival sono fatti per rimorchiare più che per creare nuove fondamentali critiche della ragion pura. Non che i filosofi debbano passare il tempo a ingobbirsi, rovinarsi gli occhi, sudare in solitudine sui libri e siano esclusi ontologicamente dal rimorchio: in un saggio appena uscito per Longanesi, “Hannah Arendt e Martin Heidegger. Storia di un amore”, di Antonia Grunenberg, è dimostrato che la filosofia crea scintille, soprattutto tra studentessa talentuosa e avida di conoscenza e professore sposato e carismatico. Ma insomma, loro due non facevano ospitate ai festival: si scrivevano lettere, si incontravano in Germania, davano scandalo anche col pensiero. Tutto scorre: ora è giusto che i filosofi prendano sul serio imprescindibili questioni amministrative legate a gite enogastronomiche.

di Annalena Benini

mercoledì, febbraio 04, 2009

Il Comune ora propone: Michelina Borsari al festival

Modena, 3 febbraio 2009 - "Nella situazione che si è creata è necessario, anzi indispensabile che ognuno faccia la sua parte fino in fondo per tentare di sbloccare una situazione che non serve a nessuno: non al San Carlo, non al Festival Filosofia e, soprattutto, non alla città." Il Sindaco di Modena Giorgio Pighi interviene così nel confronto in atto sul futuro della manifestazione.
In questi giorni - prosegue - ho sentito e letto giudizi ingenerosi e, credo, immotivati sulla Fondazione Collegio San Carlo, sul futuro del festival e addirittura anche sulla città di Modena. Giudizi decisamente sopra le righe, ma la storia millenaria della nostra città ci mette al riparo anche da questi eccessi.
Il punto vero - afferma il Sindaco di Modena - è trovare una soluzione che garantisca lo svolgimento del festival ai massimi livelli e per questo mi sento di avanzare una proposta a tutti gli attori in campo, una proposta pubblica, alla luce del sole, che quindi preveda un confronto altrettanto aperto, nell'ambito del quale ognuno possa trovare ragionevole soddisfazione, garantendo al contempo senso di responsabilità e, mi sia consentito, amore per la nostra città".
La proposta - sostiene Pighi - è di anticipare i tempi di una soluzione già individuata per garantire prospettiva e continuità al festival e cioè lo scorporo delle attività connesse alla manifestazione da quelle della Fondazione Collegio San Carlo. In questo quadro il Comitato degli enti promotori (Fondazione San Carlo, Fondazione Cassa di Risparmio, Provincia di Modena, Comune di Modena, Comune di Sassuolo e Comune di Carpi) dovrebbe trasformarsi in un ente dotato di personalità giuridica, assumendosi l'onere non solo delle promozione, ma anche della gestione del Festival Filosofia. Alla manifestazione verrebbero garantite strutture, personale e risorse economiche per poter funzionare adeguatamente, per lo meno ai livelli delle ultime edizioni. La direzione scientifica del Festival viene quindi offerta alla dottoressa Michelina Borsari per l'edizione del 2009 e per avviare un percorso di consolidamento della nuova forma gestionale."
Con questa proposta - conclude il Sindaco - credo si liberi il campo da ogni equivoco. In queste situazioni si dice che ognuno deve fare un passo indietro, ma io credo che nel nostro caso si debba invece tutti fare un passo avanti, un colpo d'ala avendo ben chiaro che l'obiettivo è l'interesse pubblico prima di quello personale, delle Istituzioni prima delle pur legittime ambizioni personali."

Decine di intellettuali in rivolta

Modena, 3 febbraio 2009. IRONIA della sorte, il tema scelto per il 2009 è ‘comunità’: quasi un inno allo stare insieme. Eppure, da una decina di giorni a Modena quando si parla di Festival filosofia accade di tutto: clamorose dimissioni, dichiarazioni al vetriolo, ‘strappi’ e polemiche perfino fra gli amministratori del (non tanto) granitico Pd. Addirittura ieri è arrivata perfino la ‘rivolta’ dei più celebri intellettuali italiani. Sembra il festival dei veleni.

TUTTO È cominciato quando la Fondazione San Carlo, da molti anni prestigioso centro culturale cittadino (che coordina anche l’organizzazione del festival) ha annunciato di aver scelto un nuovo direttore. Michelina Borsari, che per anni ha avuto la guida ‘scientifica’ della Fondazione e della Scuola di alti studi, e che otto anni fa ha praticamente ‘plasmato’ il festival, portandolo a un enorme successo, ha deciso di rinunciare al rinnovo del suo contratto. Le avevano proposto solo due anni, «ma questo denotava un evidente calo di fiducia nei miei confronti», ha detto. «Nonostante i tempi di crisi, voleva soldi e persone in più», le ha replicato ‘elettrico’ Roberto Franchini, presidente della Fondazione San Carlo. «Non è vero — ha ribattuto lei —. Anzi, avevo chiesto di separare la direzione delle attività culturali del San Carlo dalla direzione del festival».
Ma l’addio di Michelina Borsari al centro culturale e al festival ha avuto quasi l’effetto di una bomba. Prima se ne sono andati i professori del prestigioso comitato scientifico internazionale, da Remo Bodei (supervisore del festival) a Tullio Gregory, a Francisco Jarauta. Poi, ieri, quaranta ‘grandi firme’ del panorama culturale europeo, fra cui il sociologo Marc Augè, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il filosofo Umberto Galimberti e l’ex garante della privacy Stefano Rodotà, hanno fatto altrettanto: senza il comitato scientifico e senza la Borsari, «ci sembra difficile prevedere un futuro felice per la Scuola e per il festival — scrivono —. Non ci sentiamo più di assicurare la nostra collaborazione».

MA DIETRO all’ira dei filosofi, si infiamma il caso politico, che sta creando forte imbarazzo in casa Pd. Granitico nel suo ottimismo, il sindaco di Modena Giorgio Pighi ha rinnovato la sua fiducia in Roberto Franchini, presidente del San Carlo (e rappresentante del forum cultura del Pd): la Fondazione, ha detto in sostanza, ha la sua autonomia, «Bisogna andare avanti». Ma dalla California, dove insegna, il professor Bodei ha scritto a Pighi una lettera seccatissima: «Due istituzioni che funzionavano al meglio sono state azzoppate». E ha aggiunto che «è una decisione squisitamente politica, non culturale». Da Roma, gli ha fatto eco Tullio Gregory, accademico dei Lincei: «Se le cose vanno bene, come accadeva per il festival, si scatenano le invidie politiche». Intanto, il sindaco di Carpi Enrico Campedelli, Pd pure lui, ha espresso il suo rammarico per le scelte della Fondazione San Carlo, che ha cambiato la direzione del festival senza consultare gli altri enti interessati.

NEL PIENO di questa ‘guerra’, domani si riunirà il comitato promotore del festival, e il nuovo direttore Carlo Altini presenterà i suoi progetti. «Avevamo creato un gioiello, finiranno per distruggerlo», teme qualcuno. Di sicuro questo terremoto lascerà dietro di sè molte macerie.

L'appello è sottoscritto da:

Prof. Marc Augé (École Pratique de Hautes Études en Sciences Sociales, Parigi)
Prof. Etienne Balibar (University of California, Irvine)
Prof.ssa Maria Bettetini (IULM)
Prof. Enrico Berti (Università di Padova)
Prof.ssa Laura Boella (Università di Milano)
Prof. Massimo Cacciari (Università Vita e Salute San Raffaele, Milano)
Prof. Mauro Carbone (Università di Milano)
Prof. Giuliano Campioni (Università di Pisa)
Prof.ssa Eva Cantarella (Università di Milano)
Prof.ssa Adriana Cavarero (Università di Verona)
Prof. Umberto Curi (Università di Padova)
Prof.ssa Roberta De Monticelli (Università Vita e Salute San Raffaele, Milano)
Prof. Roberto Escobar (Università di Milano)
Prof. Roberto Esposito (Istituto Italiano di Scienze Umane)
Prof. Adriano Fabris (Università di Pisa)
Prof. Ubaldo Fadini (Università di Firenze)
Prof. Franco Farinelli (Università di Bologna)
Prof. Maurizio Ferraris (Università di Torino)
Prof. Umberto Galimberti (Università di Venezia)
Prof. Sergio Givone (Università di Firenze)

Dr. Enrico Ghezzi (RAI)
Prof. Irving Lavin (Institut for Adavanced Study, Princeton)
Prof. Giacomo Marramao (Università di Roma 3)
Dr. Armando Massarenti (Il sole 24 ore)
Prof. Elio Matassi (università di Roma 3)
Prof. Salvatore Natoli (Università di Milano Bicocca)
Prof. Piergiorgio Odifreddi (Università di Torino)
Prof. Mario Perniola (Università di Roma 2)
Prof.ssa Elena Pulcini (Università di Firenze)
Prof.ssa Francesca Rigotti (Università di Lugano)
Prof. Stefano Rodotà (Università di Roma La sapienza)
Prof.ssa Gabriella Turnaturi (Università di Bologna)
Prof. Carlo Sini (Università di Milano)
Prof. Salvatore Veca (Università di Pavia)
Prof. Mario Vegetti (Università di Pavia)
Prof.ssa Silvia Vegetti Finzi (Università di Pavia)
Prof. Enzo Vitello (Università Vita e Salute San Raffaele, Milano)
Prof. Maurizio Viroli (Università di Princeton – Università di Lugano)
Prof. Christoph Wulf (Freie Universität Berlin)

di STEFANO MARCHETTI

I filosofi in massa: mai più al San Carlo

I filosofi in massa: mai più al San Carlo

Stefano Luppi

VALANGA SULLA CULTURA DOPO LE DIMISSIONI DELLA BORSARI.
Dopo Bodei e il Comitato scientifico la Scuola alti studi perde i suoi big. Domani riunione degli organizzatori E’ una valanga che sembra destinata a non fermarsi più, la protesta del mondo universitario legato alla filosofia: arriva ora una petizione firmata dai maggiori docenti italiani ed europei - da Cacciari, Augé, De Monticelli a Galimberti, Lavin e Odifreddi - che rinunciano a partecipare ai lavori della Scuola alti studi e del Festival Filosofia. Un altro smacco per il Cda della Fondazione San Carlo: sostenuti al momento solo da Comune e Provincia, gli amministratori si trovano a dover organizzare l’appuntamento di settembre mettendo in conto anche queste 40 defezioni.
Sono rinunce con un “peso” quasi insuperabile nel mondo degli studi e senza di essi sarà dura per la scuola alti studi della San Carlo - organismo d’eccellenza che ha contribuito tanto alla diffusione del nome dell’istituto nato 400 anni fa - continuare a mantenere il livello di eccellenza cui è arrivata. Si troveranno senz’altro altri nomi importanti, visto che in fin dei conti l’universo universitario è pieno di gruppi contrapposti uno all’altro, ma c’è l’impressione che pochi possano vantare il curriculum di Remo Bodei, ex supervisore scientifico del Festival Filosofia o quello di Tullio Gregory, Accademico dei Lincei.
Presto però il mistero dovrà essere svelato visto che domani è prevista la prima riunione del Comitato promotore del Festival di cui fanno parte con la San Carlo anche i comuni di Modena, Sassuolo e Carpi, la Provincia e la Fondazione Crmo.
Ora Carlo Altini, il nuovo direttore, ha davvero davanti a sé una montagna difficile da scalare, anche perché alle riunioni negli anni scorsi si giungeva con una bozza quasi definitiva del programma dei futuri appuntamenti. Negano infatti la loro collaborazione figure “pensantissime” come il sociologo Marc Augé e la storica Eva Cantarella, Umberto Galimberti che nei giorni scorsi aveva tuonato parlando di scandalo “clericofascista” e il sindaco-filosofo di Venezia Cacciari. Il matematico Odifreddi, l’ex garante della privacy Rodotà e decine di altri studiosi.
Si può fare, rispetto all’elenco, un’ulteriore considerazione. Al di là dell’eccellenza accademica, nel gruppo spiccano figure come Enrico Ghezzi della Rai - e dunque potrebbe essere anche a rischio la partnership che la tv di Stato aveva con il Festival di settembre - e Armando Massarenti, viceresponsabile della Domenica del Sole 24ore - che ha sempre dato ampio risalto nazionale alla manifestazione. La copertura dei mass media sarà dunque la stessa?
«Non ci sentiamo più - dicono i firmatari della petizione - di assicurare alla Fondazione San Carlo la nostra collaborazione», una breve frase che sembra però cadere come una mannaia sull’attività culturale della Scuola alti studi e del Festival Filosofia oggi assegnati all’ex studente della Borsari, Altini. Una persona plurititolata che all’interno dell’ex Collegio di via San Carlo svolgeva il ruolo di tutor e che fatalmente dovrà gestire una situazione per cui potrebbe non avere ancora la necessaria esperienza organizzativa, né soprattutto la rete di relazioni culturali internazionali che caratterizzava la precedente responsabile.
Se qualcuno nei giorni scorsi paventava già rischi estremi per il Festival, oggi i nuvoloni che si addensano sull’appuntamento sembrano davvero neri.
«Si tratta - ricorda il professor Tullio Gregory, Accademico dei Lincei e ideatore dei menù filosofici insieme ai ristoratori modenesi - di un momento grave e delicato per la scuola del San Carlo ed è probabile che il consiglio di amministrazione non abbia saputo ben gestire la situazione conseguente alle dimissioni della Borsari. Noi che componevamo il Comitato scientifico, organo istituzionale, non abbiamo riscontrato alcun grado di fiducia nei nostri confronti da parte degli amministratori che hanno pensato a suo tempo di non coinvolgerci in nessuna decisione. L’unica soluzione, come già ieri vi diceva Remo Bodei, è complicata, perché prevede che l’ex direttrice sia di nuovo insediata nel suo ruolo con cui ha fatto crescere scuola e festival. Per quanto riguarda il festival 2009 ora vediamo cosa metteranno in piedi di serio».
«Io sono coinvolto meno direttamente nell’organizzazione del festival - dice il prof. Giovanni Filoramo dell’Università di Torino - perché sono uno storico delle religioni e non un filosofo, ma la mia solidarietà come ex membro del comitato scientifico è fortissima nei confronti della Borsari. La Scuola alti studi, che praticamente lei ha creato, è notissima ed è partita da un livello locale per arrivare a intrecciare collaborazioni in mezzo mondo. Deploro il modo in cui lei è stata in pratica dimissionata e concordo con chi pensa che il Cda non ha valutato a modo le conseguenze che un gesto di questo tipo ha avuto».
Probabile che in queste ore il direttore Altini e il presidente Franchini stiano cancellando alcuni dei nomi su cui speravano per il futuro.
Gazzetta di Modena
(03 febbraio 2009)

martedì, febbraio 03, 2009

Quella neolingua che parla della sorte da riservare ai “diversamente vivi”

Se ci verrà chiesto siamo disposti ad accogliere Eluana in una struttura pubblica”. Nel novissimo dizionario della postmodernità laicista, ricordiamoci che “accogliere” si traduce “provocare la morte per fame e per sete”. Prendiamone nota, perché altrimenti le parole del presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso, estrapolate tra cinquant’anni dal contesto che le ha prodotte, rischierebbero di essere fraintese. Rischierebbe di essere frainteso anche il giurista Amedeo Santosuosso, che al Corriere della Sera parla di “diritto alla salute”. Per Eluana, dice, quel diritto “ora consiste nella sospensione di nutrizione e idratazione”. E’ chiaro? Da questo momento, quando sentiremo parlare di “diritto alla salute”, dobbiamo sapere che può voler dire: “Far morire di fame e di sete una persona che ha bisogno di acqua e cibo per vivere”. Come chiunque, del resto.

Nel novissimo dizionario postmoderno leggiamo anche che la fine comminata per fame e per sete a una disabile in stato vegetativo persistente – il cui corpo testimonia da diciassette anni un inequivocabile attaccamento alla vita – diventa, nella forbita argomentazione dell’illustre avvocato Carlo Federico Grosso, l’“epilogo ormai logico e naturale”. Ecco, va fatta la massima attenzione: c’è un nuovo significato di “naturale”. Eluana sarà accompagnata alla “morte naturale”, ha scritto Piero Colaprico su Repubblica; faceva eco al padre di Eluana Englaro, Beppino, quando chiedeva che Eluana riprendesse “il suo cammino della morte naturale, interrotta dalla rianimazione e dalle terapie forzate”. “Morte naturale”, prendiamo dunque nota, è la morte per fame e per sete. Eluana non può mangiare e bere da sola – come un neonato, come qualsiasi grave disabile – e dunque poche storie: nutrirla e dissetarla significa ostacolare il naturale corso degli eventi.

Ma siamo davvero incorreggibili: ci ostiniamo a chiamare Eluana “disabile”. Eppure la bioeticista animalista Luisella Battaglia ha scritto che la donna è stata indebitamente “promossa” a disabile da Eugenia Roccella. Non è una disabile, semmai è “diversamente viva”. A quando “post persona”? Questione di tempo, non c’è fretta. Il novissimo dizionario della postmodernità eutanasica sa il fatto suo. Dedica pagine e pagine alla parola “libertà”, da sola o in opportuna compagnia di “diritto”. “Per la libertà di Eluana”, ovvero per la sua morte procurata per sete e per fame, era lo slogan della manifestazione radicale a Lecco, sabato scorso. Quella culminata con la consegna delle diciassette rose (una per ogni anno passato dalla donna in stato vegetativo) a Beppino Englaro, come anticipazione o in sostituzione delle corone funebri. Il ritardo nel comminare quella morte, e l’atto di indirizzo del ministro Sacconi che ricorda alle strutture sanitarie la loro funzione, diventano così “lesione di un diritto”. Dei “diritti di un padre, che dopo aver sofferto per diciassette anni, si vede adesso sballottato da una istituzione all’altra. E da una interdizione all’altra”, si indigna la solita Bresso.

Ha spiegato il dottor Mario Riccio, quello che ha staccato il respiratore a Piergiorgio Welby: “Non sono i medici che mancano al padre di Eluana, ma la struttura. Seppure non collegare il sondino alla sacca per l’alimentazione e l’idratazione è, nei fatti, un atto più semplice che staccare il respiratore e sedare il paziente, come è avvenuto per Welby, la situazione è più complessa. Si tratta infatti di non prescrivere la sacca per quindici-venti giorni di seguito”. Non “un unico atto attivo, ma un atto passivo ripetuto per molti giorni”. E’ la famosa “morte naturale”, l’“epilogo naturale” della scandalosa vita di Eluana, è il “protocollo operativo di distacco dell’alimentazione artificiale” che la clinica Città di Udine aveva predisposto con ogni cura. Loro erano certamente disposti ad “accogliere” Eluana (vedi sopra per la vera traduzione) ma poi è intervenuto Sacconi e il protocollo operativo a cura dei volenterosi volontari per la libertà di Eluana ha subito ritardi.

Nel dizionario non mancano la “volontà di Eluana”, la sua “autodeterminazione”: traduzioni certificate da sentenza di quello che altri dicono di lei (“di fatto, Eluana continua a non vedere rispettata la propria volontà”, dice il neurologo Defanti). Si comprende l’impazienza della curatrice speciale: “Siamo sempre pronti a valutare qualunque disponibilità purché non rappresenti ulteriore perdita di tempo”. Cercasi volenterosi esecutori di sentenza di morte. Astenersi perditempo. C’è in programma la “morte dignitosa” di Eluana Englaro. Basta ricordarsi che “dignità”, nel novissimo dizionario della postmodernità eutanasica, significa soppressione di un disabile, per fame e per sete.

di Nicoletta Tiliacos

It's only a theory

It's only a theory, un nuovo blog dedicato alla filosofia della scienza.

lunedì, febbraio 02, 2009