lunedì, marzo 29, 2010
domenica, marzo 28, 2010
Einstein and the Anglican ABC
A friend, discouraged by the general scarcity of ethical conduct in all walks of life, suggested to me the need for a scientifically grounded ethics. As if it had not been tried before, I thought to myself! Today, I share with you an interesting story Fr. Jaki describes about the dinner-table discussion between Einstein and the then Archbishop of Canterbury, Randall Davidson, arranged by Evangelical British MP and gentleman philosopher, Viscount Haldane.
Does relativity have an impact on morality? Well, the marketeers of '79 at Time magazine certainly thought so! But let us listen to Fr. Jaki to discover the answer.
~ Jakian Thomist
Now the Archbishop wanted to learn the truth from Einstein himself. During the dinner with Haldane sitting close to the two, the Archbishop turned to Einstein: 'Lord Haldane tells us that your theory ought to make a great difference to our morals.' Einstein replied: 'Do not believe a word of it. It makes no difference. It is purely abstract - science.' So it is reported in the Archbishop's standard biography. According to another version, which is in Philipp Frank's Einstein. His life and times, the Archbishop asked 'What effect would relativity have on religion?' Einstein tersely replied, 'None. Relativity is a purely scientific matter and has nothing to do with religion'.
Contrary to a once famous book, Relativity a Richer Truth, relativity as science can enrich only exact science. It is will impoverish any and all who expect from science more than it can ever deliver as long as it wants to remain exact and therefore rest its own truth with quantities, the only 'exact' concepts, though they are such only in their abstractness. Hence, the truth of Einstein's remark to the Archbishop of Canterbury, that the science of relativity has nothing to do with moral betterment, which, let it be recalled, forms the gist of genuine religion. Einstein certainly offered something most momentous when he said in another context that he could not distill a drop of morality from his science. Pascal, no mean scientist, would now say, I told you so.
[S.L. Jaki, A Late Awakening and Other Essays, pp. 19 & 116]"
The Atheist and the Near Death Experience
The guy seems to have been caught in a sort of psychological riptide after his encounter with the Divine Being. He acknowledges it, denies it, becomes a nicer person, hangs out a lot with a priest, tells people he converted the priest to atheism (a claim for which there is zero evidence), and has his little secular funeral. I hope that somewhere in there he opened the door a crack to the grace he briefly acknowledged. But, come on, does the guy appear to be a rational actor whose mind is solely controlled by reason? He appears to me to be an academic martinet who just can't bear to admit he was wrong. A huge intellect is like wealth--and how hard it is for the rich man to enter the kingdom of God."
sabato, marzo 27, 2010
"Morire ad Harvard" di Hans Jonas [Grasso che cola]
Alcune settimane fa è stata annunciata la scoperta di un’attività neurologica nelle persone in coma. In uno studio condotto su alcuni pazienti dichiarati in “stato vegetativo” sono stati rilevati “segni di coscienza”. Era l’agosto del 1968 quando un comitato dell’Università di Harvard pubblicava una relazione che stabiliva un nuovo parametro per certificare la morte: non più l’arresto del sistema cardiocircolatorio, ma l’assenza di attività cerebrale. All’eutanasia ha dedicato molti interventi questo “filosofo della vita”, l’ebreo apolide che ha allevato una generazione di bioeticisti americani.
Continua sul sito del Foglio.it
giovedì, marzo 25, 2010
Hypocrites
Really to be a hypocrite must require a horrible strength of character. An ordinary man such as you or I generally fails at last because he has not enough energy to be two men. It is said that a liar should have a good memory. But a hypocrite must not only have a good memory of the past, but a consistent and creative vision of the future; his unreal self must be so far real to him. The perfect hypocrite should be a trinity of artistic talent. He must be a novelist like Dickens to create a false character. He must be an actor like Garrick to act it. And he must be a business man like Carnegie to profit by it. Such a genius would not be easy to find in any country; but I think it can fairly be said that it would be exceptionally difficult to find him in England.
– The Illustrated London News, 17 July 1909.
mercoledì, marzo 24, 2010
Una biografia spirituale
Questa è la recensione pubblicata su ilsussidiario.net:
John Henry Newman, ecco perché la fede è ragionevole
John Henry Newman (1801-1890) è una personalità intellettuale talmente poliedrica e ricca di faccettature che non è possibile sintetizzare il suo pensiero filosofico, teologico, apologetico, storico (e questo semplice e incompleto elenco è già significativo) in un sistema unitario. Non è possibile perché il suo stesso modo di procedere non è mai stato sistematico, ma si è sempre lasciato guidare dagli avvenimenti interiori ed esterni. Lo mette ben in evidenza Roderick Strange nel suo recente John Henry Newman. Una biografia spirituale (Lindau). Strange dichiara fin dalle prime pagine che non è sua intenzione offrire il panorama completo del pensieri newmaniano; più modestamente (e in modo più affettivamente implicato) egli intende dare ragione del perché Newman è stato importante per la sua vita e la sua fede e quindi possa esserlo - così si augura l’autore - anche per i lettori: «Non pretendo che il mio libro sia estremamente originale, ma mi piacerebbe pensare che offra spunti utili per comprendere Newman, le sue idee e il suo approccio ai problemi e alle difficoltà con cui molto spesso lottiamo anche oggi».
Fedele a questa impostazione, Strange dedica il primo capitolo a motivare il suo interesse per Newman e il secondo a fornire gli elementi essenziali della biografia newmaniana: dalle origini rigorosamente anglicane, al nobile tentativo di riavvicinamento con il cattolicesimo in cui è consistito il «movimento di Oxford» fino all’ingresso nella Chiesa cattolica (1845); dalle successive difficoltà con alcuni anglicani, ma anche con i cattolici, alle complesse vicende legate alla guida dell’università cattolica di Dublino o alla rivista Rambler; per finire con le incomprensioni subite da Newman da parte di un certo cattolicesimo aggressivo, fino al riconoscimento della sua autorevolezza con l’attribuzione della porpora cardinalizia. Una lunga vita piena di avvenimenti e, soprattutto, sempre sottesa da un formidabile lavoro intellettuale per approfondire sempre di più la fede cristiana e la sua ragionevolezza.
Strange cerca di individuare alcune linee di tendenza in un pensiero che non è mai stato puramente teorico: Newman «fu sempre più interessato alla realtà che alla teoria. Si occupava di ciò che veramente accadeva». Le linee di tendenza o, meglio come le chiama Strange, le «preoccupazioni ricorrenti» sono, a suo avviso, quattro. La rivelazione, la Chiesa, il dogma e l’istruzione.
I capitoli successivi, che sono poi il corpus principale del volume, sono dunque esemplificazione di come queste preoccupazioni si sono applicate nel pensiero di Newman a riguardo di specifici argomenti cui ha dovuto far fronte. Si parla di: infallibilità pontificia, mariologia, ruolo dei laici nella Chiesa, ecumenismo, significato della provvidenza, istruzione religiosa, santità per finire con un breve capitoletto dedicato al poema Il sogno di Geronzio in cui Newman tratta il tema della morte e del giudizio.
In tutti questi ambiti specifici di studio e di interventi pubblici di Newman - che non si è mai sottratto alle polemiche che riteneva necessarie - Strange mette in evidenza, non senza qualche ripetitività, alcune caratteristiche del modus operandi di Newman. Anzitutto l’onestà intellettuale, cioè quella stima della ragione come non contraddittoria con la fede, che consente di affrontare ogni tematica nella nettezza del giudizio, senza dover ricorrere all’enfasi ingiustificata o all’esagerazione. Da qui un equilibrio e una capacità di tener conto di tutti i fattori che hanno fatto di Newman un precursore di molte scoperte che sarebbero diventate patrimonio comune della Chiesa dopo molti decenni. Strange sottolinea poi la preoccupazione educativa che soggiace a tutti gli scritti di Newman, anche quelli apparentemente più teorici. Questo gli derivava non solo dalla sua personale esperienza in campo educativo (in università, in parrocchia, nella Congregazione da lui fondata e guidata), ma anche e soprattutto dal suo fortissimo senso della Chiesa. Fin dai tempi del suo anglicanesimo il problema centrale della ricerca newmaniana era quello di individuare il luogo dove la straordinaria rivelazione cristiana permane lungo tutta la storia; proprio perché si convinse, in base anche a rigorosi studi storici, che questo luogo è la Chiesa di Roma, si fece cattolico e la passione perché questo luogo fosse il più possibile compreso da tutti, accogliente verso tutti dominò tutta la sua attività.
In vita ciò gli fu riconosciuto con l’attribuzione da parte di papa Leone XII della porpora cardinalizia; dopo la morte la sua influenza è stata enorme e ora non si aspetta altro che l’ultimo sigillo della beatificazione.
lunedì, marzo 22, 2010
Italiani all’estero «traditi»: fondi tagliati ai loro giornali
Fondi tagliati ai loro giornali
Finanziamenti dimezzati. Fogli storici verso la chiusura
Dopo Mal dei Primitives e i cineforum su Ejzenštejn son passati di moda anche gli italiani all'estero. Uniche vittime sacrificali della «grande operazione di moralizzazione» che doveva fare pulizia negli aiuti di Stato ai giornali di partito, semipartito, cooperativa, semicooperativa e furbetti. Hanno salvato tutti, o quasi tutti. Meno i giornali dei nostri emigranti . Amputati del 50% dei finanziamenti con una stilettata in più: il taglio è retroattivo. E i soldi che hanno già speso perché mai avrebbero immaginato che l'Italia li avrebbe traditi? Peggio per loro. Sgombriamo subito il campo da una tema: in un sistema quale quello italiano dove la concorrenza sul mercato pubblicitario è falsata dal noto conflitto di interessi e dove il premier «invita» gli imprenditori a non comprare pubblicità su questo o quel quotidiano, questa o quella rivista, gli aiuti ai giornali di partito o fatti in cooperativa sono di fatto obbligati. Vale per la Padania e per Liberazione, per l'Unità e per il Secolo d'Italia e così via. Immaginare un taglio indiscriminato a tutto e tutti, come era stato sbandierato, non ha senso. Cosa pensiamo degli ultimi residui delle agevolazioni che finiscono anche alla nostra azienda, sia pure concorrendo al bilancio per il 4,4 per mille (per mille!) lo abbiamo già scritto. E sugli aiutini a giornali che sono di partito solo per finta e incassano sotto varie forme di aiuti anche il 20% del fatturato non vogliamo neanche entrare per non spostare l'obiettivo dal tema di oggi: è giusto spingere alla chiusura quei giornali che da decenni mantengono un legame tra noi e i nostri emigrati? E tutto solo perché (questo è il sospetto) non possono spostare voti alle Regionali?
Continua qui.
venerdì, marzo 19, 2010
The Inescapable God and the Perennial Philosophy
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~Jakian Thomist
martedì, marzo 16, 2010
NEWMAN TO BE BEATIFIED BY POPE BENEDICT XVI DURING HIS UK VISIT
It was announced this morning by the Holy See that Pope Benedict XVI will beatify John Henry Newman on 19th September 2010, during his visit to the U.K., in the Archdiocese of Birmingham. The Cause of Newman’s Canonisation has released the following statement:
The Fathers and many friends of the English Oratories are delighted by the official announcement that our Holy Father Pope Benedict XVI will beatify our founder, the Venerable John Henry Newman, in the Archdiocese of Birmingham during his visit to Britain in September. Newman made his home in the Archdiocese for all his adult life, first in Oxford, where he lived as an Anglican and was received into the Catholic Church, and later in Birmingham itself where he founded and worked in the Birmingham Oratory for over forty years.
The Holy Father’s life-long devotion to Newman has made a profound contribution to understanding the depth and significance of our founder’s legacy. His decision to beatify Newman in person confers a unique blessing upon the English Oratories and all who have drawn inspiration from Newman’s life and work.
We joyfully look forward to welcoming the Holy Father, as well as the many pilgrims and visitors who will come to the Beatification ceremony and visit Newman’s shrine at the Birmingham Oratory.
We also look forward to the challenging work of preparing for the Beatification in conjunction with Church and civil authorities. We pray that the Beatification will fittingly reflect both Newman’s significance for the Universal Church and the honour paid to our Archdiocese and our country by the Holy Father’s presence among us.
Very Rev. Richard Duffield
Provost of the Birmingham Oratory
and Actor of the Cause of John Henry Newman
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Like to know more about Newman and Pope Benedict XVI? Click here to read Benedict’s important 1990 address, or here to see his recent address to the Bishops of England and Wales.
And … why not download our latest monthly calendar to put on your desktop?
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lunedì, marzo 15, 2010
THURSDAY 25TH MARCH:
09:15 – 09:45 Morning Coffee
09:45 – 10:00 Opening remarks
10:00 – 10:45 Prof. Theo Harden (University College Dublin)
The awful German language or: Is ‘Die geistige Entwicklung’ ‘The mental development?’
10:45 – 11:00 Coffee break
11:00 – 12:15 Prof. Daphna Erdinast-Vulcan (University of Haifa)
Reading Oneself in Quotation Marks: At the Crossing of Disciplines
Dr. Emilie Morin (University of York)
Samuel Beckett, Fritz Mauthner and the Impossibility of Memorialisation
12:15 – 13:30 Lunch
13:30 – 14:45 Dr. Angelo Bottone (University College Dublin / Dublin Business School)
Translation and Justice in Paul Ricoeur
Andrew Whitehead (University College Cork)
Translating Ikkyu
Lisa Foran (University College Dublin)
Translation as a Path to the Other: Derrida and Ricoeur
14:45 – 15:00 Coffee break
15:00 – 16:00 David Charlston (University of Manchester)
The Translation of Intentional Ambiguity in Three Translations of Hegel’s Phänomenologie des Geistes Seferin James (University College Dublin)
Identity and the Identical in Heidegger
FRIDAY 26TH MARCH
09:30 – 10:00 Morning Coffee
10:00 – 10:45 Prof. Maeve Cooke (University College Dublin)
Translation as Semantic Renewal
10:45 – 11:00 Coffee break
11:00 – 12:45 Dr. Alena Dvorakova (University College Dublin)
Pleasure in translation: translating Mill's Utilitarianism from English into Czech
Veronica O’Neil (University College Galway)
The Role of Translation and the Task of the Translator
Dr. Sergey Tyulenev (University of Cambridge)
Systemics and Lifeworld of Translation
12:45 – 14:00 Lunch
14:00 – 15:45 Feargus James Denman (Trinity College Dublin)
Language in Pursuit of Philosophic Translations
Dr. Elad Lapidot
Translating Philosophy
Dr. John Kearns (Kazimierz Wielki University)
Philosophies of Translation in the University Curriculum: Proposals for a Critical Translation Pedagogy
15:45 – 16:00 Coffee break
16:00 – 16:45 Prof. Michael Cronin (Dublin City University)
The Spaces of Translation
16:45 – 17:00 Closing remarks
Linguistics and Philosophy ~ Etienne Gilson
Father Jaki's interest in the writings of Etienne Gilson prompted him to ensure that some of his best works were translated into English. I have regularly referred to the rare book Methodical Realism and From Aristotle to Darwin has been recently republished by Ignatius Press. However, the final book of the trio, Linguistics and Philosophy should not escape our notice.
While father did not write an introduction to this book, he is suitably acknowledged by the translator, John Lyon:
"To Father Stanley L. Jaki, O.S.B., I owe the suggestion that this work be translated. His influence and inspiration are deeply felt and appreciated." [L&P p. vii]
Indeed I am grateful that father continues to influence our studies to this very day!
So, why is Linguistique et philosophie of particular interest? According to father, "even in its philosophical purism, that book remains a mine of arguments against those who think that language, and with it the human intellect, is a mere binary counter with feedback mechanisms." [P&P p.196]
Here below is a long extract from the preface for us to enjoy!~ Jakian Thomist
My book has taken shape and been provoked into being by the liberty which numerous linguists grant themselves of philosophizing as linguists and presenting their philosophy as if it were a matter of the science. This same attitude is not unknown to physicists or biologists either. It does not bother them if the philosophy thus bandied about under the name of science often consists in a denial of the validity of philosophical positions accepted by those whose metier is philosophy. A scientist who, with good right, would become indignant upon seeing a philosopher with a casual acquaintance with science uttering supposedly scientific opinions, will not himself thereupon refrain from philosophizing. Holding reasonably that it is necessary to have learned a science in order to be authorized to speak about it, he does not for an instant doubt that it is a matter of indifference who may be authorized to speak of philosophy, provided only that he knows some other discipline.
For the philosopher nature is what the physicist and the biologist tell him it is. Language is for him what the linguist tells him it is. In these two cases he comes across two kinds of scientists. All of them agree to hold all philosophical speculation in the background, and as scientists, they are reasonable to refuse to go beyond the realm of reasoned observation and experience. But all of them do not observe the same attitude toward reality. Some of them, for whom the fear of philosophizing is the beginning of science, methodically ignore or deny on principle the aspects of language use which provide reflection for the philosopher. Whether or not this attitude is of use to linguistics is for linguists to decide among themselves. Others - a short time ago Edward Sapir, today Emile Benveniste and Noam Chomsky for example - are equally solicitous to prevent their science for losing its way in the indistinct landscape of philosophy, and in particular metaphysics. These, however, have great concern in their descriptions to maintain the mysterious aspects of language for him who observes it merely as a scientist. These are precisely the aspects which retain the attention of the philosopher, for whom the philosophical constraints of language are but a particular case of metaphysical constraints.
[E. Gilson, Linguistics and Philosophy, pp. xvii-xviii]"
giovedì, marzo 11, 2010
Elsa Morante
“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare”
Elsa Morante (testo del 1945)
lunedì, marzo 08, 2010
Università: Idea e Coscienza
UNIVERSITÀ: IDEA E COSCIENZA
LE RIFORME DEL FUTURO
9 MARZO 2010
IL SEMINARIO SI TERRÀ PRESSO LA SEDE DELLA CIVILTÀ CATTOLICA
VIA DI PORTA PINCIANA, 1 - ROMA
Segnalare la propria partecipazione alla segreteria della Fondazione Fuci:
Tel. 0668307012
segreteria@fondazionefuci.it
Programma
16:00 Introduzione
Luciano Larivera S.I., La Civiltà Cattolica
Michele Faioli, Università Tor Vergata
Annali FUCI 2008 e 2009: impegno formativo in Università
Emanuele Bordello, Presidente nazionale della FUCI
16:30 Interventi
Giuseppina Capaldo, Pro Rettore della Sapienza Università di Roma
Roberto Pessi, Preside della Facoltà di Giurisprudenza, Luiss Guido Carli
Alessandro Schiesaro, Sapienza Università di Roma
18:00 Dibattito
18:30 Osservazioni conclusive
Vincenzo Cappelletti, Presidente della Fondazione Fuci
venerdì, marzo 05, 2010
Santità i suoi Gentiluomini li mandi li mandi
Prendendo l’abbrivio dal caso Balducci e volgendo la cosa a ridere, laddove mi sentivo tirato al pianto, ho svolto per il Corsera un burlesco pitaffio dei Gentiluomini di Sua Santità invitando il papa a liberarsene. Si possono leggere le mie piatose considerazioni nell’edizione di oggi, a pagina 11, sotto il titolo dissimulatore I GENTILUOMINI DEL PAPA, LUSTRINI E CROCI COME A CORTE: http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=QA7YO. Alle volte un giornalista – pur morigerato – non si trattiene e imprende a dare consigli e dimanda – come fosse cosa sua – perchè il papa teologo non si liberi delle anticaglie, frac sparati croci d’oro et similia. L’attuale congiuntura può aiutarlo. Paolo VI fece novanta, si attende un papa che faccia cento.
"martedì, marzo 02, 2010
CHESTERTON, UN PENITENTE GIOIOSO - Avvenire recensisce La Chiesa Cattolica - Dove tutte le verità si danno appuntamento
di FULVIO PANZERI - da Avvenire di oggi 2 Marzo 2010
Di quanto la parola di un grandissimo autore qual è Chesterton sia ancora attualissima, nella sua lucidità di giudizio e nella sua ironica visione del mondo e della Chiesa, lo stanno a dimostrare alcuni scritti minori che ritornano in libreria, in nuove edizioni, dopo fugaci apparizioni in italiano di molti anni fa. Ora è la volta de «La Chiesa cattolica. Dove molte verità si danno appuntamento», ora riproposto da Lindau, testo quasi inedito, mai più stato ristampato in Italia dopo una prima edizione degli anni Cinquanta. E non si riesce a capire perché, in quanto questo risulta «capitale» per capire, non solo la conversione di Chesterton, ma per ritrovare la coscienza di quanto il cristianesimo e la pratica della fede abbiano bisogno di mettersi continuamente nell’ottica del «convertito», per ritrovare una certezza e una fiducia rinnovati, sia per il proprio «credo», sia per l’appartenenza alla Chiesa cattolica. È un testo scritto nel 1927, breve ma assai incisivo, in cui Chesterton mette a confronto la Chiesa anglicana con la Chiesa cattolica, proprio per discutere in profondità la radice della propria scelta, per testimoniare non solo la grande gioia ricevuta dopo il passaggio al cattolicesimo: «Diventare cattolici allarga la mente. In piedi nel punto in cui tutte le strade si incrociano, l’uomo può guardare in fondo a ciascuna e rendersi conto che provengono da tutti i punti del cielo». A Chesterton interessa soprattutto interrogarsi sui pregiudizi di una cultura che ha fatto sì che la sua formazione si nutrisse di considerazioni errate sulla Chiesa cattolica. Questo scritto può essere letto quindi anche nell’ottica di una «confessione» laica, perché come sottolinea lo stesso Chesterton «se un convertito vuole parlare di conversione, dovrà cercare di ripercorrere i suoi passi all’indietro, uscendo da quel santuario per tornare al deserto assoluto in cui credeva davvero che questa eterna giovinezza fosse solo la Vecchia Religione».
Lo scrittore sa che questo è difficilissimo, ma ci prova, anche se con molti dubbi, tanto che alla fine di questo divagante saggio in cui delinea, anche attraverso la propria esperienza, l’anima del convertito, si trova a constatare quanto «questi appunti siano troppo personali, eppure non posso immaginare come si possa illustrare altrimenti un qualsiasi concetto di conversione». Riletto oggi il libro assume un carattere molto più largo che travalica la singola esperienza chestertoniana per porsi come un saggio che mette in luce la necessità di riconoscere il proprio errore. Un quaderno «penitenziale» quindi che diventa «il libro d’ore» per questi giorni di quaresima, visto che è segnato da una convinzione: «Non è fanatismo avere la certezza di essere nel giusto, mentre lo è non arrivare a immaginare come potremmo esserci sbagliati». Proprio in quest’ottica riusciamo a capire l’importanza che l’autore pone nel sacramento della Penitenza: «Il convertito ne è abbastanza vicino da averne scoperto il realismo, ma non ancora a sufficienza per vederne la ragionevolezza e il buon senso».
È necessario, quindi, ritrovarsi, interiormente, in quanto «l’ancor più minuscolo confessionale è come una chiesa dentro la chiesa», un luogo dove scoprire che «la fede è un paradosso più grande se contemplata dall’interno piuttosto che dall’esterno».