Female hormonal contraception linked to higher HIV risk »:
Women who use hormonal birth control are roughly twice as likely to become infected with HIV or pass on the AIDS virus to their partner, according to a study published on Tuesday.
martedì, agosto 27, 2013
domenica, agosto 25, 2013
NASCE LA BANCA CHE NON FA PRESTITI »
NASCE LA BANCA CHE NON FA PRESTITI »:
DI E.R.M.*
La notizia appare (anche) sul Globe and Mail, quotidiano Canadese ed è il loro articolo che vi ho tradotto: “Sprott makes a bet on a different kind of bank” (Posted on Monday, October 17, 2011)
Eric Sprott, uno dei più ascoltati critici del sistema finanziario globale, vuole far nascere una banca. Ma non sarà una banca come quelle che conosciamo.
Mr. Sprott e la firm di asset management che ha fondato, la Sprott Inc (SII-T 6.67-0.29-4.17%), sta investendo in una currency trading company con base nell’Ontario (Sprott è canadese) conosciuta come Continental Currency Exchange Corp.
Insieme all’attuale management della Continental stanno per presentare ai regolatori federali il permesso di trasformare il loro 17° ramo operativo nella Continental Bank of Canada e dicono di aspettarsi una decisione per l’inizio dell’anno prossimo (2012).
La Banca che Mr. Sprott e i sui partners si immaginano dovrebbe cercare di rispondere a tutti i problemi del sistema finanziario globale su cui Mr. Sprott è sempre stato critico, come l’eccesso di leva finanziaria e la mancanza di fiducia nelle valute di carta, le valute fiat (dal latino: così sia! Soldi con un valore decretato per legge e che tutti i cittadini devono accettare per legge).
La Continental Bank dovrebbe accettare depositi ma non farebbe prestiti, a differenza di quasi tutte le banche, che sono fondate sul modello dei prestiti o meglio di erogare prestiti ben superiori ai depositi in loro possesso (il famoso Fractional Banking System, per molti una frode alla luce del sole e base del sistema finanziario moderno, NdR).
Portandosi un passo più in avanti tutti i clienti che non hanno fiducia nelle valute emesse dai governi (o meglio da banche a questo compito delegate, altro scandalo ignoto ai più, NdR) potranno un giorno tenere i loro “valori” depositati sotto forma di oro e argento e altri preziosi sulla cui base i clienti potranno ritirare a loro piacimento come da un ATM, un Bancomat, per i loro acquisti. L’idea che sta tenendo indaffarato Mr. Sprott è quella di conti basati su metalli nobili sul cui deposito i clienti potranno ricevere degli assegni con cui fare i loro acquisti e che saranno poi addebitati alla loro quantità di MP depositati in proporzione.
“La nostra firm, la Sprott Inc. ed Eric sono molto impegnati nell’idea che il sistema finanziario ha bisogno di un bel reset” ha detto il capo esecutivo della Sprott Inc. Peter Grosskopf in una intervista. “Eric ha sempre pensato che fosse una buona idea poter permettere ai suoi client di avere accesso ad una banca senza leve finanziarie” ha afferamto Grosskopf.
In un sistema finanziario a leva perdite relativamente piccole nei prestiti o nei loro investimenti possono portare una banca sull’orlo del collasso. La nostra banca non avrà leve e invece farà soldi grazie margini di profitto su servizi come fare da cambiovalute e vendendo metalli preziosi. “E’ il vecchio modello commerciale di assicurare dei servizi invece che del credito” ha detto Scott Penfound, vice presidente delle operazioni alla Continental Currency.
Mr. Penfound resterà al management degli affair e lui e la sua famiglia continueranno a detenere il 49% della compagnia mentre Mr. Sprott e la Sprott Inc. si prenderanno il 51% della Banca con Mr. Sprott proprietario dello share più grosso. L’interesse della Sprott Inc. dovrebbe essere di tipo passivo ha detto Grosskopf.
La paura di un tracollo del sistema finanziario e di una perdita del valore d’acquisto delle valute fiat dovuto alla stampa di un numero sempre maggiore di banconote ha portato l’oro ad avvicinarsi al record di 2.000 $ l’oncia (Troy, equivalente a 31,103 grammi, NdR) prima del grosso selloff di qualche settimana fa nei mercati finanziari e delle commodity.
La maggior parte degli acquisti è stato compiuto da persone che hanno le stesse preoccupazioni di Mr. Sprott sul sistema finanziario e che credono che in futuro oro e argento torneranno ad essere le basi del commercio (ma anche solo che nel giro di pochi anni varranno moolto di più relativamente ai soldi di carta e anche in assoluto, NdR).
Mr Sprott ha scritto in luglio che crede che “oro e argento sono la sola alternativa in una giurisdizione bancaria vulnerabile”.
Una delle più grosse critiche che sono state classicamente mosse all’oro come valuta alternativa ai soldi di carta è che non è pratica. Una soluzione è il secure storage, ma non è facile andare alla camera blindata per prelevare alcune once per pagare il tabaccaio o per fare la spesa. L’idea di dare alla gente la possibilità di poter conservare al sicuro i loro valori in oro, argento e platino e contemporaneamente di poter svolgere le faccende di tutti i giorni con un libretto di assegni, porta i metalli preziosi come currency quotidiana più vicina alla realtà.
“A dirla tutta l’idea di una banca basata sui metalli preziosi è un obiettivo a lungo termine… per la Continental avere i timbri di approvazione dei regolatori vorrà dire distanziarsi dalle altre companies che operano nel cambio valute e nella vendita di metalli” ha detto Mr. Penfound.
“La banca avrà anche più capitali grazie ai nuovi investitori, per espandersi e per gestire al meglio i rapporti con i regolamenti dei regolatori. Un altro beneficio immediato di avere una licenza bancaria sarà il poter accedere al sistema di scambio interbancario di foreign Exchange, che ci permetterà di offrire più servizi ai nostri clienti” ha detto Mr Grosskopf. Per esempio invece di offrire solo un cambio da dollari canadesi in valute straniere nelle sue filiali dell’Ontario, la Continental potrà vendere ai suoi clienti carte valuta pre-pagate da portarsi in giro quando in viaggio all’estero.
“Possiamo dormire tranquilli la notte perché il rischio non fa parte del nostro modello” ha detto Mr. Penfound.
*Tratto da Rischiocalcolato.it
DI E.R.M.*
La notizia appare (anche) sul Globe and Mail, quotidiano Canadese ed è il loro articolo che vi ho tradotto: “Sprott makes a bet on a different kind of bank” (Posted on Monday, October 17, 2011)
Eric Sprott, uno dei più ascoltati critici del sistema finanziario globale, vuole far nascere una banca. Ma non sarà una banca come quelle che conosciamo.
Mr. Sprott e la firm di asset management che ha fondato, la Sprott Inc (SII-T 6.67-0.29-4.17%), sta investendo in una currency trading company con base nell’Ontario (Sprott è canadese) conosciuta come Continental Currency Exchange Corp.
Insieme all’attuale management della Continental stanno per presentare ai regolatori federali il permesso di trasformare il loro 17° ramo operativo nella Continental Bank of Canada e dicono di aspettarsi una decisione per l’inizio dell’anno prossimo (2012).
La Banca che Mr. Sprott e i sui partners si immaginano dovrebbe cercare di rispondere a tutti i problemi del sistema finanziario globale su cui Mr. Sprott è sempre stato critico, come l’eccesso di leva finanziaria e la mancanza di fiducia nelle valute di carta, le valute fiat (dal latino: così sia! Soldi con un valore decretato per legge e che tutti i cittadini devono accettare per legge).
La Continental Bank dovrebbe accettare depositi ma non farebbe prestiti, a differenza di quasi tutte le banche, che sono fondate sul modello dei prestiti o meglio di erogare prestiti ben superiori ai depositi in loro possesso (il famoso Fractional Banking System, per molti una frode alla luce del sole e base del sistema finanziario moderno, NdR).
Portandosi un passo più in avanti tutti i clienti che non hanno fiducia nelle valute emesse dai governi (o meglio da banche a questo compito delegate, altro scandalo ignoto ai più, NdR) potranno un giorno tenere i loro “valori” depositati sotto forma di oro e argento e altri preziosi sulla cui base i clienti potranno ritirare a loro piacimento come da un ATM, un Bancomat, per i loro acquisti. L’idea che sta tenendo indaffarato Mr. Sprott è quella di conti basati su metalli nobili sul cui deposito i clienti potranno ricevere degli assegni con cui fare i loro acquisti e che saranno poi addebitati alla loro quantità di MP depositati in proporzione.
“La nostra firm, la Sprott Inc. ed Eric sono molto impegnati nell’idea che il sistema finanziario ha bisogno di un bel reset” ha detto il capo esecutivo della Sprott Inc. Peter Grosskopf in una intervista. “Eric ha sempre pensato che fosse una buona idea poter permettere ai suoi client di avere accesso ad una banca senza leve finanziarie” ha afferamto Grosskopf.
In un sistema finanziario a leva perdite relativamente piccole nei prestiti o nei loro investimenti possono portare una banca sull’orlo del collasso. La nostra banca non avrà leve e invece farà soldi grazie margini di profitto su servizi come fare da cambiovalute e vendendo metalli preziosi. “E’ il vecchio modello commerciale di assicurare dei servizi invece che del credito” ha detto Scott Penfound, vice presidente delle operazioni alla Continental Currency.
Mr. Penfound resterà al management degli affair e lui e la sua famiglia continueranno a detenere il 49% della compagnia mentre Mr. Sprott e la Sprott Inc. si prenderanno il 51% della Banca con Mr. Sprott proprietario dello share più grosso. L’interesse della Sprott Inc. dovrebbe essere di tipo passivo ha detto Grosskopf.
La paura di un tracollo del sistema finanziario e di una perdita del valore d’acquisto delle valute fiat dovuto alla stampa di un numero sempre maggiore di banconote ha portato l’oro ad avvicinarsi al record di 2.000 $ l’oncia (Troy, equivalente a 31,103 grammi, NdR) prima del grosso selloff di qualche settimana fa nei mercati finanziari e delle commodity.
La maggior parte degli acquisti è stato compiuto da persone che hanno le stesse preoccupazioni di Mr. Sprott sul sistema finanziario e che credono che in futuro oro e argento torneranno ad essere le basi del commercio (ma anche solo che nel giro di pochi anni varranno moolto di più relativamente ai soldi di carta e anche in assoluto, NdR).
Mr Sprott ha scritto in luglio che crede che “oro e argento sono la sola alternativa in una giurisdizione bancaria vulnerabile”.
Una delle più grosse critiche che sono state classicamente mosse all’oro come valuta alternativa ai soldi di carta è che non è pratica. Una soluzione è il secure storage, ma non è facile andare alla camera blindata per prelevare alcune once per pagare il tabaccaio o per fare la spesa. L’idea di dare alla gente la possibilità di poter conservare al sicuro i loro valori in oro, argento e platino e contemporaneamente di poter svolgere le faccende di tutti i giorni con un libretto di assegni, porta i metalli preziosi come currency quotidiana più vicina alla realtà.
“A dirla tutta l’idea di una banca basata sui metalli preziosi è un obiettivo a lungo termine… per la Continental avere i timbri di approvazione dei regolatori vorrà dire distanziarsi dalle altre companies che operano nel cambio valute e nella vendita di metalli” ha detto Mr. Penfound.
“La banca avrà anche più capitali grazie ai nuovi investitori, per espandersi e per gestire al meglio i rapporti con i regolamenti dei regolatori. Un altro beneficio immediato di avere una licenza bancaria sarà il poter accedere al sistema di scambio interbancario di foreign Exchange, che ci permetterà di offrire più servizi ai nostri clienti” ha detto Mr Grosskopf. Per esempio invece di offrire solo un cambio da dollari canadesi in valute straniere nelle sue filiali dell’Ontario, la Continental potrà vendere ai suoi clienti carte valuta pre-pagate da portarsi in giro quando in viaggio all’estero.
“Possiamo dormire tranquilli la notte perché il rischio non fa parte del nostro modello” ha detto Mr. Penfound.
*Tratto da Rischiocalcolato.it
venerdì, agosto 23, 2013
On errors, or on being wrong (a brief introduction)
On errors, or on being wrong (a brief introduction) »: Among the many fun things one can do when one reads is to find cool quotes that would make good slogans to hang in your lab or office or classroom. Like this famous one from a well-known physicist:
It's funny to think about science as having "limits" - but it is wrong to think there aren't any such things. Yes, WRONG - as in being in error. Perhaps it is because we don't like to think about being wrong... yet that links in to subjects like chivalry - or what we might call personal integrity and such matters.
Er...I am sorry. I was going to write more on this, but found I cannot take the time - so for now I will leave this brief introduction as a starting point. Eventually we must come back to this: it is a matter of pedagogy: of knowing how (and what) we must teach... and one thing we ought to teach is this idea of limits and boundaries - and of errors. It is a good thing to know how we've gone wrong, as it might help us to avoid the same mistake.
PS A friend of mine at grad school once said "it's hard to avoid making the same mistake once" - but actually it is possible. That's why we have education in the first place. We try to keep our students from making most of the mistakes of the past, and point out ways of recognizing such things. It's funny to think of the pathology of epistemology - which we might call the history of heresies - but then it is a useful device. Physicians learn to recognize diseases of the body - we ought to learn to recognize at least some of the diseases of thought:
One of the severest tests of a scientific mind is to discern the limits of the legitimate application of scientific methods.It would spare us much nonsense, of many forms - but I am afraid people would not know who Maxwell was, or why he said that, or what he meant.
[James Clerk Maxwell, "Paradoxical Philosophy" (1878), in The Scientific Papers of James Clerk Maxwell, edited by W. D. Niven, II (Cambridge, 1890), p. 759. Quoted by S. L. Jaki in The Relevance of Physics and elsewhere]
It's funny to think about science as having "limits" - but it is wrong to think there aren't any such things. Yes, WRONG - as in being in error. Perhaps it is because we don't like to think about being wrong... yet that links in to subjects like chivalry - or what we might call personal integrity and such matters.
There is no better test of a man's ultimate chivalry and integrity than how he behaves when he is wrong...Ahem...
{GKC "The Real Dr. Johnson" in The Common Man 120-1]
Er...I am sorry. I was going to write more on this, but found I cannot take the time - so for now I will leave this brief introduction as a starting point. Eventually we must come back to this: it is a matter of pedagogy: of knowing how (and what) we must teach... and one thing we ought to teach is this idea of limits and boundaries - and of errors. It is a good thing to know how we've gone wrong, as it might help us to avoid the same mistake.
PS A friend of mine at grad school once said "it's hard to avoid making the same mistake once" - but actually it is possible. That's why we have education in the first place. We try to keep our students from making most of the mistakes of the past, and point out ways of recognizing such things. It's funny to think of the pathology of epistemology - which we might call the history of heresies - but then it is a useful device. Physicians learn to recognize diseases of the body - we ought to learn to recognize at least some of the diseases of thought:
In brief:
"Well, that's all I can tell you about the new religion," went on Flambeau carelessly. "It claims, of course, that it can cure all physical diseases."
"Can it cure the one spiritual disease?" asked Father Brown, with a serious curiosity.
"And what is the one spiritual disease?" asked Flambeau, smiling.
"Oh, thinking one is quite well," said his friend.
[GKC "The Eye of Apollo" in The Innocence of Father Brown]
Christianity spoke again: "... If you were a philosopher you would call it, as I do, the doctrine of original sin. You may call it the cosmic advance as much as you like; I call it what it is - the Fall."More on this later.
[GKC Orthodoxy CW1:321]
martedì, agosto 20, 2013
domenica, agosto 18, 2013
Bodies in motion: Dancing around the world »
Bodies in motion: Dancing around the world »:
The dictionary defines it as "to move one's feet or body, or both, rhythmically in a pattern of steps, especially to the accompaniment of music.'' People around the world, however, have their own definitions of dance, as exemplified by these images taken since the first of the year. And such expressions can celebrate a culture, win a competition, make a living, entertain a crowd, and play a role in propelling social change. Get those bodies and feet moving. -- Lloyd Young (40 photos total)
A Haitian child finds her own space as a religious crusade is held in the background at the national stadium on Jan. 9 in Port-au-Prince. The ceremony, sponsored by American evangelist Franklin Graham, came a few days before the country noted the one-year anniversary of the magnitude-7.0 quake that killed more than 220,000 people and left millions homeless. (Ramon Espinosa/Associated Press)
venerdì, agosto 16, 2013
A Beautiful Video of a New Bride of Christ »
A Beautiful Video of a New Bride of Christ »:
Reader Bill Durst sends along this lovely video about a friend of his that just gives you hope for the Church:
Reader Bill Durst sends along this lovely video about a friend of his that just gives you hope for the Church:
martedì, agosto 13, 2013
Too much information »
Too much information »:
In October 2012 a woman from Massachusetts called Lindsey Stone went on a work trip to Washington DC, and paid a visit to Arlington National Cemetery, where American war heroes are buried. Crouching next to a sign that said ‘Silence and Respect’, she raised a middle finger and pretended to shout while a colleague took [...]
The post Too much information appeared first on Aeon Magazine.
In October 2012 a woman from Massachusetts called Lindsey Stone went on a work trip to Washington DC, and paid a visit to Arlington National Cemetery, where American war heroes are buried. Crouching next to a sign that said ‘Silence and Respect’, she raised a middle finger and pretended to shout while a colleague took [...]
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lunedì, agosto 12, 2013
What Richard Dawkins knows about how nothing causes something »
What Richard Dawkins knows about how nothing causes something »:
Further to his forthcoming book:
Will countries with failing currencies recruit him next, one wonders?
Back to science tomorrow.
Copyright © 2013 Uncommon Descent.
Further to his forthcoming book:
Will countries with failing currencies recruit him next, one wonders?
Back to science tomorrow.
Copyright © 2013 Uncommon Descent.
sabato, agosto 10, 2013
Michael Sandel on Justice
Michael Sandel on Justice »:
Harvard philosopher Michael Sandel discusses 3 different theories of Justice in this episode of the Philosophy Bites podcast: Bentham's, Kant's and Aristotle's. Philosophy Bites is made in association with the Institute of Philosophy.
Harvard philosopher Michael Sandel discusses 3 different theories of Justice in this episode of the Philosophy Bites podcast: Bentham's, Kant's and Aristotle's. Philosophy Bites is made in association with the Institute of Philosophy.
martedì, agosto 06, 2013
I carissimi amici chestertoniani Leonie e Stratford Caldecott su Avvenire! »
I carissimi amici chestertoniani Leonie e Stratford Caldecott su Avvenire! »:
Caldecott: l'élite di Oxford
non ama i cristiani
non ama i cristiani
Due intellettuali inglesi, residenti in una città, Oxford, che ancor oggi è sinonimo di elité intellettuale. Ma Stratford e sua moglie Léonie Caldecott trasmettono anzitutto il senso di grazia che la fede cristiana, scoperta come dono e vissuta in libertà e non come una rivendicazione, può ancora offrire al mondo contemporaneo.
In che modo è avvenuto il vostro approdo al cristianesimo?
Stratford Caldecott: «Come molte persone della mia generazione, non sono stato battezzato da bambino né tanto meno educato cristianamente. Ma fin da adolescente ho iniziato a cercare un senso spirituale nella mia vita. Ho indagato diverse religioni per cercare la verità. Ho iniziato con la filosofia, ma ho capito che il materialismo non poteva essere vero, dal momento che la sostanza della coscienza non è materiale. Quindi ho cercato la mia strada per un concetto di Dio. Per un certo periodo sono stato un seguace Baha’i, una religione nata in Persia nel XIX secolo e ora diffusa in tutto il mondo. Mi sembrava un credo ragionevole; i seguaci di Baha’i erano persone così buone! Ma anche questa confessione religiosa mi è sembrata troppo limitata. Quindi ho iniziato ad interessarmi di buddhismo zen e in seguito di sufismo islamico. Per un certo tempo ho anche studiato le tecniche di meditazione del buddihsmo tibetano sotto la guida di un maestro che abitava a Milano, Namkhai Norbu Rinpoche. Ma alla fine ho compreso che quello che stavo cercando nel buddhismo, ovvero un senso spirituale al mio esistere, poteva essere trovato nel cristianesimo».
Léonie Caldecott: «Sono cresciuta in parte sotto l’influenza del cattolicesimo e in parte dell’anglicanesimo evangelico, ma ho rigettato il cristianesimo già intorno ai vent’anni, un periodo emotivamente molto difficile della mia vita. Non ero riuscita a trovare nessuna figura significativa nella Chiesa. Forse le cose sarebbero andate a finire diversamente se avessi potuto incrociare alcuni dei sacerdoti che ho il privilegio di conoscere ora. Alla fine ho fatto il mio ingresso nella Chiesa dopo mio marito Stratford, proprio quando non potevo più negare il valore di guarigione dell’Eucaristia, e da ciò il bisogno del sacramento della Riconciliazione, e quindi della preghiera, in particolare dell’adorazione. Ho sempre avuto bisogno di riferimenti concreti, di un focus reale sull’incarnazione di Dio nel mondo».
Signor Caldecott, dopo il suo peregrinare religioso lei è approdato al cristianesimo. Quale aspetto l’ha convinto che si trattava della religione vera?
Stratford: «È difficile da dire, perché non c’è stato un aspetto singolo che mi convinto quanto invece la pienezza e l’unità della Rivelazione. Ciascuna parte del cristianesimo appartiene a ogni altra parte. Io non penso che un sistema semplicemente umano di idee possa essere così unitario. Forse può sembrare strano, dal momento che i cristiani sono molto disuniti e riscontriamo numerose scuole di pensiero diverse tra i cristiani stessi. Ma sotto e anche oltre questa disunità esiste un centro molto chiaro che li tiene tutti uniti. Questo centro, naturalmente, è Cristo stesso. La verità nella quale noi crediamo come cristiani non è un insieme di dottrine ma una Persona».
Vivete ad Oxford, uno dei centri di ricerca intellettuale più significativi al mondo. In che modo il cristianesimo è accolto in questo contesto culturale?
Stratford: «Qui il cristianesimo sta diventando un fenomeno che interessa un numero sempre minore di persone. Certamente esistono ancora forti sacche di resistenza all’ondata violenta del laicismo, ma penso che in Europa la corrente sia contraria al cristianesimo, almeno in Inghilterra. La battaglia è quasi persa, cosa che però non vuol dire che la guerra sia finita».
Léonie: «Oxford è un posto interessante e unico. Offre alcune delle personalità più atee al mondo, leader del laicismo come Richard Dawkins o Philip Pullman. La stessa Università è dominata da una mentalità umanistica laicista, ma allo stesso modo vi sono diverse Halls (l’equivalente di piccoli College, ndr) che appartengono a ordini religiosi come i domenicani, i benedettini, i gesuiti. Vi è una cappellania cattolica molto attiva. L’oratorio di San Filippo Neri attira molte persone grazie alle sue bellissime liturgie. L’influenza degli Inklings (C.S. Lewis, J.R.R. Tolkien, Charles Williams e altri) è ancora molto forte. Comunque l’Università di Oxford, come centro intellettuale leader in Inghilterra e anche in Europa, è, nella sua dimensione laicista, sostenitrice esattamente di quella forza propulsiva culturale che gli Inklings avevano contrastato».
Rispetto al passato, anche agli autori sopra citati, non vediamo più una tradizione di scrittori cristiani. Péguy, Claudel, Bernanos in Francia, Chesterton, Lewis, Tolkien in Inghilterra, de Unamuno in Spagna, Guareschi in Italia, O’Connor negli Usa … sembrano senza eredi. Perché questo silenzio di una letteratura cristianamente ispirata?
Stratford: «Lei ha ragione. Questo è un fatto triste. Penso che il vento abbia spirato sulla vela del movimento della letteratura cattolica durante la seconda guerra mondiale. Ma con gli anni Settanta tutto questo è praticamente finito. Mi sono domandato molte volte il perché di tutto questo. Non biasimo il Concilio Vaticano II, ma la cultura che ha prodotto quei grandi scrittori cattolici, uomini e donne, è morta».
Léonie: «Ho avuto modo di leggere ed apprezzare gli autori del revival cattolico francese come Claudel quando frequentavo il liceo francese a Londra, e Bernanos e Péguy quando ero a Oxford. Il mio tutor di filosofia mi disse che ero una filosofa scadente ma una buona scrittrice, e così ho voluto diventare una narratrice che unisse le idee filosofiche e religiose grazie alla bellezza. Sto ancora lavorando per questo scopo, è un processo lento, precisamente perché ho capito che non ho un contesto culturale favorevole fra i miei contemporanei, visto che l’afflato di fede è praticamente silenziato dal clima letterario attuale, almeno qui da noi in Inghilterra. Certamente gli scrittori cattolici di fine Novecento tendono ad essere più scettici e underground sulla loro fede rispetto a quanto facevano i loro antecedenti nell’Ottocento e all’inizio del XIX secolo. Riscontro però spunti di speranza su questo: ad esempio, vediamo che alcune voci stanno emergendo negli Stati Uniti. Ogni estate a Oxford teniamo una Summer School in cui analizziamo la storia della letteratura cattolica in Inghilterra dopo la Riforma e sembra che gli americani siano molto interessati a questo. Forse un nuovo revival di letteratura cristiana di lingua inglese arriverà da Oltreoceano…».
Il futuro dell’Europa sarà all’insegna della sparizione del cristianesimo?
Lèonie: «Non vi sono immediati segnali di una rinascita cristiana quanto invece alcuni segni del fatto che i cristiani potrebbero iniziare a subire delle persecuzioni per i loro convincimenti religiosi. Ma comunque nulla eliminerà il cristianesimo. E se i cristiani verranno perseguitati, questo causerà una sua rinascita. Potrebbe succedere quello che Chesterton chiamava “un ritorno alla religione”, perché una società basata unicamente sul materialismo non può sopravvivere a lungo. Penso che altre persone, come accadde a me, verranno educate senza nessun riferimento religioso e inizieranno a capire che nelle loro vite manca qualcosa, una fonte di senso. La cercheranno e così diventeranno aperti al dono della fede. E Dio li prenderà per mano».
Oxford, la città dove voi abitate e lavorate, richiama John Henry Newman. In che modo il pensiero di questo beato risulta fecondo oggi?
Léonie: «La vita del cardinal Newman ripercorre la grande traiettoria di fede nel contesto di quella cultura sorta dalla Rivoluzione industriale e che ha sofferto il peggio delle conseguenze di quel fenomeno storico, il quale ha portato la spinta della secolarizzazione nell’era moderna. Tutto questo rende Newman incredibilmente significativo. Quel che è notevole in lui, sopratutto, è il fatto che il suo “viaggio spirituale” è durato quasi un intero secolo ed è risultato veramente difficile. Fu incompreso, e parecchio, dagli stessi membri delle Chiese cui appartenne, sia quella anglicana che quella cattolica. Questo è un dato importante perché sono state queste prove che lo hanno reso santo e che lo hanno costretto a dare costantemente una comunicazione espressiva della propria fede».
Stratford: «Newman ha lottato contro il sorgere del laicismo, che egli chiama “il liberalismo nella religione”. Ha risposto al laicismo e al relativismo ad un livello intellettuale e spirituale. In Inghilterra oggi non si trovano molte persone che hanno la pazienza o l’interesse di leggere i lavori di Newman. Ma quelli che lo fanno traggono molto conforto ed ispirazione da lui».
In che modo è avvenuto il vostro approdo al cristianesimo?
Stratford Caldecott: «Come molte persone della mia generazione, non sono stato battezzato da bambino né tanto meno educato cristianamente. Ma fin da adolescente ho iniziato a cercare un senso spirituale nella mia vita. Ho indagato diverse religioni per cercare la verità. Ho iniziato con la filosofia, ma ho capito che il materialismo non poteva essere vero, dal momento che la sostanza della coscienza non è materiale. Quindi ho cercato la mia strada per un concetto di Dio. Per un certo periodo sono stato un seguace Baha’i, una religione nata in Persia nel XIX secolo e ora diffusa in tutto il mondo. Mi sembrava un credo ragionevole; i seguaci di Baha’i erano persone così buone! Ma anche questa confessione religiosa mi è sembrata troppo limitata. Quindi ho iniziato ad interessarmi di buddhismo zen e in seguito di sufismo islamico. Per un certo tempo ho anche studiato le tecniche di meditazione del buddihsmo tibetano sotto la guida di un maestro che abitava a Milano, Namkhai Norbu Rinpoche. Ma alla fine ho compreso che quello che stavo cercando nel buddhismo, ovvero un senso spirituale al mio esistere, poteva essere trovato nel cristianesimo».
Léonie Caldecott: «Sono cresciuta in parte sotto l’influenza del cattolicesimo e in parte dell’anglicanesimo evangelico, ma ho rigettato il cristianesimo già intorno ai vent’anni, un periodo emotivamente molto difficile della mia vita. Non ero riuscita a trovare nessuna figura significativa nella Chiesa. Forse le cose sarebbero andate a finire diversamente se avessi potuto incrociare alcuni dei sacerdoti che ho il privilegio di conoscere ora. Alla fine ho fatto il mio ingresso nella Chiesa dopo mio marito Stratford, proprio quando non potevo più negare il valore di guarigione dell’Eucaristia, e da ciò il bisogno del sacramento della Riconciliazione, e quindi della preghiera, in particolare dell’adorazione. Ho sempre avuto bisogno di riferimenti concreti, di un focus reale sull’incarnazione di Dio nel mondo».
Signor Caldecott, dopo il suo peregrinare religioso lei è approdato al cristianesimo. Quale aspetto l’ha convinto che si trattava della religione vera?
Stratford: «È difficile da dire, perché non c’è stato un aspetto singolo che mi convinto quanto invece la pienezza e l’unità della Rivelazione. Ciascuna parte del cristianesimo appartiene a ogni altra parte. Io non penso che un sistema semplicemente umano di idee possa essere così unitario. Forse può sembrare strano, dal momento che i cristiani sono molto disuniti e riscontriamo numerose scuole di pensiero diverse tra i cristiani stessi. Ma sotto e anche oltre questa disunità esiste un centro molto chiaro che li tiene tutti uniti. Questo centro, naturalmente, è Cristo stesso. La verità nella quale noi crediamo come cristiani non è un insieme di dottrine ma una Persona».
Vivete ad Oxford, uno dei centri di ricerca intellettuale più significativi al mondo. In che modo il cristianesimo è accolto in questo contesto culturale?
Stratford: «Qui il cristianesimo sta diventando un fenomeno che interessa un numero sempre minore di persone. Certamente esistono ancora forti sacche di resistenza all’ondata violenta del laicismo, ma penso che in Europa la corrente sia contraria al cristianesimo, almeno in Inghilterra. La battaglia è quasi persa, cosa che però non vuol dire che la guerra sia finita».
Léonie: «Oxford è un posto interessante e unico. Offre alcune delle personalità più atee al mondo, leader del laicismo come Richard Dawkins o Philip Pullman. La stessa Università è dominata da una mentalità umanistica laicista, ma allo stesso modo vi sono diverse Halls (l’equivalente di piccoli College, ndr) che appartengono a ordini religiosi come i domenicani, i benedettini, i gesuiti. Vi è una cappellania cattolica molto attiva. L’oratorio di San Filippo Neri attira molte persone grazie alle sue bellissime liturgie. L’influenza degli Inklings (C.S. Lewis, J.R.R. Tolkien, Charles Williams e altri) è ancora molto forte. Comunque l’Università di Oxford, come centro intellettuale leader in Inghilterra e anche in Europa, è, nella sua dimensione laicista, sostenitrice esattamente di quella forza propulsiva culturale che gli Inklings avevano contrastato».
Rispetto al passato, anche agli autori sopra citati, non vediamo più una tradizione di scrittori cristiani. Péguy, Claudel, Bernanos in Francia, Chesterton, Lewis, Tolkien in Inghilterra, de Unamuno in Spagna, Guareschi in Italia, O’Connor negli Usa … sembrano senza eredi. Perché questo silenzio di una letteratura cristianamente ispirata?
Stratford: «Lei ha ragione. Questo è un fatto triste. Penso che il vento abbia spirato sulla vela del movimento della letteratura cattolica durante la seconda guerra mondiale. Ma con gli anni Settanta tutto questo è praticamente finito. Mi sono domandato molte volte il perché di tutto questo. Non biasimo il Concilio Vaticano II, ma la cultura che ha prodotto quei grandi scrittori cattolici, uomini e donne, è morta».
Léonie: «Ho avuto modo di leggere ed apprezzare gli autori del revival cattolico francese come Claudel quando frequentavo il liceo francese a Londra, e Bernanos e Péguy quando ero a Oxford. Il mio tutor di filosofia mi disse che ero una filosofa scadente ma una buona scrittrice, e così ho voluto diventare una narratrice che unisse le idee filosofiche e religiose grazie alla bellezza. Sto ancora lavorando per questo scopo, è un processo lento, precisamente perché ho capito che non ho un contesto culturale favorevole fra i miei contemporanei, visto che l’afflato di fede è praticamente silenziato dal clima letterario attuale, almeno qui da noi in Inghilterra. Certamente gli scrittori cattolici di fine Novecento tendono ad essere più scettici e underground sulla loro fede rispetto a quanto facevano i loro antecedenti nell’Ottocento e all’inizio del XIX secolo. Riscontro però spunti di speranza su questo: ad esempio, vediamo che alcune voci stanno emergendo negli Stati Uniti. Ogni estate a Oxford teniamo una Summer School in cui analizziamo la storia della letteratura cattolica in Inghilterra dopo la Riforma e sembra che gli americani siano molto interessati a questo. Forse un nuovo revival di letteratura cristiana di lingua inglese arriverà da Oltreoceano…».
Il futuro dell’Europa sarà all’insegna della sparizione del cristianesimo?
Lèonie: «Non vi sono immediati segnali di una rinascita cristiana quanto invece alcuni segni del fatto che i cristiani potrebbero iniziare a subire delle persecuzioni per i loro convincimenti religiosi. Ma comunque nulla eliminerà il cristianesimo. E se i cristiani verranno perseguitati, questo causerà una sua rinascita. Potrebbe succedere quello che Chesterton chiamava “un ritorno alla religione”, perché una società basata unicamente sul materialismo non può sopravvivere a lungo. Penso che altre persone, come accadde a me, verranno educate senza nessun riferimento religioso e inizieranno a capire che nelle loro vite manca qualcosa, una fonte di senso. La cercheranno e così diventeranno aperti al dono della fede. E Dio li prenderà per mano».
Oxford, la città dove voi abitate e lavorate, richiama John Henry Newman. In che modo il pensiero di questo beato risulta fecondo oggi?
Léonie: «La vita del cardinal Newman ripercorre la grande traiettoria di fede nel contesto di quella cultura sorta dalla Rivoluzione industriale e che ha sofferto il peggio delle conseguenze di quel fenomeno storico, il quale ha portato la spinta della secolarizzazione nell’era moderna. Tutto questo rende Newman incredibilmente significativo. Quel che è notevole in lui, sopratutto, è il fatto che il suo “viaggio spirituale” è durato quasi un intero secolo ed è risultato veramente difficile. Fu incompreso, e parecchio, dagli stessi membri delle Chiese cui appartenne, sia quella anglicana che quella cattolica. Questo è un dato importante perché sono state queste prove che lo hanno reso santo e che lo hanno costretto a dare costantemente una comunicazione espressiva della propria fede».
Stratford: «Newman ha lottato contro il sorgere del laicismo, che egli chiama “il liberalismo nella religione”. Ha risposto al laicismo e al relativismo ad un livello intellettuale e spirituale. In Inghilterra oggi non si trovano molte persone che hanno la pazienza o l’interesse di leggere i lavori di Newman. Ma quelli che lo fanno traggono molto conforto ed ispirazione da lui».
Lorenzo Fazzini
lunedì, agosto 05, 2013
domenica, agosto 04, 2013
Tiny Row House Installation Restores Missing Addresses
Tiny Row House Installation Restores Missing Addresses: [ By Steph in Art & Street Art & Graffiti. ]
Taking a stroll along Westerstraat in Amsterdam, you might notice that an entire clump of houses seems to have disappeared. The addresses jump from 54 to 70, with nothing but a four-inch crack between them. Where did those houses go? Ad agency Natwerk has its own creative take.
The agency restored the seven ‘missing’ row houses, building tiny models in the same style as the full-scale homes that surround them. Just barely peeking out from the dark void, these cute little sculptural installations invite passersby to stop and look closer.
Urban interventions are a fun way to temporarily alter the environment in public places. Some are fleeting, like chalk tracings of shadows that document a passing moment, or tiny, like Slinkachu’s miniature scenes. Some require no more than a couple plastic eyeballs to make people smile. Others are more disruptive, altering familiar objects like street signs, trash cans and traffic markings.
[ By Steph in Art & Street Art & Graffiti. ]
[ WebUrbanist | Archives | Galleries | Privacy | TOS ]
Taking a stroll along Westerstraat in Amsterdam, you might notice that an entire clump of houses seems to have disappeared. The addresses jump from 54 to 70, with nothing but a four-inch crack between them. Where did those houses go? Ad agency Natwerk has its own creative take.
The agency restored the seven ‘missing’ row houses, building tiny models in the same style as the full-scale homes that surround them. Just barely peeking out from the dark void, these cute little sculptural installations invite passersby to stop and look closer.
Urban interventions are a fun way to temporarily alter the environment in public places. Some are fleeting, like chalk tracings of shadows that document a passing moment, or tiny, like Slinkachu’s miniature scenes. Some require no more than a couple plastic eyeballs to make people smile. Others are more disruptive, altering familiar objects like street signs, trash cans and traffic markings.
[ By Steph in Art & Street Art & Graffiti. ]
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sabato, agosto 03, 2013
Ecco come Padre Brown condusse Guinness nella Chiesa »
Ecco come Padre Brown condusse Guinness nella Chiesa »:
Di Rita Reichardt – traduzione di Gianmaria Spagnoletti
Sir Alec Guinness è considerato uno dei migliori attori del ventesimo secolo, noto per la sua abilità nel portare in scena una vasta gamma di caratteri. La sua interpretazione di Amleto sul palcoscenico [dell’Old Vic] di Londra fu acclamatissima e conobbe un successo internazionale nei suoi film. Chi può dimenticare la sua magistrale interpretazione di Fagan in Oliver Twist, o il suo humour sardonico nelle commedie Sangue Blu (Kind Hearts and Coronets, in cui rivestiva otto ruoli) Lo scandalo del vestito bianco (The Man in the White Suit) L’incredibile avventura di Mr. Holland (The Lavender Hill Mob) e Il paradiso del capitano Holland (The Captain’s Paradise)?
Nel 1957, Guinness vinse un Academy Award come migliore attore per la sua interpretazione ne Il ponte sul fiume Kwai (The Bridge over the River Kwai). Film successivi includono Guerre stellari (Star Wars), La piccola Dorrit (Little Dorrit), la serie TV La Talpa (Tinker, Tailor, Soldier, Spy) e Tutti gli uomini di Smiley (Smiley’s People). Nel 1959 fu fatto cavaliere dalla regina Elisabetta. Tuttavia, nella sua biografia Blessings in Disguise [Non tutto il male vien per nuocere] Guinness diede quasi più risalto alla sua conversione al cattolicesimo che al successo della sua carriera di attore.
La sua fu una conversione insolita.
Alec Guinness nacque a Londra nel 1914 da Agnes Cuffe, una ragazza madre che si prendeva cura di lui in maniera disordinata. Si rifiutò sempre di rivelare l’identità del padre, e Alec non scoprì mai perché il suo certificato di nascita riportasse il nome Guinness. Fino all’età di sei anni il bambino venne lasciato solo per ore e ore ogni giorno. Sua madre contrasse un breve matrimonio con un uomo brutale, odiato e temuto dal giovane Alec. L’unica tregua che il ragazzo potesse avere dalla miseria dell’indigenza e della trascuratezza arrivava quando veniva mandato a scuola. Da adolescente scoprì la magia del teatro.
All’età di sedici anni Guinness ricevette la Cresima anglicana, ma si dichiarò segretamente un ateo. "Certi avvenimenti o certe parole del Nuovo Testamento”, scrisse, "mi tiravano indietro, ogni tanto, verso qualcosa di molto vicino alla fede, e mantenni un interesse costante in materia di religione, benché fossi ignorante di qualunque teologia, ma per lo più cedevo al cinismo adolescenziale”.
Questo “interesse costante in materia di religione” portò il giovane Guinness a frequentare i riti presibiteriani per un certo periodo, ma l’attrazione fu di breve durata. Scrisse nella sua autobiografia che non gli era mai passato per la mente di varcare la soglia di una chiesa cattolica. Disse che la sua “tolleranza per i cattolici, a meno che non li si conoscesse di persona, era limitata a uno sguardo simpatetico, anche se condiscendente”.
Guinness lasciò la scuola a diciott’anni e lavorò come copywriter per un’agenzia pubblicitaria. Non pensava più molto alla religione, credendo che fosse solo “un mucchio d’immondizie, un maledetto complotto del Potere per tenere i lavoratori al loro posto”. Ebbe una infatuazione per il comunismo distribuendo libri marxisti/leninisti. Visitò incontri dei quaccheri, studio il buddismo e si interessò ai tarocchi.
La carriera di Guinness come copywriter fu un fallimento, così si rivolse al palcoscenico, realizzando un’attrazione che aveva avuto sin da bambino. Il successo non tardò ad arrivare.
Recitava nell’Amleto all’Old Vic quando un prete anglicano andò a trovarlo in camerino. Il prete lamentò che in scena Guinness si benediceva nella maniera sbagliata. Questo incontro si rivelò un passo verso il cristianesimo.
In una terribile notte della seconda Guerra mondiale, mentre Londra veniva bombardata dalla Luftwaffe, Guinness cercò riparo nella canonica del Rev. Cyril Tomkinson. Era preoccupato per sua moglie e suo figlio, che erano in un cottage in affitto a Stratford-upon-Avon. Davanti a un bicchiere di vino di Bordeaux, il chierico anglicano diede a Guinness una copia dell’Introduzione alla vita devota di S. Francesco di Sales e gli consigliò di genuflettersi sempre davanti all’altare. Guinness non aveva idea di cosa si intendesse per “Presenza Reale” ma, con le bombe che esplodevano tutt’intorno, il momento non sembrava appropriato per una discussione.
Guinness tornò alla fede anglicana e spesso andava in bicicletta nell’oscurità delle mattine invernali per ricevere la comunione in una chiesa di campagna. La sua amicizia con Tomkinson aveva ridotto il suo anticlericalismo ma non il suo anticattolicesimo. Ci voleva Padre Brown perché quel processo avesse inizio.
Padre Brown è il monotono ma simpatico prete cattolico inventato da G. K. Chesterton. Una delle interpretazioni più memorabili di Guinness fu quella di questo prete umile e abile a risolvere delitti.
Il film veniva girato in uno sperduto villaggio francese. Una sera Guinness, ancora in costume di scena, stava tornando al suo alloggio. Un bambino, scambiandolo per un vero sacerdote, lo prese per mano e fiduciosamente accompagnò quel “prete”.
Quel fatto colpì Guinness. "Continuando a camminare", disse, "Riflettei che una Chiesa che poteva ispirare una tale fiducia in un bambino rendendo i preti, anche sconosciuti, così facilmente avvicinabili, non poteva essere così “malvagia” o “inquietante” come spesso mi immaginavo. Cominciai a liberarmi dei miei vecchi, inveterati pregiudizi”.
Poco più tardi il figlio undicenne di Guinness, Matthew, si ammalò di poliomielite e fu paralizzato dalla vita in giù. Il futuro del ragazzo era incerto e, alla fine di ogni giorno di lavoro sul set, Guinness cominciò a frequentare una piccola chiesa cattolica posta sulla via di casa. Decise di fare un patto con Dio: se Dio avesse fatto guarire Matthew, Guinness non avrebbe ostacolato il figlio se avesse desiderato diventare cattolico.
Fortunatamente Matthew si riprese completamente, e Guinness e sua moglie lo iscrissero a un’accademia gesuita. A quindici anni Matthew annunciò che desiderava diventare cattolico. Guinness rispettò il suo patto con Dio: accettò la conversione di buon grado.
Ma Dio voleva molto di più. Guinness si mise a studiare il cattolicesimo. Ebbe lunghi colloqui con un prete cattolico. Fece un ritiro in un’abbazia trappista. Andò addirittura a Messa con Grace Kelly mentre lavorava a un film a Los Angeles. Le dottrine dell’indulgenza e dell’infallibilità papale lo rallentarono un po’, ma la sua descrizione di come finalmente entrò nella Chiesa è eloquente: "non c’era stato nessuno sconvolgimento emotivo, nessuna grande intuizione, certamente nessuna vera comprensione di materie teologiche; solo un senso di storia e di congruenza delle cose."
Guinness fu accolto nella Chiesa cattolica dal vescovo di Portsmouth, e mentre era in Sri Lanka per girare Il ponte sul fiume Kwai sua moglie lo sorprese convertendosi anch’ella. Come nel caso di altri neoconvertiti, sentì periodi di pace profonda intervallati da piacere fisico. Narrò di aver corso una volta come un matto per visitare il Santissimo Sacramento in una chiesetta anonima. Riflettendo su quell’episodio scrisse: “Se la religione aveva un significato, questo era che l’uomo intero pregava, mente e corpo insieme . . . Ne ebbi una conferma quando scoprii che il buon, intelligente, e perfettamente sano Ronald Knox si era trovato a correre, in più di un’occasione, per visitare il Santissimo”.
Sir Alec Guinness morì nel 2000 a ottantaquattro anni, grato al Padre Brown di Chesterton, che lo aveva condotto per mano nella Chiesa, e alla guarigione di un bambino, che suggellò un patto con Dio.
Rita Reichardt è madre di cinque figli. Ha insegnato nelle scuole superiori,è stata catechista parrocchiale e attualmente conduce un programma su grandi libri cattolici. Scrive da La Grange, Illinois.
giovedì, agosto 01, 2013
"Edith Stein" di Alasdair MacIntyre [Grasso che cola] »
"Edith Stein" di Alasdair MacIntyre [Grasso che cola] »:
In occasione della Pasqua del 1918, Edith Stein andò a far visita ad Anna Reinach. Il marito di quest’ultima, Adolf, era morto nel novembre precedente sul fronte occidentale, poco dopo che lui e Anna erano stati battezzati nella fede luterana. Come racconterà più tardi la stessa Stein, quell’incontro era stato una svolta decisiva nella sua vita: erano andati a trovare la vedova immaginando di doverla consolare, e invece era stata lei a confortare gli amici.
Continua sul sito del Foglio.it
In occasione della Pasqua del 1918, Edith Stein andò a far visita ad Anna Reinach. Il marito di quest’ultima, Adolf, era morto nel novembre precedente sul fronte occidentale, poco dopo che lui e Anna erano stati battezzati nella fede luterana. Come racconterà più tardi la stessa Stein, quell’incontro era stato una svolta decisiva nella sua vita: erano andati a trovare la vedova immaginando di doverla consolare, e invece era stata lei a confortare gli amici.
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