Recensioni di opere di Auro D'Alba

Auro d' Alba: L'ultima strada (Napoli - Diana, 1920) Cosmopolite (Vallecchi Firenze, 1920) Di Auro d'Alba ò sul tavolo due libri. Apro : L'ultima strada. Pagine commosse, amore di figlio che si inginocchia sulla tomba recente della sua mamma. Non può dire che tristezza, non può piangere che lagrime vere. Vi sono delle parole che si imprimono in noi, con un' angoscia che scava dentro le più nascoste fibre : l'Oltraggio, per esempio, o il Terrazzino. Che crudezza quel : Tutto venduto, nel Camposanto dove sarebbe bene giungere e riposare per sempre. Ma l'accenno alla libera vita, magari sui bastimenti senza rotta, che è il motivo predominante delle Cosmopolite, balza qua e là pur in questo libro di passione : vedi : il fratello. C'è nel poeta la vertigine dei suoni e della luce, delle città e dei vagabondari, nostalgia zin- garesca e non velata simpatia per i rivoltosi di tutte le patrie e di tutte le condizioni sociali. Cosmopolite, adunque, sono preparate da questo libretto, più esiguo di pagine, ma si denso di passione, si rotto di singulti. Il poeta di Cosmopolite, quasi sperduto, canta il desiderio dei senza tetto e dei senza mèta, con carico di passioni fugacemente accennate, con nella bisaccia voci di campanili e di chiesuole e buona fiamma di focolare che chiami a raccolta. Il vagabondo, dietro di sè lascia il suo cuore : il figliolo, dietro di sè lascia il cimitero dei suoi cari . È un contrasto di fantasia, che vede lontani paesi di conquista, e di sentimento umile e paesano. D'onde lo sventolio di fazzoletti che asciugano gli occhi nelle partenze e il viso che si rischiara, se tornino a spuntare i paesaggi noti. Forse il bisogno di fuggire sempre, di correre sempre le nuove strade, maschera la vita vuota del poeta, che nel vuoto e nella vertigine tenta di dimenticare se stesso. E non lo può: à, invece, bisogno d'amore, di calore, di fede. Di qui bergo in Alberghiera: e il voler tender a sensazione della camera d'alle mani al nemico di là della trincea e l'istinto del bene ad ogni costo. L'ossessione delle partenze e dei ritorni è irrequietezza d'animo che non trova posa, sotto l'impressione ancora della guerra. Zaini e canzoni, prime linee e riposi, dietro le città, e sulle città, le notti, e le stelle. e l'infinito. Perdersi, scomparire, dimenticare. No. Si resta giù tra il fango. E le campane cantano sempre eguali. E le dolcezze salgono dal cuore. E il cuore abbraccia l'umanità che soffre, in un bisogno di moltiplicarsi . Perchè, se è vero che D'Alba sacrifichi talvolta alla fantasia e alla forma, in sostanza è e rimane un poeta. Intendo nel miglior senso della parola. 

Sandro Baganzani

Poesia e arte, anno II n. 1 gennaio 1920, pp. 260-61.


Auro D’Alba (Ed. la Diana , Napoli) invia L'ultima strada. Lirismi simpaticissimi. Lui, sempre lui : forte e gentile, sensitivo e gagliardo, bersagliere ma anche un po' signorina della Poesia. Qua e là dei balzi verso l’impromtu formidabile. Cito i Fratelli macabri : ma potrei citare altro. Umanesimo, sintesi, colore, disinteresse estetico, nobiltà di melodia. Arte sana e squisita che arriva sempre, con certe sue malie prensili, alle vie del cuore e del pensiero.

Paolo Buzzi

Poesia, vol. 1 n. 4 luglio 1920.


L’amico si affrettò a posare sulla tavola il volume coperto di bella carta color torlo d’uovo; il
volume sul cui frontespizio aveva letto questo titolo eccentrico: Capelli sul cuscino; e, torcendo la
bocca: «Fa un certo effetto» mi disse «come trovare uno (un capello, intendeva) nella minestra».
È il guaio dei titoli a tinte forti, e intenzioni, diremo così, sviscerate. Impazzano come la crema; e,
passato un po’ di tempo, non hanno più affatto sapore, o hanno preso sapori inquietanti.
In un grosso libro del dottor Eugenio Duehren: Le Marquis de Sade et son temps (Etudes relatives a
l’histoire de la Civilisation et des Moeurs au XVIII.me siècle),2 pubblicato in francese, a Berlino,
dall’editore Barsdorf, nel 1901, si impara che i titoli sul genere Sciogli la treccia, Capelli sul
cuscino, etc., etc., erano di gran moda in pieno incendio rivoluzionario. E il Duehren ce ne procura
un elenco, il quale potrebbe prestarsi a raffronti utili con i titoli in corso nella letteratura erotica e
frenetica che imperversò, or sono pochi mesi, durante quella che, secondo molti pronostici, pareva
dovesse essere la nostra vigilia rivoluzionaria.3
Mi preparavo, tempo fa, a sviluppare appunto cotesti raffronti in un articolo, quando una mattina,
guardando in giro, non ritrovai più i sintomi della rivoluzione, né la letteratura eroticorivoluzionaria.
In Italia i mutamenti storici avvengono con tale urgenza, che non si fa a tempo, il più
delle volte, a consacrarli non dico in un libro, ma in una colonna di giornale!
Sarebbe tuttavia ingiusto identificare, per via del titolo: Capelli sul cuscino, queste novelle di Auro
d’Alba4 (Edit. Mondadori, Milano, 1921), con la novellistica testé scomparsa. Il titolo può essere
sforzato ed oltrepassato. E le novelle, che del resto non dovrebbero nemmeno considerarsi,
strettamente, come novelle, possono non mancare di mende, nell’ideazione e nello stile. Ma
rappresentano un progresso marcato, sugli scritti precedenti del d’Alba. E si ornano continuamente
dei segni d’una sensibilità assai fresca e sincera. È facile, così, dimenticare anche quel tanto di
romantico, che l’autore non ha saputo risparmiarsi, tratteggiandoci alcuni dolenti episodi del
riassestamento postbellico.
Ciò che sopratutto importa, è che, con questo libro, lasciando le convenzionali bravate del
futurismo, il d’Alba mostra di volere impegnarsi in una via di lavoro serio. Un’altra pecorella torna
all’ovile. C’è posto anche per lei: e sia la benvenuta.

Emilio Cecchi

«La Tribuna», venerdì 18 novembre 1921.

Auro D'Alba. Ofelia. Milano. Mondadori. 1934. 100 pages. 10 lire. - Auro D'Alba is a poet out of futurism, but long since well out of it, although his work in the past has been marked still by a certain velocity and fugitiveness which point at its origins. There is also a certain nostalgic-nomadic quality which in a manner does the same (cf. Marinetti), while being on the other hand, one feels, an integral part of the poet's individual temperament. This is D'Alba's eighth collection of verse, his last preceding one having been II paradiso della mia tristezza of seven years ago. We meet here with a new poet, one who has suffered a profound sorrow in the death of a daughter, and who, under stress of it, has tossed his old singing garb to the winds. These poems are as human as could be, and very deeply moving in every page. As the publisher aptly puts it, in the Nota informativa, this is the "poesia che si paga con sangue,"rather than that "che si paga con l'inchiostro." There are the two kinds; and life sometimes makes a poet of the other kind of one who up until then had written his poetry with ink. 

Samuel Putnam

Books abroad, vol. 9 n. 1 inverno 1935, p. 88.


Auro D'Alba, Poesie, con un saggio critico di Alberto Viviani. Ceschina, Milano 1961. Un volume di pp. 226. II volume di poesie di Auro D'Alba, edito dalla Casa Ceschina, è presentato con un saggio critico, sull'autore, di Alberto Viviani, che, oltre a spiegare i motivi che l'hanno indotto alla scelta delle liriche tratte dalle "inedite" e dalle precedenti raccolte (I tetti hanno freddo: 1929-53; Riu. s.n.t.; Ofelia: 1932-34; il Paradiso della mia tristezza: 1919-27; Cosmopolite: 1916-19; Baionette: I Parte 1912-15 e II Parte s.n.t.; I poeti futuristi: 1910 1912; Ti guardo e tremo: s.n.t.), indaga sulle variazioni di armonie, che hanno determinato i vari atteggiamenti umani ed artistici di questo poeta, che egli definisce "liricamente composito proprio nel senso architettonico della parola" (p. 10). II saggio è interessante come quadro storico delle diverse atmosfere in cui cantò A. D'Alba, da quella crepuscolare corazziniana al futurismo, da quella fascista alia precedente, pur chiusa nel periodo fra le due guerre (1915-45), dalla tragedia familiare (la morte della figlia) al mondo delle "ine dite". Tale introduzione vuole aiutare il lettore a penetrare l'animo del poeta, a patirne le stesse esperienze, ad assolverne certi cedimenti sia dello spirito, sia dell'arte. Vero e che dalle poesie di A. D'Alba spira un'estasi celebrativa del creato (Cavalesana, p. 52, Inno alia primavera, p. 56, II sole gran pittore, p. 74. I monti p. 101), una tensione sospirosa (Un'ansia p. 33, Chi sara il primo?, p. 35, Attesa, p. 39, Notturno, p. 40, Noi, p. 63, Gli evasi, p. 131), un'ansia d'amore e di pace (Schiavi d'Abruzzo, p. 80, Ecce Homo, p. 82, Santi Quattro, p. 100, Nostro asilo, p. 117, Nostro in finite, p. 120, Nemici, p. 156), che costituiscono il tema principale delle composizioni migliori. Un senso di nostalgia per tutto quello che è stato, il pensiero della morte, l'orrore del male, il desiderio di Dio (Riportami dov'ero, p. 55, Cinzia, p. 59, Morire, p. 163, Impressioni di tutte le sere, p. 186. Ti guardo e tremo, p. 219, C'e un pianeta, p. 46, È lui, p. 87. Risorgere con te, p. 90, Uumana cittadinanza, p. 16), sono i motivi lirici piu ricorrenti, che si alternano entro una aspirazione, "comune a tutte, o quasi, le poesie", di rinnovamento di consuetudini semplici, nelle quali si lenisce ogni stanchezza, si placa ogni dolore. Per quanto riguarda la novità della disposizione cronologica delle liriche, all' inizio del volume l'autore avverte i lettori di aver voluto far incontrare loro il volto della maturita a prima apertura, ritenendolo logico, umano, onesto "alla vigilia di separarsi dagli uomini e dalle cose" (p. 5); questo pensiero, direi dominante, della morte perde tuttavia del suo macabro e del suo tragico dominato, a sua volta dalla coscienza della vita, che si realizza e mai si spegne nel l'amore; solo infatti "un fiume di freddo oblio ingoiera nell'ombra", (Non ho il coraggio, p. 75), l'affannato ricercatore di esso sulla terra. 

Natalina Egi

Aevum, vol. 36 n. 5/6 1962, p. 560.

(Ultimo aggiornamento 9/8/2024)

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