Una foresta armoniosa: Tu non vedi gli alberi, ma ascolti il vento che passa e desta i richiami dei secoli e dei millenni.
Quanti nidi nascosti, quante misteriose risse sedate, quanti gorgheggi unanimi
saliti dal tempo all’infinito, diventati gridi d’angoscia o inni di gloria,
colpi d’ali sonore o ruggiti profondi!
Un oceano squassato: Arrivano a lunghe pause le
grandi ondate e rapiscono navi — le anime assetate — come gusci di noce. Se non
le frantumano, è perché la mano di Colui che ordinò alla tempesta di fermarsi
intorno alla barca di Pietro tiene prigioni le acque e, con un gesto, le placa.
Somiglia quel gesto a quello dei ministri della Sua Chiesa, che da due millenni
Lo evocano sugli altari, segnando in aria una Croce.
L’anima dell’organo singhiozza, esulta, s’accascia,
prorompe, si smorza, risale. E il gesto di Gesù si rinnova sulle creature
avvinte o ribelli, sulla perfidia e sulla bontà, sui carnefici e sulle vittime,
sui farisei e sui fedeli, sui tristi e sui puri.
Purché veniamo a trovarlo, anche solo per un attimo, Gesù — che se ne sta
giorno e notte nel suo tabernacolo, in attesa, Egli, l’Atteso, rinnova quel
gesto, purché facciamo elemosina a Lui — Elemosiniere divino — di uno sguardo,
di un saluto, di una preghiera.
Un cielo percosso dalla bufera: Cupo e denso di
tuoni, di gole stretto dallo spasimo, che si spalanchi all’improvviso e mostri
il suo vero volto, che fa presentire il Paradiso.
Un coro d’angeli osannanti: Chi intona il Dies
irae, chi suona lunghissime trombe per annunciare il Giudizio.D’un tratto
il clangore si placa, e voci bianchissime ti trasportano lassù, lassù dove
tutto è volo, perdono, estasi, innocenza.
Le lodi sono tante quante le canne degli organi nelle
cantorie del mondo; e ogni canna ha la sua gola inconfondibile: dolce,
profonda, soave, paurosa, triste, gioiosa, umana e sovrumana, chiusa o distesa,
di rampogna o di misericordia.
Una lontanissima eco della voce di Dio.
9 febbraio 1947