giovedì, dicembre 30, 2004

Fine dell'anno, tempo di bilanci.

Ho la buona abitudine di registrare le mie letture.
Quest'anno ho letto oltre 60 libri, interamente o quasi. 15 in italiano ed il resto in inglese.
Solo due romanzi: Ulysses di Joyce, in originale ma non interamente, e Il quinto evangelio di Mario Pomilio.
12 i libri di o su Newman, 12 di filosofia varia, 7 di fenomenologia, 7 di traduttologia, 6 di etica, 4 riguardanti l'insegnamento universitario, 3 su Aristotele.
A questi andrebbero aggiunti una quindicina di volumi dei quali ho letto solo alcuni capitoli.
Oltre 50 invece gli articoli scientifici: 16 di filosofia varia, 14 su Newman, 4 su Aristotele.

Dopo i numeri passiamo ai giudizi.
Cominciamo dai peggiori. La più grande delusione dell'anno è stata senza dubbio Lessons of the Master (2003) di George Steiner, un libro che non mi insegnato nulla.
Anche Characters in Search of Their Author (2001) di Ralph McInerny mi è parsa una grande perdita di tempo, troppo divulgativo.

I lavori che invece mi sono piaciuti molto sono Good and Evil: an absolute conception, di Raimond Gaita (1982), per quel che riguarda l'etica, e The Closing of the American Mind di Allan Bloom (1988), un classico nei dibattiti sulle Culture Wars.

Per quanto riguarda gli studi su Newman, segnalo Paul Cullen, John Henry Newman and the Catholic University of Ireland (2004)di Colin Barr e Outside the Fold (1998) di Gauri Viswanathan. Il primo è il lavoro di uno storico, importantissimo per la mia ricerca, nel quale viene una tesi interpretativa originale per quel che riguarda l'Università fondata da Newman.
Il secondo invece è un lavoro ad ampio respiro sulla conversione come esperienza di dissenso culturale, con dei capitoli dedicati a Newman. Importante perché discute di Newman nella prospettiva dei Postcolonial Studies.

Ho letto quasi interamente Essere e Tempo di Heidegger e devo dire che è stata una sofferenza ma anche un grande godimento intellettuale.
A proposito di Heidegger, una particolare menzione va a Theodore Kisiel per The Genesis of Heidegger’s Being & Time (1995), una ricostruzione dettagliata della genesi dell'opera a partire dalle lezioni degli anni che l'hanno preceduta.
E' per specialisti, ed infatti mi sono limitato ad alcuni capitoli, ma aiuta molto nella comprensione del testo.

Il più bel lavoro di tranlastion studies è stato Across the Lines: Travel, Language, Translation (200) di Michael Cronin, sulla traduzione interlinguistica, intralinguistica e intersemiotica nei racconti di viaggio.

Passando alle letture non accademiche, Opus Dei (1994) di Vittorio Messori mi ha aiutato molto a comprendere una realtà ecclessiale tanto discussa quanto sconosciuta. Messori a volte è insopportabile, inutilmente polemico, ma riesce ad unire chiarezza e rigore senza essere difficile, da buon giornalista.

E voi, miei cari lettori, che libri mi segnalate?

Domani le mie personalissime classifiche riguardanti musica, cinema e blog.

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