Quando sentirai la mia voce non fuggire troppo lontano,
anche se il tuo passo è veloce, più veloce è la mia mano.
Da solo te ne vai e non pensi al ritorno:
ti trascini la notte e ti nascondi il giorno...
Non potrai scordarti di Me
sono la terra e il mare,
sono il ferro che taglia e che ti fa cambiare..
Devi attraversare il silenzio e la strada è una sola:
è per la porta stretta di un’unica parola.
Devi attraversare il silenzio,
devi attraversare il silenzio,
devi attraversare il silenzio...
Quando sentirai la mia Voce non cercare troppo lontano,
anche se il tuo passo è veloce più veloce è la mia Mano.
Non temere sentinella, non temere la notte,
Io non sono il nemico, ma il giorno che viene!
Non potrai scordarti di Me,
sono la luna e il sole,
sono gli occhi che incontri, sono le parole...
(Grazie, Claudio)
giovedì, agosto 23, 2007
martedì, agosto 21, 2007
Volontariato fiscale
Leggendo i dibattiti, se si può chiamarli tali, di questi giorni sul dovere di pagare le tasse, mi è tornato in mente Luciano Corradini. Corradini è un pedagogista, già presidente della Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi e Sottosegretario all'Istruzione durante il Governo Dini.
Mi è tornato in mente perché Corradini ha fondato un'associazione di volontariato fiscale, ossia di persone che volontariamente pagano più tasse di quanto dovuto, per amore del bene comune e del proprio Paese. Follie, dirà qualcuno, ma il mondo ha bisogno di questi pazzi.
Geggione tempo fa riportava sul suo blog il discorso che Corradini ha tenuto in occasione del conferimento di 'agostino dell'anno', premio riservato agli ex alunni del Collegio Augustinianum dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Un bel discorso che andrebbe letto interamente. Io mi limito a riportare i passaggi che riguardano il volontariato fiscale.
Nel 1992, nel pieno del “settembre nero” della crisi della lira, nel Consiglio nazionale della PI non riuscimmo a votare un ordine del giorno favorevole alla manovra di Giuliano Amato. Bossi minacciava di non mandare le tasse a Roma, Miglio invitava a non comprare i BOT. Decisi di versare parte del mio stipendio in conto “contributo volontario alla riduzione del debito pubblico”, per segnalare il problema a chi ha più mezzi di me per affrontarlo, e per mostrare, con una specie di esperimento sociale, che la famiglia di un docente universitario può sacrificare parte del suo stipendio senza morire, se di mezzo ci sono gravi pericoli per il bene comune. Un gruppetto di persone decise di mettere il provocatorio “volontariato fiscale” a disposizione del progetto Maastricht.
Nacque l’ARDeP, associazione per la riduzione del debito pubblico, con tanto di statuto, per il quale ci diede una mano l’amico Enzo Balboni. Ne parlammo anche a Milano, una sera, a tre Rotary riuniti, su invito di Antonio Liserre, con Giacomo Vaciago, altro illustre agostino che di economia s’intende davvero. Ma il progetto di testimonianza civica non è in sostanza decollato. Gli iscritti sono stati poco più di 200, fra i quali solo un paio di agostini, che pur avevano accettato di far parte del comitato scientifico, che non ha mai potuto riunirsi. Da allora sono passati dodici anni. Un libro (La tunica e il mantello, Debito pubblico e bene comune. Provocare per educare, Euroma, Roma 2003) racconta l’avventura, con la documentazione delle lettere ai “grandi” della politica e dell’economia e di un centinaio di lettere dei “piccoli”, che hanno dichiarato e manifestato la disponibilità a dare allo Stato anche più del dovuto, pur di contribuire a risanare le nostre finanze, la nostra politica e il nostro futuro; ma molti hanno guardato il dito alzato, piccolo e ridicolo, non la luna che si voleva indicare.
Sul sito del Tesoro sono riportate circa 50 milioni di vecchie lire di contributo volontario alla riduzione del debito. Il Corriere della Sera ha rifiutato di pubblicare una lettera che rendeva noti questi dati. E il sociologo Alberoni, nella sua rubrica Pubblico e privato, non ha segnalato il caso curioso di privati che vogliono aiutare il pubblico, scusandosi col dire che non s’intende del problema del debito pubblico. Lo vedo ancora passeggiare per Via Necchi, il sociologo di fama mondiale, e sospiro, di fronte a tanta umiltà.
Chiedere agli adulti di oggi, amici o compagni di ieri, di riflettere un momento su questa questione è come invitare un fumatore a smettere di fumare. I silenzi, le virate, i sorrisi indicano che “la situazione è complessa”. I giornali danno spazio ad autorevoli voci che denunciano privilegi, abusi, mali sociali, rivolgendosi a cittadini “indignati” e negano spazio a chi cerca almeno pretesti per dare visibilità a cittadini “praticanti”. Come si può cercare di vincere il tabù dei rapporti oscuri fra cittadino tartassato ed evasore e stato spendaccione e prepotente? Durante il Concilio si parlava di segni dei tempi. Al Convegno ecclesiale di Palermo si è parlato di discernimento. Come aiutarsi a discernere?
Mi è tornato in mente perché Corradini ha fondato un'associazione di volontariato fiscale, ossia di persone che volontariamente pagano più tasse di quanto dovuto, per amore del bene comune e del proprio Paese. Follie, dirà qualcuno, ma il mondo ha bisogno di questi pazzi.
Geggione tempo fa riportava sul suo blog il discorso che Corradini ha tenuto in occasione del conferimento di 'agostino dell'anno', premio riservato agli ex alunni del Collegio Augustinianum dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Un bel discorso che andrebbe letto interamente. Io mi limito a riportare i passaggi che riguardano il volontariato fiscale.
Nel 1992, nel pieno del “settembre nero” della crisi della lira, nel Consiglio nazionale della PI non riuscimmo a votare un ordine del giorno favorevole alla manovra di Giuliano Amato. Bossi minacciava di non mandare le tasse a Roma, Miglio invitava a non comprare i BOT. Decisi di versare parte del mio stipendio in conto “contributo volontario alla riduzione del debito pubblico”, per segnalare il problema a chi ha più mezzi di me per affrontarlo, e per mostrare, con una specie di esperimento sociale, che la famiglia di un docente universitario può sacrificare parte del suo stipendio senza morire, se di mezzo ci sono gravi pericoli per il bene comune. Un gruppetto di persone decise di mettere il provocatorio “volontariato fiscale” a disposizione del progetto Maastricht.
Nacque l’ARDeP, associazione per la riduzione del debito pubblico, con tanto di statuto, per il quale ci diede una mano l’amico Enzo Balboni. Ne parlammo anche a Milano, una sera, a tre Rotary riuniti, su invito di Antonio Liserre, con Giacomo Vaciago, altro illustre agostino che di economia s’intende davvero. Ma il progetto di testimonianza civica non è in sostanza decollato. Gli iscritti sono stati poco più di 200, fra i quali solo un paio di agostini, che pur avevano accettato di far parte del comitato scientifico, che non ha mai potuto riunirsi. Da allora sono passati dodici anni. Un libro (La tunica e il mantello, Debito pubblico e bene comune. Provocare per educare, Euroma, Roma 2003) racconta l’avventura, con la documentazione delle lettere ai “grandi” della politica e dell’economia e di un centinaio di lettere dei “piccoli”, che hanno dichiarato e manifestato la disponibilità a dare allo Stato anche più del dovuto, pur di contribuire a risanare le nostre finanze, la nostra politica e il nostro futuro; ma molti hanno guardato il dito alzato, piccolo e ridicolo, non la luna che si voleva indicare.
Sul sito del Tesoro sono riportate circa 50 milioni di vecchie lire di contributo volontario alla riduzione del debito. Il Corriere della Sera ha rifiutato di pubblicare una lettera che rendeva noti questi dati. E il sociologo Alberoni, nella sua rubrica Pubblico e privato, non ha segnalato il caso curioso di privati che vogliono aiutare il pubblico, scusandosi col dire che non s’intende del problema del debito pubblico. Lo vedo ancora passeggiare per Via Necchi, il sociologo di fama mondiale, e sospiro, di fronte a tanta umiltà.
Chiedere agli adulti di oggi, amici o compagni di ieri, di riflettere un momento su questa questione è come invitare un fumatore a smettere di fumare. I silenzi, le virate, i sorrisi indicano che “la situazione è complessa”. I giornali danno spazio ad autorevoli voci che denunciano privilegi, abusi, mali sociali, rivolgendosi a cittadini “indignati” e negano spazio a chi cerca almeno pretesti per dare visibilità a cittadini “praticanti”. Come si può cercare di vincere il tabù dei rapporti oscuri fra cittadino tartassato ed evasore e stato spendaccione e prepotente? Durante il Concilio si parlava di segni dei tempi. Al Convegno ecclesiale di Palermo si è parlato di discernimento. Come aiutarsi a discernere?
mercoledì, agosto 15, 2007
Grazzie assaje a tuttuquante!
Ho appena scoperto Wikipedia in napoletano!
Salutammo. Chest' è 'a Wikipedia d''a lengua napulitana. 'A lengua ca se parla, cu 'e vvariante soje 'int' ô sud e parte d' 'o centro d''a penisola taliana e 'int'a ttante ati nazzione addó 'a gente 'e chesti zzone è immegrata. È na nciclopedía líbbera addó tuttuquante ponno scrivere e addó ognuno pô mettere parole nove e addó nce stanno già nfino a mo 12.551 artìcule 'e qualonca argumento e cu nu punt''e vista neutrale.
Salutammo. Chest' è 'a Wikipedia d''a lengua napulitana. 'A lengua ca se parla, cu 'e vvariante soje 'int' ô sud e parte d' 'o centro d''a penisola taliana e 'int'a ttante ati nazzione addó 'a gente 'e chesti zzone è immegrata. È na nciclopedía líbbera addó tuttuquante ponno scrivere e addó ognuno pô mettere parole nove e addó nce stanno già nfino a mo 12.551 artìcule 'e qualonca argumento e cu nu punt''e vista neutrale.
lunedì, agosto 13, 2007
Preti irlandesi, ora le scuse
C'è chi ha citato in questi giorni l'Irlanda come esempio di Paese europeo che ha affrontato il problema degli abusi sessuali commessi da sacerdoti o religiosi. Un'occhiata a quello che è successo nell'Isola di smeraldo, dopo che l'orgia di accuse durata una decina d'anni si va ormai placando, può effettivamente insegnare qualcosa.
Il 7 giugno scorso, Paul Anderson, 34 anni, è stato condannato a quattro anni di carcere per avere accusato Padre X, un sacerdote dell'arcidiocesi di Dublino rimasto anonimo, di aver abusato sessualmente di lui 25 anni fa, durante la preparazione alla prima comunione. Il giudice Patricia Ryan ha spiegato nella lettura della sentenza come Anderson, personaggio segnato da tossicodipendenza, tendenze suicide e debiti personali, avesse costruito racconti infamanti contro Padre X per un fine molto semplice: estorcere quattrini alla Chiesa. «Avrei preferito che mi sparassero in testa, piuttosto che costringere me e la mia famiglia a vivere le sofferenze che abbiamo vissuto», ha detto Padre X, in una testimonianza finale davanti alla corte. Il sacerdote non ha risparmiato parole taglienti nei confronti dell'Arcidiocesi, che in nome di una malintesa "tolleranza zero" l'aveva costretto ad abbadonare immediatamente qualsiasi attività pastorale, senza aspettare gli accertamenti giudiziari, costringendolo a quattro anni di isolamento gravati dalla vergogna e dal pubblico sospetto: «una reazione da Baia di Guantanamo». Ha voluto ringraziare solamente alcuni agenti di polizia, che con le loro indagini accurate hanno smontato una a una le accuse - «mi hanno restituito la vita» - , ha parlato di una sua maggiore comprensione della Passione di Gesù Cristo, primo sacerdote a essere condannato fra gli sputi e gli oltraggi della folla, e, perdonando Anderson, ha chiesto per lui un gesto di clemenza.
La storia è parsa talmente eclatante che anche la "grande" stampa dal piglio anticlericale, Irish Times in testa, non ha potuto non dare il debito spazio alla vicenda e chiedersi se qualcuno non si sia lasciato prendere la mano sulla questione dei "preti pedofili". Joe Duffy, popolare conduttore della nazionale RTE Radio 1 e giornalista solitamente acido nei confronti della Chiesa, il 28 giugno ha dedicato un'ora e un quarto di trasmissione alle storie di religiosi falsamente accusati di abusi sessuali, distrutti nell'onore e poi discolpati nell'indifferenza generale. Con una serie di testimonianze strazianti.
A finire nel mirino degli intervenuti in trasmissione, come giorni prima nelle riflessioni amare di alcuni giornali, è stata anche One in Four, l'associazione a sostegno alle vittime di abusi sessuali fondata e diretta da Colm O'Gorman, il militante omosessuale ed esponente politico dei Progressive Democrats, noto anche in Italia per aver partecipato alla puntata di Annozero, Rai 2, su Chiesa e pedofilia. One in Four, che già in passato era stata accusata da più parti di alimentare la caccia alle streghe, negando il problema enorme delle false accuse e delle speculazioni ai danni della Chiesa, è stata colei che aveva assistito e sostenuto lo stesso Anderson nel suo sporgere denuncia. L'episodio non ha certo giovato alla già scarsa popolarità di O'Gorman, il quale, bocciato alle elezioni di aprile per la Camera dei deputati, non è stato confermato a luglio dal Primo ministro Bertie Ahern nella carica di senatore (carica che in Irlanda è, appunto, di nomina governativa).
Nel frattempo un'altra notizia è passata un po' più in sordina. Pochi giorni dopo la sentenza contro Anderson, le tre persone che avevano intentato una causa civile contro padre John Kinsella, uno dei sacerdoti finiti nel tritacarne dello scandalo della diocesi di Ferns - scandalo fatto scoppiare sempre da Colm O'Gorman e al centro del documentario della BBC proiettato nella puntata di Annozero - hanno pensato bene di ritirare le loro denunce. Anche Padre Kinsella si era proclamato fin dall'inizio totalmente innocente.
C'è, poi, un caso ancora più recente. Il 19 luglio, a Galway, Petre Zsiga, rumeno, è stato condannato a quattro anni di carcere per estorsione, mentre la moglie irlandese ha ottenuto una sospensione della pena. Costei, entrata in contatto con padre Brendan Lawless, parroco di Portumna, era riuscita a farsi mostrare la canonica e a filmare di nascosto il sacerdote che le mostrava l'abitazione, tra cui la camera da letto. Dopo aver offerto prestazioni sessuali a padre Lawless, debitamente respinte, gli aveva chiesto 14.500 euro, sotto la minaccia di dare alla stampa sia una parte del video che un racconto di molestie sessuali. Il prete, atterrito, aveva pagato. Ma la donna era tornata alla carica sei mesi dopo. Da lì la denuncia, l'arresto dei due, marito e moglie, il processo e la condanna.
Queste storie degli ultimi due mesi rendono l'idea di come un certo clima in Irlanda stia cambiando. Dopo più di dieci anni di accuse contro sacerdoti, religiosi, suore ecc., il fenomeno comincia a essere visto anche dall'opinione publica nella sua dimensione autentica. Che non è quella di un clero sempre senza macchie e attaccato da una legione di assoluti falsari. È piuttosto quella di un cortocircuito generatosi nel tempo, dove casi relativamente poco numerosi di abusi commessi da uomini di Chiesa sono stati enfatizzati e alla fine strumentalizzati per una campagna di denigrazione contro la Chiesa stessa. Campagna che ha dato la stura a ogni tipo di speculazione, falsità, vendetta anche per futili motivi.
Nel 2002 il Governo irlandese, sotto la pressione di una campagna mediatica martellante, ha dato vita al Residential Institutions Redress Board, una commissione incaricata di offrire un risarcimento a tutti coloro che avessero subito abusi in una serie di scuole statali appaltate a ordini religiosi ed entrate nell'occhio del ciclone. In pratica le cosiddette industrial schools e altri istituti simili che avevano ospitato, dalla fine dell'800 agli anni '70, orfani e figli di famiglie disastrate. Nessuna seria prova era richiesta (era, perché la possibilità di fare appello è terminata nel 2005), bastava una testimonianza verosimile. Il risultato non era difficile da prevedere.
Circa 14mila sono le denunce arrivate, di cui solo lo 0,4% è stato respinto. Lo Stato, che deve ancora finire di pagare tutti, si calcola che alla fine avrà di gran lunga superato il miliardo di euro negli esborsi. Immancabili gli "inciuci" del sistema. Pochi giorni fa è nata una polemica quando si è saputo che il Redress Board ha versato 83,5 milioni di euro agli studi legali che avevano assistito i denuncianti, alcuni dei quali messisi dal 2002 in cerca di ex alunni delle industrial schools finiti anche in Nuova Zelanda, Canada o Stati Uniti, per far conoscere loro l'interessante proposta statale.
Nel mentre un ordine tra i più meritori nella storia dell'Irlanda moderna, la Congregazione dei Fratelli Cristiani, a cui furono affidate molte delle scuole infamate, ha visto il 90% dei suoi membri toccati da almeno un'accusa di abusi sessuali. Religiosi, spesso molto anziani, che dopo una vita di generosità e di servizio hanno incontrato la vergogna più atroce. Un destino che non è stato riservato solo ai "soldati semplici": dal 1994 a oggi sei vescovi (per avere una proporzione, in Irlanda le diocesi sono 26) hanno visto il proprio nome infangato con storie di abusi sessuali poi finite in una bolla di sapone.
«Non ci stancheremo di lottare contro queste ingiustizie» dice oggi Florence Horsman Hogan, fondatrice di Let Our Voice Emerge, una delle associazioni che si sono battute contro l'isteria collettiva ai danni della Chiesa Cattolica. Florence, un'infermiera protestante, figlia di una madre schizofrenica e di un padre alcolizzato, è stata cresciuta in una delle industrial schools dirette dalle Sisters of Mercy. Non ha mai dimenticato la carità cristiana che gli ha permesso di farsi una vita, e nel 2002 ha deciso di offrirsi come portavoce delle vittime innocenti di false accuse, soprattutto sacerdoti e suore. A spingerla a nell'arena pubblica è stato però un altro motivo: il racconto di vere vittime di abusi, che si sono sentite strumentalizzate e oltraggiate nel trovarsi a fianco un esercito di truffatori, piccoli balordi e anticlericali ossessivi.
Andrea Galli
Avvenire 12/08/2007
Il 7 giugno scorso, Paul Anderson, 34 anni, è stato condannato a quattro anni di carcere per avere accusato Padre X, un sacerdote dell'arcidiocesi di Dublino rimasto anonimo, di aver abusato sessualmente di lui 25 anni fa, durante la preparazione alla prima comunione. Il giudice Patricia Ryan ha spiegato nella lettura della sentenza come Anderson, personaggio segnato da tossicodipendenza, tendenze suicide e debiti personali, avesse costruito racconti infamanti contro Padre X per un fine molto semplice: estorcere quattrini alla Chiesa. «Avrei preferito che mi sparassero in testa, piuttosto che costringere me e la mia famiglia a vivere le sofferenze che abbiamo vissuto», ha detto Padre X, in una testimonianza finale davanti alla corte. Il sacerdote non ha risparmiato parole taglienti nei confronti dell'Arcidiocesi, che in nome di una malintesa "tolleranza zero" l'aveva costretto ad abbadonare immediatamente qualsiasi attività pastorale, senza aspettare gli accertamenti giudiziari, costringendolo a quattro anni di isolamento gravati dalla vergogna e dal pubblico sospetto: «una reazione da Baia di Guantanamo». Ha voluto ringraziare solamente alcuni agenti di polizia, che con le loro indagini accurate hanno smontato una a una le accuse - «mi hanno restituito la vita» - , ha parlato di una sua maggiore comprensione della Passione di Gesù Cristo, primo sacerdote a essere condannato fra gli sputi e gli oltraggi della folla, e, perdonando Anderson, ha chiesto per lui un gesto di clemenza.
La storia è parsa talmente eclatante che anche la "grande" stampa dal piglio anticlericale, Irish Times in testa, non ha potuto non dare il debito spazio alla vicenda e chiedersi se qualcuno non si sia lasciato prendere la mano sulla questione dei "preti pedofili". Joe Duffy, popolare conduttore della nazionale RTE Radio 1 e giornalista solitamente acido nei confronti della Chiesa, il 28 giugno ha dedicato un'ora e un quarto di trasmissione alle storie di religiosi falsamente accusati di abusi sessuali, distrutti nell'onore e poi discolpati nell'indifferenza generale. Con una serie di testimonianze strazianti.
A finire nel mirino degli intervenuti in trasmissione, come giorni prima nelle riflessioni amare di alcuni giornali, è stata anche One in Four, l'associazione a sostegno alle vittime di abusi sessuali fondata e diretta da Colm O'Gorman, il militante omosessuale ed esponente politico dei Progressive Democrats, noto anche in Italia per aver partecipato alla puntata di Annozero, Rai 2, su Chiesa e pedofilia. One in Four, che già in passato era stata accusata da più parti di alimentare la caccia alle streghe, negando il problema enorme delle false accuse e delle speculazioni ai danni della Chiesa, è stata colei che aveva assistito e sostenuto lo stesso Anderson nel suo sporgere denuncia. L'episodio non ha certo giovato alla già scarsa popolarità di O'Gorman, il quale, bocciato alle elezioni di aprile per la Camera dei deputati, non è stato confermato a luglio dal Primo ministro Bertie Ahern nella carica di senatore (carica che in Irlanda è, appunto, di nomina governativa).
Nel frattempo un'altra notizia è passata un po' più in sordina. Pochi giorni dopo la sentenza contro Anderson, le tre persone che avevano intentato una causa civile contro padre John Kinsella, uno dei sacerdoti finiti nel tritacarne dello scandalo della diocesi di Ferns - scandalo fatto scoppiare sempre da Colm O'Gorman e al centro del documentario della BBC proiettato nella puntata di Annozero - hanno pensato bene di ritirare le loro denunce. Anche Padre Kinsella si era proclamato fin dall'inizio totalmente innocente.
C'è, poi, un caso ancora più recente. Il 19 luglio, a Galway, Petre Zsiga, rumeno, è stato condannato a quattro anni di carcere per estorsione, mentre la moglie irlandese ha ottenuto una sospensione della pena. Costei, entrata in contatto con padre Brendan Lawless, parroco di Portumna, era riuscita a farsi mostrare la canonica e a filmare di nascosto il sacerdote che le mostrava l'abitazione, tra cui la camera da letto. Dopo aver offerto prestazioni sessuali a padre Lawless, debitamente respinte, gli aveva chiesto 14.500 euro, sotto la minaccia di dare alla stampa sia una parte del video che un racconto di molestie sessuali. Il prete, atterrito, aveva pagato. Ma la donna era tornata alla carica sei mesi dopo. Da lì la denuncia, l'arresto dei due, marito e moglie, il processo e la condanna.
Queste storie degli ultimi due mesi rendono l'idea di come un certo clima in Irlanda stia cambiando. Dopo più di dieci anni di accuse contro sacerdoti, religiosi, suore ecc., il fenomeno comincia a essere visto anche dall'opinione publica nella sua dimensione autentica. Che non è quella di un clero sempre senza macchie e attaccato da una legione di assoluti falsari. È piuttosto quella di un cortocircuito generatosi nel tempo, dove casi relativamente poco numerosi di abusi commessi da uomini di Chiesa sono stati enfatizzati e alla fine strumentalizzati per una campagna di denigrazione contro la Chiesa stessa. Campagna che ha dato la stura a ogni tipo di speculazione, falsità, vendetta anche per futili motivi.
Nel 2002 il Governo irlandese, sotto la pressione di una campagna mediatica martellante, ha dato vita al Residential Institutions Redress Board, una commissione incaricata di offrire un risarcimento a tutti coloro che avessero subito abusi in una serie di scuole statali appaltate a ordini religiosi ed entrate nell'occhio del ciclone. In pratica le cosiddette industrial schools e altri istituti simili che avevano ospitato, dalla fine dell'800 agli anni '70, orfani e figli di famiglie disastrate. Nessuna seria prova era richiesta (era, perché la possibilità di fare appello è terminata nel 2005), bastava una testimonianza verosimile. Il risultato non era difficile da prevedere.
Circa 14mila sono le denunce arrivate, di cui solo lo 0,4% è stato respinto. Lo Stato, che deve ancora finire di pagare tutti, si calcola che alla fine avrà di gran lunga superato il miliardo di euro negli esborsi. Immancabili gli "inciuci" del sistema. Pochi giorni fa è nata una polemica quando si è saputo che il Redress Board ha versato 83,5 milioni di euro agli studi legali che avevano assistito i denuncianti, alcuni dei quali messisi dal 2002 in cerca di ex alunni delle industrial schools finiti anche in Nuova Zelanda, Canada o Stati Uniti, per far conoscere loro l'interessante proposta statale.
Nel mentre un ordine tra i più meritori nella storia dell'Irlanda moderna, la Congregazione dei Fratelli Cristiani, a cui furono affidate molte delle scuole infamate, ha visto il 90% dei suoi membri toccati da almeno un'accusa di abusi sessuali. Religiosi, spesso molto anziani, che dopo una vita di generosità e di servizio hanno incontrato la vergogna più atroce. Un destino che non è stato riservato solo ai "soldati semplici": dal 1994 a oggi sei vescovi (per avere una proporzione, in Irlanda le diocesi sono 26) hanno visto il proprio nome infangato con storie di abusi sessuali poi finite in una bolla di sapone.
«Non ci stancheremo di lottare contro queste ingiustizie» dice oggi Florence Horsman Hogan, fondatrice di Let Our Voice Emerge, una delle associazioni che si sono battute contro l'isteria collettiva ai danni della Chiesa Cattolica. Florence, un'infermiera protestante, figlia di una madre schizofrenica e di un padre alcolizzato, è stata cresciuta in una delle industrial schools dirette dalle Sisters of Mercy. Non ha mai dimenticato la carità cristiana che gli ha permesso di farsi una vita, e nel 2002 ha deciso di offrirsi come portavoce delle vittime innocenti di false accuse, soprattutto sacerdoti e suore. A spingerla a nell'arena pubblica è stato però un altro motivo: il racconto di vere vittime di abusi, che si sono sentite strumentalizzate e oltraggiate nel trovarsi a fianco un esercito di truffatori, piccoli balordi e anticlericali ossessivi.
Andrea Galli
Avvenire 12/08/2007
sabato, agosto 11, 2007
L'estate sta finendo
Ieri, 10 agosto, il padrone di casa ha riacceso i termosifoni! Questo per farvi capire la tristissima situazione metereologia irlandese. Nei mesi di giugno e luglio si e' registrata piu' pioggia che a novembre e dicembre. Io, per scaldarmi un poco fra un paio di settimane saro' di nuovo in patria.
Oggi ho aggiunto un bel po' di articoli interessanti alla colonnina qui a destra, in particolare vi consiglio la visione del video del biliardo, video che trovate anche qui. E' qualcosa di incredibile.
Oggi ho aggiunto un bel po' di articoli interessanti alla colonnina qui a destra, in particolare vi consiglio la visione del video del biliardo, video che trovate anche qui. E' qualcosa di incredibile.
giovedì, agosto 09, 2007
China tells living Buddhas to obtain permission before they reincarnate
Quando la realta' supera la fantasia.
Le autorita' comuniste cinesi hanno vietato al Buddha di reincarnarsi senza il permesso del governo! Ahahah ...
China tells living Buddhas to obtain permission before they reincarnate
The rules effectively exclude the Dali Lama from any role in recognising a living Buddha
Jane Macartney in Beijing
Tibet’s living Buddhas have been banned from reincarnation without permission from China’s atheist leaders. The ban is included in new rules intended to assert Beijing’s authority over Tibet’s restive and deeply Buddhist people.
“The so-called reincarnated living Buddha without government approval is illegal and invalid,” according to the order, which comes into effect on September 1.
The 14-part regulation issued by the State Administration for Religious Affairs is aimed at limiting the influence of Tibet’s exiled god-king, the Dalai Lama, and at preventing the re-incarnation of the 72-year-old monk without approval from Beijing.
Continua sul Times.
Le autorita' comuniste cinesi hanno vietato al Buddha di reincarnarsi senza il permesso del governo! Ahahah ...
China tells living Buddhas to obtain permission before they reincarnate
The rules effectively exclude the Dali Lama from any role in recognising a living Buddha
Jane Macartney in Beijing
Tibet’s living Buddhas have been banned from reincarnation without permission from China’s atheist leaders. The ban is included in new rules intended to assert Beijing’s authority over Tibet’s restive and deeply Buddhist people.
“The so-called reincarnated living Buddha without government approval is illegal and invalid,” according to the order, which comes into effect on September 1.
The 14-part regulation issued by the State Administration for Religious Affairs is aimed at limiting the influence of Tibet’s exiled god-king, the Dalai Lama, and at preventing the re-incarnation of the 72-year-old monk without approval from Beijing.
Continua sul Times.
mercoledì, agosto 08, 2007
John Henry Newman: In His Time
Fresche fresche di stampa, stamattina mi sono arrivate per posta tre copie del volume John Henry Newman: In His Time, al quale ho contribuito.
Non credo che la casa editrice, la Family Publication di Oxford, sia distribuita in Italia, forse in qualche libreria cattolica di Roma, ma volendo si puo' acquistare il volume on line, qui.
Ovviamente, ve ne consiglio vivamente la lettura.
Eccovi una breve descrizione e l'indice dell'opera.
The book looks at aspects of Newman the man, his life, and times. It provides a wide ranging assessment that sheds new light on why so many people consider him to be such a great man, both of the nineteenth century, but also with much to teach us today.
The work is a brand new evaluation of Newman's life and work, in the context of his times, and of aspects of his personality. It contains 14 chapters written by Newman scholars from around the world. The book is aimed at anyone who wants to know more about John Henry Newman. Foreword by Cardinal Jean Honoré.
The chapters cover Newman's activities in Oxford, Littlemore, Rome, Birmingham and Dublin, as well as exploring various facets of his rich personality - as preacher, educator, Oratorian, letter writer, novelist, poet, confessor, and convert. A well-rounded portrait of Newman emerges, revealing why many people consider him a future saint of the Church.
CONTENTS
Foreword, Cardinal Jean Honoré
Introduction, Keith Beaumont
Part I:
1. Newman and Oxford, Peter Nockles
2. Newman and Littlemore, Mary-Birgit Dechant
3. Newman and Rome, Brigitte Hoegemann
4. Newman and Birmingham, Paul Chavasse
5. Newman and Dublin, Angelo Bottone
Part II:
6. Newman the preacher, Paul Chavasse
7. Newman the educator, Paul Shrimpton
8. Newman the Oratorian, Daniel Seward
9. Newman the letter writer, Joyce Sugg
10. Newman the novelist, Michel Durand
11. Newman the poet, Joseph Salvatore Pizza
12. Father Newman at confession, John Kirwan
13. Newman's spirituality in relation to his conversion experiences, Robert Christie
14. Newman, doctor of conscience: doctor of the Church? Drew Morgan
venerdì, agosto 03, 2007
Student life
Ricordate le variazioni apportate dai miei studenti sul mio nome e cognome?
In questi giorni gli studenti che devono ripetere l'esame stanno consegnando i saggi estivi. I saggi, a dire la verita', sono pochini ma la fantasia su come distorcere i dati anagrafici del sottoscritto ha raggiunto livelli inimmaginabili. Oggi una studentessa mi ha chiamato Antone Bonotte!!
Sempre a proposito di vita universitaria, il mio college ha acquistato il suo principale competitore, il Portobello College, diventando in questo modo la piu' grande istituzione universitaria privata in Irlanda, con circa 8,500 studenti.
Qui qualche dettagli in piu'.
Quanto a me, mi hanno chiesto di tenere un ulteriore corso nel secondo semestre. Si tratta di 'Society, Individual and the State', un corso introduttivo alla filosofia politica per studenti del secondo anno di science sociali.
I think we're going somewhere
We're onto something good here
Out of mind, out of state
Trying to keep my head on straight
I think we're going somewhere
We're onto something good here
There's only one thing left to do
Drop all I have and go with You
Somewhere back there, I left my worries all behind
My problems fell out of the back of my mind
We're going and I'm never knowing
Never knowing where we're going
To go back to where I was would just be wrong
I'm pressing on
Pressing on
All my distress is going, going, gone
Pressing on, pressing on
And I won't sit back, and take this anymore
Cause I'm done with that, I've got one foot out the door
And to go back where I was would just be wrong
I'm pressing on
I think we're going somewhere
We're onto something good here
Out of mind, out of state
Trying to keep my head on straight
I think we're going somewhere
We're onto something good here
Adversity, we get around it
Searched for joy, in You I found it
Somewhere back there, I left my worries all behind
My problems fell out of the back of my mind
We're going and I'm never knowing
Never knowing where we're going
To go back to where I was would just be wrong
I'm pressing on
You look down on me, but You don't look down on me at all
You smile and laugh, and I feel the love You have for me
Well, I think we're going somewhere
And we're onto something good here
We're gonna make it after all
In questi giorni gli studenti che devono ripetere l'esame stanno consegnando i saggi estivi. I saggi, a dire la verita', sono pochini ma la fantasia su come distorcere i dati anagrafici del sottoscritto ha raggiunto livelli inimmaginabili. Oggi una studentessa mi ha chiamato Antone Bonotte!!
Sempre a proposito di vita universitaria, il mio college ha acquistato il suo principale competitore, il Portobello College, diventando in questo modo la piu' grande istituzione universitaria privata in Irlanda, con circa 8,500 studenti.
Qui qualche dettagli in piu'.
Quanto a me, mi hanno chiesto di tenere un ulteriore corso nel secondo semestre. Si tratta di 'Society, Individual and the State', un corso introduttivo alla filosofia politica per studenti del secondo anno di science sociali.
I think we're going somewhere
We're onto something good here
Out of mind, out of state
Trying to keep my head on straight
I think we're going somewhere
We're onto something good here
There's only one thing left to do
Drop all I have and go with You
Somewhere back there, I left my worries all behind
My problems fell out of the back of my mind
We're going and I'm never knowing
Never knowing where we're going
To go back to where I was would just be wrong
I'm pressing on
Pressing on
All my distress is going, going, gone
Pressing on, pressing on
And I won't sit back, and take this anymore
Cause I'm done with that, I've got one foot out the door
And to go back where I was would just be wrong
I'm pressing on
I think we're going somewhere
We're onto something good here
Out of mind, out of state
Trying to keep my head on straight
I think we're going somewhere
We're onto something good here
Adversity, we get around it
Searched for joy, in You I found it
Somewhere back there, I left my worries all behind
My problems fell out of the back of my mind
We're going and I'm never knowing
Never knowing where we're going
To go back to where I was would just be wrong
I'm pressing on
You look down on me, but You don't look down on me at all
You smile and laugh, and I feel the love You have for me
Well, I think we're going somewhere
And we're onto something good here
We're gonna make it after all
mercoledì, agosto 01, 2007
Cattive abitudini
Ci sono buone e cattive abitudini. Una buona abitudine e' farsi almeno mezz'ora di bicicletta ogni giorno. In citta' quando il tempo lo permette, o ancor meglio in campagna o in un parco. Una cattiva abitudine e' pedalare in mezzo al traffico con le cuffiette alle orecchie. Un'abitudine anche peggiore e' ascoltare non la musica ma una registrazione che richiede piu' attenzione, la registrazione di una conferenza o un libro parlato, ad esempio.
Se, come il sottoscritto, anche voi avete questa pessima abitudine, gioirete all'annuncio di un nuovo blog, Sonitus Sanctus, che raccoglie il meglio dell'audio di ispirazione cattolica apparso sulla rete.
E' attivo da un paio di settimane ma contiene collegamenti a file audio che vi allieteranno per mesi.
Se non sapete da dove iniziare, vi consiglio le conferenze di Peter Kreeft, professore di filosofia al Boston College. How to Win the Culture War, ad esempio, e' qualcosa di eccezionale.
Se preferite i classici, eccovi The Everlasting Man di Chesterton, in tre formati audio diversi.
Oppure, sempre di Chesterton, The Innocence of Father Brown.
Se invece preferite la musica sacra, e il latino all'inglese, questa e' la pagina che fa per voi.
Il mio programma di domani, per i 15 minuti che mi separano dall'ufficio, prevede Victimae paschali laudes, giusto per scaldarmi, e poi Professors and the Prehistoric Men, il secondo capitolo di The Everlasting Man. Insomma, corpo sano in mente sana.
Buona pedalata a tutti.
Se, come il sottoscritto, anche voi avete questa pessima abitudine, gioirete all'annuncio di un nuovo blog, Sonitus Sanctus, che raccoglie il meglio dell'audio di ispirazione cattolica apparso sulla rete.
E' attivo da un paio di settimane ma contiene collegamenti a file audio che vi allieteranno per mesi.
Se non sapete da dove iniziare, vi consiglio le conferenze di Peter Kreeft, professore di filosofia al Boston College. How to Win the Culture War, ad esempio, e' qualcosa di eccezionale.
Se preferite i classici, eccovi The Everlasting Man di Chesterton, in tre formati audio diversi.
Oppure, sempre di Chesterton, The Innocence of Father Brown.
Se invece preferite la musica sacra, e il latino all'inglese, questa e' la pagina che fa per voi.
Il mio programma di domani, per i 15 minuti che mi separano dall'ufficio, prevede Victimae paschali laudes, giusto per scaldarmi, e poi Professors and the Prehistoric Men, il secondo capitolo di The Everlasting Man. Insomma, corpo sano in mente sana.
Buona pedalata a tutti.
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