venerdì, giugno 05, 2020

Riflessione di politica non violenta sulla pandemia del coronavirus

Un amico mi ha sollecitato una riflessione sul disrupt sociale che stiamo vivendo. Oggi c’è una pandemia, cioè è stata globalizzata anche una malattia mortale. Ingenuamente si pensava che la scienza e la tecnica ci avessero assicurato il paradiso in terra, che il sistema sanitario (ormai stabilmente organizzato anche a livello mondiale, l’OMS) controllasse fino all’ultimo malato e che le malattie fosse in ritirata a causa dell’avanzamento di un esercito di ricercatori che avanzava su tutti i fronti. E invece la pandemia del CV ci ha svegliati con un formidabile sconvolgimento della vita sociale e delle sicurezze sociali accumulate; ci dice anche de nel futuro ci dovremo abituare a subire su scala mondiale anche altre malattie di questo tipo per inefficienza di controllo sanitario sull’umanità da parte di questa scienza, in maniera non molto diversa (negli effetti) da quello che avveniva secoli fa.

A quasi tutti questo disrupt è giunto del tutto imprevedibile. Per me lo è stato nella modalità, ma non per la drammaticità, né per i tempi.

E’ da un secolo che Gandhi aveva scritto: “Questa civiltà [occidentale] è tale che con un po’ di pazienza si distruggerà da sola.” (Gandhi, Hind Swaraji, 1909 (Vi insegno i mali della civiltà occidentale, Ed. Gandhi, Pisa, 2009, p. 53)

Nel dopoguerra Capitini chiamava la civiltà americana “pompeiana”, cioè tipica della decadenza dell’impero romano.

Nel 1959 Lanza del Vasto ha previsto la “tragedia dell’eroe occidentale”, il quale è così tanto forte che può essere sconfitto solo per opera delle sue stesse mani. (I Quattro flagelli, SEI, Torino, 1996, cap. V, parr. 17-24)[1]

All’inizio del 2000 Johan Galtung ha previsto la caduta dell’impero USA, dandone la data precisa, 2020, e scrivendoci un libro per spiegare i 16 parametri macroeconomici e sociali sui quali egli ha basato la sua previsione (The Fall of U.S. Empire – And Then What?, Transcend Univ. Press, 2009).

Avevo già fatto eco a questi maestri nel 2002 su Satyagraha ( “I maestri della non violenza e il crollo delle due superpotenze”, 1, n. 2, pp. 21-29). E il mese scorso l’avevo ricordato in un articolo che commentava le recenti elezioni in Emilia e Calabria (http://serenoregis.org/2020/02/06/ritorno-al-bipolarismo-o-ritorno-alla-fatalita-del-giogo-della-finanza-lavorare-antonino-drago/).

Tutto ciò prova che la non violenza, se approfondita e sviluppata come teoria, può avere piena coscienza della storia, così tanto da prevederla.

Di fatto il disrupt è avvenuto per logica interna all’oppressore, che, essendo stato liberato dall’antagonista politico secolare nel 1989, per mania di potenza si è slanciato ciecamente all’infinito su tutto (dalle armi, ai cibi, alle comunicazioni, alla finanza, alla innovazione biologica su tutti gli esseri, compresi quelli umani).


Continua quihttp://serenoregis.org/2020/03/23/riflessione-di-politica-non-violenta-sulla-pandemia-del-coronavirus-antonino-drago.

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