domenica, maggio 24, 2020

Vincenzo Cappelletti

E' venuto a mancare il prof. Vincenzo Cappelletti. Un uomo di cultura che ho avuto modo di conoscere durante i miei anni nella Presidenza FUCI, quando Cappelletti era il presidente della Fondazione FUCI.
Riproduco qui due articoli commemorativi. 


Vincenzo Cappelletti, un uomo all’incrocio dei saperi


Tra le provocazioni culturali alle quali sono anche personalmente affezionato quella che sottolinea la difficoltà di conoscere “l’umano”, nella configurazione sempre più complessa e prismatica che esso presenta, ha esercitato ed esercita una suggestione peculiare: è perché si tratta di un esercizio che esige l’uso di approcci diversi alla conoscenza, di tipo pluridisciplinare e interdisciplinare; esercizio nel quale possono essere versate menti di rara preziosità,capaci di navigare lungo i percorsi della ricerca scientifica come in quelli della riflessione filosofica, non meno in quelli accesi dalla tensione spirituale e di fede.

Nell’Enciclopedia Treccani – Vincenzo Cappelletti ne fu indimenticabile coordinatore per numerosi anni – con enciclopedismo si traduce la tendenza a costituirsi una cultura relativa a molteplici rami del sapere. Non è un caso che questo illustre studioso si sia trovato e sia stato all’incrocio dei saperi; ed è comprensibile che a questa figura, non solo erudita, ma dal vissuto intellettuale ed esperienziale colto siano stati affidati nel tempo incarichi di altissimo prestigio: alla guida di organismi culturali (Accademie Internationale d’Histoire des Sciences), di Istituti di ricerca e di studio (Società italiana di Storia della Scienza, Istituto di Studi Germanici) e di numerose altre Associazioni e Fondazioni; tra le altre, la Fondazione Nazionale C. Collodi.

La sua biografia è costellata, com’è giusto che sia avvenuto, da innumerevoli riconoscimenti: lauree honoris causa presso Università di altri paesi, medaglia d’oro al merito della cultura italiana, Premio Internazionale Montaigne per le Scienze umane, Medaglia Koiré dell’Accademie Internationale d’Histoire des Sciences. Numerosi, ovviamente, i contributi consegnati alla lettura e all’approfondimento di studiosi e allievi, e che interessano gli ambiti delle scienze umane e sociali, dell’antropologia, delle neuroscienze, della storia e della ricerca epistemologica.

Il ricordo che nel momento della scomparsa di Vincenzo Cappelletti sento di riservargli con grandissimo affetto è dovuto al privilegio di averlo conosciuto per la prima volta intorno agli anni ’70, quando, come responsabile dell’Ufficio Studi del Ministero dell’Istruzione, sollecitai e promossi quella che mi sembrava essere una naturale alleanza alla quale occorreva che si dovesse pervenire: tra chi aveva a cuore il miglioramento della qualità dell’istruzione e della formazione e chi  era in grado, alla guida di importanti Istituti culturali e di ricerca, di assicurare alle scuole e alle  Istituzioni accademiche il sostegno di mondi culturali vitali, ma spesso estranei al mondo della ricerca pedagogica e della prassi didattica. Andrebbe recuperata la documentazione dei tanti convegni organizzati negli anni ‘70/80 dal Ministero della P.I. , in collaborazione con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana(del quale Vincenzo Cappelletti è stato per moltissimi anni Direttore generale, vice Presidente e Direttore scientifico, sulla scia storica di G.Gentile, G. De Sanctis e A. Ferrabino), e con la Fondazione G. Cini di Venezia.

Ho poi conservato il privilegio di restargli a lungo amico, di là dalla comune presenza nella Società Europea della Cultura e nella Fondazione Nazionale C.Collodi, per  confermare quell’ormai sempre più improbabile relazione che, in modo convinto e intimamente sentito, ti lega a persone vere e buone. Vincenzo Cappelletti era tra queste, grande nella semplicità, elegante e forbito intellettualmente, ricercato con scrupolo nell’uso della parola, perché dietro la parola c’è la storia delle persone e,quindi, il rispetto che ad essa si deve.

Questo personale ricordo viene affidato non a caso a Tuttoscuola, perché va detto che a questa impresa culturale Vincenzo Cappelletti ha riservato, in non poche occasioni, una particolare cura e attenzione, non solo per la sincera e profonda amicizia che lo legava al fondatore della testata Alfredo Vinciguerra, scommettendo sulla risposta di verità che essa intendeva dare ai problemi che riguardano l’educazione della persona.


Cappelletti, storico e uomo di fede


Graziano Motta


Un grande uomo per cultura e fede è stato Vincenzo Cappelletti, di una tempra che difficilmente si riesce oggi a scoprire accanto a noi. Ci ha lasciati il giorno dell’Ascensione del Signore, una festività che ”una volta“, non lontana, rispettava i 40 giorni dalla sua Resurrezione ed oggi invece, per una incomprensibile ossequiosità alle leggi del lavoro e del mercato, è stata spostata di tre giorni, alla Domenica, mitigata tuttavia da un accorta preparazione liturgica.

Per un’anima, come quella di Vincenzo Cappelletti, così attenta alla presenza del Signore della vita nella storia dell’uomo e nel mistero dell’universo, la coincidenza del transito con il giorno della memoria dell’Ascensione di Gesù è stata un premio. La sua figura di cristiano ne esce ancor più illuminata di quanto già brilli la sua eredità di pensiero e di artefice di cultura. Paradossalmente era di un’altezza notevole e aveva un portamento “signorile” d’altri tempi,  “profetico” lo definisce un altro comune e grande amico, lo scultore Alessandro Romano. Ma l’apparente austerità ricopriva l’umiltà con la quale, a conclusione della celebrazione della Messa, offriva ai fedeli in fila sotto la pineta monumentale di Fregene la Comunione.  Assolveva il ministero straordinario dell’Eucaristia. 

Ci legava un’amicizia profonda, che solo nella preghiera trova consolazione e compimento. E come amico sono chiamato a integrare la lacuna delle sue biografie che, pur spaziando in intere pagine sui social media, trascurano di riferire della sua religiosità. Per la prima volta posso così testimoniare anche della “provvidenziale” sua chiamata (1970) a direttore generale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana ,promossa dal suo presidente, un altro grande storico dell’antichità,  Aldo Ferrabino. Che, ancora titolare della cattedra di Storia antica - con lui divenuta celebre all’università di Padova, di cui divenne poi Rettore prima di essere eletto nel 1948 senatore e di trasferirsi a Roma - da agnostico che era si convertì, chiese il Battesimo e avrebbe scritto poi nel 1946-47 una stupenda Trilogia del Cristo.  
Li univa un’intesa, un’empatia straordinarie. Cappelletti me ne parlava sovente, pur con la delicatezza che gli era connaturale, “provocato” dal fatto che io a Fregene vivo poco distante della villa di Ferrabino, ed egli percorreva sovente la nostra strada, che attraversa la Pineta, per recarsi a fargli visita. Era l’epoca del  loro soggiorno estivo, poco distante da Roma. Avrei scoperto da me come nel libro Le vie della storia (1955) Ferrabino era stato illuminato dalla visione cristiana della storia.

Insieme Ferrabino e Cappelletti avevano potuto avviare quella stabilità finanziaria della “Treccani” che avrebbe assicurato l’espansione editoriale di prestigiose sue iniziative e consentito il varo di nuove; avevano cioè ottenuto di conformare il fondo di dotazione ai valori correnti, perché eran fermi a quelli del 1933. Su questa vicenda v’è abbondante letteratura. Scorrendone le pagine, sono rimasto impressionato dall’affermazione di Ferrabino che «la storiografia dell’Ottocento non era riuscita a fondare, come fu suo vanto, la scienza della storia». E Vincenzo Cappelletti, laureato in medicina e in filosofia, era docente di Storia della scienza (dal 1968 al 1971 all’università di Perugia, dal 1972 a Roma, prima alla “Sapienza” poi a “Roma Tre”). Nel 1956 aveva cominciato a collaborare con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana del quale nel 1969 Ferrabino lo avrebbe nominato vice direttore generale e un anno dopo direttore. Carica che mantenne fino al 1992.

Ferrabino è intanto morto e Cappelletti continuerà a sviluppare sino al 2002 la comune strategia culturale ed editoriale. Ora da vicepresidente e direttore scientifico , cioè con le stesse responsabilità che nel 1925 aveva voluto assumere il filosofo Giovanni Gentile al momento della fondazione  dell’Istituto con l’industriale tessile e mecenate lombardo Giovanni Treccani «per dare all’Italia sull’esempio europeo un’enciclopedia nazionale in grado di favorire la diffusione a tutti i livelli della cultura». Cappelletti continuerà pure a tener viva la memoria dell’amico mantenendo in vita e dirigendo la prestigiosa rivista Il Veltro: l’avevano fatta nascere nel 1957, un anno dopo la nomina di Ferrabino a presidente della “Dante Alighieri”. Il veltro si fregia di essere “la rivista della civiltà italiana”. 

Siamo nel campo degli obblighi di citazione delle benemerenze degli uomini illustri. Troppo lungo citarle, è facile leggerle nelle biografie sui social. Ricordiamo solo che Cappelletti era stato condirettore della rivista di storia della scienza Physis (dal 1991) e degli Archives Internationales d'Histoire des Sciences; che aveva presieduto la casa editrice  Studium ,  ricevuto due lauree honoris causaed era stato insignito di tre medaglie d’oro, una al Merito accademico due  al Merito della cultura e dell’arte. Era stato presidente della Domus Galilaeana di Pisa, dell'Académie Internationale d'Histoire des Sciences, della Società Italiana di Storia della Scienza, dell'Istituto Accademico di Roma, dell'Istituto Italiano di Studi Germanicidella Società Europea di Cultura.Molte pure le sue pubblicazioni scientifiche , alcune di metapsicologia e di epistemologia. Il suo primo libro Emil du Bois-Reymond – I sette enigmi del mondo(a cura, 1956); l’ultimo Natura e pensiero – Percorsi storico-filosofici (Aracne Editore, 2018).

Ma non vi è traccia nelle Bibliografie di due grandi opere religiose di Cappelletti. Nel 2003, chiamato a collaborare al progetto della casa Art’è di pubblicare le celebri Confessioni di sant’Agostino, ne scrisse il saggio introduttivo e i commenti. L’opera, curata da sua figlia Claudia, valentissima erede della sua passione per la cultura e l’arte, si avvalse delle illustrazioni di Alessandro Romano, celebrato scultore di fama mondiale ed esemplare cristiano.  E per questo Vincenzo Cappelletti lo scelse per “realizzare il sogno da sempre coltivato in cuore”, così gli disse,  di realizzare le 15 tavole illustrative. Furono subito accolte come capolavori.  

Vincenzo Cappelletti e Alessandro Romano non potevano non ritrovarsi assieme in un nuovo, analogo, impegno editoriale nel 2008 - questo della casa Vydia di Macerata curato sempre da Claudia Cappelletti - di pubblicare in occasione del Bimillenario dell’Apostolo delle Genti, gli Atti degli Apostoli e le Lettere di Paolonel grande volume Paulus. Completarono la prefazione del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. arciprete della Basilica Ostiense, promotore dell’Anno Paolino ed i saggi tematici di mons. Fortunato Frezza, noto biblista ed allora sottosegretario del Sinodo dei Vescovi, due altri contributi: il primo rappresentato dalla lunga e colta Introduzione di Vincenzo Cappelletti, il secondo da ben 24 tavole illustrative – alcune a doppia pagina – ed una scultura in bronzo di Alessandro Romano. Ancora capolavori d’arte, di dottrina, di fede.


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