Ieri ho iniziato a scrivere un libro, anzi due.
Leggendo "Le consolazioni della filosofia" del mio quasi omonimo De Botton mi son chiesto: ma non sarei capace anch'io di una cosa del genere?
Ci proverò.
Come si mimetizzano due cerve?
Facendo le capriole!
martedì, aprile 30, 2002
domenica, aprile 28, 2002
Chiunque vive a Napoli sa che le accuse ai poliziotti sono vere, tremendamente vere. Lo sa perché i testimoni sono centinaia e hanno parlato, anche non se hanno fatto abbastanza notizia. La città ancora ne soffre, anche perché molte vittime erano minorenni. Io non ero a Napoli quei giorni ma ho ascoltato tanti racconti.
Nella mia università lo scorso mese c'era una mostra fotografica sulle violenze del marzo 2001, sono usciti libri di denuncia, Amnesty International aveva protestato con il Governo.
Pare che i peggiori siano stati i finanzieri ma evidentemente i poliziotti, non essendo militari, sono meno 'protetti' e l'inchiesta non è stata insabbiata. Se è passato un anno è proprio perché bisognava trovare conferme inoppugnabili, prove certe, testimonianze indubbie.
E' triste che la legge sia infranta proprio da chi dovrebbe farla rispettare, che si risponda alla violenza, che non è mai giustificabile, con altrettanta violenza cieca, gratuita, vigliacca perché diretta a chi è più debole. E poi le accuse si riferisco a episodi a 'freddo', avvenuti lontano dalla foga dello scontro di piazza, ma dentro le caserme, di nascosto, per vendetta, contro ogni diritto elementare di difesa.
E' ancor più triste che la politica intervenga a strumentalizzare questi vergognosi episodi.
La Procura di Napoli non è mai stata "rossa", anzi, ha impedito che Marone diventasse vicesindaco, per via dell'inchiesta sulle rottamazioni. Ma ormai nel nostro Paese se un magistrato prende provvedimenti politicamente scorretti subito gli si attribuisce un'intenzione di parte.
Che pena.
giovedì, aprile 25, 2002
Song
A rowan like a lipsticked girl.
Between the by-road and the main road
Alder trees at a wet and dripping distance
Stand off among the rushes.
There are the mud-flowers of dialect
And the immortelles of perfect pitch
And that moment when the bird sings very close
To the music of what happens.
Seamus Heaney
A rowan like a lipsticked girl.
Between the by-road and the main road
Alder trees at a wet and dripping distance
Stand off among the rushes.
There are the mud-flowers of dialect
And the immortelles of perfect pitch
And that moment when the bird sings very close
To the music of what happens.
Seamus Heaney
lunedì, aprile 22, 2002
domenica, aprile 21, 2002
Negli Stati Uniti quando si ordina un caffè il bicchiere di plastica viene consegnato con un rivestimento di cartone sul quale è
stampato un avviso secondo cui il fornitore non è responsabile per eventuali scottature dovute alla accidentale fuoriuscita del
liquido. Questo dopo che una signora di 81 anni, Stella Liebech, ha fatto causa a McDonald per essersi ustionate le cosce in mezzo
alle quali aveva posto la tazza avviando la propria auto.
La giurisprudenza americana è piena di stranezze. Come quel tale di Los Angeles che si è visto concedere dalla giuria un
risarcimento di 19mila dollari perché il suo vicino gli è passato sopra la mano con la sua auto. Già: ma lui gli stava rubando la
coppa di una ruota. O quella ragazza di Philadelphia che ha ottenuto 113.000 dollari per essere scivolata sul liquido di una bibita
versata sul pavimento di un ristorante ed essersi rotta il coccige. Ma la bevanda era stata da lei gettata in faccia al suo
boyfriend pochi secondi prima. E quella signorina del Delaware che ha ottenuto un risarcimento di 12mila dollari da un night club
per essersi rotta due denti. Stava tentando di uscire dalla finestrella del bagno delle donne per non pagare i 4 dollari di coperto.
stampato un avviso secondo cui il fornitore non è responsabile per eventuali scottature dovute alla accidentale fuoriuscita del
liquido. Questo dopo che una signora di 81 anni, Stella Liebech, ha fatto causa a McDonald per essersi ustionate le cosce in mezzo
alle quali aveva posto la tazza avviando la propria auto.
La giurisprudenza americana è piena di stranezze. Come quel tale di Los Angeles che si è visto concedere dalla giuria un
risarcimento di 19mila dollari perché il suo vicino gli è passato sopra la mano con la sua auto. Già: ma lui gli stava rubando la
coppa di una ruota. O quella ragazza di Philadelphia che ha ottenuto 113.000 dollari per essere scivolata sul liquido di una bibita
versata sul pavimento di un ristorante ed essersi rotta il coccige. Ma la bevanda era stata da lei gettata in faccia al suo
boyfriend pochi secondi prima. E quella signorina del Delaware che ha ottenuto un risarcimento di 12mila dollari da un night club
per essersi rotta due denti. Stava tentando di uscire dalla finestrella del bagno delle donne per non pagare i 4 dollari di coperto.
Neppure all’interno del suo spazio artificiale, malgrado tutta la libertà che esso concede all’autodeterminazione, l’arbitrario potrà mai rimpiazzare le condizioni fondamentali dell’esistenza umana. Anzi, proprio l’instabilità del destino umano assicura la stabilità della condizione umana. Il caso, la fortuna e la follia, i grandi livellatori delle faccende umane, agiscono come una sorta di entropia, facendo sfociare alla fine nella norma eterna tutti i progetti stabiliti. Gli Stati sono caratterizzati dall’ascesa e dalla caduta, le dominazioni vanno e vengono, le famiglie prosperano e degenerano - nessun mutamento è duraturo e alla fine, nel bilanciamento reciproco di tutte le deviazioni temporanee, la condizione umana resta uguale a quella di sempre. Così persino qui, nel suo prodotto artificiale, il mondo sociale, il controllo dell’uomo è scarso e la sua natura costante riesce ad avere il sopravvento.
Hans Jonas
Hans Jonas
venerdì, aprile 19, 2002
Se è vero che nulla ha più successo del successo, allora nulla riesce a soggiogare più del successo.
Qualunque cosa appartenga alla natura umana nella sua integrità viene eclissata in prestigio dall'aumento del suo potere, così che questo, vincolando sempre più le forze dell'uomo, viene accompagnato da un'atrofizzazione della sua identità e del suo essere.
Hans Jonas, Il principio responsabilità
Qualunque cosa appartenga alla natura umana nella sua integrità viene eclissata in prestigio dall'aumento del suo potere, così che questo, vincolando sempre più le forze dell'uomo, viene accompagnato da un'atrofizzazione della sua identità e del suo essere.
Hans Jonas, Il principio responsabilità
martedì, aprile 16, 2002
Il chiasmo è una delle mie figure retoriche preferite, specialmente se riferito ad avvenimenti reali.
Bradley, un filosofo idealista inglese dell'Ottocento, per esprimere il suo atteggiamento sardonico nei confronti dell'autorità religiosa un giorno parcheggiò la sua bicicletta nella cappella del Merton College, ad Oxford. All'accusa di dissacrare un luogo sacro rispose che voleva santificare la bicicletta.
Ad un gesuita sorpeso a fumare mentre recitava le preghiere fu fatto notare che non è giusto fumare mentre si prega. Certo, rispose, ma è giusto pregare sempre, anche quando si fuma.
Bradley, un filosofo idealista inglese dell'Ottocento, per esprimere il suo atteggiamento sardonico nei confronti dell'autorità religiosa un giorno parcheggiò la sua bicicletta nella cappella del Merton College, ad Oxford. All'accusa di dissacrare un luogo sacro rispose che voleva santificare la bicicletta.
Ad un gesuita sorpeso a fumare mentre recitava le preghiere fu fatto notare che non è giusto fumare mentre si prega. Certo, rispose, ma è giusto pregare sempre, anche quando si fuma.
domenica, aprile 14, 2002
Per amore di Israele non posso tacere
di Bruno Forte
Amo Israele: nella sua storia plurimillenaria, nella sua fede monoteistica, nei testi della Torah - la Legge santa rivelata -, riconosco le radici della mia cultura e della mia fede di cristiano. Considero l'antisemitismo una delle forme più crudeli e sofisticate di barbarie, una violenza che nega anzitutto chi la esercita, perché rinnega i fondamenti stessi della convivenza umana che Israele ha offerto alla storia attraverso il dono - ricevuto e trasmesso - dei dieci comandamenti, le Dieci Parole osservando le quali l'uomo è e si vuole veramente umano, chiamato a un destino superiore al mero gioco dei fattori fisici e biologici.
Da uomo di pensiero e da credente non posso che rallegrarmi della netta condanna dell'antisemitismo venuta in questi decenni dalla Chiesa, ed in particolare della storica richiesta di perdono che Giovanni Paolo II ha voluto per tutte le colpe che i cristiani possono aver commesso nel tempo contro gli ebrei.
È proprio questo profondo amore a Israele e la convinzione che ho riguardo al suo diritto ad esistere come nazione libera fra le nazioni del mondo nella terra dei Padri, che mi spinge a sottolineare una distinzione che in questi giorni mi sembra sia stata oscurata da parte di molti. È la distinzione fra Israele, come radice santa di fede ed ethos costitutivi del Cristianesimo e dell'Occidente, e la politica del governo democraticamente eletto nello Stato ebraico. Questa politica si esprime oggi in una linea precisa, che ha determinato una svolta tragica nel cammino da anni avviato del processo di pace in Terra Santa: è la linea della guerra senza risparmio di colpi, la linea di Ariel Sharon. Per amore a Israele e al patrimonio di fede e civiltà che dal popolo ebraico viene a tutti noi, ritengo che sia dovere di tutti rigettare con la più ferma convinzione la spirale di odio e di violenza che questa linea ha prodotto sin dal giorno in cui _ non ancora al potere _ l´attuale Premier inscenò la sua provocazione sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme. Da allora l'«escalation» della violenza è cominciata: se fermissima deve essere la condanna del barbaro terrorismo di alcuni palestinesi e chiaro il richiamo ad Arafat perché ad essa si unisca senza cedimenti, non meno ferma deve essere la condanna nei confronti della violenza esercitata dall'esercito israeliano su un popolo oppresso da decenni, violenza che ha raggiunto in questi giorni i volti più efferati, dall'uccisione di civili innocenti, di donne e di bambini inermi, alla negazione del soccorso medico e umanitario, alla profanazione dei luoghi sacri su cui si è sparato, al serio rischio di compromettere lo «status quo» che vige da secoli fra le religioni in Terra Santa.
Per amore di Israele, della sua dignità, della sua immagine nel mondo mi unisco a ogni coscienza civile che grida: fermate questa guerra! È quanto perfino il grande alleato di Israele, l'America, ha cominciato a fare, forse troppo tardi. Questo grido non ha nulla dell'antisemitismo, con buona pace di chi vorrebbe bloccarlo come presunta prova di come l'Occidente abbia tradito gli Ebrei. Si tratta anzi di un grido d'amore per Israele e per lo Stato ebraico: se non si ferma la violenza del più forte, neanche la violenza terroristica si fermerà. Lo Stato ebraico deve essere all'altezza delle esigenze etiche di cui la fede d'Israele è portatrice: guai a chi colpirà Caino, afferma la Torah dopo l'efferato assassinio del giusto Abele da questi commesso; «non uccidere», ordinano le Dieci Parole! Israele deve questa testimonianza al mondo: perciò non può non pretendere da chi lo rappresenta sulla scena del potere politico di attenersi ai dettati fondamentali della Legge del Dio unico, cui oggi si unisce il grido unanime di tutte le potenze della terra. E un primo esempio significativo di questa svolta deve essere il ritiro incondizionato e immediato da Betlemme, perché la Basilica della Natività torni ad essere ciò che da sempre è stata: un luogo di pace e di perdono, di vita e non di morte, di speranza e non di violenza cieca e senza futuro. In nome del Dio d'Israele, in nome del Padre di tutti, dobbiamo tutti fare nostro il grido dei Patriarchi cristiani di Gerusalemme: fermate le armi! Si fermi il più forte, perché anche gli altri, i terroristi accecati dalla sete di vendetta, si ritrovino spuntata l'arma più terribile di cui dispongono, quella dell'odio fatto germinare nel cuore degli innocenti, dei poveri, dei senza speranza. Per amore d'Israele non tacerò, chiedendo pace e giustizia per i Palestinesi, fratelli nostri nell'unica discendenza dei figli di Abramo.
di Bruno Forte
Amo Israele: nella sua storia plurimillenaria, nella sua fede monoteistica, nei testi della Torah - la Legge santa rivelata -, riconosco le radici della mia cultura e della mia fede di cristiano. Considero l'antisemitismo una delle forme più crudeli e sofisticate di barbarie, una violenza che nega anzitutto chi la esercita, perché rinnega i fondamenti stessi della convivenza umana che Israele ha offerto alla storia attraverso il dono - ricevuto e trasmesso - dei dieci comandamenti, le Dieci Parole osservando le quali l'uomo è e si vuole veramente umano, chiamato a un destino superiore al mero gioco dei fattori fisici e biologici.
Da uomo di pensiero e da credente non posso che rallegrarmi della netta condanna dell'antisemitismo venuta in questi decenni dalla Chiesa, ed in particolare della storica richiesta di perdono che Giovanni Paolo II ha voluto per tutte le colpe che i cristiani possono aver commesso nel tempo contro gli ebrei.
È proprio questo profondo amore a Israele e la convinzione che ho riguardo al suo diritto ad esistere come nazione libera fra le nazioni del mondo nella terra dei Padri, che mi spinge a sottolineare una distinzione che in questi giorni mi sembra sia stata oscurata da parte di molti. È la distinzione fra Israele, come radice santa di fede ed ethos costitutivi del Cristianesimo e dell'Occidente, e la politica del governo democraticamente eletto nello Stato ebraico. Questa politica si esprime oggi in una linea precisa, che ha determinato una svolta tragica nel cammino da anni avviato del processo di pace in Terra Santa: è la linea della guerra senza risparmio di colpi, la linea di Ariel Sharon. Per amore a Israele e al patrimonio di fede e civiltà che dal popolo ebraico viene a tutti noi, ritengo che sia dovere di tutti rigettare con la più ferma convinzione la spirale di odio e di violenza che questa linea ha prodotto sin dal giorno in cui _ non ancora al potere _ l´attuale Premier inscenò la sua provocazione sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme. Da allora l'«escalation» della violenza è cominciata: se fermissima deve essere la condanna del barbaro terrorismo di alcuni palestinesi e chiaro il richiamo ad Arafat perché ad essa si unisca senza cedimenti, non meno ferma deve essere la condanna nei confronti della violenza esercitata dall'esercito israeliano su un popolo oppresso da decenni, violenza che ha raggiunto in questi giorni i volti più efferati, dall'uccisione di civili innocenti, di donne e di bambini inermi, alla negazione del soccorso medico e umanitario, alla profanazione dei luoghi sacri su cui si è sparato, al serio rischio di compromettere lo «status quo» che vige da secoli fra le religioni in Terra Santa.
Per amore di Israele, della sua dignità, della sua immagine nel mondo mi unisco a ogni coscienza civile che grida: fermate questa guerra! È quanto perfino il grande alleato di Israele, l'America, ha cominciato a fare, forse troppo tardi. Questo grido non ha nulla dell'antisemitismo, con buona pace di chi vorrebbe bloccarlo come presunta prova di come l'Occidente abbia tradito gli Ebrei. Si tratta anzi di un grido d'amore per Israele e per lo Stato ebraico: se non si ferma la violenza del più forte, neanche la violenza terroristica si fermerà. Lo Stato ebraico deve essere all'altezza delle esigenze etiche di cui la fede d'Israele è portatrice: guai a chi colpirà Caino, afferma la Torah dopo l'efferato assassinio del giusto Abele da questi commesso; «non uccidere», ordinano le Dieci Parole! Israele deve questa testimonianza al mondo: perciò non può non pretendere da chi lo rappresenta sulla scena del potere politico di attenersi ai dettati fondamentali della Legge del Dio unico, cui oggi si unisce il grido unanime di tutte le potenze della terra. E un primo esempio significativo di questa svolta deve essere il ritiro incondizionato e immediato da Betlemme, perché la Basilica della Natività torni ad essere ciò che da sempre è stata: un luogo di pace e di perdono, di vita e non di morte, di speranza e non di violenza cieca e senza futuro. In nome del Dio d'Israele, in nome del Padre di tutti, dobbiamo tutti fare nostro il grido dei Patriarchi cristiani di Gerusalemme: fermate le armi! Si fermi il più forte, perché anche gli altri, i terroristi accecati dalla sete di vendetta, si ritrovino spuntata l'arma più terribile di cui dispongono, quella dell'odio fatto germinare nel cuore degli innocenti, dei poveri, dei senza speranza. Per amore d'Israele non tacerò, chiedendo pace e giustizia per i Palestinesi, fratelli nostri nell'unica discendenza dei figli di Abramo.
venerdì, aprile 12, 2002
Il Principio Antropico è un tentativo moderno di affrontare un'antica questione: perchè l'universo fisico sembra avere alcune
proprietà particolari che favoriscono l'esistenza dell'uomo?
Se ne discute in questo ottimo testo.
proprietà particolari che favoriscono l'esistenza dell'uomo?
Se ne discute in questo ottimo testo.
martedì, aprile 09, 2002
L'IRLANDA MI ASPETTA!!
Dear Mr Bottone
On the basis of the information you have given me, it would seem
that you are academically qualified to enter the PhD programme in
Philosophy at UCD. I would advise you to make a formal
application which will then be considered by the PostGraduate
Committee of the Department at the appropriate time.
There is no need to come to Ireland for an interview, unless you
yourself would like to do so.
Your background looks very interesting (I myself teach a course on
Wittgenstein, focusing expecially on the On Certainty) and my PhD
thesis was on Newman!
I look forward to receiving your application.
With best wishes
Gerard Casey
Dr Gerard Casey
Head-Department of Philosophy
University College Dublin
Dublin 4, Ireland
Tel: (353) (1) 716 8201 (direct)
Tel: (353) (1) 716 8186 (administrator)
Fax: (353) (1) 269 3469
Dear Mr Bottone
On the basis of the information you have given me, it would seem
that you are academically qualified to enter the PhD programme in
Philosophy at UCD. I would advise you to make a formal
application which will then be considered by the PostGraduate
Committee of the Department at the appropriate time.
There is no need to come to Ireland for an interview, unless you
yourself would like to do so.
Your background looks very interesting (I myself teach a course on
Wittgenstein, focusing expecially on the On Certainty) and my PhD
thesis was on Newman!
I look forward to receiving your application.
With best wishes
Gerard Casey
Dr Gerard Casey
Head-Department of Philosophy
University College Dublin
Dublin 4, Ireland
Tel: (353) (1) 716 8201 (direct)
Tel: (353) (1) 716 8186 (administrator)
Fax: (353) (1) 269 3469
Le PEZ, certo le PEZ, ora me le ricordo.
Sono delle caramelle colorate che uscivano da degli appositi distributori
portatili con la parte superiore a forma di animali.
Sono scomparse. Me le ricordo, avevano un sapore frizzante.
Ho vinto il milione di euro?
E ve le ricordate le penne Canon, con l'inchiostro blu cancellabile?
Le BMX? Il VIC 20? Il basic? Le 'barche'?
Sono delle caramelle colorate che uscivano da degli appositi distributori
portatili con la parte superiore a forma di animali.
Sono scomparse. Me le ricordo, avevano un sapore frizzante.
Ho vinto il milione di euro?
E ve le ricordate le penne Canon, con l'inchiostro blu cancellabile?
Le BMX? Il VIC 20? Il basic? Le 'barche'?
lunedì, aprile 08, 2002
Mi scrive Olivia:
Domanda da un milione di euro: chi di voi si ricorda
delle "pez"?
Ieri ho rivisto E.T. al cinema (la prima volta avevo
cinque anni) e a un certo punto il bambino insegnava a
E.T. il nome delle cose e quello delle "pez": ho avuto
un tuffo al cuore. Clara, la bambina con cui faccio
babysitting, non aveva idea di che cosa fossero...
Chi si ricorda delle PEZ?
Domanda da un milione di euro: chi di voi si ricorda
delle "pez"?
Ieri ho rivisto E.T. al cinema (la prima volta avevo
cinque anni) e a un certo punto il bambino insegnava a
E.T. il nome delle cose e quello delle "pez": ho avuto
un tuffo al cuore. Clara, la bambina con cui faccio
babysitting, non aveva idea di che cosa fossero...
Chi si ricorda delle PEZ?
domenica, aprile 07, 2002
Napoli è una città unica, profonda, sofferta.
Ci vivo orma da 10 anni ma ho ancora tantissime cose da scoprire.
Oggi era a messa al quartiere Sanità, uno dei più popolari e tipici; un mondo a parte dove vive un'umanità sincera.
Presiedeva la celebrazione un prete milanese, di passaggio, in una chiesa immensa del periodo spagnolo, molto ricca di opere d'arte: ci sono, mi pare, 6 o 7 tele di Luca Giordano e centinaia di angeli, dovunque.
Cagliostro dice che chi vuol capire la tradizione esoterica deve entrare in questa chiesa, perchè stracolma di simboli.
Che emozione quando ascolto per la prima volta dal vivo il canto gregoriano che si sente in Liquid dei Jars of Clay.
Alla fine della predica, una vecchietta, qualche banco davanti a me, evidentemente entusiasta fa partire un caloroso applauso; il milanese sarà rimasto di stucco sentendosi inaspettatamente una star nel bel mezzo di un messa. Era semplicemente un modo per farlo sentire a casa sua.
Bisogna venire a Napoli per capire cos'è il calore umano, la sincerità del cuore, la religiosità profonda e spontanea.
Oggi in tutte le chiese si è pregato per la pace Palestina, perchè siano rispettati i luoghi santi, in particolare, come ha detto un concelebrante, il luogo più santo che c'è sulla terra: la persona umana.
E' veramente misterioso come una terra sacra a tre grandi religioni di pace debba essere eternamente contesa, come un popolo che ha tanto sofferto sia ora causa di lutto e ingiustizie.
Per troppi la vita è un lungo venerdì santo, senza redenzione.
Quella chiesa soffriva, carica di madonne addolorate, crocifissi seicentsechi; chi sa quante guerre avrà visto passare, quante preghiere silenziose ha raccolto e indirizzato al cielo.
Victimæ paschali laudes immolent Christiani.
Agnus redemit oves: Christus innocens Patri reconciliavit peccatores.
Mors et vita duello conflixere mirando: dux vitae mortuus, regnat vivus.
Dic nobis Maria, quid vidisti in via?
Sepulcrum Christi viventis, et gloriam vidi resurgentis:
Angelicos testes, sudarium, et vestes.
Surrexit Christus spes mea: præcedet suos in Galileam.
Scimus Christum surrexisse a mortuis vere: tu nobis, victor Rex, miserere.
Ci vivo orma da 10 anni ma ho ancora tantissime cose da scoprire.
Oggi era a messa al quartiere Sanità, uno dei più popolari e tipici; un mondo a parte dove vive un'umanità sincera.
Presiedeva la celebrazione un prete milanese, di passaggio, in una chiesa immensa del periodo spagnolo, molto ricca di opere d'arte: ci sono, mi pare, 6 o 7 tele di Luca Giordano e centinaia di angeli, dovunque.
Cagliostro dice che chi vuol capire la tradizione esoterica deve entrare in questa chiesa, perchè stracolma di simboli.
Che emozione quando ascolto per la prima volta dal vivo il canto gregoriano che si sente in Liquid dei Jars of Clay.
Alla fine della predica, una vecchietta, qualche banco davanti a me, evidentemente entusiasta fa partire un caloroso applauso; il milanese sarà rimasto di stucco sentendosi inaspettatamente una star nel bel mezzo di un messa. Era semplicemente un modo per farlo sentire a casa sua.
Bisogna venire a Napoli per capire cos'è il calore umano, la sincerità del cuore, la religiosità profonda e spontanea.
Oggi in tutte le chiese si è pregato per la pace Palestina, perchè siano rispettati i luoghi santi, in particolare, come ha detto un concelebrante, il luogo più santo che c'è sulla terra: la persona umana.
E' veramente misterioso come una terra sacra a tre grandi religioni di pace debba essere eternamente contesa, come un popolo che ha tanto sofferto sia ora causa di lutto e ingiustizie.
Per troppi la vita è un lungo venerdì santo, senza redenzione.
Quella chiesa soffriva, carica di madonne addolorate, crocifissi seicentsechi; chi sa quante guerre avrà visto passare, quante preghiere silenziose ha raccolto e indirizzato al cielo.
Victimæ paschali laudes immolent Christiani.
Agnus redemit oves: Christus innocens Patri reconciliavit peccatores.
Mors et vita duello conflixere mirando: dux vitae mortuus, regnat vivus.
Dic nobis Maria, quid vidisti in via?
Sepulcrum Christi viventis, et gloriam vidi resurgentis:
Angelicos testes, sudarium, et vestes.
Surrexit Christus spes mea: præcedet suos in Galileam.
Scimus Christum surrexisse a mortuis vere: tu nobis, victor Rex, miserere.
sabato, aprile 06, 2002
Finite le vacanze abruzzesi si torna alla frenesia quotidiana.
Il timetable prevede: finesettimana napoletano, scritto del dottorato, festa di laurea a Roma, tre giorni a Modena, con probabile sosta ad Arezzo e Firenze, 3 o 4 giorni a NA, 2 lezioni all'Università, orale del dottorato, di nuovo Modena.
E poi si dice Aprile dolce dormire...
Quero ver o que Terra me dá
Ao romper desta manhá
O peojo, o milho e o araçá
A videira e a maçã
Ó mãe de água, ó mãe de chuvas mil
Já não quero o teu aguaceiro
Quero ver a luz do mês de Abril
A folia no terreiro
E vou colher inhames e limoes
Hortelã e alecrim
E vou cantar charambas e cançoes
P'ra te ao pé de mim
E nos requebros desse teu balhar
Quero ser o cantador
E vou saudar a várzea desse olhar
Ao compasso do tambor
Il timetable prevede: finesettimana napoletano, scritto del dottorato, festa di laurea a Roma, tre giorni a Modena, con probabile sosta ad Arezzo e Firenze, 3 o 4 giorni a NA, 2 lezioni all'Università, orale del dottorato, di nuovo Modena.
E poi si dice Aprile dolce dormire...
Quero ver o que Terra me dá
Ao romper desta manhá
O peojo, o milho e o araçá
A videira e a maçã
Ó mãe de água, ó mãe de chuvas mil
Já não quero o teu aguaceiro
Quero ver a luz do mês de Abril
A folia no terreiro
E vou colher inhames e limoes
Hortelã e alecrim
E vou cantar charambas e cançoes
P'ra te ao pé de mim
E nos requebros desse teu balhar
Quero ser o cantador
E vou saudar a várzea desse olhar
Ao compasso do tambor
giovedì, aprile 04, 2002
Mi ha fatto riflettere quanto Ludik scriveva qualche giorno fa:
Si può credere o si può dubitare, ma in fondo siamo tutti sulla stessa barca. Il vero ateismo sta nell’indifferenza. E il mare è sempre parecchio agitato.
Non ci sono tregue, a Pasqua per uno che risorse troppi che ancora crepano. C’è la terra Santa. Il venerdì Santo. La Santa Pasqua e un tempo persino la Santa Inquisizione.
Evidentemente c’è qualcosa di difficile e di lacerante nella santità. Qualcosa che va al di là della retorica gioiosa, del dolore consolatorio, dei miracoli di bottega.
Ci vuole tanto per non arrendersi. Sono molto fiero del vecchio papa, per esempio. Il resto, è tutto molto triste.
Si può credere o si può dubitare, ma in fondo siamo tutti sulla stessa barca. Il vero ateismo sta nell’indifferenza. E il mare è sempre parecchio agitato.
Non ci sono tregue, a Pasqua per uno che risorse troppi che ancora crepano. C’è la terra Santa. Il venerdì Santo. La Santa Pasqua e un tempo persino la Santa Inquisizione.
Evidentemente c’è qualcosa di difficile e di lacerante nella santità. Qualcosa che va al di là della retorica gioiosa, del dolore consolatorio, dei miracoli di bottega.
Ci vuole tanto per non arrendersi. Sono molto fiero del vecchio papa, per esempio. Il resto, è tutto molto triste.
mercoledì, aprile 03, 2002
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