lunedì, luglio 07, 2003

Anche il 2002 dovrà essere ricordato come un anno «tragico» sul fronte della libertà religiosa. In tutto il mondo, solo tra i cristiani, 938 sono stati
uccisi, 629 feriti e 100.345 quelli messi agli arresti per motivi collegati alla mancanza di libertà religiosa.

Un quadro drammatico fatto di persecuzioni fisiche, bavagli amministrativi, iniziative legislative che ancora limitano, e talora fortissimamente, quello
che il Papa definisce "il più fondamentale di tutti i diritti". A fare il punto della situazione è, per la quinta volta, il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo realizzato dalla sezione italiana di "Aiuto alla Chiesa che soffre" (Acs), il movimento fondato nel '47 dal padre Werenfried van Straaten, più conosciuto come "Padre Lardo", scomparso lo scorso 31 gennaio.
Un rapporto, come ha sottolineato Andrea Morigi, con Marco Invernizzi coordinatore redazionale del rapporto, «che consente di tracciare un profilo
degli Stati e delle stesse comunità religiose in una prospettiva storica, per valutare quali siano i progressi e quali i passi indietro compiuti in questo campo». Un lavoro «unico», ha sottolineato il direttore di Acs Italia Attilio Tamburrini, in quanto «un ente cattolico si occupa della condizione dei credenti anche di altre confessioni religiose». E questo, appunto, perché «il diritto alla libertà religiosa è un diritto naturale dell'uomo». Se del rapporto colpiscono come uno schiaffo i numeri, ancora tragicamente alti, del prezzo pagato dai cristiani per professare la loro fede, nella fotografia che del mondo emerge dal volume il dato forse più preoccupante è quello della strisciante, crescente, «persecuzione amministrativa». Che in Paesi come la Bielorussia, o la Romania, o l'Ucraina, solo per restare in Europa, sembrano voler riportare indietro le lancette della storia. Lo stesso dicasi per i cosiddetti Paesi dell'"area verde", ossia quelli a maggioranza islamica, dove ai pochi progressi che si registrano - come in Qatar o nel Barhein - fa da contraltare l'espandersi della sharia che pone gravissime limitazioni alle confessioni diverse dall'islamismo. Una caso a parte, poi, è quello rappresentato dalla Repubblica popolare cinese, dove «i
nuovi regolamenti per vescovi e comunità - ha spiegato padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia news - sottomettono la vita e il cuore stesso della Chiesa alle decisioni politiche e a un metodo "democratico" che rischia di distruggere la dimensione apostolica e sacramentale della Chiesa». Col pericolo, in questo modo, «di ridurre la Chiesa di Cina al rango di una setta o di una chiesa autocefala, sottomessa all'imperatore».

Secondo Cervellera «in tutti questi anni, fra persecuzioni e controlli, vescovi, sacerdoti e fedeli cattolici in Cina hanno dato una sempre maggiore testimonianza di amore e di unità al Papa e fra di loro. A tutt'oggi Chiesa ufficiale e Chiesa sotterranea sono sempre più unite e collaborano tra loro.
Lo smacco subito dal governo in oltre quarant'anni di politica religiosa spiega l'accanimento presente. È probabile che con questi nuovi regolamenti, inaccettabili per i cattolici, ci sia un'ondata di nuove persecuzioni».

Salvatore Mazza

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