Natoli: «Vivere nella finitezza è la grande sfida del laico»
Di Salvatore Natoli
Memento homo quia pulvis es et in pulverem revertertis è una formula che semplicemente significa: «uomo ricordati d'essere mortale». Che gli uomini muoiano è d'una assoluta ovvietà e perciò sembra strano che glielo si debba ricordare. Se lo si fa, vuol dire che essi facilmente se ne dimenticano. Nel giorno delle ceneri, la liturgia ripropone ai cristiani un esercizio già ampiamente praticato nella tradizione antica e nelle scuole ellenistiche: è il memento mori, la meditazione sulla morte come via per una buona vita. Queste pratiche tendevano a contrastare la facile disposizione degli uomini ad allontanare da sé il fantasma della morte fino a cancellarla. E ciò non perché ne abbiano semplicemente timore - ogni vita, infatti, rifiuta spontaneamente di finire - ma perché tendono a nascondere a se stessi la loro costitutiva finitezza, E finiscono per identificarsi con l'immediato presente: vivono perciò una vita d'occasioni e così rendono occasionale la vita, la dissipano. La vita frivola è il sintomo quotidiano di chi ha rimosso la morte. Il pensiero della morte, dunque, al contrario di quanto a prima vista può sembrare, spinge gli uomini a ripiegarsi su se stessi quasi a raccogliere tutta la propria potenza e divenire così punto dire resistenza e perciò centro di forza, da investire tutta ma con sagacia, senza dissiparla. Il memento mori è, allora, un gesto utile - ma direi quasi un atto obbligatorio - perché gli uomini diano direzione alla loro vita, si espandano nella consapevolezza d'essere potenze finite e tuttavia feconde se capaci di valorizzare al meglio il tempo concesso. Certo non bisogna bruciare la vita nell'istante: sarebbe come staccare dagli alberi tutti i fiori rimanendo così privi di frutti. Il pensiero delle morte può essere patologicamente associato alla vanità del tutto, ma anche alla preziosità delle vita, che tale è soprattutto perché è una sola. Se poi qualcuno crede a una vita immortale non è detto che perciò stesso debba negare la preziosità della vita presente ma può viverla come un cammino verso un compimento futuro in cui tutto quello che qui si consuma non sarà affatto cancellato, ma trasformato, redento definitivamente dalla perdita e dal dolore. Questo credo che credano quelli che credono.
giovedì, febbraio 26, 2004
mercoledì, febbraio 25, 2004
E' un po' che non scrivo. Debbo dire che sono molto impegnato, in particolare con intervento che leggerò domani al Work in Progress Seminar.
Questo fine settimana è stato uno dei più belli della mia vita e anche il prossimo credo, visto che mi farà finalmente visita la mia cara sorellina. (Per chi non se l'è ricordato, domenica era il mio compleanno)
Ieri sera c'era Nina Hayes allo Student Bar e purtroppo me la sono persa. Domani ci sono i La Rocca.
Ieri era carnevale ma qui non si festeggia. L'unica cosa che fanno sono i tuesday puncake, dei dolcetti al limone.
Oggi inizia la Quaresima, un periodo molto sentito da queste parti. Ho già descritto l'anno scorso le strane (per me) abitudini che gli irlandesi hanno per celebrare Ash Wednesday.
Devo ancora decidere a cosa rinunciare per questa Quaresima, una cosa è certa: non rinuncerò alla visione di The Passion, che esce oggi negli USA ed il 12 marzo in Irlanda. C'è un'incredibile attesa per questo film, i cinema già accolgono le prenotazioni, addirittura alcuni amici di Biagio verranno dal Belgio per vederlo in anticipo.
That's all folks, ci risentiamo appena ho un po' di tempo.
sabato, febbraio 21, 2004
Fede popolare, con occhi nuovi
Maurizio Blondet
Paolino di Nola in realtà era nato a Bordeaux. Gran signore, fu mandato in Campania come alto amministratore romano. Una volta, lì visitò il santuario del martire Felice: il calore dei fedeli mediterranei, che circondava il luogo, lo convertì subitamente. Fu allievo di Ambrogio da Milano; si fece monaco, e volle abitare nel santuario, fra il popolo e i poveri. Corrispose con Agostino a cui chiese fra l'altro come reagire a quei devoti che volevano farsi seppellire presso il sepolcro di Felice. Da neoplatonico, Agostino era incline a temere in quel desiderio un sentore di magia e superstizione. Paolino (a sua volta padre della Chiesa) era meno rigoroso: non voleva rigettare quella devozione, pensando potesse essere rettificata. L'ha raccontato monsignor Domenico Sorrentino, segretario della Congregazione per il culto divino, a conclusione di un convegno straordinario che la Facoltà Teologica Meridionale ha tenuto a Molfetta: «Cristianesimo popolare oggi».
Passano i secoli, ma la tensione permane: fra la devozione del popolo e lo spiritualismo dotto; la cordiale popolarità dei santi e la sufficienza degli intellettuali; e l'apprensione di qualche giovane seminarista che guarda a volte scandalizzato al correre di denaro nei santuari del Sud, a certo arcaismo, all'esibizione e al miracolismo, alle "impurità" della devozione popolare. Monsignor Sorrentino, già prelato del Santuario di Pompei, è stato più conciliante. La novità, forse rivoluzionaria, è che nel clero del Sud si sia disposti oggi a guardare al cattolicesimo della plebe come a un tesoro, anziché come a un rischio inquietante. Più d'uno dei docenti ha riconosciuto che, forse, «ci si può far evangelizzare dalla religiosità popolare». Ci pare il riscatto su un antico complesso d'inferiorità. E una riconquista spirituale. Tenace, la gente meridionale ha mantenuto processioni, santi patroni, statue impreziosite d'oro, richieste di miracoli e cortei dei santi medici, pazientemente resistendo ai benintenzionati attacchi degli "aggiornati", dei banditori della "fede adulta" unilateralmente intesa. Sotto feste e riti "scandalosi", ha conservato fedele un patrimonio teologico in attesa che i dotti lo riscoprissero. E che la Chiesa d'Italia capisse quant'è fortunata, ad avere ancora un popolo di santuari e processioni. Perché è la carne del cristianesimo, che tiene aperte le chiese. In Olanda, davanti ai portoni artistici delle cattedrali si parcheggiano le auto; è il supremo successo di un cattolicesimo puro e adulto, che ha depurato la fede dal popolo. Tutto senza tensioni, si dice, non accorgendosi dell'involontaria autoironia.
Nel nostro Meridione, non mancano manifestazioni di attaccamento focoso, irruenze, commistioni. Tant'è che i vescovi non di rado sono intervenuti per distinguere e correggere. Talora questo mondo sarà anche inelegante, ma è segno che la gente sente la religione come "sua". In Italia, anzi a Milano, entrate in una stazione di polizia o dei carabinieri: dal muro vi guarda, quasi immancabilmente, una foto di padre Pio. Il santo più meridionale del nostro tempo. Iniziativa privata, devozione, del maresciallo e del vicequestore. Credo che ogni arrestato, anche il peggior farabutto, guardi quel Padre Pio come una garanzia: non è stato catturato da SS. È fra gente nostra. Fra esseri umani: o fra cristiani, come si dice nel Sud. Se sapessimo quanto siamo fortunati.
Maurizio Blondet
Paolino di Nola in realtà era nato a Bordeaux. Gran signore, fu mandato in Campania come alto amministratore romano. Una volta, lì visitò il santuario del martire Felice: il calore dei fedeli mediterranei, che circondava il luogo, lo convertì subitamente. Fu allievo di Ambrogio da Milano; si fece monaco, e volle abitare nel santuario, fra il popolo e i poveri. Corrispose con Agostino a cui chiese fra l'altro come reagire a quei devoti che volevano farsi seppellire presso il sepolcro di Felice. Da neoplatonico, Agostino era incline a temere in quel desiderio un sentore di magia e superstizione. Paolino (a sua volta padre della Chiesa) era meno rigoroso: non voleva rigettare quella devozione, pensando potesse essere rettificata. L'ha raccontato monsignor Domenico Sorrentino, segretario della Congregazione per il culto divino, a conclusione di un convegno straordinario che la Facoltà Teologica Meridionale ha tenuto a Molfetta: «Cristianesimo popolare oggi».
Passano i secoli, ma la tensione permane: fra la devozione del popolo e lo spiritualismo dotto; la cordiale popolarità dei santi e la sufficienza degli intellettuali; e l'apprensione di qualche giovane seminarista che guarda a volte scandalizzato al correre di denaro nei santuari del Sud, a certo arcaismo, all'esibizione e al miracolismo, alle "impurità" della devozione popolare. Monsignor Sorrentino, già prelato del Santuario di Pompei, è stato più conciliante. La novità, forse rivoluzionaria, è che nel clero del Sud si sia disposti oggi a guardare al cattolicesimo della plebe come a un tesoro, anziché come a un rischio inquietante. Più d'uno dei docenti ha riconosciuto che, forse, «ci si può far evangelizzare dalla religiosità popolare». Ci pare il riscatto su un antico complesso d'inferiorità. E una riconquista spirituale. Tenace, la gente meridionale ha mantenuto processioni, santi patroni, statue impreziosite d'oro, richieste di miracoli e cortei dei santi medici, pazientemente resistendo ai benintenzionati attacchi degli "aggiornati", dei banditori della "fede adulta" unilateralmente intesa. Sotto feste e riti "scandalosi", ha conservato fedele un patrimonio teologico in attesa che i dotti lo riscoprissero. E che la Chiesa d'Italia capisse quant'è fortunata, ad avere ancora un popolo di santuari e processioni. Perché è la carne del cristianesimo, che tiene aperte le chiese. In Olanda, davanti ai portoni artistici delle cattedrali si parcheggiano le auto; è il supremo successo di un cattolicesimo puro e adulto, che ha depurato la fede dal popolo. Tutto senza tensioni, si dice, non accorgendosi dell'involontaria autoironia.
Nel nostro Meridione, non mancano manifestazioni di attaccamento focoso, irruenze, commistioni. Tant'è che i vescovi non di rado sono intervenuti per distinguere e correggere. Talora questo mondo sarà anche inelegante, ma è segno che la gente sente la religione come "sua". In Italia, anzi a Milano, entrate in una stazione di polizia o dei carabinieri: dal muro vi guarda, quasi immancabilmente, una foto di padre Pio. Il santo più meridionale del nostro tempo. Iniziativa privata, devozione, del maresciallo e del vicequestore. Credo che ogni arrestato, anche il peggior farabutto, guardi quel Padre Pio come una garanzia: non è stato catturato da SS. È fra gente nostra. Fra esseri umani: o fra cristiani, come si dice nel Sud. Se sapessimo quanto siamo fortunati.
Ieri per la prima volta ho pregato in inglese. Non le preghiere tradizionali, quelle le conosco da tempo.
No, ero in chiesa, parlavo spontaneamente con il mio Signore e mi sono accorto che stavo usando l'inglese.
Mi sembra un passo significativo, non perché voglia dimenticare l'italiano ma sono contento che la mente cominci a preferire la lingua che mi è ora più utile.
No, ero in chiesa, parlavo spontaneamente con il mio Signore e mi sono accorto che stavo usando l'inglese.
Mi sembra un passo significativo, non perché voglia dimenticare l'italiano ma sono contento che la mente cominci a preferire la lingua che mi è ora più utile.
Stamattina il signor Damian MacWilliams, che non conosco, mi ha spedito un messaggio dal titolo: Are you satisfied with the smallness of your johnson? (Want a bigger penis?)
A dire la verità non sapevo di avere un 'johnson', comunque mi sono informato e pare stia bene, si annoia un po' ma almeno per quel riguarda la salute non si può lamentare.
Comunque il mio johnson ringrazia vivamente tutti quelli che si preoccupano della sua salute, dimensioni, prestazioni,
e che mi intasano ogni giorno la casella di posta elettronica con offerte, consigli, promozioni di creme e pillole.
Grazie, abbiamo già dato.
A dire la verità non sapevo di avere un 'johnson', comunque mi sono informato e pare stia bene, si annoia un po' ma almeno per quel riguarda la salute non si può lamentare.
Comunque il mio johnson ringrazia vivamente tutti quelli che si preoccupano della sua salute, dimensioni, prestazioni,
e che mi intasano ogni giorno la casella di posta elettronica con offerte, consigli, promozioni di creme e pillole.
Grazie, abbiamo già dato.
Everything is open
Nothing is set in stone
Rivers turn to Ocean
Oceans tide you home
Home is where your heart is
But your heart had to roam
Drifting over bridges
Never to return
Watching bridges burn
You're driftwood floating underwater
Breaking into pieces, pieces, pieces
Just driftwood hollow and of no use
waterfalls will find you, bind you, grind you
Hogan's, exactly one week ago.
Nothing is set in stone
Rivers turn to Ocean
Oceans tide you home
Home is where your heart is
But your heart had to roam
Drifting over bridges
Never to return
Watching bridges burn
You're driftwood floating underwater
Breaking into pieces, pieces, pieces
Just driftwood hollow and of no use
waterfalls will find you, bind you, grind you
Hogan's, exactly one week ago.
venerdì, febbraio 20, 2004
giovedì, febbraio 19, 2004
Quel cellulare in mano attesa di compagnia
Roberto Mussapi
Victor ha il telefonino. Un telefonino vero, non un giocattolo. Vero perché sta parlando, lì, accucciato come al solito davanti alla pasticceria, contro il muro, seduto sulle piccole gambe magre e curvo sul suo torace non sviluppato. Ho pensato per un attimo che si trattasse di un telefonino giocattolo, perché Victor, profugo albanese, età indefinibile ma certo giovane, fisico sfortunato, credo rachitismo, oltre che piccolissimo ha una voce infantile, che quando saluta, ad esempio quando dice il mio nome, "Ciao, Roberto", pare il belato di un agnello. Glielo avrà regalato la sua protettrice. Una ragazza, mi racconta, che oltre a fornirgli un po’ di denaro, come facciamo io e altri passanti abituali, gli compera vestiti, lo porta una volta la settimana a casa, lo sbarba, lava, nutre e lo fa uscire di nuovo sulla strada, ma tirato a lucido. Victor dorme in un giaciglio di cartoni protetti da una tettoia, mi ha detto, ma ha il telefonino. Mi accorgo di colpo che quasi tutti i venditori ambulanti extracomunitari che incontro, magrebini, senegalesi, slavi, così come le prostitute nigeriane che affollano per trasferta certi treni vespertini, sono regolarmente dotati di cellulare. E sempre all’improvviso mi viene in mente che la cosa non passa inosservata, che spesso ho sentito dire, con le più svariate pronunce dialettali, ma con un tono inequivocabilmente rozzo e sprezzante: "Quelli mancano del mangiare ma non rinunciano al telefonino. "
Riflettendo accetto che la domanda, pur chiaramente retorica, cioè con risposta inclusa e compresa, pur pronunciata con tono offensivo, possa comunque avere una sua serietà, una sua ragione di esistere. Estrapolandola dal suo contesto potrebbe essere così tradotta: "tra gli effetti negativi della globalizzazione o della uniformità di valori e messaggi, ecco che i superpoveri si alienano, preferendo al pane l’illusione di agiatezza e lusso arrecata dal telefonino, insomma il cellulare è una sorta di oppio dei poveri, come un finto role x o il televisore a colori quando in casa manca il pane."
E di conseguenza, seguendo il filo di questo ragionamento, la pletora di africani, albanesi, cingalesi, sarebbero comunque immaturi, fanciulleschi irresponsabili.
Ma ecco l’incalzare benefico del dubbio: e se la magia di quell’oggetto così stupido quando è stupido (cioè quasi sempre, negli Eurostar dove apprendiamo affari, sport, indigestioni, vacanze, risse e corna di decine di persone per ogni tratta) trasmettesse alle dita che lo pulsano, alle piccole dita rachitiche di Victor e a quelle superdotate dei nigeriani vestiti di colori arcobalenici, alle dita dei marocchini e dei kossovari, la sensazione miracolosa e insieme reale di essere nel mondo, di non essere soli, di poter parlare con qualcuno lontano e forse essere cercati da qualcuno vicino? Ma insomma, perché Beckett ha scritto Aspettando Godot? Per divertire i letterati nichilisti o per avvertirci che siamo, nel nostro tempo più che mai, terribilmente in attesa di qualcosa, di una voce che venga e scenda e ci accarezzi sulle spalle e ci liberi dalla solitudine, dalla disperazione? E se quella multiforme turba di derelitti, laureati Yoruba e analfabeti algerini, mutilati bosniaci e slavi melanconici, non ci stesse indicando che esiste qualcosa di ancora più necessario e primario del pane, la Voce, la Compagnia?
Roberto Mussapi
Victor ha il telefonino. Un telefonino vero, non un giocattolo. Vero perché sta parlando, lì, accucciato come al solito davanti alla pasticceria, contro il muro, seduto sulle piccole gambe magre e curvo sul suo torace non sviluppato. Ho pensato per un attimo che si trattasse di un telefonino giocattolo, perché Victor, profugo albanese, età indefinibile ma certo giovane, fisico sfortunato, credo rachitismo, oltre che piccolissimo ha una voce infantile, che quando saluta, ad esempio quando dice il mio nome, "Ciao, Roberto", pare il belato di un agnello. Glielo avrà regalato la sua protettrice. Una ragazza, mi racconta, che oltre a fornirgli un po’ di denaro, come facciamo io e altri passanti abituali, gli compera vestiti, lo porta una volta la settimana a casa, lo sbarba, lava, nutre e lo fa uscire di nuovo sulla strada, ma tirato a lucido. Victor dorme in un giaciglio di cartoni protetti da una tettoia, mi ha detto, ma ha il telefonino. Mi accorgo di colpo che quasi tutti i venditori ambulanti extracomunitari che incontro, magrebini, senegalesi, slavi, così come le prostitute nigeriane che affollano per trasferta certi treni vespertini, sono regolarmente dotati di cellulare. E sempre all’improvviso mi viene in mente che la cosa non passa inosservata, che spesso ho sentito dire, con le più svariate pronunce dialettali, ma con un tono inequivocabilmente rozzo e sprezzante: "Quelli mancano del mangiare ma non rinunciano al telefonino. "
Riflettendo accetto che la domanda, pur chiaramente retorica, cioè con risposta inclusa e compresa, pur pronunciata con tono offensivo, possa comunque avere una sua serietà, una sua ragione di esistere. Estrapolandola dal suo contesto potrebbe essere così tradotta: "tra gli effetti negativi della globalizzazione o della uniformità di valori e messaggi, ecco che i superpoveri si alienano, preferendo al pane l’illusione di agiatezza e lusso arrecata dal telefonino, insomma il cellulare è una sorta di oppio dei poveri, come un finto role x o il televisore a colori quando in casa manca il pane."
E di conseguenza, seguendo il filo di questo ragionamento, la pletora di africani, albanesi, cingalesi, sarebbero comunque immaturi, fanciulleschi irresponsabili.
Ma ecco l’incalzare benefico del dubbio: e se la magia di quell’oggetto così stupido quando è stupido (cioè quasi sempre, negli Eurostar dove apprendiamo affari, sport, indigestioni, vacanze, risse e corna di decine di persone per ogni tratta) trasmettesse alle dita che lo pulsano, alle piccole dita rachitiche di Victor e a quelle superdotate dei nigeriani vestiti di colori arcobalenici, alle dita dei marocchini e dei kossovari, la sensazione miracolosa e insieme reale di essere nel mondo, di non essere soli, di poter parlare con qualcuno lontano e forse essere cercati da qualcuno vicino? Ma insomma, perché Beckett ha scritto Aspettando Godot? Per divertire i letterati nichilisti o per avvertirci che siamo, nel nostro tempo più che mai, terribilmente in attesa di qualcosa, di una voce che venga e scenda e ci accarezzi sulle spalle e ci liberi dalla solitudine, dalla disperazione? E se quella multiforme turba di derelitti, laureati Yoruba e analfabeti algerini, mutilati bosniaci e slavi melanconici, non ci stesse indicando che esiste qualcosa di ancora più necessario e primario del pane, la Voce, la Compagnia?
La nuova home page del convegno di Edimburgo.
Leggendo i titoli degli altri interventi mi sento un po' spaesato ma mi consola il fatto che non mi conosce nessuno, male che va sarà stata una buona scusa per visitare la Scozia.
Leggendo i titoli degli altri interventi mi sento un po' spaesato ma mi consola il fatto che non mi conosce nessuno, male che va sarà stata una buona scusa per visitare la Scozia.
mercoledì, febbraio 18, 2004
lunedì, febbraio 16, 2004
Le vie che portano alla conversione sono le piu' disparate ma e' piuttosto insolito abbracciare la fede cattolica grazie all'analisi economica della conduzione delle aziende.
La storia di Steve Bainbridge si trova su Mirror of Justice, un blog collettivo relativamente nuovo dedicato alla teoria legale di ispirazione cattolica, scritto da studiosi americani di diverso orientamento politico e culturale.
La storia di Steve Bainbridge si trova su Mirror of Justice, un blog collettivo relativamente nuovo dedicato alla teoria legale di ispirazione cattolica, scritto da studiosi americani di diverso orientamento politico e culturale.
Leon Kass, presidente del Consiglio di Bioetica americano, è l'intellettuale preferito di Teresa, la mia supervisor.
In Italia è poco conosciuto. Sabato è apparsa una sua intervista su Avvenire, che qui riporto. Ci tengo a precisare che Kass non è cattolico e nemmeno cristiano, ma ebreo.
Da Chicago Ivana Arnaldi
«È molto problematico varcare confini morali tanto importanti. Una volta consentito che gli embrioni umani vengano usati per la ricerca scientifica, sarà impossibile limitarne l'uso. Si finirebbe con l'accelerare il nostro già sdrucciolevole cammino sul crinale della scogliera etica». Il professor Leon Richard Kass, presidente del Consiglio di Bioetica americano, commenta così l'annuncio della clonazione terapeutica di 30 embrioni dato dagli scienziati delle Università del Michigan e di Seul.
Questo suo giudizio preannuncia già una ferma presa di posizione del Consiglio di Bioetica statunitense?
Sembrerebbe che l'era della clonazione umana sia già tra noi. Oggi si clonano le blastocisti per la ricerca, domani saranno clonati le blastocisti per creare bambini. A mio parere e, presumo della maggior parte dei componenti del Consiglio di Bioetica Usa, l'unica strada per impedire che ciò accada è che il Congresso vari, in fretta, un divieto assoluto o una moratoria di tutta la clonazione umana.
Ma impedire completamente la clonazione degli embrioni - dicono i sostenitori - significherà impedire anche la ricerca a scopi terapeutici?
Se vogliamo bloccare lo sviluppo delle bombe all'antrace, noi ci adoperiamo per impedire innanzitutto la produzione delle spore. E lo facciamo prima che vengano immesse in un sistema di produzione d'armi. Così, se vogliamo essere davvero seri sul no alla clonazione di esseri umani, dovremmo provare ad arrestarne il processo sin dall'avvio. Perché, una volta che gli embrioni clonati saranno prodotti e disponibili nei laboratori, sarà molto difficile controllare ciò che ne viene fatto. Creati in circostanze di segretezza industriale, potrebbero essere comprati e venduti facilmente per qualunque scopo.
Da quando è stato chiamato a dirigere il Consiglio di Bioetica della Casa Bianca, non sono stati pochi i suoi critici. Solo per citarne qualcuno, si è scritto che lei è un conservatore della teocrazia repubblicana, che al pensiero sostituisce la fede...
Rifiuto quelle accuse. La vita pubblica, a volte, diventa veramente incivile. Purtroppo, sono stato coinvolto in battaglie che non hanno nulla a che vedere con la mia persona. Se qualcuno si occupa di problemi che urtano il dogmatismo di altri, è normale che finisca con il diventare loro nemico. Ho sempre creduto nella scienza, nella medicina e nella tecnologia. La vita della gente è stata certamente migliorata dalla scienza e dalla tecnologia, e non desidero affatto che venga invertita questa tendenza. Semplicemente, non condivido la rincorsa a certe abilità tecniche che possono trasformare la nostra natura.
Le sue preoccupazioni per la manipolazione genetica derivano forse dal timore che possa essere trasformata anche la nostra stessa umanità?
La terapia genica per il trattamento di certe malattie è appena giunta a una forma altamente specializzata. Dovremmo perciò accoglierla favorevolmente. Ma accettare la modificazione genetica sino all'alterazione di ciò che noi siamo, significa porsi su un terreno pericoloso. La medicina è guidata dalla convinzione che la buona salute sia la norma. I nuovi poteri della biotecnologia possono, però, consentirci di superare perfino i limiti impostici dalla natura.
Gli scienziati americani e coreani hanno affermato che la loro sperimentazione ha solo fini terapeutici, che non hanno intenzione di clonare l'uomo e, anzi, chiedono il divieto della clonazione riproduttiva...
A prescindere dal fatto che io mi sono sempre opposto al prolungamento indefinito della vita, voglio precisare che, allo stato attuale, non si sa ancora quanto verrà mantenuto delle promesse formulate oggi. Si rischia di sfruttare tristemente le speranze della gente che soffre. Tuttavia, solo distruggendo l'embrione umano tali cellule possono essere estratte. E l'inizio della vita umana non può essere fissato arbitrariamente a un certo stadio dello sviluppo embrionale. L'avvio è si tuato già al primo stadio d'esistenza dell'embrione stesso. In un contesto di tale rilevanza morale, si può approvare la distruzione della vita nascente a fini di ricerca? La clonazione a scopi terapeutici porterà, inevitabilmente, a creare bambini geneticamente identici ai loro genitori, prospettiva che io definisco ripugnante. Non vorrei passare per un sostenitore della sofferenza, ma non possiamo permetterci di ignorare la vita umana nascente. Lasciare la vita nelle mani degli scienziati potrebbe perciò costituire un grave pericolo per la nostra dignità, anche in considerazione delle pressioni industriali che spingono all'uso di queste tecniche. Spetta ai vari governi evitare questo rischio.
Ma gli scienziati sono contrari ai limiti imposti dai governi, giustificando la propria ricerca con il pluralismo di scelta?
È vero che il pluralismo deve essere rispettato, ma è indispensabile che vi siano norme e soluzioni generali, non solo di carattere procedurale, che impegnino tutti i gruppi di ricerca. Purtroppo, tra gli scienziati vi è la tendenza a rifiutare qualunque critica al loro operato e alle loro sperimentazioni. Se la moralità viene confinata nella libera scelta, senza alcun giudizio sulla qualità di quella opzione, sarà solamente la legge a colmare il vuoto morale che ne deriva.
In Italia è poco conosciuto. Sabato è apparsa una sua intervista su Avvenire, che qui riporto. Ci tengo a precisare che Kass non è cattolico e nemmeno cristiano, ma ebreo.
Da Chicago Ivana Arnaldi
«È molto problematico varcare confini morali tanto importanti. Una volta consentito che gli embrioni umani vengano usati per la ricerca scientifica, sarà impossibile limitarne l'uso. Si finirebbe con l'accelerare il nostro già sdrucciolevole cammino sul crinale della scogliera etica». Il professor Leon Richard Kass, presidente del Consiglio di Bioetica americano, commenta così l'annuncio della clonazione terapeutica di 30 embrioni dato dagli scienziati delle Università del Michigan e di Seul.
Questo suo giudizio preannuncia già una ferma presa di posizione del Consiglio di Bioetica statunitense?
Sembrerebbe che l'era della clonazione umana sia già tra noi. Oggi si clonano le blastocisti per la ricerca, domani saranno clonati le blastocisti per creare bambini. A mio parere e, presumo della maggior parte dei componenti del Consiglio di Bioetica Usa, l'unica strada per impedire che ciò accada è che il Congresso vari, in fretta, un divieto assoluto o una moratoria di tutta la clonazione umana.
Ma impedire completamente la clonazione degli embrioni - dicono i sostenitori - significherà impedire anche la ricerca a scopi terapeutici?
Se vogliamo bloccare lo sviluppo delle bombe all'antrace, noi ci adoperiamo per impedire innanzitutto la produzione delle spore. E lo facciamo prima che vengano immesse in un sistema di produzione d'armi. Così, se vogliamo essere davvero seri sul no alla clonazione di esseri umani, dovremmo provare ad arrestarne il processo sin dall'avvio. Perché, una volta che gli embrioni clonati saranno prodotti e disponibili nei laboratori, sarà molto difficile controllare ciò che ne viene fatto. Creati in circostanze di segretezza industriale, potrebbero essere comprati e venduti facilmente per qualunque scopo.
Da quando è stato chiamato a dirigere il Consiglio di Bioetica della Casa Bianca, non sono stati pochi i suoi critici. Solo per citarne qualcuno, si è scritto che lei è un conservatore della teocrazia repubblicana, che al pensiero sostituisce la fede...
Rifiuto quelle accuse. La vita pubblica, a volte, diventa veramente incivile. Purtroppo, sono stato coinvolto in battaglie che non hanno nulla a che vedere con la mia persona. Se qualcuno si occupa di problemi che urtano il dogmatismo di altri, è normale che finisca con il diventare loro nemico. Ho sempre creduto nella scienza, nella medicina e nella tecnologia. La vita della gente è stata certamente migliorata dalla scienza e dalla tecnologia, e non desidero affatto che venga invertita questa tendenza. Semplicemente, non condivido la rincorsa a certe abilità tecniche che possono trasformare la nostra natura.
Le sue preoccupazioni per la manipolazione genetica derivano forse dal timore che possa essere trasformata anche la nostra stessa umanità?
La terapia genica per il trattamento di certe malattie è appena giunta a una forma altamente specializzata. Dovremmo perciò accoglierla favorevolmente. Ma accettare la modificazione genetica sino all'alterazione di ciò che noi siamo, significa porsi su un terreno pericoloso. La medicina è guidata dalla convinzione che la buona salute sia la norma. I nuovi poteri della biotecnologia possono, però, consentirci di superare perfino i limiti impostici dalla natura.
Gli scienziati americani e coreani hanno affermato che la loro sperimentazione ha solo fini terapeutici, che non hanno intenzione di clonare l'uomo e, anzi, chiedono il divieto della clonazione riproduttiva...
A prescindere dal fatto che io mi sono sempre opposto al prolungamento indefinito della vita, voglio precisare che, allo stato attuale, non si sa ancora quanto verrà mantenuto delle promesse formulate oggi. Si rischia di sfruttare tristemente le speranze della gente che soffre. Tuttavia, solo distruggendo l'embrione umano tali cellule possono essere estratte. E l'inizio della vita umana non può essere fissato arbitrariamente a un certo stadio dello sviluppo embrionale. L'avvio è si tuato già al primo stadio d'esistenza dell'embrione stesso. In un contesto di tale rilevanza morale, si può approvare la distruzione della vita nascente a fini di ricerca? La clonazione a scopi terapeutici porterà, inevitabilmente, a creare bambini geneticamente identici ai loro genitori, prospettiva che io definisco ripugnante. Non vorrei passare per un sostenitore della sofferenza, ma non possiamo permetterci di ignorare la vita umana nascente. Lasciare la vita nelle mani degli scienziati potrebbe perciò costituire un grave pericolo per la nostra dignità, anche in considerazione delle pressioni industriali che spingono all'uso di queste tecniche. Spetta ai vari governi evitare questo rischio.
Ma gli scienziati sono contrari ai limiti imposti dai governi, giustificando la propria ricerca con il pluralismo di scelta?
È vero che il pluralismo deve essere rispettato, ma è indispensabile che vi siano norme e soluzioni generali, non solo di carattere procedurale, che impegnino tutti i gruppi di ricerca. Purtroppo, tra gli scienziati vi è la tendenza a rifiutare qualunque critica al loro operato e alle loro sperimentazioni. Se la moralità viene confinata nella libera scelta, senza alcun giudizio sulla qualità di quella opzione, sarà solamente la legge a colmare il vuoto morale che ne deriva.
Sweet suburban sky, gonna miss you if you burn
Curse you, when it's our turn, so come now wash your face
In water's full of grace, 'cause only time will tell,
When you'll be willing to sell, your body for one precious taste, then all is left to waste
Sweet suburban sky........
Doctor feels the pain, that caused the sickening rain,
But you continue to compromise, there won't be no alibis,
When there's no water to wash the burning sun from your eyes,
Sweet suburban sky......
So when you finally taste, all of the waste,
Sign of the time, you won't even call it a crime
The water's coming round again, maybe you'll be gone by then
But they won't thank our generation
For the ignorant inclination, cause when there's nowhere
left to hide, maybe then they'll call it genocide..
Curse you, when it's our turn, so come now wash your face
In water's full of grace, 'cause only time will tell,
When you'll be willing to sell, your body for one precious taste, then all is left to waste
Sweet suburban sky........
Doctor feels the pain, that caused the sickening rain,
But you continue to compromise, there won't be no alibis,
When there's no water to wash the burning sun from your eyes,
Sweet suburban sky......
So when you finally taste, all of the waste,
Sign of the time, you won't even call it a crime
The water's coming round again, maybe you'll be gone by then
But they won't thank our generation
For the ignorant inclination, cause when there's nowhere
left to hide, maybe then they'll call it genocide..
sabato, febbraio 14, 2004
venerdì, febbraio 13, 2004
Questo blog compie oggi due anni. E' nato quando in Italia non era ancora una moda ed io stesso fino a qualche giorno prima non ne conoscevo le possibilità.
Ero a lavoro e stavo cercando degli articoli di mia sorella. Li ho trovati su Ciampa e lì ho trovato anche il primo blog, poi quello di Pizia e qualcun altro che non ricordo. E' bastato poco, ho cercato di capire il funzionamento di questa nuova tecnologia ed eccomi qua. I miei lettori sono più o meno sempre gli stessi, una quindicina tra amici e conoscenti, più una diecina di visitatori casuali. Gli argomenti variano, parlo un po' di me, per aggiornare chi sta lontano, scelgo qualche articolo , qualche curiosità dalla rete. Senza grandi pretese.
Buon compleanno botblog!
Ero a lavoro e stavo cercando degli articoli di mia sorella. Li ho trovati su Ciampa e lì ho trovato anche il primo blog, poi quello di Pizia e qualcun altro che non ricordo. E' bastato poco, ho cercato di capire il funzionamento di questa nuova tecnologia ed eccomi qua. I miei lettori sono più o meno sempre gli stessi, una quindicina tra amici e conoscenti, più una diecina di visitatori casuali. Gli argomenti variano, parlo un po' di me, per aggiornare chi sta lontano, scelgo qualche articolo , qualche curiosità dalla rete. Senza grandi pretese.
Buon compleanno botblog!
Fecondazione Dati mascherati
Marina Corradi
Aproposito della «crudeltà» di una legge che arbitrariamente imporrebbe di limitare a tre gli embrioni da trasferire nel corpo materno, riducendo in tal modo le possibilità di ottenere una gravidanza, è singolare come nel dibattito di questi mesi siano passate sotto totale silenzio le ragioni mediche di questa scelta.
Un rapporto pubblicato da Lancet nel febbraio 2002 a firma di alcuni ricercatori dell'Università svedese di Uppsala, la prima a monitorare fin dal 1982 le gravidanze da fecondazione assistita, si conclude con questa raccomandazione: «Sarebbe opportuno non impiantare mai più di un embrione per volta». Ora, Uppsala non è il Vaticano, e la Svezia è anzi un Paese assai laico, e dunque ci devono essere delle ragioni ben concrete per arrivare a tali conclusioni.
Le ragioni sono, si legge nella ricerca, che esaminando un gruppo di 5680 bambini concepiti con fecondazione artificiale e quindi trasferiti in utero allo stadio embrionale, in un sottogruppo di 2060 gemelli sono stati notati disordini neurologici in misura tre volte maggiore che nella popolazione «normale». Non è colpa della provetta, si sono affrettati a chiarire i ricercatori, ma delle gravidanze plurime indotte nella speranza che almeno un embrione attecchisca. Tali gravidanze si concludono spesso con un parto gravemente prematuro, anteriore alle 32 settimane di gestazione. Ogni gravidanza plurima, dunque, comporta rischi di parto prematuro, a sua volta foriero di potenziali danni per il bambino.
Ma, nella fecondazione artificiale, l'impianto di tre embrioni è la norma, e anzi oggi si protesta perché ne sono ammessi solo tre. A Parigi l'Inserm, Istituto nazionale della salute e della ricerca medica, ha il monitoraggio della fecondazione assistita in un Paese - la Francia - in cui queste pratiche sono da tempo garantite dal servizio sanitario. Tutto si svolge alla luce del sole, e ci sono quelle statistiche che da noi finora mancavano.
Nell'autunno scorso il direttore del rep arto di prematurità neonatale dell'Inserm, dottor Jacques De Mouzon, ha dichiarato a Avvenire che, dei 4500 parti da fecondazione assistita che avvengono mediamente oltralpe in un anno, il 25% sono prematuri, anche se l'incidenza più forte riguarda - come si è detto - i parti plurimi. Di questi 4500 neonati, il 6% rientra nella prematurità grave, un rischio che nelle gravidanze fisiologiche non supera l'1%. La prematurità, a sua volta, comporta rischi di danni più o meno gravi secondo le settimane di gestazione raggiunte. A 25 settimane il rischio è del 25%, a 32 dell'8%. Il consiglio dei neonatologi oggi, concludeva il medico, è di impiantare mai più di due, e possibilmente un solo embrione.
Questo, da Uppsala a Parigi, dicono i maggiori esperti. L'affollamento innaturale di embrioni può procurare danni a quanti nasceranno. A meno che, certo, passati un paio di mesi non si proceda a decidere quale creatura cresce meglio, e a sopprimere le altre. Si chiama, garbatamente, «selezione delle camere», e non se ne discute troppo. Altrimenti, già con tre si va incontro a problemi statisticamente rilevanti. I ricercatori: uno, o non più di due. Crudele legge, penalizza le donne, sentiamo gridare da mesi. Ma in base a quali dati? E perché tanto fumo a ostacolare la conoscenza reale delle questioni?
Marina Corradi
Aproposito della «crudeltà» di una legge che arbitrariamente imporrebbe di limitare a tre gli embrioni da trasferire nel corpo materno, riducendo in tal modo le possibilità di ottenere una gravidanza, è singolare come nel dibattito di questi mesi siano passate sotto totale silenzio le ragioni mediche di questa scelta.
Un rapporto pubblicato da Lancet nel febbraio 2002 a firma di alcuni ricercatori dell'Università svedese di Uppsala, la prima a monitorare fin dal 1982 le gravidanze da fecondazione assistita, si conclude con questa raccomandazione: «Sarebbe opportuno non impiantare mai più di un embrione per volta». Ora, Uppsala non è il Vaticano, e la Svezia è anzi un Paese assai laico, e dunque ci devono essere delle ragioni ben concrete per arrivare a tali conclusioni.
Le ragioni sono, si legge nella ricerca, che esaminando un gruppo di 5680 bambini concepiti con fecondazione artificiale e quindi trasferiti in utero allo stadio embrionale, in un sottogruppo di 2060 gemelli sono stati notati disordini neurologici in misura tre volte maggiore che nella popolazione «normale». Non è colpa della provetta, si sono affrettati a chiarire i ricercatori, ma delle gravidanze plurime indotte nella speranza che almeno un embrione attecchisca. Tali gravidanze si concludono spesso con un parto gravemente prematuro, anteriore alle 32 settimane di gestazione. Ogni gravidanza plurima, dunque, comporta rischi di parto prematuro, a sua volta foriero di potenziali danni per il bambino.
Ma, nella fecondazione artificiale, l'impianto di tre embrioni è la norma, e anzi oggi si protesta perché ne sono ammessi solo tre. A Parigi l'Inserm, Istituto nazionale della salute e della ricerca medica, ha il monitoraggio della fecondazione assistita in un Paese - la Francia - in cui queste pratiche sono da tempo garantite dal servizio sanitario. Tutto si svolge alla luce del sole, e ci sono quelle statistiche che da noi finora mancavano.
Nell'autunno scorso il direttore del rep arto di prematurità neonatale dell'Inserm, dottor Jacques De Mouzon, ha dichiarato a Avvenire che, dei 4500 parti da fecondazione assistita che avvengono mediamente oltralpe in un anno, il 25% sono prematuri, anche se l'incidenza più forte riguarda - come si è detto - i parti plurimi. Di questi 4500 neonati, il 6% rientra nella prematurità grave, un rischio che nelle gravidanze fisiologiche non supera l'1%. La prematurità, a sua volta, comporta rischi di danni più o meno gravi secondo le settimane di gestazione raggiunte. A 25 settimane il rischio è del 25%, a 32 dell'8%. Il consiglio dei neonatologi oggi, concludeva il medico, è di impiantare mai più di due, e possibilmente un solo embrione.
Questo, da Uppsala a Parigi, dicono i maggiori esperti. L'affollamento innaturale di embrioni può procurare danni a quanti nasceranno. A meno che, certo, passati un paio di mesi non si proceda a decidere quale creatura cresce meglio, e a sopprimere le altre. Si chiama, garbatamente, «selezione delle camere», e non se ne discute troppo. Altrimenti, già con tre si va incontro a problemi statisticamente rilevanti. I ricercatori: uno, o non più di due. Crudele legge, penalizza le donne, sentiamo gridare da mesi. Ma in base a quali dati? E perché tanto fumo a ostacolare la conoscenza reale delle questioni?
giovedì, febbraio 12, 2004
Racket. Ancora minacce a Tano Grasso, l'ex commissario antiusura cacciato da Berlusconi e ora responsabile dei centri antiracket e antiusura di Roma sud. Ad uno di essi e' stata recapitata una busta contenente un proiettile. Chi vuole esprimere solidarieta' a Grasso puo' farlo su http://www.cuntrastamu.org
mercoledì, febbraio 11, 2004
UNA LEGGE LAICA E CIVILE
Giuseppe Anzani
Il tormentato cammino della legge sulla procreazione assistita si è finalmente compiuto. Ieri sera la Camera dei deputati ha definitivamente approvato il testo trasmesso dal Senato. Da oggi l'Italia non è più l'isolato territorio franco del Far West procreativo; si è data regole civili, in un campo dove si giocano i diritti e i doveri umani in faccia alla vita, in faccia alle radici stesse della vita umana. La legge è nata. A leggerne adesso di nuovo il contenuto definitivo, a scrutare la fisionomia della nuova creatura giuridica quale la "provetta" infine partorita - dopo infinite manipolazioni - dallo schieramento parlamentare trasversale, non ci dà emozione né esaltata né costernata. La legge ha scelto un punto di equilibrio sostenibile, così ci sembra, dentro la nostra civiltà giuridica e dentro la nostra condizione storica, con una bilanciata percezione dei teoremi e degli accaduti. Un bilico difendibile, così ci sembra. E ci preme dire subito: non un bilico "cattolico" di cui si è favolato. Un bilico di legge laica, laicissima se occorre dirlo. Ci mancherebbe altro che allo Stato laico non fosse a cuore la vita
A intendere il giusto come ciò che abita i territori dell'assoluto, questa legge resta per noi imperfetta perché ricovera sotto l'ombrello della lecita potenza tecnologica il "fare la vita", quando la vita umana non è una cosa fabbricata ma un essere, un essere che è uno di noi. Non dunque semplicemente il risultato della potenza indecifrata della natura, ma l'umanizzato miracolo dell'unione dell'uomo e della donna che chiama la vita, dentro il contesto della sponsalità del corpo.Quanta perduta bellezza piange nel freddo della provetta. Se la natura palesa all'homo faber i suoi indifesi segreti sapienziali, a guisa che l'uomo possa inventare le sue scorciatoie, e se ciò vien fatto come di fatto si fa, l'irruzione tecnologica non deciderà mai la verità intrinseca del nuovo essere umano. Il "prodotto" della scorciatoia non cessa di essere quello che è, nel dominio dell'esistenza e della vita. La vita in antico fu chiamata bios e fu chiamata zoe. La procreazione umana traslocata zoologicamente non ci darebbe davvero nessun fremito?
No, non è una legge perfetta, questa che è stata approvata. Nondimeno è una legge che mette in salvo il possibile nel contesto storico che attraversiamo. Ci sono leggi civili inadeguate in faccia all'esigenza della giustizia piena, e leggi proporzionate alla giustizia praticabile in una società dove c'è durezza di cuore. Sicché questa legge infine può andar bene così, se ci preserva in futuro dagli orrori che sono stati praticati in passato "senza legge". E semmai sorprende che l'avversione ai paletti difensivi della dignità della vita nascente si annunci oggi in seno a partiti politici che la storia passata ha schierato a fianco dei deboli e contro i forti, volta che ormai tutti sappiamo che i soggetti "deboli" sono ora gli embrioni fabbricati, esseri umani come noi, e che nove su dieci sono consegnati alla morte. Stupore e delusione è leggere, nei media più diffusi in Italia, una indifferenza e una disinformazione, quando è in gioco la vita umana. Oppure la sorpresa di una lettura inversa, quando uno dei comunicatori chiama con sconcio e improprio linguaggio" indecente" la legge, senza avvedersi che la decenza o l'indecenza chiama in causa prima di tutto la dignità dell'essere di cui si discute, cioè in diretta lettura l'essere umano. Dentro la nuova legge, soppresse le aberrazioni della prassi, restano alcune difese minime della vita nascente come presidio contro le disinvolte anomalie della vita f abbricata e utilizzata. È poca cosa, forse, rispetto alle esigenze della cultura e dell'anima di un popolo. Ma resta qualcosa, rispetto al nulla. Resta una cosa laica doverosa, doverosa per lo Stato in sé. Se lo Stato vi manca, quando si tratta del diritto alla dignità della vita, lo Stato si rinnegherebbe. Uno Stato laico, in questo, non può tradirsi. Questa legge che consente la procreazione assistita, e la limita, resta almeno fedele alla verità che la vita umana generata dà origine a un essere di eguale e infinita dignità, come uno di noi. Il resto viene di conseguenza.
Giuseppe Anzani
Il tormentato cammino della legge sulla procreazione assistita si è finalmente compiuto. Ieri sera la Camera dei deputati ha definitivamente approvato il testo trasmesso dal Senato. Da oggi l'Italia non è più l'isolato territorio franco del Far West procreativo; si è data regole civili, in un campo dove si giocano i diritti e i doveri umani in faccia alla vita, in faccia alle radici stesse della vita umana. La legge è nata. A leggerne adesso di nuovo il contenuto definitivo, a scrutare la fisionomia della nuova creatura giuridica quale la "provetta" infine partorita - dopo infinite manipolazioni - dallo schieramento parlamentare trasversale, non ci dà emozione né esaltata né costernata. La legge ha scelto un punto di equilibrio sostenibile, così ci sembra, dentro la nostra civiltà giuridica e dentro la nostra condizione storica, con una bilanciata percezione dei teoremi e degli accaduti. Un bilico difendibile, così ci sembra. E ci preme dire subito: non un bilico "cattolico" di cui si è favolato. Un bilico di legge laica, laicissima se occorre dirlo. Ci mancherebbe altro che allo Stato laico non fosse a cuore la vita
A intendere il giusto come ciò che abita i territori dell'assoluto, questa legge resta per noi imperfetta perché ricovera sotto l'ombrello della lecita potenza tecnologica il "fare la vita", quando la vita umana non è una cosa fabbricata ma un essere, un essere che è uno di noi. Non dunque semplicemente il risultato della potenza indecifrata della natura, ma l'umanizzato miracolo dell'unione dell'uomo e della donna che chiama la vita, dentro il contesto della sponsalità del corpo.Quanta perduta bellezza piange nel freddo della provetta. Se la natura palesa all'homo faber i suoi indifesi segreti sapienziali, a guisa che l'uomo possa inventare le sue scorciatoie, e se ciò vien fatto come di fatto si fa, l'irruzione tecnologica non deciderà mai la verità intrinseca del nuovo essere umano. Il "prodotto" della scorciatoia non cessa di essere quello che è, nel dominio dell'esistenza e della vita. La vita in antico fu chiamata bios e fu chiamata zoe. La procreazione umana traslocata zoologicamente non ci darebbe davvero nessun fremito?
No, non è una legge perfetta, questa che è stata approvata. Nondimeno è una legge che mette in salvo il possibile nel contesto storico che attraversiamo. Ci sono leggi civili inadeguate in faccia all'esigenza della giustizia piena, e leggi proporzionate alla giustizia praticabile in una società dove c'è durezza di cuore. Sicché questa legge infine può andar bene così, se ci preserva in futuro dagli orrori che sono stati praticati in passato "senza legge". E semmai sorprende che l'avversione ai paletti difensivi della dignità della vita nascente si annunci oggi in seno a partiti politici che la storia passata ha schierato a fianco dei deboli e contro i forti, volta che ormai tutti sappiamo che i soggetti "deboli" sono ora gli embrioni fabbricati, esseri umani come noi, e che nove su dieci sono consegnati alla morte. Stupore e delusione è leggere, nei media più diffusi in Italia, una indifferenza e una disinformazione, quando è in gioco la vita umana. Oppure la sorpresa di una lettura inversa, quando uno dei comunicatori chiama con sconcio e improprio linguaggio" indecente" la legge, senza avvedersi che la decenza o l'indecenza chiama in causa prima di tutto la dignità dell'essere di cui si discute, cioè in diretta lettura l'essere umano. Dentro la nuova legge, soppresse le aberrazioni della prassi, restano alcune difese minime della vita nascente come presidio contro le disinvolte anomalie della vita f abbricata e utilizzata. È poca cosa, forse, rispetto alle esigenze della cultura e dell'anima di un popolo. Ma resta qualcosa, rispetto al nulla. Resta una cosa laica doverosa, doverosa per lo Stato in sé. Se lo Stato vi manca, quando si tratta del diritto alla dignità della vita, lo Stato si rinnegherebbe. Uno Stato laico, in questo, non può tradirsi. Questa legge che consente la procreazione assistita, e la limita, resta almeno fedele alla verità che la vita umana generata dà origine a un essere di eguale e infinita dignità, come uno di noi. Il resto viene di conseguenza.
Oggi ho provato per la prima volta lo speed dating, che da queste parti va molto di moda, specialmente ora che si avvicina san Valentino (a proposito, le spoglie di San Valentino si trovano a Dublino)
In questo caso era una serata di beneficienza, organizzata da studenti nello student bar e lo scopo era essenzialmente divertirsi e raccogliere fondi per l'India.
Praticamente ti viene assegnato un numero e fai conoscenza di una persona presente in sala per tre minuti, allo scadere dei quali passi alla successiva e cosi' via. Per cui in una serata ti presenti ad un numero consistente di persone. Alla fine segnali le tue preferite e se sei ricambiato l'organizzazione permette lo scambio dei dati personali e la reciproca conoscenza puo' approfondirsi.
L'organizzazione oggi a dire la verita' era un po' casareccia; diciamo che avevano abbondato con i maschi e se allo scadere del tempo non ti fiondavi sui tavolini dove erano sedute le ragazze rimanevi a secco per tre minuti. Piu' che uno speed dating era uno speed hunting.
E' incredibile quanto siano lunghi 3 minuti quando non sei interessato e non sai cosa dire, mentre passano in un baleno quando lei ti piace.
Alla fine insomma si potevano scegliere 5 preferite ma, sara' che ho i gusti difficili, sara' che ne avevo conosciute una diecina soltanto, fatto sta che ne ho segnalate solo due.
Una perche' era l'unica che veramente mi interessava, che avevo adocchiato dall'anno scorso e l'altra perche' era sua amica e amava l'Italia. (Anche se era del Trinity e quindi lungi da me)
Io, a mia volta, sono stato scelto da una sola ragazza. Chi? Non ci crederete ma esattamente da lei, Claire, quella che avevo scelto anch'io. Un perfect match insomma.
Peccato che aveva scelto anche altri due che, visto che e' molto carina, ricambiavano.
Vabbe' era solo un gioco e la serata si è conclusa con un grande karaoke, però anche in questo caso sono emerse affinità elettive. Infatti quale canzone ha scelto Claire? You are so vain, di Carly Simon, una delle mie preferite.
Comunque Valentine's Day si avvicina e qualcosa si muove (altrove).
Well I hear you went up to Saratoga and your horse naturally won
Then you flew your lear jet up to Nova Scotia
To see the total eclipse of the sun
Well you're where you should be all the time
And when you're not you're with
Some underworld spy or the wife of a close friend
Wife of a close friend, and...
You're so vain, you probably think this song is about you
You're so vain, I'll bet you think this song is about you
Don't you? Don't You? Don't you?
In questo caso era una serata di beneficienza, organizzata da studenti nello student bar e lo scopo era essenzialmente divertirsi e raccogliere fondi per l'India.
Praticamente ti viene assegnato un numero e fai conoscenza di una persona presente in sala per tre minuti, allo scadere dei quali passi alla successiva e cosi' via. Per cui in una serata ti presenti ad un numero consistente di persone. Alla fine segnali le tue preferite e se sei ricambiato l'organizzazione permette lo scambio dei dati personali e la reciproca conoscenza puo' approfondirsi.
L'organizzazione oggi a dire la verita' era un po' casareccia; diciamo che avevano abbondato con i maschi e se allo scadere del tempo non ti fiondavi sui tavolini dove erano sedute le ragazze rimanevi a secco per tre minuti. Piu' che uno speed dating era uno speed hunting.
E' incredibile quanto siano lunghi 3 minuti quando non sei interessato e non sai cosa dire, mentre passano in un baleno quando lei ti piace.
Alla fine insomma si potevano scegliere 5 preferite ma, sara' che ho i gusti difficili, sara' che ne avevo conosciute una diecina soltanto, fatto sta che ne ho segnalate solo due.
Una perche' era l'unica che veramente mi interessava, che avevo adocchiato dall'anno scorso e l'altra perche' era sua amica e amava l'Italia. (Anche se era del Trinity e quindi lungi da me)
Io, a mia volta, sono stato scelto da una sola ragazza. Chi? Non ci crederete ma esattamente da lei, Claire, quella che avevo scelto anch'io. Un perfect match insomma.
Peccato che aveva scelto anche altri due che, visto che e' molto carina, ricambiavano.
Vabbe' era solo un gioco e la serata si è conclusa con un grande karaoke, però anche in questo caso sono emerse affinità elettive. Infatti quale canzone ha scelto Claire? You are so vain, di Carly Simon, una delle mie preferite.
Comunque Valentine's Day si avvicina e qualcosa si muove (altrove).
Well I hear you went up to Saratoga and your horse naturally won
Then you flew your lear jet up to Nova Scotia
To see the total eclipse of the sun
Well you're where you should be all the time
And when you're not you're with
Some underworld spy or the wife of a close friend
Wife of a close friend, and...
You're so vain, you probably think this song is about you
You're so vain, I'll bet you think this song is about you
Don't you? Don't You? Don't you?
lunedì, febbraio 09, 2004
Il book shifting è una pratica sabotativa molto semplice e poco rischiosa.
Consiste nello spostare i libri dal posto assegnato loro dal libraio, per collocarli altrove, sempre all'interno del negozio s'intende. Il proprio gusto letterario prevale, almeno temporaneamente, sulla logica commerciale.
Ho pensato che quest'opera di dislocazione letteraria si può compiere anche nelle biblioteche.
Chi non ha dei testi antipatici, che vorrebbe vedere scomparire?
Bene, prendeteli e metterli altrove, in un'altra collocazione, magari dietro un libro di grandi dimensioni.
Viene così appagata la propria mania censoria, senza grandi danni e senza compiere reati o infrazioni.
ps. Una variante e' nascondere i libri nei gabinetti. Qualcuno da queste parti ha cominciato ad attuarla, visto che ho appena trovato un dizionario Uzbeco-Inglese!!
Consiste nello spostare i libri dal posto assegnato loro dal libraio, per collocarli altrove, sempre all'interno del negozio s'intende. Il proprio gusto letterario prevale, almeno temporaneamente, sulla logica commerciale.
Ho pensato che quest'opera di dislocazione letteraria si può compiere anche nelle biblioteche.
Chi non ha dei testi antipatici, che vorrebbe vedere scomparire?
Bene, prendeteli e metterli altrove, in un'altra collocazione, magari dietro un libro di grandi dimensioni.
Viene così appagata la propria mania censoria, senza grandi danni e senza compiere reati o infrazioni.
ps. Una variante e' nascondere i libri nei gabinetti. Qualcuno da queste parti ha cominciato ad attuarla, visto che ho appena trovato un dizionario Uzbeco-Inglese!!
domenica, febbraio 08, 2004
L'inglese, per chi parla l'italiano, presenta alcuni trabocchetti. Ecco un estratto da un breve articolo che ho trovato su manager.it.
... Pensiamo ad esempio a smoking, che per noi italiani rappresenta un tipo di abito maschile indossato in occasione di serate importanti. In inglese questa parola esiste solo come forma in –ing del verbo to smoke (fumare) e non per indicare un capo d’abbigliamento. Infatti il suo corrispondente inglese è dinner jacket, letteralmente “giacca da cena”. Nemmeno la variante americana tuxedo ne giustifica l’uso italiano, la cui probabile origine è smoking jacket, una sorta di giacca da camera in uso nell’Ottocento.
Anche tight è un falso anglicismo: in inglese si dice morning suit, e sembra confermare l’ampiezza di questo fenomeno nel campo dell’abbigliamento; infatti succede la stessa cosa per body, slip e montgomery. I loro corrispondenti inglesi sono body stocking “calza da corpo”, trunks e briefs “mutande” da uomo e da donna, e duffel coat.
Un altro esempio tipico di falso anglicismo è la parola footing, che in italiano è impiegata con il senso di correre a moderata velocità come attività sportiva. In inglese non è contemplata, e l’equivalente corretto è jogging. Altri esempi abbastanza comuni sono: jolly = allegro, gioviale, che nel gioco delle carte rappresenta la figura portafortuna, ma che in inglese è joker; toast è in realtà toasted sandwich, e flipper si dice pinball machine
I falsi amici sono invece quelle parole che assomigliano foneticamente all’italiano ma che hanno in inglese un significato diverso. Parole che ci confondono, perché interpretate spesso in maniera sbagliata. Talvolta può essere semplicemente una questione di sfumatura, ma più spesso il significato è completamente diverso. Vediamo alcuni casi: actual non traduce “attuale”, che in inglese è present, current, bensì “effettivo”, “reale”; dunque una frase del tipo: the actual political situation in England is very alarming significa “la situazione politica reale in Inghilterra è molto allarmante”.
Altri falsi amici abbastanza comuni sono:
canteen = mensa perché cantina si dice cellar
consistent = coerente perché consistente si dice substantial
constipated = stitico perché essere costipato si dice to have a bad cold
genteel = signorile perché gentile si dice kind
eventually = alla fine perché eventualmente si dice if necessary
convenient = comodo perché conveniente si dice cheap
... Pensiamo ad esempio a smoking, che per noi italiani rappresenta un tipo di abito maschile indossato in occasione di serate importanti. In inglese questa parola esiste solo come forma in –ing del verbo to smoke (fumare) e non per indicare un capo d’abbigliamento. Infatti il suo corrispondente inglese è dinner jacket, letteralmente “giacca da cena”. Nemmeno la variante americana tuxedo ne giustifica l’uso italiano, la cui probabile origine è smoking jacket, una sorta di giacca da camera in uso nell’Ottocento.
Anche tight è un falso anglicismo: in inglese si dice morning suit, e sembra confermare l’ampiezza di questo fenomeno nel campo dell’abbigliamento; infatti succede la stessa cosa per body, slip e montgomery. I loro corrispondenti inglesi sono body stocking “calza da corpo”, trunks e briefs “mutande” da uomo e da donna, e duffel coat.
Un altro esempio tipico di falso anglicismo è la parola footing, che in italiano è impiegata con il senso di correre a moderata velocità come attività sportiva. In inglese non è contemplata, e l’equivalente corretto è jogging. Altri esempi abbastanza comuni sono: jolly = allegro, gioviale, che nel gioco delle carte rappresenta la figura portafortuna, ma che in inglese è joker; toast è in realtà toasted sandwich, e flipper si dice pinball machine
I falsi amici sono invece quelle parole che assomigliano foneticamente all’italiano ma che hanno in inglese un significato diverso. Parole che ci confondono, perché interpretate spesso in maniera sbagliata. Talvolta può essere semplicemente una questione di sfumatura, ma più spesso il significato è completamente diverso. Vediamo alcuni casi: actual non traduce “attuale”, che in inglese è present, current, bensì “effettivo”, “reale”; dunque una frase del tipo: the actual political situation in England is very alarming significa “la situazione politica reale in Inghilterra è molto allarmante”.
Altri falsi amici abbastanza comuni sono:
canteen = mensa perché cantina si dice cellar
consistent = coerente perché consistente si dice substantial
constipated = stitico perché essere costipato si dice to have a bad cold
genteel = signorile perché gentile si dice kind
eventually = alla fine perché eventualmente si dice if necessary
convenient = comodo perché conveniente si dice cheap
sabato, febbraio 07, 2004
Su RadioBlog si può trovare un'applicazione che permette di ascoltare mp3 in streaming dalla pagina del proprio blog.
Inoltre è possibile fare ricerca su altri blog.
Una grande invenzione, specialmente per chi come me, a causa dei firewall non può usare programmi paritari (peer-to-peer) per scaricare musica.
Per ora gli utenti non sono molti e quindi anche il numero delle canzoni disponibili ma prevedo un successo dell'applicazione.
Inoltre è possibile fare ricerca su altri blog.
Una grande invenzione, specialmente per chi come me, a causa dei firewall non può usare programmi paritari (peer-to-peer) per scaricare musica.
Per ora gli utenti non sono molti e quindi anche il numero delle canzoni disponibili ma prevedo un successo dell'applicazione.
Ma studiare filosofia servirà a qualcosa?
Forse no, però con una laurea in filosofia si può far fortuna in tanti altri campi.
Qualche esempio:
Woody Allen
Bill Clinton
Philip K. Dick
David Duchovny
John Elway (quarterback dei Denver Broncos)
Harrison Ford
Vaclav Havel
Martin Luther King
Bruce Lee
Peter Lynch
Steve Martin
Robert Musil
Neil Peart (batterista dei RUSH)
Giovanni Paolo II
George Soros
Forse no, però con una laurea in filosofia si può far fortuna in tanti altri campi.
Qualche esempio:
Woody Allen
Bill Clinton
Philip K. Dick
David Duchovny
John Elway (quarterback dei Denver Broncos)
Harrison Ford
Vaclav Havel
Martin Luther King
Bruce Lee
Peter Lynch
Steve Martin
Robert Musil
Neil Peart (batterista dei RUSH)
Giovanni Paolo II
George Soros
giovedì, febbraio 05, 2004
Da oggi ho una nuova sorellina che porta il mio stesso nome. E' brasiliana e di lei per ora conosco solo la data di nascita, 18/5/95.
I miei genitori sostengono alcune adozioni a distanza e mia madre considera questi bimbi come suoi figli veri. Custodisce amorevolmente le loro foto, le lettere con le loro notizie, i loro filmati.
Un motivo in più per festeggiare oggi, Arts Day, e per ringraziare nelle mie preghiere prima di coricarmi.
I miei genitori sostengono alcune adozioni a distanza e mia madre considera questi bimbi come suoi figli veri. Custodisce amorevolmente le loro foto, le lettere con le loro notizie, i loro filmati.
Un motivo in più per festeggiare oggi, Arts Day, e per ringraziare nelle mie preghiere prima di coricarmi.
Chiacchiere di vita studentesca.
Ieri ho assisitito ad un dibattito sulla legalizzazione dell'aborto in Irlanda. I due relatori invitati hanno avuto contrattempi, per cui hanno parlato solo studenti, alternandosi a difendere o rigettare, secondo lo schema dei 7 minuti che ho gi? raccontato un'altra volta.
Una cosa mi ha colpito, la pacatezza della discussione. L'argomento ? scottante, specialmente da queste parti, ma per fortuna mancavano i fondamentalisti religiosi e laici. (La legislazione irlandese prevede l'aborto solo in caso di grave pericolo per la vita della madre, e tra i casi di pericolo ? contemplato il possibile suicidio. In realt? chi vuole abortire va in Inghilterra, senza tanti problemi.)
Le argomentazioni da entrambe le parti erano quasi sempre ben fondate. Inoltre tutte le ragazze che sono intervenute erano pro-life, a smentire che la tesi diritto all'aborto sia una conquista femminista.
Alla fine ha vinto, per pochissimi voti, la componente pro-life, ma il risultato ? secondario, si dibatte per capire, non per avere ragione.
La prossima settimana c'? un dibattito simile ma pi? interessante perch? tra i relatori c'? Norma McCorvey, la protagonista della sentenza Roe vs Wade che nel 1973 ha iintrodotto l'aborto legale negli USA.
La cosa interessante ? che la McCorvey ora ? dall'altra parte, da oltre 10 anni ? diventata un'attivista pro-life.
Vedremo...
Oggi era Arts Day, ossia la festa della facolt?. Iniziate per tutta la giornata, divertimenti, gare,
Un momento topico ? stato quando, poco dopo le 6, sono passato in facolt?. In un'aula proiettavano The Madgalene Sisters, c'erano una quarantina di studenti, pi? che altro stranieri. In un'altra la Islamic Society che parlava del valore della vita, e anche qui il su una trentina di persone, almeno 25 non erano indigeni. Dov'erano gli irlandesi? Allo student bar a bere birra, immancabilmente.
Lo so che perpetuo un luogo comune ma Biagio mi ha raccontato un simpatico annuncio che ha ascoltato all'aeroporto di Toronto: "Il volo per Dublino subir? due ore di ritardo. Ricordiamo ai signori passeggeri che il bar ? aperto".
Ieri ho assisitito ad un dibattito sulla legalizzazione dell'aborto in Irlanda. I due relatori invitati hanno avuto contrattempi, per cui hanno parlato solo studenti, alternandosi a difendere o rigettare, secondo lo schema dei 7 minuti che ho gi? raccontato un'altra volta.
Una cosa mi ha colpito, la pacatezza della discussione. L'argomento ? scottante, specialmente da queste parti, ma per fortuna mancavano i fondamentalisti religiosi e laici. (La legislazione irlandese prevede l'aborto solo in caso di grave pericolo per la vita della madre, e tra i casi di pericolo ? contemplato il possibile suicidio. In realt? chi vuole abortire va in Inghilterra, senza tanti problemi.)
Le argomentazioni da entrambe le parti erano quasi sempre ben fondate. Inoltre tutte le ragazze che sono intervenute erano pro-life, a smentire che la tesi diritto all'aborto sia una conquista femminista.
Alla fine ha vinto, per pochissimi voti, la componente pro-life, ma il risultato ? secondario, si dibatte per capire, non per avere ragione.
La prossima settimana c'? un dibattito simile ma pi? interessante perch? tra i relatori c'? Norma McCorvey, la protagonista della sentenza Roe vs Wade che nel 1973 ha iintrodotto l'aborto legale negli USA.
La cosa interessante ? che la McCorvey ora ? dall'altra parte, da oltre 10 anni ? diventata un'attivista pro-life.
Vedremo...
Oggi era Arts Day, ossia la festa della facolt?. Iniziate per tutta la giornata, divertimenti, gare,
Un momento topico ? stato quando, poco dopo le 6, sono passato in facolt?. In un'aula proiettavano The Madgalene Sisters, c'erano una quarantina di studenti, pi? che altro stranieri. In un'altra la Islamic Society che parlava del valore della vita, e anche qui il su una trentina di persone, almeno 25 non erano indigeni. Dov'erano gli irlandesi? Allo student bar a bere birra, immancabilmente.
Lo so che perpetuo un luogo comune ma Biagio mi ha raccontato un simpatico annuncio che ha ascoltato all'aeroporto di Toronto: "Il volo per Dublino subir? due ore di ritardo. Ricordiamo ai signori passeggeri che il bar ? aperto".
mercoledì, febbraio 04, 2004
and in the darkened underpass
i thought oh god, my chance has come at last
(but then a strange fear gripped me and i
just couldn't ask)
Oggi mi aspettano: il barbiere, Life Soc. coffee morning, Yeats Project al teatro, lezione di irlandese, Abortion Debate organizzato dalla L&H oppure No man's land di Harold Pinter a teatro, e serata ancora da organizzare.
Ho saltato la lezione su Heidegger e Trakl, m'è bastato il Nietzsche and postmodernism al Work in Progress Seminar di ieri.
E' meglio non esagerare con la filosofia continentale o alla fine si diventa matti. ;)
i thought oh god, my chance has come at last
(but then a strange fear gripped me and i
just couldn't ask)
Oggi mi aspettano: il barbiere, Life Soc. coffee morning, Yeats Project al teatro, lezione di irlandese, Abortion Debate organizzato dalla L&H oppure No man's land di Harold Pinter a teatro, e serata ancora da organizzare.
Ho saltato la lezione su Heidegger e Trakl, m'è bastato il Nietzsche and postmodernism al Work in Progress Seminar di ieri.
E' meglio non esagerare con la filosofia continentale o alla fine si diventa matti. ;)
I sogni a volte si avverano.
Lunedi c'era la prima delle due date di Damien Rice a Dublino ed io purtroppo ero senza biglietto.
Ero sicuro di trovarlo da qualche bagarino ma mi ero promesso di non spendere piu' di 35-40 euro, visti i tempi di magra. :(
Cosa non facile visto che le quotazioni nei giorni scorsi erano arrivate a 60 euro.
Passate le 8, ho finito la mia visita settimanale allo shelter della SVP e mi sono avviato verso Vicar St., che e' proprio li' vicino.
Il primo tout che incrocio mi chiede 50 euro. Troppo, troppo. Proseguo, ne trovo un altro che vuole 40 ma non accetto, meglio verificare altre possibilita'.
Mi metto in coda al box del locale, non si sa mai che li rimettono in vendita. Mi si avvicina un uomo e me ne offre uno per 25. 25! Non ci credo, e' meno della prevendita!! Un regalo. Accetto, scettico, ma lui mi promette di accompagnarmi fino all'ingresso.
E cosi' sono entrato.
Il concerto, di cui narrero' gli aspetti musicali in un altro post, era gia' iniziato. Suonavano i due fratelli di supporto.
Mi piazzo in una buona posizione, a piano terra, seduto, laterale ma avanti. Ero troppo emozionato per ascoltare i due.
(L'emozione era cresciuta poi a causa della generosa scollatura della ragazza che mi si e' seduta accanto).
Irrequieto mi faccio un giro del locale, per vedere se c'e' qualcuno che conosco. Qualche faccia nota ma nessun amico.
Cerco i bagni, sul retro del palco e chi incontro? Lisa Hannigan, seduta a chiacchierare a fianco del banchetto del merchandising. Volevo conoscerla ma mi son vergognato troppo.
Continuo il mio girovagare, incontro Aoife, Rosin, Neev, mentre intanto la compagnia di danza comincia il suo spettacolo.
Io mi faccio un altro giro dietro le quinte, ecco che arriva Tomo, il batterista, con la moglie in dolce attesa.
Scambio due parole, lo ringrazio per il concerto di beneficenza della scorsa settimana, mi firma un singolo quando di nuovo si avvicina Lisa. Non potevo farmi sfuggire questa occasione.
Mi presento, le faccio dedicare il CD alla mia sorellina 'sono sicuro che la incontrerai in Italia', le dico 'she's a music journalist'.
'Ah si', suoneremo a Milano'
'Certo anche a Firenze, Bologna, ...' le ricordo io.
'Firenze? Didn't know. Beautiful.'
Le chiedo della perfomance solista della scorsa settimana. 'So scary'
Qualche altra battuta e la lascio andare.
Da vicino e' deliziosa, delicata. Carnaggione chiara e occhi intensi, non molto alta.
Poco irlandese nei modi, a parte il forte accento di Dublino; ha un non so che di francese.
Lunedi c'era la prima delle due date di Damien Rice a Dublino ed io purtroppo ero senza biglietto.
Ero sicuro di trovarlo da qualche bagarino ma mi ero promesso di non spendere piu' di 35-40 euro, visti i tempi di magra. :(
Cosa non facile visto che le quotazioni nei giorni scorsi erano arrivate a 60 euro.
Passate le 8, ho finito la mia visita settimanale allo shelter della SVP e mi sono avviato verso Vicar St., che e' proprio li' vicino.
Il primo tout che incrocio mi chiede 50 euro. Troppo, troppo. Proseguo, ne trovo un altro che vuole 40 ma non accetto, meglio verificare altre possibilita'.
Mi metto in coda al box del locale, non si sa mai che li rimettono in vendita. Mi si avvicina un uomo e me ne offre uno per 25. 25! Non ci credo, e' meno della prevendita!! Un regalo. Accetto, scettico, ma lui mi promette di accompagnarmi fino all'ingresso.
E cosi' sono entrato.
Il concerto, di cui narrero' gli aspetti musicali in un altro post, era gia' iniziato. Suonavano i due fratelli di supporto.
Mi piazzo in una buona posizione, a piano terra, seduto, laterale ma avanti. Ero troppo emozionato per ascoltare i due.
(L'emozione era cresciuta poi a causa della generosa scollatura della ragazza che mi si e' seduta accanto).
Irrequieto mi faccio un giro del locale, per vedere se c'e' qualcuno che conosco. Qualche faccia nota ma nessun amico.
Cerco i bagni, sul retro del palco e chi incontro? Lisa Hannigan, seduta a chiacchierare a fianco del banchetto del merchandising. Volevo conoscerla ma mi son vergognato troppo.
Continuo il mio girovagare, incontro Aoife, Rosin, Neev, mentre intanto la compagnia di danza comincia il suo spettacolo.
Io mi faccio un altro giro dietro le quinte, ecco che arriva Tomo, il batterista, con la moglie in dolce attesa.
Scambio due parole, lo ringrazio per il concerto di beneficenza della scorsa settimana, mi firma un singolo quando di nuovo si avvicina Lisa. Non potevo farmi sfuggire questa occasione.
Mi presento, le faccio dedicare il CD alla mia sorellina 'sono sicuro che la incontrerai in Italia', le dico 'she's a music journalist'.
'Ah si', suoneremo a Milano'
'Certo anche a Firenze, Bologna, ...' le ricordo io.
'Firenze? Didn't know. Beautiful.'
Le chiedo della perfomance solista della scorsa settimana. 'So scary'
Qualche altra battuta e la lascio andare.
Da vicino e' deliziosa, delicata. Carnaggione chiara e occhi intensi, non molto alta.
Poco irlandese nei modi, a parte il forte accento di Dublino; ha un non so che di francese.
martedì, febbraio 03, 2004
Il nostro uomo a Bagdad.
Breve ma efficace filmato sulla storia dei rapporti tra CIA e Saddam Hussein.
Breve ma efficace filmato sulla storia dei rapporti tra CIA e Saddam Hussein.
lunedì, febbraio 02, 2004
Trovo finalmente un po' di tempo per raccontare il concerto di mercoledì sera, dedicato alle vittime del terremoto in Iran.
Innanzitutto il locale, Vicar St., uno dei migliori a Dublino per concerto, dicono. Effettivamente ha un palco molto ampio, una capienza media, 1500 persone sedute, un'ottima acustica. Però io non amo i concerti dove tutti stanno seduti, tanto più che qui la platea è composta da tavolini, dove ti servono anche durante lo show.
Hanno aperto la serata i Tycho Brahe, grande voce ed eleganza della cantante, batterista fantasioso ma il resto deludente, specialmente dal punto di vista scenico.
Poi i The Walls, gradevole soft rock acustico, li avevo già sentiti qui in college.
Quindi Paul e Dave dei Bell X1 (ex Juniper). Hanno letteramente incantato. Per molti la migliore performance della serata, più che un concerto ad un certo punto sembrava cabaret. Doppia chitarra o chitarra e piano, hanno suonato Snakes and Snakes, Offshore, Next to You, Eve, The Girl is Mine (simpaticissimi), West of Her Spine e See Your Heart.
E' stata poi la volta di Viv, la violoncellista. Un pezzo classico scritto da lei, quindi ha cantato e suonato una grandiosa Come together con Tomo, il batterista di Damien Rice, nonchè organizzatore della serata. Poi si sono aggiunto altri tre archi e i Red Hot Cello Peppers hanno presentato Bohemian Rapsody e un tango.
Quindi il più atteso della serata Damien.
Ha iniziato da solo con Blower's Daughter II, poi Nine Crimes coin Viv al piano e lui in ginocchio.
La band al completo l'ha raggiunto per Delicate e Volcano.
Cold Water l'ha fatto al buio completo e in un silenzio assoluto (questi irlandesi non cantano durante i concerti, ascoltano), verso il finale ha aggiunto alcune strofe di Eve, the Apple of My Eye, un omaggio ai Juniper.
E per finire Blowers Daughter.
Impeccabile, sincero, essenziale.
Tutto il concerto è stato prevalentemente acustico, tranne Lisa Hannigan che ha fatto 4 pezzi jazz, con Tomo alla batteria, un pianista ed un contrabassista. S'è aggiunto poi Bell X1 Love Hurts di Roy Orbison.
Era il suo debutto come solista ed evidentemente emozionata. Voce timida e deliziosa, grande talento.
Finale a cappella con il gospel I went down to the river to pray, Lisa lead singer.
UAUHH!
Verrà realizzato un CD della serata.
Un concerto insolito, un po' perché dedicato ad una causa benefica, ma più che altro perché si respirava un'aria amichevole, mi sembrava un saggio di paese, davanti a parenti e amici.
Una caratteristica comune di questo gruppo di artisti è, a parte al giovane età, l'antidivismo: semplicità e professionismo.
A metà del concerto mi sono trovato Viv vicino; praticamente ero seduto a fianco della sorella, o della cugina, più altri parenti, ed era venuta a chiedere com'era andata. L'ho rincontrata alla fine, che li cercava, se n'erano andati senza salutarla.
:)
Innanzitutto il locale, Vicar St., uno dei migliori a Dublino per concerto, dicono. Effettivamente ha un palco molto ampio, una capienza media, 1500 persone sedute, un'ottima acustica. Però io non amo i concerti dove tutti stanno seduti, tanto più che qui la platea è composta da tavolini, dove ti servono anche durante lo show.
Hanno aperto la serata i Tycho Brahe, grande voce ed eleganza della cantante, batterista fantasioso ma il resto deludente, specialmente dal punto di vista scenico.
Poi i The Walls, gradevole soft rock acustico, li avevo già sentiti qui in college.
Quindi Paul e Dave dei Bell X1 (ex Juniper). Hanno letteramente incantato. Per molti la migliore performance della serata, più che un concerto ad un certo punto sembrava cabaret. Doppia chitarra o chitarra e piano, hanno suonato Snakes and Snakes, Offshore, Next to You, Eve, The Girl is Mine (simpaticissimi), West of Her Spine e See Your Heart.
E' stata poi la volta di Viv, la violoncellista. Un pezzo classico scritto da lei, quindi ha cantato e suonato una grandiosa Come together con Tomo, il batterista di Damien Rice, nonchè organizzatore della serata. Poi si sono aggiunto altri tre archi e i Red Hot Cello Peppers hanno presentato Bohemian Rapsody e un tango.
Quindi il più atteso della serata Damien.
Ha iniziato da solo con Blower's Daughter II, poi Nine Crimes coin Viv al piano e lui in ginocchio.
La band al completo l'ha raggiunto per Delicate e Volcano.
Cold Water l'ha fatto al buio completo e in un silenzio assoluto (questi irlandesi non cantano durante i concerti, ascoltano), verso il finale ha aggiunto alcune strofe di Eve, the Apple of My Eye, un omaggio ai Juniper.
E per finire Blowers Daughter.
Impeccabile, sincero, essenziale.
Tutto il concerto è stato prevalentemente acustico, tranne Lisa Hannigan che ha fatto 4 pezzi jazz, con Tomo alla batteria, un pianista ed un contrabassista. S'è aggiunto poi Bell X1 Love Hurts di Roy Orbison.
Era il suo debutto come solista ed evidentemente emozionata. Voce timida e deliziosa, grande talento.
Finale a cappella con il gospel I went down to the river to pray, Lisa lead singer.
UAUHH!
Verrà realizzato un CD della serata.
Un concerto insolito, un po' perché dedicato ad una causa benefica, ma più che altro perché si respirava un'aria amichevole, mi sembrava un saggio di paese, davanti a parenti e amici.
Una caratteristica comune di questo gruppo di artisti è, a parte al giovane età, l'antidivismo: semplicità e professionismo.
A metà del concerto mi sono trovato Viv vicino; praticamente ero seduto a fianco della sorella, o della cugina, più altri parenti, ed era venuta a chiedere com'era andata. L'ho rincontrata alla fine, che li cercava, se n'erano andati senza salutarla.
:)
Se vi sentite spiati dagli alieni ecco un bel sito che vi spiega come costruirvi un elmetto che blocca le comunicazioni telepatiche tra umani ed extraterrestri.
i think i'll go home and mull this over
before i cram it down my throat
at long last it's crashed, the colossal mass
has broken up into bits in my moat.
lift the mattress off the floor
walk the cramps off
go meander in the cold
hail to your dark skin
hiding the fact you're dead again
undeneath the power lines seeking shade
far above our heads are the icy heights that contain all reason
it's a luscious mix of words and tricks
that let us bet when you know we should fold
on rocks i dreamt of where we'd stepped
and the whole mess of roads we're now on.
hold your glass up, hold it in
never betray the way you've always known it is.
one day i'll be wondering how
i got so old just wondering how
i never got cold wearing nothing in the snow.
this is way beyond my remote concern
of being condescending
all these squawking birds won't quit.
building nothing, laying bricks.
i think i'll go home and mull this over
before i cram it down my throat
at long last it's crashed, the colossal mass
has broken up into bits in my moat.
lift the mattress off the floor
walk the cramps off
go meander in the cold
hail to your dark skin
hiding the fact you're dead again
undeneath the power lines seeking shade
far above our heads are the icy heights that contain all reason
it's a luscious mix of words and tricks
that let us bet when you know we should fold
on rocks i dreamt of where we'd stepped
and the whole mess of roads we're now on.
hold your glass up, hold it in
never betray the way you've always known it is.
one day i'll be wondering how
i got so old just wondering how
i never got cold wearing nothing in the snow.
this is way beyond my remote concern
of being condescending
all these squawking birds won't quit.
building nothing, laying bricks.
Secondo un rapido calcolo ho visitato circa il 10% del mondo, esattamente 24 paesi.
create your own visited country map
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