sabato, novembre 20, 2004

Cristo Re

Domani e' la solennita' di Cristo Re e sul web si festeggia.

Io, nel mio piccolo, lo faccio riportando un brano dalla Storia di Cristo, opera con la quale nel 1921 Giovanni Papini annuncio' la sua clamorosa conversione al cattolicesimo.



Come lo scrittore sia giunto a ritrovare Cristo, da sé, camminando per molte strade che alla fine sboccavano tutte ai piedi della Montagna dell'Evangelo, sarebbe un discorso troppo lungo e anche difficile. Ma il suo esempio - cioe' quello d'un uomo che ebbe sempre, fin da bambino, una repulsione per tutte le fedi riconosciute e per tutte le chiese, e per tutte le forme di vassallaggio spirituale, e poi passo', con delusioni tanto profonde quanto erano stati potenti gli entusiasmi, attraverso molte esperienze, le piu' diverse e le piu' nuove che poteva trovare - l'esempio di quest'uomo, dico, che ha consumato in se stesso le ambizioni d'un'epoca instabile e irrequieta come poche ve ne furono; l'esempio di un uomo che dopo tanto scavallare, motteggiare e vaneggiare torna vicino a Cristo, non ha, forse, un significato soltanto privato e personale.

Non v'e' tornato per stanchezza perche', anzi, comincia per lui una vita piu' difficile e un obbligo piu' faticoso; non per le paure della senilita' perche' ancora si puo' chiamare giovane; non per voglia del perche', nel clima di questi anni, gli varrebbe meglio esser lusingatore che giudice. Ma quest'uomo, tornato a Cristo, ha veduto che Cristo e' tradito e, piu' grave d'ogni offesa, dimenticato. E ha sentito l'impulso di ricordarlo e difenderlo.

Perche' non soltanto i suoi nemici l'hanno lasciato e guastato. Ma quelli stessi che furono i suoi discepoli, lui vivente, e lo compresero a mezzo e alla fine l'abbandonarono; e molti di quelli che son nati nella sua Chiesa e fanno il contrario di quel che comando' e hanno piu' dilezione per le sue immagini dipinte che per il suo esempio vivo e quando hanno consumato labbri e ginocchi in qualche materiale divozione credono d'essere in pari con lui e d'aver fatto quanto chiedeva, quanto chiede, disperatamente, e quasi sempre invano, insieme ai suoi Santi, da mille e novecent'anni.

Una storia di Cristo, scritta oggi, e' una risposta, una replica necessaria, una conclusione inevitabile: il peso che si mette sul piatto vuoto della bilancia, perche' dall'eterna guerra tra odio e amore esca, almeno, l'equilibrio della giustizia. E se diranno, a chi la scrisse, ch'e' un ritardatario non lo toccano. Ritardatario, spesso, sembra colui ch'e' nato troppo presto. Il sole che tramonta e' lo stesso che, nello stesso momento, tinge la mattina nuova d'un paese lontano. Il Cristianesimo non e' un'anticaglia ormai assimilata, in quel che aveva di buono, dalla stupenda e imperfettibile coscienza moderna, ma e', per moltissimi, tanto nuovo che non e' neppure cominciato. Il mondo, oggi, cerca Pace piu' che Liberta' e non v'e' pace che sotto il giogo di Cristo.

Dicono che Cristo e' il profeta dei deboli e invece venne a dar forza ai languenti e a fare i calpestati piu' alti dei re. Dicono che la sua e' religione di malati e moribondi eppure guarisce gl'infermi e risuscita i dormienti. Ch'e' il Dio della tristezza mentre esorta i suoi a rallegrarsi e promette un eterno banchetto di gioia ai suoi amici. Dicono che ha introdotto la tristezza e la mortificazione nel mondo e invece, quand'era vivo, mangiava e beveva, e si lasciava profumare i piedi e i capelli, e aveva in uggia i digiuni ipocriti e le vanitose penitenze. Molti l'hanno lasciato perche' non l'hanno mai conosciuto. A codesti, specialmente, vorrebbe giovare questo libro.
Il qual libro e' scritto, si perdoni il richiamo, da un fiorentino, cioe' sortito da quella nazione che, sola fra tutte, scelse Cristo come proprio Re. La prima idea l'ebbe Girolamo Savonarola nel 1495 ma non pote' portarla a buono. Fu ripresa, nelle distrette del minacciato assedio, nel 1527, e approvata a gran maggioranza. Sulla porta maggiore del Palazzo Vecchio, che s'apre tra il David di Buonarroti e l'Ercole del Bandinelli, fu murata una lastra di marmo con queste parole:

JESUS CHRISTUS REX FLORENTINI
POPULI P. DECRETO ELECTUS

Codesta iscrizione, benche' mutata da Cosimo, c'e' sempre; quel decreto non fu mai formalmente abrogato e disdetto e lo scrittore di quest'opera e' fiero di riconoscersi, anche oggi, dopo quattrocent'anni di usurpazioni, suddito e soldato di Cristo Re.


1 commento:

Roberto Iza Valdés ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.