Sfogliando il Washington Post ho trovato quest'articolo sulla femminizzazione dell'uomo giapponese.
Sono perplesso. Non sono mai stato in Giappone e non mi interesso di cultura nipponica però devo dire che anche io ultimamente avevo notato uno strano fenomeno, strano almeno ai miei occhi.
In campus abbiamo sempre qualche decina di giapponesi che viene in Irlanda a studiare l'inglese. Nei giorni scorsi ho notato che più di uno di loro, sempre un maschio, portava al braccio una di quelle borsette che in Italia solo mia madre oserebbe indossare.
Per capirci, una come questa (l'ho trovata su un sito giapponese):
Ora, giusto per curiosità, volevo chiedere ai miei lettori italiani che magari vivono in una citta turistica e ogni tanto vengono in contatto con i nipponici: stiamo parlando di casi isolati o questi si sono improvvisamente tutti rinfrociti?
No, perchè a questo punto, se è così, la borsetta me la compro pure io e appena torno in Italia lancio la moda.
mercoledì, settembre 28, 2005
Pare che la segnalazione della serie di articoli dedicati al referendum istituzionale del 1946 abbia avuto un certo successo.
Gli articoli, lo ricordiamo, sono tratti dalla tesi di laurea di Francesco Bottone e sono pubblicati sul periodico mensile Storia del Novecento a partire dal numero di agosto.
L'autore, mio esimio cugino, mi ha chiesto di divulgare il suo indirizzo di posta elettronica per chi fosse interessato a contattarlo:
boccetta@inwind.it
martedì, settembre 27, 2005
Lo so che qualcuno vuol vedere le foto del matrimonio ma purtroppo non sono ancora a mia disposizione. Per ora accontentatevi di questa.
Da domani pomeriggio sarò in Italia per partecipare ad un convegno sulla traduzione organizzato dalla Società Italiana di Filosofia del Linguaggio. Non farò interventi però dovrebbero presentare il numero della rivista Studium dedicato alla traduzione, dove appare anche un mio articolo.
Il Dipartimento mi ha assegnato il tutoraggio in Introduzione alla filosofia antica orientale ed occidentale. E' un corso del primo anno del BA (equivalente alla laurea di primo livello). Avrò otto classi ed un numero ancora imprecisato di alunni.
ps. Mi hanno assegnato anche una classe del corso serale per adulti. Oltre che per la filosofia antica, sarò tutor anche per la filosofia moderna.
Da domani pomeriggio sarò in Italia per partecipare ad un convegno sulla traduzione organizzato dalla Società Italiana di Filosofia del Linguaggio. Non farò interventi però dovrebbero presentare il numero della rivista Studium dedicato alla traduzione, dove appare anche un mio articolo.
Il Dipartimento mi ha assegnato il tutoraggio in Introduzione alla filosofia antica orientale ed occidentale. E' un corso del primo anno del BA (equivalente alla laurea di primo livello). Avrò otto classi ed un numero ancora imprecisato di alunni.
ps. Mi hanno assegnato anche una classe del corso serale per adulti. Oltre che per la filosofia antica, sarò tutor anche per la filosofia moderna.
Ieri, appena ho letto che il Papa ha ricevuto in udienza Hans Kung, mi è tornata in mente questa deliziosa barzelletta.
Karl Rahner, Hans Kung and Joseph Ratzinger all die on the same day, and go to meet St. Peter to know their fate.
St. Peter approaches the three of them, and tells them that he will interview each of them to discuss their views on various issues.
He then points at Rahner and says "Karl! In my office..." After 4 hours, the door opens, and Rahner comes stumbling out of St. Peter's office. He is highly distraught, and is mumbling things like "Oh God, that was the hardest thing I've ever done! How could I have been so wrong! So sorry...never knew..." He stumbles off into Heaven, a testament to the mercy of Our God.
St. Peter follows him out, and sticks his finger in Kung's direction and "Hans! You're next..." After 8 hours, the door opens, and Kung comes out, barely able to stand. He is near collapse with weakness and a crushed spirit. He , too, is mumbling things like "Oh God, that was the hardest thing I've ever done! How could I have been so wrong! So sorry...never knew..." He stumbles off into Heaven, a testament to the mercy of Our God.
Lastly, St. Peter, emerging from his office, says to Ratzinger, "Joseph, your turn." TWELVE HOURS LATER, St. Peter stumbles out the door, apparently exhausted, saying "Oh God, that's the hardest thing I've ever done..."
Karl Rahner, Hans Kung and Joseph Ratzinger all die on the same day, and go to meet St. Peter to know their fate.
St. Peter approaches the three of them, and tells them that he will interview each of them to discuss their views on various issues.
He then points at Rahner and says "Karl! In my office..." After 4 hours, the door opens, and Rahner comes stumbling out of St. Peter's office. He is highly distraught, and is mumbling things like "Oh God, that was the hardest thing I've ever done! How could I have been so wrong! So sorry...never knew..." He stumbles off into Heaven, a testament to the mercy of Our God.
St. Peter follows him out, and sticks his finger in Kung's direction and "Hans! You're next..." After 8 hours, the door opens, and Kung comes out, barely able to stand. He is near collapse with weakness and a crushed spirit. He , too, is mumbling things like "Oh God, that was the hardest thing I've ever done! How could I have been so wrong! So sorry...never knew..." He stumbles off into Heaven, a testament to the mercy of Our God.
Lastly, St. Peter, emerging from his office, says to Ratzinger, "Joseph, your turn." TWELVE HOURS LATER, St. Peter stumbles out the door, apparently exhausted, saying "Oh God, that's the hardest thing I've ever done..."
lunedì, settembre 26, 2005
Com'è la vita prima di nascere?
Come si comportano il bambino o la bambina prima di nascere? Vedono, ascoltano, sentono i gusti, piangono, ridono, ricordano? E in che modo si relazionano con la mamma che li porta in grembo?
Fino ad un paio di decenni fa il mondo dei nascituri nel grembo materno era un vero mistero, ora però è addirittura possibile fotografare, filmare e descrivere gli sviluppi e le reazioni alle sensazioni dei bambini prima della nascita.
Il dottor Carlo Bellieni, che lavora all’Unità di Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena (http://carlobellieni.splinder.com) ha compiuto una accurata ricerca sulla vita prima della nascita, di cui parla anche nel suo ultimo libro “L’alba dell’io” (Società editrice fiorentina, 8 euro). ZENIT lo ha intervistato.
Fino agli ani '80 si riteneva che l'utero materno fosse una specie di cassaforte per il feto. Cosa è cambiato da allora?
Bellieni: Moltissimo. Oggi sappiamo che il feto è un essere plurisensoriale i cui sensi entrano in azione con una sequenza preordinata: per primo si manifesterà la sensorialità tattile, poi quella chimica (gusto e olfatto), la vestibolare (equilibrio), l'udito e infine la vista. Lo sviluppo precoce in utero dei sensi ha una duplice funzione: quella di modellare il sistema nervoso centrale, fornendo stimoli che interagiscono con la crescita di gruppi di neuroni, indirizzandola su una strada fisiologica e quella di introdurre il nascituro al mondo esterno producendo una sorta di apprendimento in utero.
E’ vero che i sensi entrano in azione precocemente prima di nascere?
Bellieni: Già dall'8a settimana dopo il concepimento sono presenti nel feto nella zona della bocca i recettori per il tatto, che poi andranno ad espandersi per tutta la superficie del corpo in pochi mesi, ma è verso le 22-24 settimane che saranno pronte le connessioni con la corteccia cerebrale. Il feto risponde agli stimoli che arrivano attraverso la pancia della mamma: quando una donna incinta è distesa, è possibile prendere in mano il suo utero con tutta la mano, come un pallone, per prendere contatto con il bambino: una leggera pressione del dito fa da richiamo e il bambino reagisce e si mette in moto.
E' auspicabile che il padre, per quanto è possibile, partecipi a questo "gioco" e a Siena queste conoscenze sono la base per un corso che facciamo in Clinica Ostetrica alle coppie per imparare ad entrare in contatto col bambino prenatale.
Ci parli dell’udito e del gusto del feto
Bellieni: Verso le 25 settimane di gestazione, il feto ha sviluppato l’udito. Dentro l'utero la voce della madre arriva ad un'intensità molto maggiore della voce di un estraneo (o del padre!) e a questa voce il feto si abitua, tanto che vari esperimenti ci dimostrano che il neonato appena nato sa distinguere la voce della sua mamma dalla voce di un'estranea. Così come saprà distinguere gli odori della mamma. Servirà questo a riconoscere il latte materno, che ha un sapore e un odore simili al liquido amniotico che per nove mesi gli ha bagnato lingua e labbra.
Il feto ha memoria?
Bellieni: Nel 2001 su Pediatrics è stata pubblicata una ricerca che dimostra che al momento del divezzamento il lattante preferisce sapori che aveva sentito in utero per un certo periodo, anche se questi sapori non gli erano stati riproposti durante l'allattamento. Dunque il feto ha memoria. Questo, che sembrava essere solo appannaggio degli psichiatri, oggi è patrimonio del pediatra per spiegare vari fenomeni. Abbiamo di recente fatto uno studio su cosa succede ai bambini di ballerine che in gravidanza non avevano smesso di ballare: per addormentarsi richiedevano in media di essere cullati più energicamente degli altri!
E poi, cos'altro è il cullare il neonato se non ricostruire quell'ambiente sereno che aveva nell'utero: movimenti ritmici, profumo della madre, voce indistinta ma presente e cantilenante, buio, ma presenza di pareti e limiti che non ritroverebbe se deposto bruscamente su un letto?
Ha fatto altri studi sulla memoria del feto?
Bellieni: Sì, per esempio sulla memoria a breve termine, dimostrando che il feto si abitua agli stimoli esterni proprio come un bambino già nato. Abbiamo usato stimoli sonori mandati attraverso la parete dell’utero e abbiamo misurato ecograficamente come il feto reagiva strizzando gli occhi infastidito e poi come si abituava al rumore. E’ possibile vedere questo in un breve video-clip in rete (http://www.medicinaepersona.org/)
E’ vero che il feto sogna?
Bellieni: Gli studi sul neonato prematuro portano sempre più dati sulle caratteristiche del sonno in utero. Il prof. Rivkees della Yale University, nel 2000 dimostrava la presenza di un ritmo giorno-notte sin dalla metà della gestazione. Oggi sappiamo che dalle 28 settimane di gestazione sono differenziabili delle fasi del sonno. Dalla 30a settimana è presente il sonno attivo, l'equivalente del sonno REM dell'adulto, quello in cui si svolge la maggior parte dei sogni. Dunque nulla ci impedisce di dire che in utero il feto ha tutti gli "strumenti" per sognare: un'attività elettrica cerebrale adatta e la presenza di stimoli che ne costituiranno i contenuti. Anche in utero il sonno è importantissimo perché vi avviene la massima proliferazione di cellule nervose e la produzione preferenziale di certi ormoni.
Prova dolore il feto?
Bellieni: Sembra impossibile, ma il dolore del feto e del neonato è stato riconosciuto solo alla fine degli anni ‘80. Eppure è chiaro che i nostri prematuri nati a 23-24 settimane sentono dolore. E i cambiamenti ormonali dopo lo stimolo doloroso sono stati dimostrati nei feti di 20 settimane o poco più. Su dei piccolissimi nati prima del termine abbiamo di recente sperimentato un sistema di analgesia basato su tecniche di distrazione non farmacologiche: abbiamo avuto ragione: il neonato prematuro sente il dolore, piange, ma riesce anche ad interagire con chi gli sta intorno accettando di esser consolato e distratto, tanto da non sentire più male! Un video-clip di tre studiosi americani sul pianto del feto è scaricabile in rete (http://fn.bmjjournals.com/).
Ma come passa la giornata un bambino prima di nascere?
Bellieni: Il feto ha un mondo di sensazioni, ma anche di azioni. Il feto risponde a suo modo agli stimoli esterni, sobbalza se sente rumori, risponde alle carezze. Ma si esercita per la vita all’aria aperta: fa di continuo esercizi di respiro, pur immerso nel liquido amniotico, e sono stati registrati i tentativi di emettere suoni visualizzando le corde vocali. Ha singhiozzo, e fa smorfie che somigliano al sorriso o al pianto. I suoi movimenti rispondono alle fasi di calma o movimento della mamma, e anche alla quantità di zucchero che la mamma mangia.
Cosa dire, in conclusione?
Bellieni: Che il feto è già un nuovo membro della famiglia, e una compagnia per la mamma ancor prima di nascere.
Fino ad un paio di decenni fa il mondo dei nascituri nel grembo materno era un vero mistero, ora però è addirittura possibile fotografare, filmare e descrivere gli sviluppi e le reazioni alle sensazioni dei bambini prima della nascita.
Il dottor Carlo Bellieni, che lavora all’Unità di Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario "Le Scotte" di Siena (http://carlobellieni.splinder.com) ha compiuto una accurata ricerca sulla vita prima della nascita, di cui parla anche nel suo ultimo libro “L’alba dell’io” (Società editrice fiorentina, 8 euro). ZENIT lo ha intervistato.
Fino agli ani '80 si riteneva che l'utero materno fosse una specie di cassaforte per il feto. Cosa è cambiato da allora?
Bellieni: Moltissimo. Oggi sappiamo che il feto è un essere plurisensoriale i cui sensi entrano in azione con una sequenza preordinata: per primo si manifesterà la sensorialità tattile, poi quella chimica (gusto e olfatto), la vestibolare (equilibrio), l'udito e infine la vista. Lo sviluppo precoce in utero dei sensi ha una duplice funzione: quella di modellare il sistema nervoso centrale, fornendo stimoli che interagiscono con la crescita di gruppi di neuroni, indirizzandola su una strada fisiologica e quella di introdurre il nascituro al mondo esterno producendo una sorta di apprendimento in utero.
E’ vero che i sensi entrano in azione precocemente prima di nascere?
Bellieni: Già dall'8a settimana dopo il concepimento sono presenti nel feto nella zona della bocca i recettori per il tatto, che poi andranno ad espandersi per tutta la superficie del corpo in pochi mesi, ma è verso le 22-24 settimane che saranno pronte le connessioni con la corteccia cerebrale. Il feto risponde agli stimoli che arrivano attraverso la pancia della mamma: quando una donna incinta è distesa, è possibile prendere in mano il suo utero con tutta la mano, come un pallone, per prendere contatto con il bambino: una leggera pressione del dito fa da richiamo e il bambino reagisce e si mette in moto.
E' auspicabile che il padre, per quanto è possibile, partecipi a questo "gioco" e a Siena queste conoscenze sono la base per un corso che facciamo in Clinica Ostetrica alle coppie per imparare ad entrare in contatto col bambino prenatale.
Ci parli dell’udito e del gusto del feto
Bellieni: Verso le 25 settimane di gestazione, il feto ha sviluppato l’udito. Dentro l'utero la voce della madre arriva ad un'intensità molto maggiore della voce di un estraneo (o del padre!) e a questa voce il feto si abitua, tanto che vari esperimenti ci dimostrano che il neonato appena nato sa distinguere la voce della sua mamma dalla voce di un'estranea. Così come saprà distinguere gli odori della mamma. Servirà questo a riconoscere il latte materno, che ha un sapore e un odore simili al liquido amniotico che per nove mesi gli ha bagnato lingua e labbra.
Il feto ha memoria?
Bellieni: Nel 2001 su Pediatrics è stata pubblicata una ricerca che dimostra che al momento del divezzamento il lattante preferisce sapori che aveva sentito in utero per un certo periodo, anche se questi sapori non gli erano stati riproposti durante l'allattamento. Dunque il feto ha memoria. Questo, che sembrava essere solo appannaggio degli psichiatri, oggi è patrimonio del pediatra per spiegare vari fenomeni. Abbiamo di recente fatto uno studio su cosa succede ai bambini di ballerine che in gravidanza non avevano smesso di ballare: per addormentarsi richiedevano in media di essere cullati più energicamente degli altri!
E poi, cos'altro è il cullare il neonato se non ricostruire quell'ambiente sereno che aveva nell'utero: movimenti ritmici, profumo della madre, voce indistinta ma presente e cantilenante, buio, ma presenza di pareti e limiti che non ritroverebbe se deposto bruscamente su un letto?
Ha fatto altri studi sulla memoria del feto?
Bellieni: Sì, per esempio sulla memoria a breve termine, dimostrando che il feto si abitua agli stimoli esterni proprio come un bambino già nato. Abbiamo usato stimoli sonori mandati attraverso la parete dell’utero e abbiamo misurato ecograficamente come il feto reagiva strizzando gli occhi infastidito e poi come si abituava al rumore. E’ possibile vedere questo in un breve video-clip in rete (http://www.medicinaepersona.org/)
E’ vero che il feto sogna?
Bellieni: Gli studi sul neonato prematuro portano sempre più dati sulle caratteristiche del sonno in utero. Il prof. Rivkees della Yale University, nel 2000 dimostrava la presenza di un ritmo giorno-notte sin dalla metà della gestazione. Oggi sappiamo che dalle 28 settimane di gestazione sono differenziabili delle fasi del sonno. Dalla 30a settimana è presente il sonno attivo, l'equivalente del sonno REM dell'adulto, quello in cui si svolge la maggior parte dei sogni. Dunque nulla ci impedisce di dire che in utero il feto ha tutti gli "strumenti" per sognare: un'attività elettrica cerebrale adatta e la presenza di stimoli che ne costituiranno i contenuti. Anche in utero il sonno è importantissimo perché vi avviene la massima proliferazione di cellule nervose e la produzione preferenziale di certi ormoni.
Prova dolore il feto?
Bellieni: Sembra impossibile, ma il dolore del feto e del neonato è stato riconosciuto solo alla fine degli anni ‘80. Eppure è chiaro che i nostri prematuri nati a 23-24 settimane sentono dolore. E i cambiamenti ormonali dopo lo stimolo doloroso sono stati dimostrati nei feti di 20 settimane o poco più. Su dei piccolissimi nati prima del termine abbiamo di recente sperimentato un sistema di analgesia basato su tecniche di distrazione non farmacologiche: abbiamo avuto ragione: il neonato prematuro sente il dolore, piange, ma riesce anche ad interagire con chi gli sta intorno accettando di esser consolato e distratto, tanto da non sentire più male! Un video-clip di tre studiosi americani sul pianto del feto è scaricabile in rete (http://fn.bmjjournals.com/).
Ma come passa la giornata un bambino prima di nascere?
Bellieni: Il feto ha un mondo di sensazioni, ma anche di azioni. Il feto risponde a suo modo agli stimoli esterni, sobbalza se sente rumori, risponde alle carezze. Ma si esercita per la vita all’aria aperta: fa di continuo esercizi di respiro, pur immerso nel liquido amniotico, e sono stati registrati i tentativi di emettere suoni visualizzando le corde vocali. Ha singhiozzo, e fa smorfie che somigliano al sorriso o al pianto. I suoi movimenti rispondono alle fasi di calma o movimento della mamma, e anche alla quantità di zucchero che la mamma mangia.
Cosa dire, in conclusione?
Bellieni: Che il feto è già un nuovo membro della famiglia, e una compagnia per la mamma ancor prima di nascere.
venerdì, settembre 23, 2005
L’Italia rischia la fuga in avanti
Durante il finesettimana sono impegnato con il matrimonio della figlia di John Lennon (non il cantante ma un medico di Dublino, eheheh) e quindi non aggiornero' il blog.
Sara' un matrimonio celtico, tra un'irlandese e uno scozzese. Si prevedono danze e vestiti tradizionali. Forse ho perso l'unica occasione della mia vita di indossare il kilt, a meno che all'ultimo minuto .... Hmmm Chi sa...
Comunque, sempre a proposito di matrimoni, pacs e affini, questo articolo apparso su Avvenire qualche tempo fa mi pare interessante.
Buon weekend.
Da Roma Pier Luigi Fornari
Il patto civile di solidarietà francese vuole presentarsi come un istituto dichiaratamente contrattuale, un contratto a tempo indeterminato, che non comporta modifiche di stato civile. Una sua caratteristica è il fatto che può essere sciolto per volontà unilaterale di un componente, nella logica dei molti diritti e pochi doveri. Il contesto limitato del patto contrattuale presenta poi notevoli contraddizioni, che lo portano nella realtà a configurare "un modello di famiglia". Ma non è tutto, perché quando si parla di pacs, bisogna stare bene attenti. C'è pacs e pacs. Ad esempio le proposte di legge presentate in Italia con questa dicitura si spingono assai più avanti, sulla strada del riconoscimento pubblico delle unioni di fatto anche omosessuali, aprendo una sorta di "via italiana" al sodalizio.
Invece è solo attraverso la sottolineatura del carattere contrattuale che il pacs ha potuto superare in Francia il vaglio del Consiglio costituzionale, attivato dall'opposizione. La Consulta transalpina ha sentenziato la conformità alla Costituzione, infatti, ribadendo il carattere contrattuale del pacs, e sottolineando che esso non modifica lo Stato civile. La sentenza dell'alta corte francese recita così: "la conclusione di un pacs non dà luogo all'istituzione di nessun atto di stato civile, lo stato civile delle persone che lo concludono non subisce nessuna modificazione".
Ma nonostante questa sottolineatura del carattere contrattuale, vari giuristi hanno rilevato che lo stesso pacs francese presenta delle ambiguità in quanto, dietro l'apparenza di una veste contrattuale, cela problematiche di tipo familiare che lo fanno apparire come una soluzione alternativa al matrimonio (cfr. E. Calò, " Sul progetto di disciplina degli accordi di convivenza", in Corriere Giuridico, n. 12/2000, p. 1674). Tra l'altro l'ammissione delle coppie unite dal pacs alle riduzioni fiscali comporta un significativo impegno delle risorse pubbliche, concedendo, tra l'altro, ai conviventi di stipulare il pacs quando conviene fiscalmente e non stipularlo quando la tassazione individuale è più vantaggiosa.
Da notare inoltre che il costituzionalista diessino Stefano Ceccanti e l'avvocato Renata Felice riconoscono che «la natura contrattuale sembra, quindi, non esaurire le implicazioni sociali e familiari che connotano tale nuova fattispecie». «Si può affermare, pertanto, che il Pacs - aggiungono gli esperti consultati dalla Quercia - rappresenti una originale combinazione frutto della interazione tra il principio dell'autonomia contrattuale come fonte di autoregolamento del rapporto, da una parte, e istituti propri del diritto di famiglia, specifiche regole poste a tutela della certezza dei rapporti giuridici a garanzia dell'affidamento dei terzi, e il riconoscimento della possibilità di usufruire di prestazioni pubbliche prima riservate ai coniugi, dall'altra. Il Pacs assume, in tal modo, la connotazione di un terzo modello di famiglia, produttivo di status, accanto al concubinato e alla famiglia fondata sul matrimonio». Di qui il passo oltre della «via italiana».
In ogni modo sia per quanto riguarda i pacs francesi che le proposte italiane, i tre tipi di tipologie che si dice di voler tutelare (cioè le coppie eterosessuali, le persone motivate all'unione dall'indigenza, le coppie omosessuali) rappresentano interessi confliggenti. Con il risultato che l'interesse che sembra prevalere appare quello di ottenere un "primo" riconoscimento della relazione omosessuale. Sicché tale logica ha portato in Francia ad escludere dal pacs ad esempio i fratelli e altri tipi di congiunti, che in caso di anzianità potrebbero, invece, rientrare nella categoria delle persone bisognose del mutuo aiuto. Il timore, infatti, era quello di configurare nel contesto del pacs una sorta di legalizzazione dell'incesto. L'esclusione dei fratelli e altre forme di parentela è presente anche nella proposta di Grillini. Inoltre il legislatore si trova sotto uno strano ricatto perché qualsiasi menzione dei figli, che rientrano nella casistica normale della coppia eterosessuale, rischia di configurare nuovi "passi avanti" sulla via dello zapaterismo, che prevede l'ammissione alle adozioni delle coppie gay.
Sta di fatto che il carattere contrattuale, per quanto ambiguo, della legge francese, viene decisamente superato dalle proposte italiane, ad esempio da quella di Grillini che introduce con il pacs, a differenza della legislazione transalpina, una vera e propria modifica dello Stato civile, con l'atto dell'iscrizione nel relativo registro. Altrettanto significativa l'equiparazione in materia di anagrafe dei pacs al matrimonio (art. 23 proposta Grillini). Inoltre i diritti successori spettanti al coniuge sono estesi al convivente. Ed il riconoscimento del valore pubblico del legame è sottolineato dal fatto che nella proposta italiana è prevista anche la concessione al partner della pensione di reversibilità, che risulta assente nella proposta francese. Un intervento, che se da un lato si presta anche alla fittizia stipulazione di pacs al fine di godere del vitalizio, è anche difficilmente spiegabile sul piano di un'equa ripartizione delle risorse della finanza pubblica. In un momento in cui le preoccupazioni relative agli andamenti demografici hanno portato a ridurre al 60% la pensione di reversibilità al coniuge superstite (riforma del 1995), e all'80% nel caso della presenza di un figlio, con la proposta Grillini l'erario si impegnerebbe a finanziarie unioni che per la loro stessa natura non possono o non vogliono fornire adeguate garanzie riguardo all'educazione dei contribuenti del futuro.
Sara' un matrimonio celtico, tra un'irlandese e uno scozzese. Si prevedono danze e vestiti tradizionali. Forse ho perso l'unica occasione della mia vita di indossare il kilt, a meno che all'ultimo minuto .... Hmmm Chi sa...
Comunque, sempre a proposito di matrimoni, pacs e affini, questo articolo apparso su Avvenire qualche tempo fa mi pare interessante.
Buon weekend.
Da Roma Pier Luigi Fornari
Il patto civile di solidarietà francese vuole presentarsi come un istituto dichiaratamente contrattuale, un contratto a tempo indeterminato, che non comporta modifiche di stato civile. Una sua caratteristica è il fatto che può essere sciolto per volontà unilaterale di un componente, nella logica dei molti diritti e pochi doveri. Il contesto limitato del patto contrattuale presenta poi notevoli contraddizioni, che lo portano nella realtà a configurare "un modello di famiglia". Ma non è tutto, perché quando si parla di pacs, bisogna stare bene attenti. C'è pacs e pacs. Ad esempio le proposte di legge presentate in Italia con questa dicitura si spingono assai più avanti, sulla strada del riconoscimento pubblico delle unioni di fatto anche omosessuali, aprendo una sorta di "via italiana" al sodalizio.
Invece è solo attraverso la sottolineatura del carattere contrattuale che il pacs ha potuto superare in Francia il vaglio del Consiglio costituzionale, attivato dall'opposizione. La Consulta transalpina ha sentenziato la conformità alla Costituzione, infatti, ribadendo il carattere contrattuale del pacs, e sottolineando che esso non modifica lo Stato civile. La sentenza dell'alta corte francese recita così: "la conclusione di un pacs non dà luogo all'istituzione di nessun atto di stato civile, lo stato civile delle persone che lo concludono non subisce nessuna modificazione".
Ma nonostante questa sottolineatura del carattere contrattuale, vari giuristi hanno rilevato che lo stesso pacs francese presenta delle ambiguità in quanto, dietro l'apparenza di una veste contrattuale, cela problematiche di tipo familiare che lo fanno apparire come una soluzione alternativa al matrimonio (cfr. E. Calò, " Sul progetto di disciplina degli accordi di convivenza", in Corriere Giuridico, n. 12/2000, p. 1674). Tra l'altro l'ammissione delle coppie unite dal pacs alle riduzioni fiscali comporta un significativo impegno delle risorse pubbliche, concedendo, tra l'altro, ai conviventi di stipulare il pacs quando conviene fiscalmente e non stipularlo quando la tassazione individuale è più vantaggiosa.
Da notare inoltre che il costituzionalista diessino Stefano Ceccanti e l'avvocato Renata Felice riconoscono che «la natura contrattuale sembra, quindi, non esaurire le implicazioni sociali e familiari che connotano tale nuova fattispecie». «Si può affermare, pertanto, che il Pacs - aggiungono gli esperti consultati dalla Quercia - rappresenti una originale combinazione frutto della interazione tra il principio dell'autonomia contrattuale come fonte di autoregolamento del rapporto, da una parte, e istituti propri del diritto di famiglia, specifiche regole poste a tutela della certezza dei rapporti giuridici a garanzia dell'affidamento dei terzi, e il riconoscimento della possibilità di usufruire di prestazioni pubbliche prima riservate ai coniugi, dall'altra. Il Pacs assume, in tal modo, la connotazione di un terzo modello di famiglia, produttivo di status, accanto al concubinato e alla famiglia fondata sul matrimonio». Di qui il passo oltre della «via italiana».
In ogni modo sia per quanto riguarda i pacs francesi che le proposte italiane, i tre tipi di tipologie che si dice di voler tutelare (cioè le coppie eterosessuali, le persone motivate all'unione dall'indigenza, le coppie omosessuali) rappresentano interessi confliggenti. Con il risultato che l'interesse che sembra prevalere appare quello di ottenere un "primo" riconoscimento della relazione omosessuale. Sicché tale logica ha portato in Francia ad escludere dal pacs ad esempio i fratelli e altri tipi di congiunti, che in caso di anzianità potrebbero, invece, rientrare nella categoria delle persone bisognose del mutuo aiuto. Il timore, infatti, era quello di configurare nel contesto del pacs una sorta di legalizzazione dell'incesto. L'esclusione dei fratelli e altre forme di parentela è presente anche nella proposta di Grillini. Inoltre il legislatore si trova sotto uno strano ricatto perché qualsiasi menzione dei figli, che rientrano nella casistica normale della coppia eterosessuale, rischia di configurare nuovi "passi avanti" sulla via dello zapaterismo, che prevede l'ammissione alle adozioni delle coppie gay.
Sta di fatto che il carattere contrattuale, per quanto ambiguo, della legge francese, viene decisamente superato dalle proposte italiane, ad esempio da quella di Grillini che introduce con il pacs, a differenza della legislazione transalpina, una vera e propria modifica dello Stato civile, con l'atto dell'iscrizione nel relativo registro. Altrettanto significativa l'equiparazione in materia di anagrafe dei pacs al matrimonio (art. 23 proposta Grillini). Inoltre i diritti successori spettanti al coniuge sono estesi al convivente. Ed il riconoscimento del valore pubblico del legame è sottolineato dal fatto che nella proposta italiana è prevista anche la concessione al partner della pensione di reversibilità, che risulta assente nella proposta francese. Un intervento, che se da un lato si presta anche alla fittizia stipulazione di pacs al fine di godere del vitalizio, è anche difficilmente spiegabile sul piano di un'equa ripartizione delle risorse della finanza pubblica. In un momento in cui le preoccupazioni relative agli andamenti demografici hanno portato a ridurre al 60% la pensione di reversibilità al coniuge superstite (riforma del 1995), e all'80% nel caso della presenza di un figlio, con la proposta Grillini l'erario si impegnerebbe a finanziarie unioni che per la loro stessa natura non possono o non vogliono fornire adeguate garanzie riguardo all'educazione dei contribuenti del futuro.
giovedì, settembre 22, 2005
Ballerine
Su quello che dovrebbe essere il più autorevole quotidiano italiano leggo oggi una intervista alla nota subrette Ambra Angiolini. Il Corriere sta cercando di promuovere i PACS e, giustamente, chi più di Ambra può desiderare una soluzione di comodo, con pochi doveri e molti diritti?
L'intervista è tutto un lamentarsi del fatto che legittimare i figli è una procedura lunga, complicata e dispendiosa, lo Stato penalizza le coppie non sposate e via dicendo.
Vale la pena riportare qualche passaggio.
Ho scoperto di recente, grazie a una puntata del mio programma quando è venuta ospite una donna avvocato che se non sei sposata, per lo Stato l'unico parente riconosciuto è la mamma. Nessun'altro. (Da notare nessun'altro con l'apostrofo!! Evidentemente gli asini non scrivono solo su Repubblica ma anche sul Corriere). Allo stato attuale Jolanda non ha nonni, zii, nessuno.
Ora, io non sono giurista ma mi pare che Ambra abbia detto una stupidaggine. Monica, confermi?
Occorre riconoscere le unioni di fatto, parificarle a un matrimonio.
Ambra, l'avevamo capito che sarebbe finita così.
La giornalista commenta: È lucida Ambra nella sua analisi, ha la rabbia dei giovani e la consapevolezza degli adulti. Non ha paura di fare discorsi controcorrente.
Figuramoci! Parificare le unioni di fatto al matrimonio sarebbe fare discorsi controcorrente? Ma mi faccia il piacere.
Ambra lucida nell'analisi? Quale analisi?
Comunque, proseguendo la lettura uno si chiede perché la coppia Angiolini-Renga non si sia ancora decisa per le giuste nozze, visto che problemi economici non dovrebbero esserci, una casa ce l'hanno, una figlia pure.
Pronta risposta:
Jolanda è più importante del matrimonio. È arrivata prima e così per evitare altri carichi, bomboniere, zii da ospitare, abbiamo deciso di non sposarci in fretta solo perché era nata nostra figlia, ma di aspettare. Tanto non cambia davvero nulla, non mi sento diversa da mia madre che è sposata.
Ah, ecco. Ambra ha proprio ragione, ci vorrebbe una legge per garantire i diritti di quelli che non hanno fretta e vogliono evitare bomboniere e zii da ospitare.
Bei tempi quelli di Non è la Rai, quando Ambra cantava:
T'appartengo io ci tengo e se prometto poi mantengo, m'appartieni se ci tieni tu prometti e poi mantieni.
Comunque, in tutta questa caciara su PACS e simili una cosa non riesco ancora a capire. Com'è che aiutare la coppia di star Angiolini-Renga, che può permettersi di vivere insieme ma non vuole prendere ulteriori responsabilità, sarebbe di sinistra mentre magari una bella legge per aiutare chi, come mio cugino, che vorrebbe sposarsi ma non ha una casa, sarebbe di destra?
Paperi III
Sempre per la serie Call for Crazy Papers, per accontentare Vincenzo oggi vi presentiamo il bando per l'antologia dedicata ai videogiochi medievali curata da un professore dell'Università dell'Alaska!
(Ma voi la conoscete la differenza fra medievalismo modernista, medievalismo post-modernista e neomedievalismo?)
Medieval Video Gaming
Proposals for THE MEDIEVAL IN MOTION: Neomedievalism in Film, Television, and Video Games (An Anthology of Critical & Pedagogical Analysis)
I am soliciting proposal for essays (or completed essays) concerning the representation of the medieval period in computer, video, and console gaming. While the anthology is organized around the idea of "neomedievalism" (defined below), contributors are encouraged to theorize the relationship of the medieval / medievalisms to gaming in all its permutations. Additionally,
although it is not a widely-known fact, the video game industry outgrossed Hollywood last year in terms of domestic sales, and many students' first taste of the medieval period comes through the prism of video and console games. Thus, computer and console games are an important area for pedagogical reflection as well. Possibilities include:
* Analysis of specific games (Diablo, Morrowind, Dungeon Siege, EverQuest, Fable, Stronghold, Medieval Total War, Age of Kings, Civilization, Warcraft-World of Warcraft)
* Analysis of particular genres: First Person Shooters (FPS), Real-Time Strategy (RTS), Role-Playing Games (RPG), Massively-Multiplayer Online Role Playing Games (MMORPG), Turn-Based Strategy (TBS), Strategy, Stealth, Horror, Adventure, Action
* Analysis of different platforms: PC, PS2, Xbox, GameCube, N64
* Chronological and technological development of games (Warcraft or the Final Fantasy series)
* Online Guilds and Medieval(ish) Communities in MMORPGs
* Marginality and liminality in game world and level construction
* Old-school medievalism: text based games to Dungeons and Dragons
* Representations of gender, race, age, ethnicity,
* Representations of alternative species, aliens, and "otherness"
* Representations of medieval warfare, technology, religion, social structure, and culture
Section Editor for Video Games:
Daniel T. Kline
Department of English
University of Alaska Anchorage
3211 Providence Drive
Anchorage, Alaska 99508
Proposals Due: 10/01/2005
Final Essays Due: 01/15/2006
BOOK UNDER CONTRACT WITH: EDWIN MELLEN PRESS
Many portrayals of the Middle Ages (well done or not) in motion pictures, TV, and games have gone through three movements of narrative style: Modernist-Medievalism, Post-Modernist Medievalism, Neomedievalism.
Historically, these movements of style can be seen to loosely correlate with three movements of the technical medium of motion pictures: film, television, and video games. While such an over-simplification is far from comprehensive, we have proposed to use it to serve as a structural base from which discussions and debates may orient: in either a reliance upon, an expansion of, a disagreement with, or a total deconstruction of this base.
What can be said about medievalism in motion pictures, TV, and games that hasn't been said before? In what ways might medieval motion pictures and TV-from the passive/receptive experience of film to the interactive experience of video games-be used productively in the classroom?
Send drafts and/or proposals to:
General Editor:
Carol L. Robinson
Kent State University-Trumbull
4314 Mahoning Ave., N.W.
Warren, Ohio 44483-1998
clrobins_at_kent.edu
(Ma voi la conoscete la differenza fra medievalismo modernista, medievalismo post-modernista e neomedievalismo?)
Medieval Video Gaming
Proposals for THE MEDIEVAL IN MOTION: Neomedievalism in Film, Television, and Video Games (An Anthology of Critical & Pedagogical Analysis)
I am soliciting proposal for essays (or completed essays) concerning the representation of the medieval period in computer, video, and console gaming. While the anthology is organized around the idea of "neomedievalism" (defined below), contributors are encouraged to theorize the relationship of the medieval / medievalisms to gaming in all its permutations. Additionally,
although it is not a widely-known fact, the video game industry outgrossed Hollywood last year in terms of domestic sales, and many students' first taste of the medieval period comes through the prism of video and console games. Thus, computer and console games are an important area for pedagogical reflection as well. Possibilities include:
* Analysis of specific games (Diablo, Morrowind, Dungeon Siege, EverQuest, Fable, Stronghold, Medieval Total War, Age of Kings, Civilization, Warcraft-World of Warcraft)
* Analysis of particular genres: First Person Shooters (FPS), Real-Time Strategy (RTS), Role-Playing Games (RPG), Massively-Multiplayer Online Role Playing Games (MMORPG), Turn-Based Strategy (TBS), Strategy, Stealth, Horror, Adventure, Action
* Analysis of different platforms: PC, PS2, Xbox, GameCube, N64
* Chronological and technological development of games (Warcraft or the Final Fantasy series)
* Online Guilds and Medieval(ish) Communities in MMORPGs
* Marginality and liminality in game world and level construction
* Old-school medievalism: text based games to Dungeons and Dragons
* Representations of gender, race, age, ethnicity,
* Representations of alternative species, aliens, and "otherness"
* Representations of medieval warfare, technology, religion, social structure, and culture
Section Editor for Video Games:
Daniel T. Kline
Department of English
University of Alaska Anchorage
3211 Providence Drive
Anchorage, Alaska 99508
Proposals Due: 10/01/2005
Final Essays Due: 01/15/2006
BOOK UNDER CONTRACT WITH: EDWIN MELLEN PRESS
Many portrayals of the Middle Ages (well done or not) in motion pictures, TV, and games have gone through three movements of narrative style: Modernist-Medievalism, Post-Modernist Medievalism, Neomedievalism.
Historically, these movements of style can be seen to loosely correlate with three movements of the technical medium of motion pictures: film, television, and video games. While such an over-simplification is far from comprehensive, we have proposed to use it to serve as a structural base from which discussions and debates may orient: in either a reliance upon, an expansion of, a disagreement with, or a total deconstruction of this base.
What can be said about medievalism in motion pictures, TV, and games that hasn't been said before? In what ways might medieval motion pictures and TV-from the passive/receptive experience of film to the interactive experience of video games-be used productively in the classroom?
Send drafts and/or proposals to:
General Editor:
Carol L. Robinson
Kent State University-Trumbull
4314 Mahoning Ave., N.W.
Warren, Ohio 44483-1998
clrobins_at_kent.edu
mercoledì, settembre 21, 2005
New Pantagruel
Lo scorso anno io e padre Gavan, avendo costatato l'assenza in un'università di un'offerta culturale di ispirazione cristiana, fondammo Atlantis.
L'intenzione, almeno per il primo anno, era di far conoscere alcuni classici della ricchissima tradizione cattolica. Abbiamo così organizzato una serie di conferenze, a scadenza mensile, dedicate ad un grande libro di un grande autore. L'iniziativa ha avuto un discreto successo, coinvolgendo però più professori che studenti, e pare che anche a Maynooth vogliano tentare qualcosa di simile.
Quest'anno, seppure in ritardo, stiamo elaborando una nuova proposta, più accattivante, e forse già domani saprò essere più preciso.
A non può venire a visitarci a Dublino, consiglio la lettura di New Pantagruel. Si tratta di una rivista culturale americana che un po' ci fa da ispirazione. Su Godspy, altro bel sito, un'intervista con il direttore di New Pantagruel.
“If my account of our moral condition is correct, we ought also to conclude that for some time now we too have reached that turning point. . . . This time, however, the barbarians are not waiting beyond the frontiers, they have already been governing us for quite some time. And it is our lack of consciousness of this that constitutes part of our predicament. We are not waiting for Godot, but for another-and doubtless very different-St. Benedict.” —Alasdair MacIntyre
L'intenzione, almeno per il primo anno, era di far conoscere alcuni classici della ricchissima tradizione cattolica. Abbiamo così organizzato una serie di conferenze, a scadenza mensile, dedicate ad un grande libro di un grande autore. L'iniziativa ha avuto un discreto successo, coinvolgendo però più professori che studenti, e pare che anche a Maynooth vogliano tentare qualcosa di simile.
Quest'anno, seppure in ritardo, stiamo elaborando una nuova proposta, più accattivante, e forse già domani saprò essere più preciso.
A non può venire a visitarci a Dublino, consiglio la lettura di New Pantagruel. Si tratta di una rivista culturale americana che un po' ci fa da ispirazione. Su Godspy, altro bel sito, un'intervista con il direttore di New Pantagruel.
“If my account of our moral condition is correct, we ought also to conclude that for some time now we too have reached that turning point. . . . This time, however, the barbarians are not waiting beyond the frontiers, they have already been governing us for quite some time. And it is our lack of consciousness of this that constitutes part of our predicament. We are not waiting for Godot, but for another-and doubtless very different-St. Benedict.” —Alasdair MacIntyre
martedì, settembre 20, 2005
La Repubblica degli ignoranti
Vergognoso articolo da Repubblica on line.
E' accettabile che i giornalisti di un quotidiano nazionale non conoscano l'uso di accenti e apostrofi?
Per non parlare della forma.
Pessima idea, quella di rinunciare a sposare una ragazza quando si e' ormai allaltare. E soprattutto quando gli sposi appartengono a due diversi clan di nomadi, e il tutto avviene di fronte a 500 invitati, tutti Rom: ce' il rischio che non la prendano bene. E infatti non e' stata accolta con molto entusiasmo dai parenti della sposa la decisione del giovane Rom di rendere noti i suoi dubbi sul matrimonio proprio poco prima della cerimonia che si stava svolgendo a Carugate, nel Milanese. Si e' cosi' scatenata una maxirissa, calmata solo dallarrivo dei carabinieri. E poi ci sono state le ritorsioni alle famiglie che vivono nella Bassa bergamasca. Dopo due allarmi ad Antegnate e Cortenuova, ce' stato un incendio doloso a Calcinate: qualcuno ha sparso la benzina intorno alla villa di uno dei nomadi presenti al matrimonio e poi ha appiccato il fuoco. Per fortuna uno dei vicini (anchegli Rom) se ne' accorto e ha spento le fiamme prima che facessero grossi danni. E ora si teme che le ritorsioni possano diffondersi.
E' accettabile che i giornalisti di un quotidiano nazionale non conoscano l'uso di accenti e apostrofi?
Per non parlare della forma.
Pessima idea, quella di rinunciare a sposare una ragazza quando si e' ormai allaltare. E soprattutto quando gli sposi appartengono a due diversi clan di nomadi, e il tutto avviene di fronte a 500 invitati, tutti Rom: ce' il rischio che non la prendano bene. E infatti non e' stata accolta con molto entusiasmo dai parenti della sposa la decisione del giovane Rom di rendere noti i suoi dubbi sul matrimonio proprio poco prima della cerimonia che si stava svolgendo a Carugate, nel Milanese. Si e' cosi' scatenata una maxirissa, calmata solo dallarrivo dei carabinieri. E poi ci sono state le ritorsioni alle famiglie che vivono nella Bassa bergamasca. Dopo due allarmi ad Antegnate e Cortenuova, ce' stato un incendio doloso a Calcinate: qualcuno ha sparso la benzina intorno alla villa di uno dei nomadi presenti al matrimonio e poi ha appiccato il fuoco. Per fortuna uno dei vicini (anchegli Rom) se ne' accorto e ha spento le fiamme prima che facessero grossi danni. E ora si teme che le ritorsioni possano diffondersi.
lunedì, settembre 19, 2005
Repubblica o Monarchia?
Gli amanti di storia patria sicuramente gioiranno alla notizia che in tutte, o quasi, le edicole del Regno possono trovare, a partire da questo mese, una serie di articoli dedicati al referendum istituzionale del 1946.
Gli articoli, tratti dalla tesi di laurea di Francesco Bottone recentemente discussa presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma III, sono pubblicati sul periodico mensile Storia del Novecento.
Come molti sapranno, una tesi storiografica consilidata sostiene che la Monarchia prevalse sulla Repubblica. L'autore, il tipo losco qui raffigurato, promette interessanti rivelazioni.
domenica, settembre 18, 2005
Stinchi
Per la gioia dei fan degli Shins, ho trovato in rete 4 concerti interamente scaribabili.
Uno è acustico: voce e chitarra.
Molte canzoni vecchie che non conoscevo e testi spesso stravolti.
It's a luscious mix of words and tricks
That let us bet when you know we should fold
On rocks i dreamt of where we'd stepped
And the whole mess of roads we're now on.
Uno è acustico: voce e chitarra.
Molte canzoni vecchie che non conoscevo e testi spesso stravolti.
It's a luscious mix of words and tricks
That let us bet when you know we should fold
On rocks i dreamt of where we'd stepped
And the whole mess of roads we're now on.
sabato, settembre 17, 2005
Paperi II
Per la serie Call for crazy papers, come promesso eccovi un nuovo magnifico appello. Questo riguarda i Fat Studies, ossia lo studio del grasso.
Ci tenevo a sottolineare due degli aspetti da trattare proposti: 1. il significato culturale e filosofico del grasso e 2. il posto della grassofobia o l'oppressione del grasso nel sistema economico.
L'appello scade a novembre, se qualcuno desidera contribuire può gentilmente mandare una copia dell'elaborato anche a me?
CALL FOR PROPOSALS: SESSIONS, PANELS, PAPERS: FAT STUDIES
NATIONAL POPULAR CULTURE & AMERICAN CULTURE ASSOCIATIONS
2006 JOINT CONFERENCE
April 12 - 15, 2006
Atlanta Marriott Marquis
For more information on the PCA/ACA, please go to http://www.h-net.org/~pcaaca.
Fat Studies - an interdisciplinary, cross-disciplinary field of study that confronts and critiques cultural constraints against the fat body and creates paradigms for the development of fat acceptance within mass society.
Proposals are being accepted for the PCA /ACA (Popular Culture Association/American Culture Association) National Conference in Atlanta, GA, April 12-16 2006 in the area of Fat Studies. Papers and panel suggestions can be from any field of study and are welcomed from academics/researchers/intellectuals/activists/artists at any stage in their career.
Topics may include but are not limited to:
- the representation of fat people in literature, film, music or in nonfiction
- cultural considerations of the fat body in various parts of the world
- the cultural or philosophical meanings of fat
- the fat guest on talk shows or in newsmagazines
- fat acceptance/activism
- historical views of fat
- approaches to fat and body image in psychotherapy
- fat children: literature, media, pedagogical approaches
- fat and race, ethnicity, class and/or religious background,
ability, feminism
- history/critique of diet books and scams
- the place of fataphobia or fat oppression in the economic
system
By November 1, 2005, please send abstract of 250 words or completed paper to Lynda_hinkle@yahoo.com (preferred) or:
Lynda Hinkle
Rutgers University
English Department
311 North Fifth Street
Room 445
Camden, NJ 08012
Please include your complete contact information, and a CV and/or 50 word bio along with anticipated A/V needs.
Complete papers for those accepted will be due to area chair by February 15.
Presenters must become members of the Popular Culture Association. Find more information on the conference and organization at
http://www.popularculture.org.
Ci tenevo a sottolineare due degli aspetti da trattare proposti: 1. il significato culturale e filosofico del grasso e 2. il posto della grassofobia o l'oppressione del grasso nel sistema economico.
L'appello scade a novembre, se qualcuno desidera contribuire può gentilmente mandare una copia dell'elaborato anche a me?
CALL FOR PROPOSALS: SESSIONS, PANELS, PAPERS: FAT STUDIES
NATIONAL POPULAR CULTURE & AMERICAN CULTURE ASSOCIATIONS
2006 JOINT CONFERENCE
April 12 - 15, 2006
Atlanta Marriott Marquis
For more information on the PCA/ACA, please go to http://www.h-net.org/~pcaaca.
Fat Studies - an interdisciplinary, cross-disciplinary field of study that confronts and critiques cultural constraints against the fat body and creates paradigms for the development of fat acceptance within mass society.
Proposals are being accepted for the PCA /ACA (Popular Culture Association/American Culture Association) National Conference in Atlanta, GA, April 12-16 2006 in the area of Fat Studies. Papers and panel suggestions can be from any field of study and are welcomed from academics/researchers/intellectuals/activists/artists at any stage in their career.
Topics may include but are not limited to:
- the representation of fat people in literature, film, music or in nonfiction
- cultural considerations of the fat body in various parts of the world
- the cultural or philosophical meanings of fat
- the fat guest on talk shows or in newsmagazines
- fat acceptance/activism
- historical views of fat
- approaches to fat and body image in psychotherapy
- fat children: literature, media, pedagogical approaches
- fat and race, ethnicity, class and/or religious background,
ability, feminism
- history/critique of diet books and scams
- the place of fataphobia or fat oppression in the economic
system
By November 1, 2005, please send abstract of 250 words or completed paper to Lynda_hinkle@yahoo.com (preferred) or:
Lynda Hinkle
Rutgers University
English Department
311 North Fifth Street
Room 445
Camden, NJ 08012
Please include your complete contact information, and a CV and/or 50 word bio along with anticipated A/V needs.
Complete papers for those accepted will be due to area chair by February 15.
Presenters must become members of the Popular Culture Association. Find more information on the conference and organization at
http://www.popularculture.org.
venerdì, settembre 16, 2005
La fortuna di avere un blog.
L'altro giorno mi arriva questo messaggio.
Wed, 14 Sep 2005 19:04:06 +0200
Subject: blog?
From: "paolaxxxxxxx@libero.it"
To: "bottoneucd"
Non chiedermi chi sono, te lo spieghero' successivamente..ti ho cercato in rete, ho visto il tuo sito, sono perplessa, ti ho conosciuto sotto un'altra veste, sono a Dublino al momento nel laboratorio dello UCD.
Rispondimi via email o se 6 curioso chiamami. 087xxxxxx.
paola
Chi sarà? Comincio ad elencare mentalmente tutte le Paole che ho incrociato negli ultimi anni. Nel suo indirizzo di posta elettronica c'è anche un cognome, che però non conosco. Mistero ...
'sono perplessa, ti ho conosciuto sotto un'altra veste' e quale può essere un'altra veste così diversa da come appaio sul blog?
Le persone misteriose non mi attraggono, comunque decido di risponderle.
Beh, non so che dirti ...
Immagino vorrai incontrarmi e svelarmi le tue perplessità.
Il mio numero è 087 7486997, domani non ho impegni quindi possiamo vederci quando vuoi.
Mi riconoscerai?
Angelo
Mi risponde tramite sms, dicendo che vuole incontrarmi ma non mi conosce.
Il mistero aumenta. Non mi conosce ma mi sta cercando.
Arriva. Ci salutiamo e fa 'Ti dice niente Salerno?'
Hmmm, l'ultima volta che ero a SA è stato nel marzo 2003. Ho parlato ad un convegno su Newman in università, ricordo che andò molto bene.
'Esatto, ero tra il pubblico'.
Bellezza mia, se tu non ricordi me, che ero il relatore, come faccio io a ricordare te?
Comunque la conversazione si fa subito cordiale, tra meridionali ci si intende.
Le chiedo come ha fatto a rintracciarmi.
'Ti ho cercato su Google e sono arrivata ad un sito strano?'
'Come strano? Il mio blog!?!'
'Sì, c'erano scritte cose strane. Boh ... Non ero sicura, non ti riconoscevo'.
Ecco, mie cari lettori, qualunque idea vi siete fatti di me leggendo il blog, sappiate che è sbagliata.
Vero, Paola?
Wed, 14 Sep 2005 19:04:06 +0200
Subject: blog?
From: "paolaxxxxxxx@libero.it"
To: "bottoneucd"
Non chiedermi chi sono, te lo spieghero' successivamente..ti ho cercato in rete, ho visto il tuo sito, sono perplessa, ti ho conosciuto sotto un'altra veste, sono a Dublino al momento nel laboratorio dello UCD.
Rispondimi via email o se 6 curioso chiamami. 087xxxxxx.
paola
Chi sarà? Comincio ad elencare mentalmente tutte le Paole che ho incrociato negli ultimi anni. Nel suo indirizzo di posta elettronica c'è anche un cognome, che però non conosco. Mistero ...
'sono perplessa, ti ho conosciuto sotto un'altra veste' e quale può essere un'altra veste così diversa da come appaio sul blog?
Le persone misteriose non mi attraggono, comunque decido di risponderle.
Beh, non so che dirti ...
Immagino vorrai incontrarmi e svelarmi le tue perplessità.
Il mio numero è 087 7486997, domani non ho impegni quindi possiamo vederci quando vuoi.
Mi riconoscerai?
Angelo
Mi risponde tramite sms, dicendo che vuole incontrarmi ma non mi conosce.
Il mistero aumenta. Non mi conosce ma mi sta cercando.
Arriva. Ci salutiamo e fa 'Ti dice niente Salerno?'
Hmmm, l'ultima volta che ero a SA è stato nel marzo 2003. Ho parlato ad un convegno su Newman in università, ricordo che andò molto bene.
'Esatto, ero tra il pubblico'.
Bellezza mia, se tu non ricordi me, che ero il relatore, come faccio io a ricordare te?
Comunque la conversazione si fa subito cordiale, tra meridionali ci si intende.
Le chiedo come ha fatto a rintracciarmi.
'Ti ho cercato su Google e sono arrivata ad un sito strano?'
'Come strano? Il mio blog!?!'
'Sì, c'erano scritte cose strane. Boh ... Non ero sicura, non ti riconoscevo'.
Ecco, mie cari lettori, qualunque idea vi siete fatti di me leggendo il blog, sappiate che è sbagliata.
Vero, Paola?
giovedì, settembre 15, 2005
Unioni di fatto, il flop dei registri
Annunciati con enfasi, spesso sono rimasti vuoti o mai partiti
Arezzo fu il Comune capofila: dopo 9 anni una sola adesione. Solo Pisa in controtendenza con 34 «coppie», ma su 85mila abitanti
di Andrea A. Galli
Il primo titolo che viene in mente per descrivere il successo che i «registri delle unioni civili» o «registri delle coppie di fatto» hanno finora avuto in Italia è quello della commedia di Shakespeare «Molto rumore per nulla». In senso letterale.
Partiamo dal «rumore». Quella dei registri delle unioni civili è stata l'iniziativa che più di tutte, in questi anni, ha fatto da apripista al dibattito sui cosiddetti Pacs, sollevando il problema dei patti di solidarietà agli occhi dell'opinione pubblica. Si tratta di elenchi istituiti presso gli uffici anagrafe o stato civile di una ventina di Comuni italiani, iscrivendosi ai quali è possibile, per una coppia di fatto, ottenere un riconoscimento formale della propria esistenza. Secondo una delibera del Comune di Firenze, tra quelli che hanno aderito alla sperimentazione, «l'unione civile è il rapporto tra due persone maggiorenni, di sesso diverso o dello stesso sesso che ne abbiano chiesto la registrazione amministrativa secondo le modalità del regolamento stesso». Per ottenere il riconoscimento cittadino è necessario essere «due persone non legate da vincolo di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, ma da vincoli affettivi, coabitanti da almeno un anno ed aventi residenza nel Comune di Firenze», oppure ancora «due persone coabitanti da almeno un anno per motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale».
L'introduzione dei registri delle unioni civili è stata accompagnata, anche a livello locale, da una notevole gran cassa. Esistono siti Internet che «diligentemente» hanno raccolto 219 articoli sull'argomento usciti solo negli ultimi due anni sui quotidiani un po' di tutta Italia.
E questo per quanto riguarda il «rumore». Per quanto concerne invece il «per nulla», basta dare un'occhiata ai risultati. Qualche esempio. A Bagheria (Palermo), primo e unico paese siciliano ad aver introdotto gli innovativi registri, in due anni e mezzo è stata registrata una coppia, omosessu ale. Non molto, eppure un risultato superiore a quello raggiunto dalla nordica Bolzano. Nel capoluogo altoatesino, con innumerevoli discussioni e pagine dedicate al caso dal quotidiano Alto Adige, dopo due anni non si è fatta avanti alcuna una coppia. Dati che non cambiano molto anche scendendo nelle cosiddette regioni rosse. A Cento, cittadina ferrarese che le liste diffuse on line davano come luogo munito di registro per Unioni civili, lo stesso registro pare scomparso nelle nebbie. Non ce n'è traccia nella stessa Ferrara, dove si apprende che la proposta, caldeggiata dalla sinistra locale, si è poi persa per strada.
In Toscana la prima città ad adottare il registro è stata Arezzo, addirittura nel 1996. La partenza poteva far sperare i fautori dell'iniziativa: si iscrissero subito sette coppie, eterosessuali. Ma dopo che una di queste è convolata a nozze (vere) e cinque si sono dissolte, nel registro ne è rimasta solo una, che difende in solitudine il valore ideale dell'iscrizione.
Pisa è sicuramente il capoluogo di provincia con la «migliore» performance in Italia. Nel registro sono attualmente segnate 34 coppie (di cui però solo un paio omosessuali). Considerando tuttavia che l'apertura delle liste pisane data dal 1997, la media supera di qualche decimale le 4 coppie all'anno, che, su una popolazione di 85.000 abitanti, pare lontana dalle previsioni iniziali. Stesso discorso per Firenze, che conta oggi non più di una ventina di coppie iscritte, di cui 3 o 4 quelle omosessuali.
Una penuria di adesioni che, come detto prima, non pare certo imputabile a scarsa pubblicità o informazione. Si può vedere Piombino (Livorno). Lo scorso 17 dicembre L'Unità annunciava al Paese: «Unioni civili a Piombino. Sì anche delle destre». Il sindaco diessino Gianni Anselmi affermava che «L'omosessualità ha sempre accompagnato la storia dell'uomo e non è una devianza, né un elemen to di disgregazione della società, anzi il riconoscimento delle coppie gay costituisce un rafforzamento della stabilità sociale». Mentre Andrea Panerini, presidente dell'Arcigay, il «Lorenzo Il Magnifico di Piombino», commentava: «L'unanimità col voto favorevole delle destre è un risultato eccezionale e sono orgoglioso che questo messaggio di unità sui diritti civili arrivi proprio da Piombino che può servire da esempio per altre realtà sul territorio nazionale. Ora lavoreremo al Regolamento attuativo e proporremo la delibera anche nei Consigli comunali limitrofi». Il risultato di tutto ciò è che a quasi un anno di distanza del famoso registro a Piombino non si è fatto ancora nulla.
Che il tutto sia colpa, allora, del fatto che all'iscrizione non corrispondono adeguati vantaggi di tipo amministrativo? Anche qui, è la Toscana ad offrire una risposta. A Scandicci l'essere registrati come «unione civile» permette agevolazioni sull'Ici e nell'assegnazione degli alloggi popolari. Nel '99 le coppie iscritte erano 3, quest'anno sono scese a 1.
Arezzo fu il Comune capofila: dopo 9 anni una sola adesione. Solo Pisa in controtendenza con 34 «coppie», ma su 85mila abitanti
di Andrea A. Galli
Il primo titolo che viene in mente per descrivere il successo che i «registri delle unioni civili» o «registri delle coppie di fatto» hanno finora avuto in Italia è quello della commedia di Shakespeare «Molto rumore per nulla». In senso letterale.
Partiamo dal «rumore». Quella dei registri delle unioni civili è stata l'iniziativa che più di tutte, in questi anni, ha fatto da apripista al dibattito sui cosiddetti Pacs, sollevando il problema dei patti di solidarietà agli occhi dell'opinione pubblica. Si tratta di elenchi istituiti presso gli uffici anagrafe o stato civile di una ventina di Comuni italiani, iscrivendosi ai quali è possibile, per una coppia di fatto, ottenere un riconoscimento formale della propria esistenza. Secondo una delibera del Comune di Firenze, tra quelli che hanno aderito alla sperimentazione, «l'unione civile è il rapporto tra due persone maggiorenni, di sesso diverso o dello stesso sesso che ne abbiano chiesto la registrazione amministrativa secondo le modalità del regolamento stesso». Per ottenere il riconoscimento cittadino è necessario essere «due persone non legate da vincolo di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, ma da vincoli affettivi, coabitanti da almeno un anno ed aventi residenza nel Comune di Firenze», oppure ancora «due persone coabitanti da almeno un anno per motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale».
L'introduzione dei registri delle unioni civili è stata accompagnata, anche a livello locale, da una notevole gran cassa. Esistono siti Internet che «diligentemente» hanno raccolto 219 articoli sull'argomento usciti solo negli ultimi due anni sui quotidiani un po' di tutta Italia.
E questo per quanto riguarda il «rumore». Per quanto concerne invece il «per nulla», basta dare un'occhiata ai risultati. Qualche esempio. A Bagheria (Palermo), primo e unico paese siciliano ad aver introdotto gli innovativi registri, in due anni e mezzo è stata registrata una coppia, omosessu ale. Non molto, eppure un risultato superiore a quello raggiunto dalla nordica Bolzano. Nel capoluogo altoatesino, con innumerevoli discussioni e pagine dedicate al caso dal quotidiano Alto Adige, dopo due anni non si è fatta avanti alcuna una coppia. Dati che non cambiano molto anche scendendo nelle cosiddette regioni rosse. A Cento, cittadina ferrarese che le liste diffuse on line davano come luogo munito di registro per Unioni civili, lo stesso registro pare scomparso nelle nebbie. Non ce n'è traccia nella stessa Ferrara, dove si apprende che la proposta, caldeggiata dalla sinistra locale, si è poi persa per strada.
In Toscana la prima città ad adottare il registro è stata Arezzo, addirittura nel 1996. La partenza poteva far sperare i fautori dell'iniziativa: si iscrissero subito sette coppie, eterosessuali. Ma dopo che una di queste è convolata a nozze (vere) e cinque si sono dissolte, nel registro ne è rimasta solo una, che difende in solitudine il valore ideale dell'iscrizione.
Pisa è sicuramente il capoluogo di provincia con la «migliore» performance in Italia. Nel registro sono attualmente segnate 34 coppie (di cui però solo un paio omosessuali). Considerando tuttavia che l'apertura delle liste pisane data dal 1997, la media supera di qualche decimale le 4 coppie all'anno, che, su una popolazione di 85.000 abitanti, pare lontana dalle previsioni iniziali. Stesso discorso per Firenze, che conta oggi non più di una ventina di coppie iscritte, di cui 3 o 4 quelle omosessuali.
Una penuria di adesioni che, come detto prima, non pare certo imputabile a scarsa pubblicità o informazione. Si può vedere Piombino (Livorno). Lo scorso 17 dicembre L'Unità annunciava al Paese: «Unioni civili a Piombino. Sì anche delle destre». Il sindaco diessino Gianni Anselmi affermava che «L'omosessualità ha sempre accompagnato la storia dell'uomo e non è una devianza, né un elemen to di disgregazione della società, anzi il riconoscimento delle coppie gay costituisce un rafforzamento della stabilità sociale». Mentre Andrea Panerini, presidente dell'Arcigay, il «Lorenzo Il Magnifico di Piombino», commentava: «L'unanimità col voto favorevole delle destre è un risultato eccezionale e sono orgoglioso che questo messaggio di unità sui diritti civili arrivi proprio da Piombino che può servire da esempio per altre realtà sul territorio nazionale. Ora lavoreremo al Regolamento attuativo e proporremo la delibera anche nei Consigli comunali limitrofi». Il risultato di tutto ciò è che a quasi un anno di distanza del famoso registro a Piombino non si è fatto ancora nulla.
Che il tutto sia colpa, allora, del fatto che all'iscrizione non corrispondono adeguati vantaggi di tipo amministrativo? Anche qui, è la Toscana ad offrire una risposta. A Scandicci l'essere registrati come «unione civile» permette agevolazioni sull'Ici e nell'assegnazione degli alloggi popolari. Nel '99 le coppie iscritte erano 3, quest'anno sono scese a 1.
mercoledì, settembre 14, 2005
martedì, settembre 13, 2005
Paperi (call for crazy papers)
Magari chi non è del settore non li conosce ma i call for papers sono per gli accademici un po' come il pane quotidiano. Ogni volta che si organizza un convegno o un numero speciale di una rivista, specialmente nel mondo di lingua inglese, viene diffuso un avviso con tutti i dettagli: argomento, scadenze, indirizzi, etc.
E' appunto il call for papers, l'appello a contribuire.
La legge del mercato universitario è chiara: che o su pubblica o si muore (publish or perish) e quindi ci tocca continuamente trovare dove presentare le nostre ricerche.
Di call for papers ricevo un centinaio a settimana e così ho provato a selezionare i più strani che mi sono arrivati negli ultimi mesi. Roba da non credere!
Ne ho talmente tanti che ho deciso di inaugurare una rubrica: Paperi (call for crazy papers).
Uno immagina che i filosofi si occupino dei grandi problemi esistenziali, metafisica, sapienza. Sì, sì, come no. Eccovi qualche assaggio.
Dopo i Simpson e la filosofia e dopo Matrix e la filosofia, finalmente i Metallica e la filosofia.
The editor of Seinfeld and Philosophy, The Simpsons and Philosophy, The Matrix and Philosophy, and More Matrix and Philosophy seeks abstracts for a new volume on Metallica. Abstracts and subsequent essays should be
philosophically substantial but accessible, written to engage the
intelligent lay reader. Potential contributors should examine other
volumes in the Popular Culture and Philosophy series for style and
content. Contributors of accepted essays will receive a significant honorarium.
Possible themes and topics might include, but are not limited to, the
following: Search for Meaning“Frantic” and “Through the Never”; Nuclear
Fear and Politics“Fight Fire with Fire” and “Blackened”; Capital
Punishment“Ride the Lightning”; Politics, Economics, and Ethics“…And
Justice for All” and “Some Kind of Monster”; The Problem of Evil“Creeping
Death”; Alcoholica: Free Will and Addiction“Master of Puppets” and
“Fixxer”; Appearance and Reality“Enter Sandman” and “Escape”; Foucault
and Metallica on Madness and Insanity“Sanitarium” and “The Frayed Ends of
Sanity”; Truth“Eye of the Beholder”; Hypocrisy and Inauthenticity“Leper
Messiah” and “Holier Than Thou”; Hume and Augustine on Moral Motivations and Inordinate Desire“Sad But True,” “The Unnamed Feeling,” and “Master
of Puppets”; Emotion: Love and Anger“The Struggle Within” and “St.
Anger”; Heidegger’s Being-toward-death“Fade to Black” and “The Four
Horsemen”; War“Disposable Heroes” and “For Whom the Bell Tolls”; Sorrow,
Redemption, and Forgiveness“No Remorse,” “Harvester of Sorrow,” and “The Unforgiven”; Violence“Seek & Destroy” and “All Within My Hands”;
Masculinity and Warrior Virtues“Metal Militia,” “Don’t Tread on Me,” and
“Shoot Me Again”; Existentialism“Wherever I May Roam,” “Nothing Else
Matters,” and “My World”; Selling-Out, Commercialism and Marxism: Why did Metallica start making videos?; Napster and Intellectual Property; Group Identity and Personal Identity: Are the group members the same persons they were 20 years ago? Is it the same group it was 20 years ago, given the changes the members have undergone and given the changes in bass players?
Contributor guidelines:
1. Abstract of paper (100-500 words).
2. CV or resume for each author and co-author.
3. Submission deadline for abstracts: July 1, 2005
4. Submission deadline for first drafts of accepted papers
(tentative): February 1, 2006
5. Abstracts should be submitted by e-mail, with or without Word attachment.
Send by e-mail to:
wtirwin@kings.edu
William Irwin
Series Editor,
Open Court Publishing, Popular Culture and Philosophy
Associate Professor of Philosophy
King’s College
Wilkes-Barre, PA 18711
(570) 208–5900 ext. 5493
wtirwin@Kings.edu
www.kings.edu/wtirwin/
Non vi è bastato? Eccovi allora un'altra chicca.
La logica culturale di Brad Pitt.
CFP: The Cultural Logic of Brad Pitt
For the 2005 Western Literature Association Conference in Los Angeles,
we plan to organize a panel on the film icon, Brad Pitt. Why Brad Pitt?
As one of this generation's most popular actors, Pitt has explored many
of the cultural tensions of our emerging postmodern era. Depicting
masculine American whiteness in various states of crisis, his characters
generally enact complex postmodern agencies; they are never wholly
coherent, they are often self-destructive, and they generally rely on a
certain amount of play--between stability and instability, between life
and death, between autonomy and alter-dependency, between control and abandon. Simultaneously reifying and challenging hegemonic codes of
race, class, gender, and regional or national identity, his characters
explore the complex and changing postmodern cultural landscape. Tracing his performances through a variety of films and theoretical texts we hope to explain Brad Pitt's multi-dimensional postmodernity by exploring: 1) the cultural logic of his performances, showing how they dramatize postmodern cultural tensions, and 2) the kind of cultural or political work that his performances accomplish, or the difference that they make and the impact that they have on the audiences who watch them.
Some of the kinds of issues that we hope to explore include:
* Brad Pitt's West: From A River Runs Through It and Legends of the Fall
to Thelma and Louise and Kalifornia, many of Pitt's performances explore
the physical and cultural landscapes of the American West? How do Pitt's
performances both reenact and revise more traditional western narratives
and identities?
* Brad Pitt's postmodern subjectivity: How do Pitt's performances,
especially in films such as Fight Club and 12 Monkeys, explore new
postmodern constructions of race, class, gender, and national identity?
What makes these characters compelling or illuminating for contemporary
audiences, and what do they tell us about how American culture is
changing in response to new postmodern economic and historical contexts?
* Marketing Brad Pitt: While Brad Pitt has clearly emerged as a
mainstream Hollywood star and box-office favorite, his characters
frequently bristle with an undeniably rebellious and countercultural
energy? But do his characters really explore radical or marginal
locations outside the boundaries of the dominant culture, or are they
only pseudo-revolutionaries-posing as rebels, but ultimately conforming
to privileged, white, male, heterosexual, and American cultural norms?
What do his performances teach us about the complex relationship between the culture and the countercultures of the postmodern, especially in the popular media? How is his revolutionary persona used as a marketing device to sell movies and/or postmodern culture?
Please send a 1-page proposal and 1-page CV to Robert Bennett by Friday
June 10, 2005.
Proposals may be sent either by email (preferable):
bennett@english.montana.edu
or by regular mail: Robert Bennett / 2-270 Wilson Hall / English
Department / Montana State University / Bozeman, MT 59717
More info about the conference is available online:
www.usu.edu/westlit/conference2005.html
Lo so, gli appelli per queste due conferenze sono ormai scaduti e purtroppo non potrete contribuire ma per le prossime volte vi prometto qualcosa di più aggiornato. Vi anticipo solo alcuni dei titoli: Fat Studies, The Cultural Production of Ignorance, Medieval Video Gaming, Filthy Ideas and Indecent Expressions.
Roba da pazzi.
E' appunto il call for papers, l'appello a contribuire.
La legge del mercato universitario è chiara: che o su pubblica o si muore (publish or perish) e quindi ci tocca continuamente trovare dove presentare le nostre ricerche.
Di call for papers ricevo un centinaio a settimana e così ho provato a selezionare i più strani che mi sono arrivati negli ultimi mesi. Roba da non credere!
Ne ho talmente tanti che ho deciso di inaugurare una rubrica: Paperi (call for crazy papers).
Uno immagina che i filosofi si occupino dei grandi problemi esistenziali, metafisica, sapienza. Sì, sì, come no. Eccovi qualche assaggio.
Dopo i Simpson e la filosofia e dopo Matrix e la filosofia, finalmente i Metallica e la filosofia.
The editor of Seinfeld and Philosophy, The Simpsons and Philosophy, The Matrix and Philosophy, and More Matrix and Philosophy seeks abstracts for a new volume on Metallica. Abstracts and subsequent essays should be
philosophically substantial but accessible, written to engage the
intelligent lay reader. Potential contributors should examine other
volumes in the Popular Culture and Philosophy series for style and
content. Contributors of accepted essays will receive a significant honorarium.
Possible themes and topics might include, but are not limited to, the
following: Search for Meaning“Frantic” and “Through the Never”; Nuclear
Fear and Politics“Fight Fire with Fire” and “Blackened”; Capital
Punishment“Ride the Lightning”; Politics, Economics, and Ethics“…And
Justice for All” and “Some Kind of Monster”; The Problem of Evil“Creeping
Death”; Alcoholica: Free Will and Addiction“Master of Puppets” and
“Fixxer”; Appearance and Reality“Enter Sandman” and “Escape”; Foucault
and Metallica on Madness and Insanity“Sanitarium” and “The Frayed Ends of
Sanity”; Truth“Eye of the Beholder”; Hypocrisy and Inauthenticity“Leper
Messiah” and “Holier Than Thou”; Hume and Augustine on Moral Motivations and Inordinate Desire“Sad But True,” “The Unnamed Feeling,” and “Master
of Puppets”; Emotion: Love and Anger“The Struggle Within” and “St.
Anger”; Heidegger’s Being-toward-death“Fade to Black” and “The Four
Horsemen”; War“Disposable Heroes” and “For Whom the Bell Tolls”; Sorrow,
Redemption, and Forgiveness“No Remorse,” “Harvester of Sorrow,” and “The Unforgiven”; Violence“Seek & Destroy” and “All Within My Hands”;
Masculinity and Warrior Virtues“Metal Militia,” “Don’t Tread on Me,” and
“Shoot Me Again”; Existentialism“Wherever I May Roam,” “Nothing Else
Matters,” and “My World”; Selling-Out, Commercialism and Marxism: Why did Metallica start making videos?; Napster and Intellectual Property; Group Identity and Personal Identity: Are the group members the same persons they were 20 years ago? Is it the same group it was 20 years ago, given the changes the members have undergone and given the changes in bass players?
Contributor guidelines:
1. Abstract of paper (100-500 words).
2. CV or resume for each author and co-author.
3. Submission deadline for abstracts: July 1, 2005
4. Submission deadline for first drafts of accepted papers
(tentative): February 1, 2006
5. Abstracts should be submitted by e-mail, with or without Word attachment.
Send by e-mail to:
wtirwin@kings.edu
William Irwin
Series Editor,
Open Court Publishing, Popular Culture and Philosophy
Associate Professor of Philosophy
King’s College
Wilkes-Barre, PA 18711
(570) 208–5900 ext. 5493
wtirwin@Kings.edu
www.kings.edu/wtirwin/
Non vi è bastato? Eccovi allora un'altra chicca.
La logica culturale di Brad Pitt.
CFP: The Cultural Logic of Brad Pitt
For the 2005 Western Literature Association Conference in Los Angeles,
we plan to organize a panel on the film icon, Brad Pitt. Why Brad Pitt?
As one of this generation's most popular actors, Pitt has explored many
of the cultural tensions of our emerging postmodern era. Depicting
masculine American whiteness in various states of crisis, his characters
generally enact complex postmodern agencies; they are never wholly
coherent, they are often self-destructive, and they generally rely on a
certain amount of play--between stability and instability, between life
and death, between autonomy and alter-dependency, between control and abandon. Simultaneously reifying and challenging hegemonic codes of
race, class, gender, and regional or national identity, his characters
explore the complex and changing postmodern cultural landscape. Tracing his performances through a variety of films and theoretical texts we hope to explain Brad Pitt's multi-dimensional postmodernity by exploring: 1) the cultural logic of his performances, showing how they dramatize postmodern cultural tensions, and 2) the kind of cultural or political work that his performances accomplish, or the difference that they make and the impact that they have on the audiences who watch them.
Some of the kinds of issues that we hope to explore include:
* Brad Pitt's West: From A River Runs Through It and Legends of the Fall
to Thelma and Louise and Kalifornia, many of Pitt's performances explore
the physical and cultural landscapes of the American West? How do Pitt's
performances both reenact and revise more traditional western narratives
and identities?
* Brad Pitt's postmodern subjectivity: How do Pitt's performances,
especially in films such as Fight Club and 12 Monkeys, explore new
postmodern constructions of race, class, gender, and national identity?
What makes these characters compelling or illuminating for contemporary
audiences, and what do they tell us about how American culture is
changing in response to new postmodern economic and historical contexts?
* Marketing Brad Pitt: While Brad Pitt has clearly emerged as a
mainstream Hollywood star and box-office favorite, his characters
frequently bristle with an undeniably rebellious and countercultural
energy? But do his characters really explore radical or marginal
locations outside the boundaries of the dominant culture, or are they
only pseudo-revolutionaries-posing as rebels, but ultimately conforming
to privileged, white, male, heterosexual, and American cultural norms?
What do his performances teach us about the complex relationship between the culture and the countercultures of the postmodern, especially in the popular media? How is his revolutionary persona used as a marketing device to sell movies and/or postmodern culture?
Please send a 1-page proposal and 1-page CV to Robert Bennett by Friday
June 10, 2005.
Proposals may be sent either by email (preferable):
bennett@english.montana.edu
or by regular mail: Robert Bennett / 2-270 Wilson Hall / English
Department / Montana State University / Bozeman, MT 59717
More info about the conference is available online:
www.usu.edu/westlit/conference2005.html
Lo so, gli appelli per queste due conferenze sono ormai scaduti e purtroppo non potrete contribuire ma per le prossime volte vi prometto qualcosa di più aggiornato. Vi anticipo solo alcuni dei titoli: Fat Studies, The Cultural Production of Ignorance, Medieval Video Gaming, Filthy Ideas and Indecent Expressions.
Roba da pazzi.
L'altro come assente La banalizzazione della vita
L'altro come assente La banalizzazione della vita
di Eugenia Roccella
Nella legge italiana, e nella gran parte dei documenti internazionali sui cosiddetti diritti riproduttivi, si specifica che l’aborto "non può essere utilizzato come mezzo di controllo delle nascite". In realtà l’interruzione volontaria di gravidanza sta diventando il mezzo più comune per regolare la natalità, non solo nei paesi terzi, ma anche nell’area occidentale.
Negli anni della rivoluzione sessuale e delle lotte femministe, ci si aspettava che l’informazione e la diffusione dei metodi contraccettivi avrebbero fatto scendere drasticamente le percentuali del ricorso all’aborto. E’ avvenuto esattamente il contrario: per un paradosso che a rigor di logica appare inspiegabile, accade che paesi come la Svezia, in cui gli anticoncezionali sono d’uso comune, abbiano un numero di aborti tra i più alti in Europa, e che complessivamente il livello degli aborti stenti a diminuire, o addirittura aumenti. I comportamenti umani, più che rispondere a una ferrea razionalità, seguono i processi di adattamento culturale; la banalizzazione dell’aborto, che viene proposto come un "diritto", lo rende sempre meno una scelta consapevole, e sempre più un’opzione automatica, svuotata di risvolti etici. Gli elementi di conflitto, come la realtà dell’eliminazione dell’embrione o del feto, le sue sofferenze, la sua stessa presenza, tendono ad essere oscurati, ridotti ad argomenti indicibili o marginali. Nella scelta di abortire, sempre più "l’altro" è assente, è un fantasma a cui non si deve alludere, per non aumentare il disagio e il dolore della donna.
Non credo che questa sorta di eufemismo delle coscienze porti a una vera riduzione del danno per le donne che abortiscono, al massimo a una rimozione, a una clandestinità del conflitto emotivo. Il processo culturale di banalizzazione ha però conseguenze di altro tipo: per esempio permette che i nuovi metodi anticoncezionali si avvicinino sempre più alle pratiche abortive, fino ad annullare ogni distinzione. La stampa salutava ieri l’int roduzione in Italia, ancora in via sperimentale all’Ospedale Sant’Anna di Torino, della RU 486 (la pillola abortiva) come una conquista femminile, un nuovo "abortirai senza dolore". Più che altro si tratta di un aborto meno costoso per le strutture sanitarie pubbliche, perché praticabile in day hospital, ma molto pesante per le donne. La RU 486 viene somministrata insieme ad antidolorifici, sotto stretto controllo medico, perché non è certo priva di controindicazioni. Ma non è questo il solo problema. Si continuano ad infliggere ferite all’idea di maternità, insistendo su metodi contraccettivi che ne bistrattano e svalorizzano il senso. Aborto e contraccezione si confondono fino all’indistinzione: pillola abortiva, pillola del giorno dopo, pillola contraccettiva… Difficile operare vere distinzioni tra ormoni che impediscono l’impianto, che provocano l’espulsione dell’embrione, o che impediscono l’ovulazione. Un nuovo metodo, in fase di sperimentazione clinica, dovrebbe impedire l’impianto grazie alla risposta immunitaria a una proteina prodotta dall’embrione: si chiama vaccino anti-hCG, o immunocontraccezione: dal rischio di maternità, come da quello del vaiolo, ci si potrà vaccinare. La contraccezione abortiva non solo mira ad utilizzare forme di aborto "leggero" come mezzo di controllo delle nascite, ma, mascherandone il significato di morte, rende l’aborto, non solo di fatto, ma anche sul piano simbolico ed etico, un anticoncezionale come gli altri.
di Eugenia Roccella
Nella legge italiana, e nella gran parte dei documenti internazionali sui cosiddetti diritti riproduttivi, si specifica che l’aborto "non può essere utilizzato come mezzo di controllo delle nascite". In realtà l’interruzione volontaria di gravidanza sta diventando il mezzo più comune per regolare la natalità, non solo nei paesi terzi, ma anche nell’area occidentale.
Negli anni della rivoluzione sessuale e delle lotte femministe, ci si aspettava che l’informazione e la diffusione dei metodi contraccettivi avrebbero fatto scendere drasticamente le percentuali del ricorso all’aborto. E’ avvenuto esattamente il contrario: per un paradosso che a rigor di logica appare inspiegabile, accade che paesi come la Svezia, in cui gli anticoncezionali sono d’uso comune, abbiano un numero di aborti tra i più alti in Europa, e che complessivamente il livello degli aborti stenti a diminuire, o addirittura aumenti. I comportamenti umani, più che rispondere a una ferrea razionalità, seguono i processi di adattamento culturale; la banalizzazione dell’aborto, che viene proposto come un "diritto", lo rende sempre meno una scelta consapevole, e sempre più un’opzione automatica, svuotata di risvolti etici. Gli elementi di conflitto, come la realtà dell’eliminazione dell’embrione o del feto, le sue sofferenze, la sua stessa presenza, tendono ad essere oscurati, ridotti ad argomenti indicibili o marginali. Nella scelta di abortire, sempre più "l’altro" è assente, è un fantasma a cui non si deve alludere, per non aumentare il disagio e il dolore della donna.
Non credo che questa sorta di eufemismo delle coscienze porti a una vera riduzione del danno per le donne che abortiscono, al massimo a una rimozione, a una clandestinità del conflitto emotivo. Il processo culturale di banalizzazione ha però conseguenze di altro tipo: per esempio permette che i nuovi metodi anticoncezionali si avvicinino sempre più alle pratiche abortive, fino ad annullare ogni distinzione. La stampa salutava ieri l’int roduzione in Italia, ancora in via sperimentale all’Ospedale Sant’Anna di Torino, della RU 486 (la pillola abortiva) come una conquista femminile, un nuovo "abortirai senza dolore". Più che altro si tratta di un aborto meno costoso per le strutture sanitarie pubbliche, perché praticabile in day hospital, ma molto pesante per le donne. La RU 486 viene somministrata insieme ad antidolorifici, sotto stretto controllo medico, perché non è certo priva di controindicazioni. Ma non è questo il solo problema. Si continuano ad infliggere ferite all’idea di maternità, insistendo su metodi contraccettivi che ne bistrattano e svalorizzano il senso. Aborto e contraccezione si confondono fino all’indistinzione: pillola abortiva, pillola del giorno dopo, pillola contraccettiva… Difficile operare vere distinzioni tra ormoni che impediscono l’impianto, che provocano l’espulsione dell’embrione, o che impediscono l’ovulazione. Un nuovo metodo, in fase di sperimentazione clinica, dovrebbe impedire l’impianto grazie alla risposta immunitaria a una proteina prodotta dall’embrione: si chiama vaccino anti-hCG, o immunocontraccezione: dal rischio di maternità, come da quello del vaiolo, ci si potrà vaccinare. La contraccezione abortiva non solo mira ad utilizzare forme di aborto "leggero" come mezzo di controllo delle nascite, ma, mascherandone il significato di morte, rende l’aborto, non solo di fatto, ma anche sul piano simbolico ed etico, un anticoncezionale come gli altri.
lunedì, settembre 12, 2005
UCD
Oggi sono iniziate le lezioni e c'è uno splendido sole. In dipartimento abbiamo 36 nuovi studenti postgraduate, 12 di questi sono PhD.
Molte le novità del nuovo anno accademico. Quella più importante, almeno per gli studenti, è la modularizzazione degli insegnamenti. Inoltre è stata introdotta la possibilità di scegliere un certo numero di corsi facoltativi tra quelli offerti in qualsiasi disciplina.
L'offerta universitaria assomiglia sempre più ad un mercato e per la prima volta ho visto un professore affigere sulla bacheca della mensa la pubblicità del suo corso, con tanto di foto a colori. Si tratta di un corso di astrofisica, in versione accessibile ad un pubblico non specialistico.
Per quel che mi riguarda, secondo le ultime indiscrezioni nel primo semestre dovrebbero assegnarmi il tutoraggio in filosofia antica, sia occidentale che orientale. Un corso introduttivo del primo anno BA.
Anche il sito del college è stato rinnovato e devo dire che è migliorato.
Molte le novità del nuovo anno accademico. Quella più importante, almeno per gli studenti, è la modularizzazione degli insegnamenti. Inoltre è stata introdotta la possibilità di scegliere un certo numero di corsi facoltativi tra quelli offerti in qualsiasi disciplina.
L'offerta universitaria assomiglia sempre più ad un mercato e per la prima volta ho visto un professore affigere sulla bacheca della mensa la pubblicità del suo corso, con tanto di foto a colori. Si tratta di un corso di astrofisica, in versione accessibile ad un pubblico non specialistico.
Per quel che mi riguarda, secondo le ultime indiscrezioni nel primo semestre dovrebbero assegnarmi il tutoraggio in filosofia antica, sia occidentale che orientale. Un corso introduttivo del primo anno BA.
Anche il sito del college è stato rinnovato e devo dire che è migliorato.
giovedì, settembre 08, 2005
Sviluppo umano
Cari amici vicini e lontani, tranquillizzatevi: ho finalmente una nuova stanza. Si tratta della 6-11-2. Terzo piano, interni blu, vista mare. Quindi aggiornate i vostri indirizzari e, se volete essere ricordati su questi schermi e nelle mie preghiere quotidiane, spedite una cartolina.
Comunque i ponti dublinesi non erano poi così male. Secondo lo Human Development Report 2005, appena reso noto, gli irlandesi sono il secondo popolo più ricco al mondo, con un reddito pro capite medio di 37,738 dollari (30,384 euro). Nella classifica generale di sviluppo umano, si trovano ottavi e hanno appena superato USA e Giappone. I norvegesi sono primi.
Dal 2002, l'Irlanda è salita di 10 posti nelle classifiche riguardanti la performance economica, l'aspettativa di vita, la salute e gli standard educativi.
Purtroppo anche la povertà relativa è piuttosto alta. Riguarda infatti il 15,2% della popolazione e tra i 18 paesi più industrializzati, solo USA e Italia hanno risultati peggiori. Inoltre il 10% più ricco della popolazione possiede 9,7 volte più ricchezza del 10% più povero.
Comunque i ponti dublinesi non erano poi così male. Secondo lo Human Development Report 2005, appena reso noto, gli irlandesi sono il secondo popolo più ricco al mondo, con un reddito pro capite medio di 37,738 dollari (30,384 euro). Nella classifica generale di sviluppo umano, si trovano ottavi e hanno appena superato USA e Giappone. I norvegesi sono primi.
Dal 2002, l'Irlanda è salita di 10 posti nelle classifiche riguardanti la performance economica, l'aspettativa di vita, la salute e gli standard educativi.
Purtroppo anche la povertà relativa è piuttosto alta. Riguarda infatti il 15,2% della popolazione e tra i 18 paesi più industrializzati, solo USA e Italia hanno risultati peggiori. Inoltre il 10% più ricco della popolazione possiede 9,7 volte più ricchezza del 10% più povero.
mercoledì, settembre 07, 2005
Omo
Omo
La notizia (3 settembre 2005) dell’omosessuale milanese cui era stata rifiutata la donazione del sangue ha fatto il giro dei tg e il ministro competente, preso alla sprovvista dai giornalisti, ha eruttato fuoco e fiamme. Ma so come funziona coi reporter: ministro, ha sentito? no, cosa? hanno cacciato un omo dal centro trasfusionale. ah, sì? e perché? discriminazione. no! mai! io queste cose non le permetto!
Uno, anche se fa il ministro, magari per la testa ha cose di maggior momento in quell’istante e deve rispondere di corsa sulla base di quel che gli ha detto il tizio col microfono in mano. Poi, con calma, si scopre che, lodevolmente, la letteratura scientifica medica non ammette alla donazione gli omosessuali in attività (diciamo così), perché molto più a rischio di sangue con qualche sorpresa.
La stessa letteratura si comporta nell’identico modo con gli etero che hanno avuto, nell’ultimo anno, più di tre partner sessuali. Sì, perché le malattie veneree, che si credeva debellate, sono state riportate a nuovo splendore dalla liberalizzazione sessuale.
E, giustamente, un disgraziato ha il diritto di non vedersi trasfuso con sangue non sicuro al cento per cento. I sanitari, dal canto loro, non intendono correre rischi di denunce successive. Tutto normale, dunque, salvo per il tg e i soliti che, a furia di stracciarsi le vesti, vanno da tempo nudi. Speriamo che l’opinione pubblica, travolta dall’emotività, non costringa i politici a costringere i medici a fare a meno della letteratura scientifica. Altrimenti, anche se moribondo, dovrò invocare il mio diritto a non essere trasfuso.
O a conoscere in anticipo la cartella clinica del donatore. E, se invocano la sua privacy, pianto un casino che se lo ricordano.
Rino Cammilleri
La notizia (3 settembre 2005) dell’omosessuale milanese cui era stata rifiutata la donazione del sangue ha fatto il giro dei tg e il ministro competente, preso alla sprovvista dai giornalisti, ha eruttato fuoco e fiamme. Ma so come funziona coi reporter: ministro, ha sentito? no, cosa? hanno cacciato un omo dal centro trasfusionale. ah, sì? e perché? discriminazione. no! mai! io queste cose non le permetto!
Uno, anche se fa il ministro, magari per la testa ha cose di maggior momento in quell’istante e deve rispondere di corsa sulla base di quel che gli ha detto il tizio col microfono in mano. Poi, con calma, si scopre che, lodevolmente, la letteratura scientifica medica non ammette alla donazione gli omosessuali in attività (diciamo così), perché molto più a rischio di sangue con qualche sorpresa.
La stessa letteratura si comporta nell’identico modo con gli etero che hanno avuto, nell’ultimo anno, più di tre partner sessuali. Sì, perché le malattie veneree, che si credeva debellate, sono state riportate a nuovo splendore dalla liberalizzazione sessuale.
E, giustamente, un disgraziato ha il diritto di non vedersi trasfuso con sangue non sicuro al cento per cento. I sanitari, dal canto loro, non intendono correre rischi di denunce successive. Tutto normale, dunque, salvo per il tg e i soliti che, a furia di stracciarsi le vesti, vanno da tempo nudi. Speriamo che l’opinione pubblica, travolta dall’emotività, non costringa i politici a costringere i medici a fare a meno della letteratura scientifica. Altrimenti, anche se moribondo, dovrò invocare il mio diritto a non essere trasfuso.
O a conoscere in anticipo la cartella clinica del donatore. E, se invocano la sua privacy, pianto un casino che se lo ricordano.
Rino Cammilleri
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